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CORSO DI AGGIORNAMENTO
L’EVOLUZIONE GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA
Dott.ssa Gabriella Trevisi
LINGUAGGIO GRAFICO-PITTORICO E FUNZIONI PSICO-FISICHE
LA NATURA DELL’ATTIVITÀ GRAFICO PITTORICA È DATA DAL RISULTATO DI UN
INSIEME DI FUNZIONI PDICO-FISICHE:
- Motricità: movimenti dell’avambraccio e del braccio; articolazione della spalla-gomito-polso-
falangi; impugnatura del mezzo grafico;
- Percezione: meccanismi percettivi; coordinazione visuo-motoria;
- Capacità cognitive: ricezione di un messaggio; elaborazione di una risposta; codificazione
comunicativa; creatività; capacità di ristrutturazione del “medium” linguistico;
- Sfera emotiva-affettiva: influsso della motivazione; connotazione emotivo-affettiva dei messaggi
ricevuti; proiezione nel linguaggio delle proprie esperienze.
ALTRE FUNZIONI CHE INTERVENGONO NELL’ATTIVITÀ GRAFICO-PITTORICA:
- Capacità percettiva: in relazione a quanto percepito e scoperto nel proprio ambiente;
- Campo emotivo: sotto la spinta del bisogno di espressione;
- Un messaggio: la persona elabora una comunicazione;
- Capacità cognitive di tipo convergente: assumendo le modalità di codificazione apprese
nell’ambiente;
- Creatività, funzione cognitiva divergente: operare modificazioni personali;
- Funzioni motorie-percettive: estrinseca queste funzioni usando ironicamente delle tracce grafiche
SCHEMA RIASSUNTIVO: SVILUPPO DEL GRAFISMO
LUQUET: il disegno è quella rappresentazione grafica che implica intenzionalità.
1. SCARABOCCHIO
2. REALISMO FORTUITO (2-3 anni)
La rassomiglianza del disegno con la realtà è raggiunta per caso. Il bambino inizia ad osservare le
proprie produzioni grafiche cercandovi le analogie con qualche cosa effettivamente esistente. La
rassomiglianza non è prodotta intenzionalmente, ma scoperta solo a posteriori; una volta fatta la
scoperta però il bambino comincia a fare delle aggiunte, questa volta consapevolmente.
3. REALISMO MANCATO (3-5 anni)
In questa fase il bambino decide quale oggetto rappresentare PRIMA di cominciare il disegno
(intenzionalità rappresentativa). Il bambino riformula le proprie intenzioni man mano che il disegno
procede (es.: “volevo fare una barca e mi è venuto..”)
4. REALISMO INTELLETTUALE (5-8 anni)
Il bambino disegna non solo quello che vede, ma anche ciò che conosce o ritiene importante
anche se questo comporta il non rispetto delle regole prospettiche (trasparenza e
ribaltamento)
TRASPARENZA: si ritrova quando il bambino vuole mostrare simultaneamente quello che è
esteriore e visibile a quello che è invece inferiore e nascosto. Es.: la casa con i mobili dentro; i
pantaloni ma si vedono le gambe; ecc…
EFFETTO RIBALTAMENTO: es. il viale con gli alberi tutti distesi, ecc.
5. REALISMO VISIVO (8 anni in poi)
Disegno reale, è quello che assomiglia di più ad una “foto”.
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CORSO DI AGGIORNAMENTO
L’EVOLUZIONE GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA
Dott.ssa Gabriella Trevisi
Domanda: che cosa è uno scarabocchio?
 SCARABOCCHIO: forma spontanea di piacere motorio e visivo senza che sia presente alcuna
INTENZIONALITÀ RAPPRESENTANTIVA (il bambino non vuole disegnare una “cosa” e tutto il
corpo partecipa a questa attività grafica). Questa attività inizia verso i 18 mesi e in genere li fanno
“tondeggianti guardandosi in giro”.
 Verso i 2 ANNI inizia il controllo visivo, il bambino guarda quello che sta facendo con la penna
e allora si vede che il bambino cerca di riempire una parte particolare del foglio.
 Il disegno rappresenta uno STRUMENTO di indagine di fondamentale importanza: l’attività
grafo-espressiva costituisce un mezzo di espressione immediato e compatibile al bambino che,
attraverso di esso, ELABORA E RAPPRESENTA, come nel gioco, le proprie esigenze affettive e le
modalità di rapporto con il mondo circostante.
 Dopo di 5 anni l’attività grafica assume una esplicita finalità NARRATIVA e
RAPPRESENTATIVA in quanto la motivazione cosciente che spinge il bambino a disegnare, è data
dal desiderio di raccontare e comunicare le esperienze vissute.
EVOLUZIONE DELLO SCHEMA UMANO
 Fra i 3 e i 4 anni il bambino scopre di poter rappresentare la figura umana. È costituita da una
forma più o meno circolare che contiene elementi del volto mentre al suo esterno troviamo attaccati
gli arti.
 Alcuni bambini superano questa fase nell’arco di pochi giorni, altri la conservano e la esercitano
per molti mesi.
 I bambini che disegnano l’omino testone hanno mostrato come le loro idee sullo schema
corporeo siano giuste, mentre la loro capacità di progettazione è insufficiente.
 Difatti i bambini ricordano e rappresentano correttamente il primo elemento “la testa” e l’ultimo
“le gambe” dimenticandosi della parte intermedia.
 Se vengono fornite loro delle sagome o se gli si ricorda quali sono gli elementi da disegnare si
favoriscono l’emergere delle conoscenze infantili sullo schema corporeo.
EVOLUZIONE DEGLI SCARABOCCHI
• Il momento della comparsa dell’attività grafica varia da bambino a bambino: per alcuni coincide con
gli ultimi mesi del secondo anno; per altri emerge durante l’arco del terzo anno;
• La differenziazione temporale della genesi grafico-iconica è direttamente connessa al ritmo
individuale di maturazione psico-fisica;
LO SCARABOCCHIO MOTORIO
• I primi segni tracciati sulla carta non denotano particolari forme e non seguono direzioni preordinate;
• I primi grafismi sono il risultato di una attività puramente motoria e non hanno, al suo origine,
alcuna funzione figurativa;
• Il bambino non tarda a accorgersi dei segni che traccia ma trascorrerà abbastanza tempo prima che si
curi di dargli un nome.
LO SCARABOCCHIO COORDINATO
• Verso i tre anni e mezzo le linee assumono la forma di ricciolo ed emerge una varietà cromatica;
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CORSO DI AGGIORNAMENTO
L’EVOLUZIONE GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA
Dott.ssa Gabriella Trevisi
• Le tracce grafiche dipendono dalla dinamica del polso e della mano;
• Il tipo di impugnatura non è naturale ed il bambino di stanca tornando ad eseguire segni grafici della
fase precedente;
• Si assiste poi ad una finalizzazione dei movimenti grafici. L’occhio non osserva solo ciò che traccia
ma la mano va verso nuovi spazi sul foglio;
• A 3 anni e 7 mesi compare il “controllo di partenza” nel quale la mano va verso tracciati già
effettuati in precedenza;
• A 3 anni e 8 mesi compare il “controllo doppio” dove la partenza e la fine del tracciato sono presi in
considerazione e questo permette la costruzione di figure chiuse. A volte lo scarabocchio appare
come azione di copertura dove il bambino distrugge la propria opera grafica ricoprendola con altri
segni.
LO SVILUPPO DELL’USO DEL COLORE
• Nel corso dello sviluppo pittorico si modifica anche l’utilizzo del colore (Lowenfeld e Brittain
1960);
• Tra i 18 mesi ed i 3 anni i colori non hanno una grossa rilevanza;
• IN QUESTA FASE AVERE A DISPOSIZIONE Più COLORI POTREBBE COSTITUIRE SOLO
UNA DISTRAZIONE IN QUANTO IL BAMBINO POTREBBE SMETTERE DI DISEGNARE
PER MANIPOLARE ED ESPLORARE LE MATITE COLORATE
• INTORNO AI 4 A I 7 ANNI:
- tra la scuola materna e quella elementare la scelta dei colori è guidata da preferenze personali,
esempio un bambino può disegnare il cielo verde perché questo è il suo colore preferito;
• INTORNO AI 7 E I 9 ANNI:
- il bambino scopre il legame tra colori e oggetti e questo lo porta a creare uno “schema individuale di
colore”;
• PREADOLESCENZA:
- il colore non è usato rigidamente ma in modo da rendere le sfumature esistenti in natura, esempio
diversi toni di verde della chioma di un albero.
I “FERRI DEL MESTIERE”
• Gli strumenti utilizzati per disegnare cambiano nel corso dello sviluppo (Lowenfeld e Brittain 1960);
• Quanto più il bambino è piccolo, tanto più la sua possibilità di scelta tra strumenti diversi dovrebbe
essere limitata per non spostare l’attenzione dal disegno all’esplorazione del materiale;
• È consigliabile EVITARE il “riciclo” di fogli prestampati; riviste patinate; superfici ruvide che
possono ostacolare la traccia pittorica.
CARATTERISTICHE DEGLI STRUMENTI PIÙ COMUNI:
 Penne a sfera: rappresenta il primo oggetto usato dai più piccoli;
 Acquarelli: consentono di sperimentare la gamma dei colori ma sono sconsigliati all’esordio
dell’attività pittorica;
 Carboncino e gessetti: adatti per i preadolescenti che usano la tecnica a “schizzo”;
 Colori a tempera: la pittura con le dita in bambini molto piccoli può costituire un interesse tattile e
perché consentono di riprodurre diverse sfumature;
 Matite (colorate e non): sconsigliate ai più piccoli perché la pressione fa spezzare le punte; adatte a
partire dai 7-8 anni;
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CORSO DI AGGIORNAMENTO
L’EVOLUZIONE GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA
Dott.ssa Gabriella Trevisi
 Pennarelli a punta grossa: sono adatti per i più piccoli in quanto permettono di tracciare linee
marcate;
 Pennarelli a punta fine: delicati da usare, la punta può rientrare o spezzarsi;
 Pastelli a cera: delicati da maneggiare; si spezzano; tracciano linee piuttosto grosse.
REALIZZARE UN DISEGNO
LO SCARABOCCHIO (DA 1 A 3 ANNI)
A. PRINCIPI CHE GUIDANO L’ESECUZIONE DI UN DISEGNO
- Nella progressione della coordinazione dei movimenti distinguiamo alcuni livelli principali:
Livello motorio (fin verso i 20 mesi): i tracciati sul foglio sono omolaterali; tendono ad essere centrifughi; le
linee curve possono essere a direzione positiva o negativa;
Livello percettivo (dai 20 ai 30 mesi): si distingue una prima fase nella quale il bambino adatta il suo gesto
manuale alla spazio grafico ed una seconda fase dove passa dalla padronanza del gesto al controllo del
tracciato;
Livello della rappresentazione (dai 30 ai 48 mesi): è il momento nel quale il bambino accompagna il disegno
con descrizioni ad alta voce. Gli elementi di questo passaggio sono quattro:
1. la forma: permette di distinguere una retta da un cerchio;
2. la proporzione: un oggetto è più o meno grande di un altro;
3. il numero: che favorisce la descrizione di popolazioni di cose o di persone;
4. lo spazio grafico: il foglio-ambiente entro il quale bisogna stare.
B. CHE COSA BISOGNA OSSERVARE?
Quando un bambino disegna invia molti messaggi. È bene osservare l’impugnatura con la quale il bambino
tiene la penna, lo spazio occupato, il punto di partenza sul foglio dove inizia a disegnare, il tratto lasciato
sulla carta, la pressione e la forma che lo scarabocchio assume. In dettaglio:
- IMPUGNATURA
Occorre valutare se l’impugnatura è sciolta o costretta.
- SPAZIO
Molto pieno indica confidenza, espansione, estroversione, voglia di crescere. Poco pieno mette in evidenza il
timore, l’introversione, la timidezza, l’inibizione.
- PUNTO DI PARTENZA
Normalmente il bambino tende a partire dal centro del foglio, in sintonia col suo modo di percepirsi al centro
del mondo.
- TRATTO
Può presentarsi sicuro o invece tremolante e incerto.
- PRESSIONE
Il gesto grafico può essere leggero o marcato.
- FORMA
Il cerchio, l’angolo, le linee spezzate e i puntini sono tutte espressioni di un modo di porsi nel mondo, di
percepirsi e di espandersi.
C. PERCHÉ SI DISEGNA?
Come tutte le attività umane, anche quella pittorica è sostenuta da alcune motivazioni che variano a seconda
dell’età del disegnatore e dell’incidenza di altri fattori.
Alcune motivazioni:
- i bambini disegnano perché scaricano un surplus di energia fisica o emotiva;
- altre volte disegnano per passare il tempo;
4
CORSO DI AGGIORNAMENTO
L’EVOLUZIONE GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA
Dott.ssa Gabriella Trevisi
- alcuni bambini sembrano voler sperimentare e perfezionare abilità necessarie per diventare
adulti;
- i bambini disegnano anche per controllare sempre meglio le forme realizzate e le modalità
per produrle;
- la soddisfazione di comunicare sembra un’altra motivazione per la produzione pittorica;
- per altri “disegnatori” sembra invece prevalere il piacere visivo che nasce dall’osservazione
di quanto disegnato.
La motivazione ha un’influenza determinante sul disegno:
- motivazione intrinseca: il bambino disegna per il proprio piacere, per realizzarsi, per
curiosità, per esprimersi, per comunicare qualcosa di sé agli altri;
- motivazione estrinseca: quelle che spingono ad affrontare un compito per ottenere qualcosa
che prescinde dallo svolgimento del compito stesso. Ad esempio: ottenere l’approvazione
degli adulti o dei coetanei.
IL DISEGNO, L’ABILITÀ COGNITIVA E LA VALUTAZIONE EMOTIVA AFFETTIVA
Il disegno è uno strumento per esprimere emozioni, motivazioni, affetti e sentimenti.
È possibile individuare alcuni elementi nel processo pittorico:
• Calma e serenità interiore: il bambino esegue il disegno rimanendo seduto, senza compiere
movimenti eccessivi, in silenzio, senza interruzioni di rilievo. La mimica facciale è distesa, la
concentrazione è buona, l’esecuzione del disegno è fluida, il tempo è adeguato;
• Ansia: durante l’attività il bambino parla in modo eccessivo, pone domande, rinvia l’esecuzione del
disegno. In alcuni casi il bambino è rigido, scarsa concentrazione, valorizzazione del disegno
realizzato;
• Aggressività: può essere manifestata o nascosta, diretta verso di sé ma anche verso l’ambiente
esterno.
Altri requisiti identificabili nel prodotto pittorico:
• Grafici: riguardano la qualità del tratto, delle linee, pressione, cancellature, ombreggiature;
• Formali: collocazione nel foglio, movimento, dettagli, tempo di esecuzione, ecc…
• Contenuto: comportano una valutazione sintetica o analitica.
GIOCO E DISEGNO
TIPO DI GIOCO
a) GIOCHI DI ESERCIZIO O FUNZIONALI O SENSOMOTORIO;
Giochi sensomotori: consistono in movimenti e nella percezione dei loro risultati; si configurano nel
movimento puro e nella ripetizione del movimento senza finalità e scopo apparente;
Funzione: scoperta del proprio corpo, scoperta delle proprietà materiale e funzionali degli oggetti;
consolidare le scoperte fatte attraverso l’esplorazione.
b) GIOCHI SIMBOLICI;
Giochi simbolici o di finzione: gioco nel quale un oggetto, un’azione o il corpo stesso del bambino viene
utilizzato come simbolo, ossia come qualcosa che sta al posto di un’altra;
Funzione: conquista dell’ambiente; alimentare e sviluppare la capacità di immaginazione.
5
CORSO DI AGGIORNAMENTO
L’EVOLUZIONE GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA
Dott.ssa Gabriella Trevisi
c) GIOCHI CON REGOLE;
Giochi con regole: sono caratterizzati dal carattere competitivo e dal fatto che il comportamento dei
partecipanti è stabilito dalla presenza di regole;
secondo Piaget l’apprendimento dei giochi con regole è importante per lo sviluppo del giudizio morale.
STADI DELLO SVILUPPO DEL GIOCO CON REGOLE
Piaget ha individuato gli stadi dello sviluppo del gioco con regole:
1. Assenza di regole (2-3 anni);
2. Uniformità di comportamento (3-5 anni): i bambini cercano di uniformarsi agli altri, ma senza
comprendere lo scopo delle regole;
3. Cooperazione incipiente (7-8 anni): la presa di coscienza della competizione si fa strada durante la
scuola elementare. I bambini capiscono che è necessario cooperare per garantire il rispetto delle
regole anche se non riescono a pattuire le regole con piena chiarezza;
4. Codificazione delle regole (11-12 anni): si ha la capacità di codificare minuziosamente le regole e
l’interesse per tutte le possibili varianti e per il diverso carattere che il gioco così assume.
Piaget ha studiato lo sviluppo della comprensione delle regole:
1. 0-4 anni: i bambini non sanno che esistono regole;
2. 4-10 anni: regole inviolati: soprattutto dai 6 anni in poi, i bambini considerano le regole inviolabili.
Periodo della moralità eteronoma;
3. 10 anni: regole concordate: i bambini sostengono che le regole servono per evitare liti ed ingiustizie
e si possono cambiare. Periodo della moralità autonoma.
LO SVILUPPO DEL GIOCO SOCIALE
È possibile classificare le attività dei bambini in base al grado di partecipazione sociale:
1. GIOCO PARALLELO (2 ANNI): i bambini giocano indipendentemente ma in un contesto che li
accomune.
2. GIOCO ASSOCIATIVO (4 ANNI): i bambini svolgono attività uguali o simili, rivolgendo un interesse
particolare al carattere comune dell’azione;
3. GIOCO COOPERATIVO (6 ANNI): gioco organizzato, in cui i partecipanti rivestono ruoli diversi,
necessari alla realizzazione di un’attività costruttiva complessa, di una drammatizzazione o di una gara.
IL GIOCO PERMETTE LO SVILUPPO DELLE SEGUENTI FUNZIONI:
• Funzione fisiologica: controllo del respiro, controllo e forza muscolare;
• Funzione senso-motoria: sviluppo motorio, coordinazione dei movimenti, capacità di controllo,
sviluppo percettivo motorio, coordinazione oculo-manuale, senso della forma, del colore, percezione
del ritmo;
6
CORSO DI AGGIORNAMENTO
L’EVOLUZIONE GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA
Dott.ssa Gabriella Trevisi
• Funzione cognitiva: capacità di osservazione, capacità di analisi, fantasia, creatività, distinzione tra
reale e immaginario, decentramento, attitudine alla sperimentazione e alla programmazione;
• Funzione comunicativa: capacità espressive, capacità verbali;
• Funzione emotivo-affettiva: sfogo di emozioni negative, liberazione dalle tensioni (funzione
catartica del gioco), controllo dei propri sentimenti;
• Funzione sociale e morale: avvio alla socialità, accettazione delle regole.
GIOCO E DISEGNO
 Il disegno per alcuni aspetti può essere considerato un gioco.
 Alcune attività infantili osservate nei primi tre anni di vita rappresentano proprio un legame
tra gioco e disegno.
Disegno e gioco sono accomunati da alcune caratteristiche mentre si differenziano da altre.
Principali somiglianze:
- sono entrambi attività piacevoli;
- consentono di esercitare le funzioni simboliche;
- offrono la possibilità di controllare la realtà esterna adeguandola agli schemi mentali e al
mondo interno del bambino.
Aspetti che differenziano gioco e disegno:
- nel gioco in genere il procedimento è più importante del risultato;
- il gioco consente ai partecipanti di creare regole sempre nuove e di modificarle strada
facendo, senza porre vincoli particolari;
- mentre il gioco è un’attività “non letterale”, il disegno deve rispettare delle regole di
corrispondenza con la realtà molto più strette, che lo rendono un’attività “letterale”.
BIBLIOGRAFIA
A. Ferraris Oliviero Il significato del disegno infantile Bollati Boringhieri Torino
G. H. Luquet Il disegno infantile Armando Roma
A. Ferrarsi, R. Ferrarsi, Il linguaggio grafico del bambino, La Scuola, Brescia
O. Abbate, Il tuo bambino… il suo disegno. Ass. Milan. Sc. Materne Milano
S. Royer La personalità del bambino attraverso il disegno OS Firenze
P. Duquet, A. Stern Disegno infantile e tecniche grafiche Armando Roma
A. Stern La grammatica dell’arte infantile Armando Roma
W. Lowenfeld L’arte del nostro bambino La Nuova Italia Firenze
R. Dal Piaz Linguaggio grafico e arte infantile Sei Torino
E. Crotti, A. Magni Come interpretare gli scarabocchi Ed. Red
7
CORSO DI AGGIORNAMENTO
L’EVOLUZIONE GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA
Dott.ssa Gabriella Trevisi
M. Berson Dallo scarabocchio al disegno Armando Roma
L. Corman Il disegno della famiglia Bollati Boringhieri Torino
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Funzioni del disegno griglia 1

  • 1. CORSO DI AGGIORNAMENTO L’EVOLUZIONE GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA Dott.ssa Gabriella Trevisi LINGUAGGIO GRAFICO-PITTORICO E FUNZIONI PSICO-FISICHE LA NATURA DELL’ATTIVITÀ GRAFICO PITTORICA È DATA DAL RISULTATO DI UN INSIEME DI FUNZIONI PDICO-FISICHE: - Motricità: movimenti dell’avambraccio e del braccio; articolazione della spalla-gomito-polso- falangi; impugnatura del mezzo grafico; - Percezione: meccanismi percettivi; coordinazione visuo-motoria; - Capacità cognitive: ricezione di un messaggio; elaborazione di una risposta; codificazione comunicativa; creatività; capacità di ristrutturazione del “medium” linguistico; - Sfera emotiva-affettiva: influsso della motivazione; connotazione emotivo-affettiva dei messaggi ricevuti; proiezione nel linguaggio delle proprie esperienze. ALTRE FUNZIONI CHE INTERVENGONO NELL’ATTIVITÀ GRAFICO-PITTORICA: - Capacità percettiva: in relazione a quanto percepito e scoperto nel proprio ambiente; - Campo emotivo: sotto la spinta del bisogno di espressione; - Un messaggio: la persona elabora una comunicazione; - Capacità cognitive di tipo convergente: assumendo le modalità di codificazione apprese nell’ambiente; - Creatività, funzione cognitiva divergente: operare modificazioni personali; - Funzioni motorie-percettive: estrinseca queste funzioni usando ironicamente delle tracce grafiche SCHEMA RIASSUNTIVO: SVILUPPO DEL GRAFISMO LUQUET: il disegno è quella rappresentazione grafica che implica intenzionalità. 1. SCARABOCCHIO 2. REALISMO FORTUITO (2-3 anni) La rassomiglianza del disegno con la realtà è raggiunta per caso. Il bambino inizia ad osservare le proprie produzioni grafiche cercandovi le analogie con qualche cosa effettivamente esistente. La rassomiglianza non è prodotta intenzionalmente, ma scoperta solo a posteriori; una volta fatta la scoperta però il bambino comincia a fare delle aggiunte, questa volta consapevolmente. 3. REALISMO MANCATO (3-5 anni) In questa fase il bambino decide quale oggetto rappresentare PRIMA di cominciare il disegno (intenzionalità rappresentativa). Il bambino riformula le proprie intenzioni man mano che il disegno procede (es.: “volevo fare una barca e mi è venuto..”) 4. REALISMO INTELLETTUALE (5-8 anni) Il bambino disegna non solo quello che vede, ma anche ciò che conosce o ritiene importante anche se questo comporta il non rispetto delle regole prospettiche (trasparenza e ribaltamento) TRASPARENZA: si ritrova quando il bambino vuole mostrare simultaneamente quello che è esteriore e visibile a quello che è invece inferiore e nascosto. Es.: la casa con i mobili dentro; i pantaloni ma si vedono le gambe; ecc… EFFETTO RIBALTAMENTO: es. il viale con gli alberi tutti distesi, ecc. 5. REALISMO VISIVO (8 anni in poi) Disegno reale, è quello che assomiglia di più ad una “foto”. 1
  • 2. CORSO DI AGGIORNAMENTO L’EVOLUZIONE GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA Dott.ssa Gabriella Trevisi Domanda: che cosa è uno scarabocchio?  SCARABOCCHIO: forma spontanea di piacere motorio e visivo senza che sia presente alcuna INTENZIONALITÀ RAPPRESENTANTIVA (il bambino non vuole disegnare una “cosa” e tutto il corpo partecipa a questa attività grafica). Questa attività inizia verso i 18 mesi e in genere li fanno “tondeggianti guardandosi in giro”.  Verso i 2 ANNI inizia il controllo visivo, il bambino guarda quello che sta facendo con la penna e allora si vede che il bambino cerca di riempire una parte particolare del foglio.  Il disegno rappresenta uno STRUMENTO di indagine di fondamentale importanza: l’attività grafo-espressiva costituisce un mezzo di espressione immediato e compatibile al bambino che, attraverso di esso, ELABORA E RAPPRESENTA, come nel gioco, le proprie esigenze affettive e le modalità di rapporto con il mondo circostante.  Dopo di 5 anni l’attività grafica assume una esplicita finalità NARRATIVA e RAPPRESENTATIVA in quanto la motivazione cosciente che spinge il bambino a disegnare, è data dal desiderio di raccontare e comunicare le esperienze vissute. EVOLUZIONE DELLO SCHEMA UMANO  Fra i 3 e i 4 anni il bambino scopre di poter rappresentare la figura umana. È costituita da una forma più o meno circolare che contiene elementi del volto mentre al suo esterno troviamo attaccati gli arti.  Alcuni bambini superano questa fase nell’arco di pochi giorni, altri la conservano e la esercitano per molti mesi.  I bambini che disegnano l’omino testone hanno mostrato come le loro idee sullo schema corporeo siano giuste, mentre la loro capacità di progettazione è insufficiente.  Difatti i bambini ricordano e rappresentano correttamente il primo elemento “la testa” e l’ultimo “le gambe” dimenticandosi della parte intermedia.  Se vengono fornite loro delle sagome o se gli si ricorda quali sono gli elementi da disegnare si favoriscono l’emergere delle conoscenze infantili sullo schema corporeo. EVOLUZIONE DEGLI SCARABOCCHI • Il momento della comparsa dell’attività grafica varia da bambino a bambino: per alcuni coincide con gli ultimi mesi del secondo anno; per altri emerge durante l’arco del terzo anno; • La differenziazione temporale della genesi grafico-iconica è direttamente connessa al ritmo individuale di maturazione psico-fisica; LO SCARABOCCHIO MOTORIO • I primi segni tracciati sulla carta non denotano particolari forme e non seguono direzioni preordinate; • I primi grafismi sono il risultato di una attività puramente motoria e non hanno, al suo origine, alcuna funzione figurativa; • Il bambino non tarda a accorgersi dei segni che traccia ma trascorrerà abbastanza tempo prima che si curi di dargli un nome. LO SCARABOCCHIO COORDINATO • Verso i tre anni e mezzo le linee assumono la forma di ricciolo ed emerge una varietà cromatica; 2
  • 3. CORSO DI AGGIORNAMENTO L’EVOLUZIONE GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA Dott.ssa Gabriella Trevisi • Le tracce grafiche dipendono dalla dinamica del polso e della mano; • Il tipo di impugnatura non è naturale ed il bambino di stanca tornando ad eseguire segni grafici della fase precedente; • Si assiste poi ad una finalizzazione dei movimenti grafici. L’occhio non osserva solo ciò che traccia ma la mano va verso nuovi spazi sul foglio; • A 3 anni e 7 mesi compare il “controllo di partenza” nel quale la mano va verso tracciati già effettuati in precedenza; • A 3 anni e 8 mesi compare il “controllo doppio” dove la partenza e la fine del tracciato sono presi in considerazione e questo permette la costruzione di figure chiuse. A volte lo scarabocchio appare come azione di copertura dove il bambino distrugge la propria opera grafica ricoprendola con altri segni. LO SVILUPPO DELL’USO DEL COLORE • Nel corso dello sviluppo pittorico si modifica anche l’utilizzo del colore (Lowenfeld e Brittain 1960); • Tra i 18 mesi ed i 3 anni i colori non hanno una grossa rilevanza; • IN QUESTA FASE AVERE A DISPOSIZIONE Più COLORI POTREBBE COSTITUIRE SOLO UNA DISTRAZIONE IN QUANTO IL BAMBINO POTREBBE SMETTERE DI DISEGNARE PER MANIPOLARE ED ESPLORARE LE MATITE COLORATE • INTORNO AI 4 A I 7 ANNI: - tra la scuola materna e quella elementare la scelta dei colori è guidata da preferenze personali, esempio un bambino può disegnare il cielo verde perché questo è il suo colore preferito; • INTORNO AI 7 E I 9 ANNI: - il bambino scopre il legame tra colori e oggetti e questo lo porta a creare uno “schema individuale di colore”; • PREADOLESCENZA: - il colore non è usato rigidamente ma in modo da rendere le sfumature esistenti in natura, esempio diversi toni di verde della chioma di un albero. I “FERRI DEL MESTIERE” • Gli strumenti utilizzati per disegnare cambiano nel corso dello sviluppo (Lowenfeld e Brittain 1960); • Quanto più il bambino è piccolo, tanto più la sua possibilità di scelta tra strumenti diversi dovrebbe essere limitata per non spostare l’attenzione dal disegno all’esplorazione del materiale; • È consigliabile EVITARE il “riciclo” di fogli prestampati; riviste patinate; superfici ruvide che possono ostacolare la traccia pittorica. CARATTERISTICHE DEGLI STRUMENTI PIÙ COMUNI:  Penne a sfera: rappresenta il primo oggetto usato dai più piccoli;  Acquarelli: consentono di sperimentare la gamma dei colori ma sono sconsigliati all’esordio dell’attività pittorica;  Carboncino e gessetti: adatti per i preadolescenti che usano la tecnica a “schizzo”;  Colori a tempera: la pittura con le dita in bambini molto piccoli può costituire un interesse tattile e perché consentono di riprodurre diverse sfumature;  Matite (colorate e non): sconsigliate ai più piccoli perché la pressione fa spezzare le punte; adatte a partire dai 7-8 anni; 3
  • 4. CORSO DI AGGIORNAMENTO L’EVOLUZIONE GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA Dott.ssa Gabriella Trevisi  Pennarelli a punta grossa: sono adatti per i più piccoli in quanto permettono di tracciare linee marcate;  Pennarelli a punta fine: delicati da usare, la punta può rientrare o spezzarsi;  Pastelli a cera: delicati da maneggiare; si spezzano; tracciano linee piuttosto grosse. REALIZZARE UN DISEGNO LO SCARABOCCHIO (DA 1 A 3 ANNI) A. PRINCIPI CHE GUIDANO L’ESECUZIONE DI UN DISEGNO - Nella progressione della coordinazione dei movimenti distinguiamo alcuni livelli principali: Livello motorio (fin verso i 20 mesi): i tracciati sul foglio sono omolaterali; tendono ad essere centrifughi; le linee curve possono essere a direzione positiva o negativa; Livello percettivo (dai 20 ai 30 mesi): si distingue una prima fase nella quale il bambino adatta il suo gesto manuale alla spazio grafico ed una seconda fase dove passa dalla padronanza del gesto al controllo del tracciato; Livello della rappresentazione (dai 30 ai 48 mesi): è il momento nel quale il bambino accompagna il disegno con descrizioni ad alta voce. Gli elementi di questo passaggio sono quattro: 1. la forma: permette di distinguere una retta da un cerchio; 2. la proporzione: un oggetto è più o meno grande di un altro; 3. il numero: che favorisce la descrizione di popolazioni di cose o di persone; 4. lo spazio grafico: il foglio-ambiente entro il quale bisogna stare. B. CHE COSA BISOGNA OSSERVARE? Quando un bambino disegna invia molti messaggi. È bene osservare l’impugnatura con la quale il bambino tiene la penna, lo spazio occupato, il punto di partenza sul foglio dove inizia a disegnare, il tratto lasciato sulla carta, la pressione e la forma che lo scarabocchio assume. In dettaglio: - IMPUGNATURA Occorre valutare se l’impugnatura è sciolta o costretta. - SPAZIO Molto pieno indica confidenza, espansione, estroversione, voglia di crescere. Poco pieno mette in evidenza il timore, l’introversione, la timidezza, l’inibizione. - PUNTO DI PARTENZA Normalmente il bambino tende a partire dal centro del foglio, in sintonia col suo modo di percepirsi al centro del mondo. - TRATTO Può presentarsi sicuro o invece tremolante e incerto. - PRESSIONE Il gesto grafico può essere leggero o marcato. - FORMA Il cerchio, l’angolo, le linee spezzate e i puntini sono tutte espressioni di un modo di porsi nel mondo, di percepirsi e di espandersi. C. PERCHÉ SI DISEGNA? Come tutte le attività umane, anche quella pittorica è sostenuta da alcune motivazioni che variano a seconda dell’età del disegnatore e dell’incidenza di altri fattori. Alcune motivazioni: - i bambini disegnano perché scaricano un surplus di energia fisica o emotiva; - altre volte disegnano per passare il tempo; 4
  • 5. CORSO DI AGGIORNAMENTO L’EVOLUZIONE GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA Dott.ssa Gabriella Trevisi - alcuni bambini sembrano voler sperimentare e perfezionare abilità necessarie per diventare adulti; - i bambini disegnano anche per controllare sempre meglio le forme realizzate e le modalità per produrle; - la soddisfazione di comunicare sembra un’altra motivazione per la produzione pittorica; - per altri “disegnatori” sembra invece prevalere il piacere visivo che nasce dall’osservazione di quanto disegnato. La motivazione ha un’influenza determinante sul disegno: - motivazione intrinseca: il bambino disegna per il proprio piacere, per realizzarsi, per curiosità, per esprimersi, per comunicare qualcosa di sé agli altri; - motivazione estrinseca: quelle che spingono ad affrontare un compito per ottenere qualcosa che prescinde dallo svolgimento del compito stesso. Ad esempio: ottenere l’approvazione degli adulti o dei coetanei. IL DISEGNO, L’ABILITÀ COGNITIVA E LA VALUTAZIONE EMOTIVA AFFETTIVA Il disegno è uno strumento per esprimere emozioni, motivazioni, affetti e sentimenti. È possibile individuare alcuni elementi nel processo pittorico: • Calma e serenità interiore: il bambino esegue il disegno rimanendo seduto, senza compiere movimenti eccessivi, in silenzio, senza interruzioni di rilievo. La mimica facciale è distesa, la concentrazione è buona, l’esecuzione del disegno è fluida, il tempo è adeguato; • Ansia: durante l’attività il bambino parla in modo eccessivo, pone domande, rinvia l’esecuzione del disegno. In alcuni casi il bambino è rigido, scarsa concentrazione, valorizzazione del disegno realizzato; • Aggressività: può essere manifestata o nascosta, diretta verso di sé ma anche verso l’ambiente esterno. Altri requisiti identificabili nel prodotto pittorico: • Grafici: riguardano la qualità del tratto, delle linee, pressione, cancellature, ombreggiature; • Formali: collocazione nel foglio, movimento, dettagli, tempo di esecuzione, ecc… • Contenuto: comportano una valutazione sintetica o analitica. GIOCO E DISEGNO TIPO DI GIOCO a) GIOCHI DI ESERCIZIO O FUNZIONALI O SENSOMOTORIO; Giochi sensomotori: consistono in movimenti e nella percezione dei loro risultati; si configurano nel movimento puro e nella ripetizione del movimento senza finalità e scopo apparente; Funzione: scoperta del proprio corpo, scoperta delle proprietà materiale e funzionali degli oggetti; consolidare le scoperte fatte attraverso l’esplorazione. b) GIOCHI SIMBOLICI; Giochi simbolici o di finzione: gioco nel quale un oggetto, un’azione o il corpo stesso del bambino viene utilizzato come simbolo, ossia come qualcosa che sta al posto di un’altra; Funzione: conquista dell’ambiente; alimentare e sviluppare la capacità di immaginazione. 5
  • 6. CORSO DI AGGIORNAMENTO L’EVOLUZIONE GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA Dott.ssa Gabriella Trevisi c) GIOCHI CON REGOLE; Giochi con regole: sono caratterizzati dal carattere competitivo e dal fatto che il comportamento dei partecipanti è stabilito dalla presenza di regole; secondo Piaget l’apprendimento dei giochi con regole è importante per lo sviluppo del giudizio morale. STADI DELLO SVILUPPO DEL GIOCO CON REGOLE Piaget ha individuato gli stadi dello sviluppo del gioco con regole: 1. Assenza di regole (2-3 anni); 2. Uniformità di comportamento (3-5 anni): i bambini cercano di uniformarsi agli altri, ma senza comprendere lo scopo delle regole; 3. Cooperazione incipiente (7-8 anni): la presa di coscienza della competizione si fa strada durante la scuola elementare. I bambini capiscono che è necessario cooperare per garantire il rispetto delle regole anche se non riescono a pattuire le regole con piena chiarezza; 4. Codificazione delle regole (11-12 anni): si ha la capacità di codificare minuziosamente le regole e l’interesse per tutte le possibili varianti e per il diverso carattere che il gioco così assume. Piaget ha studiato lo sviluppo della comprensione delle regole: 1. 0-4 anni: i bambini non sanno che esistono regole; 2. 4-10 anni: regole inviolati: soprattutto dai 6 anni in poi, i bambini considerano le regole inviolabili. Periodo della moralità eteronoma; 3. 10 anni: regole concordate: i bambini sostengono che le regole servono per evitare liti ed ingiustizie e si possono cambiare. Periodo della moralità autonoma. LO SVILUPPO DEL GIOCO SOCIALE È possibile classificare le attività dei bambini in base al grado di partecipazione sociale: 1. GIOCO PARALLELO (2 ANNI): i bambini giocano indipendentemente ma in un contesto che li accomune. 2. GIOCO ASSOCIATIVO (4 ANNI): i bambini svolgono attività uguali o simili, rivolgendo un interesse particolare al carattere comune dell’azione; 3. GIOCO COOPERATIVO (6 ANNI): gioco organizzato, in cui i partecipanti rivestono ruoli diversi, necessari alla realizzazione di un’attività costruttiva complessa, di una drammatizzazione o di una gara. IL GIOCO PERMETTE LO SVILUPPO DELLE SEGUENTI FUNZIONI: • Funzione fisiologica: controllo del respiro, controllo e forza muscolare; • Funzione senso-motoria: sviluppo motorio, coordinazione dei movimenti, capacità di controllo, sviluppo percettivo motorio, coordinazione oculo-manuale, senso della forma, del colore, percezione del ritmo; 6
  • 7. CORSO DI AGGIORNAMENTO L’EVOLUZIONE GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA Dott.ssa Gabriella Trevisi • Funzione cognitiva: capacità di osservazione, capacità di analisi, fantasia, creatività, distinzione tra reale e immaginario, decentramento, attitudine alla sperimentazione e alla programmazione; • Funzione comunicativa: capacità espressive, capacità verbali; • Funzione emotivo-affettiva: sfogo di emozioni negative, liberazione dalle tensioni (funzione catartica del gioco), controllo dei propri sentimenti; • Funzione sociale e morale: avvio alla socialità, accettazione delle regole. GIOCO E DISEGNO  Il disegno per alcuni aspetti può essere considerato un gioco.  Alcune attività infantili osservate nei primi tre anni di vita rappresentano proprio un legame tra gioco e disegno. Disegno e gioco sono accomunati da alcune caratteristiche mentre si differenziano da altre. Principali somiglianze: - sono entrambi attività piacevoli; - consentono di esercitare le funzioni simboliche; - offrono la possibilità di controllare la realtà esterna adeguandola agli schemi mentali e al mondo interno del bambino. Aspetti che differenziano gioco e disegno: - nel gioco in genere il procedimento è più importante del risultato; - il gioco consente ai partecipanti di creare regole sempre nuove e di modificarle strada facendo, senza porre vincoli particolari; - mentre il gioco è un’attività “non letterale”, il disegno deve rispettare delle regole di corrispondenza con la realtà molto più strette, che lo rendono un’attività “letterale”. BIBLIOGRAFIA A. Ferraris Oliviero Il significato del disegno infantile Bollati Boringhieri Torino G. H. Luquet Il disegno infantile Armando Roma A. Ferrarsi, R. Ferrarsi, Il linguaggio grafico del bambino, La Scuola, Brescia O. Abbate, Il tuo bambino… il suo disegno. Ass. Milan. Sc. Materne Milano S. Royer La personalità del bambino attraverso il disegno OS Firenze P. Duquet, A. Stern Disegno infantile e tecniche grafiche Armando Roma A. Stern La grammatica dell’arte infantile Armando Roma W. Lowenfeld L’arte del nostro bambino La Nuova Italia Firenze R. Dal Piaz Linguaggio grafico e arte infantile Sei Torino E. Crotti, A. Magni Come interpretare gli scarabocchi Ed. Red 7
  • 8. CORSO DI AGGIORNAMENTO L’EVOLUZIONE GRAFICA DEL BAMBINO NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA Dott.ssa Gabriella Trevisi M. Berson Dallo scarabocchio al disegno Armando Roma L. Corman Il disegno della famiglia Bollati Boringhieri Torino 8