Sedici Pagine è un Magazine di cultura, informazione e attualità, nato dall’intuizione di Antonio Molinari e Domenico Stea assieme all’Associazione “Free Space”. La rivista fa la sua prima apparizione in pubblico il 16 Settembre 2016, con la pubblicazione del ‘numero 0’. Il successo dell’esordio proietta il magazine nel mondo delle novità e lo conferma come un progetto ambizioso e di larghe vedute. Particolarità di Sedici Pagine Magazine è la sua “Redazione Instabile”, composta interamente da giovani studenti e neolaureati (come, del resto, tutto il suo nucleo organizzativo), che mese per mese aumentano e si alternano nell’affrontare tematiche d’ogni genere (politiche, sociali, sportive, artistiche ecc…).
2. 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA
Editoriale: L’imbarazzo della scelta
USA in mano a TRUMP
Come cambia il rapporto genitore figlio
Insieme verso la parità
Il cinema che ha fatto la storia
Compito per casa: SIATE UMANI, UNICI.
Let’s Space: la lotta continua
Referendum: istruzioni per l’uso
Il calcio in cambiamento
Energia per tutti
Oltre il nobel: BOB DYLAN
Poesia del mese
Indice
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3. AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE 1
di Marco Lorusso
EDITORIALE
L’IMBARAZZO
DELLA
SCELTA
Anche questo mese siamo stati travolti da una serie
di eventi che sembrano essersi inanellati apposta
per lasciar sbizzarrire chi redige una rivista. Ovvia-
mente, davanti alla sorpresa americana, all’incan-
descente dibattito politico italiano e a tutti gli altri
temi che avremmo potuto legare all’argomento del
mese, non potevamo che essere colti da un autenti-
co imbarazzo della scelta.
Sembraquasiche,ad’effettodomino’,unanovitàne
abbia scatenata un’altra, e quell’altra un’altra anco-
ra fino a ritrovarci così, sommersi da una valanga di
notizie, dispersi in un mare di informazioni, dove
è difficile, ma intrigante pescare gli argomenti più
accattivanti da offrire ai nostri cari lettori.
L’imbarazzo della scelta non va certo maledetto,
soprattutto quando a nutrirlo sono le idee di una
redazione pullulante di inventiva, che ci ricorda il
motivo e il senso per cui ogni mese cacciamo un po’
di inchiostro dalle nostre penne. Ed è proprio dall’a-
nima della nostra redazione, addizionata alle pic-
cole e grandi rivoluzioni che accadono giorno dopo
giorno nel mondo, che è stato estrapolato il macro-
tema di questo mese: il CAMBIAMENTO.
Sì, la scelta non è stata poi così tanto difficile dal
momento che, ai giorni nostri, parlare di cambia-
mento significa parlare del presente. Che sia davan-
ti al bivio del referendum costituzionale o davanti
alla scheda elettorale americana, il mondo si spezza
in due, tra chi ha voglia di cambiare e chi ha paura
di cambiare. In effetti il cambiamento è sempre in-
certezza e l’incertezza è spesso paura, e allo stesso
modo possiamo dire che il cambiamento sia sempre
passaggio e che il passaggio sia spesso crescita. La
cosa su cui, però, non ci piove è che il cambiamento
sia la sorgente del futuro, la causa e la conseguenza
del presente, il risultato del passato. Ecco, potrem-
mo continuare a parlarne nell’astrattezza di questi
termini, ma, se lo facessimo, varrebbe a dire che di
questo “cambiamento” noi non ci abbiamo capito
un bel niente. Perché il cambiamento non è quella
cosa che succede all’infuori delle nostre vite, una li-
nea divisoria tra ciò che c’era e ciò che sarà che una
mano divina posa dall’alto. Il cambiamento è la più
naturale attitudine dell’essere umano.
Le cose che vanno bene si cambiano per migliorar-
le e le cose che vanno male si cambiano per aggiu-
starle. Non c’è nulla che possa restare immobile in
uno spazio e in un tempo preciso senza che arrivi
qualcuno che passa e lo distrugga o che passa e lo
modifichi.
Il mondo è in continuo cambiamento e la cosa pa-
radossale è che non sia tanto difficile fare un cam-
biamento, quanto capire un cambiamento. E nella
maggior parte dei casi i cambiamenti che faccia-
mo dipendono da quanto abbiamo capito quelli che
sono avvenuti prima di noi. Ed è questo l’obiettivo
centrale del nostro secondo numero: capire cosa è
cambiato per sapere come cambiare.
In questa pubblicazione, cari lettori, cercheremo di
mostrarvi il tema scelto nelle sue più affascinanti
sfaccettature, dal cambiamento dei rapporti tra la
gente, ai grandi cambiamenti storico-politici, fino
ad arrivare a quelli più importanti, quelli che av-
vengono negli angoli della nostra anima e ci porta-
no ad essere quell’angolo di vita che cambia insie-
me al mondo e che può cambiarlo, il mondo.
Editoriale
4. 2 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA
Politica
In un momento di smarrimento,
disordine sociale, il popolo ha
bisogno di riparo, di sicurezze.
Ma è proprio questo che lo
indebolisce, nel vero senso
della parola. Quando si vive
nella PAURA, si è suscettibili a
personalità forti ed influenti e la
frenetica caccia al “riparo” è uno
dei più pericolosi paraocchi.
Trovatonulladisimilenell’attuale
panorama sociale e politico
internazionale? C’è un’evidente
espansione in tutto il mondo di
questi cosiddetti “Demagoghi”.
Il primo vero e proprio
“segnale” di cambiamento viene
dall’Austria, quando, durante le
ultime elezioni, il FPÖ (Partito
espressamente di estrema
destra) riesce ad ottenere oltre
il 35%, scatenando un vero e
proprio “Terremoto Politico”,
ribaltando completamente il
panorama politico Austriaco, che
aveva vissuto sin dal 1945 di facili
vittorie da parte di “Popolari” o
“Social-Democratici”. Potremmo
proseguire citando la ormai
inarrestabile avanzata di
personaggi politici come Marine
Le Pen in Francia, il nostro amato
Matteo Salvini in Italia, sino ad
arrivare al NEO-PRESIDENTE
DEGLI STATI UNITI: DONALD
TRUMP. Queste figure, fanno
del “panem et circenses” il loro
manifesto politico. I piccoli
orizzonti della società media,
del popolo, vengono soddisfatti.
Pensiamo ad una tematica,
se ci viene posta in maniera
semplice, se ne viene fatta una
visione semplicistica, le soluzioni
risulteranno altrettanto facili.
Viene data una VISIONE UTOPICA
DEL PASSATO, l’esaltazione di un
passato che non vi è mai stato, di
un ritorno a determinati valori,
ricordando solamente il positivo
del nostro passato, con un gran
ritorno a sentimenti ultra-
nazionalisti.
Basti pensare con quanta
semplicità nel pre-Seconda
Guerra Mondiale, personaggi
come Adolf Hitler e
Benito Mussolini abbiano
strumentalizzato e abbiano fatto
leva su una “causa della crisi”
sostenuta dal popolo: Il Popolo
Ebraico. Oggi, sicuramente in
maniera ridimensionata (ma
non troppo, ricordiamoci che
siamo in una fase di transizione,
potremmo definirci alle origini di
questo cambiamento), vediamo
unsentimentosemprepiùgrande
di odio nei confronti di una delle
cause di “paura”, “disordine”,
ossia: L’IMMIGRAZIONE, l’odio
verso i migranti. Ma prima di
procedere con questo discorso,
c’è stato un grande Filosofo
nonché padre della psicanalisi,
Sigmund Freud, che nel 1931
nell’opera ‘Il Disagio nella Civiltà’
potremmo dire che preannunci
questi sentimenti e il rischio di
un eventuale secondo conflitto
mondiale. Secondo Freud l’IO
dell’uomo (la parte conscia della
coscienza) è in continuo conflitto
tra ES (pulsioni, istinti naturali) e
SUPER-IO (morale, insegnamenti
della società) e, secondo il filosofo,
la Società dovrebbe essere
garante di equilibrio tra queste
due forze, in modo da ricercare
un equilibrio nella coscienza
umana, perché, vivendo con
altri esseri umani, è inevitabile
adeguarsi ad una morale comune
per una tranquilla convivenza.
Quando siamo di fronte a
periodi di profonda crisi, sia
economica che sociale, la
società non è più garante di
equilibrio. Esistono due pulsioni
all’interno di ogni uomo: EROS
(pulsione di vita, amore, unione)
e THANATOS (pulsione di morte,
odio, divisione) ed è proprio in
questo contesto che Thanatos
prende il sopravvento e quando
Thanatos regna nell’uomo, ogni
individuo ha una tendenza a
dover soddisfare questa pulsione.
Si tende ad unificarsi in gruppi
simili, omogenei per scontrarsi
con altri gruppi, ritenuti “diversi”
o cause di insoddisfazione.
Nel caso odierno, di che si sta
parlando?
USA in mano a TRUMP
è l’era dei terremoti sociali
5. 3AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE
Parliamo di una determinata
classe sociale, una classe sociale
che si è sentita declassata e
trascurata per anni. Prendiamo
come esempio dei dati riportati
dal servizio di sondaggi
SurveyMonkey, secondo i quali,
se i soli votanti fossero stati
la popolazione “non-bianca”
avente diritto al voto, avrebbero
riportatoHilaryClintonvincitrice
con circa 470 punti di differenza.
In caso contrario, invece, si
sarebbe vista la schiacciante
vittoria dell’oramai Presidente
degli Stati Uniti, Donald Trump,
con circa 130 punti di differenza
(a discapito dei 51 effettivi). O,
ancora, potremmo parlare dei
dati sui Millennials (generazione
che va dagli anni ‘80 sino a gli
inizideglianni2000),cheavrebbe
visto, indistintamente dal colore
della pelle, una schiacciante
vittoria da parte della Candidata
Democratica. Ma soprattutto
la differenza sostanziale tra
i votanti “College-Educated”,
con un’abissale vittoria della
Clinton di circa 390 punti, ed i
votanti con alcuna educazione
“da College”, con un effetto
totalmente opposto: una vittoria
del Candidato Repubblicano con
uno stacco di circa 150 punti.
Ma questi dati, in sostanza, che
vogliono dirci? Nelle prime righe
di questo articolo ho utilizzato
una locuzione latina di Giovenale:
“Panem et Circenses”, ossia ciò
che veniva “regalato” al popolo
in cambio di un’approvazione
facile da parte dei regnanti: pane
e giochi circensi, nell’Antica
Roma. Ma che accadde? Data la
grande distribuzione di grano,
denaro e, appunto, “spettacoli e
giochi circensi” il popolo visse
un breve periodo di “benessere
psicologico” più che effettivo.
Ma “si dice che anche il minimo
battito d’ali di una farfalla sia in
grado di provocare un uragano
dall’altra parte del mondo”, così,
a causa delle continue tassazioni
delle Province dell’Impero,
Roma conobbe una grossa
crisi del sistema economico,
che, accompagnata da altre
importanti cause, portò allo
sfacelo dell’Impero stesso nei
secoli successivi.
Ora, con dati alla mano ed esempi
storici (potrei citarne a bizzeffe),
siamo ancora sicuri che tutto ciò
che ci viene posto e ci sembra
assolutamente veritiero, sia
effettivamente tale? Sarà un caso
che un popolo istruito riesca a
giudicare in maniera più critica
un personaggio, dalle semplici
risposte per semplici menti,
come Donald Trump? È davvero
tutto così facile? E se anche
tutto ciò che ho scritto sino ad
ora potesse essere smentito? Vi
lascio, nel dubbio, nel VOSTRO
DUBBIO, perché è importante che
sia VOSTRO E DI NESSUN ALTRO.
Siate critici ed è questo il miglior
augurio che potrei farvi.
Il futuro del mondo? Non sono
nessuno per poter darvi alcuna
certezza.
“Non il possesso della conoscenza,
della verità irrefutabile, fa l’uomo
di scienza, ma la ricerca critica,
persistente e inquieta, della
verità.”
Karl Popper
di Francesco Tirelli
6. Società
16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA4
Gli anni volano, pagine e pagi-
ne di storia si susseguono, quasi
come intrappolate all’interno di
un vortice. La società è cambiata
notevolmente portando via con
sé il passato e tutto ciò che è stato.
Guardandosi intorno tutto sem-
bra immutato: la natura è sem-
pre la stessa, i luoghi sono quelli
di sempre, eppure nell’aria si av-
verte qualcosa di diverso. Molti
cose sono cambiate e tra queste i
rapporti e, in particolare, i lega-
mi genitore-figlio, indissolubili,
ma allo stesso tempo deboli e pre-
cari. Sempre più giovani, infatti,
coltivano un rapporto instabile e
di distacco con i propri genitori,
comportandosi come dei veri e
propri estranei.
A tal proposito, sembra che il
mondo giovanile sia spaccato in
due: da un lato ci sono i ragazzi
a cui piace passare del tempo
con i propri genitori, magari
in compagnia di una tazza di tè,
confrontandosi liberamente
e uscendo dalla sfera dell’
“io”; dall’altro, però, ci
sono quei giovani che
non vedono l’ora di
uscire dalle quattro
mura di casa, vi-
vere una vita a sé
stante e lasciarsi
alle spalle la fa-
miglia.
Chiacchierando
con mio padre
ho potuto
constatare
che,
andando a ritroso nel tempo di
qualche anno, il rapporto geni-
tore-figlio era molto diverso. Il
figlio doveva avere rispetto nei
confronti del proprio genitore
e ubbidire senza contraddire le
sue parole. D’altronde, non c’era
un rapporto confidenziale e aper-
to come quello attuale, in cui fi-
glio e genitore possono ambire ad
essere complici.
In passato si temeva la figura
del padre, definito per l’appun-
to “padrone”, ora, invece, i figli
trattano i propri genitori come
degli amici e non riconoscono nel
genitore stesso il ruolo di autori-
tà, ma, nonostante ciò, non sono
spariti giovani i quali lamentano
che i genitori concedano loro po-
chi spazi. Offuscati e presi dalle
loro convinzioni non si rendono
conto che tutto ciò che fanno è
esclusivamente finalizzato a ren-
derci, in futuro, uomini e donne
migliori. Alcune volte una pacca
sulle spalle, da parte del geni-
tore, e un semplice “riprove-
rai e andrà me-
glio” è molto
meglio di un
rimpro-
vero, secco e freddo, che non fa
altro che demoralizzare un ra-
gazzo, spinto ad arrendersi.
Un altro dei fattori che ha cam-
biato il rapporto genitore-figlio
è lo sviluppo della tecnologia,
sempre più evoluta e sofisticata.
A differenza del passato la comu-
nicazione faccia a faccia è sem-
pre più svilita dalle nuove app
che hanno modificato la società
odierna: così facendo si corre il
rischio di non conoscersi fino in
fondo. Questo ha indubbiamente
portato anche a un distacco af-
fettivo tra il genitore e il figlio.
Bisognerebbe trovare un’intesa
vincente, un punto di incontro;
e allora via la maschere, fuori
il cuore, affinché si possa vivere
d’amore e d’accordo e soprattut-
to apprezzarsi a vicenda, riuscen-
do così da un lato a soddisfare le
aspettative di un genitore che
vorrebbe creare un ambiente
sereno e dall’altro quelle di un
figlio, al quale piacerebbe riceve-
re le giuste attenzioni, le giuste
spinte e le giuste negazioni per
crescere in maniera sana e pro-
duttiva.
SCONTRARSI PER INCONTRARSI
COME CAMBIA IL RAPPORTO GENITORE FIGLIO
di Claudio Pellegrino
7. 5AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE
Dal suffragio femminile alle re-
centi ondate rosa di protesta, la
donna ha affrontato molteplici
lotte civili per l’emancipazione
sociale, mentale e politica. Ha
combattuto i pregiudizi e le di-
scriminazioni di genere, otte-
nendo diritti civili, economici
e politici. Grazie ai movimenti
femministi degli anni ‘50, parole
altisonanti quali parità e indi-
pendenza sono entrate con deci-
sione nell’immaginario collettivo
del mondo rosa, dando vita
a provvedimenti concreti
come la parità salariale nel
1957.
In ogni caso, la situazione
attuale non è delle più idil-
liache: l’istituto europeo
dell’uguaglianza di genere
(EIGE) ha infatti eviden-
ziato come l’Europa sia
solamente a metà strada
nel raggiungimento della
parità: nel 2015 l’Italia si
piazzava al 20° posto su 27
stati membri. Nonostante
il 30% del Parlamento Ita-
liano sia femminile, non
è raro riscontrare dichia-
razioni sessiste o giudizi
puramente estetici sulle
donne in politica, riducendone
il valore ad un mero chiacchie-
riccio da gossip. Il GENDER PAY
GAP, ossia la differenza tra la re-
tribuzione maschile e quella fem-
minile, ha sancito che le donne,
nel mondo, guadagnano il 18%
in meno rispetto agli uomini. I
mille casi di violenza verbale e/o
fisica inflitta alle donne, di cui i
media si nutrono, indicano una
subalternità che ancora deve es-
sere annientata, partendo dall’e-
ducazione paritaria in famiglia e
dalla creazione di modelli femmi-
nili forti.
È pertanto corretto definire tutti
gli uomini sessisti, maschilisti,
violenti e preda di un machismo
imposto? Niente di più sbagliato:
è raro infatti che un uomo defini-
sca se stesso femminista ed è mol-
to più comune osservare come il
termine stesso spaventi il sesso
‘forte’. Attraverso gli occhi di un
uomo una donna che dichiari la
sua indipendenza ed emancipa-
zione rasentando la prepotenza,
acuisce il pregiudizio nei con-
fronti di qualsiasi movimento
femminista e rappresenta una
minaccia alla sua virilità. Virilità
che deve essere costantemente
cautelata, ma che talvolta assu-
me le vesti di un tiranno: per fare
un esempio, è largamente diffusa
l’idea che un uomo non possa es-
ser vittima di violenza o di stupro,
pertanto i suoi diritti non hanno
valore perché già li possiede. In
realtà ricerche hanno dimostrato
che gli stupri maschili esistono,
soprattutto in realtà come carce-
ri, regioni in cui dominano con-
flitti e ,purtroppo, nei confronti
di bambini; le vittime maschili,
pertanto, tendono a non denun-
ciare una violenza subita
per timore di essere derisi.
Ci si trova così a combat-
tere su due fronti: da una
parte la donna, pronta a
dichiarare i suoi diritti con
impeto e decisione, talvol-
ta sfiorando la misandria
e dall’altra l’uomo, pronto
a difendersi con accuse di
ogni tipo. Possiamo dun-
que definirci soddisfatte
della nostra attuale con-
dizione? Forse, ma se gli
uomini scegliessero di es-
sere nostri alleati, la corsa
verso la parità avrebbe un
sapore più dolce. Dopotut-
to, ad una donna fa sempre
piacere una cena elegante-
mente offerta da un uomo!
INSIEME VERSO LA PARITÀ
di Chiara Genco
8. Cinema
6 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA
La settima arte, la più giovane,
ma allo stesso tempo la più evo-
luta ha raccontato il mondo, mo-
strandolo attraverso uno scher-
mo.
Fin dalla sua nascita si capiva che
avrebbe cambiato le cose: un tre-
no in una stanza? Impensabile,
eppure reale grazie ai due fratelli
padroni della luce, i Lumiere. Il
progresso e le innovazioni tecno-
logiche hanno supportato e reso
grande questo strumento di di-
vulgazione, insieme alle grandi
menti che in questo mondo han-
no trovato il loro personale spa-
zio.
Parlo dei registi rimasti nella sto-
ria come Griffith, Welles e Go-
dard, che hanno saputo cambiare
se stessi e soprattutto la società.
Perché il cinema non è solo in-
trattenimento, è voglia di rivalsa
e ricerca della libertà di espres-
sione.
Potrei parlare di come il cinema,
avanzando negli anni sia diven-
tato sempre più simile ad uno
specchio nel quale riflettersi, ma
vorrei soffermarmi su un perio-
do particolare della sua storia: gli
anni 80.
Solitamente vengono associati a
montaggi veloci, a ritmo di mu-
sica, come in un videoclip (ad
agosto del 1981 “Video killed the
radio star” andava in onda su
Mtv battezzando e consacrando
questo storico canale), cito “Fla-
shdance” oppure “Top Gun”, che
definì le nuove regole della viri-
lità. Ma dietro questa luccicante
superficie, si nascondevano regi-
sti arditi che avevano ben altro da
raccontare.
Analizzerò tre film usciti in que-
gli anni: “Videodrome” di David
Cronenberg del 1983, “My beau-
tiful laundrette” di Stephen Fre-
ars del 1985 e “Breve film sull’uc-
cidere” di Krzysztof Kieslowsky
del 1988.
Il primo, frutto di uno dei mi-
gliori registi moderni, è un film
visionario in cui la televisione
viene rappresentata come una
IL CINEMA CHE HA FATTO LA STORIA
9. 7AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE
cosa viva, in grado di parlare con
il protagonista e di possederlo,
portandolo a compiere azioni ter-
ribili. Inquietante spaccato di un
futuro che, a conti fatti, si è prati-
camente avverato.
Nel secondo, Frears decide di cri-
ticare apertamente il governo del
suo paese, l’Inghilterra, che era
in mano alla iron lady Margaret
Thatcher. Vengono raccontate le
relazioni tra la comunità bianca
e quella indiana, toccando mol-
ti temi quali l’omosessualità, il
razzismo e la politica economica.
È stato inserito nella lista dei mi-
gliori cento film britannici del XX
secolo.
Il terzo film, seppure “breve” ha
avuto un impatto davvero impor-
tante sulla società che racconta-
va. Il regista polacco nel suo film
ha voluto creare un parallelismo:
il protagonista, Jacek, uccide un
tassista e poi viene preso e con-
dannato a morte, ma la sua morte
viene mostrata alla stessa manie-
ra di quella del tassista, nono-
stante essa sia legalizzata, quindi
non c’è alcuna differenza, sono
entrambi crimini. Questo film ha
favorito molto l’abolizione della
pena di morte in Polonia e il 1988
è stato l’anno dell’ultima esecu-
zione capitale.
Ciò che questi tre film suggeriva-
no era un cambio di rotta e, no-
nostante non tutti siano riusciti
ad imporlo, Kieslowsky, come un
novello Beccaria, ha seriamente
portato la sua società verso un
tangibile miglioramento. Biso-
gnerebbe imparare da episodi del
genere e rendersi conto delle rea-
li potenzialità della buona comu-
nicazione, quindi facciamola.
di Michele Pellegrino
10. Scuola
8 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA
La scuola (dal greco skholé: tempo
libero) dovrebbe essere un luogo
nel quale ogni studente possa im-
parare a Vivere. Quel che, inve-
ce, oggi la scuola pare è un’indu-
stria incontrollata di cervelli. È
stata trasformata in un ambiente
in cui allo studente vengono fatte
ingurgitare un malloppo disor-
dinato di informazioni, affinché
possa ripeterlo in modo mnemo-
nico, come un robot che esegue e
non pensa, che parla ma non sa,
in cuor suo, di cosa. Un sistema
che vuole renderci schiavi di chi
ha il potere e della sua richiesta
ingorda di soldi, a prescindere
dal valore della Vita. Un siste-
ma che strema persino i docenti.
Pensiamo all’attuale Riforma del-
la Buona Scuola: essa sta trasfe-
rendo molti insegnanti in zone
molto lontane dalle loro sedi, con
le loro famiglie. Gli insegnanti si
vedono, così, costretti ad inserire
i propri figli in nuove scuole, rice-
vendo, magari, uno stipendio in-
sufficiente, utile solo per pagare
l’affitto della casa nella quale ci
si è spostati. Tali cambiamenti
stressano un insegnante che, una
volta arrivato in classe, non riesce
a dare il meglio di sé, non permet-
tendo così agli studenti di impa-
rare, di apprendere in modo tale
da diventare cittadini consape-
voli e pensanti. La scuola, invece,
dovrebbe diventare quel luogo
in cui ogni docente possa condi-
videre la propria conoscenza in
modo che penetri nella coscien-
za, nella sensibilità, nel cuore di
ogni studente. La conoscenza è il
potere primordiale di ogni essere
umano. La conoscenza (pratica e
teorica) nel corso della storia ha
permesso di sviluppare gli stru-
menti per sopravvivere, per colti-
vare il terreno di una campagna,
per costruire una città, ma anche
per costruire, purtroppo, le diffe-
renze tra il Primo, il Secondo e il
Terzo Mondo. Per questo motivo,
ogni docente dovrebbe impara-
re a trasmettere la propria co-
noscenza con trasparenza, con
riferimenti pratici, con Amore.
Dovrebbe esprimere il senso più
profondo della propria cono-
scenza e renderlo lo strumento
attraverso il quale ogni studente
possa elaborare un suo modo di
pensare, di vedere, e di sentire
le cose del mondo. La scuola deve
Rinnovarsi! Dovrebbe essere quel
luogo in cui lo studente impari a
Pensare, a mettere in discussio-
ne un’informazione, a vedere con
amore ogni colore della natura
attraverso la scienza. È quel luogo
in cui lo studente deve imparare
ad esprimere una sua idea, che
sia nella letteratura, nella scien-
za, nella storia. Ma deve poterla
esprimere, per quanto possa es-
sere piccola o banale, affinché
diventi un dono, il granello ne-
cessario, insieme ad altri gra-
nelli, per costruire il futuro, un
futuro che realizzi come essere
umano, ognuno di noi. La scuola
è quell’ambiente in cui si deve po-
ter alzare la mano e far sentire la
propria voce in piena libertà. Sì,
è un sistema che ha ancora biso-
gno di cambiare. Un sistema che
ora potrà anche renderci maestri
delle parole ma, in attesa che pos-
sa farci diventare anche creatori
di sogni che si realizzano per il
Bene di ognuno di noi, concludo
con una frase di Albert Einstein,
affinché rimanga nell’agenda
dei nostri impegni quotidiani:
”Solo quel-
li che sono
così folli da
pensare di
C a m b i a r e
il mondo, lo
c a m b i a n o
davvero.”
COMPITO PER CASA: SIATE UMANI, UNICI.
di Enza Monitillo
11. 9AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE
Vi ricordate del 7 Ottobre? Il
“Let’s Space”, la giornata che
aveva come obiettivo la riap-
propriazione degli spazi gio-
vanili, che ha visto esprimersi
studenti, universitari e liceali,
attraverso diverse e numerose
attività? Quella di cui proprio
nella scorsa edizione di que-
sta rivista abbiamo parlato?
Bene, non si poteva credere
che, dopo tante energie spese
per dare luce alla causa, quella
giornata sarebbe stata fine a
sé stessa. O forse no?
Chi era presente ricorderà
bene che, infatti, mentre si
svolgeva il corteo, i manife-
stanti hanno pensato bene,
nonostante il maltempo e
malgrado non fosse in pro-
gramma, di unire la loro voce
e tirarla fuori proprio in Piaz-
za Repubblica, lì, dinanzi alla
sede del Palazzo di Città. Urla
insistenti, richiesta di dialo-
go e qualcuno dalla “Casa dei
Cittadini” si è fatto vivo. Quei
giovani che nella loro mente
facevano già i conti con una
sconfitta, hanno visto da un
momento all’altro le loro ri-
chieste pronte ad essere accol-
te all’interno del Palazzo Co-
munale. Così, una delegazione
delle associazioni organizza-
trici (Freespace, AlteraCultura
e Ri-Puliamoci) è statoricevuta
dal vicesindaco Ada Bosso, al
quale non solo è stata espres-
so il motivo della manifesta-
zione, ma anche il bisogno di
pensare concretamente alla
soluzione per la mancanza di
spazi da dedicare alla voglia
dei giovani di unirsi, confron-
tarsi e creare. Non potendo
risolvere in altro modo, il vice-
sindaco si è preso cura di fis-
sare un appuntamento tra le
associazioni e il Sindaco Gia-
cinto Forte in persona, in data
20 Ottobre.
Bene, l’incontro c’è stato! La
nostra cara Amministrazione
ha accolto le tre delegazioni di
associazioni. Una grandissima
opportunità sia per noi che per
il futuro di tutti i ragazzi della
nostra città. Durante l’incon-
tro è stata molto discussa la
tematica della mancanza di
spazi pubblici dedicati ad una
generazione che le opportu-
nità deve crearsele, perché il
passato le ha voltato le spal-
le. Non avremmo mai avuto
l’arroganza di scrivere que-
sta frase, se non che la nostra
cara amministrazione dopo
l’incontro sembra esser sva-
nita nel nulla. Ma come mai,
tenevamo così tanto alla lon-
gevità di questo “rapporto”?
Innanzitutto per le promesse
espresse durante l’incontro.
L’ABMC è sicuramente uno
spazio molto ristretto per la
miriade di studenti che richie-
de aule studio, allora, in sede
di incontro si è pensata una
soluzione: sfruttare delle aule
inutilizzate della scuola me-
dia “Saverio Mercadante” ed
implementarle nel complesso
della Biblioteca Pubblica. Ma,
dopo la riduzione ulteriore
dei posti dell’ABMC per mo-
tivi di sicurezza, che avrebbe
dovuto far scaturire un ancor
più maggiore interesse nei ri-
guardi di questa mancanza,
l’Amministrazione continua
ad ignorarci, non rispondendo
ad alcuna chiamata o avviso.
Arrivati a questo, ci vien natu-
rale esser scettici, sia sulla ve-
ridicità delle promesse sull’i-
nizio dei lavori presso il tanto
dibattuto “Laboratorio Cultu-
rale Port’Alba” (che DOVREB-
BE essere funzionale entro 6
mesi, da un bel po’ di mesi),
sia sulla rivalutazione dei luo-
ghi abbandonati sui quali il
Comune di Altamura avrebbe
investito centinaia di migliaia
di euro.
Attendiamo e continuiamo ad
attendere un futuro che tarda
ad arrivare. Viviamo di baglio-
ri e lumi di possibilità che si ri-
velano fuochi di paglia. Siamo
invisibili agli occhi del mondo,
che di colori, ne avrebbe un’in-
finità da regalarcene.
LET’S SPACE LA LOTTA CONTINUA
Città
di
12. Il rinnovamento di alcuni aspetti dell’assetto poli-
tico istituzionale italiano ed in particolare l’elimi-
nazione del cosiddetto bicameralismo perfetto, pos-
sono essere definiti come alcuni dei tormentoni
politici più celebri nella storia della Repubblica.
È una tematica ricorrente, la quale riaffiora nel di-
battito politico nazionale per la quarta volta, mu-
tuando numerose criticità dai precedenti tentativi
di riforma, a partire da quello della Commissione
Bozzi, nel biennio 1983 – 1985 fino ad arrivare alla
proposta della commissione D’Alema, soffocata
dall’aspirazione del presidente Silvio Berlusconi
di orientare il nostro sistema di governo verso un
modello di cancellierato alla tedesca. Il ddl Boschi,
collocandosi nel solco dei precedenti progetti di ri-
forma, è stato connotato sin dall’inizio dalle stesse
problematiche che hanno impedito la realizzazione
di una compiuta revisione della Carta fondamen-
tale già nel passato, problematiche essenzialmente
legate all’incapacità della classe politica, oggi come
ieri, di ancorare il dibattito pubblico sui temi del-
le riforme e sulle loro conseguenze, preferendo,
al contrario, spostare la discussione su di un piano
meramente politico. A questo punto, si può cogliere
con chiarezza l’obiettivo di questo approfondimen-
to: esporre in maniera esclusivamente meritoria
gli aspetti positivi e negativi della riforma, in un ten-
tativo che ha, come presupposto fondamentale, la
volontà di essere ermeticamente sigillato rispetto
ad un mondo di slogan ed esternazioni demagogi-
che che, da entrambi i fronti, hanno inquinato la
campagna elettorale.
Saranno scandagliati gli elementi salienti di una ri-
forma che trae origine dall’esistenza di una impro-
crastinabile necessità: modificare una Costituzione
che, nonostante il passare del tempo, appare ancora
estremamente valida, ma non intoccabile.
Deve essere preliminarmente esaminato il quesito
referendario, il quale, è stato oggetto di un feroce
attacco da alcuni esponenti del fronte del No, ricor-
dando tuttavia che il T.A.R., chiamato a decidere nel
merito del testo, si è dichiarato incompetente per
difetto di giurisdizione. Il 4 dicembre 2016 gli Ita-
liani saranno dunque chiamati ad esprimersi su di
un quesito (foto 1, che allego, con richiamo nel testo
alla foto stessa così si guadagna spazio) che appare,
non del tutto corretto, nella misura in cui sottoli-
nea alcuni aspetti della riforma, legati al conteni-
mento dei costi della politica, peraltro non così rile-
vante e all’eliminazione del CNEL, tacendo tuttavia
sulle modifiche riguardanti le nuove modalità di
produzione legislativa, che costituiscono uno degli
aspetti più importanti, e al contempo controversi
della riforma. Centrale è l’analisi delle modifiche
alle disposizioni che regolano i meccanismi di pro-
duzione legislativa. A tal proposito l’articolo 70 della
Costituzione, nella sua versione originaria, risulta
disarmante per chiarezza e semplicità: “La funzio-
ne legislativa è esercitata collettivamente dalle due
Camere”. È lampante che anche un bambino alle
prese con i rudimenti dell’educazione civica potreb-
be comprendere un testo di questo tipo, così come è
altrettanto pacifico che il testo riformato risulti di
non facile comprensione anche per i più consumati
giuristi.Il vecchio iter legislativo bicamerale, carat-
terizzato da lungaggini procedurali eccessive, lega-
te al rimbalzo dei disegni di legge da una Camera
all’altra, ampiamente ottimizzabile con interventi
di snellimento e semplificazioni, viene sostituito da
due procedure legislative basilari, quella monoca-
merale, che diviene la modalità ordinaria, in cui il
protagonista unico è la Camera dei Deputati, e quel-
la bicamerale, che diviene una eccezione alla regola.
A questo punto, è utile esaminare gli aspetti più im-
portanti della riforma, evidenziando alcune tra le
ragioni del sì e quelle del no.
REFERENDUM COSTITUZIONALE
ISTRUZIONI PER L’USO
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Politica
13. Il risparmio di tempo è evidente, tramite l’in-
troduzione di limiti temporali stringenti per
il riesame dei testi legislativi della Camera (10
giorni) e per l’eventuale proposta di modifiche
da parte del Senato (30 giorni),
È evidente, inoltre, il ridimensionamento del
ruolo del Senato, obiettivo a lungo inseguito e
ritenuto essenziale sotto diversi punti di vista.
Il nuovo Senato sarà infatti composto da 100
elementi, 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5
senatori di nomina presidenziale, membri che
saranno scelti “in conformità alle scelte espresse
dagli elettori per i candidati consiglieri in occa-
sione del rinnovo dei medesimi organi”.
I senatori riceveranno esclusivamente l’inden-
nità che spetta loro in quanto sindaci o membri
del consiglio regionale.
È positiva la durata prestabilita, sette anni, dei
senatori di nomina presidenziale in luogo del-
la precedente durata vitalizia dell’incarico, la
quale permarrà esclusivamente in capo ai Pre-
sidenti della Repubblica emeriti.
Ampiamente positiva è anche l’introduzione
dello Statuto delle opposizioni, elemento fo-
riero di nuove garanzie per i diritti delle mino-
ranze alla Camera, così come è apprezzabile la
nuova configurazione dell’articolo 55, il quale
contiene, nella sua versione riformata, l’indica-
zione dell’equilibrio di genere come obiettivo
da perseguire per una miglior composizione
delle istituzioni politiche.
Ottima infine è anche la previsione di un giu-
dizio preventivo della Corte Costituzionale
sulle leggi elettorali, attivabile su ricorso di un
quarto dei deputati o di un terzo dei senatori,
sul quale la Consulta dovrà pronunciarsi entro
trenta giorni.
Il risparmio per le pubbliche finanze, sul qua-
le è stato incentrato buona parte del dibattito
politico, si rivela come assolutamente margina-
le rispetto alla rilevanza attribuitagli dai soste-
nitori del sì.
Un problema ulteriore, al quale si è già accen-
nato in precedenza, emerge nel secondo com-
ma del riformato articolo 70, che prevede una
serie di ingerenze del Senato nel procedimento
legislativo monocamerale che complicano di
molto l’intero procedimento, dando luogo alla
nascita di sette differenti subprocedimenti le-
gislativi. il nuovo articolo 70 non rappresenta
esattamente un modello di semplificazione.
Nulla questio se questo sdoppiamento fosse sta-
to operato con maggior criterio, alla luce del
fondamentale obiettivo della semplificazione.
Appare oltremodo contradditoria la scelta di
nominare senatori gli esponenti delle istitu-
zioni territoriali e di ancorare la loro perma-
nenza a palazzo Madama sulla base della dura-
ta degli organi delle istituzioni territoriali nei
quali sono stati eletti. Costoro inoltre, godran-
no dell’immunità parlamentare.
Il nuovo Senato potrebbe risultare ibrido, un
organo che non può essere, come invece do-
vrebbe, la voce delle autonomie locali a Roma
ed il collante tra la gente comune ed il Palazzo,
perché composto da soggetti non eletti diretta-
mente dai cittadini a tal scopo, ma eletti in altra
sede per governare direttamente sul territorio.
Infine, il potere dello Stato centrale risulta ulte-
riormente rafforzato a danno delle autonomie
locali, già private in maniera graduale, nel cor-
so degli ultimi anni, dei propri mezzi finanziari.
Certamente vi sono altri elementi della riforma che meriterebbero di essere
approfonditi, ma questa non può essere la sede idonea per un’analisi comple-
tamente esauriente, dovendo piuttosto fungere da strumento per stimolare
la ricerca di informazioni, uno strumento per stimolare la scelta di un voto
consapevole, perché soltanto un elettore informato, che ragiona con la testa
e non con la pancia, può davvero essere ritenuto capace capace di prendere
decisioni importanti per il futuro proprio e di tutta la nazione.
AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE 11
di Marco Nuzzi
14. Sport
12 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA
“Time may change me”, il tempo
può cambiarmi, ulula D.Bowie in
una delle sue canzoni più signi-
ficative, ‘Changes’, ovvero cam-
biamenti. Quei cambiamenti che
hanno segnato la storia in gene-
rale, e quella del calcio in parti-
colare, a partire dal 1974 con il
campionato mondiale istituito
dalla FIFA disputato in Germa-
nia. Il calcio mondiale, quello
che conta, viveva i suoi albori e
alcune realtà erano meno rosee
e fortunate di altre, come il regi-
me dittatoriale che aleggiava in
Cile, e il regime ” totalitario” più
subdolo che vigeva in Germania,
all’epoca divisa in Germania est e
ovest, e dal muro di Berlino.
I rapporti umani, tra i continen-
ti più poveri e quelli più in voga
economicamente, grazie alle
nuove regole della FIFA, cambia-
rono; Gli orizzonti cominciarono
a spianarsi verso nuove visio-
ni, infatti, a partire da 1974 una
squadra dell’Africa nera poté di-
sputare il mondiale e confrontar-
si con realtà europee e non, già
affermate. Ad oggi, il numero di
squadre africane partecipanti ai
campionati del mondo è salito, da
uno a cinque, che nel suo piccolo,
è un gran cambiamento, inoltre,
nel XXI secolo, non si è più abi-
tuati a vedere regimi dittatoriali,
fortunatamente.
Il cambiamento, in qualsiasi set-
tore è visto come un’equazione a
due incognite, traducibili in po-
sitivo e negativo, e il calcio non
è escluso da questa visione; nel
1974 lo Zaire (attuale Congo) fu la
prima squadra dell’Africa nera a
partecipare ad un mondiale. Una
cambiamento epocale e positivo
nella storia del calcio, se non fos-
se per il fatto che lo Zaire viveva
sotto l’oppressione di un tiranno,
Mobuto, che prima del mondiale,
convocò tutta la squadra, pro-
mettendo soldi e premi in caso
quest’ultima avesse mantenuto
alto il rispetto, evitando brutte fi-
gure. La competizione ebbe inizio
e lo Zaire perse contro Scozia e Ju-
goslavia rispettivamente per 2-0
e 9-0. Ultima partita del girone,
Zaire vs Brasile (detentrice del
titolo), a cui servivano 3 reti per
passare il turno. Al minuto 85’ il
risultato è di 3-0, punizione dal li-
mite per il Brasile: all’improvviso
un giocatore dello Zaire, Mwepu,
si stacca dalla barriera e calcia il
pallone allontanandolo. Un gesto
inspiegabile e deriso da tutto lo
stadio, giocatori brasiliani com-
presi. La partita terminerà 3-0.
Il gesto di Mwepu cambiò il cor-
so degli eventi salvando la vita
ai suoi coetanei e al loro futuro:
qualche istante prima del calcio
d’inizio tra Brasile e Zaire alcuni
uomini di Mobutu avevano lascia-
to negli spogliatoi un messaggio
per la squadra, lugubre e conciso
–“Fino a tre reti siete salvi, dalla
quarta rete in poi, voi non torna-
te più a casa e delle vostre fami-
glie non avrete più notizie”. Sem-
brerebbe la trama di un horror
psicologico targato Hitchcock, in
realtà, sono dichiarazioni lascia-
te nel 2002 dallo stesso giocatore,
Mwepu, in un intervista apparsa
su “La Gazzetta dello Sport”. Que-
sto piccolo aneddoto è la fotogra-
fia di un mondo, quello del calcio,
che cambia e si trasforma, anno
dopo anno, sempre più, da schia-
vo e nefasto , a “rebel rebel”, ri-
belle, come il gesto di Mwepu.
IL CALCIO IN CAMBIAMENTO PRIMA E DOPO
GERMANIA ’74 TRA STORIA E ANEDDOTI
di Antonio Colonna
15. 13AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE
Se c’è una cosa di cui oggi non
possiamo fare a meno, è l’ener-
gia elettrica, la linfa vitale dei
nostri dispositivi elettronici, di
alcuni mezzi di trasporto (treni,
tram, ecc.), delle lampade che il-
luminano le strade e i libri nelle
notti di studio intenso e febbrile.
Non è da escludere l’idea di usare
le candele, come era solito tra gli
scribi medievali, ma certamente
il rendimento dell’elettricità è di
gran lunga superiore.
Questa straordinaria forma di
energia entrò a far parte della vita
quotidiana dell’uomo circa un se-
colo fa, in un periodo scandito da
importanti progressi tecnologici,
chiamato dagli storici “Seconda
Rivoluzione Industriale”, a cui
è assegnato, come data di inizio,
il 1856, anno del Congresso di Pa-
rigi.
Ormai, oggi siamo abituati ad
avere varie prese della corrente
in casa, con le quali, ad esempio,
caricare i nostri smartphones,
ma è stato tutt’altro che semplice
ottenere questa comodità. E pen-
sare che prima l’illuminazione
delle strade veniva effettuata con
le lampade ad olio, poco luminose
e altamente inquinanti!
A dire il vero, l’esistenza dell’e-
nergia elettrica era conosciuta
già molto tempo prima della ri-
voluzione industriale. Ricordia-
mo, a tale proposito, il comasco
Alessandro Volta, inventore della
pila, il primo generatore elettrico
della storia.
La novità della rivoluzione, tut-
tavia, consisteva in altre moda-
lità di produzione e, soprattutto,
di trasmissione della corrente,
più efficienti. Si attribuisce l’in-
venzione della maggior parte dei
nuovi macchinari al grande in-
gegnere Nikola Tesla, di origine
serba.
Come accade ad ogni genio in-
compreso, i suoi contemporanei
non gli mostrarono molta grati-
tudine, considerando che passò
gli ultimi anni della sua vita in
estrema povertà. Fortunatamen-
te, grazie alla sua genialità, oggi
possiamo ricevere energia elet-
trica da una centrale situata a
centinaia di chilometri di distan-
za dalle nostre abitazioni con di-
spersione di potenza quasi nulla,
meccanismo reso possibile da un
tipo particolare di corrente, ossia
la corrente alternata.
In poche righe, risulta compli-
cato spiegarne i vantaggi rispet-
to alla corrente continua di una
qualsiasi batteria, ma, per inten-
derci, gli alternatori, le macchine
che producono quella alternata,
hanno un rendimento prossimo
al 100 % ! Tramite una fitta rete
di linee di trasmissione (in figu-
ra), che possiamo osservare ai lati
delle strade in periferia, si soddi-
sfa contemporaneamente il fab-
bisogno energetico di numerose
città, fornendo ad ogni abitazio-
ne la stessa potenza.
Insomma, l’introduzione dell’e-
lettricità ad uso civile e dome-
stico ha costituito probabilmen-
te una delle più sensazionali e
capovolgenti rivoluzioni d’ogni
tempo, ma al giorno d’oggi, l’uni-
co problema consiste nel trovare
fonti di energia rinnovabili da
sfruttare per produrla.
È bene, dunque, che si continui a
fare ricerca nel campo, se voglia-
mo ancora godere di questo bene
così prezioso.
ENERGIA PER TUTTI
LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Scienza
di Domenico Cornacchia
16. Musica
14 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PA
Il prestigioso premio per la
Letteratura è il riconoscimento
all’ultimo, ennesimo,
cambiamento di
prospettiva che ci regala il
menestrello di Duluth: una
canzone, da oggi, può essere
considerata poesia.
Quasi tutti, nei giorni
intorno al 13 ottobre
di quest’anno, siamo
stati bombardati
da centinaia di
notizie di cronaca
che ci raccontavano
un cambiamento
epocale apportato
da Robert Zimmerman
(in arte Bob Dylan)
all’interno della società:
grazie a lui, la musica è
diventata poesia.
A dirlo non sono i suoi
fans di tutto il mondo,
né gli autori di libri di
letteratura che già da
anni studiano e fanno studiare
i suoi testi, non sono studiosi o
storici di parte; a riconoscerlo
è l’Accademia Svedese che ha
deciso di attribuirgli il Premio
Nobel per la Letteratura 2016.
Ma questa è già storia, e le
critiche, almeno in questo caso,
lasciano il tempo che trovano.
Venne criticato il Nobel a Dario
Fo, viene criticato sempre chi
ha il coraggio di cambiare.
Perché, lo sappiamo bene,
cambiare è difficile, cambiare
non è per tutti.
Già nel lontano 1964, Bob Dylan
scriveva “The Times They are a
Changin’”; sarebbe diventato,
di lì a poco, il manifesto
programmatico del movimento
di protesta giovanile più famoso
di sempre.
Mi limito a citarne un solo
passaggio emblematico: “Venite
madri e padri...e non criticate
quello che non potete capire
… la vostra vecchia strada sta
rapidamente invecchiando.
Andate via dalla nuova, se non
potete dare una mano, perché i
tempi stanno cambiando”.
Bob Dylan, con la sua voce nasale
e l’inseparabile fisarmonica, ha
spostato gli equilibri dell’intero
universo musicale, generazioni
intere si sono riviste nei suoi
testi, è stato capace di innovare
ed innovarsi senza mai
fermarsi. Dimostra a tutti che
il cambiamento è, in primis,
una necessità, portando ancora
avanti il suo “Never Ending
Tour” con energia e tenacia
straordinarie.
I testi di Dylan scandagliano
e interrogano la storia,
ripercorrendone tappe
significative e sforzandosi
sempre di proporre soluzioni
differenti. Così, da Master of War
ad Hurricane, passando per With
God on Our Side, è la vita pubblica,
la cronaca, a ispirare e costituire
OLTRE IL NOBEL:
BOB DYLAN
TUTTE LE FACCE DEL CAMBIAMENTO
17. 15AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE
il background perfetto di un
cambiamento sperato e possibile
(tra i suoi testi “impegnati”,
raccomando caldamente Chimes
of Freedom).
La grandezza e la complessità di
Dylan come artista, tuttavia, sta
nell’aver conciliato quest’ultima
prospettiva con un’altra,
profondamente più intima e
personale. Il cambiamento più
grande l’ha apportato, infatti,
nella vita privata di chi è riuscito
a scavare a fondo nei suoi testi,
tanto a fondo da ritrovare se
stesso. Bob Dylan ha vinto il
premio Nobel per la Letteratura
perché ogni sua canzone è una
risposta ad un momento della
vita personale di ognuno di noi.
Frasi e parole evocative, calibrate,
pensate, studiate per essere lì e
da nessun altra parte; brividi ed
emozioni contrastanti suscitate
dal ricordo di un amore perduto
(Don’t Think Twice It’s Alright), di
un’amicizia (All I Really Want To
Do), della passione di una notte
(Visions of Johanna) o del dolore
e della nostalgia (Tangled up in
Blue).
Mi permetto, perciò, di
concludere l’articolo citando due
frasi che hanno cambiato me,
personalmente: “Statues made
of match sticks crumble into one
another. My love winks, she does
not bother, she knows too much
to argue or to judge” (da Love
Minus Zero) e “When you ain’t
got nothing, you’ve got nothing to
lose” (da Like a Rolling Stone).a
di Giuseppe Tirelli
18. Poesia
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La Poesia
A stento si soffre.
Il dolore e le immagini
scucite da istanti,
ci passano convulse davanti.
Siamo creature
spesso appestate:
Viviamo in un margine di libertà,
e vorremmo da lì correre via.
Solo la poesia potrà salvarci,
solo i suoi freddi versi,
solo i suoi profumati baci
ci fanno tremare i principi fissi.
Siamo sue mute vittime,
siamo ambulanti tristi,
speranzosi e mendicanti:
così diciamo-andiamo avanti.
E sono io l’ebbro amante,
Che può percepire
Il cangiare della lieta stagione,
tra le pieghe del suo collo.
E so che forse è questa la sola via,
La più serena:
Quell’affetto che comprende e ti appaga
Solo
-in un gomitolo di violenza.di Maria Lorusso
19. AGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE • 16 PAGINE
Periodico di cultura,
informazione e attualità,
supplemento de La Nuova Murgia.
Anno I, n 2, Novembre 2016,
Registrato presso il tribunale di Bari
il 09/11/2000 n 1493
Edito dall’Associazione Culturale
La Nuova Murgia
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Direttore:
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Caporedattore:
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Presidente de La Nuova Murgia:
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Diretto Responsabile:
Giovanni Brunelli
Redazione del Numero 1:
Francesco Tirelli
Marco Nuzzi
Claudio Pellegrino
Chiara Genco
Enza Monitillo
Giuseppe Tirelli
Michele Pellegrino
Francesco Colonna
Domenico Cornacchia
Maria Lorusso
Pubblicità:
Antonio Molinari 3293394234
Domenico Stea 3441139614
Foto di: Michele Masiello
Progetto grafico e impaginazione:
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Questo numero è stato chiuso
il 16/10/2016 alle ore 17:00
in collaborazione con:
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