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Aggregato alla Facoltà di
scienze dell’Educazione
Studente: Serena Berton
Matricola: 4060
• nel 2012 circa 177.000 i decessi attribuibili a
tumore; i tumori sono la seconda causa di
morte (29% di tutti i decessi) – ISTAT
• nel 2010, le persone che vivevano in Italia
dopo una diagnosi di tumore erano 2.587.347
(il 4,4% della popolazione italiana) – AIRTUM
• Dal 2014 il numero degli italiani che vivono
dopo una diagnosi di tumore sono in aumento
di circa il 3% l’anno – AIRTUM
• Se la cura specifica non ha più
effetto sulla malattia, vengono a
meno le realistiche possibilità di
recupero.
• La malattia compromette
gravemente l’organismo,
conducendo la persona alla morte
in un tempo non definibile.
• pàllium - indumento usato nell’antica
Roma che si indossava sopra la tunica
e copriva parte del corpo.
• Con l’inizio della fase terminale viene
introdotta la cura palliativa.
Terapia di copertura del dolore, agisce
sulla malattia senza rimuovere la sua
origine.
• Primo medico ad intraprendere gli studi
farmacologici sull’attenuazione del dolore nei
malati terminali.
• Si accorse che la cura farmacologica per il
contenimento del dolore fisico non esauriva la
sofferenza della persona.
• Necessità di affrontare anche il versante
psicologico, sociale e spirituale – introdusse il
concetto di dolore totale
• 1967 nacque il St. Christoper Hospital che ospitava
solo pazienti oncologici nell’ultimo stadio di vita.
La moderna medicina palliativa si fonda sugli
stessi principi tracciati dalla dottoressa Sauders.
• afferma il valore della vita, riconoscendo la
morte come evento naturale
• non prolunga e non abbrevia l’esistenza del
malato
• solleva dal dolore e dagli altri sintomi
• è considerato l’aspetto psicologico e spirituale
• il paziente è supportato ed incentivato a vivere
più attivamente possibile
• la famiglia è supportata ad affrontare la malattia
ed accompagnata nella rielaborazione del lutto
• L’hospice è la struttura ospedaliera
residenziale dove si trasferisce il malato
negli ultimi giorni. L’ambiente è curato per
assicurare un aspetto dignitoso.
• Luogo tranquillo, inserito in un area verde.
• Libero accesso ai familiari durante le
ventiquattro ora, con la possibilità di
permanere nella struttura.
• Dagli anni Ottanta si è ampliato progressivamente il
ricorso all’assistenza domiciliare.
Oggi è molto diffuso e viene preferito al soggiorno
in hospice.
La permanenza nella propria dimora con le persone
care riduce i sentimenti di depressione e di paura.
• presenza del care giver: un familiare che viene
formato dall’equipe assistenziale sulle operazioni
da compiere nell’ ambiente domestico.
• Richiede un profondo coinvolgimento da parte
della famiglia, aiuta a ad entrare gradualmente in
confidenza con l’idea della perdita.
• La famiglia stessa è considerata unità di cura.
• Limita la disabilità fisica e i deficit psico-
cognitivi che frequentemente seguono la
malattia.
• Vengono svolti esercizi fisici al fine di
fronteggiare la stanchezza fisica e mentale.
• Le sedute sono collettive, offre la possibilità
di socializzare con chi affronta lo stesso
percorso.
• https://www.youtube.com/watch?v=cy1lY5W
LhOw
• Cooperazione tra psicologo ed educatore
• Obiettivi: aiutare la famiglia a dialogare e
raccontare (accogliere vicendevolmente il
racconto dell’altro, aiuta ad accogliere il
momento della perdita e sentirsi uniti) e
offrire la possibilità di salutarsi
• L’educatore lancia gli input, lo psicologo
raccogli gli output.
• All’educatore il compito di approcciarsi e
rompere il ghiaccio, conducendo attività
manuali e cooperative che coinvolgano tutti i
membri.
• Le attività manuali e cooperative richiedono
il contributo di tutti. Possono essere
importanti esperienze di condivisione e
apertura.
• Esempi: dipingere collettivamente, creare
oggetti materiali come una raccolta
fotografica della famiglia, cucinare, etc.
• Allo psicologo il compito della
rielaborazione, potendo partire anche
dall’esperienza conclusa.
• SICP Società Italiana di Cure Palliative
• Federazione Cure Palliative Onlus
• Fondazione Gigi Ghirotti Onlus
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Volontariato in Oncologia

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Approccio psico-pedagogico alla malattia oncologica terminale

  • 1. Aggregato alla Facoltà di scienze dell’Educazione Studente: Serena Berton Matricola: 4060
  • 2. • nel 2012 circa 177.000 i decessi attribuibili a tumore; i tumori sono la seconda causa di morte (29% di tutti i decessi) – ISTAT • nel 2010, le persone che vivevano in Italia dopo una diagnosi di tumore erano 2.587.347 (il 4,4% della popolazione italiana) – AIRTUM • Dal 2014 il numero degli italiani che vivono dopo una diagnosi di tumore sono in aumento di circa il 3% l’anno – AIRTUM
  • 3. • Se la cura specifica non ha più effetto sulla malattia, vengono a meno le realistiche possibilità di recupero. • La malattia compromette gravemente l’organismo, conducendo la persona alla morte in un tempo non definibile.
  • 4. • pàllium - indumento usato nell’antica Roma che si indossava sopra la tunica e copriva parte del corpo. • Con l’inizio della fase terminale viene introdotta la cura palliativa. Terapia di copertura del dolore, agisce sulla malattia senza rimuovere la sua origine.
  • 5. • Primo medico ad intraprendere gli studi farmacologici sull’attenuazione del dolore nei malati terminali. • Si accorse che la cura farmacologica per il contenimento del dolore fisico non esauriva la sofferenza della persona. • Necessità di affrontare anche il versante psicologico, sociale e spirituale – introdusse il concetto di dolore totale • 1967 nacque il St. Christoper Hospital che ospitava solo pazienti oncologici nell’ultimo stadio di vita.
  • 6. La moderna medicina palliativa si fonda sugli stessi principi tracciati dalla dottoressa Sauders. • afferma il valore della vita, riconoscendo la morte come evento naturale • non prolunga e non abbrevia l’esistenza del malato • solleva dal dolore e dagli altri sintomi • è considerato l’aspetto psicologico e spirituale • il paziente è supportato ed incentivato a vivere più attivamente possibile • la famiglia è supportata ad affrontare la malattia ed accompagnata nella rielaborazione del lutto
  • 7. • L’hospice è la struttura ospedaliera residenziale dove si trasferisce il malato negli ultimi giorni. L’ambiente è curato per assicurare un aspetto dignitoso. • Luogo tranquillo, inserito in un area verde. • Libero accesso ai familiari durante le ventiquattro ora, con la possibilità di permanere nella struttura.
  • 8. • Dagli anni Ottanta si è ampliato progressivamente il ricorso all’assistenza domiciliare. Oggi è molto diffuso e viene preferito al soggiorno in hospice. La permanenza nella propria dimora con le persone care riduce i sentimenti di depressione e di paura. • presenza del care giver: un familiare che viene formato dall’equipe assistenziale sulle operazioni da compiere nell’ ambiente domestico. • Richiede un profondo coinvolgimento da parte della famiglia, aiuta a ad entrare gradualmente in confidenza con l’idea della perdita. • La famiglia stessa è considerata unità di cura.
  • 9. • Limita la disabilità fisica e i deficit psico- cognitivi che frequentemente seguono la malattia. • Vengono svolti esercizi fisici al fine di fronteggiare la stanchezza fisica e mentale. • Le sedute sono collettive, offre la possibilità di socializzare con chi affronta lo stesso percorso. • https://www.youtube.com/watch?v=cy1lY5W LhOw
  • 10. • Cooperazione tra psicologo ed educatore • Obiettivi: aiutare la famiglia a dialogare e raccontare (accogliere vicendevolmente il racconto dell’altro, aiuta ad accogliere il momento della perdita e sentirsi uniti) e offrire la possibilità di salutarsi • L’educatore lancia gli input, lo psicologo raccogli gli output.
  • 11. • All’educatore il compito di approcciarsi e rompere il ghiaccio, conducendo attività manuali e cooperative che coinvolgano tutti i membri. • Le attività manuali e cooperative richiedono il contributo di tutti. Possono essere importanti esperienze di condivisione e apertura. • Esempi: dipingere collettivamente, creare oggetti materiali come una raccolta fotografica della famiglia, cucinare, etc. • Allo psicologo il compito della rielaborazione, potendo partire anche dall’esperienza conclusa.
  • 12. • SICP Società Italiana di Cure Palliative • Federazione Cure Palliative Onlus • Fondazione Gigi Ghirotti Onlus • LILT Lega Italiana per la Lotta contro il Tumore • F.A.V.O Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia