1. I dati resi noti nel rapporto “Food wastage footprint. Impacts on natural resources”
realizzato dal dipartimento di gestione ambientale e delle risorse naturali della FAO nel
2013, segnalano infatti che l’impronta di carbonio del cibo prodotto ma non mangiato e quindi
sprecato ogni anno, viene stimata in 3.3 miliardi di tonnellate di CO2, una cifra complessiva
che inserisce questo sconcertante dato di emissioni di prodotti che non vengono neanche
utilizzati, al terzo posto nella classifica dei maggiori emettitori di CO2 a livello mondiale
dopo Cina e Stati Uniti.
E' un circolo vizioso perché, secondo studi recenti, il cambiamento climatico a sua volta
potrebbe ridurre la produttività agricola, diminuendo le disponibilità alimentari globali e
danneggiando le popolazioni più povere e le famiglie che basano il proprio reddito sulle
colture, l'allevamento del bestiame e la pesca.
Gli effetti che il fenomeno dello spreco alimentare produce, i possono dividere in tre
grandi categorie:
- IMPATTOAMBIENTALE: vengono utilizzate delle sostanze naturali che verranno buttate
in seguito. Tutto il lavoro che è dietro a un prodotto che non viene consumato, produce
emissioni e rifiuti. Per stimare l'impatto ambientale che possiede ogni singolo prodotto,
si deve tener conto di tre indicatori:
Carbon footprint: emissioni di gas, che incrementano l'effetto serra, durante i
vari processi. Sono emessi soprattutto anidride carbonica proveniente dall'utilizzo
di combustibili fossili, e protossido di azoto proveniente dai fertilizzanti;
Ecological footprint: parametro che permette di calcolare l'impatto dei consumi di
una popolazione su un determinato ambiente;
water footprint: questo indicatore permette di calcolare quanta acqua viene
utilizzata all'interno del processo. Inoltre tiene conto anche delle modalità di
utilizzo (es: irrigazione, produzione industriale,…)
Grazie a questi 3 parametri, si è potuto calcolare l'impatto ambientale di alcuni alimenti
anche in Italia, grazie ad Andrea Segrè. Dai dati da egli raccolti, si evince che lo spreco
di frutta e verdura, consuma circa 73 milioni di m³ di acqua e produce circa 8 milioni di
Kg di CO2.
2. -IMPATTO ECONOMICO: I soldi “buttati” a causa dello spreco alimentare. Per fare una
stima della quantità di denaro che si perde con questo fenomeno, si deve tener conto di
vari parametri:
valore che si perde con lo spreco: il valore del bene deve essere proporzionale al
valore delle risorse di produzione;
prezzo di mercato di ciascun bene in base alla sua utilità;
impatto sull'utilità della società: non si tiene conto soltanto del prezzo di mercato
ma anche degli effetti negativi che vengono riscontrati dalla società (emissioni);
superficie agricola: guardare quanto terreno viene utilizzato per produrre alimenti
che vengono sprecati.
-IMPATTO SOCIALE: esso può essere diviso in due:
sicurezza alimentare: disponibilità di alimenti necessari a sfamare un certo Paese,
in quantità tale da soddisfare le richieste di energia di ciascuna persona (2700
Kcal/giorno);
accessibilità agli alimenti: nonostante i cibi siano molto abbondanti, esistono zone
del pianeta in cui si registrano casi di denutrizione (mancanza di cibo), e zone in cui
si registrano casi di sovranutrizione. Nelle zone più povere l'accessibilità è molto
scarsa mentre nei Paesi industrializzati l'accesso al cibo è semplice, ed è proprio in
questi Paesi che si verifica il fenomeno dello spreco (obesità).