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Di destra e di sinistra
“Né destra né sinistra” può essere una formula efficace per raccoglie-
re voti alle elezioni. Secondo alcuni osservatori, infatti, un terzo dei
nuovi voti 5 Stelle del 4 marzo 2018 vengono da destra, un terzo da si-
nistra e un terzo da ex astenuti. Quando però si deve governare, le carte
vanno messe sul tavolo e non è più possibile far contenti tutti. Tra ricchi
e poveri, giovani e anziani, uomini e donne, meridionali e settentrionali
bisogna scegliere chi aiutare di più e in che proporzione rispetto agli al-
tri. Non è possibile togliere ai ricchi per dare ai poveri (sinistra), e nello
stesso tempo togliere ai poveri per dare ai ricchi (destra).
Abbiamo visto che gli europarlamentari 5 Stelle hanno avuto un
comportamento di voto molto di sinistra nella legislatura 2014-19. Ciò
gli fu possibile stando a Bruxelles, lontani dalla centrale milanese del
Movimento. Nell’Europarlamento, inoltre, contano meno le apparte-
nenze di partito e di più le alleanze che si stabiliscono su singoli temi tra
gruppi di parlamentari di partiti anche molto diversi su singoli temi –
ossia su idee “buone o cattive”, direbbe Gianroberto. Ma dovrebbe ri-
conoscere che gli europarlamentari 5 Stelle hanno trovato il massimo di
idee buone a sinistra e il minimo a destra.
Per gli eletti 5 Stelle nel Parlamento italiano le cose stanno diversa-
mente. Essi, infatti, sono controllati dai cosiddetti “responsabili della
comunicazione”. Costoro sarebbero formalmente al servizio dei parla-
mentari per facilitarne la comunicazione. In realtà, secondo molti par-
lamentari e osservatori, è vero il contrario. I “comunicatori” sarebbero
commissari politici che trasmettono ai parlamentari la linea di Milano.
Nella centrale di Milano l’orientamento politico è più a destra che a si-
nistra ed è molto lontano dalla social-ecologia. Per di più nel Parlamen-
to italiano l’indicazione data ai 5 Stelle dalla centrale fino alla coalizione
del giugno 2018 fu di rifiutare qualunque convergenza con i partiti ne-
mici. Per esempio, un ex-ministro mi riferì che dopo il 2013 molti par-
lamentari 5 Stelle gli dissero di essere pronti a votare una sua riforma
perché era quasi identica alla loro.
Dalla social-ecologia al populismo
Il populismo lamenta sempre la povertà,
ma non combatte mai la ricchezza.
Esaminando i capisaldi della storia del Movimento 5 Stelle si può com-
prendere meglio la sua ambiguità politica. All’inizio il Movimento aveva
fondamenta social-ecologiche. Sono social-ecologiche le migliaia di pagi-
nechescrissidal1992perglispettacolidiBeppe,perletrasmissioni,ifilm,
gliarticolieillibroTuttoilGrillocheconta.Unbuonesempiodicontenuti
social-ecologici sono le tre trasmissioni Beppe Grillo I, Beppe Grillo II1
e
Discorso all’umanità 20012
, per i quali scrissi parte del testo e delle scene;
l’ultimo è la cosa più bella che ho fatto per Beppe in ventisette anni.
Una proposta social-ecologica sono i due film con Beppe che proposi
e realizzai per la televisione svizzera: Un Grillo per la testa3
e Un futuro
sostenibile4
(1998). Il secondo è ispirato allo studio Futuro sostenibile
(1998). Questo fu un best-seller redatto da un’equipe di studiosi del
Wuppertal Institut che svolse un’analisi accurata dello stato della Ger-
mania e propose un programma di riforme per una transizione social-
ecologica. Il Wuppertal Institut è un centro di pensiero e di studi pub-
blico di alto profilo scientifico. Il suo intento è di influenzare la società
tedesca. Per anni lo studio Futuro sostenibile5
e il Wuppertal Institut fu-
rono punti di riferimento per molti aderenti al Movimento e per Beppe,
che ne conosce e stima l’ex direttore Ernst Ulrich von Weizsäcker e
Wolfgang Sachs, il coordinatore e coautore di Futuro sostenibile.
Ma chi erano i primi seguaci politici di Beppe Grillo? In Italia i co-
1 https://youtu.be/f5KtvkTmcn8.
2 https://youtu.be/hQ0cjm2DDxg.
3 https://youtu.be/3TLy1ALGdNo.
4 https://youtu.be/swG1_pk6Y94.
5 https://bit.ly/2LDCAAS.
193
DI DESTRA E DI SINISTRA
mici hanno spettatori, non seguaci. Beppe, invece, aveva tanti seguaci
già politici, perché dagli anni Novanta proponeva un discorso politico
originale. È questo potenziale di aggregazione politica che Gianroberto
colse e che lo spinse a rivolgersi a Beppe.
Diffamare la politica e la stampa
è come prendere a coltellate
il canotto di soccorso che ci può salvare
dallo strapotere dell’economia.
Dopo che Gianroberto convinse Grillo a creare un Blog e poi un par-
tito, la critica ai poteri economici che io e Beppe praticavamo da più di
quindici anni fu trasformata da Gianroberto in critica ai partiti. I nuovi
bersagli divennero i politici e i giornalisti, che erano le due bestie nere
di Casaleggio e in seguito della comunicazione del Movimento.
Sbiadivano così i temi social-ecologici su cui io e Beppe ci eravamo
tanto impegnati: contrastare i poteri economici che non rispettano i di-
ritti dei cittadini e corrompono la politica; smascherare le aziende i cui
prodotti che danneggiano le persone e l’ambiente; impegnarsi a cam-
biare il nostro comportamento riducendo il nostro uso di prodotti e ser-
vizi; redistribuire i redditi e i patrimoni. Dicevo a Beppe: il potere vero
è in mano ai leader economici non a quelli politici. La politica e la stam-
pa sono le sole armi che abbiamo per contrastare lo strapotere dell’eco-
nomia. Diffamare la politica e la stampa è come prendere a coltellate il
canotto di soccorso che ci può salvare dagli strapoteri economici.
Il programma si può riassumere
in una parola: meno
L’ultimaaffermazionediBeppedeinostriprincipioriginariful’articolo
che scrissi per lui nel 2008 Perché non voto6
. Può considerarsi un proto-
programma per un partito del Ventunesimo secolo perché enuncia tre
obiettivi di lunga scadenza: meno energia, meno lavoro, meno materiali:
Consumiamo per poter vendere, vendiamo per poter produrre, pro-
duciamo per poter lavorare. È il contrario di come hanno funzionato
6 «Internazionale», numero 739, 11 aprile 2008, https://bit.ly/2lzizzx.
194 SNATURATI
tutte le civiltà. Spendiamo in pubblicità mille miliardi di dollari all’an-
no per convincere persone che non ne hanno i mezzi a comprare cose
di cui non hanno bisogno, per impressionare persone che non stima-
no. I politici dovrebbero impegnarsi da subito su tre obiettivi: meno
energia, meno materiali, meno fatica. […] Il programma si può rias-
sumere in una parola: meno.
Negli anni successivi a quell’articolo il Movimento prese un’altra dire-
zione. Il populismo antipolitico divenne dominante, fino alla collusione
con la Lega di Matteo Salvini, alla quale si lavorava da molto tempo. Di
questa collusione fa parte anche l’incontro dei capi 5 Stelle con Steve
Bannon, il populista della estrema destra statunitense che diresse la
campagna elettorale di Donald Trump e che cerca di coordinare le de-
stre estreme europee di Salvini, Le Pen ed altri. Perché il vertice 5 Stelle
incontrò Bannon? Perché non diede notizia dell’incontro?
Presto i temi ambientali scomparvero dalla propaganda elettorale del
Movimento. Dopo che questo arrivò al governo scomparvero anche dal
suo discorso pubblico. Il governo Lega-5 Stelle è forse l’unico in Euro-
pa che non menziona tra le massime priorità la lotta al cambiamento cli-
matico, la riduzione del consumo d’energia e la protezione dell’ambien-
te. L’unica cosa sulla quale Lega e 5 Stelle non litigano mai è la strategia
social-ecologica di lungo termine del governo. Perché questa semplice-
mente non esiste.
Un governo Lega-5 Stelle senza visioni social-ecologiche
Al governo Lega-5 Stelle proposi7
un nuovo nome per il ministero
dell’Ambiente: ministero della Transizione ecologica e solidale, come è
stato fatto in Francia. Questo nuovo nome è particolarmente importan-
te perché trasmette il messaggio centrale della social-ecologia8
: la que-
stione ecologica e la questione sociale sono due facce della stessa meda-
glia. Il nuovo nome per il ministero fu coniato nel 2017 dal nuovo mi-
nistro Nicola Hulot, il più noto e rispettato ecologista francese
indipendente, un uomo di grandi visioni, che si impegna da decenni per
una radicale trasformazione ecologica della società ma che purtroppo
7 https://bit.ly/2OerkNw.
8 E. Laurent, Social-écologie, Flammarion, 2011.
195
DI DESTRA E DI SINISTRA
dovette dare le dimissioni nel 2018 per non avallare la politica econo-
mica ed ecologica del governo francese.
Dopo essere stati considerati per dieci anni “il più grande partito ver-
de del mondo”9
ed aver ricevuto molti contributi di cultura ecologista
(per esempio dal Wuppertal Insitut e da me), i 5 Stelle arrivarono nel
maggio 2018 alla formazione del governo senza un proprio candidato
per il ministero dell’Ambiente. Anche qui, come per altri ministeri, fu
scelto un “tecnico”, il generale dell’Arma dei Carabinieri, Sergio Costa,
un militare che firmò il registro dei ministri battendo i tacchi. Del Ge-
nerale Costa ho letto e sentito solo lodi per grandi meriti nella lotta alle
ecomafie per la sua grande integrità, per la sua dedizione. Tuttavia, que-
sta nomina mi sembra confermare un approccio politico che emerge
spesso nei 5 Stelle. Le punizioni sono più importanti delle visioni, per-
seguire è più importante che costruire, il passato più che l’avvenire.
Un’ulteriore proposta che feci al governo Lega-5 Stelle è quella di una
riforma fiscale ecologica10
per alleggerire gradualmente il prelievo fiscale
sui redditi e aumentarlo sull’uso di natura, ossia l’uso di energia, carbu-
ranti fossili, materie prime, suolo, e sulle emissioni nocive (v. il capitolo
Per importare buone idee). Il concetto di riforma fiscale ecologica fu for-
mulato ormai cinquant’anni fa, tra gli altri, da Hans Christoph Binswan-
ger e da Walter Stahel, il padre, anzi “il nonno” come dice lui, dell’eco-
nomia circolare, e un amico del Movimento e mio11
. Una riforma fiscale
ecologica è forse il provvedimento più importante per un governo votato
alla transizione social-ecologica, perché mette in luce la connessione tra
ecologia, economia materiale, economia finanziaria e il ruolo dello Stato.
Il tramonto nel Movimento della visione social-ecologica ebbe due
conseguenze. Fece allontanare molti aderenti dei primi anni e coltivò
una generazione di nuovi aderenti senza propensione per una transizio-
ne ecologica e solidale. Tre anni fa chiesi a uno dei notabili 5 Stelle aspi-
rante capo del governo e appetito dalle televisioni: «Quando parli nei
talk show, perché non parli mai di ambiente?». «Perché non ne so un
caz…» mi rispose.
9 https://bit.ly/2YjjzFA.
10 https://bit.ly/2GqHm0u.
11 https://bit.ly/2JMGQvG.
196 SNATURATI
197
I parlamentari di destra e quelli di sinistra
Ho parlato delle posizioni del Movimento come se esso fosse un sog-
getto omogeneo. In effetti, una certa omogeneità di facciata esiste, per-
ché senza la gestione autocratica dei Casaleggio e il loro guinzaglio di-
gitale nessuno saprebbe tenere insieme le tante sensibilità dei parlamen-
tari 5 Stelle.
Tra di essi c’è politicamente di tutto. Ma le vedute politiche di ognuna
eognunorestanonondichiarate.Salvoeccezioni.C’eraunaparlamentare
che si dichiarava 5 Stelle comunista. Espulsa. Due alti notabili 5 Stelle so-
nofiglidiuominipoliticifascisti.Comeiloropadri,anchelorousanotoni
sprezzanti e offensivi verso gli altri politici. Alcuni parlamentari e iscritti
arrivati dopo la svolta a destra del partito hanno un retroterra leghista o
fascista.Incerticasic’èstatounviavaidifascisticheentravanoeuscivano
dalMovimento.Tuttavia,traiparlamentaridiadesionepiùanticaarrivati
nel Movimento tra il 2005 e il 2009 alcuni fanno il loro lavoro a testa bas-
sa, indifferenti al nuovo orientamento di destra del partito.
Di destra e di sinistra in pratica
È vero allora che il Movimento 5 Stelle «è un po’ di destra, un po’ di
sinistra, un po’ di centro» come scrisse Beppe? In mancanza di sistemi
quantitativi di valutazione, per esempio come quelli usati in Svizzera,
possiamo applicare quattro criteri per rispondere a questa domanda.
Primo: l’analisi dei programmi politici, ammesso che essi siano sinceri
(v. il capitolo Commento dei sei programmi elettorali del Movimento 5
Stelle dal 2013 al 2019). Secondo: il comportamento di voto dei parla-
mentari nel corso di una legislatura. Abbiamo visto che nel Parlamento
europeo questo comportamento è stato massimamente simile a quello
della Sinistra Unita Europea (Sue) e a quello dei Verdi12
. Si tratta, però,
solo di 17 europarlamentari (ora 14), lontani dalla centrale. Per il Par-
lamento italiano purtroppo non esistono statistiche sulla sovrapposizio-
ne tra i voti parlamentari del Movimento e quelli degli altri partiti. I dati
di questa sovrapposizione sarebbero facilmente aggregabili partendo
dai dati sulle votazioni in aula di ogni parlamentare. Purtroppo, però
né la Casaleggio associati né altre aziende svolgono questo servizio. Ter-
12 https://bit.ly/2kjDPt3.
DI DESTRA E DI SINISTRA
zo: la biografia politica e intellettuale dei parlamentari. In effetti, ne po-
tremmo classificare alcuni a destra e altri a sinistra, ma non si sa in quale
proporzione. Un profilo dell’orientamento politico degli attuali 347
parlamentari (333 in Italia, 14 nel Parlamento europeo) non è disponi-
bile. Quarto: l’azione di governo. Quest’ultimo è il criterio più impor-
tante, perché è nel governare che si manifesta l’identità di un partito e
del suo personale. Una valutazione delle azioni del governo Lega-5 Stel-
le è in parte prematura e non è scopo di queste pagine. Nel prossimo
capitolo propongo una valutazione delle scelte che hanno condotto alla
formazione del governo Lega-5 Stelle.
Il patto del diavolo: motore di sinistra, volante di destra
Tra i parlamentari 5 Stelle d’ispirazione di destra populista e quelli
d’ispirazione social-ecologista c’è un implicito patto del diavolo: i primi
portano i voti, i secondi cercano di spenderli bene. Non ci sono stime
sul numero degli uni e degli altri. Il “programma lungo” per le elezioni
del 4 marzo 2018 (320 pagine) sembra piuttosto di sinistra, mentre il
“programma corto” (2 pagine) è piuttosto di destra (v. Commento dei
sei programmi elettorali del Movimento 5 Stelle dal 2013 al 2019). Que-
sta apparente contraddizione conferma la metafora che ho proposto nel
febbraio 2018: il Movimento 5 Stelle è come a un’automobile con un
motore ecologista di sinistra e un volante populista di destra.
Incubatore della Lega, non argine
Di Maio, l’unico napoletano
che si è fatto fregare da un milanese.
I capi 5 Stelle si vantarono più volte di essere un argine contro l’asce-
sa delle destre. Secondo loro, solo grazie al Movimento non ci sarebbe
stata in Italia l’ascesa di un partito di estrema destra come il greco Lega
popolare – Alba Dorata. La più pericolosa destra europea, la Lega, è in-
vece arrivata quasi al 40% delle intenzioni di voto (agosto 2019). Que-
sta ascesa è stata favorita, almeno in parte, da tre autogol messi a segno
dal Movimento.
Il primo autogol: la visibilità che il Movimento ha dato dal giugno
2018 a Matteo Salvini riportando al governo la Lega, che già governò
198 SNATURATI
malamente con Berlusconi. Il risultato: alle elezioni dell’Europarlamen-
to del 26 maggio 2019 la Lega ha raddoppiato i voti (34%) e il Movi-
mento li ha dimezzati (17%). In Grecia la Lega Popolare – Alba Dorata
ebbe nel 2005 il 7% dei voti ed è una piccola minoranza nel governo.
In Italia, la Lega ha ottenuto nel 2019 un terzo dei suffragi e domina il
governo. Di Maio – mi ha detto un amico – è l’unico napoletano che si
è fatto fregare da un milanese.
Il secondo autogol: prima di incubare involontariamente la Lega, il
Movimento 5 Stelle ha incubato alcuni temi del partito di Salvini, pen-
sando di togliergli la terra sotto i piedi. Un altro boomerang. Per far
questo, infatti, i capi 5 Stelle hanno scelto cinicamente il tema del sal-
vataggio dei naufraghi. Per mesi i capi del Movimento hanno crimina-
lizzato le organizzazioni umanitarie che salvano i naufraghi nel Medi-
terraneo definendole “taxi del mare” e “business dell’immigrazione”.
Nonostante ripetute inchieste, la magistratura non ha trovato niente di
rilevante da imputare alle organizzazioni umanitarie. Eppure, mesi di
fango gettati da Di Maio su queste organizzazioni hanno lasciato il se-
gno e hanno convinto milioni di persone non che, eventualmente, que-
sta o quella organizzazione possano aver commesso errori o reati, ma
che “le Ong” nel loro insieme siano associazioni di malfattori. Le iscri-
zioni e le donazioni alle Ong (comprese quelle che con il mare non c’en-
trano) sono diminuite e ciò ha ridotto la loro capacità di svolgere azioni
umanitarie13
. Nessuno sa quante sofferenze e quanti morti questo ha
causato, ma forse essi sono di più di quanti possiamo immaginare.
13 https://bit.ly/2GtrVEz.
199
DI DESTRA E DI SINISTRA
Il terzo autogol, è stato l’accreditamento della Lega come partito
nuovo e antisistema. Proprio i 5 Stelle, che fino al 4 marzo 2018 avevano
a ragione il monopolio dell’immagine di partito nuovo e antisistema, ed
erano nati per combattere “la casta”, sono riusciti a far dimenticare cosa
è la Lega. Il più vecchio e compromesso partito italiano è stato per più
di vent’anni parte della “casta” e invischiato in scandali e ruberie. È sta-
ta inoltre una colonna del potere di Berlusconi con il quale ha malgo-
vernato un decennio. Si deve inoltre alla Lega se Berlusconi non è mai
stato condannato a scontare in prigione le pene che probabilmente me-
rita. Quello che ora si presenta come partito d’ordine in uniforme abu-
siva della Polizia ha cercato per decenni di sabotare l’azione della ma-
gistratura, per proteggere i propri malviventi impuniti e i propri con-
dannati. Avete notato che i capi 5 Stelle chiamano sempre la Lega “forza
politica” e mai “partito”? Chiamare “governo del cambiamento” una
compagine dominata dalla Lega è stato un capolavoro di ipocrisia, per
il quale il “partito dell’onestà” paga un alto prezzo.
Salvini libera la bestia
Buono a niente,
capace di tutto.
La deriva a destra del movimento degli Amici di Beppe Grillo, attivo
dal 2005, cominciò già con i due V-Day populisti del 2007 e 2008 e con
la fondazione del Movimento 5 Stelle nel 2009. L’indicatore più eloquen-
te di questa deriva, però, è il confronto tra le due trattative di governo do-
po le elezioni del 2013 e del 2018. La prima portò al rifiuto di un governo
con il Partito Democratico guidato da Pier Luigi Bersani. La seconda
portò alla formazione di un governo con la Lega di Matteo Salvini. Ciò
dimostra che l’avversione del Movimento non era affatto contro “i par-
titi” e “i politici”, come si diceva, ma solo contro i partiti di sinistra, che
infatti sono il bersaglio preferito del Blog e delle dichiarazioni 5 Stelle.
Vale la pena di comparare i due leader politici, Salvini e Bersani, trat-
tati così diversamente dalla centrale 5 Stelle. Il senatore Salvini è una
vergogna per l’Italia. Il motto del giornale della Lega «Il populista»,
fondato da Salvini, è «Libera la bestia che c’è in te», cosa che sembra
riuscire bene non solo a lui ma a decine di delinquenti che lo prendono
in parola. Da quando il governo Lega-5 Stelle andò in carica ci sono sta-
200 SNATURATI
201
te centocinquanta aggressioni fisiche razziste, tra le quali due omicidi,
come documenta la mappa in continuo aggiornamento del giornalista
Luigi Mastrodonato14
. Il sottotitolo di «Il Populista» è «Audace, istin-
tivo, fuori controllo». In fondo è questo il programma di governo del
senatore Salvini e, essendo il governo uno solo, purtroppo indiretta-
mente fino al 4 settembre 2019 anche del Movimento.
Italiani, cattiva gente?
Da quasi tutti i media all’estero il senatore Salvini è guardato con di-
sgusto. In pochi mesi la sua ferocia è riuscita a incrinare l’immagine che
domina all’estero di noi “italiani brava gente”, originali, creativi, a volte
pasticcioni, ma innocui. Con questi italiani, ogni straniero berrebbe vo-
lentieri un caffé. Con Salvini, no. Nessun politico era riuscito a disono-
rare tanto l’Italia. E questo, purtroppo, si deve anche al Movimento.
Buono a niente, ma capace di tutto, avrebbe detto di lui Leo Longa-
nesi. Soffre di una sindrome narcisistica, che lo induce a fare ogni giorno
innumerevoli foto di se stesso e a pagare professionisti perché gli diano
la massima diffusione nei media. Insulta i capi di Stato stranieri, gli im-
putati, i soccorritori di naufraghi. Usa parolacce da postribolo anche
quando parla da ministro. È il capo della coalizione delle tre destre (Le-
ga, Forza Italia, Fratelli d’Italia) e di un partito ladro di 49 milioni di eu-
ro, corrotto e con molti pregiudicati sia tra gli amministratori locali sia
tra i suoi massimi dirigenti, per esempio Roberto Calderoli, Roberto Ma-
roni, Roberto Cota, Umberto Bossi. Salvini stesso sarebbe probabilmen-
te un pregiudicato per sequestro di persona, se i parlamentari 5 Stelle
non lo avessero salvato dal processo. Purtroppo tutto questo lascia in-
differente quel Movimento che una volta urlava “onestà, onestà”.
L’odio al potere
Dall’odio per il potere, Lega e 5 Stelle sono diventati essi stessi l’odio
al potere. A cittadini condannati o anche solo imputati l’ex ministro ri-
volge insulti in pubblico («vermi!», «maledetta ladra», «zecca», «bastar-
14 https://bit.ly/2k0LFHD.
DI DESTRA E DI SINISTRA
di», «zingaraccia») o la promessa di farli «marcire in galera»15
o condan-
narli ai «lavori forzati a vita» (pene che in Italia non esistono). Pronuncia
nei media sentenze di condanna di persone fermate dalla polizia o im-
putate, prima che i giudici decidano se sono innocenti o colpevoli. Pro-
mette l’ergastolo per gli evasori fiscali: «Se tu evadi ti metto in galera e
butto la chiave». Va in prigione a congratularsi con perpetratori di omi-
cidi condannati definitamente e manifesta la sua solidarietà ad arrestati
per omicidio. Vuole favorire il possesso domestico di armi. Aizza alla
violenza domestica contro gli intrusi e all’uso delle armi da fuoco.
Si fa fotografare spesso con armi in mano, compreso un mitra nel
giorno di Pasqua 2019. Si traveste da poliziotto senza essere perseguito
per uso illegale di uniforme e senza vergogna di offendere coloro che
per portare quella divisa hanno dovuto fare un concorso e rischiano la
vita ogni giorno. Vuole che lo Stato torni a infliggere pene corporali, co-
me la castrazione chimica. In una normale democrazia europea un tale
individuo non avrebbe alcuna chance politica. In Italia, invece, egli può
permettersi di violare le leggi impunito perché le cariche dello Stato al
di sopra di lui fanno finta di non vedere, e perché purtoppo proprio il
Movimento 5 Stelle è diventato di fatto suo complice involontario, ta-
cendo di fronte ai suoi deliri quotidiani. È con un tale individuo che la
centrale del Movimento decise nel maggio 2018 di fare una coalizione
di governo. Nel 2013, invece, la stessa centrale aveva deciso di non fare
un governo di coalizione con il Partito Democratico del senatore Ber-
sani, un politico esperto e rispettabile che non ha mai fatto alcuna delle
cose detestabili che fa il senatore Salvini.
Perché Bersani no, ma Salvini sì?
I programmi del Movimento 5 Stelle sono molto più simili a quelli del
Partito Democratico che a quelli della Lega. Nella diciassettesima legi-
slatura (2013-2018) ci fu in Parlamento, per la prima volta in settant’an-
ni, una maggioranza potenzialmente riformatrice. Una coalizione 5 Stel-
le-Pd con il 54% dei voti validi sarebbe stata equilibrata perché ognuno
dei due partiti ebbe 9 milioni di voti, pari al 26% dei voti validi. In set-
tant’anni di Repubblica, per sessant’anni la sinistra non aveva mai gover-
15 Salvini: «Nessuno sconto per i vermi. Per loro castrazione chimica», «Il Giornale»,
27 marzo 2019, https://bit.ly/2LEQHpo.
202 SNATURATI
nato e mai una forza di rinnovamento radicale come il Movimento 5 Stel-
le aveva governato. Un maggioranza riformatrice 5 Stelle-Pd di ben più
del 50% era un’occasione mai presentatasi e che forse non si ripresen-
terà. Sei anni fa si sarebbe per davvero potuto cominciare una riforma
del Paese, ben più profonda di quella iniziata con il centrosinistra negli
anni Sessanta. Invece, cinque anni dopo, si è scelto di fare una contro-
riforma che fa venire la pelle d’oca a chiunque sappia cos’è uno Stato di
diritto. Chi si è sentito umiliato dalla quotidiana bestialità («Libera la be-
stia che è in te») del senatore Salvini, chieda ai capi 5 Stelle: perché nel
2013 avete respinto Bersani, ma nel 2018 avete abbracciato Salvini?
Nel 2013 un accordo con Bersani avrebbe permesso al Movimento
di realizzare una parte maggiore del programma 5 Stelle di quanto esso
possa fare con la Lega. Nel Partito Democratico, per esempio, c’è una
componente ecologista, che fa le veci di un quasi inesistente partito ver-
de in Italia. Dove sono gli ecologisti della Lega?
Pensate a cosa avrebbe potuto fare un governo 5 Stelle-Pd se tra 2013
e il 2018 il Pd invece di dipendere dai voti delle destre avesse dovuto di-
pendere dai voti del Movimento. Pensate, se un sussidio di 780 euro al
mese (“reddito di cittadinanza”) fosse stato erogato dal 2013 a cinque
milioni di poveri, invece che un sussidio di importo minore a un milione
di poveri, sei anni dopo. Per sei anni milioni di bisognosi poveri hanno
dovuto continuare a patire la miseria solo a causa di scelte di alleanza
sbagliate. Pensate a quante altre riforme si sarebbero potute fare.
Anni di contumelie del Blog e dei capi 5 Stelle contro il Partito De-
mocratico riempirebbero libri. Quelle contro la Lega, solo qualche pa-
gina. Probabilmente l’esito delle trattative di governo del 2013 e del
2018 era già deciso prima di cominciarle.
I presupposti per il declino del Movimento 5 Stelle
Il 19 giugno 2017 l’onorevole Di Maio dichiarò a Porta a Porta, su Rai
1: «Sono del Sud, quella parte d’Italia cui la Lega diceva “Vesuvio, lavali
col fuoco”. Non ho nessuna intenzione di far parte di un Movimento che
si allea con la Lega Nord»16
. Invece Di Maio non solo fece una coalizione
con la Lega, ma appena insediato nei suoi due ministeri disse del sena-
tore Salvini «Grande sinergia. Come se avessimo lavorato sempre insie-
16 https://bit.ly/2LDMcM1.
203
DI DESTRA E DI SINISTRA
me, ci capiamo al volo»17
. Il 30 ottobre 2017 il politico 5 Stelle aveva
scritto: «Per noi è imperdonabile tradire i propri elettori per avere in
cambio delle poltrone»18
. Meno di un anno dopo, lo stesso Di Maio
formò una coalizione con la Lega, e si accomodò su sei poltrone: quelle
di “capo politico” del Movimento, tesoriere del Movimento, deputato,
ministro del Lavoro, ministro dello Sviluppo economico, vicepresidente
del Consiglio. Questi sono solo due esempi tra le molte affermazioni
stravaganti dell’onorevole Di Maio e dei suoi colleghi che purtroppo gli
hanno fatto perdere ogni credibilità. Al tradimento frequente delle pro-
prie parole si aggiunge la promessa di cose impossibili. Questi due modi
politici possono aumentare il consenso elettorale solo per un certo pe-
riodo, ma pongono i presupposti per il suo declino successivo.
Il Movimento fa i conti con gli elettori
I risultati di quattro elezioni
dimostrano lo scollamento
tra il Movimento e la realtà.
I risultati di ben quattro elezioni dal 2013 al 2019 segnarono l’incon-
tro del Movimento con la realtà. Vale la pena di analizzarli.
2013: 26% al Movimento.
Le “mummie dei partiti” sono in ottima salute
Poco prima delle elezioni del 2013 il Blog aveva pubblicato il post
Mandiamoli tutti a casa: «I partiti sono morti. Cominciano a rendersi
conto che li stiamo mandando a casa tutti. Le mummie dei partiti pren-
dono atto della indignazione popolare»19. I 5 Stelle però non avevano
fatto i conti con gli elettori in carne ed ossa. «Le mummie dei partiti»,
infatti, erano in ottima salute perché raccolsero alle elezioni del 24 feb-
braio 2013 più del doppio dei voti del Movimento. Su 50 milioni di elet-
tori il Movimento ottenne nove milioni di voti e i partiti «morti» ne rac-
colsero più di venti milioni.
17 https://bit.ly/2SzWfSO.
18 https://bit.ly/2LGfyct.
19 http://www.beppegrillo.it/mandiamoli-tutti-a-casa/.
204 SNATURATI
L’unica cosa che morì quel giorno fu la stravagante idea di «mandare
tuttiacasa».Eperfortuna.LaprospettivadiunParlamentoincuisiedono
i rappresentanti di un solo partito non è rassicurante. I 5 Stelle ottennero
il 26% dei voti validi, pari al 18% degli elettori. Un vero exploit per un
partito debuttante e una buona base per una coalizione. La promessa del
Movimento, però, era tutt’altra. Non era quella di ottenere un posto tra i
partiti della casta, bensì di ottenere la maggioranza e di spazzare via tutti
gli altri. Quel 26% di voti validi era solo la metà di quelli necessari per
“mandaretuttiacasa”.Eppure,nessuncapodelpartitosembròaccorgersi
del vero significato del risultato, né formulò un’analisi o un’autocritica.
2014: 20% al Movimento. #vinciamonoi. Anzi, #vinciamopoi
Alle elezioni europee del 24 maggio 2014 i risultati furono peggiori
di quelli delle elezioni nazionali del 2013. Il Movimento 5 Stelle ottenne
metà dei consensi del Partito Democratico: il 20% di voti validi contro
il 40%. La campagna elettorale del Movimento aveva usato il curioso
slogan #vinciamonoi, ma la realtà fu una débâcle 40 a 20 per il Partito
Democratico. Questa adesione dei 5 Stelle alla fantasia invece che alla
realtà può sembrare perfino simpatica. Ma sconcerta pensare che co-
storo pensino di poter governare un Paese del G7.
Dopo aver raggiunto solo metà del risultato promesso con tanta si-
cumera (#vinciamonoi), quale capo di partito o di azienda potrebbe re-
stare al suo posto? Eppure, nessuno proferì una parola di analisi. Nes-
suno assunse la responsabilità della sconfitta. La centrale, invece, la
buttò in ridere con un simpatico video di Beppe che prendeva un Maa-
lox (medicina contro l’acidità di stomaco) e con uno slogan autoironico
#vinciamopoi, che avrebbe portato ancora più sfortuna per le elezioni
europee successive nel 2019.
2018: 33% al Movimento.
«Non puoi allearti con gli autori del massacro del Paese»
Alle elezioni nazionali del 4 marzo 2018 i 5 Stelle promisero di nuovo
di «mandare tutti a casa». L’onorevole Di Maio si disse sicuro di superare
il 40% e di triplicare i suoi parlamentari. Invece, si ripeté l’esito del 2013:
i partiti “morti” raccolsero di nuovo più del doppio dei voti del Movi-
mento: 24 milioni contro 11 milioni, su 51 milioni di elettori. Anche nel
205
DI DESTRA E DI SINISTRA
2018 il 33% dei voti validi raccolti, pari al 22%degli elettori, abbagliò i
capi del Movimento impedendogli di guardare in faccia la realtà: quattro
elettori su cinque non votarono 5 Stelle. I capi del Movimento avrebbero
dovuto fare pubblicamente un’analisi della loro gestione, fare autocritica,
cambiare politica, e cambiare una parte dei dirigenti. Invece essi decisero
di passare repentinamente dal “mandiamoli tutti a casa” all’abbraccio
con la Lega, ossia il più vecchio e il peggiore dei partiti che «hanno di-
sintegrato questo Paese», come diceva Di Maio. Chi avrebbe mai imma-
ginato un governo Casta-5 Stelle? Quanti elettori avrebbero votato 5
Stelle se avessero anche solo immaginato questo scenario?
Al tavolo delle trattative tra la Lega e il Movimento colui che tirò le fila
del futuro governo fu uno dei più compromessi e vecchi politici della pri-
ma e della seconda Repubblica, il pregiudicato (Diffamazione aggravata
dall’odiorazziale)20
senatoreRobertoCalderoli,parlamentaredelpiùvec-
chio partito italiano da più di un quarto di secolo e autore di una legge
elettorale che lui stesso definì «una porcata». Era proprio il personaggio
ideale per scrivere il programma di un “govermo del cambiamento”?
Come diceva l’onorevole Di Maio prima delle elezioni? «Il Movimen-
to 5 Stelle non fa alleanze con i partiti che hanno disintegrato il nostro
Paese»21
. E un’altra volta: «Non puoi allearti con gli autori del massacro
del Paese, con coloro che hanno creato i problemi, per risolverli».
Linea gotica a 5 Stelle
Ad aggravare il significato del risultato delle elezioni nazionali del
2018 c’è una sorta di “linea gotica” a 5 Stelle. I voti validi per il Movi-
mento furono tre su dieci nel Paese. Furono però quattro su dieci al Sud
e due su dieci al Nord. Nel Sud ci sono più povertà e disoccupazione. È
comprensibile che la promessa dell’onorevole Di Maio di 17 miliardi da
distribuire a 4 milioni di bisognosi con il “reddito di cittadinanza” abbia
favorito il successo 5 Stelle al Sud. Ciò significa, però, che dove la po-
vertà e la disoccupazione sono molto minori il potenziale elettorale del
Movimento è intorno al 20% dei voti validi ossia al 15% degli elettori,
come indicano i risultati del 2018 nelle regioni del Nord, più istruite,
20 ll 14 gennaio 2019 il senatore Calderoli è condannato a 18 mesi per diffamazione
della ministra Cécile Kyenge con l’aggravante razziale.
21 https://bit.ly/2SATjp8.
206 SNATURATI
207
produttive e ricche. Come puoi “mandare tutti a casa” quando solo un
elettore su sei vota per te? Anche questa constatazione avrebbe dovuto
indurre i capi 5 Stelle a riflettere. Questa linea gotica 5 Stelle del 20 al
Nord e del 40% al Sud, inoltre, qualifica il Movimento come un partito
dedito più ad assistere e curare le ferite sociali del passato, che non a
coinvolgere nel progetto epocale della transizione ecologica le forze più
dinamiche e istruite del Paese. Ovviamente, occorre fare entrambe le co-
se. Lenire le sofferenze dei bisognosi del Sud è sacrosanto, e il 40% dei
suffragi del Movimento è ben meritato. Ciò che preoccupa, invece, è l’in-
capacità del Movimento di conquistare il consenso almeno di una buona
metà delle forze più vive del Paese.
Dopo la débâcle alle elezioni europee del 2019,
Beppe avrebbe dovuto prescrivere al Movimento
una purga, non un Maalox.
2019: 17%
«Saremo l’ago della bilancia nel Parlamento Europeo» aveva detto l’o-
norevole Di Maio. Alle elezioni europee del 26 maggio 2019, invece, il
Movimentoottenneilpeggiorrisultatodellasuastoria:5milionidivotisu
51 milioni di elettori, pari al 17% dei voti validi e al 10% degli elettori.
Di nuovo il primo partito concorrente, ora la Lega, ottenne il doppio
dei voti del Movimento. A ulteriore umiliazione, la Lega raddoppiò i voti
rispetto al 2018, da 17% a 34%, mentre il Movimento li dimezzò, dal
33% al 17%. Si capisce così chi sia il grande vincente e chi il grande per-
dente della coalizione Lega-5 Stelle.
Il 26 maggio anche i grandi partiti che governano o governarono la
Francia e la Germania, Les Republicains e la Spd, persero milioni di voti.
I loro due leader, Wauquiez e Nahles, si dimisero da tutte la cariche. Nel
Movimento, invece, la parola dimissioni è sconosciuta.
Questa volta Beppe avrebbe dovuto prescrivere al Movimento una
purga, non un Maalox. Invece, non una parola. Di Maio dichiarò di aver
imparato dalla sconfitta. Ma non rivelò cosa avesse imparato. Lui stesso
organizzò un plebiscito su se stesso dall’esito scontato, come tutti i ple-
bisciti 5 Stelle, e continuò senza batter ciglio a sedere sulle sue sei pol-
trone. Non una parola di analisi sulle ragioni della sconfitta e su possibili
nuovi orientamenti del partito.
DI DESTRA E DI SINISTRA
Probabilmente il lettore che segue il Movimento 5 Stelle conosce
queste vicende elettorali. Tuttavia ho voluto riassumerle e ricordarne
i numeri perché essi illustrano il profondo scollamento dei capi 5 Stelle
dalla realtà. È solo con la consapevolezza di questo scollamento che
possiamo passare a chiederci nell’ultimo capitolo quale sarà il futuro
del Movimento.
Il programma di un partito indica quasi tutto ciò
che esso non potrà fare quando sarà al governo.
I programmi elettorali del Movimento 5 Stelle dal 2009 al 2019
Il Movimento 5 Stelle pubblicò sei programmi elettorali nei seguenti
anni: marzo 2009, ottobre 2009, gennaio 2013, aprile 2014, febbraio
2018, aprile 2019.
Tutti i programmi furono pubblicati solo in forma digitale. Ciò fa ri-
sparmiare molta carta, facilita l’anonimato e permette di modificare i
testi prima e dopo le elezioni o di ritirali.
I programmi del Movimento provengono da una specie di limbo di-
gitale. In essi mancano tutte le informazioni per identificarli: data, au-
tori, metodo con cui sono stati redatti, nome e indirizzo dell’istituzione,
organo che ha redatto e che pubblica il documento, dati di contatto.
Nonostante l’anonimità dei programmi, il personale del Movimento
li ha fatti propri perché essi provengono dai siti del 5 Stelle, ossia da
quell’autorità immanente che è “la rete”. Questa prassi fa parte della
strategia della centrale di costruire un immagine del Movimento come
di qualcosa che prescinde dalla persone e dai luoghi, perché esiste sem-
plicemente “in rete”.
Una lista, non un sistema
I programmi 5 Stelle indicano
passi di un cammino,
ma non la direzione né la meta.
Analizzando i testi dei sei programmi si osserva che essi non comin-
ciano con una parte generale che dichiari una visione di società a me-
dio e lungo temine, come fanno i programmi di altri movimenti e par-
208 SNATURATI
titi. I programmi 5 Stelle indicano infatti i passi di un cammino, ma
non la direzione né la meta. In ossequio alla antideologia si può anche
intraprendere un viaggio senza una carta. Ma una qualche idea su dove
andare bisogna pur averla. Nei programmi 5 Stelle mancano anche le
priorità, una gerarchia e una connessione degli obiettivi, un orienta-
mento sulle scadenze a breve, medio e lungo termine. In conclusione,
i programmi del movimento sembrano più una “lista della spesa” a
breve scadenza che non la proposta di come creare una società giusta
e sostenibile.
Confronto con i venti postulati di sviluppo sostenibile della Svizzera
Per avere un’idea di cosa vuol dire formulare un programma come
un sistema, invece che come una lista, possiamo esaminare la strate-
209
DI DESTRA E DI SINISTRA
I principi e i postulati della politica di sviluppo sostenibile della Svizzera.
Monitorare lo sviluppo sostenibile, Ufficio federale di Statistica, 2002.
gia22
di sviluppo sostenibile della Svizzera e il suo sistema d’indicatori
Monet dell’Ufficio federale di statistica, pubblicata per la prima volta
nel 2002 e in costante evoluzione. Non si tratta di un programma di
governo ma della politica nazionale di medio e lungo termine, teorica-
mente valida per tutti i governi. Questa strategia è basata su tre prin-
cipi: solidarietà sociale, efficienza economica, responsabilità ecologi-
ca. Da essi discendono venti postulati e da questi cinquanta obiettivi
a medio e lungo termine.
1) Solidarietà sociale
Principi generali; Condizioni di vita oggettive; Condizioni di vita sog-
gettive; Giusta ripartizione, eguaglianza delle chance; Rafforzamento
della coesione sociale; Solidarietà internazionale; Sviluppo e tutela
del capitale umano.
2) Efficienza economica
Principi generali; Sistema economico; Efficienza e competitività;
Flessibilità e stabilità; Produzione e consumo di beni e servizi; Occu-
pazione; Commercio internazionale.
3) Responsabilità ecologica
Principi generali; Consumo delle risorse; Materiali e rifiuti; Rischi;
Rapidità dei cambiamenti; Paesaggi naturali e coltivati.
Questi principi, postulati e obiettivi servono sia per orientare la politica
social-ecologica dei governi sia per misurare con altrettanti indicatori23
la progressione verso gli obiettivi.
22 Ufficio federale dello sviluppo territoriale, Strategia per uno sviluppo sostenibile,
2016-2019, https://bit.ly/2JO1wT.
23 Monitorare lo sviluppo sostenibile, Ufficio federale di Statistica, Neuchatel, 2002
tinyurl.com/y3kh8a4j
https://bit.ly/2JO1wTY.
210 SNATURATI

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  • 1. Di destra e di sinistra “Né destra né sinistra” può essere una formula efficace per raccoglie- re voti alle elezioni. Secondo alcuni osservatori, infatti, un terzo dei nuovi voti 5 Stelle del 4 marzo 2018 vengono da destra, un terzo da si- nistra e un terzo da ex astenuti. Quando però si deve governare, le carte vanno messe sul tavolo e non è più possibile far contenti tutti. Tra ricchi e poveri, giovani e anziani, uomini e donne, meridionali e settentrionali bisogna scegliere chi aiutare di più e in che proporzione rispetto agli al- tri. Non è possibile togliere ai ricchi per dare ai poveri (sinistra), e nello stesso tempo togliere ai poveri per dare ai ricchi (destra). Abbiamo visto che gli europarlamentari 5 Stelle hanno avuto un comportamento di voto molto di sinistra nella legislatura 2014-19. Ciò gli fu possibile stando a Bruxelles, lontani dalla centrale milanese del Movimento. Nell’Europarlamento, inoltre, contano meno le apparte- nenze di partito e di più le alleanze che si stabiliscono su singoli temi tra gruppi di parlamentari di partiti anche molto diversi su singoli temi – ossia su idee “buone o cattive”, direbbe Gianroberto. Ma dovrebbe ri- conoscere che gli europarlamentari 5 Stelle hanno trovato il massimo di idee buone a sinistra e il minimo a destra. Per gli eletti 5 Stelle nel Parlamento italiano le cose stanno diversa- mente. Essi, infatti, sono controllati dai cosiddetti “responsabili della comunicazione”. Costoro sarebbero formalmente al servizio dei parla- mentari per facilitarne la comunicazione. In realtà, secondo molti par- lamentari e osservatori, è vero il contrario. I “comunicatori” sarebbero commissari politici che trasmettono ai parlamentari la linea di Milano. Nella centrale di Milano l’orientamento politico è più a destra che a si- nistra ed è molto lontano dalla social-ecologia. Per di più nel Parlamen-
  • 2. to italiano l’indicazione data ai 5 Stelle dalla centrale fino alla coalizione del giugno 2018 fu di rifiutare qualunque convergenza con i partiti ne- mici. Per esempio, un ex-ministro mi riferì che dopo il 2013 molti par- lamentari 5 Stelle gli dissero di essere pronti a votare una sua riforma perché era quasi identica alla loro. Dalla social-ecologia al populismo Il populismo lamenta sempre la povertà, ma non combatte mai la ricchezza. Esaminando i capisaldi della storia del Movimento 5 Stelle si può com- prendere meglio la sua ambiguità politica. All’inizio il Movimento aveva fondamenta social-ecologiche. Sono social-ecologiche le migliaia di pagi- nechescrissidal1992perglispettacolidiBeppe,perletrasmissioni,ifilm, gliarticolieillibroTuttoilGrillocheconta.Unbuonesempiodicontenuti social-ecologici sono le tre trasmissioni Beppe Grillo I, Beppe Grillo II1 e Discorso all’umanità 20012 , per i quali scrissi parte del testo e delle scene; l’ultimo è la cosa più bella che ho fatto per Beppe in ventisette anni. Una proposta social-ecologica sono i due film con Beppe che proposi e realizzai per la televisione svizzera: Un Grillo per la testa3 e Un futuro sostenibile4 (1998). Il secondo è ispirato allo studio Futuro sostenibile (1998). Questo fu un best-seller redatto da un’equipe di studiosi del Wuppertal Institut che svolse un’analisi accurata dello stato della Ger- mania e propose un programma di riforme per una transizione social- ecologica. Il Wuppertal Institut è un centro di pensiero e di studi pub- blico di alto profilo scientifico. Il suo intento è di influenzare la società tedesca. Per anni lo studio Futuro sostenibile5 e il Wuppertal Institut fu- rono punti di riferimento per molti aderenti al Movimento e per Beppe, che ne conosce e stima l’ex direttore Ernst Ulrich von Weizsäcker e Wolfgang Sachs, il coordinatore e coautore di Futuro sostenibile. Ma chi erano i primi seguaci politici di Beppe Grillo? In Italia i co- 1 https://youtu.be/f5KtvkTmcn8. 2 https://youtu.be/hQ0cjm2DDxg. 3 https://youtu.be/3TLy1ALGdNo. 4 https://youtu.be/swG1_pk6Y94. 5 https://bit.ly/2LDCAAS. 193 DI DESTRA E DI SINISTRA
  • 3. mici hanno spettatori, non seguaci. Beppe, invece, aveva tanti seguaci già politici, perché dagli anni Novanta proponeva un discorso politico originale. È questo potenziale di aggregazione politica che Gianroberto colse e che lo spinse a rivolgersi a Beppe. Diffamare la politica e la stampa è come prendere a coltellate il canotto di soccorso che ci può salvare dallo strapotere dell’economia. Dopo che Gianroberto convinse Grillo a creare un Blog e poi un par- tito, la critica ai poteri economici che io e Beppe praticavamo da più di quindici anni fu trasformata da Gianroberto in critica ai partiti. I nuovi bersagli divennero i politici e i giornalisti, che erano le due bestie nere di Casaleggio e in seguito della comunicazione del Movimento. Sbiadivano così i temi social-ecologici su cui io e Beppe ci eravamo tanto impegnati: contrastare i poteri economici che non rispettano i di- ritti dei cittadini e corrompono la politica; smascherare le aziende i cui prodotti che danneggiano le persone e l’ambiente; impegnarsi a cam- biare il nostro comportamento riducendo il nostro uso di prodotti e ser- vizi; redistribuire i redditi e i patrimoni. Dicevo a Beppe: il potere vero è in mano ai leader economici non a quelli politici. La politica e la stam- pa sono le sole armi che abbiamo per contrastare lo strapotere dell’eco- nomia. Diffamare la politica e la stampa è come prendere a coltellate il canotto di soccorso che ci può salvare dagli strapoteri economici. Il programma si può riassumere in una parola: meno L’ultimaaffermazionediBeppedeinostriprincipioriginariful’articolo che scrissi per lui nel 2008 Perché non voto6 . Può considerarsi un proto- programma per un partito del Ventunesimo secolo perché enuncia tre obiettivi di lunga scadenza: meno energia, meno lavoro, meno materiali: Consumiamo per poter vendere, vendiamo per poter produrre, pro- duciamo per poter lavorare. È il contrario di come hanno funzionato 6 «Internazionale», numero 739, 11 aprile 2008, https://bit.ly/2lzizzx. 194 SNATURATI
  • 4. tutte le civiltà. Spendiamo in pubblicità mille miliardi di dollari all’an- no per convincere persone che non ne hanno i mezzi a comprare cose di cui non hanno bisogno, per impressionare persone che non stima- no. I politici dovrebbero impegnarsi da subito su tre obiettivi: meno energia, meno materiali, meno fatica. […] Il programma si può rias- sumere in una parola: meno. Negli anni successivi a quell’articolo il Movimento prese un’altra dire- zione. Il populismo antipolitico divenne dominante, fino alla collusione con la Lega di Matteo Salvini, alla quale si lavorava da molto tempo. Di questa collusione fa parte anche l’incontro dei capi 5 Stelle con Steve Bannon, il populista della estrema destra statunitense che diresse la campagna elettorale di Donald Trump e che cerca di coordinare le de- stre estreme europee di Salvini, Le Pen ed altri. Perché il vertice 5 Stelle incontrò Bannon? Perché non diede notizia dell’incontro? Presto i temi ambientali scomparvero dalla propaganda elettorale del Movimento. Dopo che questo arrivò al governo scomparvero anche dal suo discorso pubblico. Il governo Lega-5 Stelle è forse l’unico in Euro- pa che non menziona tra le massime priorità la lotta al cambiamento cli- matico, la riduzione del consumo d’energia e la protezione dell’ambien- te. L’unica cosa sulla quale Lega e 5 Stelle non litigano mai è la strategia social-ecologica di lungo termine del governo. Perché questa semplice- mente non esiste. Un governo Lega-5 Stelle senza visioni social-ecologiche Al governo Lega-5 Stelle proposi7 un nuovo nome per il ministero dell’Ambiente: ministero della Transizione ecologica e solidale, come è stato fatto in Francia. Questo nuovo nome è particolarmente importan- te perché trasmette il messaggio centrale della social-ecologia8 : la que- stione ecologica e la questione sociale sono due facce della stessa meda- glia. Il nuovo nome per il ministero fu coniato nel 2017 dal nuovo mi- nistro Nicola Hulot, il più noto e rispettato ecologista francese indipendente, un uomo di grandi visioni, che si impegna da decenni per una radicale trasformazione ecologica della società ma che purtroppo 7 https://bit.ly/2OerkNw. 8 E. Laurent, Social-écologie, Flammarion, 2011. 195 DI DESTRA E DI SINISTRA
  • 5. dovette dare le dimissioni nel 2018 per non avallare la politica econo- mica ed ecologica del governo francese. Dopo essere stati considerati per dieci anni “il più grande partito ver- de del mondo”9 ed aver ricevuto molti contributi di cultura ecologista (per esempio dal Wuppertal Insitut e da me), i 5 Stelle arrivarono nel maggio 2018 alla formazione del governo senza un proprio candidato per il ministero dell’Ambiente. Anche qui, come per altri ministeri, fu scelto un “tecnico”, il generale dell’Arma dei Carabinieri, Sergio Costa, un militare che firmò il registro dei ministri battendo i tacchi. Del Ge- nerale Costa ho letto e sentito solo lodi per grandi meriti nella lotta alle ecomafie per la sua grande integrità, per la sua dedizione. Tuttavia, que- sta nomina mi sembra confermare un approccio politico che emerge spesso nei 5 Stelle. Le punizioni sono più importanti delle visioni, per- seguire è più importante che costruire, il passato più che l’avvenire. Un’ulteriore proposta che feci al governo Lega-5 Stelle è quella di una riforma fiscale ecologica10 per alleggerire gradualmente il prelievo fiscale sui redditi e aumentarlo sull’uso di natura, ossia l’uso di energia, carbu- ranti fossili, materie prime, suolo, e sulle emissioni nocive (v. il capitolo Per importare buone idee). Il concetto di riforma fiscale ecologica fu for- mulato ormai cinquant’anni fa, tra gli altri, da Hans Christoph Binswan- ger e da Walter Stahel, il padre, anzi “il nonno” come dice lui, dell’eco- nomia circolare, e un amico del Movimento e mio11 . Una riforma fiscale ecologica è forse il provvedimento più importante per un governo votato alla transizione social-ecologica, perché mette in luce la connessione tra ecologia, economia materiale, economia finanziaria e il ruolo dello Stato. Il tramonto nel Movimento della visione social-ecologica ebbe due conseguenze. Fece allontanare molti aderenti dei primi anni e coltivò una generazione di nuovi aderenti senza propensione per una transizio- ne ecologica e solidale. Tre anni fa chiesi a uno dei notabili 5 Stelle aspi- rante capo del governo e appetito dalle televisioni: «Quando parli nei talk show, perché non parli mai di ambiente?». «Perché non ne so un caz…» mi rispose. 9 https://bit.ly/2YjjzFA. 10 https://bit.ly/2GqHm0u. 11 https://bit.ly/2JMGQvG. 196 SNATURATI
  • 6. 197 I parlamentari di destra e quelli di sinistra Ho parlato delle posizioni del Movimento come se esso fosse un sog- getto omogeneo. In effetti, una certa omogeneità di facciata esiste, per- ché senza la gestione autocratica dei Casaleggio e il loro guinzaglio di- gitale nessuno saprebbe tenere insieme le tante sensibilità dei parlamen- tari 5 Stelle. Tra di essi c’è politicamente di tutto. Ma le vedute politiche di ognuna eognunorestanonondichiarate.Salvoeccezioni.C’eraunaparlamentare che si dichiarava 5 Stelle comunista. Espulsa. Due alti notabili 5 Stelle so- nofiglidiuominipoliticifascisti.Comeiloropadri,anchelorousanotoni sprezzanti e offensivi verso gli altri politici. Alcuni parlamentari e iscritti arrivati dopo la svolta a destra del partito hanno un retroterra leghista o fascista.Incerticasic’èstatounviavaidifascisticheentravanoeuscivano dalMovimento.Tuttavia,traiparlamentaridiadesionepiùanticaarrivati nel Movimento tra il 2005 e il 2009 alcuni fanno il loro lavoro a testa bas- sa, indifferenti al nuovo orientamento di destra del partito. Di destra e di sinistra in pratica È vero allora che il Movimento 5 Stelle «è un po’ di destra, un po’ di sinistra, un po’ di centro» come scrisse Beppe? In mancanza di sistemi quantitativi di valutazione, per esempio come quelli usati in Svizzera, possiamo applicare quattro criteri per rispondere a questa domanda. Primo: l’analisi dei programmi politici, ammesso che essi siano sinceri (v. il capitolo Commento dei sei programmi elettorali del Movimento 5 Stelle dal 2013 al 2019). Secondo: il comportamento di voto dei parla- mentari nel corso di una legislatura. Abbiamo visto che nel Parlamento europeo questo comportamento è stato massimamente simile a quello della Sinistra Unita Europea (Sue) e a quello dei Verdi12 . Si tratta, però, solo di 17 europarlamentari (ora 14), lontani dalla centrale. Per il Par- lamento italiano purtroppo non esistono statistiche sulla sovrapposizio- ne tra i voti parlamentari del Movimento e quelli degli altri partiti. I dati di questa sovrapposizione sarebbero facilmente aggregabili partendo dai dati sulle votazioni in aula di ogni parlamentare. Purtroppo, però né la Casaleggio associati né altre aziende svolgono questo servizio. Ter- 12 https://bit.ly/2kjDPt3. DI DESTRA E DI SINISTRA
  • 7. zo: la biografia politica e intellettuale dei parlamentari. In effetti, ne po- tremmo classificare alcuni a destra e altri a sinistra, ma non si sa in quale proporzione. Un profilo dell’orientamento politico degli attuali 347 parlamentari (333 in Italia, 14 nel Parlamento europeo) non è disponi- bile. Quarto: l’azione di governo. Quest’ultimo è il criterio più impor- tante, perché è nel governare che si manifesta l’identità di un partito e del suo personale. Una valutazione delle azioni del governo Lega-5 Stel- le è in parte prematura e non è scopo di queste pagine. Nel prossimo capitolo propongo una valutazione delle scelte che hanno condotto alla formazione del governo Lega-5 Stelle. Il patto del diavolo: motore di sinistra, volante di destra Tra i parlamentari 5 Stelle d’ispirazione di destra populista e quelli d’ispirazione social-ecologista c’è un implicito patto del diavolo: i primi portano i voti, i secondi cercano di spenderli bene. Non ci sono stime sul numero degli uni e degli altri. Il “programma lungo” per le elezioni del 4 marzo 2018 (320 pagine) sembra piuttosto di sinistra, mentre il “programma corto” (2 pagine) è piuttosto di destra (v. Commento dei sei programmi elettorali del Movimento 5 Stelle dal 2013 al 2019). Que- sta apparente contraddizione conferma la metafora che ho proposto nel febbraio 2018: il Movimento 5 Stelle è come a un’automobile con un motore ecologista di sinistra e un volante populista di destra. Incubatore della Lega, non argine Di Maio, l’unico napoletano che si è fatto fregare da un milanese. I capi 5 Stelle si vantarono più volte di essere un argine contro l’asce- sa delle destre. Secondo loro, solo grazie al Movimento non ci sarebbe stata in Italia l’ascesa di un partito di estrema destra come il greco Lega popolare – Alba Dorata. La più pericolosa destra europea, la Lega, è in- vece arrivata quasi al 40% delle intenzioni di voto (agosto 2019). Que- sta ascesa è stata favorita, almeno in parte, da tre autogol messi a segno dal Movimento. Il primo autogol: la visibilità che il Movimento ha dato dal giugno 2018 a Matteo Salvini riportando al governo la Lega, che già governò 198 SNATURATI
  • 8. malamente con Berlusconi. Il risultato: alle elezioni dell’Europarlamen- to del 26 maggio 2019 la Lega ha raddoppiato i voti (34%) e il Movi- mento li ha dimezzati (17%). In Grecia la Lega Popolare – Alba Dorata ebbe nel 2005 il 7% dei voti ed è una piccola minoranza nel governo. In Italia, la Lega ha ottenuto nel 2019 un terzo dei suffragi e domina il governo. Di Maio – mi ha detto un amico – è l’unico napoletano che si è fatto fregare da un milanese. Il secondo autogol: prima di incubare involontariamente la Lega, il Movimento 5 Stelle ha incubato alcuni temi del partito di Salvini, pen- sando di togliergli la terra sotto i piedi. Un altro boomerang. Per far questo, infatti, i capi 5 Stelle hanno scelto cinicamente il tema del sal- vataggio dei naufraghi. Per mesi i capi del Movimento hanno crimina- lizzato le organizzazioni umanitarie che salvano i naufraghi nel Medi- terraneo definendole “taxi del mare” e “business dell’immigrazione”. Nonostante ripetute inchieste, la magistratura non ha trovato niente di rilevante da imputare alle organizzazioni umanitarie. Eppure, mesi di fango gettati da Di Maio su queste organizzazioni hanno lasciato il se- gno e hanno convinto milioni di persone non che, eventualmente, que- sta o quella organizzazione possano aver commesso errori o reati, ma che “le Ong” nel loro insieme siano associazioni di malfattori. Le iscri- zioni e le donazioni alle Ong (comprese quelle che con il mare non c’en- trano) sono diminuite e ciò ha ridotto la loro capacità di svolgere azioni umanitarie13 . Nessuno sa quante sofferenze e quanti morti questo ha causato, ma forse essi sono di più di quanti possiamo immaginare. 13 https://bit.ly/2GtrVEz. 199 DI DESTRA E DI SINISTRA
  • 9. Il terzo autogol, è stato l’accreditamento della Lega come partito nuovo e antisistema. Proprio i 5 Stelle, che fino al 4 marzo 2018 avevano a ragione il monopolio dell’immagine di partito nuovo e antisistema, ed erano nati per combattere “la casta”, sono riusciti a far dimenticare cosa è la Lega. Il più vecchio e compromesso partito italiano è stato per più di vent’anni parte della “casta” e invischiato in scandali e ruberie. È sta- ta inoltre una colonna del potere di Berlusconi con il quale ha malgo- vernato un decennio. Si deve inoltre alla Lega se Berlusconi non è mai stato condannato a scontare in prigione le pene che probabilmente me- rita. Quello che ora si presenta come partito d’ordine in uniforme abu- siva della Polizia ha cercato per decenni di sabotare l’azione della ma- gistratura, per proteggere i propri malviventi impuniti e i propri con- dannati. Avete notato che i capi 5 Stelle chiamano sempre la Lega “forza politica” e mai “partito”? Chiamare “governo del cambiamento” una compagine dominata dalla Lega è stato un capolavoro di ipocrisia, per il quale il “partito dell’onestà” paga un alto prezzo. Salvini libera la bestia Buono a niente, capace di tutto. La deriva a destra del movimento degli Amici di Beppe Grillo, attivo dal 2005, cominciò già con i due V-Day populisti del 2007 e 2008 e con la fondazione del Movimento 5 Stelle nel 2009. L’indicatore più eloquen- te di questa deriva, però, è il confronto tra le due trattative di governo do- po le elezioni del 2013 e del 2018. La prima portò al rifiuto di un governo con il Partito Democratico guidato da Pier Luigi Bersani. La seconda portò alla formazione di un governo con la Lega di Matteo Salvini. Ciò dimostra che l’avversione del Movimento non era affatto contro “i par- titi” e “i politici”, come si diceva, ma solo contro i partiti di sinistra, che infatti sono il bersaglio preferito del Blog e delle dichiarazioni 5 Stelle. Vale la pena di comparare i due leader politici, Salvini e Bersani, trat- tati così diversamente dalla centrale 5 Stelle. Il senatore Salvini è una vergogna per l’Italia. Il motto del giornale della Lega «Il populista», fondato da Salvini, è «Libera la bestia che c’è in te», cosa che sembra riuscire bene non solo a lui ma a decine di delinquenti che lo prendono in parola. Da quando il governo Lega-5 Stelle andò in carica ci sono sta- 200 SNATURATI
  • 10. 201 te centocinquanta aggressioni fisiche razziste, tra le quali due omicidi, come documenta la mappa in continuo aggiornamento del giornalista Luigi Mastrodonato14 . Il sottotitolo di «Il Populista» è «Audace, istin- tivo, fuori controllo». In fondo è questo il programma di governo del senatore Salvini e, essendo il governo uno solo, purtroppo indiretta- mente fino al 4 settembre 2019 anche del Movimento. Italiani, cattiva gente? Da quasi tutti i media all’estero il senatore Salvini è guardato con di- sgusto. In pochi mesi la sua ferocia è riuscita a incrinare l’immagine che domina all’estero di noi “italiani brava gente”, originali, creativi, a volte pasticcioni, ma innocui. Con questi italiani, ogni straniero berrebbe vo- lentieri un caffé. Con Salvini, no. Nessun politico era riuscito a disono- rare tanto l’Italia. E questo, purtroppo, si deve anche al Movimento. Buono a niente, ma capace di tutto, avrebbe detto di lui Leo Longa- nesi. Soffre di una sindrome narcisistica, che lo induce a fare ogni giorno innumerevoli foto di se stesso e a pagare professionisti perché gli diano la massima diffusione nei media. Insulta i capi di Stato stranieri, gli im- putati, i soccorritori di naufraghi. Usa parolacce da postribolo anche quando parla da ministro. È il capo della coalizione delle tre destre (Le- ga, Forza Italia, Fratelli d’Italia) e di un partito ladro di 49 milioni di eu- ro, corrotto e con molti pregiudicati sia tra gli amministratori locali sia tra i suoi massimi dirigenti, per esempio Roberto Calderoli, Roberto Ma- roni, Roberto Cota, Umberto Bossi. Salvini stesso sarebbe probabilmen- te un pregiudicato per sequestro di persona, se i parlamentari 5 Stelle non lo avessero salvato dal processo. Purtroppo tutto questo lascia in- differente quel Movimento che una volta urlava “onestà, onestà”. L’odio al potere Dall’odio per il potere, Lega e 5 Stelle sono diventati essi stessi l’odio al potere. A cittadini condannati o anche solo imputati l’ex ministro ri- volge insulti in pubblico («vermi!», «maledetta ladra», «zecca», «bastar- 14 https://bit.ly/2k0LFHD. DI DESTRA E DI SINISTRA
  • 11. di», «zingaraccia») o la promessa di farli «marcire in galera»15 o condan- narli ai «lavori forzati a vita» (pene che in Italia non esistono). Pronuncia nei media sentenze di condanna di persone fermate dalla polizia o im- putate, prima che i giudici decidano se sono innocenti o colpevoli. Pro- mette l’ergastolo per gli evasori fiscali: «Se tu evadi ti metto in galera e butto la chiave». Va in prigione a congratularsi con perpetratori di omi- cidi condannati definitamente e manifesta la sua solidarietà ad arrestati per omicidio. Vuole favorire il possesso domestico di armi. Aizza alla violenza domestica contro gli intrusi e all’uso delle armi da fuoco. Si fa fotografare spesso con armi in mano, compreso un mitra nel giorno di Pasqua 2019. Si traveste da poliziotto senza essere perseguito per uso illegale di uniforme e senza vergogna di offendere coloro che per portare quella divisa hanno dovuto fare un concorso e rischiano la vita ogni giorno. Vuole che lo Stato torni a infliggere pene corporali, co- me la castrazione chimica. In una normale democrazia europea un tale individuo non avrebbe alcuna chance politica. In Italia, invece, egli può permettersi di violare le leggi impunito perché le cariche dello Stato al di sopra di lui fanno finta di non vedere, e perché purtoppo proprio il Movimento 5 Stelle è diventato di fatto suo complice involontario, ta- cendo di fronte ai suoi deliri quotidiani. È con un tale individuo che la centrale del Movimento decise nel maggio 2018 di fare una coalizione di governo. Nel 2013, invece, la stessa centrale aveva deciso di non fare un governo di coalizione con il Partito Democratico del senatore Ber- sani, un politico esperto e rispettabile che non ha mai fatto alcuna delle cose detestabili che fa il senatore Salvini. Perché Bersani no, ma Salvini sì? I programmi del Movimento 5 Stelle sono molto più simili a quelli del Partito Democratico che a quelli della Lega. Nella diciassettesima legi- slatura (2013-2018) ci fu in Parlamento, per la prima volta in settant’an- ni, una maggioranza potenzialmente riformatrice. Una coalizione 5 Stel- le-Pd con il 54% dei voti validi sarebbe stata equilibrata perché ognuno dei due partiti ebbe 9 milioni di voti, pari al 26% dei voti validi. In set- tant’anni di Repubblica, per sessant’anni la sinistra non aveva mai gover- 15 Salvini: «Nessuno sconto per i vermi. Per loro castrazione chimica», «Il Giornale», 27 marzo 2019, https://bit.ly/2LEQHpo. 202 SNATURATI
  • 12. nato e mai una forza di rinnovamento radicale come il Movimento 5 Stel- le aveva governato. Un maggioranza riformatrice 5 Stelle-Pd di ben più del 50% era un’occasione mai presentatasi e che forse non si ripresen- terà. Sei anni fa si sarebbe per davvero potuto cominciare una riforma del Paese, ben più profonda di quella iniziata con il centrosinistra negli anni Sessanta. Invece, cinque anni dopo, si è scelto di fare una contro- riforma che fa venire la pelle d’oca a chiunque sappia cos’è uno Stato di diritto. Chi si è sentito umiliato dalla quotidiana bestialità («Libera la be- stia che è in te») del senatore Salvini, chieda ai capi 5 Stelle: perché nel 2013 avete respinto Bersani, ma nel 2018 avete abbracciato Salvini? Nel 2013 un accordo con Bersani avrebbe permesso al Movimento di realizzare una parte maggiore del programma 5 Stelle di quanto esso possa fare con la Lega. Nel Partito Democratico, per esempio, c’è una componente ecologista, che fa le veci di un quasi inesistente partito ver- de in Italia. Dove sono gli ecologisti della Lega? Pensate a cosa avrebbe potuto fare un governo 5 Stelle-Pd se tra 2013 e il 2018 il Pd invece di dipendere dai voti delle destre avesse dovuto di- pendere dai voti del Movimento. Pensate, se un sussidio di 780 euro al mese (“reddito di cittadinanza”) fosse stato erogato dal 2013 a cinque milioni di poveri, invece che un sussidio di importo minore a un milione di poveri, sei anni dopo. Per sei anni milioni di bisognosi poveri hanno dovuto continuare a patire la miseria solo a causa di scelte di alleanza sbagliate. Pensate a quante altre riforme si sarebbero potute fare. Anni di contumelie del Blog e dei capi 5 Stelle contro il Partito De- mocratico riempirebbero libri. Quelle contro la Lega, solo qualche pa- gina. Probabilmente l’esito delle trattative di governo del 2013 e del 2018 era già deciso prima di cominciarle. I presupposti per il declino del Movimento 5 Stelle Il 19 giugno 2017 l’onorevole Di Maio dichiarò a Porta a Porta, su Rai 1: «Sono del Sud, quella parte d’Italia cui la Lega diceva “Vesuvio, lavali col fuoco”. Non ho nessuna intenzione di far parte di un Movimento che si allea con la Lega Nord»16 . Invece Di Maio non solo fece una coalizione con la Lega, ma appena insediato nei suoi due ministeri disse del sena- tore Salvini «Grande sinergia. Come se avessimo lavorato sempre insie- 16 https://bit.ly/2LDMcM1. 203 DI DESTRA E DI SINISTRA
  • 13. me, ci capiamo al volo»17 . Il 30 ottobre 2017 il politico 5 Stelle aveva scritto: «Per noi è imperdonabile tradire i propri elettori per avere in cambio delle poltrone»18 . Meno di un anno dopo, lo stesso Di Maio formò una coalizione con la Lega, e si accomodò su sei poltrone: quelle di “capo politico” del Movimento, tesoriere del Movimento, deputato, ministro del Lavoro, ministro dello Sviluppo economico, vicepresidente del Consiglio. Questi sono solo due esempi tra le molte affermazioni stravaganti dell’onorevole Di Maio e dei suoi colleghi che purtroppo gli hanno fatto perdere ogni credibilità. Al tradimento frequente delle pro- prie parole si aggiunge la promessa di cose impossibili. Questi due modi politici possono aumentare il consenso elettorale solo per un certo pe- riodo, ma pongono i presupposti per il suo declino successivo. Il Movimento fa i conti con gli elettori I risultati di quattro elezioni dimostrano lo scollamento tra il Movimento e la realtà. I risultati di ben quattro elezioni dal 2013 al 2019 segnarono l’incon- tro del Movimento con la realtà. Vale la pena di analizzarli. 2013: 26% al Movimento. Le “mummie dei partiti” sono in ottima salute Poco prima delle elezioni del 2013 il Blog aveva pubblicato il post Mandiamoli tutti a casa: «I partiti sono morti. Cominciano a rendersi conto che li stiamo mandando a casa tutti. Le mummie dei partiti pren- dono atto della indignazione popolare»19. I 5 Stelle però non avevano fatto i conti con gli elettori in carne ed ossa. «Le mummie dei partiti», infatti, erano in ottima salute perché raccolsero alle elezioni del 24 feb- braio 2013 più del doppio dei voti del Movimento. Su 50 milioni di elet- tori il Movimento ottenne nove milioni di voti e i partiti «morti» ne rac- colsero più di venti milioni. 17 https://bit.ly/2SzWfSO. 18 https://bit.ly/2LGfyct. 19 http://www.beppegrillo.it/mandiamoli-tutti-a-casa/. 204 SNATURATI
  • 14. L’unica cosa che morì quel giorno fu la stravagante idea di «mandare tuttiacasa».Eperfortuna.LaprospettivadiunParlamentoincuisiedono i rappresentanti di un solo partito non è rassicurante. I 5 Stelle ottennero il 26% dei voti validi, pari al 18% degli elettori. Un vero exploit per un partito debuttante e una buona base per una coalizione. La promessa del Movimento, però, era tutt’altra. Non era quella di ottenere un posto tra i partiti della casta, bensì di ottenere la maggioranza e di spazzare via tutti gli altri. Quel 26% di voti validi era solo la metà di quelli necessari per “mandaretuttiacasa”.Eppure,nessuncapodelpartitosembròaccorgersi del vero significato del risultato, né formulò un’analisi o un’autocritica. 2014: 20% al Movimento. #vinciamonoi. Anzi, #vinciamopoi Alle elezioni europee del 24 maggio 2014 i risultati furono peggiori di quelli delle elezioni nazionali del 2013. Il Movimento 5 Stelle ottenne metà dei consensi del Partito Democratico: il 20% di voti validi contro il 40%. La campagna elettorale del Movimento aveva usato il curioso slogan #vinciamonoi, ma la realtà fu una débâcle 40 a 20 per il Partito Democratico. Questa adesione dei 5 Stelle alla fantasia invece che alla realtà può sembrare perfino simpatica. Ma sconcerta pensare che co- storo pensino di poter governare un Paese del G7. Dopo aver raggiunto solo metà del risultato promesso con tanta si- cumera (#vinciamonoi), quale capo di partito o di azienda potrebbe re- stare al suo posto? Eppure, nessuno proferì una parola di analisi. Nes- suno assunse la responsabilità della sconfitta. La centrale, invece, la buttò in ridere con un simpatico video di Beppe che prendeva un Maa- lox (medicina contro l’acidità di stomaco) e con uno slogan autoironico #vinciamopoi, che avrebbe portato ancora più sfortuna per le elezioni europee successive nel 2019. 2018: 33% al Movimento. «Non puoi allearti con gli autori del massacro del Paese» Alle elezioni nazionali del 4 marzo 2018 i 5 Stelle promisero di nuovo di «mandare tutti a casa». L’onorevole Di Maio si disse sicuro di superare il 40% e di triplicare i suoi parlamentari. Invece, si ripeté l’esito del 2013: i partiti “morti” raccolsero di nuovo più del doppio dei voti del Movi- mento: 24 milioni contro 11 milioni, su 51 milioni di elettori. Anche nel 205 DI DESTRA E DI SINISTRA
  • 15. 2018 il 33% dei voti validi raccolti, pari al 22%degli elettori, abbagliò i capi del Movimento impedendogli di guardare in faccia la realtà: quattro elettori su cinque non votarono 5 Stelle. I capi del Movimento avrebbero dovuto fare pubblicamente un’analisi della loro gestione, fare autocritica, cambiare politica, e cambiare una parte dei dirigenti. Invece essi decisero di passare repentinamente dal “mandiamoli tutti a casa” all’abbraccio con la Lega, ossia il più vecchio e il peggiore dei partiti che «hanno di- sintegrato questo Paese», come diceva Di Maio. Chi avrebbe mai imma- ginato un governo Casta-5 Stelle? Quanti elettori avrebbero votato 5 Stelle se avessero anche solo immaginato questo scenario? Al tavolo delle trattative tra la Lega e il Movimento colui che tirò le fila del futuro governo fu uno dei più compromessi e vecchi politici della pri- ma e della seconda Repubblica, il pregiudicato (Diffamazione aggravata dall’odiorazziale)20 senatoreRobertoCalderoli,parlamentaredelpiùvec- chio partito italiano da più di un quarto di secolo e autore di una legge elettorale che lui stesso definì «una porcata». Era proprio il personaggio ideale per scrivere il programma di un “govermo del cambiamento”? Come diceva l’onorevole Di Maio prima delle elezioni? «Il Movimen- to 5 Stelle non fa alleanze con i partiti che hanno disintegrato il nostro Paese»21 . E un’altra volta: «Non puoi allearti con gli autori del massacro del Paese, con coloro che hanno creato i problemi, per risolverli». Linea gotica a 5 Stelle Ad aggravare il significato del risultato delle elezioni nazionali del 2018 c’è una sorta di “linea gotica” a 5 Stelle. I voti validi per il Movi- mento furono tre su dieci nel Paese. Furono però quattro su dieci al Sud e due su dieci al Nord. Nel Sud ci sono più povertà e disoccupazione. È comprensibile che la promessa dell’onorevole Di Maio di 17 miliardi da distribuire a 4 milioni di bisognosi con il “reddito di cittadinanza” abbia favorito il successo 5 Stelle al Sud. Ciò significa, però, che dove la po- vertà e la disoccupazione sono molto minori il potenziale elettorale del Movimento è intorno al 20% dei voti validi ossia al 15% degli elettori, come indicano i risultati del 2018 nelle regioni del Nord, più istruite, 20 ll 14 gennaio 2019 il senatore Calderoli è condannato a 18 mesi per diffamazione della ministra Cécile Kyenge con l’aggravante razziale. 21 https://bit.ly/2SATjp8. 206 SNATURATI
  • 16. 207 produttive e ricche. Come puoi “mandare tutti a casa” quando solo un elettore su sei vota per te? Anche questa constatazione avrebbe dovuto indurre i capi 5 Stelle a riflettere. Questa linea gotica 5 Stelle del 20 al Nord e del 40% al Sud, inoltre, qualifica il Movimento come un partito dedito più ad assistere e curare le ferite sociali del passato, che non a coinvolgere nel progetto epocale della transizione ecologica le forze più dinamiche e istruite del Paese. Ovviamente, occorre fare entrambe le co- se. Lenire le sofferenze dei bisognosi del Sud è sacrosanto, e il 40% dei suffragi del Movimento è ben meritato. Ciò che preoccupa, invece, è l’in- capacità del Movimento di conquistare il consenso almeno di una buona metà delle forze più vive del Paese. Dopo la débâcle alle elezioni europee del 2019, Beppe avrebbe dovuto prescrivere al Movimento una purga, non un Maalox. 2019: 17% «Saremo l’ago della bilancia nel Parlamento Europeo» aveva detto l’o- norevole Di Maio. Alle elezioni europee del 26 maggio 2019, invece, il Movimentoottenneilpeggiorrisultatodellasuastoria:5milionidivotisu 51 milioni di elettori, pari al 17% dei voti validi e al 10% degli elettori. Di nuovo il primo partito concorrente, ora la Lega, ottenne il doppio dei voti del Movimento. A ulteriore umiliazione, la Lega raddoppiò i voti rispetto al 2018, da 17% a 34%, mentre il Movimento li dimezzò, dal 33% al 17%. Si capisce così chi sia il grande vincente e chi il grande per- dente della coalizione Lega-5 Stelle. Il 26 maggio anche i grandi partiti che governano o governarono la Francia e la Germania, Les Republicains e la Spd, persero milioni di voti. I loro due leader, Wauquiez e Nahles, si dimisero da tutte la cariche. Nel Movimento, invece, la parola dimissioni è sconosciuta. Questa volta Beppe avrebbe dovuto prescrivere al Movimento una purga, non un Maalox. Invece, non una parola. Di Maio dichiarò di aver imparato dalla sconfitta. Ma non rivelò cosa avesse imparato. Lui stesso organizzò un plebiscito su se stesso dall’esito scontato, come tutti i ple- bisciti 5 Stelle, e continuò senza batter ciglio a sedere sulle sue sei pol- trone. Non una parola di analisi sulle ragioni della sconfitta e su possibili nuovi orientamenti del partito. DI DESTRA E DI SINISTRA
  • 17. Probabilmente il lettore che segue il Movimento 5 Stelle conosce queste vicende elettorali. Tuttavia ho voluto riassumerle e ricordarne i numeri perché essi illustrano il profondo scollamento dei capi 5 Stelle dalla realtà. È solo con la consapevolezza di questo scollamento che possiamo passare a chiederci nell’ultimo capitolo quale sarà il futuro del Movimento. Il programma di un partito indica quasi tutto ciò che esso non potrà fare quando sarà al governo. I programmi elettorali del Movimento 5 Stelle dal 2009 al 2019 Il Movimento 5 Stelle pubblicò sei programmi elettorali nei seguenti anni: marzo 2009, ottobre 2009, gennaio 2013, aprile 2014, febbraio 2018, aprile 2019. Tutti i programmi furono pubblicati solo in forma digitale. Ciò fa ri- sparmiare molta carta, facilita l’anonimato e permette di modificare i testi prima e dopo le elezioni o di ritirali. I programmi del Movimento provengono da una specie di limbo di- gitale. In essi mancano tutte le informazioni per identificarli: data, au- tori, metodo con cui sono stati redatti, nome e indirizzo dell’istituzione, organo che ha redatto e che pubblica il documento, dati di contatto. Nonostante l’anonimità dei programmi, il personale del Movimento li ha fatti propri perché essi provengono dai siti del 5 Stelle, ossia da quell’autorità immanente che è “la rete”. Questa prassi fa parte della strategia della centrale di costruire un immagine del Movimento come di qualcosa che prescinde dalla persone e dai luoghi, perché esiste sem- plicemente “in rete”. Una lista, non un sistema I programmi 5 Stelle indicano passi di un cammino, ma non la direzione né la meta. Analizzando i testi dei sei programmi si osserva che essi non comin- ciano con una parte generale che dichiari una visione di società a me- dio e lungo temine, come fanno i programmi di altri movimenti e par- 208 SNATURATI
  • 18. titi. I programmi 5 Stelle indicano infatti i passi di un cammino, ma non la direzione né la meta. In ossequio alla antideologia si può anche intraprendere un viaggio senza una carta. Ma una qualche idea su dove andare bisogna pur averla. Nei programmi 5 Stelle mancano anche le priorità, una gerarchia e una connessione degli obiettivi, un orienta- mento sulle scadenze a breve, medio e lungo termine. In conclusione, i programmi del movimento sembrano più una “lista della spesa” a breve scadenza che non la proposta di come creare una società giusta e sostenibile. Confronto con i venti postulati di sviluppo sostenibile della Svizzera Per avere un’idea di cosa vuol dire formulare un programma come un sistema, invece che come una lista, possiamo esaminare la strate- 209 DI DESTRA E DI SINISTRA I principi e i postulati della politica di sviluppo sostenibile della Svizzera. Monitorare lo sviluppo sostenibile, Ufficio federale di Statistica, 2002.
  • 19. gia22 di sviluppo sostenibile della Svizzera e il suo sistema d’indicatori Monet dell’Ufficio federale di statistica, pubblicata per la prima volta nel 2002 e in costante evoluzione. Non si tratta di un programma di governo ma della politica nazionale di medio e lungo termine, teorica- mente valida per tutti i governi. Questa strategia è basata su tre prin- cipi: solidarietà sociale, efficienza economica, responsabilità ecologi- ca. Da essi discendono venti postulati e da questi cinquanta obiettivi a medio e lungo termine. 1) Solidarietà sociale Principi generali; Condizioni di vita oggettive; Condizioni di vita sog- gettive; Giusta ripartizione, eguaglianza delle chance; Rafforzamento della coesione sociale; Solidarietà internazionale; Sviluppo e tutela del capitale umano. 2) Efficienza economica Principi generali; Sistema economico; Efficienza e competitività; Flessibilità e stabilità; Produzione e consumo di beni e servizi; Occu- pazione; Commercio internazionale. 3) Responsabilità ecologica Principi generali; Consumo delle risorse; Materiali e rifiuti; Rischi; Rapidità dei cambiamenti; Paesaggi naturali e coltivati. Questi principi, postulati e obiettivi servono sia per orientare la politica social-ecologica dei governi sia per misurare con altrettanti indicatori23 la progressione verso gli obiettivi. 22 Ufficio federale dello sviluppo territoriale, Strategia per uno sviluppo sostenibile, 2016-2019, https://bit.ly/2JO1wT. 23 Monitorare lo sviluppo sostenibile, Ufficio federale di Statistica, Neuchatel, 2002 tinyurl.com/y3kh8a4j https://bit.ly/2JO1wTY. 210 SNATURATI