abs: 24. R. Villano “Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum. Storia, spiritualità e sovranità nelle tradizioni e nella modernità del Sovrano Militare Ordine di Malta” . Secondo S.E. Ven. Balì Gran Croce di Giustizia Fra’ Franz VON LOBSTEIN, già Gran Priore di Roma e Membro del Sovrano Consiglio del Sovrano Militare Ordine di Malta, “il libro si distingue per approfondita informazione e scorrevolezza di esposizione”. Apprezzato da numerose Autorità civili, religiose e melitensi. 4^ ed., ISBN 978-88-904235-43, LCC DG 831, CDD 900 VIL tui 2008, pp. 390, Pergamena, ott 2009
4. 5
L’autore si vale della circostanza della pubblicazione
di questo volume per rendere onore:
a Sua Altezza Eminentissima Fra’ Matthew Festing
settantanovesimo Principe e Gran Maestro.
6. 11
“Si sente dire che un nuovo genere di cavalieri è apparso sulla terra
e proprio in quei medesimi luoghi visitati da Colui che incarnatosi,
come il sole ad oriente si leva in alto”
“Un nuovo genere di cavalieri, dico,
che le età precedenti non hanno conosciuto
e che infaticabile conduce una lotta parallela
sia contro la carne e il sangue
sia contro gli spiriti maligni sparsi nell’aria”
“Fanno a gara nell’onorarsi a vicenda,
si sollevano reciprocamente dalle fatiche,
per compiere così la Legge di Cristo”
Bernardo di Chiaravalle
7. 13
INDICE
Presentazione 43
Prefazione 45
Storia 47
Le origini gerosolimitane 49
Il periodo di Acri 54
L’epoca cipriota 56
Il governo rodiense 58
L’epopea maltese 68
Le vicende di transizione 77
L’approdo romano 80
L’epoca contemporanea 83
Struttura e ordinamento 89
Caratteristiche e finalità 91
Organi di governo 95
Organi ecclesiastici 101
Ordinamento giuridico 104
Carta Costituzionale 106
Strutture ed Enti governativi 114
Gran Priorati 120
Corpo di Soccorso Internazionale 122
Ecom 124
Bandiere e Stemmi 126
Aspetti religiosi e dimensione ecclesiale 129
Carattere religioso 131
Dimensioni ecclesiali 136
L’impegno: Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum 138
Pellegrinaggi 143
Cenni di magistero pontificio 145
San Giovanni Battista Patrono dell’Ordine 156
Le Reliquie dell’Ordine 160
La Madonna di Filermo 161
Beati e Santi dell’Ordine 162
Preghiere melitensi 175
Simbologia della Croce ottagona 159
Ceti e carattere nobiliare 177
I membri dell’Ordine 179
8. 14
Aspetti nobiliari 191
Carattere militare 195
Aspetti militari 197
Corpo militare 211
Aspetti socioculturali e tecnici 217
Aspetti sociali 219
Aspetti culturali 222
Aspetti urbanistici 224
Aspetti economici 226
Ordini illegittimi 231
Sovranità 239
Sovranità 241
Soggettività internazionale 243
Attività 245
Attività diplomatica 247
Attività internazionale 265
Attività sanitaria 279
Attività sociale 300
Eroi melitensi 318
Strutture italiane 321
Acismom 323
Ospedale San Giovanni Battista 325
Cisom 328
Statuto Acismom 342
Regolamento Cisom 347
Norme di applicazione Cisom 352
Appendice 357
Cronologia dei Gran Maestri e dei Luogotenenti 359
Gran Priorati e Sottopriorati con data di fondazione 362
Successione dei Gran Priori di Roma 363
Successione dei Gran Priori di Lombardia e Venezia 368
Successione dei Gran Priori di Napoli e Sicilia 371
Indirizzi 372
Presidenti Acismon 380
Onorificenze melitensi 381
Gerarchia melitense essenziale 382
Libri consigliati sull’Ordine di Malta 383
17. 403
“Non mi importa della tua pelle,
non mi curo del tuo credo religioso,
non mi curo della tua fede politica.
Solo ti chiedo: qual’è la tua sofferenza?”
Albert Schweitzer,
missionario laico di Lambarené
18. 217
Aspetti socioculturali e tecnici
“È proprio delle persone colte l’attribuire
il giusto grado di precisione a ogni ambito del sapere”
Aristotele
19. 226
“(…) Un certo numero di cavalieri
emettono voti o promesse familiari ai voti monastici,
in conseguenza dei quali per tutti la preghiera,
la vita di fede e lo spirito delle beatitudini
deve andare di pari passo con l’impegno della carità”
Giovanni Paolo II (26 marzo 1983)
ASPETTI ECONOMICI ED AMMINISTRATIVI
L’attività economica dell’Ordine nel periodo in Terra Santa è sviluppata come un istituto di
credito: accorda prestiti e riceve in garanzia casali e territori che sfrutta e di cui, talora, finisce col
divenirne proprietario quando i nobili sono subissati da ingenti debiti ed impossibilitati ad estinguerli.
Non mancano, però, anche prestiti senza pegni in garanzia. Dai documenti, inoltre, si intravede anche
un ruolo di cambiavalute da parte dell’Ordine.
L’Ordine possiede un numero crescente di beni vari con funzione economica: ospedali, badie con
dominio fondiario, insediamenti militari, possedimenti urbani (porte, torri, mura, case, forni, mulini,
botteghe, piazze) il cui sistema delle compravendite è quasi del tutto unilaterale, ovvero è sempre
l’Ospedale nella veste di acquirente e non il contrario. Rispetto ai possedimenti urbani si nota, però, la
preponderanza di beni rurali nel sistema ospedaliero.
Spesso un vescovo trasferisce all’Ospedale, in quanto struttura ben organizzata, un ospizio o una
struttura ospedaliera dotata di un governo competente ma priva di una solida base economica.
L’Ordine, poi, possiede anche una flotta mercantile di una cinquantina di unità.
In Italia, inoltre, ci sono ospizi per pellegrini e viaggiatori lungo le antiche strade romane che dalla
Francia conducono ai porti di partenza per l’Oriente. Ciò è dovuto anche al fatto che l’Italia non è una
regione di confine con gli infedeli, come la Spagna o la Germania, bensì una zona di transito.
Numerose case sono sulla Via Emilia e nei porti stessi si trovano grandi Precettorie come, ad
esempio, a Genova in cui vi è un doppio ospedale dotato di circa ottanta letti nel Trecento.
L’attività economica dell’Ordine, in particolare nel periodo maltese, è tracciata dal Consiglio e dal
Gran Ricevitore che gestisce le entrate che confluiscono nel Comun Tesoro suddiviso, a sua volta,
in Camera del Tesoro e Camera dei Conti: tutti i conti degli amministratori sono presentati
annualmente alla seconda delle due, sono esaminati e riuniti in un resoconto generale da presentare
alla prima.
Il denaro delle Commende o Domus affluisce al Tesoro in moneta o lettere di cambio che sono
rimesse in circolazione: in questo sistema i Ricevitori fungono, dunque, da collegamento tra gli
organi periferici (Priorati, Baliaggi, etc.) e gli organi centrali, in particolare il Tesoro. Il ruolo del
Convento, poi, è fortemente accentratore poiché verticisticamente decide sull’impiego delle intere
ingenti risorse economiche che pochi uomini gestiscono avvalendosi di un enorme apparato
economico; nonostante ciò, tale sistema di controllo così minuzioso riesce ad essere anche
egregiamente al passo con i tempi dal punto di vista gestionale.
L’organizzazione territoriale dell’Ordine è essenzialmente articolata in Priorati, Baliaggi, Castellanie,
Commende capitolari, Precettorie e Lingue.
I Priorati svolgono attività religiosa, sono i principali raggruppamenti dell’Ordine e centri
amministrativi con ruolo economico; sono 7 e prevalentemente corrispondono alla
20. 227
distrettualizzazione politica. I Priorati occidentali, con le loro Commende, sono essenziali al
funzionamento dell'Ordine. I Priorati reclutano, preparano, istruiscono e mantengono i frati. Un frater
può entrare nell’Ordine per tanti motivi, religiosi o altri. Molti, incluso i preti, cercano un modesto
beneficio per sostenere una vita comoda e sono contenti di condurre un’esistenza dedita alla
preghiera, all’amministrazione dei beni dell’Ordine ed alle imprese agrarie, senza mai andare a Rodi
o vedere un infedele. Le Commende ed i Priorati sono importanti anche come centri di vita liturgica e
di contatto con il pubblico; giocano per di più un ruolo nell’amministrazione pubblica ed aiutano ad
influenzare Papi e Principi per assicurare il loro appoggio.
Le Lingue rivestono un ruolo politico e sono elementi regolatori fra le diverse componenti nazionali
melitensi.
Le Precettorie sono unità amministrative facenti capo al Priorato.
Tutto il sistema decentrato giovannita risponde annualmente nei Capitoli provinciali alle esigenze
dell’Ordine tramite le responsiones: una quota dei redditi delle dipendenze che confluisce nel Comun
Tesoro.
I beni dell’Ospedale in Occidente, organizzati in Province, Priorati e Precettorie, servono per la
creazione di un’eccedenza di denaro, le responsiones, da inviare nel Convento in Oriente e, più tardi,
a Malta.
Nel medioevo, però, la Precettoria non è solo un’unità economica ma anche un luogo per il
reclutamento e la preparazione dei frati, il centro della loro vita e dei loro doveri liturgici, una casa di
riposo per i membri anziani, spesso un ospizio per i poveri e malati e un’istituzione attraverso cui
l’Ordine può mantenere il necessario contatto con la società. C’è una chiesa o una cappella o, talvolta,
una parrocchia con cura animarum.
In Italia le Precettorie sono assai numerose ma di una grandezza e ricchezza molto limitate, eccetto
nel Regno di Napoli dove si sviluppa la Precettoria Capitolare, cosa più o meno unica nell’Ordine.
Si tratta di grandi Precettorie i cui precettori sono nominati direttamente, o in modo indiretto, dal
Capitolo Generale o, più tardi, dal Maestro; sono esenti dalla giurisdizione dei loro Priori e pagano le
responsiones direttamente al Tesoro del Convento.
Molte volte le Precettorie sono piuttosto piccole: ad esempio, nella sola diocesi di Arezzo nel 1373,
periodo di grande crisi economica e sociale, ve ne sono ben otto di cui una totalmente abbandonata
mentre le restanti mantengono un miles, un Pazzi di Firenze che è assente dalla sua Precettoria, più sei
altri frati molto anziani.
I conti dell’Ordine per il 1373-74 mostrano che la Provincia italiana rimette a Rodi 5.248 fiorini, il
13% del totale inviato dall’Occidente, mentre nel 1374-75 la cifra è di 9.446 fiorini, il 22% del totale,
contributo, dunque, certamente rilevante(1)
.
A proposito di Commende e di Commendatori, poi, narra nel suo “Comento” il Cavaliere di Giustizia
barone di Stadl Ferdinando Ernesto Libero (1692-1744) che “nella Cancelleria di Malta solamente
si spediscono le lettere Patenti di Commendatore, che si chiamano Brevi. Da questi apparisce
chiaramente che le Commende sono solamente date in amministrazione per un spazio di tempo, e che
dal Consiglio, e dal G. Maestro possono essere riprese, quando a loro piacesse. Così si puol dire con
verità che i Commendatori di Malta non sono che semplici Commissarj destinati per alcuni anni a
regolare una o più Commende, appartenendo sempre e il Titolo, e la Proprietà alla Religone. È assai
facile di provare chiaramente che le Commende non sono che semplici amministrazioni, che si ponno
togliere a un Commendatore che le posseda. Basta solo leggere le Bolle che si spediscono nella
_______________
(1) Anthony Luttrell, “Gli Ospedalieri italiani: storia e storiografia” - Studi Melitensi - VI, 1998, Centro Studi Melitensi,
sotto l’Alto Patronato del Gran Priore di Napoli e Sicilia, 1999, pag. 80.
21. 228
Cancelleria di Malta in virtù delle quali un Commendatore à l’amministrazione della Commenda che
gli è toccata. Vi si troverà in termini espressi che l’amministrazione gli è conceduta per dieci Anni o
più, se così piacerà al G. Maestro. Ad decem annos, et amplius ad beneplacitum nostrum. E ciò si
trova confermato da una quantità di decreti emanati da ogni sorte di Tribunali sul fondamento che i
Commendatori non sono che semplici amministratori amovibili. (…) Le Commende non sono dei
Commendatori ma della Religione, essendo i Cavalieri e i Commendatori semplici amministratori
sotto posti all’autorità della Religione, che puole disporne a suo beneplacito, e alla quale pagano le
responsioni, che sono come l’entrate del tesoro, che non possedono che... che sempre può dispore del
fondo, e del titolo. Non è costume di togliere a un Commendatore l’amministrazione d’una
Commenda non avendo egli demerito, vi sono però degl’esempj che fanno vedere che ciò è stato
praticato. Molte sono le cause per le quali si può togliere l’amministrazione delle Commende ai
Commendatori. In primo luogo siccome secondo le Bolle [...] non si dà l’amministrazione che per
dieci Anni, è cosa certa che in rigore, spirato questo termine, potrebbe essere ad altri conferita. Lo
Statuto 60 De Prohibitionibus, et Poenis, dice positivamente che (si debbano togliere le Commende a
cattivi amministratori. Eccone le parole: << quello che per mancanza, o per sua negligenza avrà
lasciato andare in cattivo stato un Priorato, o una Commenda, o qualche altra Entrata a lui commessa,
tosto che si sarà venuto in cognizione della di lui cattiva amministrazione, sia privato per sempre del
detto Priorato, Commenda, o d’ogni altra rendita che a noi appartenga >>. Molti altri Statuti
proibiscono sotto pena di privazione delle Commende. Fra gl’altri il 23 del Comune Tesoro, il 50, e il
52, che tratta de Prohibitionibus, et Poenis, quali non si spiegano con niente minor forza, e chiarezza
contro i Concubinarj. Eccone le parole. << Se alcuno accusato di alcun cattivo commercio con una
persona col sesso, seguita la pratica, ancora dopo (f. 33 r) esserne stato conosciuto, gli sia tolta subito
la Commenda, e ogn’ altra rendita della Religione senza niuna formalità di processo(2)
>>”.
Esistono, inoltre, le Commende di Miglioramento che sono assegnabili solo dopo i miglioramenti
effettuati nella gestione delle Commende di Cabimento (etimologicamente dal vocabolo francese,
da “cabire” che significa “togliere a fare qualche cosa, della quale altri stima poter dare buon
conto”) che è la prima commenda che si affida ai frati, per ordine di anzianità.
Nella Religione alla morte del Commendatore, Balio, o Priore si verifica il Vacante mentre
l’entrata del resto dell’anno dopo il giorno del loro decesso fino al primo di maggio seguente è detto
Mortuorjo.
Nei Priorati italiani, però, la Commenda e la sua incidenza nella vita sociale e liturgica dei frati
gradualmente va in decadenza, e l’ideale di povertà è sempre meno seguito e le rendite delle
Commende diminuiscono.
Narra, ancora, nel suo “Comento” il Cavaliere di Giustizia barone di Stadl Ferdinando Ernesto
Libero (1692-1744) che “il Gran Maestro per un privilegio annesso alla sua dignità ha diritto di
conferire ogni cinque anni dal giorno della sua elezzione una Commenda di grazia in ogni
Priorato. Per solito suole essere confèrita a pérsona che è giudicata più capace di servire con
profitto la Religione in qualche occasione di rimarco, o che abbia comandato qualche Vascello, o
galera della Religione, o per essere stato impiegato in qualche Ambasciata, o finalmente per essersi
segnalato in qualche modo con utile e gloria della Religione(3)
”.
Nel 1318, poi, subito dopo la conquista di Rodi ha inizio la coniazione dell’Ordine che è interrotta
_______________
(2) Giovani Scarabelli, “L’Ordine di Malta nel Settecento: un dibattito tra polemica e apologia” - Studi Melitensi - VI,
1998, Centro Studi Melitensi, sotto l’Alto Patronato del Gran Priore di Napoli e Sicilia, 1999, pag. 141.
(3) Giovani Scarabelli, “L’Ordine di Malta nel Settecento: un dibattito tra polemica e apologia” - Studi Melitensi - VI,
1998, Centro Studi Melitensi, sotto l’Alto Patronato del Gran Priore di Napoli e Sicilia, 1999, pag. 137.
22. 229
nel 1798 ed è ripresa durante la Luogotenenza di Fra’ Ernesto Paternò Castello nel 1961 a Roma, a
Parigi nel 1962, ad Arezzo nel 1963, e dal 1964 è affidata alla Zecca dell’Ordine di Malta e da allora
emette regolarmente nuove serie di monete nell’ambito del proprio sistema monetario.
Le coniazioni, successivamente, sono continuate regolarmente sotto il Gran Maestro Fra' Angelo de
Mojana di Cologna (1962-1988), durante la Luogotenenza di Fra' Giancarlo Pallavicini e sotto il Gran
Maestro attualmente in carica Fra' Andrew Bertie. Dal 1964 le monete vengono coniate dalla Zecca
dell'Ordine a Roma.
La valuta è lo Scudo che nel sistema monetario melitense è pari a 12 Tarì pari a 240 Grani. Il
cambio con la moneta europea è di circa 0,24 Euro per uno Scudo e di circa 0,02 Euro per un Tarì.
Il Gran Maestro Foulques de Villaret (1305-1329), che fin dai primi tempi della conquista di Rodi ha
avuto a disposizione la zecca, non indugia ad affermare la sovranità dei Cavalieri gerosolimitani con
il far battere monete in argento (grossi e semigrossi) ed in bronzo (denari), con esemplari che non
sono creazioni originali ma imitazioni di monete di altri Stati.
Il grosso, del peso di 4 grammi circa, presenta sul recto la croce patriarcale con sotto il piedistallo la
“ipsilon” ed ai lati “alfa” ed “omega”, il Gran Maestro in proschinesis, con la Croce giovannita sulla
spalla destra, tra la scritta “frater” e “fulco” mentre sul verso una croce greca con la scritta
“Mag(iste)r Hospita(lis)”. La croce patriarcale, probabilmente, indica le relazioni stabilite dai
Cavalieri di Rodi con il Patriarcato latino di Costantinopoli. Una variante alla posizione della croce è
introdotta durante il Gran Magistero di Roger de Pins. Tale configurazione è tuttora in vigore nel
sigillo pendente dei diplomi magistrali.
Il denaro ha nel recto un castello e nel verso una croce greca. Gli elementi inseriti nel recto sono
simili, per non dire eguali, a quelli contenuti nel sigillo in piombo più antico conosciuto e che risale,
con ragionevole approssimazione, alla metà del secolo XIII in Terra Santa.
Il Gran Maestro Hélion de Villeneuve (1319-1346) batte gigliati in argento fine, cioè puro, ed aspri
(mezzo Gigliato) in bronzo di tipo francese ma ritenuti dal Martinori di derivazione napoletana. È
emesso, inoltre, anche il terzo di Gigliato durante il Gran Magistero di Heredia (1376-1396).
I Gigliati di Rodi diventano le principali monete correnti dei Cavalieri.
Questi gigliati presentano una croce fiorita caricata nei bracci di quattro piccoli ovali recanti una
crocetta a piede lungo, sono di due tipi e si distinguono in ragione della barba lunga o corta
dell’immagine del Gran Maestro e del suo abito con o senza cappuccio. Sul recto il Gran Maestro è
genuflesso con una doppia croce poggiata su tre gradini mentre sul verso reca la scritta “Ospital’s.
Iohis d.t. Rodi”. L’aspro ha la stessa configurazione ed iscrizione dei gigliati.
Lo zecchino d’oro, di altissimo valore numismatico e apparso per la prima volta durante il Gran
Magistero di Fra’ Dieudonné de Gozon (1346-1353), è del tipo veneziano. La coniazione rodiota alla
veneziana è continuata dalla zecca dell’isola di Malta fino all’epoca del governo del Gran Maestro
Gregorio Carafa (1680-1690), forse in attestazione degli aiuti ricevuti dalla Serenissima durante il
memorabile assedio de11522.
I cavalieri gerosolimitani rodioti si danno una divisa monetaria con caratteristiche proprie dall’ultimo
quarto del secolo XV quando coniano un pezzo d’argento, il Tarì di 13 grammi, durante il Gran
Magistero di Pierre d’Aubusson (1476-1503). Il pezzo, di cui sembra esistere un unico esemplare nel
medaglione della Biblioteca Apostolica Vaticana, ha sul recto San Giovanni Battista e sul verso la
croce del Sovrano Ordine con le insegne di d’Aubusson.
Il Doppio Ducato d’oro, battuto dal Gran Maestro Emeryc d’Amboise (1503-1512), poi, ha sul recto
lo stemma dell'Ordine Ospedaliero Gerosolimitano e sul verso l’Agnello Pasquale.
La produzione delle monete isolane, che certamente inizia prima del secolo XIV e che si protrae fino
alla debellatio subita dal Gran Maestro Philippe de Villiers de l’lsle Adam (26 dicembre 1522) da
23. 230
parte del sultano Saladino, attesta la validità degli scambi commerciali del dominio giovannita di
Rodi nel Medio Oriente dal XIV al XVI secolo.
Intorno metà del Cinquecento sono coniate anche monete di rame per il commercio minuto con la
particolarità che la moneta fiduciaria è proprio di rame e non in carta.
Con il passar dei secoli, inoltre, è un susseguirsi continuo di innovazioni, come l’introduzione della
data e dei segni di valore e di perfezionamenti qualitativi ed estetici fino a raggiungere un livello di
eleganza, forse insuperato, con la riforma introdotta dal Gran Maestro Manoel de Villena (1722-
1736).
Le emissioni filateliche delle Poste Magistrali, infine, iniziano il 15 novembre 1966 e sono espresse
nelle unità del sistema monetario dell’Ordine melitense, ossia lo scudo e le sue frazioni dei tarì e dei
grani.
La prima serie comprende nove francobolli di vario valore raffiguranti simboli e soggetti iconografici
giovanniti.
Da allora i francobolli sono prevalentemente dedicati alle raffigurazioni dei Santi dell’Ordine, alla
festa di San Giovanni Battista, alla celebrazione annuale delle ricorrenze natalizie, ai nove secoli di
gloriosa storia dell’Ordine ed alle sue attività caritative ed umanitarie.
Le emissioni filateliche costituiscono attualmente un complesso di circa 300 serie con una tiratura di
circa 20.000 esemplari ciascuna.
Particolarmente apprezzati dai filatelisti sono i due o tre foglietti filatelici emessi con frequenza
annuale e dedicati ad opere d’arte ed al messaggio estetico e culturale dei Giovanniti. Inizialmente
stampati da Thomas de La Rue a Londra, i francobolli dell’Ordine sono oggi prodotti presso
l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Italiano.
La corrispondenza affrancata con francobolli dell’Ordine può essere spedita nei Paesi convenzionati(4)
a condizione di essere imbucata presso la sede delle Poste Magistrali.
“Quando sei invitato a nozze da qualcuno,
non adagiarti al primo posto,
perchè potrebbe esserci un invitato
più importante di te”
Luca 14, 7-8
_______________
(4) Argentina, Austria, Benin, Bolivia, Burkina Faso, Camerun, Canada, Capo Verde, Repubblica Ceca, Repubblica
Centrafricana, Ciad, Cile, Comore, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Costa d’Avorio, Costa Rica,
Croazia, Cuba, Repubblica Dominicana, Ecuador, El Salvador, Filippine, Gabon, Guinea Bissau, Honduras, Italia, Libano,
Liberia, Lituania, Madagascar, Repubblica del Malì, Nicaragua, Niger, Panama, Paraguai, Polonia, Portogallo, San Marino,
Sao Tomé e Principe, Senegal, Sierra Leone, Repubblica Slovacca, Slovenia, Somalia, Togo, Ungheria, Uruguai.