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C O M E E R A V A M O
Nella mitologia tra le figure più
strettamente collegate alle er-
be e sostanze medicinali va
annoverato il più saggio, sapiente, paca-
to e grande dei Centauri: Chirone.
Egli si distingue anche per la sua nascita:
non dalla congiunzione sacrilega di Issio-
ne con Nefele ma dal rapporto per stu-
pro tra il dio Crono e Filira, figlia di Ocea-
no. Il dio, scoperto da Rea, fugge trasfor-
mandosi in stallone e, di conseguenza, il
bimbo che nasce è mostruoso: mezzo
uomo e mezzo cavallo, un Centauro, ap-
punto, ma anche un semi-dio e, quindi,
un essere immortale. Filira, tuttavia, per
il ribrezzo di quel figlio chiede agli dei di
essere trasformata e diventa un tiglio
(phylira). Chirone, quindi, è collegato al
62 puntoeffe
Erbe e credenzeDI RAIMONDO VILLANO
umile) e dal latino matrix (matrice), a si-
gnificare alcune proprietà elettive sull’u-
tero. Mercurio introduce l’uso della mer-
corella (Mercurialis annua L.), comunis-
sima erba nelle nostre zone, detta anche
“merda del diavolo” per la sua diffusione
infestante, spesso usata per arrestare la
secrezione lattea. Cerere corre per i
campi alla ricerca della diletta figliuola
Proserpina e si cinge il capo con fiori che
le conciliano il sonno: sono i fiori del pa-
pavero (Papaver somniferum var. album
L.) dalle cui capsule immature per tagli
trasversali si estrae il lattice che imbru-
nendo all’aria dà luogo ai “pani d’oppio”.
A Venere è legata l’origine dei profumi:
con una goccia del suo sangue e con un
bacio del figlio ha dato alla rosa, fiore per
eccellenza, la sua bellezza varia e splen-
dente e, soprattutto, il suo profumo.
LA SIGNATURA
Numerosi autori antichi (tra i quali Plinio,
Dioscoride e Galeno) sovente facevano
riferimento nella pratica farmaceutica al-
la “Dottrina della Signatura”, complesso
di teorie basato sulla credenza che la na-
tura indicasse con segni esteriori i mezzi
di salute che poneva a disposizione: co-
lore, forma del vegetale o del minerale,
somiglianza morfologica degli organi ani-
mali. Nel corso dei secoli tale dottrina
non solo resistette all’usura del tempo
ma si sviluppò e si diffuse ulteriormente
soprattutto a causa di scarse conoscen-
ze mediche e farmacologiche.
Il colore fu il segno indicativo di più faci-
le selezione: già i cinesi che traevano in-
dicazioni d’uso dall’aspetto esterno o
dalla somiglianza con le parti del corpo,
non tardarono a indicare il giallo rabar-
baro per la cura dell’itterizia e su tale
esempio si aggiunsero nel tempo l’uso
dello zafferano, la chelidonia, la curcu-
ma. Anche la forma della droga contri-
buiva molto a indicare le sue proprietà
tiglio: pianta dai poteri medicinali, cal-
mante e molto usata nel mondo antico. Il
mito attribuisce a Chirone una lunga vita
e lo collega ad Apollo, ad Asclepio, ad
Achille, ad Eracle.
Apollo, infatti, ama Coronide che resta in-
cinta di lui. Ella, però, lo tradisce con
Ischi e per questo è maledetta dal dio
che incarica sua sorella Artemide di ucci-
dere la donna con le sue frecce. Ben pre-
sto, però, pentitosi, Apollo riesce a salva-
re il bambino quando Coronide è già sul-
la pira funebre, lo chiama Asclepio (in la-
tino Esculapio), il dio della medicina, e lo
affida a Chirone perché lo allevi.
Chirone avrebbe allevato e istruito anche
il figlio di Peleo e Teti, Achille, che secon-
do la tradizione greca antica aveva speci-
fiche competenze di medicina: una fa-
mosa tazza attica della fine del VI secolo
a. C., infatti, rappresenta l’eroe mentre
sta medicando Patroclo. Nell’epica ome-
rica, inoltre, si ricorda l’azione di Patroclo
che cura la ferita di Euripilo con il succo
di una radice pestata: quella che Chiro-
ne, saggio centauro, ha fatto conoscere
ad Achille suo allievo e cioè, come dirà
successivamente Plinio, l’Achillea, che
prenderà, poi, l’attributo di millefolium
per la sua caratteristica botanica. Pianta
comunissima che in seguito si scoprirà
avere virtù emostatiche e cicatrizzanti
per l’alto contenuto di acido tannico, di
achilleina eccetera. Figli di Esculapio so-
no Igea, dea della salute, Panacea, dea
della guarigione, Podalirio e Macaone,
grandi medici presso gli Achei sotto le
mura di Troia.
In epoca romana moltissime indicazioni
di erbe salutari ci derivano dalla mitologia
e dall’intervento benefico degli dei. Apol-
lo è il conoscitore per eccellenza di tutte
le erbe e i rimedi, come ci attesta Ovidio
nelle Metamorfosi. Minerva ha fatto co-
noscere l’uso della camomilla (Matricaria
chamomilla L.), dal greco kamai (piccola,
o altre preparazioni) la medicina può an-
dare al punto giusto. In base a tale teoria,
appunto, la polmonaria (Polmonaria offi-
cinali L.) avendo le foglie a forma di pol-
mone doveva essere utilizzabile nelle af-
fezioni polmonari.
L’anemone epatico (Anemone sylvestris
o hepatica o nemorosa L.), con i fiori ro-
tondi a forma di palloncino, serviva nelle
affezioni della vescica o il ciclamino (Cy-
claminum europeum L.), le cui foglie so-
no cuoriformi, poteva essere utile nelle
malattie cardiache.
IL TEMPO BALSAMICO
Nell’Alto Medioevo, infine, affinché si po-
tesse beneficiare appieno di tutte le pro-
prietà curative di una droga vegetale, si
diffusero e si radicarono tenacemente le
antiche e complesse concezioni in virtù
terapeutiche: l’anacardio orientale cuo-
riforme era ritenuto cordiale, il Politrico
che sembra un ciuffo di capelli era utile
per l’alopecia. La noce era indicata per le
malattie del capo: il guscio, infatti, ricor-
da il cranio, il seme interno il cervello, ri-
coperto da pellicole come il cervello dalle
meningi. Anche i metalli, le pietre prezio-
se e comuni, furono soggetti alla Signatu-
ra poiché si riteneva che le divinità aves-
sero segnato indelebilmente i farmaci al
fine di poterli conoscere e usare.
La pietra galattite è bianca, dunque ga-
lattofora, il cristallo simile all’acqua, tenu-
to in bocca negli accessi febbrili, spe-
gnerà la sete.
Perfino Paracelso - apportatore di contri-
buti significativi allo sviluppo scientifico
della medicina - non fu indenne affatto
da credulità nel campo della Dottrina del-
la Signatura. Egli vi fa insistentemente ri-
ferimento nei suoi insegnamenti, al pun-
to tale da procurarle un prosieguo di af-
fermazione e diffusione.
Nell’opera Labirinthus medicorum erran-
tium, accenna a una caratteristica parti-
colare di molte piante (sunt stellae for-
mae et matrices omnium herbarum)
aventi in sé l’immagine o la forma o la for-
za per agire su determinati organi, in mo-
do che ingerendole (infusi, decotti, tisane
puntoeffe 63
dai Greci al Medioevo
Tra mito e magia
il fenomeno naturale
assume, a partire
dall’antichità,
una funzione
di collegamento
tra l’uomo e il cosmo,
superando il puro
dato sensibile
delle quali si riteneva fosse imprescindi-
bile osservare scrupolosamente specifi-
che regole per la raccolta delle piante
medicinali da effettuare inderogabilmen-
te in un preciso periodo dell’anno deno-
minato “tempo balsamico”. Si riteneva,
in effetti, che ogni costellazione avesse
delle erbe medicinali strettamente corre-
late e che il Sole, principe di tutte le stel-
le, quando si trovava in una determinata
costellazione, trasmettesse a essa la sua
energia che, poi, veniva integralmente
trasferita in tutta la magnificenza della
sua potenza alle erbe corrispondenti,
esaltandone formidabilmente le intrinse-
che virtù terapeutiche.
La salvia (Lilifagus), per esempio, dove-
va essere raccolta prima delle calende di
aprile sotto il segno dell’Ariete. Il ciclami-
no risultava avere, invece, il suo massi-
mo effetto se colto nel periodo in cui il
Sole era nella costellazione del Leone
oppure entro l’undicesimo giorno prima
delle “calende di Augusto”.
L’artemisia (Artemisia absinthium L.)
doveva essere raccolta nella costellazio-
ne dello Scorpione entro la decade pre-
cedente alle calende di novembre. L’eli-
tropia (Helianthus annuus L.) subiva
l’influsso della costellazione della Bilan-
cia e doveva, quindi, essere raccolta en-
tro l’undicesimo giorno prima delle ca-
lende di ottobre.
Non sempre l’influsso di una costellazio-
ne generava esclusivamente un poten-
ziamento di proprietà benefiche nelle
piante, anzi. La cicuta, per esempio: pur
subendo sempre l’influsso della costella-
zione dell’Ariete al pari della salvia, a
causa della sua nascita voluta da Marte
al tempo in cui non gli riuscì di saettare
lo Scorpione, aveva assunto le proprietà
della saetta stessa dal dio che l’aveva
prodotta e, dunque, anziché eradicare la
malattia, «stroncava completamente alla
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R. Villano - Thesaurus pharmacologicus: forme speziali
 

Raimondo Villano - Erbe e credenze

  • 1. C O M E E R A V A M O Nella mitologia tra le figure più strettamente collegate alle er- be e sostanze medicinali va annoverato il più saggio, sapiente, paca- to e grande dei Centauri: Chirone. Egli si distingue anche per la sua nascita: non dalla congiunzione sacrilega di Issio- ne con Nefele ma dal rapporto per stu- pro tra il dio Crono e Filira, figlia di Ocea- no. Il dio, scoperto da Rea, fugge trasfor- mandosi in stallone e, di conseguenza, il bimbo che nasce è mostruoso: mezzo uomo e mezzo cavallo, un Centauro, ap- punto, ma anche un semi-dio e, quindi, un essere immortale. Filira, tuttavia, per il ribrezzo di quel figlio chiede agli dei di essere trasformata e diventa un tiglio (phylira). Chirone, quindi, è collegato al 62 puntoeffe Erbe e credenzeDI RAIMONDO VILLANO umile) e dal latino matrix (matrice), a si- gnificare alcune proprietà elettive sull’u- tero. Mercurio introduce l’uso della mer- corella (Mercurialis annua L.), comunis- sima erba nelle nostre zone, detta anche “merda del diavolo” per la sua diffusione infestante, spesso usata per arrestare la secrezione lattea. Cerere corre per i campi alla ricerca della diletta figliuola Proserpina e si cinge il capo con fiori che le conciliano il sonno: sono i fiori del pa- pavero (Papaver somniferum var. album L.) dalle cui capsule immature per tagli trasversali si estrae il lattice che imbru- nendo all’aria dà luogo ai “pani d’oppio”. A Venere è legata l’origine dei profumi: con una goccia del suo sangue e con un bacio del figlio ha dato alla rosa, fiore per eccellenza, la sua bellezza varia e splen- dente e, soprattutto, il suo profumo. LA SIGNATURA Numerosi autori antichi (tra i quali Plinio, Dioscoride e Galeno) sovente facevano riferimento nella pratica farmaceutica al- la “Dottrina della Signatura”, complesso di teorie basato sulla credenza che la na- tura indicasse con segni esteriori i mezzi di salute che poneva a disposizione: co- lore, forma del vegetale o del minerale, somiglianza morfologica degli organi ani- mali. Nel corso dei secoli tale dottrina non solo resistette all’usura del tempo ma si sviluppò e si diffuse ulteriormente soprattutto a causa di scarse conoscen- ze mediche e farmacologiche. Il colore fu il segno indicativo di più faci- le selezione: già i cinesi che traevano in- dicazioni d’uso dall’aspetto esterno o dalla somiglianza con le parti del corpo, non tardarono a indicare il giallo rabar- baro per la cura dell’itterizia e su tale esempio si aggiunsero nel tempo l’uso dello zafferano, la chelidonia, la curcu- ma. Anche la forma della droga contri- buiva molto a indicare le sue proprietà tiglio: pianta dai poteri medicinali, cal- mante e molto usata nel mondo antico. Il mito attribuisce a Chirone una lunga vita e lo collega ad Apollo, ad Asclepio, ad Achille, ad Eracle. Apollo, infatti, ama Coronide che resta in- cinta di lui. Ella, però, lo tradisce con Ischi e per questo è maledetta dal dio che incarica sua sorella Artemide di ucci- dere la donna con le sue frecce. Ben pre- sto, però, pentitosi, Apollo riesce a salva- re il bambino quando Coronide è già sul- la pira funebre, lo chiama Asclepio (in la- tino Esculapio), il dio della medicina, e lo affida a Chirone perché lo allevi. Chirone avrebbe allevato e istruito anche il figlio di Peleo e Teti, Achille, che secon- do la tradizione greca antica aveva speci- fiche competenze di medicina: una fa- mosa tazza attica della fine del VI secolo a. C., infatti, rappresenta l’eroe mentre sta medicando Patroclo. Nell’epica ome- rica, inoltre, si ricorda l’azione di Patroclo che cura la ferita di Euripilo con il succo di una radice pestata: quella che Chiro- ne, saggio centauro, ha fatto conoscere ad Achille suo allievo e cioè, come dirà successivamente Plinio, l’Achillea, che prenderà, poi, l’attributo di millefolium per la sua caratteristica botanica. Pianta comunissima che in seguito si scoprirà avere virtù emostatiche e cicatrizzanti per l’alto contenuto di acido tannico, di achilleina eccetera. Figli di Esculapio so- no Igea, dea della salute, Panacea, dea della guarigione, Podalirio e Macaone, grandi medici presso gli Achei sotto le mura di Troia. In epoca romana moltissime indicazioni di erbe salutari ci derivano dalla mitologia e dall’intervento benefico degli dei. Apol- lo è il conoscitore per eccellenza di tutte le erbe e i rimedi, come ci attesta Ovidio nelle Metamorfosi. Minerva ha fatto co- noscere l’uso della camomilla (Matricaria chamomilla L.), dal greco kamai (piccola,
  • 2. o altre preparazioni) la medicina può an- dare al punto giusto. In base a tale teoria, appunto, la polmonaria (Polmonaria offi- cinali L.) avendo le foglie a forma di pol- mone doveva essere utilizzabile nelle af- fezioni polmonari. L’anemone epatico (Anemone sylvestris o hepatica o nemorosa L.), con i fiori ro- tondi a forma di palloncino, serviva nelle affezioni della vescica o il ciclamino (Cy- claminum europeum L.), le cui foglie so- no cuoriformi, poteva essere utile nelle malattie cardiache. IL TEMPO BALSAMICO Nell’Alto Medioevo, infine, affinché si po- tesse beneficiare appieno di tutte le pro- prietà curative di una droga vegetale, si diffusero e si radicarono tenacemente le antiche e complesse concezioni in virtù terapeutiche: l’anacardio orientale cuo- riforme era ritenuto cordiale, il Politrico che sembra un ciuffo di capelli era utile per l’alopecia. La noce era indicata per le malattie del capo: il guscio, infatti, ricor- da il cranio, il seme interno il cervello, ri- coperto da pellicole come il cervello dalle meningi. Anche i metalli, le pietre prezio- se e comuni, furono soggetti alla Signatu- ra poiché si riteneva che le divinità aves- sero segnato indelebilmente i farmaci al fine di poterli conoscere e usare. La pietra galattite è bianca, dunque ga- lattofora, il cristallo simile all’acqua, tenu- to in bocca negli accessi febbrili, spe- gnerà la sete. Perfino Paracelso - apportatore di contri- buti significativi allo sviluppo scientifico della medicina - non fu indenne affatto da credulità nel campo della Dottrina del- la Signatura. Egli vi fa insistentemente ri- ferimento nei suoi insegnamenti, al pun- to tale da procurarle un prosieguo di af- fermazione e diffusione. Nell’opera Labirinthus medicorum erran- tium, accenna a una caratteristica parti- colare di molte piante (sunt stellae for- mae et matrices omnium herbarum) aventi in sé l’immagine o la forma o la for- za per agire su determinati organi, in mo- do che ingerendole (infusi, decotti, tisane puntoeffe 63 dai Greci al Medioevo Tra mito e magia il fenomeno naturale assume, a partire dall’antichità, una funzione di collegamento tra l’uomo e il cosmo, superando il puro dato sensibile delle quali si riteneva fosse imprescindi- bile osservare scrupolosamente specifi- che regole per la raccolta delle piante medicinali da effettuare inderogabilmen- te in un preciso periodo dell’anno deno- minato “tempo balsamico”. Si riteneva, in effetti, che ogni costellazione avesse delle erbe medicinali strettamente corre- late e che il Sole, principe di tutte le stel- le, quando si trovava in una determinata costellazione, trasmettesse a essa la sua energia che, poi, veniva integralmente trasferita in tutta la magnificenza della sua potenza alle erbe corrispondenti, esaltandone formidabilmente le intrinse- che virtù terapeutiche. La salvia (Lilifagus), per esempio, dove- va essere raccolta prima delle calende di aprile sotto il segno dell’Ariete. Il ciclami- no risultava avere, invece, il suo massi- mo effetto se colto nel periodo in cui il Sole era nella costellazione del Leone oppure entro l’undicesimo giorno prima delle “calende di Augusto”. L’artemisia (Artemisia absinthium L.) doveva essere raccolta nella costellazio- ne dello Scorpione entro la decade pre- cedente alle calende di novembre. L’eli- tropia (Helianthus annuus L.) subiva l’influsso della costellazione della Bilan- cia e doveva, quindi, essere raccolta en- tro l’undicesimo giorno prima delle ca- lende di ottobre. Non sempre l’influsso di una costellazio- ne generava esclusivamente un poten- ziamento di proprietà benefiche nelle piante, anzi. La cicuta, per esempio: pur subendo sempre l’influsso della costella- zione dell’Ariete al pari della salvia, a causa della sua nascita voluta da Marte al tempo in cui non gli riuscì di saettare lo Scorpione, aveva assunto le proprietà della saetta stessa dal dio che l’aveva prodotta e, dunque, anziché eradicare la malattia, «stroncava completamente alla radice» il malato.