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Don Bosco annuncia la prima partenza delle missionarie per l’America
L’8 settembre - festa di Maria ss.ma e primo sabato - viene comunicata alla comunità la decisione di
don Bosco per una prima partenza delle Figlie di Maria Ausiliatrice per l’America: loro méta sarà
l’Uruguay.
Alla bella notizia un inno di gioia si innalza da ogni cuore: tutte sono riconoscenti alla Madonna per
la scelta che ha voluto fare di così povere figlie da lanciare attraverso l’oceano, a redenzione di
tante anime assetate di luce, di bene, di vita eterna.
Tanta gioia é però offuscata da un’altra notizia: anche don Costamagna é stato scelto per le missioni
d’America! Scrive in proposito egli stesso: «Il signor teologo Cagliero, ottenuta la prima spedizione
di suore missionarie, ottenne pure di sloggiare il merlo da Mornese, perché accompagni le suore a
Montevideo. Così finisce la dolorosa storia: Isacco s’incammina al monte Moria»!
Se ogni suora vorrebbe essere nel numero delle missionarie, con molta ragione vorrebbe essere nel
gruppo guidato dal direttore; ma la madre ripete il tratto di lettera che esprime chiaramente il
pensiero di don Bosco: «Quelle che desiderano consacrarsi alle missioni straniere, per cooperare
con i salesiani alla salvezza delle anime e particolarmente delle fanciulle, facciano la loro domanda
per iscritto: poi si sceglierà!».
E’ una gara generale per questa domanda e ciascuna si esprimne nei termini più convincenti,
sperando di essere tra le prescelte.
Col ritorno di don Costamagna a Mornese dopo il Capitolo generale,1
s’intensifica in casa lo studio
dello spagnolo; qualcuna si dà pure al francese, perché é ormai prossima la fondazione di Saint Cyr,
in Francia; e si lavora a preparare il necessario per le partenti.
Intanto é ancora viva, a Mornese, l’eco della nota questione della scuola comunale in cui prestano la
loro opera usi salesiano e una suora maestra.2
Qualcuno, che conserva in cuore l’antico risentimento
verso don Bosco, sta insinuando ipotesi, e considerazioni piuttosto pessimistiche: fanno così presto
a traslocarsi o a morire questi preti e queste monache di don Bosco!... E il Municipio perde della
sua autorità cedendo a loro l’insegnamento e lasciando che questo venga impartito nel collegio
stesso!
«Noi taciamo e preghiamo - dice la madre a chi glie ne fa qualche confidenza. - La Madonna e don
Bosco sanno tutto; noi ci fidiamo di loro e restiamo in pace».
Le prime missionarie
Il giorno 27 settembre si comunica finalmente il nome delle prescelte per l’America: suor Angela
Vallese di Lu, direttrice del fortunato drappello; suor Giovanna Borgna, nativa di Buenos Aires,
suor Angela Cassulo di Castelletto d’Orba, suor Angela Denegri di Mornese, suor Teresa Gedda di
Pecco (Torino), suor Teresina Mazzarello detta Baroni.
Le prescelte si interessano subito per ottenere dalle famiglie il relativo permesso, essendo desiderio
di don Bosco che i genitori partecipino con piena e cristiana adesione al nuovo e più grande
sacrificio dei figli e al loro merito.
Partenza di don Costamagna
Il 28 don Costamagna, con uno sforzo stragrande, fa la sua conferenza di addio alla comunità,
svolgendo i seguenti punti: il mondo sotto i piedi; nel cuore sempre Gesù; nella mente l’eternità.
Sia ognuna copia vivente della santa regola; la via più breve per andare in Cielo é l’obbedienza;
pregare gli uni per gli altri, per ritrovarci un giorno tutti insieme in Paradiso.
Il giorno seguente, sabato 29, parte per Torino, e di là per Caramagna, a salutare la mamma.
Più che partenza, la sua é una fuga: il cuore non gli regge di fare e ricevere saluti di addio. Lascia
scritto sulle umili pagine di cronaca: «Oggi é il giorno del distacco: il Signore mi dia forza di fare in
tutto la sua santa volontà; ed io, dopo aver cantato con Giobbe: Sicut Domino placuit, ita facturn
est. Sit nomen Domini benedictum (c. I, vers. 31), faccio il primo passo e dò il mesto addio a questa
1
Allegato n. 19.Allegato n. 18.
santa casa, dove per tre anni e più la misericordia di Dio mi volle mettere sotto occhio tanti buoni
esempi, di cui non ho approfittato.
Addio, dunque!
"Io parto per l’America
ma no che non t’oblio:
vado ma qui rimangasi
il cuore...suore, addio!
Di là dal vasto oceano
pregando il sommo Iddio
sempre v’avrò nell’anima
scolpite... suore, addio!
don Santiago Costamagna!"».
Le suore sono in lacrime e fanno per lui preghiere dettate dalla più viva gratitudine.
Gara di umiltà per il viaggio a Roma
Essendo già fissato il giorno 9 per l’udienza pontificia, i partenti dovranno trovarsi a Roma fin dalla
vigilia; le missionarie lasceranno perciò Mornese la sera del 6. É tempo dunque di decidere anche
chi le accompagnerà.
Non potendo la madre, presa com’é dal suo acuto reumatismo al capo con forti dolori di orecchi,
toccherebbe a madre Petronilla; ma questa, che non ha viaggiato mai, cede il posto a madre Emilia
Mosca, più atta all’uopo; però a madre Emilia - che andrebbe a Roma volando - fanno pena le
missionarie, che verrebbero ad essere affidate solamente a lei.
In questa bella gara di umiltà, madre Mazzarello dice risoluta: «Vado io: tocca a me e il Signore ci
penserà». E senza ascoltare i consigli dell’umana prudenza si prepara a partire.
Funzione di addio
Delle sei missionarie partenti solo due si recheranno come rappresentanti a Roma per ricevere la
benedizione del Santo Padre: così impongono le condizioni economiche.
Siccome suor Angela Vallese e suor Giovanna Borgna non faranno ritorno a Mornese, fermandosi a
Genova per l’imbarco, don Lemoyne dispone per una funzione di addio, come
si fa a Torino per i salesiani. Perciò al pomeriggio del martedì 6 la chiesina é stipata di parenti e di
amici. Si cantano i vespri, come nelle grandi solennità; seguono ispirate parole di saluto e
d’incoraggiamento che il buon direttore rivolge a quelle che vanno e a quelle che restano, a tutte
raccomandando di pregare a vicenda, per conservare lo spirito di unione e di carità.
Dopo la benedizione col SS. Sacramento il canto, in coro, delle preghiere per i viaggiatori.
Al termine la madre si alza e va verso l’uscita: le suore la seguono, mentre lasciano libero sfogo alle
lacrime finora represse.
Tutti piangono e fanno ressa, per dire una parola ancora alle figlie, alle sorelle, alle maestre, alle
amiche. Le missionarie sono tanto serene nel sacrificio dei più cari affetti che i genitori, pur
piangendo, le benedicono e ringraziano Dio di aver concesso loro un tanto dono.
La madre e le due missionarie da Mornese a Roma
Verso sera la madre e le due missionarie lasciano Mornese per recarsi a Sampierdarena ed unirsi ai
salesiani diretti a Roma.
Passano la notte presso le buone donne che hanno la cura della guardaroba e cucina di quell’ospizio,
dove sono ricevute a festa e servite di tutto punto. Che gioia per suor Vallese trovarvi anche don
Cagliero, che non aveva ancora visto, dopo il ritorno dall’America!
A cena, mentre si prendono gli ultimi accordi per il viaggio, madre Mazzarello dice a don Cagliero:
«Signor direttore, non le pare che andando io a Roma, farò perdere di stima all’Istituto? Il Santo
Padre crederà di vedere, nella superiora generale, una suora istruita, educata, e invece non avrà
innanzi che una povera ignorante».
Don Cagliero fa un sorriso dei suoi e anima la madre ad andarvi ugualmente. Poi rivolto alle due
suore e agli altri presenti, compresi don Costamagna e don Paolo Albera direttore della casa, dice
sottovoce: «Impariamo la lezione».
L’indomani si parte per Roma, in compagnia di don Giovanni Cagliero.
A Roma
Giunti a Roma, si trova buona ospitalità presso l’ospizio dei pellegrini, in appartamenti separati per
i salesiani e per le suore; non trovano però nulla da mangiare perché l’ospizio offre una sola
refezione alle due del pomeriggio.
Come fare? I salesiani hanno più fame che appetito; le suore non dicono nulla, ma... Madre
Mazzarello allora, non timorosa del buio, né delle novità di Roma, prende con sé suor Borgna e,
come se fosse a Mornese, va nei negozi più vicini a provvedersi di frutta, di pane e formaggio per
tutti.
Il mattino seguente - venerdì 9 - levatesi presto, ben riposate, le suore ascoltano più Messe nella
cappella dell’ospizio, quindi un po’ di colazione, e via per visitare la Basilica di san Pietro, prima di
salire le scale del Vaticano per l’udienza pontificia.
Verso le ore dodici sono tutti in attesa del Santo Padre. Preceduto da un movimento di gendarmi,
guardie pontificie e prelati, ecco il Papa, recato in sedia gestatoria. Il suo volto reca le tracce della
sofferenza, per la salute notevolmente scossa.
Prendendo lo spunto dalla dedicazione dell’Arcibasilica lateranense, ricorrenza del giorno, il Santo
Padre dice della bontà della Chiesa verso i suoi figli obbedienti, e della divina severità verso i figli
ribelli che non vogliono riconoscerla per madre.
Parla a lungo di don Bosco e della grazia grande di essere figli e figlie di tanto padre. Mostra la sua
compiacenza e anche la sua meraviglia nel sentire che tutto lo stuolo prostrato al suo piede chiede la
benedizione papale per avviarsi poi alle missioni di America, e domanda a don Cagliero: «Dove
prende don Bosco tutta questa gente?».
- Santità, glie la manda la divina Provvidenza.
Il Papa giunge le mani, guarda al cielo ed esclama: «Oh, divina Provvidenza!».
A questo punto madre Mazzarello, commossa ed umile, dice pianissimo, senza togliere lo sguardo
dalla venerata figura di Pio IX: «O Signore, benedite il vostro Vicario!».
Don Cagliero presenta quindi la superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice; il Santo Padre
si congratula con lei e con le suore; aggiunge con tenerezza che esse son fortunate e benedette dal
Signore, perché figlie di don Bosco; che anch’esse avranno un vasto campo di lavoro evangelico e
che, da vere madri sollecite e amorose, faranno del gran bene, preservando dal male tante fanciulle
trascurate dai genitori; e nelle missioni salveranno tante povere selvagge insegnando loro a
conoscere Dio, ad amarlo e servirlo in terra, per raggiungerlo in cielo.
Termina benedicendo: «La nostra Apostolica Benedizione, o miei buoni figliuoli e mie buone figlie,
scenda sopra di voi, sui vostri genitori e parenti, sui vostri confratelli e consorelle, perché si estenda
la gloria di Dio, il bene della Chiesa e la salvezza delle anime. Nel nome del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo. Amen!».
Il Papa ammette quindi i presenti al bacio del sacro anello.
Alle due missionarie lascia come ricordo di essere come le grandi conche delle fontane, che
ricevono l’acqua e la riversano a pro di tutti: conche cioé di virtù e di sapere, a vantaggio dei loro
simili. E poste le due mani sul capo di ognuna, aggiunge paternamente: «Che Dio vi benedica,
affinché possiate fare tanto e tanto bene!».
Le missionarie sono commosse e meravigliate. La madre non parla: tutta la sua anima é raccolta
negli occhi; e anche nell’uscire, interrogata insistentemente dalle suore sull’impressione ricevuta,
dice soltanto la sua ammirazione per la grande bontà del Papa.
Poi, in fretta, ci si avvia all’ospizio per il pranzo. Le attende la vettura messa a loro disposizione da
un cooperatore per le visite a Roma, accompagnate dal confratello Musso, maestro calzolaio e neo-
missionario.
Nel pomeriggio vanno tutti insieme alle catacombe di san Callisto. Benché a Roma il clima sia
ordinariamente piuttosto temperato, il fresco si fa sentire anche troppo; e la povera madre, che i
reumatismi non lasciano in pace un momento, si é ravvolta la testa con lo scialle.
Nel visitare le catacombe, però, si accorge che il chierico salesiano Carlo Pane trema di freddo per
un attacco della febbre malarica che lo affligge da mesi; si leva allora lo scialle e senz’altro lo porge
al chierico pregandolo di volersene servire, per evitare un malanno maggiore.
Il povero febbricitante si schermisce un po’; ma poi é costretto ad accettare per le insistenze della
madre e per il bisogno di caldo.
Lo scialle cambia, dunque, padrone: e le suore guardano con pena la madre sofferente. Questa
sorride alle figlie, leva dalla tasca un fazzolettone di seta nero a righe viola e si copre il povero capo
malato, né se lo toglie quando escono per Roma.
Tornate all’ospizio sull’imbrunire; la madre pensa che salesiani e suore prenderebbero volentieri
uno spuntino. Nuovamente va con suor Borgna a far compere, provvedendo anche per la colazione.
Così le belle strade prossime all’ospizio vedono una superiora generale col capo coperto dal
fazzoletto nero e viola, carica di pane e di frutta. A sé non bada; tutte le premure ed attenzioni sono
per gli altri. Meno male che all’ospizio non mancano guanciali a dare un certo benessere al suo
povero capo malato: a Mornese non dispone di tanto! Quando l’assale il reumatismo e le orecchie la
fanno tanto soffrire, si accontenta di uno sgabellino di legno per tenere sollevata la testa dolorante.
Se poi qualcuna le va a cercare qualcosa di meno duro, é subito pronta a dire; «No, questo é
sufficiente per me; noi siamo poverette!».
I giorni che rimangono sono spesi nelle visite alle Basiliche e ai monumenti di Roma cristiana.
Hanno perfino la fortuna di assistere, a san Giovanni in Laterano, alla consacrazione di alcuni
vescovi e di ascoltare una Messa in canto gregoriano. La madre da tutto sa trarre motivi di filiale
devozione per il Papa, di venerazione profonda per i santi apostoli e martiri, che proprio a Roma
confessarono Gesù Cristo, versando il proprio sangue per la fede; e di fronte a tanti tesori di arte e
di religione esclama spesso: «Come sarà bello il Paradiso!».
Attesa e arrivo a Sampierdarena
La sera del 12 si riparte in treno per Genova e il giorno 13 si giunge a Sampierdarena.
Non trovandovi le altre venute da Mornese, la madre teme qualche sventura.
Ma queste giungono finalmente, accompagnate da madre Emilia Mosca, e da madre Enrichetta
Sorbone.
- Perché così tardi?...
«Saremmo venute ieri sera se, fin dall’alba, non ce lo avesse impedito, dapprima una nebbia fitta
fitta che non lasciava vedere alla distanza di pochi metri, e poi una pioggia così dirotta e continua
da allagare tutte le strade; infine un vento così terribile da far inutili tutte le nostre insistenze. Madre
Petronilla e il direttore non hanno voluto che ci muovessimo.
Allora, poiché il tempo stringeva, si é tentato di avere una carrozza per arrivare almeno ad Ovada,
pernottare e ripartire stamani presto.
Ma nessuno si é mosso con quel tempo, per nessun prezzo; ci dicevano tutti che era andare incontro
alla morte. Eppure bisognava partire, almeno nella notte. Madre economa che fa? Si fa imprestare
un carro coi buoi e lo fa andare sotto il portico; poi, con grosse verghe legate ben bene insieme e
collocate ad arco sul carro, forma una specie di padiglione cucendo sugli archi delle buone coperte
imbottite. le quali cadendo poi di qua e di là venivano a dare una vettura di nuovo conio, ma
comoda e solida, con sedie e paglia per sedili. Metterci in viaggio senza provarla, no; e allora alcune
di noi entrano nella nuova arca di Noé; altre si armano di lanterne e, cantando lodi alla Madonna,
circondano il carro in esperimento. Bella ricreazione che, data la sera eccezionale, durò fino alle 10
e mezza. Poi preghiere e a riposo tutte: anche noi, per un poco.
La pioggia durava ininterrotta e il direttore non sapeva cosa decidere. Quel carro era un troppo
debole riparo a tanta rovina di cielo; le acque scroscianti potevano facilmente sollevarlo da terra e
sbalzarlo chissà dove; nella migliore delle ipotesi il passo troppo lento dei buoi ci avrebbe fatto
probabilmente perdere il treno.
Giunge allora il segretario Traverso che, saputo il nostro imbarazzo, si offre di portare all’alba, sul
suo carrozzino, la suora più debole che non resisterebbe a camminare. Era già qualcosa!
A mezzanotte ci leviamo e andiamo in cappella a pregare e a fare la santa comunione. Non v’é
tempo da perdere. Piove sempre, ma non più con la violenza di prima; salutata in silenzio la nostra
bella casa e Mornese, e ricevuta ancora una benedizione dal direttore, accendiamo le lanterne e ci
avviamo.
Un bravo cooperatore salesiano ci viene incontro e ci dice: "Sono qui per accompagnarle. Non
temano; e anche lei signor direttore, stia tranquillo: sono pratico delle strade c ce la caveremo senza
pericoli".
Siamo partite con quel nuovo arcangelo san Raffaele, davvero pratico e sicuro, e all’alba siamo
state raggiunte dalla carrozzella. Ora eccoci qua.
Ma come sono buoni i cooperatori salesiani! Lo dica, madre, a don Bosco che ci hanno cavato
d’imbroglio loro anche per i passaporti, e non hanno risparmiato passi né per Novi, né per
Genova!».
Nell’ospizio sono tutti indaffarati per i missionari e per l’arrivo di don Bosco; ed anche le suore si
affaccendano per preparare e imballare quanto potrà occorrere per la celebrazione della santa Messa
sul bastimento.
Anche l’immagine dell’Ausiliatrice con le missionarie
Prima che don Costamagna se ne andasse da Mornese, era scomparso dalla cappella del collegio il
quadro di Maria Ausiliatrice, quello che don Pestarino stesso si era fatto regalare e benedire da don
Bosco per la sua cara chiesina.
Era una delle prime e poche riproduzioni della Madonna di Valdocco, la prima immagine che aveva
rappresentato alle «Figlie» la divina ispiratrice dell’opera salesiana. Da tutte si era pensato che il
direttore lo avesse portato in casa Carante per consolarsi dinanzi all’Ausiliatrice della pena
cagionatagli dalla partenza; e si attendeva una pronta restituzione. Invece don Costamagna ora lo
consegna a suor Teresa Mazzarello, con l’ingiunzione di non cederlo a nessuno, di custodirglielo
fino all’arrivo in terra americana, perché egli intende portarlo alla sua nuova destinazione e
conservarlo a ricordo di Mornese. Chi glie lo sa impedire? D’altra parte anche le missionarie ne
godono, e custodiscono il quadro come un prezioso deposito, quasi un talismano.
Poco dopo, mentre sono tutte intorno alle superiore per questi ultimi momenti di addio, si presenta
don Cagliero con un altro bel dipinto su tela: Maria Ausiliatrice, che tiene tra le braccia un grazioso
Bambino sorridente. «L’ho rubato nella sacrestia di Valdocco - dice scherzosamente - l’ho rubato
per voi. Fu dipinto da un signore che soffriva mal di occhi e stava per diventare cieco. Ricorse a don
Bosco il quale, dopo avergli guidato un momentino il pennello sulla tela, lo benedisse. Da allora il
malato si trovò perfettamente sano e ci ha regalato questa Madonna così bella».
É dunque un quadro miracoloso: dà gioia al solo vederlo!
Don Bosco lo ha ribenedetto e lo manda alle missionarie.
«Portatevelo, e che la Madonna vi benedica e vi accompagni nel lungo viaggio».
Ricordi, benedizioni, lacrime di addio
Venuta l’ora del riposo, la camera che servì qualche giorno fa per le partenti di Roma, deve bastare
per tutte e nove. Noti vi sono che due letti; ma si mettono due materassi per terra e si accomodano
così come possono, togliendosi solo t’abito e le scarpe. Nessuna dorme: sono le ultime ore da
passare insieme.
Il mattino del 14, mercoledì, don Bosco celebra per tempissimo; poi confessa le missionarie che si
presentano per un’ultima assoluzione e un ultimo ricordo.
Suor Giovanna Borgna, quasi a cacciare indietro le lacrime, appena fuori di chiesa, esce a dire tra il
gruppo silenzioso e raccolto: «Questo mi ha detto il buon Padre: Ricordatevi che andate in America
per far guerra al peccato. E ancora: Direte tre Angele Dei tutti i giorni durante il viaggio tino a
destinazione. Non vi pare una bella penitenza per i miei grossi peccati?».
Fuori ancora piove e tira vento, eppure alle nove e mezzo suore e salesiani si trovano sul
bastimento. Madre Mazzarello visita cabina per cabina, cuccetta per cuccetta, per accertarsi che non
manchi nulla di quanto possa alleviare alle suore i disagi del viaggio. Poi, come se il cuore sentisse
il bisogno di darsi e darsi ancora a quelle figlie, che pensa di non rivedere più, si trattiene con
ciascuna in particolare, parla a tutte insieme, si industria per condurle lei stessa dove si trova don
Bosco, perché ripeta loro qualcuna delle sue parole ispirate e tanto efficaci. Don Bosco sorride,
parla, conforta, mentre don Cagliero tenta di tenerli tutti allegri con la promessa di manipoli di
anime e di un prossimo arrivederci. Ma affine bisogna pur scendere. É stato ripetuto l’ordine - per i
non-viaggiatori - di abbandonare il bastimento: bisogna obbedire.
Salesiani e suore si inginocchiano intorno a don Bosco e il Padre leva la mano a benedire.
Si rimpiange di non poter disporre di una macchina fotografica. Ma si sa anche che si alzerebbe
ancora una volta la voce di don Costamagna a ripetere, come nei giorni della sua partenza da
Mornese, a chi gli proponeva di far fotografare le suore missionarie: «Sì, sì, questo per quando
saremo cinque metri sotto terra!... ».
Gli occhi del Fondatore sono pieni di lacrime, egli si affretta verso la scaletta per asciugarsi, non
visto, il pianto che non può frenare e la mano gli trema tanto che, nel riporre in tasca il fazzoletto, lo
lascia cadere. Allora suor Borgna, rapidissima, glie lo sostituisce con uno di bucato, mentre bacia
devotamente quello bagnato dalle lacrime del Padre: sa che sono lacrime di un santo. Quel
fazzoletto asciugherà poi lacrime in America...
Anche la madre dà il suo ultimo addio: le suore rispondono con un represso grido, «madre,
madre!»; lei é già in fondo alla scala, già mette piede nella barchetta ove le due che l’accompagnano
sono salite e l’aspettano.
Accomodatisi tutti e preso ormai il largo sulle onde agitate, il vento porta via il cappello a don
Bosco: per fortuna madre Emilia, attenta ad ogni movimento del superiore, riesce a ghermirlo
mentre già sfiora l’acqua.
Dal ponte il gruppo commosso saluta: don Bosco rivolge un ultimo lungo sguardo, madre
Mazzarello a stento trattiene il pianto. Don Cagliero vorrebbe dire qualche barzelletta per sollevare
gli animi, ma non può.
«lo voglio amar Maria...»
Ad un certo punto giunge dal mare un’onda sonora: é don Costamagna al pianoforte, che
accompagna il coro delle missionarie: Io voglio amar Maria. Il canto si perde lontano.
Dolce ricordo! Il giorno che don Costamagna la componeva a Mornese, non avendo in casa Carante
lo strumento, si era fermato in sacrestia; e lì provava e ripeteva sull’harmonium, specialmente le
prime note, che non volevano venire: «lo voglio amar Maria»... La casa era così inondata da quel
suono, che in laboratorio non ci si poteva intendere se non alzando la voce. La madre, che
lavorando parlava alle postulanti e novizie, aveva cambiato posto più volte; ma quel ritornello io
voglio amar Maria pareva la perseguitasse ovunque: alla fine, col più caro sorriso e un’espressione
di arguta impazienza, aveva detto: «Andate un po’ a dire al signor direttore che non soltanto lui
vuole amar la Madonna, ma che la vogliamo amare anche noi. E che stia buono!...».
«Padre, io andrò in America?»
II ritorno a Sampierdarena é silenzioso perché, s’intende, il cuore di chi resta é sul bastimento con
chi va.
Saliti tutti sullo stesso tram all’uscita da una breve galleria, don Bosco dice sorridendo: «Come si
capisce che siamo fatti per la luce».
Allora madre Mazzarello, seguendo il proprio pensiero, gli domanda:
- Padre, io andrò in America?
- Voi? Andrete quando vado io!
L’argomento stuzzica i desideri delle due giovani compagne di madre Mazzarello, e madre Emilia,
domanda a sua volta:
- E io, Padre, andrò?
Don Bosco risponde piano qualcosa che sfugge alle altre; c subito madre Enrichetta:
- E io, Padre?
- Voi? Vi manderemo nelle Indie!
«Sì vi salverete e si salveranno...!»
Prima di ripartire, la madre e le due suore vanno a riverire ancora don Bosco; madre Emilia, rimasta
un momento sola col Padre, gli domanda con filiale confidenza: «Mi salverò io?»
Riflettuto un istante, don Bosco risponde: «Sì vi salverete». E dopo un altro istante come di
riflessione, aggiunge: «Non voi sola andrete in Paradiso, ma tutte le Figlie di Maria Ausiliatrice che
moriranno nell’Istituto; e tutti i loro parenti fino alla quarta generazione». E dopo un altro
momento: «E si salveranno pure tutte le educande che morranno nelle nostre case».
Se le missionarie avessero udito questa consolante assicurazione, avrebbero goduto ancor più del
sacrificio che offrivano al Signore; ma lo sapranno, lo sapranno anche loro con le prime lettere che
andranno da Mornese all’America.
Prime notizie di viaggio
Novembre si chiude con buone notizie dei missionari e delle missionarie, in sosta nello stretto di
Gibilterra. Hanno subìto i primi scherzi del mare sconvolto, senza però essere private della
comunione quotidiana: hanno partecipato alla Messa di precetto, celebrata da don Costamagna sotto
coperta, assistita devotamente anche dai passeggeri cattolici del Savoie.
Per la cortesia di certi signori, quasi tutti spagnoli, sono passati alla prima classe verso poppa, dove
sono più libere di ricrearsi e intrattenersi fra loro con la consueta allegria mornesina. Già alcune
buone signore si sono avvicinate a loro, e tutti i giorni - più volte al giorno - possono trattenersi tra i
piccoli, rallegrarli con qualche gioco, occuparli in qualche lavoretto e, soprattutto, catechizzarli.
Quando alla sera si ritirano nel salottino che é lasciato a loro disposizione, e intonano le lodi sacre
di Mornese, specie: Solchiamo un mare infido.... i viaggiatori fanno gruppo al di fuori, per ascoltare
il canto alla Vergine benedetta.
Tra le generali, benevole attenzioni cui sono fatte segno, sentono di avere con sé tutti i cuori lasciati
in patria; allora si rinvigorisce la speranza di un gran bene nella loro «terra promessa»! Quanti saluti
caldi per la madre, le consorelle, i parenti cari!
Quale desiderio di essere ricordate nelle preghiere di tutti e specie del santo Fondatore e Padre don
Bosco.3
3
Dalla lettera di don Costamagna a don Bosco del 19 novembre 1877, cf Bollettino salesiano, gennaio 1878, p. 3
(originale nell’Arch. Centr. Sales.).

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Don bosco annuncia la prima partenza delle missionarie

  • 1. Don Bosco annuncia la prima partenza delle missionarie per l’America L’8 settembre - festa di Maria ss.ma e primo sabato - viene comunicata alla comunità la decisione di don Bosco per una prima partenza delle Figlie di Maria Ausiliatrice per l’America: loro méta sarà l’Uruguay. Alla bella notizia un inno di gioia si innalza da ogni cuore: tutte sono riconoscenti alla Madonna per la scelta che ha voluto fare di così povere figlie da lanciare attraverso l’oceano, a redenzione di tante anime assetate di luce, di bene, di vita eterna. Tanta gioia é però offuscata da un’altra notizia: anche don Costamagna é stato scelto per le missioni d’America! Scrive in proposito egli stesso: «Il signor teologo Cagliero, ottenuta la prima spedizione di suore missionarie, ottenne pure di sloggiare il merlo da Mornese, perché accompagni le suore a Montevideo. Così finisce la dolorosa storia: Isacco s’incammina al monte Moria»! Se ogni suora vorrebbe essere nel numero delle missionarie, con molta ragione vorrebbe essere nel gruppo guidato dal direttore; ma la madre ripete il tratto di lettera che esprime chiaramente il pensiero di don Bosco: «Quelle che desiderano consacrarsi alle missioni straniere, per cooperare con i salesiani alla salvezza delle anime e particolarmente delle fanciulle, facciano la loro domanda per iscritto: poi si sceglierà!». E’ una gara generale per questa domanda e ciascuna si esprimne nei termini più convincenti, sperando di essere tra le prescelte. Col ritorno di don Costamagna a Mornese dopo il Capitolo generale,1 s’intensifica in casa lo studio dello spagnolo; qualcuna si dà pure al francese, perché é ormai prossima la fondazione di Saint Cyr, in Francia; e si lavora a preparare il necessario per le partenti. Intanto é ancora viva, a Mornese, l’eco della nota questione della scuola comunale in cui prestano la loro opera usi salesiano e una suora maestra.2 Qualcuno, che conserva in cuore l’antico risentimento verso don Bosco, sta insinuando ipotesi, e considerazioni piuttosto pessimistiche: fanno così presto a traslocarsi o a morire questi preti e queste monache di don Bosco!... E il Municipio perde della sua autorità cedendo a loro l’insegnamento e lasciando che questo venga impartito nel collegio stesso! «Noi taciamo e preghiamo - dice la madre a chi glie ne fa qualche confidenza. - La Madonna e don Bosco sanno tutto; noi ci fidiamo di loro e restiamo in pace». Le prime missionarie Il giorno 27 settembre si comunica finalmente il nome delle prescelte per l’America: suor Angela Vallese di Lu, direttrice del fortunato drappello; suor Giovanna Borgna, nativa di Buenos Aires, suor Angela Cassulo di Castelletto d’Orba, suor Angela Denegri di Mornese, suor Teresa Gedda di Pecco (Torino), suor Teresina Mazzarello detta Baroni. Le prescelte si interessano subito per ottenere dalle famiglie il relativo permesso, essendo desiderio di don Bosco che i genitori partecipino con piena e cristiana adesione al nuovo e più grande sacrificio dei figli e al loro merito. Partenza di don Costamagna Il 28 don Costamagna, con uno sforzo stragrande, fa la sua conferenza di addio alla comunità, svolgendo i seguenti punti: il mondo sotto i piedi; nel cuore sempre Gesù; nella mente l’eternità. Sia ognuna copia vivente della santa regola; la via più breve per andare in Cielo é l’obbedienza; pregare gli uni per gli altri, per ritrovarci un giorno tutti insieme in Paradiso. Il giorno seguente, sabato 29, parte per Torino, e di là per Caramagna, a salutare la mamma. Più che partenza, la sua é una fuga: il cuore non gli regge di fare e ricevere saluti di addio. Lascia scritto sulle umili pagine di cronaca: «Oggi é il giorno del distacco: il Signore mi dia forza di fare in tutto la sua santa volontà; ed io, dopo aver cantato con Giobbe: Sicut Domino placuit, ita facturn est. Sit nomen Domini benedictum (c. I, vers. 31), faccio il primo passo e dò il mesto addio a questa 1 Allegato n. 19.Allegato n. 18.
  • 2. santa casa, dove per tre anni e più la misericordia di Dio mi volle mettere sotto occhio tanti buoni esempi, di cui non ho approfittato. Addio, dunque! "Io parto per l’America ma no che non t’oblio: vado ma qui rimangasi il cuore...suore, addio! Di là dal vasto oceano pregando il sommo Iddio sempre v’avrò nell’anima scolpite... suore, addio! don Santiago Costamagna!"». Le suore sono in lacrime e fanno per lui preghiere dettate dalla più viva gratitudine. Gara di umiltà per il viaggio a Roma Essendo già fissato il giorno 9 per l’udienza pontificia, i partenti dovranno trovarsi a Roma fin dalla vigilia; le missionarie lasceranno perciò Mornese la sera del 6. É tempo dunque di decidere anche chi le accompagnerà. Non potendo la madre, presa com’é dal suo acuto reumatismo al capo con forti dolori di orecchi, toccherebbe a madre Petronilla; ma questa, che non ha viaggiato mai, cede il posto a madre Emilia Mosca, più atta all’uopo; però a madre Emilia - che andrebbe a Roma volando - fanno pena le missionarie, che verrebbero ad essere affidate solamente a lei. In questa bella gara di umiltà, madre Mazzarello dice risoluta: «Vado io: tocca a me e il Signore ci penserà». E senza ascoltare i consigli dell’umana prudenza si prepara a partire. Funzione di addio Delle sei missionarie partenti solo due si recheranno come rappresentanti a Roma per ricevere la benedizione del Santo Padre: così impongono le condizioni economiche. Siccome suor Angela Vallese e suor Giovanna Borgna non faranno ritorno a Mornese, fermandosi a Genova per l’imbarco, don Lemoyne dispone per una funzione di addio, come si fa a Torino per i salesiani. Perciò al pomeriggio del martedì 6 la chiesina é stipata di parenti e di amici. Si cantano i vespri, come nelle grandi solennità; seguono ispirate parole di saluto e d’incoraggiamento che il buon direttore rivolge a quelle che vanno e a quelle che restano, a tutte raccomandando di pregare a vicenda, per conservare lo spirito di unione e di carità. Dopo la benedizione col SS. Sacramento il canto, in coro, delle preghiere per i viaggiatori. Al termine la madre si alza e va verso l’uscita: le suore la seguono, mentre lasciano libero sfogo alle lacrime finora represse. Tutti piangono e fanno ressa, per dire una parola ancora alle figlie, alle sorelle, alle maestre, alle amiche. Le missionarie sono tanto serene nel sacrificio dei più cari affetti che i genitori, pur piangendo, le benedicono e ringraziano Dio di aver concesso loro un tanto dono. La madre e le due missionarie da Mornese a Roma Verso sera la madre e le due missionarie lasciano Mornese per recarsi a Sampierdarena ed unirsi ai salesiani diretti a Roma. Passano la notte presso le buone donne che hanno la cura della guardaroba e cucina di quell’ospizio, dove sono ricevute a festa e servite di tutto punto. Che gioia per suor Vallese trovarvi anche don Cagliero, che non aveva ancora visto, dopo il ritorno dall’America! A cena, mentre si prendono gli ultimi accordi per il viaggio, madre Mazzarello dice a don Cagliero: «Signor direttore, non le pare che andando io a Roma, farò perdere di stima all’Istituto? Il Santo Padre crederà di vedere, nella superiora generale, una suora istruita, educata, e invece non avrà innanzi che una povera ignorante».
  • 3. Don Cagliero fa un sorriso dei suoi e anima la madre ad andarvi ugualmente. Poi rivolto alle due suore e agli altri presenti, compresi don Costamagna e don Paolo Albera direttore della casa, dice sottovoce: «Impariamo la lezione». L’indomani si parte per Roma, in compagnia di don Giovanni Cagliero. A Roma Giunti a Roma, si trova buona ospitalità presso l’ospizio dei pellegrini, in appartamenti separati per i salesiani e per le suore; non trovano però nulla da mangiare perché l’ospizio offre una sola refezione alle due del pomeriggio. Come fare? I salesiani hanno più fame che appetito; le suore non dicono nulla, ma... Madre Mazzarello allora, non timorosa del buio, né delle novità di Roma, prende con sé suor Borgna e, come se fosse a Mornese, va nei negozi più vicini a provvedersi di frutta, di pane e formaggio per tutti. Il mattino seguente - venerdì 9 - levatesi presto, ben riposate, le suore ascoltano più Messe nella cappella dell’ospizio, quindi un po’ di colazione, e via per visitare la Basilica di san Pietro, prima di salire le scale del Vaticano per l’udienza pontificia. Verso le ore dodici sono tutti in attesa del Santo Padre. Preceduto da un movimento di gendarmi, guardie pontificie e prelati, ecco il Papa, recato in sedia gestatoria. Il suo volto reca le tracce della sofferenza, per la salute notevolmente scossa. Prendendo lo spunto dalla dedicazione dell’Arcibasilica lateranense, ricorrenza del giorno, il Santo Padre dice della bontà della Chiesa verso i suoi figli obbedienti, e della divina severità verso i figli ribelli che non vogliono riconoscerla per madre. Parla a lungo di don Bosco e della grazia grande di essere figli e figlie di tanto padre. Mostra la sua compiacenza e anche la sua meraviglia nel sentire che tutto lo stuolo prostrato al suo piede chiede la benedizione papale per avviarsi poi alle missioni di America, e domanda a don Cagliero: «Dove prende don Bosco tutta questa gente?». - Santità, glie la manda la divina Provvidenza. Il Papa giunge le mani, guarda al cielo ed esclama: «Oh, divina Provvidenza!». A questo punto madre Mazzarello, commossa ed umile, dice pianissimo, senza togliere lo sguardo dalla venerata figura di Pio IX: «O Signore, benedite il vostro Vicario!». Don Cagliero presenta quindi la superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice; il Santo Padre si congratula con lei e con le suore; aggiunge con tenerezza che esse son fortunate e benedette dal Signore, perché figlie di don Bosco; che anch’esse avranno un vasto campo di lavoro evangelico e che, da vere madri sollecite e amorose, faranno del gran bene, preservando dal male tante fanciulle trascurate dai genitori; e nelle missioni salveranno tante povere selvagge insegnando loro a conoscere Dio, ad amarlo e servirlo in terra, per raggiungerlo in cielo. Termina benedicendo: «La nostra Apostolica Benedizione, o miei buoni figliuoli e mie buone figlie, scenda sopra di voi, sui vostri genitori e parenti, sui vostri confratelli e consorelle, perché si estenda la gloria di Dio, il bene della Chiesa e la salvezza delle anime. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!». Il Papa ammette quindi i presenti al bacio del sacro anello. Alle due missionarie lascia come ricordo di essere come le grandi conche delle fontane, che ricevono l’acqua e la riversano a pro di tutti: conche cioé di virtù e di sapere, a vantaggio dei loro simili. E poste le due mani sul capo di ognuna, aggiunge paternamente: «Che Dio vi benedica, affinché possiate fare tanto e tanto bene!». Le missionarie sono commosse e meravigliate. La madre non parla: tutta la sua anima é raccolta negli occhi; e anche nell’uscire, interrogata insistentemente dalle suore sull’impressione ricevuta, dice soltanto la sua ammirazione per la grande bontà del Papa. Poi, in fretta, ci si avvia all’ospizio per il pranzo. Le attende la vettura messa a loro disposizione da un cooperatore per le visite a Roma, accompagnate dal confratello Musso, maestro calzolaio e neo- missionario.
  • 4. Nel pomeriggio vanno tutti insieme alle catacombe di san Callisto. Benché a Roma il clima sia ordinariamente piuttosto temperato, il fresco si fa sentire anche troppo; e la povera madre, che i reumatismi non lasciano in pace un momento, si é ravvolta la testa con lo scialle. Nel visitare le catacombe, però, si accorge che il chierico salesiano Carlo Pane trema di freddo per un attacco della febbre malarica che lo affligge da mesi; si leva allora lo scialle e senz’altro lo porge al chierico pregandolo di volersene servire, per evitare un malanno maggiore. Il povero febbricitante si schermisce un po’; ma poi é costretto ad accettare per le insistenze della madre e per il bisogno di caldo. Lo scialle cambia, dunque, padrone: e le suore guardano con pena la madre sofferente. Questa sorride alle figlie, leva dalla tasca un fazzolettone di seta nero a righe viola e si copre il povero capo malato, né se lo toglie quando escono per Roma. Tornate all’ospizio sull’imbrunire; la madre pensa che salesiani e suore prenderebbero volentieri uno spuntino. Nuovamente va con suor Borgna a far compere, provvedendo anche per la colazione. Così le belle strade prossime all’ospizio vedono una superiora generale col capo coperto dal fazzoletto nero e viola, carica di pane e di frutta. A sé non bada; tutte le premure ed attenzioni sono per gli altri. Meno male che all’ospizio non mancano guanciali a dare un certo benessere al suo povero capo malato: a Mornese non dispone di tanto! Quando l’assale il reumatismo e le orecchie la fanno tanto soffrire, si accontenta di uno sgabellino di legno per tenere sollevata la testa dolorante. Se poi qualcuna le va a cercare qualcosa di meno duro, é subito pronta a dire; «No, questo é sufficiente per me; noi siamo poverette!». I giorni che rimangono sono spesi nelle visite alle Basiliche e ai monumenti di Roma cristiana. Hanno perfino la fortuna di assistere, a san Giovanni in Laterano, alla consacrazione di alcuni vescovi e di ascoltare una Messa in canto gregoriano. La madre da tutto sa trarre motivi di filiale devozione per il Papa, di venerazione profonda per i santi apostoli e martiri, che proprio a Roma confessarono Gesù Cristo, versando il proprio sangue per la fede; e di fronte a tanti tesori di arte e di religione esclama spesso: «Come sarà bello il Paradiso!». Attesa e arrivo a Sampierdarena La sera del 12 si riparte in treno per Genova e il giorno 13 si giunge a Sampierdarena. Non trovandovi le altre venute da Mornese, la madre teme qualche sventura. Ma queste giungono finalmente, accompagnate da madre Emilia Mosca, e da madre Enrichetta Sorbone. - Perché così tardi?... «Saremmo venute ieri sera se, fin dall’alba, non ce lo avesse impedito, dapprima una nebbia fitta fitta che non lasciava vedere alla distanza di pochi metri, e poi una pioggia così dirotta e continua da allagare tutte le strade; infine un vento così terribile da far inutili tutte le nostre insistenze. Madre Petronilla e il direttore non hanno voluto che ci muovessimo. Allora, poiché il tempo stringeva, si é tentato di avere una carrozza per arrivare almeno ad Ovada, pernottare e ripartire stamani presto. Ma nessuno si é mosso con quel tempo, per nessun prezzo; ci dicevano tutti che era andare incontro alla morte. Eppure bisognava partire, almeno nella notte. Madre economa che fa? Si fa imprestare un carro coi buoi e lo fa andare sotto il portico; poi, con grosse verghe legate ben bene insieme e collocate ad arco sul carro, forma una specie di padiglione cucendo sugli archi delle buone coperte imbottite. le quali cadendo poi di qua e di là venivano a dare una vettura di nuovo conio, ma comoda e solida, con sedie e paglia per sedili. Metterci in viaggio senza provarla, no; e allora alcune di noi entrano nella nuova arca di Noé; altre si armano di lanterne e, cantando lodi alla Madonna, circondano il carro in esperimento. Bella ricreazione che, data la sera eccezionale, durò fino alle 10 e mezza. Poi preghiere e a riposo tutte: anche noi, per un poco. La pioggia durava ininterrotta e il direttore non sapeva cosa decidere. Quel carro era un troppo debole riparo a tanta rovina di cielo; le acque scroscianti potevano facilmente sollevarlo da terra e sbalzarlo chissà dove; nella migliore delle ipotesi il passo troppo lento dei buoi ci avrebbe fatto probabilmente perdere il treno.
  • 5. Giunge allora il segretario Traverso che, saputo il nostro imbarazzo, si offre di portare all’alba, sul suo carrozzino, la suora più debole che non resisterebbe a camminare. Era già qualcosa! A mezzanotte ci leviamo e andiamo in cappella a pregare e a fare la santa comunione. Non v’é tempo da perdere. Piove sempre, ma non più con la violenza di prima; salutata in silenzio la nostra bella casa e Mornese, e ricevuta ancora una benedizione dal direttore, accendiamo le lanterne e ci avviamo. Un bravo cooperatore salesiano ci viene incontro e ci dice: "Sono qui per accompagnarle. Non temano; e anche lei signor direttore, stia tranquillo: sono pratico delle strade c ce la caveremo senza pericoli". Siamo partite con quel nuovo arcangelo san Raffaele, davvero pratico e sicuro, e all’alba siamo state raggiunte dalla carrozzella. Ora eccoci qua. Ma come sono buoni i cooperatori salesiani! Lo dica, madre, a don Bosco che ci hanno cavato d’imbroglio loro anche per i passaporti, e non hanno risparmiato passi né per Novi, né per Genova!». Nell’ospizio sono tutti indaffarati per i missionari e per l’arrivo di don Bosco; ed anche le suore si affaccendano per preparare e imballare quanto potrà occorrere per la celebrazione della santa Messa sul bastimento. Anche l’immagine dell’Ausiliatrice con le missionarie Prima che don Costamagna se ne andasse da Mornese, era scomparso dalla cappella del collegio il quadro di Maria Ausiliatrice, quello che don Pestarino stesso si era fatto regalare e benedire da don Bosco per la sua cara chiesina. Era una delle prime e poche riproduzioni della Madonna di Valdocco, la prima immagine che aveva rappresentato alle «Figlie» la divina ispiratrice dell’opera salesiana. Da tutte si era pensato che il direttore lo avesse portato in casa Carante per consolarsi dinanzi all’Ausiliatrice della pena cagionatagli dalla partenza; e si attendeva una pronta restituzione. Invece don Costamagna ora lo consegna a suor Teresa Mazzarello, con l’ingiunzione di non cederlo a nessuno, di custodirglielo fino all’arrivo in terra americana, perché egli intende portarlo alla sua nuova destinazione e conservarlo a ricordo di Mornese. Chi glie lo sa impedire? D’altra parte anche le missionarie ne godono, e custodiscono il quadro come un prezioso deposito, quasi un talismano. Poco dopo, mentre sono tutte intorno alle superiore per questi ultimi momenti di addio, si presenta don Cagliero con un altro bel dipinto su tela: Maria Ausiliatrice, che tiene tra le braccia un grazioso Bambino sorridente. «L’ho rubato nella sacrestia di Valdocco - dice scherzosamente - l’ho rubato per voi. Fu dipinto da un signore che soffriva mal di occhi e stava per diventare cieco. Ricorse a don Bosco il quale, dopo avergli guidato un momentino il pennello sulla tela, lo benedisse. Da allora il malato si trovò perfettamente sano e ci ha regalato questa Madonna così bella». É dunque un quadro miracoloso: dà gioia al solo vederlo! Don Bosco lo ha ribenedetto e lo manda alle missionarie. «Portatevelo, e che la Madonna vi benedica e vi accompagni nel lungo viaggio». Ricordi, benedizioni, lacrime di addio Venuta l’ora del riposo, la camera che servì qualche giorno fa per le partenti di Roma, deve bastare per tutte e nove. Noti vi sono che due letti; ma si mettono due materassi per terra e si accomodano così come possono, togliendosi solo t’abito e le scarpe. Nessuna dorme: sono le ultime ore da passare insieme. Il mattino del 14, mercoledì, don Bosco celebra per tempissimo; poi confessa le missionarie che si presentano per un’ultima assoluzione e un ultimo ricordo. Suor Giovanna Borgna, quasi a cacciare indietro le lacrime, appena fuori di chiesa, esce a dire tra il gruppo silenzioso e raccolto: «Questo mi ha detto il buon Padre: Ricordatevi che andate in America per far guerra al peccato. E ancora: Direte tre Angele Dei tutti i giorni durante il viaggio tino a destinazione. Non vi pare una bella penitenza per i miei grossi peccati?».
  • 6. Fuori ancora piove e tira vento, eppure alle nove e mezzo suore e salesiani si trovano sul bastimento. Madre Mazzarello visita cabina per cabina, cuccetta per cuccetta, per accertarsi che non manchi nulla di quanto possa alleviare alle suore i disagi del viaggio. Poi, come se il cuore sentisse il bisogno di darsi e darsi ancora a quelle figlie, che pensa di non rivedere più, si trattiene con ciascuna in particolare, parla a tutte insieme, si industria per condurle lei stessa dove si trova don Bosco, perché ripeta loro qualcuna delle sue parole ispirate e tanto efficaci. Don Bosco sorride, parla, conforta, mentre don Cagliero tenta di tenerli tutti allegri con la promessa di manipoli di anime e di un prossimo arrivederci. Ma affine bisogna pur scendere. É stato ripetuto l’ordine - per i non-viaggiatori - di abbandonare il bastimento: bisogna obbedire. Salesiani e suore si inginocchiano intorno a don Bosco e il Padre leva la mano a benedire. Si rimpiange di non poter disporre di una macchina fotografica. Ma si sa anche che si alzerebbe ancora una volta la voce di don Costamagna a ripetere, come nei giorni della sua partenza da Mornese, a chi gli proponeva di far fotografare le suore missionarie: «Sì, sì, questo per quando saremo cinque metri sotto terra!... ». Gli occhi del Fondatore sono pieni di lacrime, egli si affretta verso la scaletta per asciugarsi, non visto, il pianto che non può frenare e la mano gli trema tanto che, nel riporre in tasca il fazzoletto, lo lascia cadere. Allora suor Borgna, rapidissima, glie lo sostituisce con uno di bucato, mentre bacia devotamente quello bagnato dalle lacrime del Padre: sa che sono lacrime di un santo. Quel fazzoletto asciugherà poi lacrime in America... Anche la madre dà il suo ultimo addio: le suore rispondono con un represso grido, «madre, madre!»; lei é già in fondo alla scala, già mette piede nella barchetta ove le due che l’accompagnano sono salite e l’aspettano. Accomodatisi tutti e preso ormai il largo sulle onde agitate, il vento porta via il cappello a don Bosco: per fortuna madre Emilia, attenta ad ogni movimento del superiore, riesce a ghermirlo mentre già sfiora l’acqua. Dal ponte il gruppo commosso saluta: don Bosco rivolge un ultimo lungo sguardo, madre Mazzarello a stento trattiene il pianto. Don Cagliero vorrebbe dire qualche barzelletta per sollevare gli animi, ma non può. «lo voglio amar Maria...» Ad un certo punto giunge dal mare un’onda sonora: é don Costamagna al pianoforte, che accompagna il coro delle missionarie: Io voglio amar Maria. Il canto si perde lontano. Dolce ricordo! Il giorno che don Costamagna la componeva a Mornese, non avendo in casa Carante lo strumento, si era fermato in sacrestia; e lì provava e ripeteva sull’harmonium, specialmente le prime note, che non volevano venire: «lo voglio amar Maria»... La casa era così inondata da quel suono, che in laboratorio non ci si poteva intendere se non alzando la voce. La madre, che lavorando parlava alle postulanti e novizie, aveva cambiato posto più volte; ma quel ritornello io voglio amar Maria pareva la perseguitasse ovunque: alla fine, col più caro sorriso e un’espressione di arguta impazienza, aveva detto: «Andate un po’ a dire al signor direttore che non soltanto lui vuole amar la Madonna, ma che la vogliamo amare anche noi. E che stia buono!...». «Padre, io andrò in America?» II ritorno a Sampierdarena é silenzioso perché, s’intende, il cuore di chi resta é sul bastimento con chi va. Saliti tutti sullo stesso tram all’uscita da una breve galleria, don Bosco dice sorridendo: «Come si capisce che siamo fatti per la luce». Allora madre Mazzarello, seguendo il proprio pensiero, gli domanda: - Padre, io andrò in America? - Voi? Andrete quando vado io! L’argomento stuzzica i desideri delle due giovani compagne di madre Mazzarello, e madre Emilia, domanda a sua volta: - E io, Padre, andrò?
  • 7. Don Bosco risponde piano qualcosa che sfugge alle altre; c subito madre Enrichetta: - E io, Padre? - Voi? Vi manderemo nelle Indie! «Sì vi salverete e si salveranno...!» Prima di ripartire, la madre e le due suore vanno a riverire ancora don Bosco; madre Emilia, rimasta un momento sola col Padre, gli domanda con filiale confidenza: «Mi salverò io?» Riflettuto un istante, don Bosco risponde: «Sì vi salverete». E dopo un altro istante come di riflessione, aggiunge: «Non voi sola andrete in Paradiso, ma tutte le Figlie di Maria Ausiliatrice che moriranno nell’Istituto; e tutti i loro parenti fino alla quarta generazione». E dopo un altro momento: «E si salveranno pure tutte le educande che morranno nelle nostre case». Se le missionarie avessero udito questa consolante assicurazione, avrebbero goduto ancor più del sacrificio che offrivano al Signore; ma lo sapranno, lo sapranno anche loro con le prime lettere che andranno da Mornese all’America. Prime notizie di viaggio Novembre si chiude con buone notizie dei missionari e delle missionarie, in sosta nello stretto di Gibilterra. Hanno subìto i primi scherzi del mare sconvolto, senza però essere private della comunione quotidiana: hanno partecipato alla Messa di precetto, celebrata da don Costamagna sotto coperta, assistita devotamente anche dai passeggeri cattolici del Savoie. Per la cortesia di certi signori, quasi tutti spagnoli, sono passati alla prima classe verso poppa, dove sono più libere di ricrearsi e intrattenersi fra loro con la consueta allegria mornesina. Già alcune buone signore si sono avvicinate a loro, e tutti i giorni - più volte al giorno - possono trattenersi tra i piccoli, rallegrarli con qualche gioco, occuparli in qualche lavoretto e, soprattutto, catechizzarli. Quando alla sera si ritirano nel salottino che é lasciato a loro disposizione, e intonano le lodi sacre di Mornese, specie: Solchiamo un mare infido.... i viaggiatori fanno gruppo al di fuori, per ascoltare il canto alla Vergine benedetta. Tra le generali, benevole attenzioni cui sono fatte segno, sentono di avere con sé tutti i cuori lasciati in patria; allora si rinvigorisce la speranza di un gran bene nella loro «terra promessa»! Quanti saluti caldi per la madre, le consorelle, i parenti cari! Quale desiderio di essere ricordate nelle preghiere di tutti e specie del santo Fondatore e Padre don Bosco.3 3 Dalla lettera di don Costamagna a don Bosco del 19 novembre 1877, cf Bollettino salesiano, gennaio 1878, p. 3 (originale nell’Arch. Centr. Sales.).