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Argomento
16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA
AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE 1
di Marco Lorusso
EDITORIALE
LA PAROLA
DELL’ANNO É...
Ogni anno l’Oxford English Dictionary incorona,
tra tutti i neologismi che rimbalzano dai giorna-
li alle televisioni fino a penetrare nell’animo del
quotidiano, la parola più rilevante, significativa,
importante dell’anno. In questo 2016 ormai prossi-
mo all’arrivederci, secondo il blasonato dizionario
inglese, la regina delle parole neonate è proprio lei:
POST-VERITÁ.
La Post-verità è una notizia totalmente falsa che,
diffondendosi largamente in una comunità e in-
fluenzando l’opinione pubblica, acquisisce valore di
verità. Una bufala che diventa convinzione. Un’ipo-
tesi che diventa credo.
Ad accompagnare questa parola sul trono dei neo-
logismi sono state le dichiarazioni di chi ha soste-
nuto, ad esempio, che Barack Obama fosse nato
in territorio non americano o che Donald Trump,
durante la sua campagna elettorale, avesse avuto
l’endorsement di Papa Francesco o, ancora, senza
andare troppo lontano, basti pensare a quanti si-
ano convinti che il Presidente del Consiglio della
Repubblica Italiana sia una carica eletta dal popolo.
Queste sono soltanto alcune tra le menzogne madri
della post-verità. Accanto a loro, poi, ci sono tutte
quelle altre notizie letteralmente vendute alla gen-
te, come se l’informazione fosse diventata la merce
da offrire alla clientela, come se chi le diffonde fosse
diventato imprenditore in stremante competizione
con gli altri e come se, alla punta della catena, ci fos-
simo noi: i clienti del mercato delle bugie, quelli che
comprano convinzioni pagandole con un applauso,
con un consenso o con la semplice attenzione.
Pensiamo. Quando passeggiamo per il mercato
settimanale della nostra città, siamo circondati da
venditori impegnati nella bonaria esaltazione del-
la propria merce: qualcuno fa: “Venghino signori!
Il vero fungo della Murgia lo trovate solo qui!”, un
altro: “Signora, ma l’ha sentito l’odore? Solo qui il
cardoncello bello e profumato!” e dall’altra parte:
“Che pranzo sopraffino con il fungo di Peppino!”. Si
arriva al punto tale da non comprare il fungo, ma
l’idea del fungo, quanto buono credi che sia il fungo
e, pensandoci, non può che essere così. Non cono-
scendo la verità, da dove siano stati raccolti, come
siano stati coltivati, se contengono sostanze che li
rendono più appetibili, non si ha che un solo modo
per scegliere: la pancia, la fame. Ci si fida. Se ci va
bene, avremo mangiato un buon fungo, alla faccia
di chi ci vuole male, se non ci va bene, beh, nella mi-
gliore delle ipotesi la prossima volta compreremo
un altro fungo, nella peggiore ci intossicheremo di
un fungo andato a male venduto come prelibato,
ci ammaleremo delle bugie di cui ci siamo nutriti
e solo questo ci farà capire che se quel fungo fos-
se cresciuto sul nostro terreno, se fosse il frutto del
nostro impegno e il risultato della nostra attenzio-
ne, sulla nostra tavola avremmo qualcosa che cono-
sciamo, che sappiamo essere genuino, che non ci
avveleni, ma ci nutra e ci rinforzi.
Il motivo dell’elezione di post-verità come parola
dell’anno 2016 non è aleatorio, tutt’altro. È scritto
sui giornali, è raccontato dalle televisioni, è nasco-
sto nei nostri discorsi e nei vicoli ciechi del nostro
pensiero. Post-verità è il ritratto perfetto di un anno
governato dalle bugie, dallo scetticismo, dalla paura
e dal cambiamento. È il nome di un’infezione socia-
le davanti a cui si aprono due strade: o credere o ca-
pire. Credere è passeggiare su una nuvola. Capire è
camminare dentro al fango. Perciò una via è meno
tortuosa dell’altra, una fa per i pigri, l’altra per chi
lotta, per chi ha deciso di vivere. Ma, fino al momen-
to in cui capire sarà un optional, la post-verità ri-
marrà il cuscino degli indifferenti, su cui chiudere
gli occhi, riposare il cervello e lasciar parlare i so-
gni, la finzione, la proiezione di ogni nostro istinto.
2 0
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Cultura Generale
GENNAIO
Il nuovo anno promette bene al-
meno in Cina: termina la politica
del figlio unico (rimasta in vigore
per 35 anni) e il governo approva
la legge che autorizza a concepire
più di un bambino.
FEBBRAIO
Si chiude la 66esima edizione
del festival di Sanremo: trionfa
una delle band più amate della
musica italiana, gli Stadio, con il
singolo “Un giorno mi dirai”; la
letteratura italiana perde uno dei
suoi maggiori esponenti, Umber-
to Eco. Leonardo di Caprio vince
finalmente l’Oscar come migliore
attore protagonista, con il film
“The Revenant”.
Viene pubblicato il singolo “An-
diamo a comandare” di Fabio
Rovazzi. Il “brano” otterrà quasi
100 milioni di visualizzazioni, co-
ronate da quattro dischi di plati-
no. Vengono rilevate per la prima
volta le onde gravitazionali a 100
anni dalla previsione di Albert
Einstein.
MARZO
Bruxelles è sotto attacco: tre at-
tentati, due presso l’aeroporto e
uno alla stazione metropolitana,
saranno in seguito rivendicati
dall’ISIS. Parte la prima missio-
ne europea su Marte, “ExoMars”,
lanciata dalla base di Bajkonur
(Kazakhistan).
APRILE
23 aprile 1616 - 23 aprile 2016:
sono passati 400 anni dalla mor-
te di uno degli autori più impor-
tanti della letteratura inglese ed
europea, William Shakespeare.
Il referendum del 17 aprile sulla
durata delle concessioni alle tri-
velle non raggiunge il quorum
necessario alla validità dell’esi-
to.
Dicembre 2016. 365 giornate di
vita, racchiuse tra le pagine di un
calendario stracciato, stanno per
lasciare la scena. È tempo di soli-
ti bilanci e di grandi aspettative.
Ad ogni anno che passa ci con-
vinciamo che il successivo sarà
migliore. Preferiamo nutrire nel
cuore l’illusione che l’anno nuovo
serbi per noi un bagaglio di sor-
prese. “Coll’anno nuovo, il caso
incomincerà a trattar bene voi e
me e tutti gli altri, e si principierà
la vita felice. Non è vero?” dice il
venditore d’almanacchi in una
delle Operette morali di Leopardi.
Non sarà, tuttavia, il 2017 a fare di
noi uomini migliori, non saranno
le lenticchie di mezzanotte ad ar-
ricchirci né la biancheria rosso
fuoco ad allontanare la paura del
dolore. Dovremmo imparare ad
essere come un tronco d’albero.
Ogni anno attorno all’originario
fusto della pianta cresce un anel-
lo, sempre diverso dall’altro: che
sia più grande o più piccolo esso
lascia un segno eterno, sintomo
della vita vissuta dalla pianta
stessa. Ogni anno è per noi un
nuovo anello, un ciclo che si apre
ma non si chiude perché assorbe
il nostro passato e lo reinventa.
Prima di attendere l’ennesima
notte di San Silvestro, dovremmo
fermarci e chiederci “Che cosa ci
lascia quest’anno turbolento, non
meno di altri?”. Non è un bilancio
matematico, ma l’occasione di
ripensare a quello che abbiamo
fatto, a quello che avremmo po-
tuto fare, al tempo che abbiamo
sprecato inseguendo orgogliose
banalità. Pare che anche Facebo-
ok voglia aiutarci con la realizza-
zione di piccoli video strutturati:
trionfa sulle bacheche del popolo
“facebookiano” uno pseudo-ma-
linconico hashtag #yearinre-
view2016. Il breve flashback che
siamo chiamati a fare come uo-
mini deve permetterci di capire
quale direzione le nostre vite do-
vranno prendere: il tempo non
cambia, siamo noi a definirlo se-
condo le più disparate aspirazio-
ni e decisioni.
Il 2016 con tutte le sue contrad-
dizioni continuerà ad essere un
capitolo della nostra storia. Ecco
alcune delle pagine di questo en-
nesimo spazio di tempo umano.
U N A N N O I N
1 6
AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE 3
MAGGIO
11 maggio: viene annunciato l’Ok
definitivo della Camera al dise-
gno di legge sulle unioni civili.
GIUGNO
10 giugno: si apre il Campionato
europeo di calcio in Francia. Due
donne, Virginia Raggi a Roma e
Chiara Appendino a Torino vin-
cono le elezioni amministrative.
Il popolo inglese è chiamato alle
urne. Il 52% vota per il “leave”,
il 48% per il “remain”. La Gran
Bretagna è ufficialmente fuori
dall’Unione Europea.
LUGLIO
La Puglia è stravolta dalla strage
ferroviaria avvenuta tra Andria
e Corato. Quello che dovrebbe es-
sere un giorno di festa nazionale
(anniversario della presa della
Bastiglia) si trasforma in una
strage: la Promenade des Anglais,
a Nizza, diventa un bagno di san-
gue: un camion travolge la folla
che assiste ai fuochi d’artificio.
Fallisce il colpo di stato tentato
dai militari turchi contro il presi-
dente Erdoğan.
AGOSTO
Il 5 agosto si aprono i giochi della
XXXI Olimpiade a Rio de Janeiro.
Il 24 agosto una scossa di magni-
tudo 6.0 devasta il centro Italia.
SETTEMBRE
Il 7 settembre si aprono i giochi
paralimpici di Rio. Il 16 settembre
viene pubblicato il numero 0 del
nostro magazine, 16 Pagine. Si fa
strada il singolo del “cantante”
Piko-Taro, Pen Pineapple Apple
Pen, che raggiunge più di 9 milio-
ni di visualizzazioni, diventando
il simbolo del trash più virale.
OTTOBRE
Muore Dario Fo, regista, scritto-
re, attivista italiano, premio No-
bel per la letteratura 1997. Crolla
uno dei capolavori dell’arte ita-
liana, la Basilica di San Benedetto
a Norcia, sbriciolata dalla scossa
di terremoto.
Va a Bob Dylan, simbolo del movi-
mento di protesta americano de-
gli anni ’60, il premio Nobel per la
Letteratura.
NOVEMBRE
Muore Umberto Veronesi, onco-
logo e politico italiano. Si chiude
ufficialmente il Giubileo straor-
dinario della misericordia, pro-
clamato da Papa Francesco.
Donald Trump vince le elezioni
presidenziali: il mondo deve fare
i conti con l’uomo dal ciuffo bion-
do. Muore Fidel Castro, pioniere
al fianco di Che Guevara, della ri-
voluzione cubana.
DICEMBRE
Muore sotto le bombe di Assad,
Anas al Basha, soprannominato
il clown di Aleppo, un giovane di
24 anni, operatore umanitario in
Siria. Trionfa il no al referendum
costituzionale: con il 59,1% delle
preferenze gli italiani rifiutano
la legge Boschi-Renzi. Secondo
l’Alto commissariato Onu per i
rifugiati, il bilancio delle persone
morte in mare nel 2016 è di 3167
persone.
“Voglio che ogni mattino sia per
me un capodanno. Ogni giorno
voglio fare i conti con me stesso,
e rinnovarmi ogni giorno.”
Antonio Gramsci
di Annarita Incampo
D U E P A G I N E
16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA4
Sociale
Vi siete mai chiesti quale sia il co-
lore del Natale? Quale il suo sapo-
re, il suo odore, il suo rumore…?
Sicuramente il verde e il rosso di
alberi e luci, il sapore e l’odore di
piatti caldi preparati dalle nonne,
e infine il rumore delle automo-
bili sull’asfalto innevato e il suo-
no dei canti popolari. Intorno a
tutto questo, a smuovere il vento
freddo, sopito sotto i maglioni di
lana, imbucato nelle cassette del-
la posta, nascosto in quell’aria di
vacanza e spensieratezza, compa-
re una parola che sa di bellezza e
incertezza: desiderio.
Dunque, proviamo per un attimo
a portare questa immagine in un
posto dai muri bianchi, dai corri-
doi che paiono labirinti, abitato
da un silenzio così assordante da
sembrare opprimente. Un posto
in cui tutto è sempre in un mo-
vimento calmo, eterno e imper-
cettibile, ma ove se tutto si fer-
masse sarebbe la fine. Un posto
in cui nessuno va mai in vacan-
za, neppure a Natale.
Un posto come... un ospedale. Se-
duto in un angolo c’è un medico,
le spalle ricurve, il collo piegato,
i suoi occhi somigliano a quelli
della vecchia statua bronzea del
“Pugile in riposo” (Lisippo, IV se-
colo a.C.). Ha appena concluso la
sua lotta e nelle mani possenti ha
trattenuto vite. Più in là la giova-
ne infermiera ostenta un sorriso,
mentre conduce un ragazzo verso
un tunnel che porta chissà dove.
Innumerevoli stanze ospitano
una quantità indefinita di per-
sone di ogni età, talvolta distese
in quei letti troppo stretti. Sotto
le loro coperte, addormentati, re-
stano sogni, passioni, pensieri.
Un posto come… una casa di ri-
poso. L’anziano nonnetto aspet-
ta con ansia l’arrivo delle feste
perché sa che verranno a trovarlo
figli e nipoti che abitano troppo
lontano. La donna dallo sguar-
do rugoso, distesa su quel letto,
racconta a se stessa una storia
stupenda che sa di solitudine e
nostalgia.
Un posto come… un centro di
accoglienza. In quella stanza un
giovane nigeriano sbarcato da
poco in questo Paese cerca di farsi
capire da un operatore che par-
la solo italiano. Poi, c’è un uomo
vestito di stracci che aspetta l’ora
di pranzo per assaporare un raro
piatto caldo.
Ma come si fa a mantenere alto il
morale in posti come questi? Come
si fa a raccontare, a far sentire il
Natale? Sicuramente non ba-
sterà parlare di speranza, gioia,
fratellanza, né sbandierare au-
guri e cantare canzoncine. Per
quel medico stanco il giorno di
Natale sarà uno come gli altri:
un giorno di lavoro e sofferenza,
di prontezza e pazienza. Passeg-
giando per questi luoghi incontro
un giovane educatore, un volon-
tario. È lui a rispondere alla mia
domanda: “È dura perché non sai
mai come comportarti: devi cerca-
re di sorridere e far sorridere senza
essere mai banale. Quello che ci
aiuta, però, è amare ciò che faccia-
mo!”
Associazioni e cooperative che
lavorano nel sociale, difatti, in
questo periodo si impegnano per
organizzare eventi che rendano
partecipi anche coloro che vivono
e lavorano nei posti in cui regna
sì la sofferenza, ma soprattutto
si avverte più che mai la vita. E a
scaldare gli animi, a svegliare i
desideri, ci pensa chi con amore
fa il proprio lavoro.
Buon Natale a questo mondo di in-
certezze e bellezze!
di Silvia MIglionico
CHE RUMORE FAIL NATALE DI CHI SO
UN NATALE “SALUTARE”
AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE 5
La solidarietà non costa nulla, ma
conta tanto.
Chi è il volontario? Cosa significa
fare volontariato? Chiunque po-
trebbe dare una mano o bisogna
avere delle prerogative specifi-
che? Troppe domande a cui non
sapremmo rispondere, poiché
troppo poco si parla di questo fe-
nomeno, uno tra i più solidali, no-
bili e passionali che esistano.
Sembra incredibile, guardando la
nostra società, anche solo pensa-
re che ci sia ancora qualcuno di-
sposto a dedicare gratuitamente
il proprio tempo a chi è in diffi-
coltà, a chi è stato abbandonato,
a chi soffre e non ce la fa.
Incredibile ma vero, i volontari
esistono!
Certo, non sono molti, ma ci sono.
Ci sono ancora quelle persone
che, contro ogni previsione, ci
dimostrano che il volontariato è
una di quelle attività da cui si trae
maggior profitto. Non parlo di
beni materiali, parlo di passione,
amore e soddisfazione. Concetti
innegabilmente astratti, ma an-
che straordinariamente concreti.
E allora, perché non farlo? Perché
non provarci?
I servizi relativi al volontariato
sono vari: si va dall’aiuto alle per-
sone che si trovano in difficoltà
alla tutela della natura e degli
animali, nonché alla conservazio-
ne del patrimonio artistico e cul-
turale. Ad esempio, ricordiamo
che ad Altamura l’associazione
Auxilium e dintorni ha organizza-
to, negli anni, varie iniziative in
diverse aree, come Area disabili-
tà, Area immigrati, Area recupe-
ro, Area anziani.
‘’Se aveste la possibilità di
esprimere un desiderio a nata-
le, che cosa chiedereste?’’
Questa la domanda che abbiamo
posto nelle varie case-famiglia
qui ad Altamura. Ironicamente
abbiamo riscontrato che negli
anziani il desiderio maggiore era
quello di ottenere un aumento di
pensione.
Per il resto, le persone intervista-
te hanno dato risposte diverse,
tutte accomunate dal desiderio di
tornare a desiderare.
Spesso il desiderio può essere
considerato sinonimo di bisogno:
bisogno di attenzioni, di affetto,
di fiducia, ma anche bisogni più
pratici e concreti. Bisogno signifi-
ca avere fame, avere sete, provare
paura. Ciò è inevitabilmente col-
legato al desiderio, sentimento
che spesso si trasforma in vero e
proprio istinto di sopravvivenza.
L’obiettivo dei volontari è proprio
quello di permettere ai meno for-
tunati di ritrovare la speranza, la
forza e il coraggio di desiderare.
Per essere un volontario non ti
serve denaro, non ti serve un ti-
tolo di studio, non ti serve altro
che tanta buona volontà. Basta
aver superato la maggiore età e
si ha la possibilità di iscriversi ad
un’associazione. La generosità è
il dono più grande che possiamo
fare a noi stessi e agli altri, eppu-
re troppo spesso ce ne dimenti-
chiamo.
I volontari sono piccoli eroi che,
con la dedizione di ogni giorno,
riescono a cambiare la vita di
tante persone. Ognuno di noi ne
ha la possibilità, ognuno di noi
ha la possibilità di diventare un
eroe… perché rinunciarci?
E allora, se davvero questo mon-
do vogliamo cambiarlo, non re-
stiamo lì immobili ad aspettare,
AGIAMO!
Aiutare gli altri non costa nulla,
ma conta tanto.
Io ci credo al fatto che il mondo
possa cambiare. Voi?
di Pina Ragone
A LA FELICITÀ?OFFRE E DI CHI AIUTA
IL PREZZO DI UN AIUTO
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Scuola
Lo sguardo dei bambini non in-
ciamperà mai lì dove l’occhio
adulto riconosce un ostacolo.
Hanno una visione secondo cui
ogni cosa può essere un’occasio-
ne per compiere nuove scoperte,
adempiendo la loro consapevo-
lezza del mondo; è un motivo di
superamento che li guida al di là
della linea d’orizzonte. I loro, più
che occhi, sono mani che model-
lano per la prima volta le forme
del mondo, suscitando scalpore
e curiosità. Ancor più straordina-
rio è come la loro prospettiva ven-
ga poi tradotta tramite un canale
di comunicazione che si serve di
un codice verbale tanto semplice
quanto spontaneo. Sperimentia-
mo e riscopriamo, grazie a delle
domande tanto semplici, quanto
magnifiche, una “nuova” visione
del Natale, un tempo appartenu-
taci ma oramai sbiadita; guar-
diamolo con occhi desiderosi, gli
stessi dei veri scrutatori del mon-
do, scrigni dentro cui vive la sua
immutabile bellezza.
Alunni classe I-A : Emma, Paolo
Alunni classe V-F : Tea, Alessan-
dro
Credi a Babbo Natale?
Paolo: “Si, è magico perché lascia
i regali sotto l’albero ma è così ve-
loce che non si fa mai vedere. Un
razzo!”
Tea: “A casa di mia zia viene sem-
pre “Babbo Natale”. È mio zio che
si traveste.”
Cosa desideri da questo Natale?
Emma: “Stare con Mariateresa, la
mia amichetta più grande.”
Paolo: “Vorrei due trottole! E poi
vorrei che la mia sorellina, Silvia,
di due mesi, diventi grande, così
possiamo giocare insieme!”
Tea: “Stare con tutta la famiglia
ma senza Tv, perché poi ci dimen-
tichiamo di condividere il tempo
con gli altri.”
Alessandro: “Vorrei “Il laborato-
rio di Chimica”. Desidero trascor-
rere più tempo con la famiglia.”
Qual è per te il signifcato del
Natale?
Emma: “Significa unione perché
si sta tutti insieme.”
Tea: “Significa nascita di Gesù.
Spesso ci ricordiamo solo di Bab-
bo Natale, ma bisognerebbe tene-
re a mente l’evento originario di
questa festa.”
La cosa che più ti piace di questa
festa.
Emma: “Addobbare l’albero con
Mamma e Papà.”
Alessandro: “Ricevere i regali. Mi
piace anche l’atmosfera dei pran-
zi con tutta la famiglia e giocare a
tombola.”
Mandiamo un messaggio di au-
guri a tutti i nostri lettori!
Emma: “Auguro a tutti un buon
Natale!”
Paolo: “Che sia un Natale senza
malattie e in piena felicità.”
Tea: “Buon Natale a tutti; che
possa essere felice e spensierato,
con amore!”
Alessandro: “Festeggiate con
tutti i vostri cari! Auguro con gio-
ia un felice Natale!”
Ringrazio la Dirigente Pasqua Lo-
viglio e le insegnanti del V Circolo
Didattico San Francesco d’Assisi.
Un ringraziamento speciale ai
bambini che con la loro semplici-
tà non delu-
dono mai.
di Lidia Passarelli
IL PUNTO DI VISTA DEI BAMBINI
CON
GLI OCCHI
DI
CHI
SOGNA
AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE 7
OGGI
IERI
16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA
Città
BENVENUTO,
Siamo qui per fare qualche do-
manda a Giacomo Barattini, nuo-
vo assessore alla cultura del comu-
ne di Altamura. Detto in tre punti,
cosa intendi fare per la cultura ad
Altamura?
1) Capire che non si possono fare
attività culturali solamente per
due mesi all’anno. Bisogna ap-
prezzare l’impegno da
parte delle vecchie am-
ministrazioni con la
notte bianca, l’estate
altamurana etc. Oc-
corre, però, passare
ad una program-
mazione di durata
almeno annuale,
coinvolgendo gli operatori arti-
stici e culturali della città. 2) Ci
sono tanti giovani e meno giova-
ni che chiedono semplicemente
uno spazio. Ho incontrato asso-
ciazioni e artisti che chiedono
un luogo in cui esprimersi e farsi
sentire. 3) Avendo anche la dele-
ga al turismo, ritengo che cultura
e promozione del territorio pos-
sano essere parole che coincido-
no in un unico operato. Un gros-
so impegno sarà chiesto anche
ai privati che devono fare la loro
parte. Si parte da qui.
Cosa bisogna fare per trasmet-
tere alla gente della città il de-
siderio di attività culturali sul
territorio?
Bisogna capire che dal-
la cultura si può ricavare
qualcosa in più. La cultura
va di pari passo con la te-
chnè, la tecnica. La cultura
può essere un modo per
investire il proprio dena-
ro, ma anche per avere
una classe dirigente pre-
parata e dei professioni-
sti migliori. È questo che
dobbiamo intende-
re per cultura, non
solo lo spettacolo, la
mostra o altro. Dob-
biamo pensare alla
cultura come quel
“turbo”, quel ge-
nius che può cre-
are giovani for-
mati, una classe
dirigente respon-
sabile ed un mi-
glioramento ge-
nerale della città. La conoscenza
è potere.
Che situazione hai trovato al tuo
arrivo come assessore?
Ho trovato uffici composti da per-
sone preparate e di grandissima
esperienza nel mio settore, cioè
cultura, turismo, politiche giova-
nili e marketing territoriale. Era
in atto un tentativo di cambiare
le cose. Ad esempio abbiamo par-
tecipato a “Puglia 365” con il per-
corso di trekking sul territorio.
Sicuramente sono stati fatti passi
in avanti, però credo che si deb-
ba accelerare il ritmo e cercare di
creare sinergie. Dove non ci sono
tantissime risorse economiche il
privato diventa fondamentale.
Per cosa vorresti fosse famosa Al-
tamura?
Non sono interessato alla fama
di Altamura, preferisco che ven-
ga conosciuta in profondità. Per
l’antica università del 1747, per
la prima corte d’appello del Re-
gno delle due Sicilie, per il pane,
per l’uomo di Altamura e per la
cava dei dinosauri. Vorrei però
che fosse un modello di promo-
zione, e non solo all’interno della
città stessa, di eccellenze come
Leonardo Colafelice, arrivato se-
condo in uno dei maggiori con-
corsi di pianoforte al mondo.
Sono molto scettico sulla parola
“famoso”. Dobbiamo pensare alla
formazione e alla coscienza de-
gli altamurani. La città non è un
brand: Altamura è fatta di perso-
ne, di talenti e di realtà positive.
LE PAROLE DEL NUOVO ASSESSORE
8
AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE 9
ASSESSORE!
Dicono che “Con la cultura non si
mangia”. Cosa rispondi a chi la
pensa in questo modo?
Con la cultura si mangia ecco-
me. Il ragionamento che abbia-
mo fatto finora è un esempio la-
palissiano: con la cultura si crea
un processo di conoscenza, ap-
prendimento e formazione che
può permettere la crescita di una
cittadinanza e lo sviluppo anche
economico di una città. Non di-
mentichiamo, ad esempio, che
Altamura è una bellissima real-
tà imprenditoriale che possiede
quindi la cultura di fare impresa,
cioè la conoscenza, la mentalità.
Pecunia non olet dicevano i lati-
ni: non dobbiamo demonizzare il
denaro. Bisogna fare in modo che
l’imprenditore capisca che con la
cultura e con il progresso cultu-
rale sia le aziende che la vita dei
cittadini possono migliorare.
Cosa ti ha spinto ad impegnarti
nell’amministrazione cittadina?
Diciamo che non sono un novel-
lo della vita politica cittadina. Ho
partecipato alle varie campagne
elettorali e vengo da cinque anni
di attività nell’associazionismo
universitario, di organizzazione
di eventi, di collaborazione con
il ministero delle riforme costi-
tuzionali. Credo che l’impegno
per la propria città sia qualcosa
di inestimabile e che possa porta-
re la realizzazione del sogno e del
desiderio di amore verso la pro-
pria città.	
I giovani sono molto illusi o disillu-
si dal sistema Italia e, se vogliamo,
dal sistema Altamura. Cosa pos-
sono fare le istituzioni per dar loro
una risposta?			
Credo che essere giovani sia una
responsabilità, non una scusan-
te. Voi di Sedici Pagine siete un
esempio. Questa amministrazio-
ne ha scelto di puntare molto sui
giovani. Io sono il più giovane e
con l’assessore Locapo, l’Assesso-
re Rifino etc. formiamo una delle
giunte più giovani di sempre. La
soluzione è dare risposte; biso-
gna solo capire quali sono le esi-
genze, cioè qualsiasi domanda
venga dal territorio, presentata
da qualsiasi cittadino o realtà as-
sociativa. Ciò significa che essere
giovane è per me una responsa-
bilità: se io stesso non riuscissi a
capire il linguaggio dei giovani,
dovrei prenderne atto.	
C’è interesse da parte tua nel pro-
muovere iniziative a carattere
multiculturale?
Dobbiamo risalire alla fonda-
zione di Altamura, una specie di
“work in regress”. Il progetto di
Federico II era quello di una città
multietnica. L’esigua popolazio-
ne autoctona, per non dire inesi-
stente, viveva in una città pratica-
mente distrutta e poi ricostruita
da Federico con l’apporto di varie
etnie: lucani, greci, saraceni (si
ipotizza), ebrei, etc. Ancora oggi
c’è una vita multiculturale ad Al-
tamura. Basta guardare alle real-
tà religiose: cattolici, evangelici,
ortodossi (albanesi e rumeni so-
prattutto), una piccola comunità
islamica, oggetto recentemente
di accuse infondate.
La “favola islamofoba altamura-
na” Esattamente. Poi ci sono i
buddisti, i sick, i bahai etc. Riten-
go che, anche con l’aiuto di Sedici
Pagine, si possa iniziare un’atti-
vità di dibattito e di discussione
sulle varie presenze etniche in
modo che possano interagire e
concedere alla comunità un’occa-
sione di conoscenza. L’Italia non
è un paese intollerante, il meri-
dione ancora meno ed Altamura
credo possa essere un esempio da
questo punto di vista, salvo alcu-
ne uscite fuori luogo, pettegolezzi
dettati dal “folklore”.
Immagina Altamura alla fine del
tuo mandato, come la vedi?	
Mi manca la possibilità di vede-
re come sarà. Non ci ho pensato,
però credo sia una domanda fon-
damentale che avrei dovuto por-
mi appena accettata la nomina. Ti
ringrazio per la domanda! Per ora
posso dire che desidero una Alta-
mura i cui cittadini smettano di
dire che non si fa mai niente, che
rimangano ad Altamura il vener-
dì ed il sabato invitando gente da
fuori. Immagino una Altamura
ricordata per aver dato spazio alle
proprie risorse umane, artistiche
e sportive.
Insomma,
una Alta-
mura più
orgogliosa.
	
	
di Francesco Petronella
ALLA CULTURA GIACOMO BARATTINI
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Politica
Quella che ci siamo appena la-
sciati alle spalle è stata una
campagna referendaria aspra,
violenta, a tratti vile, quasi mai
incentrata sul merito della rifor-
ma e molto spesso disinteressa-
ta rispetto ai temi della stessa.
La notte del cinque Dicembre è
giunta come un agognato mi-
raggio, un rimedio palliativo a
mesi e mesi di slogan e insulti, di
bufale e complottismi, tristi em-
blemi ormai da tempo del misero
quadro della politica naziona-
le. Ha vinto il “No”, e Renzi si è
dimesso. Possiamo dunque an-
nunciare l’avvento di una sorta
di Natale anticipato per le destre
storiche (Meloni e Salvini), per le
forze politiche di recentissima
formazione (Movimento 5 Stelle),
per quella parte di sinistra, ca-
peggiata da dinosauri della poli-
tica come D’alema e Bersani e da
giovani intransigenti come Spe-
ranza, i quali hanno odiato sin
dal principio il rottamatore Renzi
e si sono sempre dimostrati pron-
ti a tutto, anche a contraddirsi,
pur di farlo cadere. Un osservato-
re esterno, imparziale, immune
alla sindrome del politico tifoso
che tanto affligge gli elettori ita-
liani, potrebbe legittimamente
chiedersi che cosa accomuni
uno sparuto gruppo di ex comu-
nisti, ruspatori di professione,
nostalgici del duce e paladini
dell’onestà. In risposta a dubbi di
questo genere, da questo bizzar-
ro consesso si leverebbe alta una
risposta univoca e altisonante:
“Ci siamo uniti per la difesa della
nostra Costituzione”. Risate ge-
nerali e padri costituenti che si
rivoltano nelle tombe per essere
finiti impropriamente su bocche
indegne di nominarli. La giostra
dell’ipocrisia è pronta per l’en-
nesimo giro. In questo tripudio
di gioia condivisa, Matteo Renzi,
il giovane premier tanto odia-
to, fa un bagno di umiltà e si di-
mette, come promesso, sconfitto
dall’esito di un referendum che
lui stesso ha commesso l’errore,
imperdonabile, di personaliz-
zare, convinto che la macchina
dell’odio non fosse così potente
da riuscire a tramutarlo in po-
chi mesi da semplice “ebetino” a
“pericoloso golpista, nemico della
Costituzione”. Il premier poi, nel-
la sua ingenuità, non aveva fatto
nemmeno i conti con l’odio cova-
to nei suoi confronti da milioni
di italiani, pronti a riversare sul
governo i problemi della vita di
tutti i giorni, un odio che ha tra-
mutato milioni di “cittadini in-
formati”, che fino a ieri si erano
cimentati al massimo nella let-
tura della composizione chimi-
co-organica del proprio bagno-
schiuma, in perfetti e superbi
HO PERSORACCONTO DELLA MATTINA DEL 5 DICEMBRE
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di Marco Nuzzi
costituzionalisti. Intendiamoci,
la riforma non era nemmeno
lontanamente perfetta e, anzi,
la composizione del nuovo Sena-
to e la conformazione del nuo-
vo articolo 70 della Costituzione
previsti dalla riforma erano am-
piamente rivedibili, ma non così
terrificanti come sentenziato dai
sostenitori del “No”. È inutile tut-
tavia continuare a riflettere sulla
riforma a giochi fatti, ammesso
che questa riflessione, “la gen-
te”, l’abbia fatta davvero; ormai
il popolo sovrano si è espresso,
non sulla stessa, quanto piuttosto
sul nostro premier dimissiona-
rio: Renzi il lobbista, il servo delle
banche, il burattino di Bruxelles
e via dicendo, secondo le illumi-
nanti indicazioni dei suoi avver-
sari. Alla luce di tutto questo la
domanda che tutti noi dovremmo
porci è: “adesso che finalmente
abbiamo salvato la Costituzione
e abbiamo mandato Renzi a casa
che succederà?”
Non ci resta che affidarci ai padri
costituenti del terzo millennio, i
curiosi gemelli diversi del fronte
del No, sicuri che gente così con-
corde, pacata e morigerata saprà
senz’altro partorire la riforma
istituzionale che attendiamo or-
mai da decenni e non quel pa-
sticciaccio di Renzi, qualcosa di
serio insomma, di perfettamente
rispettoso della costituzione. Ad
esempio rispettoso come l’Ita-
licum, la legge elettorale voluta
sempre da lui, da Renzi, ritenuta
fino a ieri, probabilmente a ragio-
ne, ampiamente incostituziona-
le da alcuni onesti benpensanti,
Di Maio e adepti in testa, e oggi,
all’indomani delle dimissioni del
premier, magicamente tramuta-
tasi in un provvedimento buono
e giusto.
E così riparte il divertente car-
rozzone della politica italiana,
quello dell’incostituzionalità in-
termittente, della paura matta
e disperatissima di ogni for-
ma di cambiamento, quello dei
cambia-casacca e degli ancor più
pericolosi cambia-opinione per
convenienza. L’unica cosa im-
portante è che la Costituzione sia
salva, al sicuro da Renzi e dalla
sua “deriva autoritaria”. Resta da
chiedersi tuttavia chi salverà i
cittadini dai salvatori della Co-
stituzione.
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Scienza
Ognuno di noi, almeno una volta,
ha sognato di poter tornare nel
passato per modificare qualche
errore commesso; o nel futuro,
per conoscere il destino che ci se-
gnerà. E se ciò non fosse solo un
sogno, un’utopia? Se davvero po-
tessimo viaggiare nel tempo? Te-
oricamente ciò è possibile. Albert
Einstein nel 1915 pubblicò la sua
teoria della relatività generale:
egli rivoluzionò il concetto di spa-
zio e di tempo che immaginò le-
gati indissolubilmente. Einstein
comprese infatti che il moto di
un corpo nello spazio influenza
il suo moto nel tempo: più la sua
velocità aumenta, più il suo moto
nel tempo rallenta; parliamo di
relatività in quanto il tempo è re-
lativo al corpo che si muove o che
è immoto. Non è semplice poter
crederci, poiché per i nostri sen-
si, a velocità poco elevate come
quelle di un’automobile o di una
bicicletta, è impossibile percepire
questi mutamenti temporali, ma
grazie ad esperimenti condotti
con attrezzature scientifiche, tra
cui l’acceleratore di particelle
situato presso il CERN di Ginevra,
i fisici hanno potuto constatare
con certezza le anomalie tempo-
rali dovute alla elevata velocità
delle particelle, spinte con una
potenza tale da raggiungere il
99,9999991% della velocità della
luce. Ad esempio i muoni a ripo-
so in un laboratorio mostrano un
tempo di vita medio di due milio-
nesimi di secondo. Ma se gli stes-
si muoni vengono fatti viaggiare
dentro l’acceleratore di particel-
le, la loro vita media si allunga
di 10 volte, in quanto gli “orologi
interni” dei muoni in moto sono
molto più lenti di quelli a riposo.
Ma in che modo possiamo sfrut-
tare questa teoria per spostarci
nel tempo?
Possiamo farlo sfruttando una
strana proprietà della forza che
ci tieni saldi al suolo: la gravi-
tà. Le teorie di Einstein infatti ci
mostrano che la gravità, come il
moto, influenza il tempo; più in-
tensaèlaforzagravitazionale,più
il tempo rallenta. Perciò per una
persona che abita a pianterreno
il tempo scorre più lentamente
rispetto ad una persona che abi-
ta in cima ad un grattacielo, in
quanto vicino al suolo la gravità è
leggermente più intensa, ma l’ef-
fetto è troppo piccolo per essere
notato. Per poter viaggiare nel fu-
turo, ci servirebbe quindi una for-
za di gravità molto elevata, come
ad esempio la forza presente nel
campo gravitazionale di un buco
nero. I buchi neri sono regioni
dello spaziotempo in cui la forza
di gravità è talmente intensa che
nulla può sfuggirgli, nemmeno
la luce. Se partissimo, e un osser-
vatore dalla Terra ci osservasse
viaggiare vicino ad un buco nero,
vedrebbe rallentati i nostri movi-
menti, il nostro modo di parlare,
persino il nostro modo di invec-
chiare; sulla terra passerebbero
anni, per noi invece pochi minu-
ti. Perciò basterebbe partire dal
presente, orbitare attorno ad un
buco nero per circa due ore e ri-
tornare sulla terra 50 anni dopo,
nel “futuro”. Sembra alquanto
semplice, e difatti lo è, ma la tec-
nologia non è tanto sviluppata da
portare l’uomo vicino ad un buco
nero, infatti il meno distante è a
ben 7800 anni luce dalla terra.
Sarebbe comunque un viaggio di
sola andata, in quanto non è pos-
sibile utilizzare la teoria della re-
latività per viaggiare nel passato.
Il tempo può scorrere lentamente
o velocemente, ma non può scor-
rere all’indietro. O almeno non
ancora. Einstein infatti ipotiz-
zò l’esistenza dei famosi “Wor-
mhole”, delle scorciatoie sparse
nello spaziotempo, che congiun-
gono non solo due luoghi distan-
ti dell’universo, ma anche due
momenti differenti. Perciò se
volessimo ritornare nel passato
ci basterebbe attraversare uno di
questi cunicoli spazio-temporali
non ancora identificati dall’uo-
mo. La questione, tuttavia, è assai
complessa, dal momento che, in
un eventuale viaggio nel passato,
si potrebbero apportare modifi-
che tali da mutare il presente.
Come sappiamo, il mondo è in
continua evoluzione e il deside-
rio della conoscenza umana di-
viene sempre più ossessivo, tanto
da portarlo a misurarsi con realtà
ben al di sopra delle aspettative.
Sia questo uno stimolo per la so-
cietà presente e futura ad avere
sete di conoscenza, di un sapere
velato dal
mistero ma
che può es-
sere limpi-
do e visibile
agli occhi di
un insazia-
bile ricerca-
tore.
È DAVVERO POSSIBILE VIAGGIARE NEL TEMPO?
di Francesco Ferrulli
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Sport
È arrivato Dicembre, e con esso
l’aria festosa e gelida con le sue
temperature polari che spingono
sempre più la gente a rimanere
in casa davanti ad una cioccolata
calda e un buon film (preferibil-
mente svedese), magari con una
pila di coperte a far da cornice.
Gli amanti dello sport possono
stare tranquilli, poiché la parola
“sport” è stretta parente di “mo-
vimento”: chi è in movimento,
semplicemente, non è mai fermo.
Per la veridicità di questo concet-
to dovremmo ringraziare il Re-
gno Unito, poiché, se si chiedesse
ad un amante dello sport quale
possa essere il suo desiderio (in
ambito sportivo, ovviamente) nel
periodo strettamente natalizio,
quest’ultimo risponderebbe pro-
babilmente con uno stentoreo
“BOXING-DAY, GRAZIE!”. Cosa
significa e cosa è il boxing-day:
letteralmente “giorno della scato-
la”, è una ricorrenza che ricade il
26 Dicembre, nel giorno di Santo
Stefano, nei paesi che fanno par-
te del COMMONWEALTH DELLE
NAZIONI (organizzazione forma-
ta da 52 stati indipendenti), dove
spicca tra tutti lo stato del Regno
Unito e la sua uggiosa Londra. Il
boxing-day nasce come un feno-
meno a riscontro sociale, dove
le persone di basso ceto e scarsa
condizione civile ricevevano doni
dai loro padroni e dai proprieta-
ri delle fabbriche. Col passar del
tempo, questo avvenimento ha
affondato le sue radici nell’am-
bito sportivo, e a partire dai primi
anni del 1900 la Premier League,
massima serie inglese di calcio,
giocava eccezionalmente il 25 e
il 26 Dicembre, due turni di cam-
pionato per onorare la tradizione.
Oggigiorno il campionato di cal-
cio inglese dedica al 26 Dicembre
un turno esclusivo di campionato
per la gioia di tifosi e amanti di
questo meraviglioso sport (allego
foto 1). Non solo calcio: anche il
rugby e l’ippica svolgono in que-
sto giorno degli eventi appositi e
importanti come la “King George
VI Chases”, la seconda corsa ad
ostacoli per importanza nel Re-
gno Unito dopo la “Golden Cup”.
Mai banale la cultura oltrema-
nica, conviene dire. Spostando-
ci sempre in Europa, più a nord,
precisamente in Finlandia, vi
sono avvenimenti più inusuali
che si nascondono dietro la sem-
plice domanda: “Se Babbo Nata-
le avesse una squadra preferita,
quale sarebbe?’’ Signori e signo-
re della giuria, la risposta po-
trebbe sconvolgervi. Nel 1993, a
Rovaniemi, capoluogo della Lap-
ponia (territorio della Finlandia),
è stata fondata la “squadra di cal-
cio di Babbo Natale”, riconosciu-
ta col nome di FC Santa Claus AC
(Santa Claus è il termine anglofo-
no con cui è riconosciuto babbo
natale). Nata dall’unione di due
squadre, milita nella seconda
categoria finlandese e ha solca-
to per qualche anno la prestigio-
sa prima categoria. A coronare
questo aneddoto con goliardia ci
pensa lo stemma con cui è cono-
sciuta la squadra FC Santa Claus,
che vede raffigurato Babbo Nata-
le intento a scrivere una letterina
con una piuma. In Italia di certo
non avremo il boxing-day, ma ci
consoliamo quantomeno con la
nostra invi-
diata e sem-
p r e v e r d e
buona cuci-
na.
di Francesco Colonna
VIAGGIO TRA BOXING-DAY E SANTA CLAUS
PALLONI DI NEVE
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Musica e Televisione
Paul Yeboah, in arte Bello Figo
Gu, è ormai da anni capostipi-
te del trash nostrano, e nelle
ultime settimane il suo nome
sta arrivando al grande pub-
blico. Italiano a tutti gli effetti,
Paul è arrivato nel bel paese nel
2004 dal Ghana, insieme alla
sua famiglia dove tutti lavorano,
tranne lui. Lui non fa un cazzo.
Ed è proprio “cazzeggiando” che
ha raggiunto una visibilità ina-
spettata. Fino al 2013 si chiama-
va Gucci Boy, fin quando non ha
avuto un’importanza mediatica
e virtuale tale che il noto brand
italiano lo ha portato in tribu-
nale, costringendolo a cambia-
re nome. Simbolo della musica
indipendente e della libertà di
espressione ha un tatuaggio di
Hello Kitty sul petto. Di fatto
potremmo amarlo solo per
questo. Il maggior punto
di visibilità Bello Figo l’ha
avuto l’1 Dicembre, quan-
do è stato invitato al pro-
gramma di Belpietro su
Rete 4: “Dalla vostra par-
te”. Il nome parla da sé; in
questa trasmissione ogni
giorno vengono invita-
te persone che nutrono lo
stesso sentimento di odio
verso qualsiasi essere non
italiano. In questo cli-
ma Paul è
r i u -
scito a imbrigliare tutti quanti,
mettendo in luce la carenza di
cervello degli ospiti di quel pro-
gramma. Erano tutti contro lui,
ma non gli interessava: quelli di
destra lo accusavano di prendere
in giro gli Italiani, quelli del PD di
deviare la figura dell’immigrato.
E mentre Bello Figo argomenta-
va, si udivano dei rumori prove-
nienti dalle fauci della signora
Mussolini . Alla fine del “dibatti-
to”, una cosa appare chiara: Bello
Figo è un genio. Ha praticamen-
te alzato il livello di quel misero
programma. Guadagna un sacco
di soldi, perché la gente si adi-
ra, e in questo momento storico
dove non serve pia-
cere ma, sem-
plicemente,
far parlare
di sé, que-
sto può
solo
g i o v a -
re. A detta di
molti fa tut-
to quello che
ogni uomo de-
sidera: ”fuck bi-
tches get money”.
E si assiste a qualco-
sa di assurdo: tutti
criticano Bello
Figo per ciò che
dice nei suoi te-
sti, quando ri-
porta sempli-
cemente nero
su bianco i dati che i vari politi-
ci, le varie tv (e questo è grave) ci
danno ogni giorno, cercando di
ingannarci con questa favoletta
dei 35 euro al giorno e del wi fi.
Belpietro era scandalizzato. Pro-
prio lui che lavora ancora sotto
Berlusconi si può scandalizzare
quando Bello Figo dice di “volere
fi*a bianca”? Tutti si sono espres-
si sull’accaduto, esperti di stam-
pa e non, e per molti quello del 1
Dicembre è stato il momento più
basso del giornalismo. Quel pro-
gramma lo è. Il giornalismo dei
nostri tempi lo è. Ma non certo
per colpa di Bello Figo Gu. È anco-
ra utile questo giornalismo buo-
nista e politically correct a tutti
i costi? Vogliamo sentire le opi-
nioni di tutti, anche di uno che ha
del mais in testa, al posto dei ca-
pelli. Nessuno si è reso conto del-
la strafottenza di Bello Figo, nes-
suno si è reso conto che li stava
palesemente prendendo in giro.
Bello Figo piace (non dal punto di
vista musicale) alle persone che
vivono la vita così, alla giornata
per quello che dà (semicit), alla
gente a cui piace divertirsi, senza
per forza scandalizzarsi. Che sia
arrivato il momento di prender-
ci tutti un po’ meno sul serio?
Smettendo
di ostentare
un’elegan-
za, una su-
periorità,
che di fatto
non ci ap-
partiene?
di Giuseppe Mercadante
BELLO FIGO. IL “GENIO” INCOMPRESO
IL NATALE DEI NEGOZI E DEI CENTRI COMMERCIALI
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Società
Indirizzando la propria felicità
al quotidiano raggiungimen-
to di piccoli obiettivi soggettivi,
l’Homo Oeconomicus risponde
continuamente ai propri impul-
si consumistici. Entra dunque in
un circolo vizioso basato sul con-
sumismo, intraprendendo una
corsa verso una felicità inafferra-
bile: in questo senso volere è sino-
nimo di consumare. Sembra qua-
si che la nostra unica ambizione
sia “collezionare”, anche quando
non è necessario farlo.
Parallelamente vi è un ritmo di
vita asfissiante: andiamo costan-
temente di corsa - per andare
dove, poi? Non è da escludere che
quanto detto sia il risultato di una
vita basata principalmente sul la-
voro. Stretti nella morsa lavorati-
va, giorno dopo giorno si è presi
da mille faccende, molte delle
quali passano di mente; tuttavia
non c’è rischio che il Natale risul-
ti inosservato: vetrine dei negozi
colme di idee regalo, centinaia
di pubblicità in televisione, sulla
stampa, in radio e sul web, e an-
che la città è “vestita a Festa”. Di
conseguenza, il Natale è diventa-
to una ricorrenza principalmente
materialista.
Urlato in tutti i modi, il suddetto
passa dal dover essere una festa
spirituale e religiosa basata su
veri valori, ad un pretesto per in-
crementare il commercio. Forse
l’unica vera crisi è quella dei va-
lori, causata appunto dal compul-
sivo aspetto materialistico che
ha tutti noi in pugno. La nostra è
dunque una società consumisti-
ca.
Natale: consumismo, materiali-
smo, frenesia, stereotipo.
Ma è davvero SOLO una festa con-
venzionale?
Fermiamoci un attimo e chiudia-
mo gli occhi. Ogni cosa è illumi-
nata e tutto questo sfarzo non fa
che renderci ciechi, mettendo in
ombra quelli che dovrebbero es-
sere i valori principali di questa
ricorrenza. Cosa buona sareb-
be dare un taglio a tutto questo,
ponendo sotto i riflettori ciò che
valga davvero: valori quali l’u-
nione, l’altruismo, la bontà e la
sincerità - che invito a mettere in
pratica ogni singolo giorno, e non
solamente in questo periodo.
Ascoltando i racconti dei miei
nonni su come, con umiltà e sem-
plicità, si trascorrevano le vacan-
ze natalizie, ne ho nostalgia, desi-
deroso di volerli vivere sulla mia
pelle. Provare nostalgia di ciò che
non si è vissuto è paradossale.
Siamo oggettivi, molti valori sono
andati irrimediabilmente persi.
È o non è questa la tela di un qua-
dro ormai completo, TROPPO pie-
no di dettagli, la cui unica man-
canza è la SEMPLICITÀ?
Natale è alle porte, ma non è an-
cora giunto. Credo ci sia il tem-
po necessario affinché ognuno
di noi possa attuare una meta-
morfosi interiore, al fine di po-
ter accogliere al meglio una così
importante
f e s t i v i t à .
S a r e b b e
bello colle-
zionare mo-
menti, non
cose.
PER UN PUGNO DI DOLLARI
di Gerry Nuzzi
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Vi è mai capitato di esprimere un desiderio? Prima
di spegnere le candeline, prima di soffiare sui pe-
tali di un fiore o nella notte di S. Lorenzo, quando
aspettiamo che passi una stella cadente. Certamen-
te a tutti è capitato! Ognuno di noi, dovrebbe avere
un sogno nel cassetto o un obiettivo a cui puntare
ogni giorno. Senza di essi, la vita sarebbe frivola e
quasi noiosa. Potremmo averne anche più di uno,
anche cento, l’importante, comunque, è sempre
impegnarsi per raggiungerli. Quello che io desidero
puó sembrare,a primo impatto, forse banale. De-
sidero vivere una vita felice nonostante tutti gli
ostacoli che essa presenta e che potrebbe presenta-
re in futuro. Perchè in fondo non è facile, dato che,
molte volte, la tristezza prevale sulla felicità. Questo
è avvenuto nella mia vita dopo la perdita di mia ma-
dre. Vi chiedo di amare con tutto il cuore i vostri ge-
nitori e di apprezzare tutto quello che fanno per voi.
Vi sembrerà spesso sbagliato, ma non importa. Solo
in un secondo momento, forse quando loro non ci
saranno nemmeno più, vi accorgerete di quanto la
loro presenza sia stata determinante. La perdita di
uno o di entrambi i genitori rende ogni cosa priva
di senso, sia che questo avvenga ad undici anni, sia
a trenta, sia a sessanta. Rimarrà sempre un grande
vuoto dentro di noi. Ho imparato però, sia per mia
madre, che per me a puntare a qualcosa e a dare
il massimo di me stessa per raggiungerlo. Serve a
farci distrarre. Serve ad imparare a lottare. Serve
anche a farci capire che nulla è impossibile se lo vo-
gliamo, quindi, se quello che vogliamo è la felicità,
spetta a noi cercarla e renderla reale. Il mio desi-
derio è un passo verso la felicità. Per coltivare il mio
sogno sto dando tutta me stessa e per renderlo rea-
le so che devo partire da adesso. Spero di diventare
un grande avvocato, proprio come lei: il mio angelo
custode. Vi invito ad avere coraggio e perseguire le
vostre aspettative, nonostante possano SEMBRARE
difficili e vi diró di più: qualche giorno fa, prima
di un compito, la mia professoressa mi ha detto:
“Quello che può sembrare facile, in realtà, potreb-
be dimostrarsi più difficile di ciò che pensi”. Quindi
non fatevi ingannare dall’apparenza e un grande
in bocca al lupo a tutti, a tutti quelli che credono
in qualcosa e combattono per esso, che sia facile o
difficile. Inoltre in vista del Natale vorrei dirvi che
molte volte le feste si presentano malinconicamen-
te, ma sappiate sempre tirar fuori dall’ amaro un
po’ di dolce. Vivo tutti i giorni senza una parte im-
portante di me, ma ci sono amici e parenti che mi
vogliono bene. Si impara a convivere con l’assenza.
Nonostante essa faccia ogni giorno più male, ti ren-
de forte e in grado di sconfiggere tutto! Credo che
più di una persona si rispecchi in questa situazione.
Siate coraggiosi e non abbattetevi mai! Siamo dei
guerrieri che non si arrendono in questa lotta chia-
mata vita. Buon Natale e felice anno nuovo a tutti!
di Daniela Sforza
PENSIERI & PAROLE
L’ALTRO LATO
DEL
NATALE
www.sipremsrl.it
AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE
Periodico di cultura,
informazione e attualità,
supplemento de La Nuova Murgia.
Anno I/II, n 3, Dicembre - Gennaio 2016,
Registrato presso il tribunale di Bari
il 09/11/2000 n 1493
Edito dall’Associazione Culturale
La Nuova Murgia
Piazza Zanardelli 22 / 70022 Altamura (BA)
Tel. 3293394234
e-mail: sedicipaginemagazine@gmail.com
Direttore:
Antonio Molinari
Presidente:
Domenico Stea
Caporedattore:
Marco Lorusso
Presidente de La Nuova Murgia:
Michele Cannito
Diretto Responsabile:
Giovanni Brunelli
Redazione del Numero 3:
Annarita Incampo
Silvia Miglionico
Pina Ragone
Francesco Petronella
Francesco Ferrulli
Marco Nuzzi
Giuseppe Mercadante
Gerry Nuzzi
Lidia Passarelli
Daniela Sforza
Pubblicità:
Antonio Molinari 3293394234
Domenico Stea 3441139614
Foto di: Michele Masiello
Progetto grafico e impaginazione:
Francesco Viscanti 3928759874
Stampa: Grafica & Stampa
Questo numero è stato chiuso
il 17/12/2016 alle ore 01:15
in collaborazione con:
16 Pagine - Numero 3

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  • 1. 1AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE Argomento
  • 2. 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA
  • 3. AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE 1 di Marco Lorusso EDITORIALE LA PAROLA DELL’ANNO É... Ogni anno l’Oxford English Dictionary incorona, tra tutti i neologismi che rimbalzano dai giorna- li alle televisioni fino a penetrare nell’animo del quotidiano, la parola più rilevante, significativa, importante dell’anno. In questo 2016 ormai prossi- mo all’arrivederci, secondo il blasonato dizionario inglese, la regina delle parole neonate è proprio lei: POST-VERITÁ. La Post-verità è una notizia totalmente falsa che, diffondendosi largamente in una comunità e in- fluenzando l’opinione pubblica, acquisisce valore di verità. Una bufala che diventa convinzione. Un’ipo- tesi che diventa credo. Ad accompagnare questa parola sul trono dei neo- logismi sono state le dichiarazioni di chi ha soste- nuto, ad esempio, che Barack Obama fosse nato in territorio non americano o che Donald Trump, durante la sua campagna elettorale, avesse avuto l’endorsement di Papa Francesco o, ancora, senza andare troppo lontano, basti pensare a quanti si- ano convinti che il Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana sia una carica eletta dal popolo. Queste sono soltanto alcune tra le menzogne madri della post-verità. Accanto a loro, poi, ci sono tutte quelle altre notizie letteralmente vendute alla gen- te, come se l’informazione fosse diventata la merce da offrire alla clientela, come se chi le diffonde fosse diventato imprenditore in stremante competizione con gli altri e come se, alla punta della catena, ci fos- simo noi: i clienti del mercato delle bugie, quelli che comprano convinzioni pagandole con un applauso, con un consenso o con la semplice attenzione. Pensiamo. Quando passeggiamo per il mercato settimanale della nostra città, siamo circondati da venditori impegnati nella bonaria esaltazione del- la propria merce: qualcuno fa: “Venghino signori! Il vero fungo della Murgia lo trovate solo qui!”, un altro: “Signora, ma l’ha sentito l’odore? Solo qui il cardoncello bello e profumato!” e dall’altra parte: “Che pranzo sopraffino con il fungo di Peppino!”. Si arriva al punto tale da non comprare il fungo, ma l’idea del fungo, quanto buono credi che sia il fungo e, pensandoci, non può che essere così. Non cono- scendo la verità, da dove siano stati raccolti, come siano stati coltivati, se contengono sostanze che li rendono più appetibili, non si ha che un solo modo per scegliere: la pancia, la fame. Ci si fida. Se ci va bene, avremo mangiato un buon fungo, alla faccia di chi ci vuole male, se non ci va bene, beh, nella mi- gliore delle ipotesi la prossima volta compreremo un altro fungo, nella peggiore ci intossicheremo di un fungo andato a male venduto come prelibato, ci ammaleremo delle bugie di cui ci siamo nutriti e solo questo ci farà capire che se quel fungo fos- se cresciuto sul nostro terreno, se fosse il frutto del nostro impegno e il risultato della nostra attenzio- ne, sulla nostra tavola avremmo qualcosa che cono- sciamo, che sappiamo essere genuino, che non ci avveleni, ma ci nutra e ci rinforzi. Il motivo dell’elezione di post-verità come parola dell’anno 2016 non è aleatorio, tutt’altro. È scritto sui giornali, è raccontato dalle televisioni, è nasco- sto nei nostri discorsi e nei vicoli ciechi del nostro pensiero. Post-verità è il ritratto perfetto di un anno governato dalle bugie, dallo scetticismo, dalla paura e dal cambiamento. È il nome di un’infezione socia- le davanti a cui si aprono due strade: o credere o ca- pire. Credere è passeggiare su una nuvola. Capire è camminare dentro al fango. Perciò una via è meno tortuosa dell’altra, una fa per i pigri, l’altra per chi lotta, per chi ha deciso di vivere. Ma, fino al momen- to in cui capire sarà un optional, la post-verità ri- marrà il cuscino degli indifferenti, su cui chiudere gli occhi, riposare il cervello e lasciar parlare i so- gni, la finzione, la proiezione di ogni nostro istinto.
  • 4. 2 0 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA2 Cultura Generale GENNAIO Il nuovo anno promette bene al- meno in Cina: termina la politica del figlio unico (rimasta in vigore per 35 anni) e il governo approva la legge che autorizza a concepire più di un bambino. FEBBRAIO Si chiude la 66esima edizione del festival di Sanremo: trionfa una delle band più amate della musica italiana, gli Stadio, con il singolo “Un giorno mi dirai”; la letteratura italiana perde uno dei suoi maggiori esponenti, Umber- to Eco. Leonardo di Caprio vince finalmente l’Oscar come migliore attore protagonista, con il film “The Revenant”. Viene pubblicato il singolo “An- diamo a comandare” di Fabio Rovazzi. Il “brano” otterrà quasi 100 milioni di visualizzazioni, co- ronate da quattro dischi di plati- no. Vengono rilevate per la prima volta le onde gravitazionali a 100 anni dalla previsione di Albert Einstein. MARZO Bruxelles è sotto attacco: tre at- tentati, due presso l’aeroporto e uno alla stazione metropolitana, saranno in seguito rivendicati dall’ISIS. Parte la prima missio- ne europea su Marte, “ExoMars”, lanciata dalla base di Bajkonur (Kazakhistan). APRILE 23 aprile 1616 - 23 aprile 2016: sono passati 400 anni dalla mor- te di uno degli autori più impor- tanti della letteratura inglese ed europea, William Shakespeare. Il referendum del 17 aprile sulla durata delle concessioni alle tri- velle non raggiunge il quorum necessario alla validità dell’esi- to. Dicembre 2016. 365 giornate di vita, racchiuse tra le pagine di un calendario stracciato, stanno per lasciare la scena. È tempo di soli- ti bilanci e di grandi aspettative. Ad ogni anno che passa ci con- vinciamo che il successivo sarà migliore. Preferiamo nutrire nel cuore l’illusione che l’anno nuovo serbi per noi un bagaglio di sor- prese. “Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?” dice il venditore d’almanacchi in una delle Operette morali di Leopardi. Non sarà, tuttavia, il 2017 a fare di noi uomini migliori, non saranno le lenticchie di mezzanotte ad ar- ricchirci né la biancheria rosso fuoco ad allontanare la paura del dolore. Dovremmo imparare ad essere come un tronco d’albero. Ogni anno attorno all’originario fusto della pianta cresce un anel- lo, sempre diverso dall’altro: che sia più grande o più piccolo esso lascia un segno eterno, sintomo della vita vissuta dalla pianta stessa. Ogni anno è per noi un nuovo anello, un ciclo che si apre ma non si chiude perché assorbe il nostro passato e lo reinventa. Prima di attendere l’ennesima notte di San Silvestro, dovremmo fermarci e chiederci “Che cosa ci lascia quest’anno turbolento, non meno di altri?”. Non è un bilancio matematico, ma l’occasione di ripensare a quello che abbiamo fatto, a quello che avremmo po- tuto fare, al tempo che abbiamo sprecato inseguendo orgogliose banalità. Pare che anche Facebo- ok voglia aiutarci con la realizza- zione di piccoli video strutturati: trionfa sulle bacheche del popolo “facebookiano” uno pseudo-ma- linconico hashtag #yearinre- view2016. Il breve flashback che siamo chiamati a fare come uo- mini deve permetterci di capire quale direzione le nostre vite do- vranno prendere: il tempo non cambia, siamo noi a definirlo se- condo le più disparate aspirazio- ni e decisioni. Il 2016 con tutte le sue contrad- dizioni continuerà ad essere un capitolo della nostra storia. Ecco alcune delle pagine di questo en- nesimo spazio di tempo umano. U N A N N O I N
  • 5. 1 6 AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE 3 MAGGIO 11 maggio: viene annunciato l’Ok definitivo della Camera al dise- gno di legge sulle unioni civili. GIUGNO 10 giugno: si apre il Campionato europeo di calcio in Francia. Due donne, Virginia Raggi a Roma e Chiara Appendino a Torino vin- cono le elezioni amministrative. Il popolo inglese è chiamato alle urne. Il 52% vota per il “leave”, il 48% per il “remain”. La Gran Bretagna è ufficialmente fuori dall’Unione Europea. LUGLIO La Puglia è stravolta dalla strage ferroviaria avvenuta tra Andria e Corato. Quello che dovrebbe es- sere un giorno di festa nazionale (anniversario della presa della Bastiglia) si trasforma in una strage: la Promenade des Anglais, a Nizza, diventa un bagno di san- gue: un camion travolge la folla che assiste ai fuochi d’artificio. Fallisce il colpo di stato tentato dai militari turchi contro il presi- dente Erdoğan. AGOSTO Il 5 agosto si aprono i giochi della XXXI Olimpiade a Rio de Janeiro. Il 24 agosto una scossa di magni- tudo 6.0 devasta il centro Italia. SETTEMBRE Il 7 settembre si aprono i giochi paralimpici di Rio. Il 16 settembre viene pubblicato il numero 0 del nostro magazine, 16 Pagine. Si fa strada il singolo del “cantante” Piko-Taro, Pen Pineapple Apple Pen, che raggiunge più di 9 milio- ni di visualizzazioni, diventando il simbolo del trash più virale. OTTOBRE Muore Dario Fo, regista, scritto- re, attivista italiano, premio No- bel per la letteratura 1997. Crolla uno dei capolavori dell’arte ita- liana, la Basilica di San Benedetto a Norcia, sbriciolata dalla scossa di terremoto. Va a Bob Dylan, simbolo del movi- mento di protesta americano de- gli anni ’60, il premio Nobel per la Letteratura. NOVEMBRE Muore Umberto Veronesi, onco- logo e politico italiano. Si chiude ufficialmente il Giubileo straor- dinario della misericordia, pro- clamato da Papa Francesco. Donald Trump vince le elezioni presidenziali: il mondo deve fare i conti con l’uomo dal ciuffo bion- do. Muore Fidel Castro, pioniere al fianco di Che Guevara, della ri- voluzione cubana. DICEMBRE Muore sotto le bombe di Assad, Anas al Basha, soprannominato il clown di Aleppo, un giovane di 24 anni, operatore umanitario in Siria. Trionfa il no al referendum costituzionale: con il 59,1% delle preferenze gli italiani rifiutano la legge Boschi-Renzi. Secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, il bilancio delle persone morte in mare nel 2016 è di 3167 persone. “Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno.” Antonio Gramsci di Annarita Incampo D U E P A G I N E
  • 6. 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA4 Sociale Vi siete mai chiesti quale sia il co- lore del Natale? Quale il suo sapo- re, il suo odore, il suo rumore…? Sicuramente il verde e il rosso di alberi e luci, il sapore e l’odore di piatti caldi preparati dalle nonne, e infine il rumore delle automo- bili sull’asfalto innevato e il suo- no dei canti popolari. Intorno a tutto questo, a smuovere il vento freddo, sopito sotto i maglioni di lana, imbucato nelle cassette del- la posta, nascosto in quell’aria di vacanza e spensieratezza, compa- re una parola che sa di bellezza e incertezza: desiderio. Dunque, proviamo per un attimo a portare questa immagine in un posto dai muri bianchi, dai corri- doi che paiono labirinti, abitato da un silenzio così assordante da sembrare opprimente. Un posto in cui tutto è sempre in un mo- vimento calmo, eterno e imper- cettibile, ma ove se tutto si fer- masse sarebbe la fine. Un posto in cui nessuno va mai in vacan- za, neppure a Natale. Un posto come... un ospedale. Se- duto in un angolo c’è un medico, le spalle ricurve, il collo piegato, i suoi occhi somigliano a quelli della vecchia statua bronzea del “Pugile in riposo” (Lisippo, IV se- colo a.C.). Ha appena concluso la sua lotta e nelle mani possenti ha trattenuto vite. Più in là la giova- ne infermiera ostenta un sorriso, mentre conduce un ragazzo verso un tunnel che porta chissà dove. Innumerevoli stanze ospitano una quantità indefinita di per- sone di ogni età, talvolta distese in quei letti troppo stretti. Sotto le loro coperte, addormentati, re- stano sogni, passioni, pensieri. Un posto come… una casa di ri- poso. L’anziano nonnetto aspet- ta con ansia l’arrivo delle feste perché sa che verranno a trovarlo figli e nipoti che abitano troppo lontano. La donna dallo sguar- do rugoso, distesa su quel letto, racconta a se stessa una storia stupenda che sa di solitudine e nostalgia. Un posto come… un centro di accoglienza. In quella stanza un giovane nigeriano sbarcato da poco in questo Paese cerca di farsi capire da un operatore che par- la solo italiano. Poi, c’è un uomo vestito di stracci che aspetta l’ora di pranzo per assaporare un raro piatto caldo. Ma come si fa a mantenere alto il morale in posti come questi? Come si fa a raccontare, a far sentire il Natale? Sicuramente non ba- sterà parlare di speranza, gioia, fratellanza, né sbandierare au- guri e cantare canzoncine. Per quel medico stanco il giorno di Natale sarà uno come gli altri: un giorno di lavoro e sofferenza, di prontezza e pazienza. Passeg- giando per questi luoghi incontro un giovane educatore, un volon- tario. È lui a rispondere alla mia domanda: “È dura perché non sai mai come comportarti: devi cerca- re di sorridere e far sorridere senza essere mai banale. Quello che ci aiuta, però, è amare ciò che faccia- mo!” Associazioni e cooperative che lavorano nel sociale, difatti, in questo periodo si impegnano per organizzare eventi che rendano partecipi anche coloro che vivono e lavorano nei posti in cui regna sì la sofferenza, ma soprattutto si avverte più che mai la vita. E a scaldare gli animi, a svegliare i desideri, ci pensa chi con amore fa il proprio lavoro. Buon Natale a questo mondo di in- certezze e bellezze! di Silvia MIglionico CHE RUMORE FAIL NATALE DI CHI SO UN NATALE “SALUTARE”
  • 7. AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE 5 La solidarietà non costa nulla, ma conta tanto. Chi è il volontario? Cosa significa fare volontariato? Chiunque po- trebbe dare una mano o bisogna avere delle prerogative specifi- che? Troppe domande a cui non sapremmo rispondere, poiché troppo poco si parla di questo fe- nomeno, uno tra i più solidali, no- bili e passionali che esistano. Sembra incredibile, guardando la nostra società, anche solo pensa- re che ci sia ancora qualcuno di- sposto a dedicare gratuitamente il proprio tempo a chi è in diffi- coltà, a chi è stato abbandonato, a chi soffre e non ce la fa. Incredibile ma vero, i volontari esistono! Certo, non sono molti, ma ci sono. Ci sono ancora quelle persone che, contro ogni previsione, ci dimostrano che il volontariato è una di quelle attività da cui si trae maggior profitto. Non parlo di beni materiali, parlo di passione, amore e soddisfazione. Concetti innegabilmente astratti, ma an- che straordinariamente concreti. E allora, perché non farlo? Perché non provarci? I servizi relativi al volontariato sono vari: si va dall’aiuto alle per- sone che si trovano in difficoltà alla tutela della natura e degli animali, nonché alla conservazio- ne del patrimonio artistico e cul- turale. Ad esempio, ricordiamo che ad Altamura l’associazione Auxilium e dintorni ha organizza- to, negli anni, varie iniziative in diverse aree, come Area disabili- tà, Area immigrati, Area recupe- ro, Area anziani. ‘’Se aveste la possibilità di esprimere un desiderio a nata- le, che cosa chiedereste?’’ Questa la domanda che abbiamo posto nelle varie case-famiglia qui ad Altamura. Ironicamente abbiamo riscontrato che negli anziani il desiderio maggiore era quello di ottenere un aumento di pensione. Per il resto, le persone intervista- te hanno dato risposte diverse, tutte accomunate dal desiderio di tornare a desiderare. Spesso il desiderio può essere considerato sinonimo di bisogno: bisogno di attenzioni, di affetto, di fiducia, ma anche bisogni più pratici e concreti. Bisogno signifi- ca avere fame, avere sete, provare paura. Ciò è inevitabilmente col- legato al desiderio, sentimento che spesso si trasforma in vero e proprio istinto di sopravvivenza. L’obiettivo dei volontari è proprio quello di permettere ai meno for- tunati di ritrovare la speranza, la forza e il coraggio di desiderare. Per essere un volontario non ti serve denaro, non ti serve un ti- tolo di studio, non ti serve altro che tanta buona volontà. Basta aver superato la maggiore età e si ha la possibilità di iscriversi ad un’associazione. La generosità è il dono più grande che possiamo fare a noi stessi e agli altri, eppu- re troppo spesso ce ne dimenti- chiamo. I volontari sono piccoli eroi che, con la dedizione di ogni giorno, riescono a cambiare la vita di tante persone. Ognuno di noi ne ha la possibilità, ognuno di noi ha la possibilità di diventare un eroe… perché rinunciarci? E allora, se davvero questo mon- do vogliamo cambiarlo, non re- stiamo lì immobili ad aspettare, AGIAMO! Aiutare gli altri non costa nulla, ma conta tanto. Io ci credo al fatto che il mondo possa cambiare. Voi? di Pina Ragone A LA FELICITÀ?OFFRE E DI CHI AIUTA IL PREZZO DI UN AIUTO
  • 8. 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA6 Scuola Lo sguardo dei bambini non in- ciamperà mai lì dove l’occhio adulto riconosce un ostacolo. Hanno una visione secondo cui ogni cosa può essere un’occasio- ne per compiere nuove scoperte, adempiendo la loro consapevo- lezza del mondo; è un motivo di superamento che li guida al di là della linea d’orizzonte. I loro, più che occhi, sono mani che model- lano per la prima volta le forme del mondo, suscitando scalpore e curiosità. Ancor più straordina- rio è come la loro prospettiva ven- ga poi tradotta tramite un canale di comunicazione che si serve di un codice verbale tanto semplice quanto spontaneo. Sperimentia- mo e riscopriamo, grazie a delle domande tanto semplici, quanto magnifiche, una “nuova” visione del Natale, un tempo appartenu- taci ma oramai sbiadita; guar- diamolo con occhi desiderosi, gli stessi dei veri scrutatori del mon- do, scrigni dentro cui vive la sua immutabile bellezza. Alunni classe I-A : Emma, Paolo Alunni classe V-F : Tea, Alessan- dro Credi a Babbo Natale? Paolo: “Si, è magico perché lascia i regali sotto l’albero ma è così ve- loce che non si fa mai vedere. Un razzo!” Tea: “A casa di mia zia viene sem- pre “Babbo Natale”. È mio zio che si traveste.” Cosa desideri da questo Natale? Emma: “Stare con Mariateresa, la mia amichetta più grande.” Paolo: “Vorrei due trottole! E poi vorrei che la mia sorellina, Silvia, di due mesi, diventi grande, così possiamo giocare insieme!” Tea: “Stare con tutta la famiglia ma senza Tv, perché poi ci dimen- tichiamo di condividere il tempo con gli altri.” Alessandro: “Vorrei “Il laborato- rio di Chimica”. Desidero trascor- rere più tempo con la famiglia.” Qual è per te il signifcato del Natale? Emma: “Significa unione perché si sta tutti insieme.” Tea: “Significa nascita di Gesù. Spesso ci ricordiamo solo di Bab- bo Natale, ma bisognerebbe tene- re a mente l’evento originario di questa festa.” La cosa che più ti piace di questa festa. Emma: “Addobbare l’albero con Mamma e Papà.” Alessandro: “Ricevere i regali. Mi piace anche l’atmosfera dei pran- zi con tutta la famiglia e giocare a tombola.” Mandiamo un messaggio di au- guri a tutti i nostri lettori! Emma: “Auguro a tutti un buon Natale!” Paolo: “Che sia un Natale senza malattie e in piena felicità.” Tea: “Buon Natale a tutti; che possa essere felice e spensierato, con amore!” Alessandro: “Festeggiate con tutti i vostri cari! Auguro con gio- ia un felice Natale!” Ringrazio la Dirigente Pasqua Lo- viglio e le insegnanti del V Circolo Didattico San Francesco d’Assisi. Un ringraziamento speciale ai bambini che con la loro semplici- tà non delu- dono mai. di Lidia Passarelli IL PUNTO DI VISTA DEI BAMBINI CON GLI OCCHI DI CHI SOGNA
  • 9. AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE 7 OGGI IERI
  • 10. 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA Città BENVENUTO, Siamo qui per fare qualche do- manda a Giacomo Barattini, nuo- vo assessore alla cultura del comu- ne di Altamura. Detto in tre punti, cosa intendi fare per la cultura ad Altamura? 1) Capire che non si possono fare attività culturali solamente per due mesi all’anno. Bisogna ap- prezzare l’impegno da parte delle vecchie am- ministrazioni con la notte bianca, l’estate altamurana etc. Oc- corre, però, passare ad una program- mazione di durata almeno annuale, coinvolgendo gli operatori arti- stici e culturali della città. 2) Ci sono tanti giovani e meno giova- ni che chiedono semplicemente uno spazio. Ho incontrato asso- ciazioni e artisti che chiedono un luogo in cui esprimersi e farsi sentire. 3) Avendo anche la dele- ga al turismo, ritengo che cultura e promozione del territorio pos- sano essere parole che coincido- no in un unico operato. Un gros- so impegno sarà chiesto anche ai privati che devono fare la loro parte. Si parte da qui. Cosa bisogna fare per trasmet- tere alla gente della città il de- siderio di attività culturali sul territorio? Bisogna capire che dal- la cultura si può ricavare qualcosa in più. La cultura va di pari passo con la te- chnè, la tecnica. La cultura può essere un modo per investire il proprio dena- ro, ma anche per avere una classe dirigente pre- parata e dei professioni- sti migliori. È questo che dobbiamo intende- re per cultura, non solo lo spettacolo, la mostra o altro. Dob- biamo pensare alla cultura come quel “turbo”, quel ge- nius che può cre- are giovani for- mati, una classe dirigente respon- sabile ed un mi- glioramento ge- nerale della città. La conoscenza è potere. Che situazione hai trovato al tuo arrivo come assessore? Ho trovato uffici composti da per- sone preparate e di grandissima esperienza nel mio settore, cioè cultura, turismo, politiche giova- nili e marketing territoriale. Era in atto un tentativo di cambiare le cose. Ad esempio abbiamo par- tecipato a “Puglia 365” con il per- corso di trekking sul territorio. Sicuramente sono stati fatti passi in avanti, però credo che si deb- ba accelerare il ritmo e cercare di creare sinergie. Dove non ci sono tantissime risorse economiche il privato diventa fondamentale. Per cosa vorresti fosse famosa Al- tamura? Non sono interessato alla fama di Altamura, preferisco che ven- ga conosciuta in profondità. Per l’antica università del 1747, per la prima corte d’appello del Re- gno delle due Sicilie, per il pane, per l’uomo di Altamura e per la cava dei dinosauri. Vorrei però che fosse un modello di promo- zione, e non solo all’interno della città stessa, di eccellenze come Leonardo Colafelice, arrivato se- condo in uno dei maggiori con- corsi di pianoforte al mondo. Sono molto scettico sulla parola “famoso”. Dobbiamo pensare alla formazione e alla coscienza de- gli altamurani. La città non è un brand: Altamura è fatta di perso- ne, di talenti e di realtà positive. LE PAROLE DEL NUOVO ASSESSORE 8
  • 11. AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE 9 ASSESSORE! Dicono che “Con la cultura non si mangia”. Cosa rispondi a chi la pensa in questo modo? Con la cultura si mangia ecco- me. Il ragionamento che abbia- mo fatto finora è un esempio la- palissiano: con la cultura si crea un processo di conoscenza, ap- prendimento e formazione che può permettere la crescita di una cittadinanza e lo sviluppo anche economico di una città. Non di- mentichiamo, ad esempio, che Altamura è una bellissima real- tà imprenditoriale che possiede quindi la cultura di fare impresa, cioè la conoscenza, la mentalità. Pecunia non olet dicevano i lati- ni: non dobbiamo demonizzare il denaro. Bisogna fare in modo che l’imprenditore capisca che con la cultura e con il progresso cultu- rale sia le aziende che la vita dei cittadini possono migliorare. Cosa ti ha spinto ad impegnarti nell’amministrazione cittadina? Diciamo che non sono un novel- lo della vita politica cittadina. Ho partecipato alle varie campagne elettorali e vengo da cinque anni di attività nell’associazionismo universitario, di organizzazione di eventi, di collaborazione con il ministero delle riforme costi- tuzionali. Credo che l’impegno per la propria città sia qualcosa di inestimabile e che possa porta- re la realizzazione del sogno e del desiderio di amore verso la pro- pria città. I giovani sono molto illusi o disillu- si dal sistema Italia e, se vogliamo, dal sistema Altamura. Cosa pos- sono fare le istituzioni per dar loro una risposta? Credo che essere giovani sia una responsabilità, non una scusan- te. Voi di Sedici Pagine siete un esempio. Questa amministrazio- ne ha scelto di puntare molto sui giovani. Io sono il più giovane e con l’assessore Locapo, l’Assesso- re Rifino etc. formiamo una delle giunte più giovani di sempre. La soluzione è dare risposte; biso- gna solo capire quali sono le esi- genze, cioè qualsiasi domanda venga dal territorio, presentata da qualsiasi cittadino o realtà as- sociativa. Ciò significa che essere giovane è per me una responsa- bilità: se io stesso non riuscissi a capire il linguaggio dei giovani, dovrei prenderne atto. C’è interesse da parte tua nel pro- muovere iniziative a carattere multiculturale? Dobbiamo risalire alla fonda- zione di Altamura, una specie di “work in regress”. Il progetto di Federico II era quello di una città multietnica. L’esigua popolazio- ne autoctona, per non dire inesi- stente, viveva in una città pratica- mente distrutta e poi ricostruita da Federico con l’apporto di varie etnie: lucani, greci, saraceni (si ipotizza), ebrei, etc. Ancora oggi c’è una vita multiculturale ad Al- tamura. Basta guardare alle real- tà religiose: cattolici, evangelici, ortodossi (albanesi e rumeni so- prattutto), una piccola comunità islamica, oggetto recentemente di accuse infondate. La “favola islamofoba altamura- na” Esattamente. Poi ci sono i buddisti, i sick, i bahai etc. Riten- go che, anche con l’aiuto di Sedici Pagine, si possa iniziare un’atti- vità di dibattito e di discussione sulle varie presenze etniche in modo che possano interagire e concedere alla comunità un’occa- sione di conoscenza. L’Italia non è un paese intollerante, il meri- dione ancora meno ed Altamura credo possa essere un esempio da questo punto di vista, salvo alcu- ne uscite fuori luogo, pettegolezzi dettati dal “folklore”. Immagina Altamura alla fine del tuo mandato, come la vedi? Mi manca la possibilità di vede- re come sarà. Non ci ho pensato, però credo sia una domanda fon- damentale che avrei dovuto por- mi appena accettata la nomina. Ti ringrazio per la domanda! Per ora posso dire che desidero una Alta- mura i cui cittadini smettano di dire che non si fa mai niente, che rimangano ad Altamura il vener- dì ed il sabato invitando gente da fuori. Immagino una Altamura ricordata per aver dato spazio alle proprie risorse umane, artistiche e sportive. Insomma, una Alta- mura più orgogliosa. di Francesco Petronella ALLA CULTURA GIACOMO BARATTINI
  • 12. 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA10 Politica Quella che ci siamo appena la- sciati alle spalle è stata una campagna referendaria aspra, violenta, a tratti vile, quasi mai incentrata sul merito della rifor- ma e molto spesso disinteressa- ta rispetto ai temi della stessa. La notte del cinque Dicembre è giunta come un agognato mi- raggio, un rimedio palliativo a mesi e mesi di slogan e insulti, di bufale e complottismi, tristi em- blemi ormai da tempo del misero quadro della politica naziona- le. Ha vinto il “No”, e Renzi si è dimesso. Possiamo dunque an- nunciare l’avvento di una sorta di Natale anticipato per le destre storiche (Meloni e Salvini), per le forze politiche di recentissima formazione (Movimento 5 Stelle), per quella parte di sinistra, ca- peggiata da dinosauri della poli- tica come D’alema e Bersani e da giovani intransigenti come Spe- ranza, i quali hanno odiato sin dal principio il rottamatore Renzi e si sono sempre dimostrati pron- ti a tutto, anche a contraddirsi, pur di farlo cadere. Un osservato- re esterno, imparziale, immune alla sindrome del politico tifoso che tanto affligge gli elettori ita- liani, potrebbe legittimamente chiedersi che cosa accomuni uno sparuto gruppo di ex comu- nisti, ruspatori di professione, nostalgici del duce e paladini dell’onestà. In risposta a dubbi di questo genere, da questo bizzar- ro consesso si leverebbe alta una risposta univoca e altisonante: “Ci siamo uniti per la difesa della nostra Costituzione”. Risate ge- nerali e padri costituenti che si rivoltano nelle tombe per essere finiti impropriamente su bocche indegne di nominarli. La giostra dell’ipocrisia è pronta per l’en- nesimo giro. In questo tripudio di gioia condivisa, Matteo Renzi, il giovane premier tanto odia- to, fa un bagno di umiltà e si di- mette, come promesso, sconfitto dall’esito di un referendum che lui stesso ha commesso l’errore, imperdonabile, di personaliz- zare, convinto che la macchina dell’odio non fosse così potente da riuscire a tramutarlo in po- chi mesi da semplice “ebetino” a “pericoloso golpista, nemico della Costituzione”. Il premier poi, nel- la sua ingenuità, non aveva fatto nemmeno i conti con l’odio cova- to nei suoi confronti da milioni di italiani, pronti a riversare sul governo i problemi della vita di tutti i giorni, un odio che ha tra- mutato milioni di “cittadini in- formati”, che fino a ieri si erano cimentati al massimo nella let- tura della composizione chimi- co-organica del proprio bagno- schiuma, in perfetti e superbi HO PERSORACCONTO DELLA MATTINA DEL 5 DICEMBRE
  • 13. AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE 11 di Marco Nuzzi costituzionalisti. Intendiamoci, la riforma non era nemmeno lontanamente perfetta e, anzi, la composizione del nuovo Sena- to e la conformazione del nuo- vo articolo 70 della Costituzione previsti dalla riforma erano am- piamente rivedibili, ma non così terrificanti come sentenziato dai sostenitori del “No”. È inutile tut- tavia continuare a riflettere sulla riforma a giochi fatti, ammesso che questa riflessione, “la gen- te”, l’abbia fatta davvero; ormai il popolo sovrano si è espresso, non sulla stessa, quanto piuttosto sul nostro premier dimissiona- rio: Renzi il lobbista, il servo delle banche, il burattino di Bruxelles e via dicendo, secondo le illumi- nanti indicazioni dei suoi avver- sari. Alla luce di tutto questo la domanda che tutti noi dovremmo porci è: “adesso che finalmente abbiamo salvato la Costituzione e abbiamo mandato Renzi a casa che succederà?” Non ci resta che affidarci ai padri costituenti del terzo millennio, i curiosi gemelli diversi del fronte del No, sicuri che gente così con- corde, pacata e morigerata saprà senz’altro partorire la riforma istituzionale che attendiamo or- mai da decenni e non quel pa- sticciaccio di Renzi, qualcosa di serio insomma, di perfettamente rispettoso della costituzione. Ad esempio rispettoso come l’Ita- licum, la legge elettorale voluta sempre da lui, da Renzi, ritenuta fino a ieri, probabilmente a ragio- ne, ampiamente incostituziona- le da alcuni onesti benpensanti, Di Maio e adepti in testa, e oggi, all’indomani delle dimissioni del premier, magicamente tramuta- tasi in un provvedimento buono e giusto. E così riparte il divertente car- rozzone della politica italiana, quello dell’incostituzionalità in- termittente, della paura matta e disperatissima di ogni for- ma di cambiamento, quello dei cambia-casacca e degli ancor più pericolosi cambia-opinione per convenienza. L’unica cosa im- portante è che la Costituzione sia salva, al sicuro da Renzi e dalla sua “deriva autoritaria”. Resta da chiedersi tuttavia chi salverà i cittadini dai salvatori della Co- stituzione.
  • 14. 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA12 Scienza Ognuno di noi, almeno una volta, ha sognato di poter tornare nel passato per modificare qualche errore commesso; o nel futuro, per conoscere il destino che ci se- gnerà. E se ciò non fosse solo un sogno, un’utopia? Se davvero po- tessimo viaggiare nel tempo? Te- oricamente ciò è possibile. Albert Einstein nel 1915 pubblicò la sua teoria della relatività generale: egli rivoluzionò il concetto di spa- zio e di tempo che immaginò le- gati indissolubilmente. Einstein comprese infatti che il moto di un corpo nello spazio influenza il suo moto nel tempo: più la sua velocità aumenta, più il suo moto nel tempo rallenta; parliamo di relatività in quanto il tempo è re- lativo al corpo che si muove o che è immoto. Non è semplice poter crederci, poiché per i nostri sen- si, a velocità poco elevate come quelle di un’automobile o di una bicicletta, è impossibile percepire questi mutamenti temporali, ma grazie ad esperimenti condotti con attrezzature scientifiche, tra cui l’acceleratore di particelle situato presso il CERN di Ginevra, i fisici hanno potuto constatare con certezza le anomalie tempo- rali dovute alla elevata velocità delle particelle, spinte con una potenza tale da raggiungere il 99,9999991% della velocità della luce. Ad esempio i muoni a ripo- so in un laboratorio mostrano un tempo di vita medio di due milio- nesimi di secondo. Ma se gli stes- si muoni vengono fatti viaggiare dentro l’acceleratore di particel- le, la loro vita media si allunga di 10 volte, in quanto gli “orologi interni” dei muoni in moto sono molto più lenti di quelli a riposo. Ma in che modo possiamo sfrut- tare questa teoria per spostarci nel tempo? Possiamo farlo sfruttando una strana proprietà della forza che ci tieni saldi al suolo: la gravi- tà. Le teorie di Einstein infatti ci mostrano che la gravità, come il moto, influenza il tempo; più in- tensaèlaforzagravitazionale,più il tempo rallenta. Perciò per una persona che abita a pianterreno il tempo scorre più lentamente rispetto ad una persona che abi- ta in cima ad un grattacielo, in quanto vicino al suolo la gravità è leggermente più intensa, ma l’ef- fetto è troppo piccolo per essere notato. Per poter viaggiare nel fu- turo, ci servirebbe quindi una for- za di gravità molto elevata, come ad esempio la forza presente nel campo gravitazionale di un buco nero. I buchi neri sono regioni dello spaziotempo in cui la forza di gravità è talmente intensa che nulla può sfuggirgli, nemmeno la luce. Se partissimo, e un osser- vatore dalla Terra ci osservasse viaggiare vicino ad un buco nero, vedrebbe rallentati i nostri movi- menti, il nostro modo di parlare, persino il nostro modo di invec- chiare; sulla terra passerebbero anni, per noi invece pochi minu- ti. Perciò basterebbe partire dal presente, orbitare attorno ad un buco nero per circa due ore e ri- tornare sulla terra 50 anni dopo, nel “futuro”. Sembra alquanto semplice, e difatti lo è, ma la tec- nologia non è tanto sviluppata da portare l’uomo vicino ad un buco nero, infatti il meno distante è a ben 7800 anni luce dalla terra. Sarebbe comunque un viaggio di sola andata, in quanto non è pos- sibile utilizzare la teoria della re- latività per viaggiare nel passato. Il tempo può scorrere lentamente o velocemente, ma non può scor- rere all’indietro. O almeno non ancora. Einstein infatti ipotiz- zò l’esistenza dei famosi “Wor- mhole”, delle scorciatoie sparse nello spaziotempo, che congiun- gono non solo due luoghi distan- ti dell’universo, ma anche due momenti differenti. Perciò se volessimo ritornare nel passato ci basterebbe attraversare uno di questi cunicoli spazio-temporali non ancora identificati dall’uo- mo. La questione, tuttavia, è assai complessa, dal momento che, in un eventuale viaggio nel passato, si potrebbero apportare modifi- che tali da mutare il presente. Come sappiamo, il mondo è in continua evoluzione e il deside- rio della conoscenza umana di- viene sempre più ossessivo, tanto da portarlo a misurarsi con realtà ben al di sopra delle aspettative. Sia questo uno stimolo per la so- cietà presente e futura ad avere sete di conoscenza, di un sapere velato dal mistero ma che può es- sere limpi- do e visibile agli occhi di un insazia- bile ricerca- tore. È DAVVERO POSSIBILE VIAGGIARE NEL TEMPO? di Francesco Ferrulli
  • 15. AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE 13 Sport È arrivato Dicembre, e con esso l’aria festosa e gelida con le sue temperature polari che spingono sempre più la gente a rimanere in casa davanti ad una cioccolata calda e un buon film (preferibil- mente svedese), magari con una pila di coperte a far da cornice. Gli amanti dello sport possono stare tranquilli, poiché la parola “sport” è stretta parente di “mo- vimento”: chi è in movimento, semplicemente, non è mai fermo. Per la veridicità di questo concet- to dovremmo ringraziare il Re- gno Unito, poiché, se si chiedesse ad un amante dello sport quale possa essere il suo desiderio (in ambito sportivo, ovviamente) nel periodo strettamente natalizio, quest’ultimo risponderebbe pro- babilmente con uno stentoreo “BOXING-DAY, GRAZIE!”. Cosa significa e cosa è il boxing-day: letteralmente “giorno della scato- la”, è una ricorrenza che ricade il 26 Dicembre, nel giorno di Santo Stefano, nei paesi che fanno par- te del COMMONWEALTH DELLE NAZIONI (organizzazione forma- ta da 52 stati indipendenti), dove spicca tra tutti lo stato del Regno Unito e la sua uggiosa Londra. Il boxing-day nasce come un feno- meno a riscontro sociale, dove le persone di basso ceto e scarsa condizione civile ricevevano doni dai loro padroni e dai proprieta- ri delle fabbriche. Col passar del tempo, questo avvenimento ha affondato le sue radici nell’am- bito sportivo, e a partire dai primi anni del 1900 la Premier League, massima serie inglese di calcio, giocava eccezionalmente il 25 e il 26 Dicembre, due turni di cam- pionato per onorare la tradizione. Oggigiorno il campionato di cal- cio inglese dedica al 26 Dicembre un turno esclusivo di campionato per la gioia di tifosi e amanti di questo meraviglioso sport (allego foto 1). Non solo calcio: anche il rugby e l’ippica svolgono in que- sto giorno degli eventi appositi e importanti come la “King George VI Chases”, la seconda corsa ad ostacoli per importanza nel Re- gno Unito dopo la “Golden Cup”. Mai banale la cultura oltrema- nica, conviene dire. Spostando- ci sempre in Europa, più a nord, precisamente in Finlandia, vi sono avvenimenti più inusuali che si nascondono dietro la sem- plice domanda: “Se Babbo Nata- le avesse una squadra preferita, quale sarebbe?’’ Signori e signo- re della giuria, la risposta po- trebbe sconvolgervi. Nel 1993, a Rovaniemi, capoluogo della Lap- ponia (territorio della Finlandia), è stata fondata la “squadra di cal- cio di Babbo Natale”, riconosciu- ta col nome di FC Santa Claus AC (Santa Claus è il termine anglofo- no con cui è riconosciuto babbo natale). Nata dall’unione di due squadre, milita nella seconda categoria finlandese e ha solca- to per qualche anno la prestigio- sa prima categoria. A coronare questo aneddoto con goliardia ci pensa lo stemma con cui è cono- sciuta la squadra FC Santa Claus, che vede raffigurato Babbo Nata- le intento a scrivere una letterina con una piuma. In Italia di certo non avremo il boxing-day, ma ci consoliamo quantomeno con la nostra invi- diata e sem- p r e v e r d e buona cuci- na. di Francesco Colonna VIAGGIO TRA BOXING-DAY E SANTA CLAUS PALLONI DI NEVE
  • 16. 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA14 Musica e Televisione Paul Yeboah, in arte Bello Figo Gu, è ormai da anni capostipi- te del trash nostrano, e nelle ultime settimane il suo nome sta arrivando al grande pub- blico. Italiano a tutti gli effetti, Paul è arrivato nel bel paese nel 2004 dal Ghana, insieme alla sua famiglia dove tutti lavorano, tranne lui. Lui non fa un cazzo. Ed è proprio “cazzeggiando” che ha raggiunto una visibilità ina- spettata. Fino al 2013 si chiama- va Gucci Boy, fin quando non ha avuto un’importanza mediatica e virtuale tale che il noto brand italiano lo ha portato in tribu- nale, costringendolo a cambia- re nome. Simbolo della musica indipendente e della libertà di espressione ha un tatuaggio di Hello Kitty sul petto. Di fatto potremmo amarlo solo per questo. Il maggior punto di visibilità Bello Figo l’ha avuto l’1 Dicembre, quan- do è stato invitato al pro- gramma di Belpietro su Rete 4: “Dalla vostra par- te”. Il nome parla da sé; in questa trasmissione ogni giorno vengono invita- te persone che nutrono lo stesso sentimento di odio verso qualsiasi essere non italiano. In questo cli- ma Paul è r i u - scito a imbrigliare tutti quanti, mettendo in luce la carenza di cervello degli ospiti di quel pro- gramma. Erano tutti contro lui, ma non gli interessava: quelli di destra lo accusavano di prendere in giro gli Italiani, quelli del PD di deviare la figura dell’immigrato. E mentre Bello Figo argomenta- va, si udivano dei rumori prove- nienti dalle fauci della signora Mussolini . Alla fine del “dibatti- to”, una cosa appare chiara: Bello Figo è un genio. Ha praticamen- te alzato il livello di quel misero programma. Guadagna un sacco di soldi, perché la gente si adi- ra, e in questo momento storico dove non serve pia- cere ma, sem- plicemente, far parlare di sé, que- sto può solo g i o v a - re. A detta di molti fa tut- to quello che ogni uomo de- sidera: ”fuck bi- tches get money”. E si assiste a qualco- sa di assurdo: tutti criticano Bello Figo per ciò che dice nei suoi te- sti, quando ri- porta sempli- cemente nero su bianco i dati che i vari politi- ci, le varie tv (e questo è grave) ci danno ogni giorno, cercando di ingannarci con questa favoletta dei 35 euro al giorno e del wi fi. Belpietro era scandalizzato. Pro- prio lui che lavora ancora sotto Berlusconi si può scandalizzare quando Bello Figo dice di “volere fi*a bianca”? Tutti si sono espres- si sull’accaduto, esperti di stam- pa e non, e per molti quello del 1 Dicembre è stato il momento più basso del giornalismo. Quel pro- gramma lo è. Il giornalismo dei nostri tempi lo è. Ma non certo per colpa di Bello Figo Gu. È anco- ra utile questo giornalismo buo- nista e politically correct a tutti i costi? Vogliamo sentire le opi- nioni di tutti, anche di uno che ha del mais in testa, al posto dei ca- pelli. Nessuno si è reso conto del- la strafottenza di Bello Figo, nes- suno si è reso conto che li stava palesemente prendendo in giro. Bello Figo piace (non dal punto di vista musicale) alle persone che vivono la vita così, alla giornata per quello che dà (semicit), alla gente a cui piace divertirsi, senza per forza scandalizzarsi. Che sia arrivato il momento di prender- ci tutti un po’ meno sul serio? Smettendo di ostentare un’elegan- za, una su- periorità, che di fatto non ci ap- partiene? di Giuseppe Mercadante BELLO FIGO. IL “GENIO” INCOMPRESO
  • 17. IL NATALE DEI NEGOZI E DEI CENTRI COMMERCIALI AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE 15 Società Indirizzando la propria felicità al quotidiano raggiungimen- to di piccoli obiettivi soggettivi, l’Homo Oeconomicus risponde continuamente ai propri impul- si consumistici. Entra dunque in un circolo vizioso basato sul con- sumismo, intraprendendo una corsa verso una felicità inafferra- bile: in questo senso volere è sino- nimo di consumare. Sembra qua- si che la nostra unica ambizione sia “collezionare”, anche quando non è necessario farlo. Parallelamente vi è un ritmo di vita asfissiante: andiamo costan- temente di corsa - per andare dove, poi? Non è da escludere che quanto detto sia il risultato di una vita basata principalmente sul la- voro. Stretti nella morsa lavorati- va, giorno dopo giorno si è presi da mille faccende, molte delle quali passano di mente; tuttavia non c’è rischio che il Natale risul- ti inosservato: vetrine dei negozi colme di idee regalo, centinaia di pubblicità in televisione, sulla stampa, in radio e sul web, e an- che la città è “vestita a Festa”. Di conseguenza, il Natale è diventa- to una ricorrenza principalmente materialista. Urlato in tutti i modi, il suddetto passa dal dover essere una festa spirituale e religiosa basata su veri valori, ad un pretesto per in- crementare il commercio. Forse l’unica vera crisi è quella dei va- lori, causata appunto dal compul- sivo aspetto materialistico che ha tutti noi in pugno. La nostra è dunque una società consumisti- ca. Natale: consumismo, materiali- smo, frenesia, stereotipo. Ma è davvero SOLO una festa con- venzionale? Fermiamoci un attimo e chiudia- mo gli occhi. Ogni cosa è illumi- nata e tutto questo sfarzo non fa che renderci ciechi, mettendo in ombra quelli che dovrebbero es- sere i valori principali di questa ricorrenza. Cosa buona sareb- be dare un taglio a tutto questo, ponendo sotto i riflettori ciò che valga davvero: valori quali l’u- nione, l’altruismo, la bontà e la sincerità - che invito a mettere in pratica ogni singolo giorno, e non solamente in questo periodo. Ascoltando i racconti dei miei nonni su come, con umiltà e sem- plicità, si trascorrevano le vacan- ze natalizie, ne ho nostalgia, desi- deroso di volerli vivere sulla mia pelle. Provare nostalgia di ciò che non si è vissuto è paradossale. Siamo oggettivi, molti valori sono andati irrimediabilmente persi. È o non è questa la tela di un qua- dro ormai completo, TROPPO pie- no di dettagli, la cui unica man- canza è la SEMPLICITÀ? Natale è alle porte, ma non è an- cora giunto. Credo ci sia il tem- po necessario affinché ognuno di noi possa attuare una meta- morfosi interiore, al fine di po- ter accogliere al meglio una così importante f e s t i v i t à . S a r e b b e bello colle- zionare mo- menti, non cose. PER UN PUGNO DI DOLLARI di Gerry Nuzzi
  • 18. 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA16 Vi è mai capitato di esprimere un desiderio? Prima di spegnere le candeline, prima di soffiare sui pe- tali di un fiore o nella notte di S. Lorenzo, quando aspettiamo che passi una stella cadente. Certamen- te a tutti è capitato! Ognuno di noi, dovrebbe avere un sogno nel cassetto o un obiettivo a cui puntare ogni giorno. Senza di essi, la vita sarebbe frivola e quasi noiosa. Potremmo averne anche più di uno, anche cento, l’importante, comunque, è sempre impegnarsi per raggiungerli. Quello che io desidero puó sembrare,a primo impatto, forse banale. De- sidero vivere una vita felice nonostante tutti gli ostacoli che essa presenta e che potrebbe presenta- re in futuro. Perchè in fondo non è facile, dato che, molte volte, la tristezza prevale sulla felicità. Questo è avvenuto nella mia vita dopo la perdita di mia ma- dre. Vi chiedo di amare con tutto il cuore i vostri ge- nitori e di apprezzare tutto quello che fanno per voi. Vi sembrerà spesso sbagliato, ma non importa. Solo in un secondo momento, forse quando loro non ci saranno nemmeno più, vi accorgerete di quanto la loro presenza sia stata determinante. La perdita di uno o di entrambi i genitori rende ogni cosa priva di senso, sia che questo avvenga ad undici anni, sia a trenta, sia a sessanta. Rimarrà sempre un grande vuoto dentro di noi. Ho imparato però, sia per mia madre, che per me a puntare a qualcosa e a dare il massimo di me stessa per raggiungerlo. Serve a farci distrarre. Serve ad imparare a lottare. Serve anche a farci capire che nulla è impossibile se lo vo- gliamo, quindi, se quello che vogliamo è la felicità, spetta a noi cercarla e renderla reale. Il mio desi- derio è un passo verso la felicità. Per coltivare il mio sogno sto dando tutta me stessa e per renderlo rea- le so che devo partire da adesso. Spero di diventare un grande avvocato, proprio come lei: il mio angelo custode. Vi invito ad avere coraggio e perseguire le vostre aspettative, nonostante possano SEMBRARE difficili e vi diró di più: qualche giorno fa, prima di un compito, la mia professoressa mi ha detto: “Quello che può sembrare facile, in realtà, potreb- be dimostrarsi più difficile di ciò che pensi”. Quindi non fatevi ingannare dall’apparenza e un grande in bocca al lupo a tutti, a tutti quelli che credono in qualcosa e combattono per esso, che sia facile o difficile. Inoltre in vista del Natale vorrei dirvi che molte volte le feste si presentano malinconicamen- te, ma sappiate sempre tirar fuori dall’ amaro un po’ di dolce. Vivo tutti i giorni senza una parte im- portante di me, ma ci sono amici e parenti che mi vogliono bene. Si impara a convivere con l’assenza. Nonostante essa faccia ogni giorno più male, ti ren- de forte e in grado di sconfiggere tutto! Credo che più di una persona si rispecchi in questa situazione. Siate coraggiosi e non abbattetevi mai! Siamo dei guerrieri che non si arrendono in questa lotta chia- mata vita. Buon Natale e felice anno nuovo a tutti! di Daniela Sforza PENSIERI & PAROLE L’ALTRO LATO DEL NATALE www.sipremsrl.it
  • 19. AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE Periodico di cultura, informazione e attualità, supplemento de La Nuova Murgia. Anno I/II, n 3, Dicembre - Gennaio 2016, Registrato presso il tribunale di Bari il 09/11/2000 n 1493 Edito dall’Associazione Culturale La Nuova Murgia Piazza Zanardelli 22 / 70022 Altamura (BA) Tel. 3293394234 e-mail: sedicipaginemagazine@gmail.com Direttore: Antonio Molinari Presidente: Domenico Stea Caporedattore: Marco Lorusso Presidente de La Nuova Murgia: Michele Cannito Diretto Responsabile: Giovanni Brunelli Redazione del Numero 3: Annarita Incampo Silvia Miglionico Pina Ragone Francesco Petronella Francesco Ferrulli Marco Nuzzi Giuseppe Mercadante Gerry Nuzzi Lidia Passarelli Daniela Sforza Pubblicità: Antonio Molinari 3293394234 Domenico Stea 3441139614 Foto di: Michele Masiello Progetto grafico e impaginazione: Francesco Viscanti 3928759874 Stampa: Grafica & Stampa Questo numero è stato chiuso il 17/12/2016 alle ore 01:15 in collaborazione con: