Il giornalismo degli sms d'amore pubblicati in prima pagina in nome della libertà di stampa, dei titoli a nove colonne urlati per vendere (?) una copia in più, dei retroscena attesi, sperati e, se proprio non si riesce, inventati può dare lezioni di morale alla politica? (Le slide di Andrea Camorrino per #LaProf19)
Il giornalismo degli sms d'amore pubblicati in prima pagina in nome della libertà di stampa, dei titoli a nove colonne urlati per vendere (?) una copia in più, dei retroscena attesi, sperati e, se proprio non si riesce, inventati può dare lezioni di morale alla politica? (Le slide di Andrea Camorrino per #LaProf19)
Carta di roma e deontologia: casi di studio sulla "caccia allo zingaro"Carlo Gubitosa
Una sintesi dei riferimenti deontologici per il trattamento dell'informazione sui migranti, accompagnata da alcuni casi di studio su episodi eclatanti di disinformazione che alimentano le tensioni sociali.
Seminario “La violenza contro le donne. Dai dati statistici ai nuovi strumenti di contrasto e prevenzione” 9 marzo 2019
Università IUSVE Via dei Salesiani, 15 Venezia Mestre
Bortoletti, Sicurezza urbana, prevenzione, insicurezza, Libera Università Sa...Maurizio Bortoletti
La sicurezza sembra confermarsi come una pezza che si mette dopo, con l’approntamento di un “pronto soccorso anticrimine”, un “ospedale da campo” che si allestisce per intervenire sulla situazione problematica con l’auspicio di una soluzione miracolosa: un simile agire contribuisce ad alimentare una sensazione di inadeguatezza della risposta istituzionale, che finisce per stimolare l’intensa produzione di iniziative in tema di sicurezza e rassicurazione. Un’inadeguatezza, reale o percepita, sia in termini di contenuti che di timing degli interventi, che, per questo, non riescono a trasformarsi nelle desiderate risposte immanenti, visibili e, come si dice oggi, percepite dalla collettività e dai singoli quale soddisfacimento reale della domanda di legalità, di trasparenza e di ordinato svolgimento delle attività socio-economiche, specie laddove – nel nord-est e nelle regioni pervasivamente gravate dalla minaccia della criminalità organizzata di stampo mafioso - questa domanda si è ormai trasformata in un grido quasi disperato di allarme ed in una ricorrente richiesta di intervento.
Tratto da:
• M. BORTOLETTI, La sicurezza tra governance nazionale e governance locale, in F. Mignella Calvosa (a cura di), Le scienze dell'amministrazione nella società italiana. La formazione per la governance del paese, Giappichelli, Torino, 2009.
• M. BORTOLETTI, L’insicurezza quotidiana. Diritto alla sicurezza e paura della criminalità, CUEM, Milano, 2008.
• M. BORTOLETTI, Paura, Criminalità, Insicurezza. Un viaggio nell’Italia alla ricerca della soluzione, Rubbettino, Soveria M., 2005.
in Marco Binotto, Marco Bruno e Valeria Lai, (a cura di) Gigantografie in nero. Ricerca su sicurezza, immigrazione e asilo nei media italiani, Lulu Press, Raleigh (North Carolina), 2012.
Bortoletti, corruzione, scuola superiore economia finanze, milano 17 maggio 2011Maurizio Bortoletti
Combating money laundering and terrorist financing is critical to the reduction of social evils and human misery such as drug trafficking, human trafficking and finances terrorist attacks with which we have become only too familiar. The ultimate objective is quite simply to deter and detect organised crime and terrorism.
We must remember what we are dealing with : money laundering and terrorist financing do not simply undermine our financial systems but, in facilitating crime and murderous terrorist acts, they challenge our fundamental values of democracy, the rule of law and human rights.
And the reality is that this crime is never far away. As Jeffrey Robinson, in his book, “The Laundrymen” wrote: “If you walk one mile in any direction from the main central railway station in any major city in Europe or North America you will pass within an elbow’s distance of a property that is owned by, managed by, or has been constructed by dirty money”.
Money laundering and organised crime go hand in hand. And our attempts to fight it matter to us all as individuals and citizens.
International financial centres, such as that one there is in every capital of our countries, are attractive to money launderers who want to clean their ill-gotten gains or terrorist financiers who want to use the financial sector to fund their activities. We must all play our part in identifying and mitigating the risks, both within our shores, and across the globally linked financial system. A key challenge for us all is to do this in an effective and cost-efficient way.
It is a constant reality that criminals and terrorists quickly modify the techniques of their operations to avoid detection, exploiting the gaps between, as well as within, our national and international financial systems. For this reason, a truly global network of countries is essential if we are to ensure that criminals and terrorists do not have access to the financial system and hence to the resources they need to remain active.
Carta di roma e deontologia: casi di studio sulla "caccia allo zingaro"Carlo Gubitosa
Una sintesi dei riferimenti deontologici per il trattamento dell'informazione sui migranti, accompagnata da alcuni casi di studio su episodi eclatanti di disinformazione che alimentano le tensioni sociali.
Seminario “La violenza contro le donne. Dai dati statistici ai nuovi strumenti di contrasto e prevenzione” 9 marzo 2019
Università IUSVE Via dei Salesiani, 15 Venezia Mestre
Bortoletti, Sicurezza urbana, prevenzione, insicurezza, Libera Università Sa...Maurizio Bortoletti
La sicurezza sembra confermarsi come una pezza che si mette dopo, con l’approntamento di un “pronto soccorso anticrimine”, un “ospedale da campo” che si allestisce per intervenire sulla situazione problematica con l’auspicio di una soluzione miracolosa: un simile agire contribuisce ad alimentare una sensazione di inadeguatezza della risposta istituzionale, che finisce per stimolare l’intensa produzione di iniziative in tema di sicurezza e rassicurazione. Un’inadeguatezza, reale o percepita, sia in termini di contenuti che di timing degli interventi, che, per questo, non riescono a trasformarsi nelle desiderate risposte immanenti, visibili e, come si dice oggi, percepite dalla collettività e dai singoli quale soddisfacimento reale della domanda di legalità, di trasparenza e di ordinato svolgimento delle attività socio-economiche, specie laddove – nel nord-est e nelle regioni pervasivamente gravate dalla minaccia della criminalità organizzata di stampo mafioso - questa domanda si è ormai trasformata in un grido quasi disperato di allarme ed in una ricorrente richiesta di intervento.
Tratto da:
• M. BORTOLETTI, La sicurezza tra governance nazionale e governance locale, in F. Mignella Calvosa (a cura di), Le scienze dell'amministrazione nella società italiana. La formazione per la governance del paese, Giappichelli, Torino, 2009.
• M. BORTOLETTI, L’insicurezza quotidiana. Diritto alla sicurezza e paura della criminalità, CUEM, Milano, 2008.
• M. BORTOLETTI, Paura, Criminalità, Insicurezza. Un viaggio nell’Italia alla ricerca della soluzione, Rubbettino, Soveria M., 2005.
in Marco Binotto, Marco Bruno e Valeria Lai, (a cura di) Gigantografie in nero. Ricerca su sicurezza, immigrazione e asilo nei media italiani, Lulu Press, Raleigh (North Carolina), 2012.
Bortoletti, corruzione, scuola superiore economia finanze, milano 17 maggio 2011Maurizio Bortoletti
Combating money laundering and terrorist financing is critical to the reduction of social evils and human misery such as drug trafficking, human trafficking and finances terrorist attacks with which we have become only too familiar. The ultimate objective is quite simply to deter and detect organised crime and terrorism.
We must remember what we are dealing with : money laundering and terrorist financing do not simply undermine our financial systems but, in facilitating crime and murderous terrorist acts, they challenge our fundamental values of democracy, the rule of law and human rights.
And the reality is that this crime is never far away. As Jeffrey Robinson, in his book, “The Laundrymen” wrote: “If you walk one mile in any direction from the main central railway station in any major city in Europe or North America you will pass within an elbow’s distance of a property that is owned by, managed by, or has been constructed by dirty money”.
Money laundering and organised crime go hand in hand. And our attempts to fight it matter to us all as individuals and citizens.
International financial centres, such as that one there is in every capital of our countries, are attractive to money launderers who want to clean their ill-gotten gains or terrorist financiers who want to use the financial sector to fund their activities. We must all play our part in identifying and mitigating the risks, both within our shores, and across the globally linked financial system. A key challenge for us all is to do this in an effective and cost-efficient way.
It is a constant reality that criminals and terrorists quickly modify the techniques of their operations to avoid detection, exploiting the gaps between, as well as within, our national and international financial systems. For this reason, a truly global network of countries is essential if we are to ensure that criminals and terrorists do not have access to the financial system and hence to the resources they need to remain active.
Estratto da modello organizz Amga Legnano – cda 24 giugno 2014 rev. 17 febbra...GMarazzini
Estratto da modello organizzativo Amga Legnano SpA – cda 24 giugno 2014 rev. 17 febbraio 2015. Punto 4.5: regolamento dell’odv – obblighi e modalità di informazioni nei confronti odv. – segnalazioni obbligatorie.
Deliberazione C.C. Legnano n. 44 del 09 07-2013GMarazzini
Deliberazione C.C. Legnano n. 44 del 09 07 2013 - APPROVAZIONE CONVENZIONE EX ART. 30 TUEL PER ESERCIZIO CONGIUNTO CONTROLLO ANALOGO DEI SOCI AMGA LEGNANO SPA E RELATIVO GRUPPO, E MODIFICHE ALLO STATUTO DI AMGA LEGNANO SPA AI FINI ADEGUAMENTO ALLA DISCIPLINA U.E. IN MATERIA DI IN
HOUSE PROVIDING.
Cecchini di una guerra possibile - Il manifesto 28 07 2018
1. Cecchini di una guerra possibile
di Luigi Manconi
Il manifesto - Edizione del 28.07.2018
Sono la persona al mondo che meno crede alle teorie e alle sub-teorie del complotto e che meno è
sensibile alle ideologie e alle cripto-ideologie della cospirazione. Al punto che quando – in occasione di
quelle due o tre circostanze nel corso di un’intera vita – mi è capitato di essere sfiorato da una qualunque
forma di macchinazione, ci sono cascato dentro con tutte le scarpe. Si può facilmente immaginare, dunque,
quanto abbia resistito agli argomenti di un ottimo giornalista come Paolo Brogi che, nei giorni scorsi,
quando un proiettile sparato da un’arma ad aria compressa ha colpito una bimba di 15 mesi, ha
minuziosamente ricostruito l’elenco dei più recenti episodi simili. Ed eccolo, quell’elenco.
Nello scorso gennaio, a Napoli, un bambino straniero viene colpito alla testa da un piombino. Poi, nel corso
dei mesi successivi, le aggressioni si sono ripetute in varie città. Bersagli sono ora immigrati e ora rom,
come la bambina di cui già si è detto. L’altro ieri, a Caserta, un richiedente asilo, viene colpito in pieno volto
da due giovani a bordo di un motorino. E, infine, ieri mattina, a Vicenza, un operaio originario di Capo
Verde, sospeso su una pedana mobile a 7 metri di altezza, viene colpito da un proiettile sparato da un
uomo che spiega: «Miravo a un piccione». Complessivamente, le persone colpite da armi pneumatiche dal
gennaio 2018 a oggi sono state undici.
Dunque, in Italia qualcuno ha pianificato una serie di attentati con armi ad aria compressa contro immigrati
e rom? Questo si domanda Paolo Brogi e sembra dare in qualche modo una risposta prudente ma positiva.
Io resto scettico, ma la mia interpretazione dei fatti è, per certi versi, perfino più inquietante. Ritengo, cioè,
che quelle aggressioni siano il frutto di una terribile dinamica di emulazione. Una vera e propria
competizione silenziosa tra oscuri cecchini, dissimulati nella vita sociale e mossi da un rancore criminale e
meschino nella sua anonima codardia. Certo, andrebbe verificato quale sia il numero totale degli attentati,
realizzati con quelle stesse armi e non indirizzati contro bersagli “etnici”: ma una prima e sommaria
indagine sembra evidenziare come la componente razziale sia sovrarappresentata.
Dunque, sembra assai probabile che in più luoghi del nostro Paese, più soggetti decidano di individuare e
colpire bersagli immediatamente identificabili come estranei alla popolazione autoctona. Sia chiaro: non
siamo ancora a una vera e propria “caccia all’uomo nero” ma già si evidenziano numerosi segnali del
possibile manifestarsi di una simile tendenza. E questa attività, per giunta, trova nel tipo di arma “minore”
utilizzata non solo il suo marchio e la sua identificabilità pubblica, ma anche, per così dire, la sua
attenuante. Più che una azione di guerra, l’annuncio di una guerra possibile. Una strategia
dell’intimidazione e della minaccia, altamente pericolosa e cruenta, ma non ancora violenza dispiegata.
Dopo tutto si tratta di pistole e fucili ad aria compressa. E di ferite non mortali (anche se il morto o
l’invalido permanente ci può sempre scappare). E’ proprio il fatto che non sia ancora una fase di guerra
aperta a limitare la portata dei rischi e a incrementare il numero degli attentatori e degli aspiranti
attentatori.
Il pericolo appare minore e più controllabile e meno rilevanti le conseguenze. Si tenga conto, infatti, che la
detenzione di quel tipo di pistola o di fucile non richiede porto d’armi ma solo un documento d’identità al
momento dell’acquisto (almeno fino ad una media potenza). E questo rende non solo facilmente
accessibile la disponibilità di quelle armi, ma anche più occultabile il loro possesso e utilizzo. E, soprattutto,
chi vi ricorre può arrivare a pensarsi come il necessario diffusore di un allarme o uno strumento di
prevenzione e non certo come un potenziale omicida volontario. Insomma, come fosse il combattente di
un microterrorismo latente e difensivo che può arrivare a colpire una bambina fino a paralizzarla, così,
quasi per gioco. Uno sport estremo: una guerra civile a bassissima intensità.