13. «Quando vogliamo consiglio e conforto, non andiamo dai bambini, né da coloro che conoscono solo il piacere e il compiacimento di sé stessi. Ci rivolgiamo a uomini e donne premurose e comprensive, uomini e donne che hanno sofferto in prima persona e possono darci il conforto di cui abbiamo bisogno. Non è questo il motivo per cui Dio lascia soffrire i Suoi figli? Egli vuole che diventino più simili a Lui. Dio ha sofferto molto di più di quanto abbia mai fatto o farà l’uomo, pertanto è un’immensa fonte di compassione e consolazione . . . Nel dolore e nell’umiliazione c’è sempre una benedizione. Coloro che sfuggono a queste cose non sono fortunati. ‹ Il Signore corregge colui ch’Egli ama›, . . . I fiori emanano di più il loro profumo quando vengono schiacciati. Gli uomini e le donne devono soffrire abbastanza da tirare fuori il meglio di sé stessi» «A Lesson from the Book of Job», Improvement Era, novembre 1918, 7).
14. «Le ferite nelle mani, nei piedi e nel costato [del Signore] sono un segno che nella vita terrena le cose dolorose accadono anche al puro e al perfetto, un segno che le tribolazioni non sono una dimostrazione che Dio non ci ama. È importante e incoraggiante il fatto che è il Cristo ferito che viene in nostro soccorso. Colui che porta le cicatrici del sacrificio, le lesioni dell’amore, gli emblemi dell’umiltà e del perdono è il Capitano della nostra Anima. Quella prova del dolore nella mortalità ha indub- biamente il compito di dare coraggio agli altri che pure sono feriti dalla vita, forse anche nella casa dei loro amici» (Christ and the New Covenant: The Messianic Message of the Book of Mormon [1997], 259).