Come si è evoluto il Servizio Sociale nella storia dovrebbe essere una conoscenza basilare di ogni assistente sociale. Conoscere l'evoluzione aiuta a comprendere la necessità di una scelta consapevole delle teorie, dei modelli, dei metodi e degli strumenti che non sono intercambiabili. Rappresentano invece 'visioni del mondo' differenti, assunti di base differenti. Conoscere pernette di lavorare con consapevolezza. La consepevolezza non va richiesta solo agli utenti/clienti, va richiesta soprattutto a noi stessi come professionisti nel decidere che direzione dare al nostro pensiero professionale e, quindi, alla nostra azione.
2. Facciamo chiarezza tra i termini
CARITA’‘LA CARITA’ E’ UN ATTEGGIAMENTO BENEVOLO E GENEROSO RIVOLTO A COMPONENTI DELLA PROPRIA FAMIGLIA (AGAPE) O
ESTERNI AD ESSA ( A CIO’ SI RIFERIVA IL TERMINE LATINO CARITAS), COSI’ COME AVVENIVA NELLE PRIME COMUNITA’ CRISTIANE. QUESTE ERANO
CARATTERIZZATE DA UGUAGLIANZA TRA I MEMBRI E CONDIVISIONE DEI BENI IN UN’OTTICA DI MUTUO SOCCORSO . LA CARITA’ ERA VITSA COME UN
DOVERE COLLETTIVO DELLA COMUNITA’. NEL MEDIOEVO VERRA’ POI DEFINITA COME VIRTU’ DA PRATICARE IN OGNI AMBITO DELLA VITA.’
BENEFICENZA ‘LA BENEFICENZA RIGUARDA UN ATTO VERTICALE (DALL’ALTRO VERSO IL BASSO) PER CUI UNA PERSONA RICCA
DONA DELLE RISORSE DA UNA PIU’ POVERA. DUNQUE PRESUPPONE LE DISEGUAGLIANZE E LE GIUSTIFICA, POICHE’ LA BENEFICENZA VENIVA
CONSIDERATA COME UNO STRUMENTO PER I NOBILI PER CONQUISTARE LA SALVEZZA ETERNA. PERTANTO LE INIZIATIVE BENEFICHE (ALLORA GESTITE
SOLO DALLA CHIESA) NON ERANO RISOLUTIVE E NON RIUSCIVANO, NE’ QUELLA ERA L’INTENZIONE, A RIDURRE LE DISEGUAGLIANZE SOCIALI,’
FILANTROPIA ‘IL TERMINE FILANTROPIA FA RIFERIMENTO AD UN AMORE DISINTERESSATO VERSO IL GENERE UMANO, ANCHE SE
NELLA STORIA DEL SERVIZIO SOCIALE FA RIFERIMENTO AD UN PRECISO MOMENTO STORICO (1700-1800) IN INGHILTERRA, E IN PARTICOLARE AL
MOVIMENTO FILANTROPICO. PER SPIRITO ALTRUISTICO, PAURA O SENSO DI COLPA, MOLTE PERSONE, SOPRATTUTTO DONNE, DIEDERO VITA A
NUMEROSE INIZIATIVE FILANTROPICHE IN FAVORE DEI PIU’ POVERI. LA FILANTROPIA DUNQUE SI E’ EVOLUTA IN ASSISTENZA’.
LA POOR LAW ‘EMANATA NEL 1601 DA ELISABETTA I° EBBE IL MERITO DI RIUNIRE LE LEGGI PRECEDENTI RELATIVE ALLA LOTTA
CONTRO IL PAUPERISMO, ISTITUENDO LA PARROCCHIA COME CENTRO AMMINISTRATIVO A CUI SPETTAVA IL COMPITO DI OCCUPARSI DI QUEI POTERI
CHE LE SINGOLE FAMIGLIE NON RIUSCIVANO A GESTIRE (RESPONSABILITA’ FAMIGLIARI). STABILI’ INOLTRE UNA CLASSIFICAZIONE DEI POVERI IN: INABILI
DA MANDARE NELLE ALMS HOUSES, ABILI DESTINATI ALLE WORKHOUSES E OZIOSIINCORREGGIBILI DA RINCHIUDERE NELLE HOUSES OF CORRECTIONS. ‘
RIVOLUZIONE FRANCESE‘(1789) E’ STATA SIGNIFICATIVA PER L’ASSISTENZA PERCHE’ HA SANCITO IL PRINCIPIO
SECONDO IL QUALE QUESTA DOVEVA ESSERE CONSIDERATA UN DIRITTO DEI CITTADINI (ALLORA SOLO I BORGHESI) E QUINDI UN DOVERE DELLO STATO.
INOLTRE HA CONSENTITO L’AFFERMAZIONE DI QUEI PRINCIPI UNIVERSALI CHE SARANNO ALLA BASE DEL SERVIZIO SOCIALE.’
3. ALCUNE PRECISAZIONI
1869 NASCONO LE CHARITY ORGANIZATIONS SOCIETIES ‘NACQUERO IN UN CONTESTO CARATTERIZZATO DAL CONTINUO DIFFONDERSI DI
INIZIATIVE FILANTROPICHE CHE SE DA UN LATO CERCAVANO DI PROPORSI COME ALTERNATIVA ALL’ASSISTENZA PUBBLICA (INEFFICACE E A VOLTE
‘CRUDELE’) DALL’ALTRO AVEVANO IL DIFETTO DI ESSERE ISOLATE E CONCENTRATE IN LUOGHI POCO STRATEGICI. LE COS CERCARONO DI CREARE UNA
RETE TRA TUTTE QUESTE ORGANIZZAZIONI E DI EVITARE GLI SPRECHI LEGATI AD UN’ASSISTENZA CHE VENIVA ELARGITA IN MANIERA INDISCRIMINATA
ANCHE A CHI RICEVEVA GIA’ AIUTO DA LATRI ENTI.’ ‘UN UFFICIO CENTRALE FUNGEVA DA BANCA DATI RELATIVA AI BISOGNOSI DI QUEL TERRITORIO. IL
CONSIGLIO DELLE COS INOLTRE DAVA INDICAZIONI AI SINGOLI COMITATI. TUTTO QUESTO HA RIVOLUZIONATO LE MODALITA’ DI ASSISTENZA.’
PERSONAGGI DELLE COS‘BENCHE’ IL PROMOTORE DELLE COS FU HENRY SOLLY, IL VERO PROTAGONISTA DEI
PRIMI ANNI DEL MOVIMENTO FU SIR CHARLES LOCH, CHE NE FU SEGRETARIO. IMPORTANTE FU ANCHE SAMUEL BARNETT, CHE IN SEGUITO
ABBANDONO’ IL CASEWORK PER DAR VITA AI SETTLEMTS. BISOGNA ANCHE RICORDARE OCTAVIA HILL CHE E’ STATA CROCEVIA DI MOLTE INIZIATIVE
FILANTROPICHE , TRA CUI, OLTRE ALLE COS, LA CREAZIONE DI ALLOGGI A BASSO COSTO PER I PIU’ POVERI PERCHE’ CREDEVA CHE NON SI POTESSE
AIUTARE A RISOLLEVARE UNA PERSONA DALLA POVERTA’ SENZA INTERVENIRE SULL’AMBIENTE ABITATIVO. IN ULTIMO NON PUO’ MANCARE MARY
RICHMOND SEGRETARIA DELLA COS DI BALTIMORA, NONOSTANTE LE UMILI ORIGINI.’
ATTENZIONE:
In Inghilterra, il legame tra COS e settlement è costituito da Barnett, inizialmente interno
alle COS e che poi se ne distanzia per creare il primo settlement;
Jane Addams (USA) non è mai stata sostenitrice ed esponente delle COS;
Solly, Barnett, Hill, Loch sono esponenti Inglesi delle COS;
Richmond è un’esponente statunitense delle COS.
4. LE DOMANDE PIU’ ‘GETTONATE’
ETICA ‘DA ETHOS SIGNIFICA COSTUME, USANZA, CONSUETUDINE,. IL RIFERIMENTO E’ ALLA DIMENSIONE PUBBLICA IN CUI SI TIENE
CONTO DEL PROPRIO AGIRE NEI CONFRONTI DI ALTRI’.
MORALE ‘DA MOS -MORIS SIGNIFICA MODO DI AGIRE , COMPORTARSI, REGOLA. QUI IL RIFERIMENTO E’ ALA DIMENSIONE
PRIVATA , SI RISPONDE ALLA PROPRIA COSCIENZA’.
DEONTOLOGIA ‘DA DEON, CIO’ CHEVA FATTO, DOVERE E ONTOS (DOTTRINA). DOTTRINA DEI DOVERI
PROFESSIONALI’.
‘IL CODICE DEONTOLOGICO RAPPRESENTA L’ESPRESSIONE DELL’AGIRE PROFESSIONALE. E’ L’INSIEME DI REGOLE CODIFICATE CHE TRADUCONO
CONTENUTI ETICI GENERALI E CONDIVISI DA UNA PROFESSIONE. UNA PROFESSIONE CHE SI DA’ UN CODICE DEONTOLOGICO è UNA
PROFESSIONE MATURA’
5. ALCUNE PRECISAZIONI
SERVIZIO SOCIALE ITALIANO nascita formale dopo la II° Guerra Mondiale, ma anche prima
(da anni ’20) le segretarie sociali erano attive nelle fabbriche e sono le pioniere in Italia del
servizio sociale professionale (Tarugi e Delmati).
Alice Salomon
ATTENZIONE AI NOMI SALOMON E NON SOLOMON O SALAMON
Mary Richmond
Non ha teorizzato il casework, ma lo ha sistematizzato. Il Casework è nato nell’alveo delle
COS prima degli interventi professionali della Richmond, che ne ha però messo a punto il
metodo.
RICHMOND NON SOLO SISTEMATIZZAZIONE DEL CASEWORK.
+
ATTENZIONE ALLA FORMAZIONE DI PROFESSIONISTI E FAVORISCE LA CREAZIONE DI SCUOLE
DI SERVIZIO SOCIALE;
ATTENZIONE AL METODO DI LAVORO (ma come attenzione metodologica);
OPERA DI DIVULGAZIONE (manuali, volumi, articoli, conferenze);
SUPERAMENTO LOGICA PARTENALISTICA E SUPERAMENTO DISTANZA TRA OPERATORE E
POVERO;
tacciata di eccessivo tecnicismo e poca attenzione all’astrazione concettuale e teorica
6. Ancora un pò di ordine...
‘Dall’attivita’ delle COS ha avuto empiricamente origine il casework, modello di intervento
sociale basato sul principio della individuazione degli interventi unitamente alla mobilitazione
delle risorse individuali e caratterizzate da: formazione degli operatori; prestato su base
individuale. Differenzia il servizio sociale dalla carita.’
DIZIONARIO (voce casework - Marisa Pittaluga): ‘lavoro su un caso determinato, diventa un
metodo professionale dell’assistente sociale. Risale al 1917 il primo tentativo di Mary
Richmond di presentare in modo sistematico il lavoro dell’assistente sociale, che verrà poi
suddiviso nei tre metodi fondamentali - servizio sociale individuale, di gruppo, di
comunità’’.
METODO O MODELLO O LIVELLO DI INTERVENTO?
ATTENZIONE NO STRUMENTO
PARADIGMA (voce metodo - Niero): Kuhn intende ‘contenitori che circoscrivono l’arco di
validità di metodi e teorie a determinati periodi storici, o a sub-comunità scientifiche in
competizione tra loro nello stesso periodo storico’ (es. di paradigma - diversi autori indicano
differenti tipologie: positivista, post-positivista, interpretativo, teoria critica, costruttivismo,
etc.).
APPROCCIO: schema di riferimento, visione del mondo. Per certi versi simile al paradigma
in quanto definisce come si intende il mondo, come si guarda la realtà, da quel prospettiva si
10. facciamo ancora ordine...
TEORIA: La definizione più condivisa di teoria è quella di un insieme di proposizioni articolate
sistematicamente che si pongono ad un elevato livello di generalizzazione rispetto alla realtà
empirica. Concettualizzzione astratta (es. teoria sistemica, teorie della complessità, teoria
psicodinamica, etc..)
MODELLO (voce: modelli di servizio sociale - Dal Pra Ponticelli): modello può essere inteso come
schema legato al concetto di semplificazione, che serve cioè a percepire in modo più semplice
un fenomeno complesso, o a organizzare, ordinare dati slegati, apparentemente lontani.
Funzione orientativa.
PROBLEM SOLVING (Perlman, 1957)
MODELLO PSICOSOCIALE (Hollis, 1964)
MODELLO FUNZIONALE (Smaley, 1967)
UNITARIO CENTRATO SUL COMPITO (Ferrario)
SISTEMICO-RELAZIONALE (Campanini)
DI RETE -RELAZIONALE (Folgheraiter)
CLINICAL SOCIAL WORK (Stati Uniti su impronta psicodinamica)
MODELLO DEI FINI SOCIALI (livello di gruppo)
MODELLI DI GROUPWORK ORIENTATI ALLA PROSP. PSICODINAMICA (Konopka) o
COGNOTIVO- COMPORTAMENTISTA o INTERAZIONISTA
MODELLI PER LA DIMENSIONE COMUNITARIA
PARADIGMI, TEORIE, MODELLI E METODI NON SONO ‘EPISTEMOLOGICAMENTE’ NEUTRI, MA
PORTANO CON SE’ UNA SPECIFICA VISIONE DEL MONDO
11. ‘METTIAMO ORDINE TRA I CONCETTI’
METODOLOGIA:
1. (voce metodo - Niero) ‘non è un sinonimo di metodo, ma un contenitore di ‘metodo’;
2. (voce metodologia - Dal Pra Ponticelli) ‘In senso etimologico ‘metodologia’ significa riflessione,
ragionamento, discorso (logos) sul metodo, e quindi può essere intesa come la dottrina che
sottopone ad analisi le regole, i principi di natura procedurale, l’analisi dei fondamenti del
processo logico-razionale che ornetano le procedure finalizzate alla conoscenza e all’azione.’
METODO:
1. (voce metodo - Niero) ‘il metodo consisterebbe nelle regole per produrre asserti espliciti
(pubblici) sostenuti dalla logica e dall’analisi empirica.’
2. (voce metodologia - Dal Pra Ponticelli) ‘[la metodologia] precede il metodo (o i metodi) inteso
come l’insieme delle regole, delle tecniche, degli strumenti che guidano, in ciascuna disciplina,
il cammino, il processo per il raggiungimento di obiettivi legati all’acquisizione di conoscenza e
alla realizzazione di un’azione’ (Es. metodo del casework è studio fatti/ diagnosi/ trattamento)
STRUMENTO e TECNICA:
1. strumenti professionali: es. colloquio, visita domiciliare, riunioni, etc. -Ziliani parla di colloqio
come metodo;
2. strumenti operativi come mappa di Todd, mappa territoriale, cartella sociale, etc... per
rilevare informazioni quantitative e qualitative;
3. tecnica: in ambito di ricerca significa serve per la rilevazione dati (es. questionario)
4. esistono diverse tecniche di conduzione di un colloquio (direttivo, task-oriented, etc..)
CENCETTO DI TECNICA DIVERSO DA QUELLO DI STILE
12. MODELLI DI SERVIZIO SOCIALE TEORICO-PRATICI
I modelli di servizio sociale sono sempre orientati alla PRATICA
e si basano su principi, obiettivi, contenuti della situazione.
Hanno bisogno di essere testati con la realtà.
teoria per il servizio sociale
teoria del servizio sociale (ricavabile dall’analisi dell’operatività)
(Gui, pag. 57 - 66, 2004)
METODI
per la dimensione individuale (es. scuola diagnostica - Richmond)
per la dimensione gruppale (modelli orientati alla prosp. psicodinamica - Konopka;
Schwartz ‘ The social worker in the group’ 1961)
per il lavoro di comunità
OGNI MODELLO PRESUPPONE UN METODO, ALCUNI MODELLI PRESUPPONGONO
INTERVENTO A DIVERSI LIVELLI (INDIVIDUO-GRUPPO-COMUNITA’) E RELATIVI METODI
13. MODELLI PER LA DIMENSIONE INDIVIDUALE
primi anni ’50 PROBLEM SOLVING (Perlman)
psicologia dell’Io e della teoria umanistica (Rogers, 1957)
prime intuizione cognitivismo e costruttivismo (Kelly, 1955)
integrato poi con acquisizioni teoria sistemica (Perlman, 1968)
anni ’60 MODELLO FUNZIONALISTA (Smalley, 1967)
importanza funzione dell’Ente e del ruolo dell’assistente sociale al suo interno
scissione tra individuo e gruppo
impostazioni interazioniste (Mead) e costruttiviste
anni ’60 MODELLO PSICO-SOCIALE (Hollis, 1964)
filone della scuola diagnostica di Mary Richomond e poi di Hamilton
integrazione con sviluppi orientamenti psicodinamici (Anna Freud):
concetto ‘individuo in situazione’
concetto ‘analisi riflessiva’
anni ’90 arricchiti da assunti teorici e operativi delle teorie relazionali e sistemiche
(Wood, Hollis, 1990)
TUTTI I MODELLI PORTATI IN ITALIA DAI PAESI ANGLOSASSONI.
LIMITE? ELABORAZIONE IN CONTESTI STORICO-CULTURALI DIVERSI
es. servizio sociale in Italia non era nelle università e lento sviluppo di modelli
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14. MODELLI PER LA DIMENSIONE INDIVIDUALE
ANNI ’70 INIZIO MODELLI PIU’ ORGANICI E COMPLESSI
‘sempre più evidente l’influenza delle teorie sistemiche ed ecologiche,
ma anche cognitiviste, costruttiviste umanistiche che riuscivano ad integrarsi e armonizzarsi
intorno ad alcuni concetto di fondo comuni a tutti’
(Gui, pag.59, 2004)
ASSUNTI:
1. rifiuto forme specifiche determinismo;
2. processi di interazione e di influenzamento reciproco tra individuo e ambiente;
3. l’uomo è dotato di una mente attiva che gli permette di selezionare e organizzare le
informazioni provenienti dalla realtà costruendo così le sue mappe cognitive;
4. ogni individuo costruisce il suo percorso in base alle proprie motivazioni (bisogni, ambiente..)
è in grado di far fronte e di risolvere i propri problemi esistenziali, di assumersi compiti e
responsabilità;
5. professionista che si siede di fianco alla persona e mette al suo servizio la propria capacità
di ascolto, di dialogo, di empatia, elabora con lui un progetto e aiuta a realizzarlo mediante
risorse personale, comunitarie delle reti formali e informali ed istituzionali. NO ESPERTO
CHE FORNISCE RICETTE.
modello esistenziale di Carol Germain e Alex Gitterman (1980)
modello cognitivo-umanistico di Howard Goldstein (1973 e 1984)
modello integrato di Allen Pincus e Anne Minahan (1973)
modello centrato sul compito (task oriented) di W.J. Reid e L. Epstein (1972 e 1992)
EVOLUZIONE POST MODERNISTA: NECESSITA’ REVISIONE SCHEMI TEORICI E OPERATIVI
15. UNO SVILUPPO LENTO: I MODELLI DI S.S. IN ITALIA
DA ANNI ’50: ACCETTAZIONE ACRITICA MODELLI USA
ANNI ’70: CONTESTAZIONE, VERSO UN SERVIZIO SOCIALE RADICALE
ruolo politico dell’a.s come agente di cambiamento
RIPENSAMENTO OBIETTIVI, CONFRONTO CON SCIENZE SOCIALI, VIVACE DIBATTITO
favorito anche dall’ingresso nell’ambiente universitario
scarsi rapporti con contesto internazionale
decentralizzazione (si costituiscono le USL) pone accento sul TERRITORIO
OPERATIVITA’ TRIFOCALE O TRIDIMENSIONALE =
1. PERSONA: intervento sinergicamente rivolto a individuo/famiglia +
2. COMUNITA’: contesto ambientale e sociale +
3. struttura organizzativa deputata a dare risposte assistenziali per prevenire più che a
tamponare
ANNI ’80: VERSO UNA VISIONE UNITARIA E OLISTICA (Dal Pra Ponticelli, 1974)
aspetto unitario, interattivo, relazionale, sistemico, del lavoro professionale: la persona è al
centro come coprogettatore, soggetto attivo nella valutazione del problema.
servizio sociale= DISCIPLINA DI SINTESI che tende ad un rapporto di reciprocità tra teoria e
pratica.
ANNI ’80 E ’90 MODELLIZZAZIONE ATTIVA IN ITALIA
16. IL MODELLO UNITARIO CENTRATO SUL COMPITO
(Ferrario, 1996)
È un modello olistico (affronta le problematiche nei loro aspetti individuali e collettivi).
Focus su tre dimensioni: individuo/comunità/istituzioni.
Focus su compito (individuare un campo definito in cui sia possibile produrre dei risultati,
strutturare l’intervento) sulla rete rete.
Focus su individuo e ambiente e sulla loro interazione; rapporto ecologico e dinamico
visione dell’uomo come esploratore del mondo e costruttore di soluzioni in base alle proprie
motivazioni e bisogni
nicchia ecologica: reinterpretazione degli elementi dell’ambiente operata dai soggetti
17. IL MODELLO RELAZIONALE SISTEMICO (Campanini, 2002)
BASI TEORICHE:TEORIA GENERALE DEI SISTEMI E NELLA SUA APPLICAZIONE ALLA
COMUNICAZIONE UMANA (Watzlawich, 1971)
+
successive elaborazione che fanno riferimento alle impostazioni più recenti della cibernetica e del
costruttivismo.
PENSARE IN MANIERA SISTEMICA? crearsi una mappa mentale procedendo per diversi
livelli sistemici, coglierne le interrelazioni, avendo chiaro che ogni delimitazione è una scelta
arbitraria, che può essere funzionale alla comprensione o all’intervento, ma è sempre parziale.
ATTENZIONE TRIDIMENSIONALE
COSTANTE RIDEFINIZIONE DEI RUOLI
ATTENZIONE AI ‘GIOCHI FAMIGLIARI’: DINAMICHE INTRAFAMIGLIARI
RAPPORTI FAMIGLIA/ESTERNO
RAPPORTI CON I SISTEMI, INTERAZIONI TRA I SISTEMI
PROCESSO DI IPOTETIZZAZIONE PARTE DAI DATI: IPOTESI SONO DAVERIFICARE E
SEMPRE MODIFICABILI
18. IL MODELLO COGNITIVO-UMANISTICO
(Dal Pra Ponticelli, 1996)
Basi teoriche psicologia cognitivista-costruttivista, psicologia dell’Io neufreaudiana, psicologia
umanistica
PROBLEM SOLVING
DATO ORIGINE AD ALCUNI ASSUNTI DI BASE CHE ORIENTANO L’OPERATIVITA’ DEGLI
ASSISTENTI SOCIALI:
MENTE ATTIVA
MAPPE COGNITIVE
PERSONA COME COSTRUTTORE DI UN PROPRIO PROGETTO DI VITA
CENTRALITA’ DEL CONCETTO DI PERSONA COME RISOLUTORE DI PROBLEMI
SVILUPPARE UN CONTESTO NUTRITIVO
RUOLO DEL SERVIZIO SOCIALE COME ATTORE CHE SOSTIENE LA PERSONA PERCHE’
INTRAPRENDA UN CAMMINO DI APPRENDIMENTO, DI COSTRUZIONE DI SCHEMI COGNITIVI
PIU’ ADEGUATI, DI ELABORAZIONE DI PROGETTI DI VITA PIU’REALISTICI, DI POTENZIAMENTO
DELLE PROPRIE CAPACITA’ DI AFFRONTARE LE CRISI DELLA VITA.
19. IL MODELLO DI RETE
Nato da riflessioni antropologiche e successivamente ampliato attraverso riflessione
psicologiche e sociologiche (es. sociologia relazionale di Donati). Social Support System:
utenti da ‘sostenere’ nel loro rapporto con il contesto sociale.
Canada, Francia, Stati Uniti: inizio riflessioni.
VALORIZZAZIONE RETI FORMALI ED INFORMALI E LORO RELAZIONI
RESPONSABILITA’ SOCIETA’ CIVILE + TRIFOCALITA’
COSTRUZIONE SISTEMI INTEGRATI TRA ENTI PUBBLICI, PRIVATI, ASSOCIAZIONI, ETC...
ITALIA:
Franca Ferrario (1992): prospettiva di un proficuo lavoro sul territorio
Lia Sanicola (1994,1995, 2009): intervento di rete che tenta di riunire l’aspetto clinico e
comunitario promuovendo la capacità di creare, sviluppare e modificare legami e interazioni tra i
diversi tipi di rete che costituiscono il contesto relazionale dell’individuo.
Fabio Folgheraiter (1998): metodologia e metodo del servizio sociale nell’ottica di rete. Si
rifà alla sociologia relazionale e intende la persona come ‘unità bio-psico-siociale’ (Erickson).
Connessione quindi tra aspetto bio-psicologico e sociale-relazionale rispetto alla genesi dei
problemi. Intervento mira all’empowerment, ovvero allo sviluppo delle capacità di ognuno di ogni
attore della rete di affrontare e risolvere (coping e fronteggiamento) i compiti relativi allo
sviluppo, modifica, ampliamento, delle relazioni esistenti.
RUOLO OPERATORI: La funzione di guida relazionale, come sistematizzata da Folgheraiter (1998), è intensa come “un’azione
di direzionamento di un qualcosa che è già in corsa per conto suo, cioè il dare orientamento ad una dinamica
preesistente”(Folghgeraiter, 1998, pag. 440) a fronte della quale avviene una reciproca influenza tra una rete (famiglia
nucleare, famiglia allargata, etc.) in movimento ed un esperto che intende intercettare quel movimento.