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Globalizzazione, migrazione
e disuguaglianza
Giuseppe Mastromatteo
Università Cattolica del Sacro Cuore
Dipartimento di Politica Economica
Lorenzo Esposito
Banca d’Italia e
Università Cattolica del Sacro Cuore
Dipartimento di Politica Economica
Lorem ipsum dolor
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tempor incididunt ut labore et dolore magna aliqua.
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aliquip ex ea commodo consequat. Duis aute irure dolor in reprehenderit in
voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. Excepteur sint
occaecat cupidatat non proident, sunt in culpa qui officia deserunt mollit
anim id est laborum.
TITOLO
CONSEGUENTI POLICY
Politica fiscale emarginata: crollo delle aliquote marginali
Politica monetaria: tenere bassa l’inflazione
«riforme»: emarginazione dei sindacati e dei contratti collettivi
Privatizzazioni, sviluppo dei mercati finanziari, libera circolazione dei capitali
Conclusione politica generale: «there is no alternative»
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5http://www.mckinsey.com/insights/economic_studies/debt_and_not_much_deleveraging
6
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11
LA DELOCALIZZAZIONE È UNA NOVITÀ?
La spinta alla globalizzazione dei mercati e dei processi produttivi non è
nuova, anzi è costitutiva dell’economia capitalista (teoria dei vantaggi
comparati) ma all’inizio risponde allo scopo di trovare materie prime e
manodopera per gli imperi metropolitani.
GLOBALIZZAZIONE-DELOCALIZZAZIONE SONO COSTIT
DEL CAPITALISMO
• La delocalizzazione degli ultimi decenni viene sviluppata per linee verticali da
parte di imprese multinazionali che scompongono il proprio processo
produttivo in impianti situati in paesi anche molto distanti.
• Tale processo è reso conveniente dal crollo dei costi di trasporto e di
comunicazione che rende possibile scomporre il processo produttivo.
• Difficoltà delle statistiche a registrare i reali flussi commerciali
LA NOVITÀ…
SCOMPORRE IL PROCESSO PRODUTTIVO
PER RIDURRE I COSTI
NASCE LA GLOBAL VALUE CHAIN
La globalizzazione-delocalizzazione, legando assieme le economie di tutti i
paesi e sparpagliando le produzioni per i continenti lega assieme i destini
economici di tutti (ad esempio, aumento della correlazione dei prezzi delle
attività finanziarie e reali dei paesi avanzati ed emergenti)
In una situazione in cui una merce non è il prodotto di uno stabilimento o di
una nazione, ma di decine di impianti produttivi sparsi nel mondo, fallimenti
o blocchi produttivi di un impianto possono determinare scenari di contagio
internazionale. In una parola, la globalizzazione determina un enorme
aumento del rischio sistemico, inteso come il rischio che un problema locale
si generalizzi colpendo l’economia mondiale o almeno parti consistenti di
essa.
RISCHIO SISTEMICO
• Ciò che costa poco da produrre e da trasportare (fasi di produzione che
richiedono alta intensità di lavoro in paesi dove sussiste abbondanza di
lavoro non qualificato);
• Che succede ai salari? Polarizzazione: nei paesi avanzati: aumentano per
le figure professionali top e si riducono per le mansioni a bassa e media
qualifica nei paesi avanzati; nei paesi in cui si delocalizza possono
aumentare (cfr. avanti)
• Passaggio di know-how: sviluppo di figure professionali qualificate anche
nei paesi emergenti
CHE COSA SI DELOCALIZZA?
• Industrializzazione e urbanizzazione: nascita di metropoli giganti,
distruzione delle comunità rurali tradizionali, effetti demografici
(transizione), formalizzazione del rapporto di lavoro
• Inquinamento, stato sociale «occidentale»
• Investimenti in fonti energetiche pulite, costruzione di servizi sociali
moderni
EFFETTI SOCIALI
NEI PAESI DI DELOCALIZZAZIONE
SALARI: CANALI DI INFLUENZA
• «premio alla competenza»: polarizzazione
• Lock-in effect: lavoratori low-skilled possono avere più difficoltà a cambiare
occupazione talché la delocalizzazione rende loro difficile trovare
rapidamente alternative.
• Efficiency wage: importanza dell’azienda che delocalizza (rendite da
oligopolio)
• Facilità relativa di formazioni tecniche specifiche
• Facilità (imprevedibile ex ante) di automazione dei processi
• Non esistono conclusioni generali: ogni paese, situazione, periodo sono
differenti
• La sostituibilità del lavoro dipende da molti fattori ed è diversa per qualifiche,
settori…
• Contano aspetti demografici di lungo periodo
• Aspetti geo-politici e generali (climate change, guerre, ecc.)
• La maggiore offerta di lavoro può determinare maggiore crescita economica e
ricchezza (es. prezzo delle case)
SALARI E IMMIGRAZIONE
• L’effetto della globalizzazione è diverso a seconda delle policy intraprese.
• La crescita del rischio sistemico evidenzia la necessità del ruolo delle
autorità pubbliche. Sistemico significa infatti macro. La crisi del 2008 ha
semmai dimostrato che l’intervento nazionale, pure necessario, non è
però sufficiente a contenere forti recessioni ormai di natura globale.
• L’incapacità di intervenire con efficacia sulle cause e sulle immediate
conseguenze della crisi ha arrestato il processo di globalizzazione che
incontra ora delle difficoltà.
IL RUOLO DELLE POLITICHE PUBBLICHE
Prima della crisi, quando il paradigma globalizzazione-delocalizzazione-
finanziarizzazione sembrava funzionare, l’unico obiettivo ammesso per le
politiche economiche erano partecipare con successo alla globalizzazione e
dunque chiedersi: quali fattori attraggono investimenti esteri?
QUALE AZIONE PUBBLICA?
i) “rule of law”, rispetto delle leggi sulla proprietà in specie
intellettuale
ii) tasse e sistema fiscale in genere
iii) qualità delle infrastrutture
iv) qualità del capitale umano e istruzioni superiori
v) presenza di altre imprese simili (ad es. distretti industriali).
vi) Deregulation finanziaria
Race to the bottom?
COME FAVORIRE GLI IDE?
La globalizzazione è solo positiva (win-win): teoria dei vantaggi comparati e
modello neoclassico di specializzazione
I problemi sono passeggeri o dovuti a politiche di non sufficiente apertura
mondiale. La situazione reale è molto più frastagliata e complessa. Si generano
vinti e vincitori.
Irrealismi: i) i costi comparati analizzano gli scambi sotto un profilo orizzontale; ii)
la visione neoclassica ipotizza una ridotta mobilità dei fattori di produzione e una
sostanziale identità della funzione di produzione nei diversi paesi
QUALI POLITICHE?
OTTIMISTI E SEMI OTTIMISTI…
• Il sistema di welfare come leva competitiva per sostenere la competitività delle
nazioni: un più ampio livello di sicurezza dei lavoratori può aiutare l’innovazione
e la crescita della produttività.
• Progettare politiche per una globalizzazione inclusiva perché la delocalizzazione
non riduca la competitività.
• La scelta delle politiche ha effetti sull’insicurezza economica, in base alle forme
di assicurazione ottenute o attivate da parte dello Stato e delle famiglie con ciò
anche determinando una ridistribuzione delle competenze, e una diversa
evoluzione della catena di offerta globale.
Obiettivo: fornire a tutti una quantità adeguata di beni pubblici
COMPETITIVITÀ E WELFARE
FINANZIARIZZAZIONE DELLO STATO SOCIALE
cresce l’indebitamento delle famiglie (in linea con la più generale crescita della
leva finanziaria del sistema) e dunque crescono le loro necessità di
finanziamento nell’acquisto dei servizi sociali
La crescita dei fondi pensione ha giocato un ruolo fondamentale nella crescita
dei mercati finanziari e nel legare strettamente le sorti presenti e future del
reddito da lavoro all’andamento dei mercati finanziari
necessità delle imprese fornitrici di servizi (assicurazioni ma anche aziende
industriali, commerciali, ecc.) avevano anch’esse bisogno di ricorrere al
mercato che ha dunque sviluppato appositi prodotti (si pensi al project
financing).
37
• Delocalizzare per ridurre i costi aumentando profitti: si acuiscono gli squilibri
tra paesi e le diseguaglianze del reddito
• La deregulation ha favorito gli effetti negativi della globalizzazione.
• La delocalizzazione aiuta il dominio dei mercati finanziari sull’economia reale e
diventa una leva di riduzione dei costi e di contrazione della necessità di
reinvestire i profitti nell'azienda, lasciando una più elevata quota di profitti
disponibili per la distribuzione agli azionisti e per la speculazione finanziaria
PRIME CRITICHE…
• Il sistema di welfare determina l’impatto della delocalizzazione sui cittadini
(salario minimo, ventaglio salariale).
• Incide anche la struttura industriale: nei settori dove un’impresa leader
internazionale si serve di subfornitori locali, con ben diverso potere contrattuale,
le pressioni competitive tendono a scaricarsi localmente, i guadagni di
produttività a essere risucchiati verso il centro.
LE POLITICHE ECONOMICHE
HANNO UN EFFETTO…
SOLO CHE…
la globalizzazione è oggi contestata dall’interno
PESO DECRESCENTE
DEL COMMERCIO MONDIALE
La globalizzazione non va più di moda (segnali: no al TTIP, Brexit, Trump) e
paradossalmente trova ostilità crescenti nei paesi avanzati, mentre i paesi emergenti,
particolarmente la Cina, la difendono.
Ritorna il dibattito su politiche di salvaguardia del mercato interno (ri-localizzazione
di fasi produttive anche grazie a idonee politiche fiscali) e a una revisione dei processi
di liberalizzazione in relazione al nuovo scenario di stagnazione economica e di
sostanziale deflazione.
LA CRISI DELLA GLOBALIZZAZIONE
• Politica fiscale e monetaria ostaggio del salvataggio del sistema finanziario nel
2008-2014
• Sono cambiati i rapporti di forza tra grandi imprese e governi?
• Ha senso avere ostacoli alla circolazione delle persone ma non dei capitali?
QUALE RUOLO PER LO STATO OGGI?
• La colpa è della globalizzazione e dunque degli organismi sovranazionali (UE,
WTO, Euro…)?
• Maggior peso diretto dello stato: demercificare alcuni aspetti della vita sociale,
compresi alcuni processi produttivi
• Che succederà con i dazi?
Finita la sfida socialista, l’unica alternativa alla globalizzazione è il protezionismo?
QUALI SCELTE POLITICHE?
• Un cuoco italiano a Londra è un lavoratore italiano?
• Un cuoco russo a Milano è un lavoratore italiano?
• Il figlio del cuoco russo a Milano è un lavoratore italiano? E il nipote?
• Di quanto aumenta il PIL italiano grazie al cuoco italiano a Londra?
• La disoccupazione riduce i salari? (curva di Phillips)
• L’iPhone è una merce americana?
• La FCA è una azienda italiana?
Problemi economici, sociali o amministrativi?
CHE COS’È UN LAVORATORE «ITALIANO»?
ESISTE UN MERCATO «NAZIONALE»?
• Determinare il «made in…» è molto complesso per via della gvc, ciò rende
difficile stabilire che cosa produce un lavoratore italiano o un lavoratore in
Italia
• Il concetto di lavoratore «immigrato» dipende da aspetti amministrativi di
scarsa rilevanza per le dinamiche del mercato del lavoro (le modalità di
acquisizione della cittadinanza non sono legate all’offerta di lavoro)
• Esempi: un portoricano che vive a New York da 30 anni è un «lavoratore
immigrato» rispetto a un abitante di Chicago che arriva la sera prima?
• Se una sanatoria riduce i lavoratori immigrati, i salari tenderanno ipso
facto ad aumentare?
L’analisi della globalizzazione e dei legami con il welfare non sono racchiudibili solo in
esami empirici di questo o quel fattore. La complessità e l’interazione degli scenari
economici e politici evidenziano che solo un approccio multidisciplinare e
analiticamente approfondito dei processi di produzione globale permette di
comprendere meglio e di esplorare un contesto variegato che offre molteplici
opportunità e altrettanti rischi.
Pluralismo nei metodi di ricerca e pluralismo di risposte politiche ai problemi
CONCLUSIONI: SUL METODO
https://migrations-mediations.com/

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Globalizzazione, migrazione e disuguaglianza

  • 1. Globalizzazione, migrazione e disuguaglianza Giuseppe Mastromatteo Università Cattolica del Sacro Cuore Dipartimento di Politica Economica Lorenzo Esposito Banca d’Italia e Università Cattolica del Sacro Cuore Dipartimento di Politica Economica
  • 2. Lorem ipsum dolor •Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit, sed do eiusmod tempor incididunt ut labore et dolore magna aliqua. •Ut enim ad minim veniam, quis nostrud exercitation ullamco laboris nisi ut aliquip ex ea commodo consequat. Duis aute irure dolor in reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. Excepteur sint occaecat cupidatat non proident, sunt in culpa qui officia deserunt mollit anim id est laborum. TITOLO
  • 3. CONSEGUENTI POLICY Politica fiscale emarginata: crollo delle aliquote marginali Politica monetaria: tenere bassa l’inflazione «riforme»: emarginazione dei sindacati e dei contratti collettivi Privatizzazioni, sviluppo dei mercati finanziari, libera circolazione dei capitali Conclusione politica generale: «there is no alternative» 3
  • 4. 4
  • 6. 6
  • 7. 7
  • 8.
  • 9. 9
  • 10. 10
  • 11. 11
  • 12. LA DELOCALIZZAZIONE È UNA NOVITÀ?
  • 13. La spinta alla globalizzazione dei mercati e dei processi produttivi non è nuova, anzi è costitutiva dell’economia capitalista (teoria dei vantaggi comparati) ma all’inizio risponde allo scopo di trovare materie prime e manodopera per gli imperi metropolitani. GLOBALIZZAZIONE-DELOCALIZZAZIONE SONO COSTIT DEL CAPITALISMO
  • 14. • La delocalizzazione degli ultimi decenni viene sviluppata per linee verticali da parte di imprese multinazionali che scompongono il proprio processo produttivo in impianti situati in paesi anche molto distanti. • Tale processo è reso conveniente dal crollo dei costi di trasporto e di comunicazione che rende possibile scomporre il processo produttivo. • Difficoltà delle statistiche a registrare i reali flussi commerciali LA NOVITÀ…
  • 15.
  • 16.
  • 17. SCOMPORRE IL PROCESSO PRODUTTIVO PER RIDURRE I COSTI
  • 18. NASCE LA GLOBAL VALUE CHAIN
  • 19. La globalizzazione-delocalizzazione, legando assieme le economie di tutti i paesi e sparpagliando le produzioni per i continenti lega assieme i destini economici di tutti (ad esempio, aumento della correlazione dei prezzi delle attività finanziarie e reali dei paesi avanzati ed emergenti) In una situazione in cui una merce non è il prodotto di uno stabilimento o di una nazione, ma di decine di impianti produttivi sparsi nel mondo, fallimenti o blocchi produttivi di un impianto possono determinare scenari di contagio internazionale. In una parola, la globalizzazione determina un enorme aumento del rischio sistemico, inteso come il rischio che un problema locale si generalizzi colpendo l’economia mondiale o almeno parti consistenti di essa. RISCHIO SISTEMICO
  • 20. • Ciò che costa poco da produrre e da trasportare (fasi di produzione che richiedono alta intensità di lavoro in paesi dove sussiste abbondanza di lavoro non qualificato); • Che succede ai salari? Polarizzazione: nei paesi avanzati: aumentano per le figure professionali top e si riducono per le mansioni a bassa e media qualifica nei paesi avanzati; nei paesi in cui si delocalizza possono aumentare (cfr. avanti) • Passaggio di know-how: sviluppo di figure professionali qualificate anche nei paesi emergenti CHE COSA SI DELOCALIZZA?
  • 21.
  • 22. • Industrializzazione e urbanizzazione: nascita di metropoli giganti, distruzione delle comunità rurali tradizionali, effetti demografici (transizione), formalizzazione del rapporto di lavoro • Inquinamento, stato sociale «occidentale» • Investimenti in fonti energetiche pulite, costruzione di servizi sociali moderni EFFETTI SOCIALI NEI PAESI DI DELOCALIZZAZIONE
  • 23.
  • 24.
  • 25.
  • 26. SALARI: CANALI DI INFLUENZA • «premio alla competenza»: polarizzazione • Lock-in effect: lavoratori low-skilled possono avere più difficoltà a cambiare occupazione talché la delocalizzazione rende loro difficile trovare rapidamente alternative. • Efficiency wage: importanza dell’azienda che delocalizza (rendite da oligopolio) • Facilità relativa di formazioni tecniche specifiche • Facilità (imprevedibile ex ante) di automazione dei processi
  • 27. • Non esistono conclusioni generali: ogni paese, situazione, periodo sono differenti • La sostituibilità del lavoro dipende da molti fattori ed è diversa per qualifiche, settori… • Contano aspetti demografici di lungo periodo • Aspetti geo-politici e generali (climate change, guerre, ecc.) • La maggiore offerta di lavoro può determinare maggiore crescita economica e ricchezza (es. prezzo delle case) SALARI E IMMIGRAZIONE
  • 28. • L’effetto della globalizzazione è diverso a seconda delle policy intraprese. • La crescita del rischio sistemico evidenzia la necessità del ruolo delle autorità pubbliche. Sistemico significa infatti macro. La crisi del 2008 ha semmai dimostrato che l’intervento nazionale, pure necessario, non è però sufficiente a contenere forti recessioni ormai di natura globale. • L’incapacità di intervenire con efficacia sulle cause e sulle immediate conseguenze della crisi ha arrestato il processo di globalizzazione che incontra ora delle difficoltà. IL RUOLO DELLE POLITICHE PUBBLICHE
  • 29. Prima della crisi, quando il paradigma globalizzazione-delocalizzazione- finanziarizzazione sembrava funzionare, l’unico obiettivo ammesso per le politiche economiche erano partecipare con successo alla globalizzazione e dunque chiedersi: quali fattori attraggono investimenti esteri? QUALE AZIONE PUBBLICA?
  • 30. i) “rule of law”, rispetto delle leggi sulla proprietà in specie intellettuale ii) tasse e sistema fiscale in genere iii) qualità delle infrastrutture iv) qualità del capitale umano e istruzioni superiori v) presenza di altre imprese simili (ad es. distretti industriali). vi) Deregulation finanziaria Race to the bottom? COME FAVORIRE GLI IDE?
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  • 35. La globalizzazione è solo positiva (win-win): teoria dei vantaggi comparati e modello neoclassico di specializzazione I problemi sono passeggeri o dovuti a politiche di non sufficiente apertura mondiale. La situazione reale è molto più frastagliata e complessa. Si generano vinti e vincitori. Irrealismi: i) i costi comparati analizzano gli scambi sotto un profilo orizzontale; ii) la visione neoclassica ipotizza una ridotta mobilità dei fattori di produzione e una sostanziale identità della funzione di produzione nei diversi paesi QUALI POLITICHE? OTTIMISTI E SEMI OTTIMISTI…
  • 36. • Il sistema di welfare come leva competitiva per sostenere la competitività delle nazioni: un più ampio livello di sicurezza dei lavoratori può aiutare l’innovazione e la crescita della produttività. • Progettare politiche per una globalizzazione inclusiva perché la delocalizzazione non riduca la competitività. • La scelta delle politiche ha effetti sull’insicurezza economica, in base alle forme di assicurazione ottenute o attivate da parte dello Stato e delle famiglie con ciò anche determinando una ridistribuzione delle competenze, e una diversa evoluzione della catena di offerta globale. Obiettivo: fornire a tutti una quantità adeguata di beni pubblici COMPETITIVITÀ E WELFARE
  • 37. FINANZIARIZZAZIONE DELLO STATO SOCIALE cresce l’indebitamento delle famiglie (in linea con la più generale crescita della leva finanziaria del sistema) e dunque crescono le loro necessità di finanziamento nell’acquisto dei servizi sociali La crescita dei fondi pensione ha giocato un ruolo fondamentale nella crescita dei mercati finanziari e nel legare strettamente le sorti presenti e future del reddito da lavoro all’andamento dei mercati finanziari necessità delle imprese fornitrici di servizi (assicurazioni ma anche aziende industriali, commerciali, ecc.) avevano anch’esse bisogno di ricorrere al mercato che ha dunque sviluppato appositi prodotti (si pensi al project financing). 37
  • 38. • Delocalizzare per ridurre i costi aumentando profitti: si acuiscono gli squilibri tra paesi e le diseguaglianze del reddito • La deregulation ha favorito gli effetti negativi della globalizzazione. • La delocalizzazione aiuta il dominio dei mercati finanziari sull’economia reale e diventa una leva di riduzione dei costi e di contrazione della necessità di reinvestire i profitti nell'azienda, lasciando una più elevata quota di profitti disponibili per la distribuzione agli azionisti e per la speculazione finanziaria PRIME CRITICHE…
  • 39. • Il sistema di welfare determina l’impatto della delocalizzazione sui cittadini (salario minimo, ventaglio salariale). • Incide anche la struttura industriale: nei settori dove un’impresa leader internazionale si serve di subfornitori locali, con ben diverso potere contrattuale, le pressioni competitive tendono a scaricarsi localmente, i guadagni di produttività a essere risucchiati verso il centro. LE POLITICHE ECONOMICHE HANNO UN EFFETTO…
  • 40. SOLO CHE… la globalizzazione è oggi contestata dall’interno
  • 42. La globalizzazione non va più di moda (segnali: no al TTIP, Brexit, Trump) e paradossalmente trova ostilità crescenti nei paesi avanzati, mentre i paesi emergenti, particolarmente la Cina, la difendono. Ritorna il dibattito su politiche di salvaguardia del mercato interno (ri-localizzazione di fasi produttive anche grazie a idonee politiche fiscali) e a una revisione dei processi di liberalizzazione in relazione al nuovo scenario di stagnazione economica e di sostanziale deflazione. LA CRISI DELLA GLOBALIZZAZIONE
  • 43. • Politica fiscale e monetaria ostaggio del salvataggio del sistema finanziario nel 2008-2014 • Sono cambiati i rapporti di forza tra grandi imprese e governi? • Ha senso avere ostacoli alla circolazione delle persone ma non dei capitali? QUALE RUOLO PER LO STATO OGGI?
  • 44. • La colpa è della globalizzazione e dunque degli organismi sovranazionali (UE, WTO, Euro…)? • Maggior peso diretto dello stato: demercificare alcuni aspetti della vita sociale, compresi alcuni processi produttivi • Che succederà con i dazi? Finita la sfida socialista, l’unica alternativa alla globalizzazione è il protezionismo? QUALI SCELTE POLITICHE?
  • 45. • Un cuoco italiano a Londra è un lavoratore italiano? • Un cuoco russo a Milano è un lavoratore italiano? • Il figlio del cuoco russo a Milano è un lavoratore italiano? E il nipote? • Di quanto aumenta il PIL italiano grazie al cuoco italiano a Londra? • La disoccupazione riduce i salari? (curva di Phillips) • L’iPhone è una merce americana? • La FCA è una azienda italiana? Problemi economici, sociali o amministrativi? CHE COS’È UN LAVORATORE «ITALIANO»?
  • 46. ESISTE UN MERCATO «NAZIONALE»? • Determinare il «made in…» è molto complesso per via della gvc, ciò rende difficile stabilire che cosa produce un lavoratore italiano o un lavoratore in Italia • Il concetto di lavoratore «immigrato» dipende da aspetti amministrativi di scarsa rilevanza per le dinamiche del mercato del lavoro (le modalità di acquisizione della cittadinanza non sono legate all’offerta di lavoro) • Esempi: un portoricano che vive a New York da 30 anni è un «lavoratore immigrato» rispetto a un abitante di Chicago che arriva la sera prima? • Se una sanatoria riduce i lavoratori immigrati, i salari tenderanno ipso facto ad aumentare?
  • 47. L’analisi della globalizzazione e dei legami con il welfare non sono racchiudibili solo in esami empirici di questo o quel fattore. La complessità e l’interazione degli scenari economici e politici evidenziano che solo un approccio multidisciplinare e analiticamente approfondito dei processi di produzione globale permette di comprendere meglio e di esplorare un contesto variegato che offre molteplici opportunità e altrettanti rischi. Pluralismo nei metodi di ricerca e pluralismo di risposte politiche ai problemi CONCLUSIONI: SUL METODO