Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Prosposi messi
1. I Promessi Sposi
Il paesaggio, “interni” ed “esterni”
nel romanzo italiano più letto e
studiato
2. ● Quel ramo del lago
di Como, che volge a
mezzogiorno, tra due
catene non interrotte di
monti, tutto a seni e a golfi,
a seconda dello sporgere e
del rientrare di quelli, vien
quasi a un tratto, tra un
promontorio a destra e
un'ampia costiera dall'altra
parte; e il ponte, che ivi
congiunge le due rive par
che renda ancor più
sensibile all'occhio questa
trasformazione e segni il
punto in cui il lago cessa, e
l'Adda ricomincia...
3. "Manzoni ha deciso che la sua descrizione
dell'ambiente deve procedere anzitutto per un
movimento che un tecnico cinematografico
chiamerebbe di zoom, è come se la ripresa fosse
fatta da un aereo: cioè la descrizione parte come
fatta dagli occhi di Dio, non dagli occhi degli
abitanti. [....] La visione geografica, a mano a
mano che procede dall'alto verso il basso,
diventa visione topografica e include
potenzialmente gli osservatori umani. Non
appena questo avviene, la pagina compie un
altro movimento, questa volta non di discesa
dall'alto geografico al basso topografico, ma
dalla profondità alla lateralità: sino ad arrivare a
dimensioni umane, dove la carta si annulla nel
paesaggio concreto. A questo punto l'ottica si
ribalta, i monti vengono visti di profilo, come se
finalmente li guardasse un essere umano a
piedi”
Umberto Eco
Go to
4. ● Chi non ricorda il mattino di padre
Cristoforo, la breve ma intensa descrizione colla
quale si inizia il capitolo IV?
● Intimamente manzoniana: cielo sereno, e terra coltivata di
fresco. "La scena era lieta, ma ogni figura d’uomo che vi
apparisse rattristava lo sguardo e il pensiero".
● Il senso doloroso di quel paesaggio offerto dalle sue note
esterne di colore.
● Il paesaggio manzoniano trascrive un aspetto dell’umanità.
Preme su questa pagina la mestizia severa della gente alle
prede con la carestia
● Caratterizzazione: è la mestizia che padre Cristoforo porta
con se dal giorno in cui s’è umiliato dinnanzi a Dio,
condizione abituale della sua austera vita di penitente: -
consapevolezza della grave presenza di Dio,
● un momento lirico di sensibilità dolorosa, di caritativa
comprensione, di affaticata ma invitta fiducia.
5. Il capitolo VII-VIII e
il capitolo XXI: due
notti, una sola luna
La scena si allarga e si popola,
rapidissima; il ritmo cambia. Anche qui
un senso vivissimo della vita del
villaggio: i giovani nel fienile, i mariti a
letto, i più animosi con le forche e gli
schioppi. E, insieme, una psicologia
veloce ma accorta, intonata alla
concitazione della scena: le donne
timorose, i poltroni che sembrano
compiacenti. "e la luna, entrando per lo
spiraglio, illuminò la faccia pallida, e la
barba d'argento di padre Cristoforo, che
stava quivi ritto in aspettativa...".
Capitolo VIII: la luna nella notte degli imbrogli e dei sotterfugi
6. Capitolo VIII: la luna dell'”Addio monti”
La luna fornisce al Manzoni in questo capitolo gli ispira quadri d'incanto
(anche la faccia di fra Cristoforo imbevuta di pallore lunare) e pensose
tristezze, e finisce per restare l'unica, solitaria, sovrana nota del
paesaggio, per distendere il
suo silenzio su tutto ed
accompagnare con la sua
malinconia quella della
giovane fuggiasca che, posato
il braccio sulla sponda della
barca, posata sul braccio la
fronte, come per dormire,
piange segretamente: "il lago
giaceva liscio e piano, e
sarebbe parso immobile, se
non fosse stato il tremolare
e l'ondeggiar leggiero della luna, che vi si specchiava dal cielo.Si
distinguevano i villaggi, le case, le capanne..."
7. ● Capitolo XXI: la notte dell'Innominato e quella di Lucia
Sono due notti senza luna, ma illuminate dalla luce miracolosa
della Provvidenza
● La mancanza di luce è
disperazione, crisi
esistenziale,
ma la provvidenza
scende tanto sull'anima
pia di Lucia quanto
su quella compromessa
dal peccato, ma potenzialmente redenta, dell'Innominato
8. L'innominato come il Faust
● Il Faust di Goethe
Nel suo poema, Goethe racconta il
patto tra Faust e Mefistofele, il
loro viaggio alla scoperta dei
piaceri e delle bellezze del mondo,
e si conclude con la redenzione di
Faust
Johannes Faust, filosofo, medico e
giurista, non riesce a trovare nel
sapere la felicità e disperato si affida
alla magia. Fallito anche questo
tentativo, Faust, non trovando alcun
senso nel vivere, sente le forze man
cargli e … (da 7.55)
9. La terza notte del romanzo
● Renzo in fuga da
Milano: il “locus
horridus”
Una notte “sui generis”: cupa, oscura, è
un viaggio fiabesco (“Cammina
cammina...”; nella sua mente
cominciavano a suscitarsi certe
immagini, certe apparizioni, lasciatevi
in servo dalle novelle ascoltate da
bambino) che termina così: "E stando
così fermo, sospeso il fruscìo de' piedi
nel fogliame, tutto tacendo d'intorno a
lui, cominciò a sentire un rumore, un
mormorìo, un mormorìo d'acqua
corrente. Sta in orecchi; n'è certo;
esclama: è l'Adda! Fu il
ritrovamento d'un amico, d'un fratello,
d'un salvatore..."
10. E oltre alle notti ???
● Il convento ● La città: “nelle città
tumultuose; le case aggiunte
a case, le strade che
sboccano nelle strade, pare
che gli levino il respiro