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24 aprile 1945 - «Aldo dice 26 x 1» -
Ossia: «il 26 aprile, alle ore Una
attaccare e occupare il capoluogo».
Questo è il messaggio in codice che
Radio Londra trasmise per ordinare ai
partigiani di scendere dai monti per
liberare Torino. Faceva parte del
«Piano 27»
Dalle montagne della Valle Di Susa, più precisamente dalla borgata Città di San Giorio,
scende in pianura anche la brigata partigiana in cui operava un cappellano militare di
nome don Mario Caustico
…
Si sposta verso Villarbasse – Rivalta e, dopo 30
ore di marcia, verso la sera del 27 aprile, la
brigata si attesta presso la cascina «Quaglia»
di Grugliasco, in attesa di raggiungere
l’aeronautica di Torino
…chiede alla Divisione Monferrato di
rinforzare il presidio all’aeronautica, già
occupato dai partigiani, con l’ausilio dei
lavoratori
Il 26 aprile il comando Piazza di Torino, di
fronte al timore che i tedeschi attestati
nella zona di Rivoli intendessero scendere
da cors Francia per entrare in città…
…è cappellano militare e comandante di
distaccamento della 48 Divisione Garibaldi - 41°
Brigata «Carlo Carli» (successivamente 106°
Brigata «Giorgio Valino», divisione «Rinaldo
Baratta») operante in Valle di Susa
Il suo nome di battaglia è
«DON ALBERTO»
Nella zona tra Alpignano e Rivoli sono ancora concentrati 5.000 tedeschi che,
dopo aver disarmato tutti i partigiani, dichiarano che per loro la guerra non è ancora finita
Il 27 e 28 aprile, Rivoli è ancora il punto di aggregazione dei tedeschi - provenienti dalle Valli
Susa e Chisone - che, non potendo entrare in Torino, percorrono Corso Francia immettendosi in
Collegno verso la Valle di Lanzo e, quindi, l’Autostrada Torino - Milano
Convinti che il Parroco di Savonera, Don Sapino,
collaborasse con i partigiani, e ne nascondesse qualcuno
nei pressi della parrocchia, i tedeschi in fuga, giustiziarono
il sacerdote con un colpo di pistola alla tempia, sotto il
campanile della chiesa.
I sappisti facevano parte delle SAP,
ovvero Squadre di Azione
Patriottica, formazioni di circa
quindici-venti uomini ciascuna, nate
per espandere la partecipazione
popolare alla lotta
28 aprile 1945: Mentre anche i comuni ad ovest di Torino
stavano per essere liberati dagli ultimi rimasugli di tedeschi
ancora in zona, questi, giunti in Borgata Savonera di
Collegno, ebbero uno scontro a fuoco con un nucleo di
sappisti
Domenica 29 aprile, alle ore 10,00 circa, il C.L.N. (comitato di liberazione nazionale) di Grugliasco
prende possesso del municipio e nomina alla carica di Sindaco il comunista Pietro Crosetto che
dichiara ufficialmente la liberazione del paese.
GRUGLIASCO era allora un piccolo
comune agricolo di 5.300 abitanti,
posto ad ovest della periferia di Torino
Anche a Collegno, domenica 29 aprile, il C.L.N. locale,
insediandosi in municipio, nomina alla carica di sindaco il
comunista Dante Torello che, come primo atto ufficiale
comunica al Prefetto di Torino, la liberazione del paese
COLLEGNO era allora un piccolo
comune agricolo di 6.500
abitanti, limitrofo a Grugliasco,
posto anch’esso ad ovest della
periferia di Torino
Quel giorno, per la prima volta, anche se ognuno piange su danni e lutti
prodotti dalla guerra appena conclusa, la gente invade le strade per
festeggiare la liberazione di quelle comunità
Tutta l’area sud e sud-ovest di Torino è ancora invasa dalle
truppe tedesche che non possono attraversare il capoluogo per
dirigersi a nord, verso l’autostrada TO– MI, poiché la città era
ormai in mano ai partigiani.
ATTRAVERSARE TORINO, GIA’ OCCUPATA
DALLE FORZE DI LIBERAZIONE, ERA
EVIDENTEMENTE, TROPPO PERICOLOSO
L’UNICA POSSIBILITA’ PER DIRIGERSI
VERSO NORD ERA QUELLA DI
TRANSITARE ATTRAVERSO I COMUNI
POSTI AD OVEST DI TORINO
Dopo l’intervento di Don Caustico, presso il
comando tedesco di Rivalta, a Beinasco avviene
uno scontro a fuoco con i sappisti locali
Don Caustico, ormai attestatosi con la sua brigata
all’aeronautica, venuto a conoscenza del possibile transito,
ad ovest di Torino, di una colonna tedesca di circa 35.000
uomini in ritirata, si offrì di recarsi a Rivalta, dove, nel
castello, s’era allocato il comando tedesco, per trattare il
loro transito pacifico
Verso l’imbrunire di quella domenica 29 aprile, Manfredo Manferdini, capo dei volontari della libertà
locale, ebbe l’incarico dal Comando Piazza di Torino di procurare sistemazione e viveri per una
formazione partigiana, di circa 50 uomini, in arrivo per vigilare sul transito pacifico della colonna
tedesca in ritirata. Tali alloggiamenti vennero destinati presso le scuole femminili di via c. Spanna
Il contingente partigiano destinato a Grugliasco per vigilare
sul pacifico transito della colonna tedesca, era guidato dal
comandante «Piero Piero» della Divisione Matteotti,
proveniente dal comando attestato all’aeronautica
…i tedeschi arrestarono lui e la sua scorta obbligandolo ad
anticipare la colonna militare tedesca - in marcia verso
Grugliasco - con una bandiera bianca in mano
Dopo la sua missione Don Caustico si allontanò
ma, saputo dello scontro a fuoco a Beinasco,
ritornò a Rivalta…
La colonna in ritirata, alle prime ombre della sera,
raggiunge le prime case di Grugliasco, sia chi
arriva da Corso Francia che da Strada del Doirone
Da una relazione dei sappisti A. Alemanno, E. Bergatto e V. Massari, si evince
quanto segue: “…alle ore 21 del 29 aprile, l’avanguardia tedesca ebbe uno
scontro a fuoco con reparti partigiani «formazione piero piero», Divisione
Matteotti e sappisti, in territorio grugliaschese, in cui il nemico riportò serie
perdite, compreso un ufficiale e due automezzi. Don Caustico riuscì, nella
confusione, a dileguarsi, ma non per salvare se stesso”
… era infatti corso alla «Casa del popolo», dove un
gruppo di volontari, non certo tutti devoti alla sua fede,
s’erano attardati ad uscire. Dopo averli avvisati del
pericolo incombente, si fermò con loro.
Alle ore 21 circa, un contingente della colonna tedesca
entra dal lato sud del paese, percorrendo via Principe
Amedeo, oggi via Generale Perotti
All’incrocio tra piazza Umberto I° e via Spanna, sul marciapiede
della manifattura spazzole, l’avanguardia della colonna spara
contro i volontari della libertà, capeggiati da Manfredo Manferdini.
Gli uomini della «Divisione Matteotti» non useranno mai le aule
della scuola femminile appena sistemate per i loro alloggiamenti
I primi morti della sera sono Aldo Rossi e Domenico Quenda, abbattuti nei pressi della chiesa di via
Torino (oggi via Lupo) dove rimarranno fino al giorno successivo. Rossi si getta - o viene gettato -
dalla Torre Civica. Sulla testa di Quenda passerono le ruote di un carro rendendolo irriconoscibile
anche a sua sorella
Notte tempo, sotto minaccia, fratel Koop, frate marista, fu
costretto a condurre i tedeschi in municipio, al fine di
prelevare il segretario comunale e il custode, poichè per la
loro funzione pubblica, erano le persone più idonee
all’individuazione e al riconoscimento di partigiani locali
Il segretario Vaglienti e il messo-custode
Scoffone, prelevati dai loro alloggi nel
municipio per essere interrogati sul
riconoscimento di partigiani, non
sveleranno alcun nome.
…verso le due di notte, i tedeschi fanno irruzione nel convento
dei fratelli Maristi - nell’attuale piazza Matteotti - che fu sede del
presidio militare germanico: in tale operazione catturano tre
sappisti grugliaschesi appartenenti all’azione cattolica:
Francesco Cravero, Lorenzo Bongiovanni e Celestino Marengo
I tedeschi, a notte avanzata, dopo aver sfondato la porta
della «Casa del popolo», con furore e violenza,
attaccarono i presenti che, a luce spenta, fingevano di
dormire
…con la testa del giovane De Santis infransero i vetri dei
quadri appesi ai muri fino a farlo svenire, mentre qualcuno
rimaneva a terra privo di sensi, preso a ceffoni e calci nel
basso ventre tali da farli contorcere dal dolore.
Gino Mansani, uno dei sopravvissuti all’eccidio, racconta parlando di Don
Caustico: “scovata una bandiera rossa, i tedeschi la lanciavano con scherno e
disprezzo sul volto del sacerdote, lasciandola cadere a terra … egli, con aria di
sfida, la raccoglieva ponendosela sulla spalla”.
Grugliasco rimase nelle mani tedesche tutta la notte; durante
il rastrellamento vennero perpetrati furti e soprusi infami, da
soldati avvinazzati
Man mano che la soldataglia germanica, con la
collaborazione degli ultimi fascisti locali, individuava
partigiani o sospetti tali, li riuniva in piazza Umberto
I° per proseguire con le sevizie e indurli a parlare
Tra i frati maristi c’è fratel Raimondo Koop che, grazie alla
sua conoscenza della lingua tedesca, cercò spesso di
mediare con i soldati la liberazione dei prigionieri. Ma
inutilmente…..anzi….
E’ QUASI L’ALBA DEL 30 APRILE, LA PIAZZA E’
GREMITA DI PRIGIONIERI IN CONDIZIONI
DEPLOREVOLI, TUMEFATTI E STRACCIATI
LA SUPERIORITA’ NUMERICA DI FORZE, INDUCEVA I
TEDESCHI A PRENDERE, SEMPRE DI PIU’, IL
SOPRAVVENTO SUI PARTIGIANI E CIVILI CATTURATI
DURANTE LA NOTTE
Ed è proprio all’alba del 30 aprile che in via Giustetti, all’altezza,
tra il Borgis e l’attuale via Arduino, durante un tentativo di fuga,
vengono barbaramente uccisi il segretario comunale Francesco
Vaglienti e il partigiano Antonio Coletti
QUANDO TUTTO AVREBBE DOVUTO FINIRE,
NESSUNO IMMAGINAVA CHE, INVECE, IL PEGGIO
SAREBBE DOVUTO ANCORA ARRIVARE
Alle 4,30 tutti gli ostaggi, tumefatti dalle botte, vengono portati
sulla piazza del paese dove restarono, legati e doloranti, fino alle
7,30, con le braccia sopra la testa che più non si reggevano, con
i pantaloni sbottonati e cadenti e, le percosse che continuavano:
“Sono cose che non si possono dimenticare” racconta Gino
Mansani
INTANTO L’INTERMINABILE COLONNA
PROCEDE LA SUA MARCIA VERSO
COLLEGNO
Nella confinante Collegno, in corso Francia,
intorno alle 6 del mattino del 30 aprile - mentre le
truppe tedesche continuano a transitare verso
nord - si verifica uno scontro a fuoco in cui
muore il partigiano Alfredo Pollino. Subito dopo,
nella via San Massimo, muore Bruno Filippi, del
raggruppamento «Piero Piero»
…intanto, all’altezza della «casa ex GIL», che già funge da «centro
di detenzione» presidiato da partigiani, si consuma un altro scontro
a fuoco con i sappisti di guardia. In tale circostanza perde la vita il
custode dell’edificio medesimo, Vittorio Sassi
Dopo il ritrovamento, all’interno dell’edificio
ex GIL, di un graduato tedesco morto, la
rabbia dei militi s’inasprisce e uccidono il
giovane Bargiacchi Aldo che s’era nascosto
nel locale caldaia dell’edificio
La reazione nemica agli attacchi, infierisce anche
sulla popolazione civile: muoiono così l’operaia
ventenne Maria Cordero, uccisa nella sua abitazione
e, con lei, Angiolina Follo. Poco più tardi verrà ucciso
anche l’operaio Carlo Zani mentre, impaurito dagli
spari, chiudeva la finestra di casa.
Sempre a Collegno, per strada, davanti alla stessa casa di
Zani, viene ucciso il sappista Severino Follo
L’ufficiale che guidava il contingente tedesco avrebbe voluto fucilare
sul posto i 33 partigiani catturati in tale occasione: vennero invece
condotti a Grugliasco per unirli ai prigionieri catturati durante la notte
E’ probabile che in orari diversi, tra le 8 e le 10,30, tutti i rastrellati
durante la notte nei due comuni, siano stati incolonnati e condotti
in tre punti, fuori dal centro storico di Grugliasco: San Giacomo
(attuale piazza Papa Giovanni XXIII), San Firmino (tra via Rivalta e
via G. Perotti) e contrada «La luce» (attuale via Olevano)
Alcune testimonianze asseriscono che
l’esecuzione avvenne alle ore 10 circa, altre
sostengono che siano avvenute almeno due ore
prima. Si ha così motivo di ritenere che le tre
esecuzioni siano avvenute in orari diversi.
Contrada «LA LUCE»
(attuale via Olevano)
Don Caustico cerca di confortare i suoi
compagni di sventura, prima dell’esecuzione
SAN GIACOMO ( VICINO L’OMONIMA CAPPELLA DELL’ATTUALE
PIAZZA PAPA GIOVANNI XXIII)
Come ultima perfidia nei confronti di Don
Caustico gli venne ordinato di scavarsi la fossa
San Giacomo (vicino all’omonima cappella dell’attuale
piazza Papa Giovanni XXIII)
Soltanto due persone riuscirono a sopravvivere:
Gino Mansani perchè fingendosi morto, sgattaiolò
tra la segala riuscendo a farsi notare da una donna
che assistette alle esecuzioni dalla sua abitazione
di via Toti che lo salvò; anche Giovanni Facchin
riuscì a salvarsi con lo stesso stratagemma
Tiziano Lanza si muove ancora, ma morirà dopo
essere stato soccorso e giunto in ospedale
Don Caustico incoraggiò e diede la
sua benedizione sino all’ultimo
respiro
Tra gli abitanti di Collegno e Grugliasco,
ognuno aveva, tra quei morti, un parente,
forse un figlio o un marito…. Un amico o
anche solo un conoscente
In realtà, i martiri del 29–30 aprile sono 67, dall’elenco
mancava il nome del sappista Angelo Bertino, anche se lo
stesso appariva nei certificati ufficiali. Il 68° venne
considerato il giovane Romano Dellera
Romano Dellera aveva appena tredici anni, prelevato a
Collegno il 30 aprile da un automezzo tedesco, fu
trovato morto, l’indomani, vicino al cimitero di Rivoli
Solo nel tardo pomeriggio, Benedetto Alfredo (detto Canun),
segretario del Partito Comunista locale - con altri volontari e
un camioncino prestato dal Cotonificio Leuman di Collegno
camuffato da «croce rossa» - riuscì, con difficoltà, a
recuperare i corpi martorizzati
Manferdini raccontò pianti disperati, grida, nomi invocati,
tanto fu la ferocia degli aguzzini: la madre del giovane
Stuardo trovò gli occhi di suo figlio nel taschino della
camicia
Si può immaginare lo
straziante riconoscimento
delle salme da parte dei
parenti, in particolare delle
madri, alcune delle quali
trovarono tra i morti ben due
figli
La composizione delle salme e i rispettivi riconoscimenti venero
svolti al piano terra del Municipio. Il compito più macabro e triste
toccò al medico condotto Basilio De Camillis e al parroco di
Grugliasco, don Perino
ERANO 29, FURONO CONDOTTI, IN CORTEO, NEL CORTILE
DELLA EX GIL DI COLLEGNO. DURANTE IL TRAGITTO LA
GENTE L’IMPRECAVA BENCHE’ FOSSERO, IN QUEL
MOMENTO, INOFFENSIVI. QUEGLI UOMINI
RAPPRESENTAVANO, PERO’, TUTTE LE NEFANDEZZE DI
VENT’ANNI DI DITTATURA FASCISTA, DI GUERRE, DI LUTTI, DI
COLLABORAZIONI E COMPLICITA’ DELLA TRACOTANZA
DEGLI INVASORI. FURONO TUTTI PASSATI PER LE ARMI
IL RECUPERO, IL RICONOSCIMENTO E LA STRAZIANTE RICOMPOSIZIONE DELLE
SALME NEL SALONE DEL VECCHIO PALAZZO CIVICO CHE, LA NOTTE SUCCESSIVA
DI QUEL DANNATO 30 APRILE, TRA LA DISPERAZIONE DI PARENTI E AMICI DELLE
VITTIME, UN CONTINUO PELLEGRINAGGIO CHE AVEVA COINVOLTO ANCHE GLI
ABITANTI DEI COMUNI LIMITROFI, PROVOCÒ UN TALE RISENTIMENTO E ODIO TRA
LA GENTE CHE AL PRIMO GRIDO DI RIVALSA, SI CONSUMO NELLA CONFINANTE
COLLEGNO, UN ULTERIORE MASSACRO DI 29 (VENTINOVE) PERSONE, FASCISTI
ORMAI SBANDATI ED INOFFENSIVI, IMPRIGIONATI E RINCHIUSI, QUALCHE
GIORNO PRIMA, NEI LOCALI DI UNA FABBRICHETTA DELLA ZONA.
A MENTE FREDDA, QUALUNQUE VENDETTA NON PUÒ CHE APPARIRE INGIUSTA E
DEPRECABILE, MA FORSE NON BASTA IMMEDESIMARSI AL CLIMA CHE BRULICAVA
IN QUEI GIORNI TRA LE PERSONE. IL PROF. CARLO CHEVALLARD, PRIMARIO E
STORICO DELL’OSPEDALE PSICHIATRICO DI GRUGLIASCO, SCRISSE NEL SUO
DIARIO, IL 6 MAGGIO SUCCESSIVO: “LA REAZIONE POPOLARE È STATA TERRIBILE
E SPIETATA (….). NON SI SCATENA IMPUNEMENTE UN TERRORE IMPLACABILE
CONTRO UN POPOLO SENZA CHE SE NE DEBBANO SUBIRE – NON APPENA GLI
EVENTI LO PERMETTANO – I SANGUINOSI CONTRACCOLPI. I 18 MESI INTERCORSI
DALL’8 SETTEMBRE ’43 AL 25 APRILE ’45 HANNO CONTATO ASSAI PIÙ DEI VENTI
ANNI PRECEDENTI DI FASCISMO. LE TORTURE MATERIALI E MORALI DI OGNI
GENERE INFLITTE AL DISGRAZIATO POPOLO ITALIANO SONO STATE TALI E TANTE
CHE QUANDO VI È STATA LA POSSIBILITÀ DI REAGIRE, QUESTO STESSO POPOLO
SI È SCATENATO. E’ COSÌ CHE SI È VERIFICATA UNA VERA E PROPRIA CACCIA
ALL’UOMO – AL FASCISTA – CHE NON È STATO POSSIBILE INFRENARE IN ALCUN
MODO.
LA PIETÀ È CERTAMENTE UN SENTIMENTO CHE VA ESTESO, INDISTINTAMENTE, A
TUTTI MORTI, MA NON SI PUÒ CANCELLARE IL PROGETTO CHE OGNUNO DI LORO
Il recupero, il riconoscimento e la straziante ricomposizione delle salme nel salone del vecchio
palazzo civico - la notte successiva di quel dannato 30 aprile, tra la disperazione di parenti e amici
delle vittime, un continuo pellegrinaggio che aveva coinvolto anche gli abitanti dei comuni limitrofi -
provocò un tale risentimento e odio tra la gente che, al primo grido di rivalsa, si consumò nella
confinante Collegno un ulteriore massacro di 29 (ventinove) persone, fascisti ormai sbandati ed
inoffensivi, imprigionati e rinchiusi, qualche giorno prima, nei locali di una fabbrichetta della zona.
A mente fredda, qualunque vendetta non può che apparire ingiusta e deprecabile, ma non è facile
riuscire ad immedesimarsi al clima che brulicava in quei giorni tra le persone.
Il prof. Carlo Chevallard, primario e storico dell’Ospedale Psichiatrico di Grugliasco, scrisse nel suo
diario, il 6 maggio successivo: “La reazione popolare è stata terribile e spietata (….). Non si scatena
impunemente un terrore implacabile contro un popolo senza che se ne debbano subire – non appena
gli eventi lo permettano – i sanguinosi contraccolpi. I 18 mesi intercorsi dall’8 settembre ’43 al 25
aprile ’45 hanno contato assai più dei venti anni precedenti di fascismo. Le torture materiali e morali
di ogni genere inflitte al disgraziato popolo italiano sono state tali e tante che quando vi è stata la
possibilità di reagire, questo stesso popolo si è scatenato. E’ così che si è verificata una vera e
propria caccia all’uomo – al fascista – che non è stato possibile infrenare in alcun modo”.
La pietà è certamente un sentimento che va esteso, indistintamente, a tutti morti, ma non si può
cancellare il progetto che ognuno di loro affrontava e percorreva quand’era in vita.
I funerali si svolsero il 2 maggio: la piccola piazza grugliaschese
era gremita di gente in un clima di lutto, di disperazione, ma
anche di estrema rabbia. In quel clima pesavano i vent’anni di
fascismo subiti; i 18 mesi d’invasione germanica che furono
anche peggio, poiché vollero dire guerra, deportazione, torture
Con Decreto del Presidente della Repubblica del 13 marzo 2006, le
città di Grugliasco e di Collegno, il 2 giugno successivo, vennero
insignite di Medaglia d’Argento al Merito Civile, in memoria dei
loro martiri

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Eccidio di collegno e grugliasco il 28 e 30 aprile la storia illustrata

  • 1.
  • 2.
  • 3. 24 aprile 1945 - «Aldo dice 26 x 1» - Ossia: «il 26 aprile, alle ore Una attaccare e occupare il capoluogo». Questo è il messaggio in codice che Radio Londra trasmise per ordinare ai partigiani di scendere dai monti per liberare Torino. Faceva parte del «Piano 27»
  • 4. Dalle montagne della Valle Di Susa, più precisamente dalla borgata Città di San Giorio, scende in pianura anche la brigata partigiana in cui operava un cappellano militare di nome don Mario Caustico
  • 5. … Si sposta verso Villarbasse – Rivalta e, dopo 30 ore di marcia, verso la sera del 27 aprile, la brigata si attesta presso la cascina «Quaglia» di Grugliasco, in attesa di raggiungere l’aeronautica di Torino
  • 6. …chiede alla Divisione Monferrato di rinforzare il presidio all’aeronautica, già occupato dai partigiani, con l’ausilio dei lavoratori Il 26 aprile il comando Piazza di Torino, di fronte al timore che i tedeschi attestati nella zona di Rivoli intendessero scendere da cors Francia per entrare in città…
  • 7. …è cappellano militare e comandante di distaccamento della 48 Divisione Garibaldi - 41° Brigata «Carlo Carli» (successivamente 106° Brigata «Giorgio Valino», divisione «Rinaldo Baratta») operante in Valle di Susa Il suo nome di battaglia è «DON ALBERTO»
  • 8. Nella zona tra Alpignano e Rivoli sono ancora concentrati 5.000 tedeschi che, dopo aver disarmato tutti i partigiani, dichiarano che per loro la guerra non è ancora finita Il 27 e 28 aprile, Rivoli è ancora il punto di aggregazione dei tedeschi - provenienti dalle Valli Susa e Chisone - che, non potendo entrare in Torino, percorrono Corso Francia immettendosi in Collegno verso la Valle di Lanzo e, quindi, l’Autostrada Torino - Milano
  • 9. Convinti che il Parroco di Savonera, Don Sapino, collaborasse con i partigiani, e ne nascondesse qualcuno nei pressi della parrocchia, i tedeschi in fuga, giustiziarono il sacerdote con un colpo di pistola alla tempia, sotto il campanile della chiesa. I sappisti facevano parte delle SAP, ovvero Squadre di Azione Patriottica, formazioni di circa quindici-venti uomini ciascuna, nate per espandere la partecipazione popolare alla lotta 28 aprile 1945: Mentre anche i comuni ad ovest di Torino stavano per essere liberati dagli ultimi rimasugli di tedeschi ancora in zona, questi, giunti in Borgata Savonera di Collegno, ebbero uno scontro a fuoco con un nucleo di sappisti
  • 10.
  • 11. Domenica 29 aprile, alle ore 10,00 circa, il C.L.N. (comitato di liberazione nazionale) di Grugliasco prende possesso del municipio e nomina alla carica di Sindaco il comunista Pietro Crosetto che dichiara ufficialmente la liberazione del paese. GRUGLIASCO era allora un piccolo comune agricolo di 5.300 abitanti, posto ad ovest della periferia di Torino
  • 12. Anche a Collegno, domenica 29 aprile, il C.L.N. locale, insediandosi in municipio, nomina alla carica di sindaco il comunista Dante Torello che, come primo atto ufficiale comunica al Prefetto di Torino, la liberazione del paese COLLEGNO era allora un piccolo comune agricolo di 6.500 abitanti, limitrofo a Grugliasco, posto anch’esso ad ovest della periferia di Torino
  • 13. Quel giorno, per la prima volta, anche se ognuno piange su danni e lutti prodotti dalla guerra appena conclusa, la gente invade le strade per festeggiare la liberazione di quelle comunità
  • 14. Tutta l’area sud e sud-ovest di Torino è ancora invasa dalle truppe tedesche che non possono attraversare il capoluogo per dirigersi a nord, verso l’autostrada TO– MI, poiché la città era ormai in mano ai partigiani.
  • 15. ATTRAVERSARE TORINO, GIA’ OCCUPATA DALLE FORZE DI LIBERAZIONE, ERA EVIDENTEMENTE, TROPPO PERICOLOSO L’UNICA POSSIBILITA’ PER DIRIGERSI VERSO NORD ERA QUELLA DI TRANSITARE ATTRAVERSO I COMUNI POSTI AD OVEST DI TORINO
  • 16. Dopo l’intervento di Don Caustico, presso il comando tedesco di Rivalta, a Beinasco avviene uno scontro a fuoco con i sappisti locali Don Caustico, ormai attestatosi con la sua brigata all’aeronautica, venuto a conoscenza del possibile transito, ad ovest di Torino, di una colonna tedesca di circa 35.000 uomini in ritirata, si offrì di recarsi a Rivalta, dove, nel castello, s’era allocato il comando tedesco, per trattare il loro transito pacifico
  • 17. Verso l’imbrunire di quella domenica 29 aprile, Manfredo Manferdini, capo dei volontari della libertà locale, ebbe l’incarico dal Comando Piazza di Torino di procurare sistemazione e viveri per una formazione partigiana, di circa 50 uomini, in arrivo per vigilare sul transito pacifico della colonna tedesca in ritirata. Tali alloggiamenti vennero destinati presso le scuole femminili di via c. Spanna Il contingente partigiano destinato a Grugliasco per vigilare sul pacifico transito della colonna tedesca, era guidato dal comandante «Piero Piero» della Divisione Matteotti, proveniente dal comando attestato all’aeronautica
  • 18. …i tedeschi arrestarono lui e la sua scorta obbligandolo ad anticipare la colonna militare tedesca - in marcia verso Grugliasco - con una bandiera bianca in mano Dopo la sua missione Don Caustico si allontanò ma, saputo dello scontro a fuoco a Beinasco, ritornò a Rivalta…
  • 19. La colonna in ritirata, alle prime ombre della sera, raggiunge le prime case di Grugliasco, sia chi arriva da Corso Francia che da Strada del Doirone
  • 20. Da una relazione dei sappisti A. Alemanno, E. Bergatto e V. Massari, si evince quanto segue: “…alle ore 21 del 29 aprile, l’avanguardia tedesca ebbe uno scontro a fuoco con reparti partigiani «formazione piero piero», Divisione Matteotti e sappisti, in territorio grugliaschese, in cui il nemico riportò serie perdite, compreso un ufficiale e due automezzi. Don Caustico riuscì, nella confusione, a dileguarsi, ma non per salvare se stesso”
  • 21. … era infatti corso alla «Casa del popolo», dove un gruppo di volontari, non certo tutti devoti alla sua fede, s’erano attardati ad uscire. Dopo averli avvisati del pericolo incombente, si fermò con loro.
  • 22. Alle ore 21 circa, un contingente della colonna tedesca entra dal lato sud del paese, percorrendo via Principe Amedeo, oggi via Generale Perotti
  • 23. All’incrocio tra piazza Umberto I° e via Spanna, sul marciapiede della manifattura spazzole, l’avanguardia della colonna spara contro i volontari della libertà, capeggiati da Manfredo Manferdini. Gli uomini della «Divisione Matteotti» non useranno mai le aule della scuola femminile appena sistemate per i loro alloggiamenti
  • 24. I primi morti della sera sono Aldo Rossi e Domenico Quenda, abbattuti nei pressi della chiesa di via Torino (oggi via Lupo) dove rimarranno fino al giorno successivo. Rossi si getta - o viene gettato - dalla Torre Civica. Sulla testa di Quenda passerono le ruote di un carro rendendolo irriconoscibile anche a sua sorella
  • 25. Notte tempo, sotto minaccia, fratel Koop, frate marista, fu costretto a condurre i tedeschi in municipio, al fine di prelevare il segretario comunale e il custode, poichè per la loro funzione pubblica, erano le persone più idonee all’individuazione e al riconoscimento di partigiani locali
  • 26. Il segretario Vaglienti e il messo-custode Scoffone, prelevati dai loro alloggi nel municipio per essere interrogati sul riconoscimento di partigiani, non sveleranno alcun nome.
  • 27. …verso le due di notte, i tedeschi fanno irruzione nel convento dei fratelli Maristi - nell’attuale piazza Matteotti - che fu sede del presidio militare germanico: in tale operazione catturano tre sappisti grugliaschesi appartenenti all’azione cattolica: Francesco Cravero, Lorenzo Bongiovanni e Celestino Marengo
  • 28. I tedeschi, a notte avanzata, dopo aver sfondato la porta della «Casa del popolo», con furore e violenza, attaccarono i presenti che, a luce spenta, fingevano di dormire
  • 29. …con la testa del giovane De Santis infransero i vetri dei quadri appesi ai muri fino a farlo svenire, mentre qualcuno rimaneva a terra privo di sensi, preso a ceffoni e calci nel basso ventre tali da farli contorcere dal dolore.
  • 30. Gino Mansani, uno dei sopravvissuti all’eccidio, racconta parlando di Don Caustico: “scovata una bandiera rossa, i tedeschi la lanciavano con scherno e disprezzo sul volto del sacerdote, lasciandola cadere a terra … egli, con aria di sfida, la raccoglieva ponendosela sulla spalla”.
  • 31. Grugliasco rimase nelle mani tedesche tutta la notte; durante il rastrellamento vennero perpetrati furti e soprusi infami, da soldati avvinazzati
  • 32. Man mano che la soldataglia germanica, con la collaborazione degli ultimi fascisti locali, individuava partigiani o sospetti tali, li riuniva in piazza Umberto I° per proseguire con le sevizie e indurli a parlare
  • 33. Tra i frati maristi c’è fratel Raimondo Koop che, grazie alla sua conoscenza della lingua tedesca, cercò spesso di mediare con i soldati la liberazione dei prigionieri. Ma inutilmente…..anzi….
  • 34. E’ QUASI L’ALBA DEL 30 APRILE, LA PIAZZA E’ GREMITA DI PRIGIONIERI IN CONDIZIONI DEPLOREVOLI, TUMEFATTI E STRACCIATI
  • 35. LA SUPERIORITA’ NUMERICA DI FORZE, INDUCEVA I TEDESCHI A PRENDERE, SEMPRE DI PIU’, IL SOPRAVVENTO SUI PARTIGIANI E CIVILI CATTURATI DURANTE LA NOTTE
  • 36. Ed è proprio all’alba del 30 aprile che in via Giustetti, all’altezza, tra il Borgis e l’attuale via Arduino, durante un tentativo di fuga, vengono barbaramente uccisi il segretario comunale Francesco Vaglienti e il partigiano Antonio Coletti
  • 37. QUANDO TUTTO AVREBBE DOVUTO FINIRE, NESSUNO IMMAGINAVA CHE, INVECE, IL PEGGIO SAREBBE DOVUTO ANCORA ARRIVARE Alle 4,30 tutti gli ostaggi, tumefatti dalle botte, vengono portati sulla piazza del paese dove restarono, legati e doloranti, fino alle 7,30, con le braccia sopra la testa che più non si reggevano, con i pantaloni sbottonati e cadenti e, le percosse che continuavano: “Sono cose che non si possono dimenticare” racconta Gino Mansani
  • 38. INTANTO L’INTERMINABILE COLONNA PROCEDE LA SUA MARCIA VERSO COLLEGNO
  • 39. Nella confinante Collegno, in corso Francia, intorno alle 6 del mattino del 30 aprile - mentre le truppe tedesche continuano a transitare verso nord - si verifica uno scontro a fuoco in cui muore il partigiano Alfredo Pollino. Subito dopo, nella via San Massimo, muore Bruno Filippi, del raggruppamento «Piero Piero»
  • 40. …intanto, all’altezza della «casa ex GIL», che già funge da «centro di detenzione» presidiato da partigiani, si consuma un altro scontro a fuoco con i sappisti di guardia. In tale circostanza perde la vita il custode dell’edificio medesimo, Vittorio Sassi
  • 41. Dopo il ritrovamento, all’interno dell’edificio ex GIL, di un graduato tedesco morto, la rabbia dei militi s’inasprisce e uccidono il giovane Bargiacchi Aldo che s’era nascosto nel locale caldaia dell’edificio
  • 42. La reazione nemica agli attacchi, infierisce anche sulla popolazione civile: muoiono così l’operaia ventenne Maria Cordero, uccisa nella sua abitazione e, con lei, Angiolina Follo. Poco più tardi verrà ucciso anche l’operaio Carlo Zani mentre, impaurito dagli spari, chiudeva la finestra di casa.
  • 43. Sempre a Collegno, per strada, davanti alla stessa casa di Zani, viene ucciso il sappista Severino Follo
  • 44. L’ufficiale che guidava il contingente tedesco avrebbe voluto fucilare sul posto i 33 partigiani catturati in tale occasione: vennero invece condotti a Grugliasco per unirli ai prigionieri catturati durante la notte
  • 45. E’ probabile che in orari diversi, tra le 8 e le 10,30, tutti i rastrellati durante la notte nei due comuni, siano stati incolonnati e condotti in tre punti, fuori dal centro storico di Grugliasco: San Giacomo (attuale piazza Papa Giovanni XXIII), San Firmino (tra via Rivalta e via G. Perotti) e contrada «La luce» (attuale via Olevano)
  • 46. Alcune testimonianze asseriscono che l’esecuzione avvenne alle ore 10 circa, altre sostengono che siano avvenute almeno due ore prima. Si ha così motivo di ritenere che le tre esecuzioni siano avvenute in orari diversi.
  • 48. Don Caustico cerca di confortare i suoi compagni di sventura, prima dell’esecuzione
  • 49. SAN GIACOMO ( VICINO L’OMONIMA CAPPELLA DELL’ATTUALE PIAZZA PAPA GIOVANNI XXIII) Come ultima perfidia nei confronti di Don Caustico gli venne ordinato di scavarsi la fossa San Giacomo (vicino all’omonima cappella dell’attuale piazza Papa Giovanni XXIII)
  • 50. Soltanto due persone riuscirono a sopravvivere: Gino Mansani perchè fingendosi morto, sgattaiolò tra la segala riuscendo a farsi notare da una donna che assistette alle esecuzioni dalla sua abitazione di via Toti che lo salvò; anche Giovanni Facchin riuscì a salvarsi con lo stesso stratagemma
  • 51. Tiziano Lanza si muove ancora, ma morirà dopo essere stato soccorso e giunto in ospedale
  • 52. Don Caustico incoraggiò e diede la sua benedizione sino all’ultimo respiro
  • 53. Tra gli abitanti di Collegno e Grugliasco, ognuno aveva, tra quei morti, un parente, forse un figlio o un marito…. Un amico o anche solo un conoscente
  • 54. In realtà, i martiri del 29–30 aprile sono 67, dall’elenco mancava il nome del sappista Angelo Bertino, anche se lo stesso appariva nei certificati ufficiali. Il 68° venne considerato il giovane Romano Dellera
  • 55. Romano Dellera aveva appena tredici anni, prelevato a Collegno il 30 aprile da un automezzo tedesco, fu trovato morto, l’indomani, vicino al cimitero di Rivoli
  • 56. Solo nel tardo pomeriggio, Benedetto Alfredo (detto Canun), segretario del Partito Comunista locale - con altri volontari e un camioncino prestato dal Cotonificio Leuman di Collegno camuffato da «croce rossa» - riuscì, con difficoltà, a recuperare i corpi martorizzati
  • 57. Manferdini raccontò pianti disperati, grida, nomi invocati, tanto fu la ferocia degli aguzzini: la madre del giovane Stuardo trovò gli occhi di suo figlio nel taschino della camicia Si può immaginare lo straziante riconoscimento delle salme da parte dei parenti, in particolare delle madri, alcune delle quali trovarono tra i morti ben due figli La composizione delle salme e i rispettivi riconoscimenti venero svolti al piano terra del Municipio. Il compito più macabro e triste toccò al medico condotto Basilio De Camillis e al parroco di Grugliasco, don Perino
  • 58. ERANO 29, FURONO CONDOTTI, IN CORTEO, NEL CORTILE DELLA EX GIL DI COLLEGNO. DURANTE IL TRAGITTO LA GENTE L’IMPRECAVA BENCHE’ FOSSERO, IN QUEL MOMENTO, INOFFENSIVI. QUEGLI UOMINI RAPPRESENTAVANO, PERO’, TUTTE LE NEFANDEZZE DI VENT’ANNI DI DITTATURA FASCISTA, DI GUERRE, DI LUTTI, DI COLLABORAZIONI E COMPLICITA’ DELLA TRACOTANZA DEGLI INVASORI. FURONO TUTTI PASSATI PER LE ARMI
  • 59. IL RECUPERO, IL RICONOSCIMENTO E LA STRAZIANTE RICOMPOSIZIONE DELLE SALME NEL SALONE DEL VECCHIO PALAZZO CIVICO CHE, LA NOTTE SUCCESSIVA DI QUEL DANNATO 30 APRILE, TRA LA DISPERAZIONE DI PARENTI E AMICI DELLE VITTIME, UN CONTINUO PELLEGRINAGGIO CHE AVEVA COINVOLTO ANCHE GLI ABITANTI DEI COMUNI LIMITROFI, PROVOCÒ UN TALE RISENTIMENTO E ODIO TRA LA GENTE CHE AL PRIMO GRIDO DI RIVALSA, SI CONSUMO NELLA CONFINANTE COLLEGNO, UN ULTERIORE MASSACRO DI 29 (VENTINOVE) PERSONE, FASCISTI ORMAI SBANDATI ED INOFFENSIVI, IMPRIGIONATI E RINCHIUSI, QUALCHE GIORNO PRIMA, NEI LOCALI DI UNA FABBRICHETTA DELLA ZONA. A MENTE FREDDA, QUALUNQUE VENDETTA NON PUÒ CHE APPARIRE INGIUSTA E DEPRECABILE, MA FORSE NON BASTA IMMEDESIMARSI AL CLIMA CHE BRULICAVA IN QUEI GIORNI TRA LE PERSONE. IL PROF. CARLO CHEVALLARD, PRIMARIO E STORICO DELL’OSPEDALE PSICHIATRICO DI GRUGLIASCO, SCRISSE NEL SUO DIARIO, IL 6 MAGGIO SUCCESSIVO: “LA REAZIONE POPOLARE È STATA TERRIBILE E SPIETATA (….). NON SI SCATENA IMPUNEMENTE UN TERRORE IMPLACABILE CONTRO UN POPOLO SENZA CHE SE NE DEBBANO SUBIRE – NON APPENA GLI EVENTI LO PERMETTANO – I SANGUINOSI CONTRACCOLPI. I 18 MESI INTERCORSI DALL’8 SETTEMBRE ’43 AL 25 APRILE ’45 HANNO CONTATO ASSAI PIÙ DEI VENTI ANNI PRECEDENTI DI FASCISMO. LE TORTURE MATERIALI E MORALI DI OGNI GENERE INFLITTE AL DISGRAZIATO POPOLO ITALIANO SONO STATE TALI E TANTE CHE QUANDO VI È STATA LA POSSIBILITÀ DI REAGIRE, QUESTO STESSO POPOLO SI È SCATENATO. E’ COSÌ CHE SI È VERIFICATA UNA VERA E PROPRIA CACCIA ALL’UOMO – AL FASCISTA – CHE NON È STATO POSSIBILE INFRENARE IN ALCUN MODO. LA PIETÀ È CERTAMENTE UN SENTIMENTO CHE VA ESTESO, INDISTINTAMENTE, A TUTTI MORTI, MA NON SI PUÒ CANCELLARE IL PROGETTO CHE OGNUNO DI LORO Il recupero, il riconoscimento e la straziante ricomposizione delle salme nel salone del vecchio palazzo civico - la notte successiva di quel dannato 30 aprile, tra la disperazione di parenti e amici delle vittime, un continuo pellegrinaggio che aveva coinvolto anche gli abitanti dei comuni limitrofi - provocò un tale risentimento e odio tra la gente che, al primo grido di rivalsa, si consumò nella confinante Collegno un ulteriore massacro di 29 (ventinove) persone, fascisti ormai sbandati ed inoffensivi, imprigionati e rinchiusi, qualche giorno prima, nei locali di una fabbrichetta della zona. A mente fredda, qualunque vendetta non può che apparire ingiusta e deprecabile, ma non è facile riuscire ad immedesimarsi al clima che brulicava in quei giorni tra le persone. Il prof. Carlo Chevallard, primario e storico dell’Ospedale Psichiatrico di Grugliasco, scrisse nel suo diario, il 6 maggio successivo: “La reazione popolare è stata terribile e spietata (….). Non si scatena impunemente un terrore implacabile contro un popolo senza che se ne debbano subire – non appena gli eventi lo permettano – i sanguinosi contraccolpi. I 18 mesi intercorsi dall’8 settembre ’43 al 25 aprile ’45 hanno contato assai più dei venti anni precedenti di fascismo. Le torture materiali e morali di ogni genere inflitte al disgraziato popolo italiano sono state tali e tante che quando vi è stata la possibilità di reagire, questo stesso popolo si è scatenato. E’ così che si è verificata una vera e propria caccia all’uomo – al fascista – che non è stato possibile infrenare in alcun modo”. La pietà è certamente un sentimento che va esteso, indistintamente, a tutti morti, ma non si può cancellare il progetto che ognuno di loro affrontava e percorreva quand’era in vita.
  • 60. I funerali si svolsero il 2 maggio: la piccola piazza grugliaschese era gremita di gente in un clima di lutto, di disperazione, ma anche di estrema rabbia. In quel clima pesavano i vent’anni di fascismo subiti; i 18 mesi d’invasione germanica che furono anche peggio, poiché vollero dire guerra, deportazione, torture
  • 61. Con Decreto del Presidente della Repubblica del 13 marzo 2006, le città di Grugliasco e di Collegno, il 2 giugno successivo, vennero insignite di Medaglia d’Argento al Merito Civile, in memoria dei loro martiri