Corso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativo
Join the club
1. 21 Novembre 2012
Tina Rosenberg
Join the club - How Peer Pressure can transform the world
Icon Book
Una recensione New York 2011
per R&P
Cari amici
Salvo Fedele
Più che una recensione quella che mi appresto a scrivere è una lunga introduzione finalizzata
a spiegare un titolo altrimenti incomprensibile per chi non è addentro alle problematiche
legate alla struttura e soprattutto alle finalità di un gruppo di pari, quel che l'autore definisce
la "social cure". Il libro è stato scritto da Tina Rosenberg e ha per titolo: Join the club - How
Peer Pressure can transform the world - Icon Book - New York - 2011
Join the club non è forse il miglior titolo possibile per spiegare al lettore italiano l'argomento
trattato. C'è il rischio infatti che attragga poco le persone cui dovrebbe interessare di più, e
tra queste a mio avviso c'è innanzitutto chi ha responsabilità nei progetti di salute pubblica.
Ci sono però molte ragioni per cui possa interessare molti più medici e operatori sanitari,
non solo quelli interessati alle problematiche di comunità, ma tutti i medici che hanno
interesse per i processi di formazione tra pari e in generale di formazione permanente. Ci
sono molte ragioni per cui dovrebbe interessare chi ha responsabilità organizzative nel
campo del sapere e della organizzazione di quelle che ancora oggi si definiscono "società
scientifiche".
In realtà gli argomenti trattati (e "il sentire individuale di questi gruppi di pari") talvolta vanno
un po' oltre il tradizionale campo di interesse dei medici. A pieno diritto ne fanno parte per
esempio i capitoli dedicati alla prevenzione del fumo di sigarette e quello dedicato alla
prevenzione dell'obesità, ma che c'entrano i capitoli sul micro-credito e quello sulla "mancata
attitudine alla matematica"? Per il primo i lettori di Ricerca e Pratica non avranno difficoltà a
capire, ma per la matematica sarà necessaria qualche spiegazione supplementare.
Il libro, suddiviso in tanti distinti capitoli, mostra uno per uno come per cambiare le cose su
problemi che interessano la "comunità" esiste sempre il grimaldello giusto, la "social cure"
giusta.
Dal confronto con gli interventi tradizionali viene fuori capitolo per capitolo una interessante
lettura sulla importanza di non arrendersi mai e di non scambiare le nostre incapacità con
l'impossibilità di poter cambiare davvero.
Tutto ruota intorno alla necessità di essere animali sociali in grado di… "volere il
cambiamento". Quella cosa che "innanzitutto" non deve farci dire mai queste parole: "non c'è
nessuno con cui poter discutere".
Non esiste una vera definizione di social cure, ma per farvi capire di che si tratta e perché vi
interessa vorrei dedicare qualche parola all'esempio che mi ha appassionato di più. Per
definizione estraneo agli interessi di questa rivista: The calculus club (cap 5)
The calculus club è una storie fantastica che ha demolito tutte le "convinzioni scientifiche"
sulla mancata attitudine della gente di colore per la matematica.
Tutto nasce dall'esperienza che Uri Treisman condusse negli anni '70 durante il suo dottorato
all'Università di California. Uri voleva capire perché alcuni gruppi etnici avevano risultati
migliori rispetto ad altri nei corsi di calcolo.
Così la curiosità scientifica di Uri si rivolse ad un certo punto ad analizzare il
comportamento fuori dalle aule dei cinesi e degli altri gruppi etnici che mostravano successo
e scopri che il loro modo di comportarsi era centrato sulla "social cure". I cinesi
2. socializzavano le loro difficoltà e trovavano soluzioni collettive, al contrario i ragazzi di colore
erano portati a chiudersi in se stessi e a considerare le difficoltà incontrate come frutto di
debolezze individuali.
La soluzione studiata fu una innovazione che sta contagiando tutte le università di
matematica del mondo anglosassone: gli studenti di matematica debbono avere a disposizione
delle aule studio in cui possano comunicare tra di loro e in cui l'obbligo del silenzio deve
essere disatteso. Ho avuto modo di vedere una di queste aule attraverso gli occhi di una delle
mie figlie: ragazzi di tutti i colori e di tutte le lingue parlano tra di loro il linguaggio universale
e incomprensibile della matematica. Il silenzio delle aule di biblioteca si trasforma in queste
aule fatte di pareti di lavagne nerissime in un bisbiglio continuo di comunicazioni personali
che ogni tanto viene rotto da vere e proprie urla (soffocate) di gioia che raccolgono
l'approvazione (l'applauso) collettivo. Un'atmosfera indescrivibile (e forse incomprensibile) di
passione che contamina tutti.
In realtà a ben riflettere quel che ha realizzato Uri è soltanto l'esperienza perduta delle
vecchie society, quelle di cui si parla nei libri di storia della scienza.
Le società scientifiche si fondavano su un pensiero condiviso: c'è qualche cosa di
straordinario nel vivere con intensità il "percorso comune di conoscenze" che caratterizza un
gruppo di pari.
Non so da dove cominciare per spiegarmi meglio. Sento di avere bisogno di qualche lettura
supplementare.
L'accesso alla lettura è ormai un fenomeno di straordinaria complessità/semplicità, somiglia
sempre di più a un fenomeno biologico governato dalle leggi della serendipidy
Vi ricordate come si sceglieva un libro o una lettura quando eravamo adolescenti?
Adesso in aiuto alla mia "introduzione" ho sotto gli occhi Nature di questa settimana. Per
pochi giorni un offerta sul web permetteva di acquistarlo persino nella versione cartacea e
per un intero anno al prezzo di 35 Euro! ed io non mi sono lasciato sfuggire questa
"occasione" di "incontro" con una delle cattedrali moderne della scienza.
"A truly silent environment doesn't really exist because sounds that are inaudible to humans
can usually be heard easily by other species"
Parole che descrivono meglio di ogni cosa l'aula che ho visitato con gli occhi di mia figlia.
Ecco cosa è un gruppo di pari in grado di mettere a punto una social cure: una particolare
agglomerato di umani che si allena ad "ascoltare" leggendo i silenzi, le lavagne bianche e
quelle nere, i dubbi dietro gli sguardi o le parole e a legarli insieme in un percorso di
conoscenza/cambiamento che chi non ha la fortuna di partecipare non avrà mai la fortuna di
"sentire".
Si racconta che Darwin debba molte sue "intuizioni" alla genialità di nonno Erasmus.
Erasmus Darwin aveva il suo gruppo di pari e il gruppo di Erasmus era fatto di industriali
"creativi", filosofi. inventori, esperti di scienze naturali etc.
Ognuno ha il gruppo di pari che si merita...
Il gruppo di Erasmus si incontrava mensilmente "by the light of the full Moon" e per questo
era conosciuto come "the Lunar Society"
Ancora oggi le Society sono fatte di gruppi di pari?
Poche, molte poche: ho l'onore di far parte di una di queste "vecchie society". Un club a dire
il vero. Non importa se il livello dei pari è per così dire un pochino più giù di quello della
Lunar Society...
Quel che conta è far parte di un processo comune di... comunione del bene più grande...
Quale che sia "il sentire individuale" del "bene comune"...
Infine non sottovalutare la ricca bibliografia che trovate alla fine del libro.
Buona lettura? Join the club e buon cambiamento.
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