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VALUTARE E CONTROLLARE
 LA CREAZIONE DI VALORE

    Roma, 19 novembre 2011
       Marcello Bianchi
IL MODELLO DELLA CREAZIONE DI VALORE
Il concetto di creazione di valore




Creare valore per l’impresa
          significa
  conseguire redditività
          superiori
alle attese degli investitori
La filosofia della creazione di valore



Il valore dell’azienda come

       BARICENTRO




      degli OBIETTIVI

    dei COMPORTAMENTI

  dei SISTEMI di GESTIONE

        dei VALORI
Un vecchio principio




«…ciò che al proprietario rimane del reddito dopo aver
dedotto l’interesse sul suo capitale al tasso corrente può
essere chiamato profitto o guadagno dell’intraprendere»

                      Alfred Marshall, Principles of Economics (1890)
Lo shareholder’s value




“ La teoria dello Shareholder’s Value è l’architrave ideologico del capitalismo
finanziario contemporaneo. Per 20 anni ha ispirato investitori, banchieri e
manager al di là e al di qua dell’Atlantico.

La crisi in atto ne dovrebbe sollecitare la revisione.”




                                                   Massimo Mucchetti
                                                   Corriere della Sera
                                                    5 ottobre 2008
Le critiche



«Intanto, è dubbio che l’unico a rischiare sia il capitalista perché non è protetto da
contratti.
Il lavoratore rischia il posto e la carriera e spesso anche la salute. I fornitori
rischiano l’interruzione della fornitura, le banche il rimborso del credito.
Se è pieno di stock option, sarà il manager libero……..
L’esaltazione del rendimento del capitale ha condotto all’abuso del debito, che
certo costringe l’impresa a una maggiore disciplina, ma con il tempo congela la
crescita………..
Del resto di quali azionisti si parla? Di risparmiatori, padroni, soci di riferimento,
fondi comuni, private equity, hedge funds, assicurazioni, banche……»



                                        Massimo Mucchetti, Corriere della Sera - 5 ottobre 2008
La filosofia della creazione di valore…




...   CHE SI È DIFFUSA PROGRESSIVAMENTE NELLE
      IMPRESE PIÙ EVOLUTE A PARTIRE DAGLI ANNI ’90…

...   HA GENERATO, IN MOLTI CASI, EFFETTI
      ESTREMAMENTE POSITIVI

...   SI È RISOLTA, SPESSO, IN UNA ENNESIMA         MODA
      PASSEGGERA

...   HA DETERMINATO, IN NON POCHE ESPERIENZE, DERIVE
      PERICOLOSE, FINENDO PARADOSSALMENTE PER
      DISTRUGGERE VALORE
Le radici dei diversi esiti



• INTERPRETAZIONE TECNICA (CREAZIONE DI    VALORE =
   MISURA DELL’EVA)

• INTERPRETAZIONE FINANZIARIA (LA CREAZIONE DI
   VALORE         SI MISURA IN BORSA)

Invece che


• INTERPRETAZIONE STRATEGICA (LA CREAZIONE DI VALORE
  È FUNZIONE DELLA QUALITÀ COMPETITIVA)


• INTERPRETAZIONE CULTURALE (LA CREAZIONE DI VALORE…
   DEVE ESSERE UN VALORE)
Le conseguenze



GOVERNARE IL BREVE            VS/     GOVERNARE IL
                                      BREVE

PENSANDO AL BREVE                     PENSANDO AL
                                      LUNGO



GESTIRE I “NUMERI”            VS/     GESTIRE LE
                                      VARIABILI

DEL VALORE                            DEL VALORE



COMUNICARE CON                VS/     COMUNICARE CON
                                      TUTTI

GLI AZIONISTI                         GLI STAKEHOLDER
La sfida




DIFFONDERE UNA CORRETTA CULTURA DELLA CREAZIONE DI
VALORE CHE INTEGRI

…   MISURE ECONOMICHE E MISURE STRATEGICHE

…   RISULTATO DI BREVE E PROSPETTIVE

…   SODDISFAZIONE DEGLI AZIONISTI E SODDISFAZIONE
    DEGLI ALTRI STAKEHOLDER-CHIAVE
I drivers della Creazione di valore



• la qualità della strategia
  (scelte di fondo giuste o sbagliate)
  determina il potenziale di creazione di valore

• la qualità della gestione
  (buona o cattiva conduzione)
  determina la realizzazione della creazione di valore

• la qualità dell’imponderabile
   (buona o cattiva sorte)
   amplifica o riduce l’effettiva creazione di valore realizzata.
Il total shareholders return




Il Total Shareholder Return è influenzato più dallo scarto tra le aspettative e
le performance reali dell’impresa, che non dal livello assoluto delle
performance, determinando così il rischio del “mulinello delle aspettative”!



                               Dividendi        Variazione del prezzo
                                                       del titolo


                      Div + (P − P0 )
                TSR =          1

                    Total
                            P0
                 Shareholder               Prezzo iniziale
                   Return                     del titolo
Un esempio …

Sportivo            Flusso di cassa     Δ Valore Capitale   Reddito Totale

Fratelli Molinari       ++                     ++             ++++
Matteo Manassero         +                    ++++           +++++

Tiger Woods             ++                   ____               __
Roger Federer         ++++                    __               ++
Rafa Nadal             +++                     0              +++
Novak Djokovic          ++                    ++              ++++
F. Schiavone            +                      +               ++
sorelle Williams        +                     __                _
Filippo Boniperti       _                     ++                +
IL GOVERNO DELLA CREAZONE DI VALORE A
 BREVE TERMINE E IL COSTO DEL CAPITALE
EVA ed Economic Profit

                                   Entity model

              EVA ® = Nopat – [wacc x CIN]

             Creazione di            Reddito         Tasso di      Capitale
               valore di            Operativo        costo del    investito
              esercizio            Netto imposte       CIN          netto
                                                      (wacc)


                                      Equity Model

               EP = Net Income – [r x Equity]

            Creazione di           Utile            Tasso di     Patrimonio
              valore di            netto            costo del      Netto
             esercizio                             Patrimonio
                                                      Netto

® il marchio è registrato da Stern Stewart
L’esempio TIM




Fonte: (IMI - SIGECO)
Le normalizzazioni

VOCI                                   VOCI

•   SCORTE                             •   RISERVA LIFO
•   R&S                                •   CAPITALIZZAZIONE
•   MARKETING                          •   CAPITALIZZAZIONE
•   ATTIVITÀ FISSE                     •   RIVALUTAZ. PER INFLAZIONE
•   LEASING                            •   PATRIMONIALIZZ.E AMM.TO
•   PARTEC. NON CONSOLID.              •   VERIFICA RILEVANZA OPERATIVA
•   FONDO                              •   NORMALIZZAZIONE
•   AMMORTAMENTI                       •   ADEGUAMENTO ALL’INFLAZIONE
                                       •   VERIFICA RILEVANZA GEST.LE
•   IMMOBILI CIVILI                    •   VERIFICA RILEVANZA OPERATIVA
•   CAPITALE CIRCOLANTE                •   NORMALIZZAZIONE
•   DIFFERENZE CAMBIO                  •   VERIFICA RILEVANZA OPERATIVA
•   FINANZIAM. SPECIALI                •   VERIFICA RILEVANZA OPERATIVA
-------                                ---------
--
Il costo del capitale




                          DEBITI                  TASSO DI
 CAPITALE               FINANZIARI               INTERESSE          COSTO
                                                                    MEDIO
INVESTITO
                                                                  PONDERATO
                                                COSTO DI             DEL
    NETTO               PATRIMONIO             OPPORTUNITÀ         CAPITALE
                           NETTO                 PER GLI
                                                AZIONISTI




                                                 IL COSTO DELLE
GLI INVESTIMENTI
                                                     FONTI DI
     AZIENDALI                LE
                                                 FINANZIAMENTO
(al netto delle fonti      FONTI DI
 di finanziamento       FINANZIAMENTO
      operative)
Il costo del capitale



Cost of Debt
U.S.              Other                                           Secured Loans Unsecured
                                Higer-Grade Lower Grade
Government        Government                                      to Privately  Loans to
                                Corporate     Corporate
Treasuries (Risk- Debt                                            Held          Privately Held
                                Bond          Bonds
free Rate)        Instruments                                     Companies     Companies
4%          5% 6%            7%            8%      9%                 10% 11%              12%

      Cost of Common Stock
      Large Cap    Mid-Cap and                                       Venture
                                       Micro-Cap       Larger/Strong
      (S&P 500)    Lower Cap                                         Capitalists and
                                       Public          er Private
      Public       Public                                            Smaller/Weaker
                                       Company         Company
      Company      Company                                           Private company
      10%          15%                             20%     25% 30% 35%            40%

            Mellen Evans, Valuation for M&A, Wiley, 2010, pp. 144-145
Il costo del capitale


Returns and Standard Deviation of Returns by Asset Class for 1926-2008
                                                                             Standard
                                                          Arithmetic Mean
1926 - 2008                                                                 Deviation of
                                                               Returns
                                                                              Returns

Large Company Stocks                                             11,70%       20,60%
Ibbotson Small Company Stocks                                    16,40%        33%
Mid-Cap Stocks                                                   13,40%       24,90%
Low-Cap Stocks                                                   14,90%       29,40%
Micro-Cap Stocks                                                 17,70%       39,20%
Ibbotson Long-Term Corporate Bonds                               6,20%         8,40%
Ibbotson Long-Term Government Bonds                              6,10%         9,40%
Treasury Bills                                                   3,80%         3,10%


 S. Pratt and R. Grabowski, Cost of Capital, Wiley, 2010, p.51
Il costo opportunità degli azionisti

Il costo di opportunità per gli azionisti può essere scomposto nella somma di due
addendi:

-risk-free rate rf = il rendimento offerto da investimenti “senza rischio”, cioè
caratterizzati da una remunerazione attesa “certa”

-premio per il rischio pr = il maggiore rendimento atteso ritenuto necessario
dall’investitore per affrontare il rischio dell’investimento.

Si ha pertanto:           c = rf + pr

I due addendi presentano caratteristiche sostanzialmente diverse:
-rf è definibile in termini relativamente oggettivi, identificando sul mercato le
opportunità di impiego più “sicure” (es. Titoli di Stato Poliennali);
-rf tende a mantenersi sostanzialmente stabile nel tempo, anche su periodi molto
lunghi (salvo situazioni eccezionali come conflitti o turbolenze economiche
particolarmente prolungate);
-pr non può essere definito oggettivamente, ma soltanto presunto attraverso stime
soggettive o modelli statistici;
-pr rappresenta la vera incognita del problema.
Il costo opportunità degli azionisti



1.     Capital Asset Pricing Model (CAPM)

     c% = rf + β x prm , dove

β = coefficiente di rischio sistematico dell’impresa (esposizione dell’impresa al
rischio di mercato)

2.     Fama and French Three Factor Model (FF Model)

     c% = rf + β x pm + s x prs + h x prh, dove

  s = coefficiente di rischio legato alla dimensione (size) dell’impresa
  prs = premio di rischio aggiuntivo richiesto per imprese a bassa
capitalizzazione rispetto a imprese ad alta capitalizzazione
  h = coefficiente di rischio legato al rapporto BV/MV (book value/market
value)
  prh = premio aggiuntivo di rischio richiesto per imprese con alto rapporto
BV/MV rispetto a imprese con basso rapporto.
Il tasso risk free



Il tasso risk-free contiene:

- il rendimento reale atteso da titoli risk-free a breve termine;

- il premio per il maturity risk (scadenza a a 10 anni vs/ scadenza a un anno);

- il tasso di inflazione attesa nel periodo fino alla scadenza.

In pratica occorre:
- scegliere una moneta di riferimento (es. €);
- identificare il rendimento netto del titolo a 10 anni più sicuro espresso in
quella moneta (es. titoli di stato della Germania);
- detrarre l’eventuale premio per il rischio di default contenuto in quel tasso,
calcolato in base ai default spreads correlati al sovereign rating del paese.
Il premio di mercato



Surveys:
Survey CFO USA (2010):                               3%
Accademici USA (2010):                               6%
Accademici europei (2010):                           5,3%

Ricerche statistiche:
prm medio storico USA 1928-2010:                     4,3%
prm medio storico 19 mercati (ricerca 2011):         3,8%
prm implicito medio USA 1960-2010:                   4%
prm implicito medio USA 2009:                         6%
prm implicito medio USA 2010:                         4%
prm implicito medio USA 2011:                         5%

Curiosità statistiche:
prm medio storico USA 1802-1870:                      2,2%
prm medio storico USA 1871-1925:                      2,9%
Prm medio storico USA 1792-1925:                      2,8%
Il premio di mercato


•     Il premio di mercato identificato statisticamente è fortemente influenzato dai valori relativi
      alle imprese quotate con i più alti valori di capitalizzazione.
•     Pertanto tali valori possono essere considerati un riferimento plausibile per imprese:

    - consolidate

    - di grandissime dimensioni

    - con azioni dotate di alta liquidabilità.

Conseguentemente, il premio medio di mercato stimato va integrato con premi di rischio
   aggiuntivi in presenza di imprese:

    - non consolidate (start-up o young companies risk)

    - di minori dimensioni (size risk)

    - con azioni non facilmente liquidabili (private companies risk).
Il premio di mercato: la dimensione



• Tutte le statistiche mostrano un costo del capitale superiore (fino al 5%)
  per imprese con capitalizzazione largamente inferiore alle maggiori.

• Problema: il maggior rischio è legato alla dimensione dell’impresa o è
  dovuto ad altri fattori di rischio che sono in qualche modo associati alla
  dimensione?

• Esempi di possibili fattori: le imprese quotate di minore dimensione
   normalmente si caratterizzano per:
  ridotto volume di scambi
  flottante più sottile (“private public” companies)
  minore attenzione da parte degli analisti
  minore trasparenza informativa.

• In pratica si suggerisce di applicare al premio di mercato un coefficiente
  moltiplicativo δ compreso tra 1,5 e 2 a seconda della “distanza”
  dimensionale dell’impresa da quelle maggiori quotate.
Il premio di mercato: la illiquidità



• Rispetto alle imprese quotate, le imprese a capitale privato
  presentano un grado di liquidità sostanzialmente inferiore, legato
  alla maggiore difficoltà e ai maggiori costi di transazione della
  eventuale cessione di loro quote.

• Al riguardo non esistono (anche se stanno lentamente formandosi)
  statistiche adeguatamente affidabili, mentre prevalgono prassi
  empiriche e rules-of-thumb.

• In generale, è plausibile ipotizzare uno sconto medio per illiquidità
  dell’ordine del 25-35%.

• In pratica, si suggerisce di applicare al premio di mercato un
  coefficiente moltiplicativo λ pari a 2 per un’impresa non quotata,
  eventualmente riducibile a 1,5 se l’impresa, pure non quotata, ha
  una compagine azionaria di natura prevalentemente finanziaria o
  comunque ha caratteristiche tali da renderla facilmente “quotabile”.
Il premio di mercato: la giovinezza



• Le start-up, le imprese appena avviate e quelle più “giovani” e non ancora
  assestate presentano una maggiore rischiosità legata alla mancanza di dati
  storici di riferimento e alla maggiore probabilità di default.

• Infatti, gli operatori finanziari specializzati nel supportare tali iniziative
  (venture capital, business angels) richiedono rendimenti largamente
  superiori a quelli normali (dal 40% al 70% a seconda dello stadio di
  sviluppo dell’impresa).

•    In pratica si suggerisce, per le imprese che rientrano in tali fattispecie, di
    moltiplicare il premio di mercato per un coefficiente che può andare da
    1,5 (impresa giovane ancora in forte sviluppo ma in fase di assestamento)
    a 2 (impresa ancora in rodaggio, in procinto di crescere e trasformarsi
    notevolmente) fino a 3 (impresa in start-up).
Il coefficiente Beta



• La modalità più diffusa di quantificare il coefficiente di rischio
  relativo dell’impresa deriva dalla applicazione del CAPM, per il
  quale
                         c = rf + β x prm

• In particolare, secondo il CAPM il coefficiente Beta è dato dalla
  correlazione tra l’andamento del prezzo del titolo e l’andamento del
  mercato complessivo. In altri termini:

  β >1 significa che il titolo si muove in modo amplificato rispetto
   all’indice di mercato;

  β = 1 significa che il titolo si muove in modo parallelo al mercato;

  β < 1 significa che il titolo si muove in modo ridotto rispetto al
  mercato.
Componenti del βe




• La rischiosità operativa, misurata dal βo (operativo) o       βu
  (unlevered) o βa (asset), esprime il grado di rischio che il
  mercato attribuirebbe all’impresa se questa non avesse debiti, e
  quindi non avesse alcuna rischiosità di tipo finanziario. βa
  dipende esclusivamente dalle caratteristiche dei business in cui
  l’impresa opera e dal profilo strutturale e         competitivo
  dell’impresa.
• La rischiosità finanziaria esprime la maggiore rischiosità che il
  mercato attribuisce all’impresa per effetto del suo grado di
  indebitamento finanziario.
Il rischio finanziario


•   E’ funzione del grado di indebitamento finanziario (Leverage) dell’impresa.

•   Per livelli di Leverage contenuti o normali (0 < L < 1), essendo L il rapporto tra
    Posizione Finanziaria Netta e Patrimonio Netto calcolato sui valori economici, vale
    la formula:
                              βpn = βop x (1 + L)

•   Per livelli di leverage superiori (L > 1) aumenta progressivamente il rischio di
    dissesto, per cui
                           βpn = βop x (1 + L) x (1 + α)
    essendo α = probabilità di dissesto

•   Il coefficiente di rischio finanziario (maggiore rischiosità del patrimonio netto
    rispetto ad una situazione unlevered) è dato da
                            βf = βop x [ L x (1 + α) + α],
     essendo α = 0 per livelli di L compresi tra 0 e 1.

•   Si noti che il rischio finanziario è funzione diretta del rischio operativo.
Il rischio (βe)




… PUÒ ESSERE APPREZZATO ATTRAVERSO:


• DATI DI MERCATO


• ANALISI DI TIPICI DRIVERS DI
 RISCHIO
Il rischio (βe) secondo il mercato

Industry Nam e           Beta Equity     D/E     Tax Rate   Beta Asset
Advertising                 1,39       23,31%    15,63%        1,16
Air Transport               1,42       64,18%    16,37%        0,92
Apparel                     0,91       21,78%    20,03%        0,78
Auto & Truck                1,06       204,93%   16,79%        0,39
Auto Parts                  0,91       79,70%    19,01%        0,55
Bank                        0,67       78,81%    28,00%        0,43
Beverage                    0,56       15,60%    24,77%        0,50
Biotechnology               1,10        2,71%     6,36%        1,08
Chemical                    0,83       42,12%    18,37%        0,61
Coal                        1,17       56,24%    13,58%        0,79
Computer Software/Svcs      1,92        5,53%    11,58%        1,83
Drug                        1,14        7,41%     7,42%        1,07
E-Commerce                  3,06        7,96%     2,91%        2,84
Educational Services        1,16        2,82%    19,14%        1,13
Electronics                 1,48       34,51%    21,63%        1,17
Entertainment               1,20       28,16%    11,51%        0,96
Financial Svcs. (Div.)      0,94       143,34%   18,83%        0,43
Food                        0,66       34,66%    23,78%        0,52
Human Resources             1,00        9,25%    62,47%        0,96
Industrial Services         0,85       32,96%    19,88%        0,67
Information Services        1,10       15,51%    24,95%        0,99
Insurance                   0,85       13,46%    11,84%        0,76
Internet                    2,47       13,07%     1,48%        2,19
Machinery                   0,80       62,48%    22,27%        0,54
Maritime                    0,83       125,18%   22,01%        0,42
Medical Services            0,87       30,98%    15,91%        0,69
Natural Gas                 0,87       104,73%   23,08%        0,48
Petroleum                   0,79       38,95%    15,39%        0,59
Power                       1,66       366,31%   12,95%        0,40
Precious Metals             0,38       15,73%     5,54%        0,33
Precision Instrument        1,36       15,02%    10,47%        1,20
Restaurant                  0,77       25,12%    38,82%        0,67
Retail Store                0,96       25,28%    21,43%        0,80
Telecom. Services           1,62       84,39%    10,13%        0,92
Textile                     0,86       481,36%   12,88%        0,17
Tobacco                     0,71       30,52%    35,17%        0,59
Wireless Networking         2,12       115,75%    4,47%        1,01
Il rischio (βe) secondo il mercato: limiti



•    Pure godendo di ampia diffusione nel mondo finanziario, il β è oggetto di critiche
     crescenti, che ne mettono in discussione la validità sotto un profilo sia teorico che
     pratico.

•     Sul piano teorico, oltre al problema legato alla molteplicità dei valori (per uno
      stesso titolo) derivante dall’impiego di modelli statistici diversi o di periodi
      temporali di riferimento diversi, si osserva che:
    - gli investitori non sono perfettamente diversificati, e spesso lo sono in misura
      limitata;
    - i valori di Borsa subiscono una ampia volatilità connessa a movimenti speculativi
      che ne minano pesantemente la capacità di esprimere razionalmente il cosiddetto
      fair value delle imprese quotate;
    - in tutti i mercati la capitalizzazione totale presenta un alto grado di concentrazione
      su un numero relativamente limitato di titoli, e in molti mercati questo fenomeno
      è particolarmente rilevante (vedi Italia). Di conseguenza, il β di un titolo rischia di
      corrispondere alla sua correlazione con l’andamento dei titoli di poche imprese,
      invece che del mercato complessivo;
Il rischio (βe) secondo il mercato: limiti


 - sono presenti in modo diffuso e consistente imprese quotate con quote di controllo
anche significative;
   - la crescente turbolenza economica e dei mercati finanziari aumenta la probabilità
che le condizioni di rischio apprezzate con riferimento al passato possano non essere
un valido riferimento anche per il futuro;
   - a parte poche eccezioni, i mercati di Borsa sono molto lontani dal modello della
perfetta efficienza, e anche i mercati più efficienti (o meno inefficienti) seguono
spesso comportamenti irrazionali.

• Sul piano pratico occorre inoltre tenere conto che:
   - β non è osservabile per imprese non quotate;
   - β non è significativo per titoli “sottili” (imprese con flottante limitato);
   - β rappresenta un ‘informazione inadeguata per l’impresa diversificata
(multibusiness), in quanto misura al meglio la “media” tra le rischiosità dei diversi
business;
   - β è il risultato di una costruzione teorica sofisticata e non facilmente intellegibile;
   - β nasce da un modello finanziario, e non trasmette indicazioni utili al management
operativo per il governo del rischio d’impresa.
Il (βa) in base ai drivers di rischio

                                             Sensibilità al
                                           ciclo economico
                   RISCHIOSITÀ
                   SETTORIALE

                                              Crescita




 βasset
                                            Sensibilità ai
“LOGICO                                       volumi
                  RISCHIOSITÀ
   ”              STRUTTURALE
             (vulnerabilità operativa)
                                            Sensibilità alle
                                          ragioni di scambio




                                          Orientamento alla
                                               crescita
   βe             RISCHIOSITÀ
                   STRATEGICA
“LOGICO      (vulnerabilità strategica)

    ”                                     Forza Competitiva
Il (βa) in base ai drivers di rischio


                             Grado di volatilità (fattori naturali o speculativi)

              Rischiosità
                             Grado di ciclicità (fattori economici congiunturali)
              ambientale

                             Potenziali discontinuità (fattori tecnologici, sociali, politici)
Rischiosità
settoriale                         Crescita attesa
    ρ                        (ciclo di vita del business)

                                                                                    Regime di
               Rischiosità
                                                                                     mercato
              competitiva                                     Rivalità
                                                            di mercato               Mood
                                Pressione                                        concorrenziale
                               competitiva                   Barriere
                                                            all’entrata
Il (βa) in base ai drivers di rischio




                 Rischio di             Intensità di capitale fisso
                  volume
              (leva operativa)
                                         Intensità di lavoro fisso

Rischiosità
 struttur.                                                               Concentrazione
                                                                             clienti
     σ                                                         A valle
                                  Trasferibilità                         Forza negoziale
                                   variazione                             verso clienti
              Rischio di             prezzi
               valore                                                    Concentrazione
                                                                            fornitori
              aggiunto                                        A monte
                                                                         Forza negoziale
                                                                         verso fornitori
                                 Grado di valore aggiunto
Il (βa) in base ai drivers di rischio




                 Rischio di          Consistenza del patrimonio strategico
              posizionamento
                competitivo
                                   Solidità (durata) del patrimonio strategico

Rischiosità
strategica
     τ


                Rischio di            Grado di aggressività della strategia
              orientamento
                strategico
                                      Grado di resistenza al cambiamento
Dal βa al βe




Attraverso questo modello, βE può essere
           determinato come


                              D 
      β E = β A 1 + (1 − t D ) 
                              E 
IL GOVERNO STRATEGICO DELLA CREAZIONE
              DI VALORE
«Oggi la gente conosce il prezzo di tutte
le cose ma ne ignora il valore»

                                      Oscar Wilde
                       Il ritratto di Dorian Gray
Il valore dell’azienda



                            VALORE         VALORE
                            CREATO         CREATO
     VALORE                 TOTALE         TOTALE           VALORE
   ECONOMICO                 (MVA)          (MVA)        ECONOMICO
  DELL’IMPRESA             (Goodwill)     (Goodwill)   PER L’AZIONISTA

                     V
(Enterprise Value)                                      (Equity Value)
                                          PATRIMONIO
                                             NETTO
                              CIN
                          (rettificato)
                                          POSIZIONE
                                          FIN. NETTA




     V   = Valore Economico (Intrinseco) dell’Impresa
     CIN = Capitale investito netto
     GOODWILLl= Avviamento
     MVA = Market value added
Il valore del Goodwill



    EVA®                        EVA®                   EVA®
    FUTURI > 0                  FUTURI ≈ 0             FUTURI < 0
    ATTESI                      ATTESI                 ATTESI




        Goodwill
                                                 Badwill

                                    CIN                    CIN
V                           V       (rettifi                (rettifi
           CIN
                                     cato)                   cato)
       (rettificato)                               V




             V         =   Valore economico dell’azienda
Il valore del Goodwill



                                                   CAP
                                                              • QUALITÀ DEL BUSINESS
                                                              • PATRIMONIO
                                                                STRATEGICO




           EVA
                                     (GOODWILL)
  • REDDITO
                                                              • PATRIMONIO
  • CAPITALE INVESTITO
                                                                STRATEGICO
  • COSTO DEL CAPITALE
                                                              • STADIO DEL BUSINESS

CAP = competitive advantage period                    g
g   = tasso di crescita di EVA
Il valore del Goodwill




Il valore del Goodwill dipende da:

- l’entità del capitale investito operativo

- l’entità dello spread tra ROI atteso (al netto delle imposte) e costo
  del capitale investito;

- la durata attesa dello spread;

- la crescita attesa del capitale investito nel periodo caratterizzato da
  uno spread ≠ 0.
L’esempio TIM




LEGENDA:

PV of EVA®                   =   Valore attuale degli EVA® futuri attesi (12 anni)
Terminal Value               =   Valore attuale della capitalizzazione dell’EVA® del
                                 12° anno
Implicit Operating Value     =   Valore economico del capitale investito operativo
Implicit Total Value         =   Valore economico del capitale investito totale
Implicit Equity Value        =   Valore economico del patrimonio degli azionisti
                                 (Share Holders Value)
L’esempio Geox

                                                                         Calcolo EVA per Valutazione
                                                                         ROIn medio (RONA)                31,3%
                                                                         rf                                  4%
                                                                         Pm                                  4%
                                                                         Beta equity                         0,9
                                                                         Costo dell'equity                 7,6%
                                    2001     2002     2003      2004     D/E                               -0,16
Geox                                Year     Year     Year     Year/04   Costo della PFN                      ns
DATI ECONOMICI                                                           WACC                              7,6%
GRUPPO                                                                   CIN                                 126
Revenues                             148      180      254      340      EVA                                29,8
EBITDA                                16       31       50       87
EBIT                                  12       24       39       73
EBT                                   10       20       34       68      Valutazione
Utile/Perdita netta di Gruppo         8        19       31       53      Eva                               29,8
DATI PATRIMONIALI                                                        Ipotesi Primo stadio
Capitale Investito Netto              53       76      109      126      g                                32,1%
  Attivo fisso netto                  31       44       61       67
                                                                         CAP                                   5
  Attivo circolante netto             21       32       48       59
                                                                         CVT primo stadio                    218
Patrimonio netto                      19       39       69      150
                                                                         Ipotesi Secondo stadio
Posizione finanziaria netta           34       37       40      -24
                                                                         g                                 10%
INDICI REDDITUALI E FINANZIARI
                                                                         CAP                                 10
Return on Equity (ROE)              40,29%   50,46%   44,59%   35,00%    CVT secondo stadio                 856
Return on Investment (ROI)          22,69%   31,47%   35,39%   57,64%
Ebit/Ricavi (ROS)                   8,09%    13,27%   15,22%   21,36%    CVT                               1073
Capital Turnover                     2,81     2,37     2,33      2,70    CIN                                126
Tax Rate                            23,99%   0,36%    9,16%    22,97%    + Liquidità                         24
Return on Investment netto (ROIn)   17,24%   31,36%   32,15%   44,40%    VALORE                           1.224
Debt / Equity                        1,82     0,97     0,59     -0,16
                                                                         Capitalizzazione al 31/01/2005   1.451
 (Dati in milioni di euro)                                               Capitalizzazione al 31/12/2005   2.403
L’esempio Piaggio




IL VALORE DI
   PIAGGIO
L’esempio Piaggio
L’esempio Piaggio
L’esempio Piaggio
I drivers del goodwill

                          QUALITÀ
                          DEL
                          BUSINESS




             REDDITIVITÀ
                                 COSTO DEL CAPITALE

QUALITÀ                                               QUALITÀ
DELLA                                                  DELL’
STRATEGIA                   GOOD                      IMPRESA
                            WILL
            DURATA DEL
            VANTAGGIO
                                CRESCITA ATTESA
            COMPETITIVO




                     QUALITÀ
                     DELLA
                     GOVERNANCE
I drivers del goodwill


La capacità di creare valore può essere esaltata o penalizzata
            dalla qualità dell’impianto direzionale


               QUALITÀ DEL TOP MANAGEMENT


                SISTEMI DI INCENTIVAZIONE

               MISURE DI PERFORMANCE


         e dalla qualità del modello di governance


              COMPOSIZIONE DEL BOARD

              INDIPENDENZA

              MODALITÀ DI FUNZIONAMENTO

              SISTEMI DI COMPENSO
Livelli della Creazione di Valore



             PORTAFOGLIO
I             CORPORATE



                                          BUSINESS
       BUSINESS
II       UNIT              BUSINESS       UNIT
                           UNIT




      PROCESSO
III      DI        PROCESSO       PROCESSO
      BUSINESS     DI BUSINESS    DI BUSINESS
Strategie di Creazione di Valore di business




  ROI                                     >                          WACC


     strategia di                                                      Strategia di
                                  strategia di costo
  differenziazione                                                    riduzione del
                                                                          rischio


Agire sulla value proposition:   Agire sui processi:               Agire sul costo del capitale:
Prezzo                           Economie di scala e di scopo      Diversificazione business
Qualità                          Efficienza (costi e circolante)   Leva finanziaria
Servizio                         outsourcing                       Riduzione del rischio operativo
funzionalità



ROI = nopat /cin inizio anno
Strategie di Creazione di Valore di business


   CREAZIONE DI VALORE




 ECCELLENZA COMPETITIVA                 CUSTOMER VALUE PROPOSITION




 ECCELLENZA NEI PROCESSI                PROCESSI CHIAVE




ECCELLENZA NELLE RISORSE                PATRIMONIO STRATEGICO DI RISORSE
Strategie di Creazione di Valore di business


                       Il modello di creazione di valore
Per creare valore l’Azienda deve creare valore per il cliente riuscendo a “trattenere per
sé” una parte del valore creato.


                                                                                                     CV
                                                                                                     per il cliente
        CV
        per l’Azienda




                                                                             VALORE PER IL CLIENTE
                                                          PREZZO
                               (incluso costo
                               del capitale)
                               COSTI




                                                Vs.                Vs.
        CATENA DEL VALORE




                             Struttura dei            Pos.to di          Proposta di
                             costi                    prezzo             valore

Conseguentemente, il modello di creazione di valore si compone di tre elementi:
       la Proposta di Valore per il cliente
       Il livello dei costi dell’impresa
       il Vantaggio Competitivo ricercato.
Strategie di Creazione di Valore di business


Il vantaggio competitivo definisce le variabili rispetto alle
quali l’Azienda intende realizzare performance migliori rispetto
alla media della concorrenza.
Tipi “generici” di vantaggio competitivo:
•   di costo
     -   valore dell’offerta al mercato allineato alla concorrenza
     - costi strutturalmente inferiori
•   di differenziazione
     - valore dell’offerta al mercato superiore alla concorrenza
     - costi allineati
•   di scala
     - quota di mercato superiore alla concorrenza
     -   “customer captivity”
Strategie di Creazione di Valore di business


Il Patrimonio Strategico consiste nella dotazione di risorse da cui dipende la
performance competitiva di un processo-chiave.
           P   CAPITALE PROFESSIONALE   - Famiglie professionali   - Conoscenze
                                                                   - Esperienze
                                                                   - potenziale


           R   CAPITALE RELAZIONALE     - Vs clienti               - Profondità
                                        - Vs fornitori             - Longevità
                                        - Vs partner               - estensione
                                        - Vs istituzioni

           O   CAPITALE ORGANIZZATIVO   - Data-base                - Codificazione
                                        - Procedure                - Diffusione
                                        - Sistemi                  - aggiornamento
                                        - Valori culturali

           F   CAPITALE FINANZIARIO     - Capitale di rischio      - Costo
                                        - Capitale di debito       - Disponibilità
                                                                   - Flessibilita


           I   CAPITALE IMMATERIALE     - Marchi                   - Unicità
                                        - Brevetti                 - Esclusività
                                        - concessioni              - durata


           T   CAPITALE TANGIBILE       - impianti                 - localizzazione
                                        - sedi                     - dimensionamento
                                        - reti                     - qualità
Strategie di Creazione di Valore di business



La difendibilità di un vantaggio competitivo tende ad essere
diversa a seconda del tipo di vantaggio.
In particolare:
1. vantaggio competitivo di costo:
         bassa difendibilità (ipotesi-base: 4 anni);

2. vantaggio competitivo di differenziazione:
       media difendibilità (ipotesi-base: 8 anni);

3. vantaggio competitivo di scala (volume):
        alta difendibilità (ipotesi-base: 16 anni).
Strategie di Creazione di Valore di business



La durata di un vantaggio competitivo tende ad essere maggiore quanto più
consistente è la forza competitiva dell’impresa e quanto più solido è il suo
patrimonio strategico (e viceversa). Di conseguenza, il numero di anni dell’ipotesi di
base (collegata al tipo di vantaggio competitivo) va corretto attraverso un coefficiente
collegato al valore competitivo dell’impresa .
In pratica:
            vantaggio (svantaggio) competitivo modesto:
                      hp. base x 0.7

           vantaggio (svantaggio) competitivo medio:
                    hp. base x 1

          vantaggio (svantaggio) competitivo rilevante:
                    hp. base x 1,4
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• Il tasso di erosione (decay) dello spread può essere definito in
   corrispondenza alla durata prevista dello spread attraverso la relazione
   d = 1 / n,
  essendo         n =durata stimata dello spread.
  Esempio: n = 10 anni     d = 1/10 = 10%

• La modalità indicata ipotizza un tasso lineare di erosione del vantaggio
  competitivo.

• Una eccezione può essere costituita da casi in cui il vantaggio competitivo
  dell’impresa è legato a fattori ben identificabili aventi una vita delimitata
  nel tempo (es. brevetto, concessione, ecc.). In tali casi, la durata del
  vantaggio competitivo può essere associata a tale orizzonte, e il tasso di
  decay può essere azzerato, ipotizzando che il vantaggio competitivo si
  azzererà “di colpo” al termine del periodo considerato.
Strategie di Creazione di Valore di business



La crescita amplifica il Goodwill in senso positivo (se spread > 0) o
   negativo (se spread < 0).

• Le formule utilizzate assumono che la crescita avvenga in condizioni
  di redditività costante.

• Il tasso di crescita g da utilizzare nei calcoli deve rappresentare la
  crescita media prevedibile nel periodo di durata dello spread.

• Il tasso g può essere definito sulla base di due fattori principali:
  - lo stadio di vita del business;
  - l’orientamento strategico dell’impresa.
Valutazione di una strategia di cambiamento



Per determinare il Goodwill, occorre dividere l’orizzonte futuro in due segmenti:
- il primo segmento si estende al periodo di cambiamento, cioè a tutto l’arco
    temporale ritenuto necessario per pervenire al posizionamento competitivo
    desiderato;
- Il secondo segmento riguarda il periodo successivo a quello di cambiamento.

Per il primo segmento, il calcolo del goodwill non potrà che basarsi su una proiezione
analitica dei risultati attesi anno per anno in relazione ai piani di cambiamento, e
quindi sarà pari al valore attuale dei redditi futuri attesi, attualizzati ad un costo del
capitale che incorpori il rischio del cambiamento.

Per il secondo periodo, che fa riferimento ad una situazione di “regime competitivo”
futuro, il calcolo del goodwill potrà essere elaborato utilizzando le formule e i criteri
prima indicati, con la differenza che in questo caso il procedimento è destinato a
stimare il valore di goodwill che l’impresa potrà avere al termine del periodo di
cambiamento. Pertanto, tale valore, oltre che incorporare nel costo del capitale il
rischio del cambiamento, dovrà anche essere attualizzato per essere riportato al
momento attuale.
Strategie di Creazione di Valore di Portafoglio



Il   Goodwill complessivo di Corporate è pari alla somma           dei Goodwill di ogni
     business.

A rigore, da tale somma occorrerebbe tuttavia dedurre il valore (negativo) dei
   cosiddetti “costi di corporate”, intesi come i costi che l’impresa sostiene non a
   beneficio dei business (es. servizi gestiti centralmente), ma a beneficio del governo
   del portafoglio strategico complessivo.

I costi di corporate possono essere identificati distinguendo i costi delle strutture
    centrali di un’impresa tra “costi dell’azionista” e “costi dei business”, e addebitando
    ai business soltanto questi secondi.

Il valore dei costi di corporate è dato dalla capitalizzazione dei costi annuali di
    corporate al tasso di costo del capitale operativo medio dell’impresa.
Strategie di Creazione di Valore di Portafoglio




                                 I                                  I
                             PILASTRI                          DISTRUTTORI

                         CRESCITA                          RAFFORZAMENTO COMPETITIVO
            ALTO
                         DIFESA DELLO SPREAD               RIDEFINIZIONE DEI BUSINESS

                                                           RIDIMENSIONAMENTO
 CAPITALE
INVESTITO                    I                                      I
                        COMPLEMENTI                            DISTRATTORI
                         SVILUPPO
                                                           ABBANDONO
                         NICCHIA
            BASSO                                          SVILUPPO OPZIONI REALI
                         CESSIONE


                             POSITIVA                            NEGATIVA


                                               CREAZIONE
                                               DI VALORE
ILCONTROLLO DELLA CREAZIONE DI VALORE
“Scorrono troppe cose in primo piano
e non sappiamo dire niente di quel che
           succede dietro”


                    HEINRICH BÖLL
Ciò che viene misurato viene fatto.

Se siete alla ricerca di un metodo per cambiare il modo

in cui agisce una organizzazione, cambiate il suo sistema

di misurazione.


                            Mason Haire
                            University of California
Il controllo dei value drivers

                                                                           EVA®


                                           ( RONA                               -                     WACC )      X   CIN
                                            O ROI)
                                                                                                      Struttura       Portafoglio
                                                                                                      Finanz.         - Business
                                            X                             Rotazione del               Costo del
     ((1-t)        X       % Ros)                                                                                     - Prodotti
                                                                             capitale                 debito
Politica fiscale                                                          investito netto             Liquidità       - Mercati
           Margine di         -     Costi fissi                                                       Tassi di        - Clienti
          contribuzione                %                                                              mercato
                                                           Vendite                  Vendite                           Politiche di
                %                                          cap. fisso               Capitale
                                                                                                      Premio di
                                                                                                                      Make or buy
                                                                                                      rischio
          Prezzi vendita             VOLUMI                netto                    circolante        Rischio         Acquisizioni
                                     Dim. Costi fissi:                              netto                             Dismissioni
          Prezzi risorse                                   Investimenti
                                    - Progettazione                                   gg. credito                     Ristrutturazioni
          Mix (prodotti, …)                                Disinvestimenti
                                                                                      gg. scorte
          Efficienza comm.          - Produzione           Saturazione
          Efficienza produtt.                                                         gg. fornitori
                                    - Marketing

                                    - Amministrazione
    t= aliquota fiscale
Il controllo dei generatori di valore nel lungo
                          termine
                                               VALORE DELLIMPRESA

 CAPITALE                                                 GOODWILL
INVESTITO
  NETTO



                           CREAZIONE
                                                                                                       GROWTH
                           DI VALORE                                 COMPETITIVE
                            A BREVE                                   ADVANTAGE
                             (EVA®)                                     PERIOD

                                                                                           A BREVE              A MEDIO
                                                                                           TERMINE              TERMINE
            REDDITIVITÀ                 COSTO DEL
             OPERATIVA                   CAPITALE




                               RISCHIO                                                    QUALITÀ
                              OPERATIVO                                                 DEL BUSINESS



                               RISCHIO                PATRIMONIO
                             FINANZIARIO              STRATEGICO

                                                                                                     ATTRATTIVITÀ


                                       CAPITALE                           CAPITALE
                                       TANGIBILE        CAPITALE        FINANZIARIO
                                                     INTELLETTUALE                                     RISCHIO




                                     CAPITALE       CAPITALE              CAPITALE
                                   RELAZIONALE       UMANO              ORGANIZZATIVO
Il controllo dei value drivers



•    Value proposition
•   Costo                                                        INDICATORI DI CUSTOMER
•   Prestazioni                                                  SATISFACTION
•   Servizio
•   Immagine


•    Processi-chiave
•   Marketing
•   Operations
•   Innovation                                                   INDICATORI DI EFFICIENZA,
•   Support                                                      QUALITA’, MIGLIORAMENTO,
                                                                 INNOVAZIONE

•    Patrimonio strategico
•   Professionale (human capital)
•   Relazionale (clienti/fornitori/partner)
•   Organizzativo (sistemi/procedure/know-how)
•   Finanziario
•   Immateriale (marchi, brevetti, licenze, concessioni, ecc.)
•   Tangibile                                                    INDICATORI DI STOCK, DI
                                                                 SVILUPPO, DI PROGETTO
Il modello di controllo economico


L’Economic Profit Totale di un certo periodo (TEP) può essere calcolato attraverso la somma di due addendi:

                                            TEP = CEP + SEP

Il primo addendo, che può essere definito Economic Profit Corrente (CEP)…
… è dato dall’espressione         CEP = RN – c% x (PN + GW)
… misura la Creazione di valore realizzata attraverso “la raccolta”
... è conseguenza della qualità della gestione corrente
… esprime in che misura la gestione di un certo esercizio ha saputo mettere a frutto il capitale a disposizione
... contiene elementi relativamente oggettivi (RN e PN) ed elementi prevalentemente soggettivi (c e GW)
… è orientato al breve termine
… si differenzia dai parametri normalmente proposti (EVA, EP, RI, RR, ecc.) per il fatto che porta a deduzione
anche il costo del capitale relativo al Goodwill.
Interpretazione:
- un TEP maggiore o minore di zero sta rispettivamente a significare che la gestione ha tratto dall’impiego del
capitale più o meno di quanto quel capitale “merita”;
- Il valore atteso più logico per TEP dovrebbe essere pari a zero (effettivo pareggio economico);
- un TEP significativamente diverso da zero (positivo o negativo) può indurre a sospettare che il valore
attribuito a GW non sia plausibile, cioè che GW sia rispettivamente sottovalutato o sopravalutato.

  Fonte: Giorgio Donna, paper di prossima pubblicazione
Il modello di controllo economico


Il secondo addendo, che può essere definito Economic Profit Strategico (SEP)

… è dato dalla variazione di valore intervenuta nel Goodwill SEP = ∆GW
… esprime la creazione di valore derivante “dalla semina”
… è conseguenza della qualità della gestione strategica
… è fortemente soggettivo
… è orientato al futuro di medio e lungo termine
… di regola è escluso dalle metriche di misura della creazione di valore.



Interpretazione:
- un SEP maggiore, uguale o inferiore a zero significa che, nel corso dell’esercizio, la gestione
dell’impresa ha creato le premesse per risultati futuri rispettivamente migliori, uguali o peggiori
di quelli che erano stati stimati all’inizio dell’esercizio;
- SEP indica pertanto se l’impresa ha aumentato, conservato o consumato il valore del suo
capitale, a
prescindere dalle risorse finanziarie eventualmente apportate o prelevate dagli azionisti.
  Fonte: Giorgio Donna, paper di prossima pubblicazione
Il modello di controllo economico

           EVA > 0                            Δ GW 0     EVA< 0                             Δ GW> 0

                     VALUE CREATION                            VALUE CONSTRUCTION

           valorizzare il passato,                       rimuovere il passato,
           ottimizzare il presente,      (BARICENTRO)    sacrificare il presente,
           migliorare il futuro          (BARICENTRO)    costruire il futuro          (BARICENTRO)

           Es. l’Italia dello sviluppo                   Es. l’Italia della ricostruzione




           EVA > 0                            Δ GW < 0   EVA < 0                            Δ GW < 0

                     VALUE EXTRACTION                           VALUE DISTRUCTION

           sfruttare il passato,                         spremere il passato,       (BARICENTRO)
           massimizzare il presente, (BARICENTRO)        sopravvivere nel presente,
           trascurare il futuro                          rimuovere il futuro

           Es. l’Italia di welfare e consumismo          Es. l’Italia del duemila



Fonte: Giorgio Donna, paper di prossima pubblicazione

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  • 1. VALUTARE E CONTROLLARE LA CREAZIONE DI VALORE Roma, 19 novembre 2011 Marcello Bianchi
  • 2. IL MODELLO DELLA CREAZIONE DI VALORE
  • 3. Il concetto di creazione di valore Creare valore per l’impresa significa conseguire redditività superiori alle attese degli investitori
  • 4. La filosofia della creazione di valore Il valore dell’azienda come BARICENTRO degli OBIETTIVI dei COMPORTAMENTI dei SISTEMI di GESTIONE dei VALORI
  • 5. Un vecchio principio «…ciò che al proprietario rimane del reddito dopo aver dedotto l’interesse sul suo capitale al tasso corrente può essere chiamato profitto o guadagno dell’intraprendere» Alfred Marshall, Principles of Economics (1890)
  • 6. Lo shareholder’s value “ La teoria dello Shareholder’s Value è l’architrave ideologico del capitalismo finanziario contemporaneo. Per 20 anni ha ispirato investitori, banchieri e manager al di là e al di qua dell’Atlantico. La crisi in atto ne dovrebbe sollecitare la revisione.” Massimo Mucchetti Corriere della Sera 5 ottobre 2008
  • 7. Le critiche «Intanto, è dubbio che l’unico a rischiare sia il capitalista perché non è protetto da contratti. Il lavoratore rischia il posto e la carriera e spesso anche la salute. I fornitori rischiano l’interruzione della fornitura, le banche il rimborso del credito. Se è pieno di stock option, sarà il manager libero…….. L’esaltazione del rendimento del capitale ha condotto all’abuso del debito, che certo costringe l’impresa a una maggiore disciplina, ma con il tempo congela la crescita……….. Del resto di quali azionisti si parla? Di risparmiatori, padroni, soci di riferimento, fondi comuni, private equity, hedge funds, assicurazioni, banche……» Massimo Mucchetti, Corriere della Sera - 5 ottobre 2008
  • 8. La filosofia della creazione di valore… ... CHE SI È DIFFUSA PROGRESSIVAMENTE NELLE IMPRESE PIÙ EVOLUTE A PARTIRE DAGLI ANNI ’90… ... HA GENERATO, IN MOLTI CASI, EFFETTI ESTREMAMENTE POSITIVI ... SI È RISOLTA, SPESSO, IN UNA ENNESIMA MODA PASSEGGERA ... HA DETERMINATO, IN NON POCHE ESPERIENZE, DERIVE PERICOLOSE, FINENDO PARADOSSALMENTE PER DISTRUGGERE VALORE
  • 9. Le radici dei diversi esiti • INTERPRETAZIONE TECNICA (CREAZIONE DI VALORE = MISURA DELL’EVA) • INTERPRETAZIONE FINANZIARIA (LA CREAZIONE DI VALORE SI MISURA IN BORSA) Invece che • INTERPRETAZIONE STRATEGICA (LA CREAZIONE DI VALORE È FUNZIONE DELLA QUALITÀ COMPETITIVA) • INTERPRETAZIONE CULTURALE (LA CREAZIONE DI VALORE… DEVE ESSERE UN VALORE)
  • 10. Le conseguenze GOVERNARE IL BREVE VS/ GOVERNARE IL BREVE PENSANDO AL BREVE PENSANDO AL LUNGO GESTIRE I “NUMERI” VS/ GESTIRE LE VARIABILI DEL VALORE DEL VALORE COMUNICARE CON VS/ COMUNICARE CON TUTTI GLI AZIONISTI GLI STAKEHOLDER
  • 11. La sfida DIFFONDERE UNA CORRETTA CULTURA DELLA CREAZIONE DI VALORE CHE INTEGRI … MISURE ECONOMICHE E MISURE STRATEGICHE … RISULTATO DI BREVE E PROSPETTIVE … SODDISFAZIONE DEGLI AZIONISTI E SODDISFAZIONE DEGLI ALTRI STAKEHOLDER-CHIAVE
  • 12. I drivers della Creazione di valore • la qualità della strategia (scelte di fondo giuste o sbagliate) determina il potenziale di creazione di valore • la qualità della gestione (buona o cattiva conduzione) determina la realizzazione della creazione di valore • la qualità dell’imponderabile (buona o cattiva sorte) amplifica o riduce l’effettiva creazione di valore realizzata.
  • 13. Il total shareholders return Il Total Shareholder Return è influenzato più dallo scarto tra le aspettative e le performance reali dell’impresa, che non dal livello assoluto delle performance, determinando così il rischio del “mulinello delle aspettative”! Dividendi Variazione del prezzo del titolo Div + (P − P0 ) TSR = 1 Total P0 Shareholder Prezzo iniziale Return del titolo
  • 14. Un esempio … Sportivo Flusso di cassa Δ Valore Capitale Reddito Totale Fratelli Molinari ++ ++ ++++ Matteo Manassero + ++++ +++++ Tiger Woods ++ ____ __ Roger Federer ++++ __ ++ Rafa Nadal +++ 0 +++ Novak Djokovic ++ ++ ++++ F. Schiavone + + ++ sorelle Williams + __ _ Filippo Boniperti _ ++ +
  • 15. IL GOVERNO DELLA CREAZONE DI VALORE A BREVE TERMINE E IL COSTO DEL CAPITALE
  • 16. EVA ed Economic Profit Entity model EVA ® = Nopat – [wacc x CIN] Creazione di Reddito Tasso di Capitale valore di Operativo costo del investito esercizio Netto imposte CIN netto (wacc) Equity Model EP = Net Income – [r x Equity] Creazione di Utile Tasso di Patrimonio valore di netto costo del Netto esercizio Patrimonio Netto ® il marchio è registrato da Stern Stewart
  • 18. Le normalizzazioni VOCI VOCI • SCORTE • RISERVA LIFO • R&S • CAPITALIZZAZIONE • MARKETING • CAPITALIZZAZIONE • ATTIVITÀ FISSE • RIVALUTAZ. PER INFLAZIONE • LEASING • PATRIMONIALIZZ.E AMM.TO • PARTEC. NON CONSOLID. • VERIFICA RILEVANZA OPERATIVA • FONDO • NORMALIZZAZIONE • AMMORTAMENTI • ADEGUAMENTO ALL’INFLAZIONE • VERIFICA RILEVANZA GEST.LE • IMMOBILI CIVILI • VERIFICA RILEVANZA OPERATIVA • CAPITALE CIRCOLANTE • NORMALIZZAZIONE • DIFFERENZE CAMBIO • VERIFICA RILEVANZA OPERATIVA • FINANZIAM. SPECIALI • VERIFICA RILEVANZA OPERATIVA ------- --------- --
  • 19. Il costo del capitale DEBITI TASSO DI CAPITALE FINANZIARI INTERESSE COSTO MEDIO INVESTITO PONDERATO COSTO DI DEL NETTO PATRIMONIO OPPORTUNITÀ CAPITALE NETTO PER GLI AZIONISTI IL COSTO DELLE GLI INVESTIMENTI FONTI DI AZIENDALI LE FINANZIAMENTO (al netto delle fonti FONTI DI di finanziamento FINANZIAMENTO operative)
  • 20. Il costo del capitale Cost of Debt U.S. Other Secured Loans Unsecured Higer-Grade Lower Grade Government Government to Privately Loans to Corporate Corporate Treasuries (Risk- Debt Held Privately Held Bond Bonds free Rate) Instruments Companies Companies 4% 5% 6% 7% 8% 9% 10% 11% 12% Cost of Common Stock Large Cap Mid-Cap and Venture Micro-Cap Larger/Strong (S&P 500) Lower Cap Capitalists and Public er Private Public Public Smaller/Weaker Company Company Company Company Private company 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% Mellen Evans, Valuation for M&A, Wiley, 2010, pp. 144-145
  • 21. Il costo del capitale Returns and Standard Deviation of Returns by Asset Class for 1926-2008 Standard Arithmetic Mean 1926 - 2008 Deviation of Returns Returns Large Company Stocks 11,70% 20,60% Ibbotson Small Company Stocks 16,40% 33% Mid-Cap Stocks 13,40% 24,90% Low-Cap Stocks 14,90% 29,40% Micro-Cap Stocks 17,70% 39,20% Ibbotson Long-Term Corporate Bonds 6,20% 8,40% Ibbotson Long-Term Government Bonds 6,10% 9,40% Treasury Bills 3,80% 3,10% S. Pratt and R. Grabowski, Cost of Capital, Wiley, 2010, p.51
  • 22. Il costo opportunità degli azionisti Il costo di opportunità per gli azionisti può essere scomposto nella somma di due addendi: -risk-free rate rf = il rendimento offerto da investimenti “senza rischio”, cioè caratterizzati da una remunerazione attesa “certa” -premio per il rischio pr = il maggiore rendimento atteso ritenuto necessario dall’investitore per affrontare il rischio dell’investimento. Si ha pertanto: c = rf + pr I due addendi presentano caratteristiche sostanzialmente diverse: -rf è definibile in termini relativamente oggettivi, identificando sul mercato le opportunità di impiego più “sicure” (es. Titoli di Stato Poliennali); -rf tende a mantenersi sostanzialmente stabile nel tempo, anche su periodi molto lunghi (salvo situazioni eccezionali come conflitti o turbolenze economiche particolarmente prolungate); -pr non può essere definito oggettivamente, ma soltanto presunto attraverso stime soggettive o modelli statistici; -pr rappresenta la vera incognita del problema.
  • 23. Il costo opportunità degli azionisti 1. Capital Asset Pricing Model (CAPM) c% = rf + β x prm , dove β = coefficiente di rischio sistematico dell’impresa (esposizione dell’impresa al rischio di mercato) 2. Fama and French Three Factor Model (FF Model) c% = rf + β x pm + s x prs + h x prh, dove s = coefficiente di rischio legato alla dimensione (size) dell’impresa prs = premio di rischio aggiuntivo richiesto per imprese a bassa capitalizzazione rispetto a imprese ad alta capitalizzazione h = coefficiente di rischio legato al rapporto BV/MV (book value/market value) prh = premio aggiuntivo di rischio richiesto per imprese con alto rapporto BV/MV rispetto a imprese con basso rapporto.
  • 24. Il tasso risk free Il tasso risk-free contiene: - il rendimento reale atteso da titoli risk-free a breve termine; - il premio per il maturity risk (scadenza a a 10 anni vs/ scadenza a un anno); - il tasso di inflazione attesa nel periodo fino alla scadenza. In pratica occorre: - scegliere una moneta di riferimento (es. €); - identificare il rendimento netto del titolo a 10 anni più sicuro espresso in quella moneta (es. titoli di stato della Germania); - detrarre l’eventuale premio per il rischio di default contenuto in quel tasso, calcolato in base ai default spreads correlati al sovereign rating del paese.
  • 25. Il premio di mercato Surveys: Survey CFO USA (2010): 3% Accademici USA (2010): 6% Accademici europei (2010): 5,3% Ricerche statistiche: prm medio storico USA 1928-2010: 4,3% prm medio storico 19 mercati (ricerca 2011): 3,8% prm implicito medio USA 1960-2010: 4% prm implicito medio USA 2009: 6% prm implicito medio USA 2010: 4% prm implicito medio USA 2011: 5% Curiosità statistiche: prm medio storico USA 1802-1870: 2,2% prm medio storico USA 1871-1925: 2,9% Prm medio storico USA 1792-1925: 2,8%
  • 26. Il premio di mercato • Il premio di mercato identificato statisticamente è fortemente influenzato dai valori relativi alle imprese quotate con i più alti valori di capitalizzazione. • Pertanto tali valori possono essere considerati un riferimento plausibile per imprese: - consolidate - di grandissime dimensioni - con azioni dotate di alta liquidabilità. Conseguentemente, il premio medio di mercato stimato va integrato con premi di rischio aggiuntivi in presenza di imprese: - non consolidate (start-up o young companies risk) - di minori dimensioni (size risk) - con azioni non facilmente liquidabili (private companies risk).
  • 27. Il premio di mercato: la dimensione • Tutte le statistiche mostrano un costo del capitale superiore (fino al 5%) per imprese con capitalizzazione largamente inferiore alle maggiori. • Problema: il maggior rischio è legato alla dimensione dell’impresa o è dovuto ad altri fattori di rischio che sono in qualche modo associati alla dimensione? • Esempi di possibili fattori: le imprese quotate di minore dimensione normalmente si caratterizzano per: ridotto volume di scambi flottante più sottile (“private public” companies) minore attenzione da parte degli analisti minore trasparenza informativa. • In pratica si suggerisce di applicare al premio di mercato un coefficiente moltiplicativo δ compreso tra 1,5 e 2 a seconda della “distanza” dimensionale dell’impresa da quelle maggiori quotate.
  • 28. Il premio di mercato: la illiquidità • Rispetto alle imprese quotate, le imprese a capitale privato presentano un grado di liquidità sostanzialmente inferiore, legato alla maggiore difficoltà e ai maggiori costi di transazione della eventuale cessione di loro quote. • Al riguardo non esistono (anche se stanno lentamente formandosi) statistiche adeguatamente affidabili, mentre prevalgono prassi empiriche e rules-of-thumb. • In generale, è plausibile ipotizzare uno sconto medio per illiquidità dell’ordine del 25-35%. • In pratica, si suggerisce di applicare al premio di mercato un coefficiente moltiplicativo λ pari a 2 per un’impresa non quotata, eventualmente riducibile a 1,5 se l’impresa, pure non quotata, ha una compagine azionaria di natura prevalentemente finanziaria o comunque ha caratteristiche tali da renderla facilmente “quotabile”.
  • 29. Il premio di mercato: la giovinezza • Le start-up, le imprese appena avviate e quelle più “giovani” e non ancora assestate presentano una maggiore rischiosità legata alla mancanza di dati storici di riferimento e alla maggiore probabilità di default. • Infatti, gli operatori finanziari specializzati nel supportare tali iniziative (venture capital, business angels) richiedono rendimenti largamente superiori a quelli normali (dal 40% al 70% a seconda dello stadio di sviluppo dell’impresa). • In pratica si suggerisce, per le imprese che rientrano in tali fattispecie, di moltiplicare il premio di mercato per un coefficiente che può andare da 1,5 (impresa giovane ancora in forte sviluppo ma in fase di assestamento) a 2 (impresa ancora in rodaggio, in procinto di crescere e trasformarsi notevolmente) fino a 3 (impresa in start-up).
  • 30. Il coefficiente Beta • La modalità più diffusa di quantificare il coefficiente di rischio relativo dell’impresa deriva dalla applicazione del CAPM, per il quale c = rf + β x prm • In particolare, secondo il CAPM il coefficiente Beta è dato dalla correlazione tra l’andamento del prezzo del titolo e l’andamento del mercato complessivo. In altri termini: β >1 significa che il titolo si muove in modo amplificato rispetto all’indice di mercato; β = 1 significa che il titolo si muove in modo parallelo al mercato; β < 1 significa che il titolo si muove in modo ridotto rispetto al mercato.
  • 31. Componenti del βe • La rischiosità operativa, misurata dal βo (operativo) o βu (unlevered) o βa (asset), esprime il grado di rischio che il mercato attribuirebbe all’impresa se questa non avesse debiti, e quindi non avesse alcuna rischiosità di tipo finanziario. βa dipende esclusivamente dalle caratteristiche dei business in cui l’impresa opera e dal profilo strutturale e competitivo dell’impresa. • La rischiosità finanziaria esprime la maggiore rischiosità che il mercato attribuisce all’impresa per effetto del suo grado di indebitamento finanziario.
  • 32. Il rischio finanziario • E’ funzione del grado di indebitamento finanziario (Leverage) dell’impresa. • Per livelli di Leverage contenuti o normali (0 < L < 1), essendo L il rapporto tra Posizione Finanziaria Netta e Patrimonio Netto calcolato sui valori economici, vale la formula: βpn = βop x (1 + L) • Per livelli di leverage superiori (L > 1) aumenta progressivamente il rischio di dissesto, per cui βpn = βop x (1 + L) x (1 + α) essendo α = probabilità di dissesto • Il coefficiente di rischio finanziario (maggiore rischiosità del patrimonio netto rispetto ad una situazione unlevered) è dato da βf = βop x [ L x (1 + α) + α], essendo α = 0 per livelli di L compresi tra 0 e 1. • Si noti che il rischio finanziario è funzione diretta del rischio operativo.
  • 33. Il rischio (βe) … PUÒ ESSERE APPREZZATO ATTRAVERSO: • DATI DI MERCATO • ANALISI DI TIPICI DRIVERS DI RISCHIO
  • 34. Il rischio (βe) secondo il mercato Industry Nam e Beta Equity D/E Tax Rate Beta Asset Advertising 1,39 23,31% 15,63% 1,16 Air Transport 1,42 64,18% 16,37% 0,92 Apparel 0,91 21,78% 20,03% 0,78 Auto & Truck 1,06 204,93% 16,79% 0,39 Auto Parts 0,91 79,70% 19,01% 0,55 Bank 0,67 78,81% 28,00% 0,43 Beverage 0,56 15,60% 24,77% 0,50 Biotechnology 1,10 2,71% 6,36% 1,08 Chemical 0,83 42,12% 18,37% 0,61 Coal 1,17 56,24% 13,58% 0,79 Computer Software/Svcs 1,92 5,53% 11,58% 1,83 Drug 1,14 7,41% 7,42% 1,07 E-Commerce 3,06 7,96% 2,91% 2,84 Educational Services 1,16 2,82% 19,14% 1,13 Electronics 1,48 34,51% 21,63% 1,17 Entertainment 1,20 28,16% 11,51% 0,96 Financial Svcs. (Div.) 0,94 143,34% 18,83% 0,43 Food 0,66 34,66% 23,78% 0,52 Human Resources 1,00 9,25% 62,47% 0,96 Industrial Services 0,85 32,96% 19,88% 0,67 Information Services 1,10 15,51% 24,95% 0,99 Insurance 0,85 13,46% 11,84% 0,76 Internet 2,47 13,07% 1,48% 2,19 Machinery 0,80 62,48% 22,27% 0,54 Maritime 0,83 125,18% 22,01% 0,42 Medical Services 0,87 30,98% 15,91% 0,69 Natural Gas 0,87 104,73% 23,08% 0,48 Petroleum 0,79 38,95% 15,39% 0,59 Power 1,66 366,31% 12,95% 0,40 Precious Metals 0,38 15,73% 5,54% 0,33 Precision Instrument 1,36 15,02% 10,47% 1,20 Restaurant 0,77 25,12% 38,82% 0,67 Retail Store 0,96 25,28% 21,43% 0,80 Telecom. Services 1,62 84,39% 10,13% 0,92 Textile 0,86 481,36% 12,88% 0,17 Tobacco 0,71 30,52% 35,17% 0,59 Wireless Networking 2,12 115,75% 4,47% 1,01
  • 35. Il rischio (βe) secondo il mercato: limiti • Pure godendo di ampia diffusione nel mondo finanziario, il β è oggetto di critiche crescenti, che ne mettono in discussione la validità sotto un profilo sia teorico che pratico. • Sul piano teorico, oltre al problema legato alla molteplicità dei valori (per uno stesso titolo) derivante dall’impiego di modelli statistici diversi o di periodi temporali di riferimento diversi, si osserva che: - gli investitori non sono perfettamente diversificati, e spesso lo sono in misura limitata; - i valori di Borsa subiscono una ampia volatilità connessa a movimenti speculativi che ne minano pesantemente la capacità di esprimere razionalmente il cosiddetto fair value delle imprese quotate; - in tutti i mercati la capitalizzazione totale presenta un alto grado di concentrazione su un numero relativamente limitato di titoli, e in molti mercati questo fenomeno è particolarmente rilevante (vedi Italia). Di conseguenza, il β di un titolo rischia di corrispondere alla sua correlazione con l’andamento dei titoli di poche imprese, invece che del mercato complessivo;
  • 36. Il rischio (βe) secondo il mercato: limiti - sono presenti in modo diffuso e consistente imprese quotate con quote di controllo anche significative; - la crescente turbolenza economica e dei mercati finanziari aumenta la probabilità che le condizioni di rischio apprezzate con riferimento al passato possano non essere un valido riferimento anche per il futuro; - a parte poche eccezioni, i mercati di Borsa sono molto lontani dal modello della perfetta efficienza, e anche i mercati più efficienti (o meno inefficienti) seguono spesso comportamenti irrazionali. • Sul piano pratico occorre inoltre tenere conto che: - β non è osservabile per imprese non quotate; - β non è significativo per titoli “sottili” (imprese con flottante limitato); - β rappresenta un ‘informazione inadeguata per l’impresa diversificata (multibusiness), in quanto misura al meglio la “media” tra le rischiosità dei diversi business; - β è il risultato di una costruzione teorica sofisticata e non facilmente intellegibile; - β nasce da un modello finanziario, e non trasmette indicazioni utili al management operativo per il governo del rischio d’impresa.
  • 37. Il (βa) in base ai drivers di rischio Sensibilità al ciclo economico RISCHIOSITÀ SETTORIALE Crescita βasset Sensibilità ai “LOGICO volumi RISCHIOSITÀ ” STRUTTURALE (vulnerabilità operativa) Sensibilità alle ragioni di scambio Orientamento alla crescita βe RISCHIOSITÀ STRATEGICA “LOGICO (vulnerabilità strategica) ” Forza Competitiva
  • 38. Il (βa) in base ai drivers di rischio Grado di volatilità (fattori naturali o speculativi) Rischiosità Grado di ciclicità (fattori economici congiunturali) ambientale Potenziali discontinuità (fattori tecnologici, sociali, politici) Rischiosità settoriale Crescita attesa ρ (ciclo di vita del business) Regime di Rischiosità mercato competitiva Rivalità di mercato Mood Pressione concorrenziale competitiva Barriere all’entrata
  • 39. Il (βa) in base ai drivers di rischio Rischio di Intensità di capitale fisso volume (leva operativa) Intensità di lavoro fisso Rischiosità struttur. Concentrazione clienti σ A valle Trasferibilità Forza negoziale variazione verso clienti Rischio di prezzi valore Concentrazione fornitori aggiunto A monte Forza negoziale verso fornitori Grado di valore aggiunto
  • 40. Il (βa) in base ai drivers di rischio Rischio di Consistenza del patrimonio strategico posizionamento competitivo Solidità (durata) del patrimonio strategico Rischiosità strategica τ Rischio di Grado di aggressività della strategia orientamento strategico Grado di resistenza al cambiamento
  • 41. Dal βa al βe Attraverso questo modello, βE può essere determinato come  D  β E = β A 1 + (1 − t D )   E 
  • 42. IL GOVERNO STRATEGICO DELLA CREAZIONE DI VALORE
  • 43. «Oggi la gente conosce il prezzo di tutte le cose ma ne ignora il valore» Oscar Wilde Il ritratto di Dorian Gray
  • 44. Il valore dell’azienda VALORE VALORE CREATO CREATO VALORE TOTALE TOTALE VALORE ECONOMICO (MVA) (MVA) ECONOMICO DELL’IMPRESA (Goodwill) (Goodwill) PER L’AZIONISTA V (Enterprise Value) (Equity Value) PATRIMONIO NETTO CIN (rettificato) POSIZIONE FIN. NETTA V = Valore Economico (Intrinseco) dell’Impresa CIN = Capitale investito netto GOODWILLl= Avviamento MVA = Market value added
  • 45. Il valore del Goodwill EVA® EVA® EVA® FUTURI > 0 FUTURI ≈ 0 FUTURI < 0 ATTESI ATTESI ATTESI Goodwill Badwill CIN CIN V V (rettifi (rettifi CIN cato) cato) (rettificato) V V = Valore economico dell’azienda
  • 46. Il valore del Goodwill CAP • QUALITÀ DEL BUSINESS • PATRIMONIO STRATEGICO EVA (GOODWILL) • REDDITO • PATRIMONIO • CAPITALE INVESTITO STRATEGICO • COSTO DEL CAPITALE • STADIO DEL BUSINESS CAP = competitive advantage period g g = tasso di crescita di EVA
  • 47. Il valore del Goodwill Il valore del Goodwill dipende da: - l’entità del capitale investito operativo - l’entità dello spread tra ROI atteso (al netto delle imposte) e costo del capitale investito; - la durata attesa dello spread; - la crescita attesa del capitale investito nel periodo caratterizzato da uno spread ≠ 0.
  • 48. L’esempio TIM LEGENDA: PV of EVA® = Valore attuale degli EVA® futuri attesi (12 anni) Terminal Value = Valore attuale della capitalizzazione dell’EVA® del 12° anno Implicit Operating Value = Valore economico del capitale investito operativo Implicit Total Value = Valore economico del capitale investito totale Implicit Equity Value = Valore economico del patrimonio degli azionisti (Share Holders Value)
  • 49. L’esempio Geox Calcolo EVA per Valutazione ROIn medio (RONA) 31,3% rf 4% Pm 4% Beta equity 0,9 Costo dell'equity 7,6% 2001 2002 2003 2004 D/E -0,16 Geox Year Year Year Year/04 Costo della PFN ns DATI ECONOMICI WACC 7,6% GRUPPO CIN 126 Revenues 148 180 254 340 EVA 29,8 EBITDA 16 31 50 87 EBIT 12 24 39 73 EBT 10 20 34 68 Valutazione Utile/Perdita netta di Gruppo 8 19 31 53 Eva 29,8 DATI PATRIMONIALI Ipotesi Primo stadio Capitale Investito Netto 53 76 109 126 g 32,1% Attivo fisso netto 31 44 61 67 CAP 5 Attivo circolante netto 21 32 48 59 CVT primo stadio 218 Patrimonio netto 19 39 69 150 Ipotesi Secondo stadio Posizione finanziaria netta 34 37 40 -24 g 10% INDICI REDDITUALI E FINANZIARI CAP 10 Return on Equity (ROE) 40,29% 50,46% 44,59% 35,00% CVT secondo stadio 856 Return on Investment (ROI) 22,69% 31,47% 35,39% 57,64% Ebit/Ricavi (ROS) 8,09% 13,27% 15,22% 21,36% CVT 1073 Capital Turnover 2,81 2,37 2,33 2,70 CIN 126 Tax Rate 23,99% 0,36% 9,16% 22,97% + Liquidità 24 Return on Investment netto (ROIn) 17,24% 31,36% 32,15% 44,40% VALORE 1.224 Debt / Equity 1,82 0,97 0,59 -0,16 Capitalizzazione al 31/01/2005 1.451 (Dati in milioni di euro) Capitalizzazione al 31/12/2005 2.403
  • 54. I drivers del goodwill QUALITÀ DEL BUSINESS REDDITIVITÀ COSTO DEL CAPITALE QUALITÀ QUALITÀ DELLA DELL’ STRATEGIA GOOD IMPRESA WILL DURATA DEL VANTAGGIO CRESCITA ATTESA COMPETITIVO QUALITÀ DELLA GOVERNANCE
  • 55. I drivers del goodwill La capacità di creare valore può essere esaltata o penalizzata dalla qualità dell’impianto direzionale QUALITÀ DEL TOP MANAGEMENT SISTEMI DI INCENTIVAZIONE MISURE DI PERFORMANCE e dalla qualità del modello di governance COMPOSIZIONE DEL BOARD INDIPENDENZA MODALITÀ DI FUNZIONAMENTO SISTEMI DI COMPENSO
  • 56. Livelli della Creazione di Valore PORTAFOGLIO I CORPORATE BUSINESS BUSINESS II UNIT BUSINESS UNIT UNIT PROCESSO III DI PROCESSO PROCESSO BUSINESS DI BUSINESS DI BUSINESS
  • 57. Strategie di Creazione di Valore di business ROI > WACC strategia di Strategia di strategia di costo differenziazione riduzione del rischio Agire sulla value proposition: Agire sui processi: Agire sul costo del capitale: Prezzo Economie di scala e di scopo Diversificazione business Qualità Efficienza (costi e circolante) Leva finanziaria Servizio outsourcing Riduzione del rischio operativo funzionalità ROI = nopat /cin inizio anno
  • 58. Strategie di Creazione di Valore di business CREAZIONE DI VALORE ECCELLENZA COMPETITIVA CUSTOMER VALUE PROPOSITION ECCELLENZA NEI PROCESSI PROCESSI CHIAVE ECCELLENZA NELLE RISORSE PATRIMONIO STRATEGICO DI RISORSE
  • 59. Strategie di Creazione di Valore di business Il modello di creazione di valore Per creare valore l’Azienda deve creare valore per il cliente riuscendo a “trattenere per sé” una parte del valore creato. CV per il cliente CV per l’Azienda VALORE PER IL CLIENTE PREZZO (incluso costo del capitale) COSTI Vs. Vs. CATENA DEL VALORE Struttura dei Pos.to di Proposta di costi prezzo valore Conseguentemente, il modello di creazione di valore si compone di tre elementi:  la Proposta di Valore per il cliente  Il livello dei costi dell’impresa  il Vantaggio Competitivo ricercato.
  • 60. Strategie di Creazione di Valore di business Il vantaggio competitivo definisce le variabili rispetto alle quali l’Azienda intende realizzare performance migliori rispetto alla media della concorrenza. Tipi “generici” di vantaggio competitivo: • di costo - valore dell’offerta al mercato allineato alla concorrenza - costi strutturalmente inferiori • di differenziazione - valore dell’offerta al mercato superiore alla concorrenza - costi allineati • di scala - quota di mercato superiore alla concorrenza - “customer captivity”
  • 61. Strategie di Creazione di Valore di business Il Patrimonio Strategico consiste nella dotazione di risorse da cui dipende la performance competitiva di un processo-chiave. P CAPITALE PROFESSIONALE - Famiglie professionali - Conoscenze - Esperienze - potenziale R CAPITALE RELAZIONALE - Vs clienti - Profondità - Vs fornitori - Longevità - Vs partner - estensione - Vs istituzioni O CAPITALE ORGANIZZATIVO - Data-base - Codificazione - Procedure - Diffusione - Sistemi - aggiornamento - Valori culturali F CAPITALE FINANZIARIO - Capitale di rischio - Costo - Capitale di debito - Disponibilità - Flessibilita I CAPITALE IMMATERIALE - Marchi - Unicità - Brevetti - Esclusività - concessioni - durata T CAPITALE TANGIBILE - impianti - localizzazione - sedi - dimensionamento - reti - qualità
  • 62. Strategie di Creazione di Valore di business La difendibilità di un vantaggio competitivo tende ad essere diversa a seconda del tipo di vantaggio. In particolare: 1. vantaggio competitivo di costo: bassa difendibilità (ipotesi-base: 4 anni); 2. vantaggio competitivo di differenziazione: media difendibilità (ipotesi-base: 8 anni); 3. vantaggio competitivo di scala (volume): alta difendibilità (ipotesi-base: 16 anni).
  • 63. Strategie di Creazione di Valore di business La durata di un vantaggio competitivo tende ad essere maggiore quanto più consistente è la forza competitiva dell’impresa e quanto più solido è il suo patrimonio strategico (e viceversa). Di conseguenza, il numero di anni dell’ipotesi di base (collegata al tipo di vantaggio competitivo) va corretto attraverso un coefficiente collegato al valore competitivo dell’impresa . In pratica: vantaggio (svantaggio) competitivo modesto: hp. base x 0.7 vantaggio (svantaggio) competitivo medio: hp. base x 1 vantaggio (svantaggio) competitivo rilevante: hp. base x 1,4
  • 64. Strategie di Creazione di Valore di business • Il tasso di erosione (decay) dello spread può essere definito in corrispondenza alla durata prevista dello spread attraverso la relazione d = 1 / n, essendo n =durata stimata dello spread. Esempio: n = 10 anni d = 1/10 = 10% • La modalità indicata ipotizza un tasso lineare di erosione del vantaggio competitivo. • Una eccezione può essere costituita da casi in cui il vantaggio competitivo dell’impresa è legato a fattori ben identificabili aventi una vita delimitata nel tempo (es. brevetto, concessione, ecc.). In tali casi, la durata del vantaggio competitivo può essere associata a tale orizzonte, e il tasso di decay può essere azzerato, ipotizzando che il vantaggio competitivo si azzererà “di colpo” al termine del periodo considerato.
  • 65. Strategie di Creazione di Valore di business La crescita amplifica il Goodwill in senso positivo (se spread > 0) o negativo (se spread < 0). • Le formule utilizzate assumono che la crescita avvenga in condizioni di redditività costante. • Il tasso di crescita g da utilizzare nei calcoli deve rappresentare la crescita media prevedibile nel periodo di durata dello spread. • Il tasso g può essere definito sulla base di due fattori principali: - lo stadio di vita del business; - l’orientamento strategico dell’impresa.
  • 66. Valutazione di una strategia di cambiamento Per determinare il Goodwill, occorre dividere l’orizzonte futuro in due segmenti: - il primo segmento si estende al periodo di cambiamento, cioè a tutto l’arco temporale ritenuto necessario per pervenire al posizionamento competitivo desiderato; - Il secondo segmento riguarda il periodo successivo a quello di cambiamento. Per il primo segmento, il calcolo del goodwill non potrà che basarsi su una proiezione analitica dei risultati attesi anno per anno in relazione ai piani di cambiamento, e quindi sarà pari al valore attuale dei redditi futuri attesi, attualizzati ad un costo del capitale che incorpori il rischio del cambiamento. Per il secondo periodo, che fa riferimento ad una situazione di “regime competitivo” futuro, il calcolo del goodwill potrà essere elaborato utilizzando le formule e i criteri prima indicati, con la differenza che in questo caso il procedimento è destinato a stimare il valore di goodwill che l’impresa potrà avere al termine del periodo di cambiamento. Pertanto, tale valore, oltre che incorporare nel costo del capitale il rischio del cambiamento, dovrà anche essere attualizzato per essere riportato al momento attuale.
  • 67. Strategie di Creazione di Valore di Portafoglio Il Goodwill complessivo di Corporate è pari alla somma dei Goodwill di ogni business. A rigore, da tale somma occorrerebbe tuttavia dedurre il valore (negativo) dei cosiddetti “costi di corporate”, intesi come i costi che l’impresa sostiene non a beneficio dei business (es. servizi gestiti centralmente), ma a beneficio del governo del portafoglio strategico complessivo. I costi di corporate possono essere identificati distinguendo i costi delle strutture centrali di un’impresa tra “costi dell’azionista” e “costi dei business”, e addebitando ai business soltanto questi secondi. Il valore dei costi di corporate è dato dalla capitalizzazione dei costi annuali di corporate al tasso di costo del capitale operativo medio dell’impresa.
  • 68. Strategie di Creazione di Valore di Portafoglio I I PILASTRI DISTRUTTORI CRESCITA RAFFORZAMENTO COMPETITIVO ALTO DIFESA DELLO SPREAD RIDEFINIZIONE DEI BUSINESS RIDIMENSIONAMENTO CAPITALE INVESTITO I I COMPLEMENTI DISTRATTORI SVILUPPO ABBANDONO NICCHIA BASSO SVILUPPO OPZIONI REALI CESSIONE POSITIVA NEGATIVA CREAZIONE DI VALORE
  • 70. “Scorrono troppe cose in primo piano e non sappiamo dire niente di quel che succede dietro” HEINRICH BÖLL
  • 71. Ciò che viene misurato viene fatto. Se siete alla ricerca di un metodo per cambiare il modo in cui agisce una organizzazione, cambiate il suo sistema di misurazione. Mason Haire University of California
  • 72. Il controllo dei value drivers EVA® ( RONA - WACC ) X CIN O ROI) Struttura Portafoglio Finanz. - Business X Rotazione del Costo del ((1-t) X % Ros) - Prodotti capitale debito Politica fiscale investito netto Liquidità - Mercati Margine di - Costi fissi Tassi di - Clienti contribuzione % mercato Vendite Vendite Politiche di % cap. fisso Capitale Premio di Make or buy rischio Prezzi vendita VOLUMI netto circolante Rischio Acquisizioni Dim. Costi fissi: netto Dismissioni Prezzi risorse Investimenti - Progettazione gg. credito Ristrutturazioni Mix (prodotti, …) Disinvestimenti gg. scorte Efficienza comm. - Produzione Saturazione Efficienza produtt. gg. fornitori - Marketing - Amministrazione t= aliquota fiscale
  • 73. Il controllo dei generatori di valore nel lungo termine VALORE DELLIMPRESA CAPITALE GOODWILL INVESTITO NETTO CREAZIONE GROWTH DI VALORE COMPETITIVE A BREVE ADVANTAGE (EVA®) PERIOD A BREVE A MEDIO TERMINE TERMINE REDDITIVITÀ COSTO DEL OPERATIVA CAPITALE RISCHIO QUALITÀ OPERATIVO DEL BUSINESS RISCHIO PATRIMONIO FINANZIARIO STRATEGICO ATTRATTIVITÀ CAPITALE CAPITALE TANGIBILE CAPITALE FINANZIARIO INTELLETTUALE RISCHIO CAPITALE CAPITALE CAPITALE RELAZIONALE UMANO ORGANIZZATIVO
  • 74. Il controllo dei value drivers • Value proposition • Costo INDICATORI DI CUSTOMER • Prestazioni SATISFACTION • Servizio • Immagine • Processi-chiave • Marketing • Operations • Innovation INDICATORI DI EFFICIENZA, • Support QUALITA’, MIGLIORAMENTO, INNOVAZIONE • Patrimonio strategico • Professionale (human capital) • Relazionale (clienti/fornitori/partner) • Organizzativo (sistemi/procedure/know-how) • Finanziario • Immateriale (marchi, brevetti, licenze, concessioni, ecc.) • Tangibile INDICATORI DI STOCK, DI SVILUPPO, DI PROGETTO
  • 75. Il modello di controllo economico L’Economic Profit Totale di un certo periodo (TEP) può essere calcolato attraverso la somma di due addendi: TEP = CEP + SEP Il primo addendo, che può essere definito Economic Profit Corrente (CEP)… … è dato dall’espressione CEP = RN – c% x (PN + GW) … misura la Creazione di valore realizzata attraverso “la raccolta” ... è conseguenza della qualità della gestione corrente … esprime in che misura la gestione di un certo esercizio ha saputo mettere a frutto il capitale a disposizione ... contiene elementi relativamente oggettivi (RN e PN) ed elementi prevalentemente soggettivi (c e GW) … è orientato al breve termine … si differenzia dai parametri normalmente proposti (EVA, EP, RI, RR, ecc.) per il fatto che porta a deduzione anche il costo del capitale relativo al Goodwill. Interpretazione: - un TEP maggiore o minore di zero sta rispettivamente a significare che la gestione ha tratto dall’impiego del capitale più o meno di quanto quel capitale “merita”; - Il valore atteso più logico per TEP dovrebbe essere pari a zero (effettivo pareggio economico); - un TEP significativamente diverso da zero (positivo o negativo) può indurre a sospettare che il valore attribuito a GW non sia plausibile, cioè che GW sia rispettivamente sottovalutato o sopravalutato. Fonte: Giorgio Donna, paper di prossima pubblicazione
  • 76. Il modello di controllo economico Il secondo addendo, che può essere definito Economic Profit Strategico (SEP) … è dato dalla variazione di valore intervenuta nel Goodwill SEP = ∆GW … esprime la creazione di valore derivante “dalla semina” … è conseguenza della qualità della gestione strategica … è fortemente soggettivo … è orientato al futuro di medio e lungo termine … di regola è escluso dalle metriche di misura della creazione di valore. Interpretazione: - un SEP maggiore, uguale o inferiore a zero significa che, nel corso dell’esercizio, la gestione dell’impresa ha creato le premesse per risultati futuri rispettivamente migliori, uguali o peggiori di quelli che erano stati stimati all’inizio dell’esercizio; - SEP indica pertanto se l’impresa ha aumentato, conservato o consumato il valore del suo capitale, a prescindere dalle risorse finanziarie eventualmente apportate o prelevate dagli azionisti. Fonte: Giorgio Donna, paper di prossima pubblicazione
  • 77. Il modello di controllo economico EVA > 0 Δ GW 0 EVA< 0 Δ GW> 0 VALUE CREATION VALUE CONSTRUCTION valorizzare il passato, rimuovere il passato, ottimizzare il presente, (BARICENTRO) sacrificare il presente, migliorare il futuro (BARICENTRO) costruire il futuro (BARICENTRO) Es. l’Italia dello sviluppo Es. l’Italia della ricostruzione EVA > 0 Δ GW < 0 EVA < 0 Δ GW < 0 VALUE EXTRACTION VALUE DISTRUCTION sfruttare il passato, spremere il passato, (BARICENTRO) massimizzare il presente, (BARICENTRO) sopravvivere nel presente, trascurare il futuro rimuovere il futuro Es. l’Italia di welfare e consumismo Es. l’Italia del duemila Fonte: Giorgio Donna, paper di prossima pubblicazione