1. QUELL'INDIMENTICABILE 26 APRILE
Era il 26 aprile quando io e il mio caro amico Luca cercavamo qualche lavoretto per riuscire a
mettere da parte qualche soldo.
Io e Luca abbiamo sempre condiviso tutto e fatto ogni cosa insieme: insomma, eravamo davvero
inseparabili e, sin da piccoli, ci davamo da fare perchè non ci dispiaceva affatto avere qualche
spicciolo per le nostre spese.
Quando riuscimmo a trovare il nostro primo lavoro, eravamo piccoli, avevamo all'incirca dieci anni,
ma, da lì in poi, ne abbiamo cambiati di lavori! Abbiamo iniziato dando una mano a scaricare la
merce nei piccoli negozietti, abbiamo fatto i panettieri e i macellai, finchè, all'età di sedici anni, ci
siamo appassionati ai lavori edili. Sì, ci piaceva costruire case e, da quel giorno, abbiamo sempre
lavorato nel settore. Eravamo dei tuttofare, sicuri del nostro lavoro, ma, avendo una paga molto
bassa e lavorando solo fino al venerdì, pensammo bene di occupare il weekend facendo dei lavoretti
qua e là, piccole cose, per lo più in nero: in fondo, non facevamo niente di male e ci stavamo solo
costruendo una vita più decorosa!
E proprio quel giorno, quell'indimenticabile 26 aprile, un'anziana signora del nostro paesino ci
chiese di ripulire la copertura del pozzo luce dato che era da parecchio che non veniva eseguito quel
tipo di lavoro nè poteva occuparsene il marito, anziano anche lui.
Un lavoretto facile, veloce e pagato bene: quello che ci voleva!
Entrammo in casa e salimmo sul terrazzo: erano all'incirca quattro piani ma, per raggiungere la
copertura, bisognava salire con la scala su un altro piano da dove poi sarebbe stato possibile
svolgere i lavori. Era una giornata abbastanza calda e da lì il panorama era bellissimo: campi di ogni
sfurmatura di colore dal giallo al verde, un azzurro accecante, sopra di noi nulla, ai nostri piedi il
mondo intero.
ll mio amico Luca era entusiasta di quella visione, ed entrambi eravamo intenti a terminare presto
per godere di quella natura e di quelle giornate così belle che non si vedevano da tempo.
Decidemmo di cominciare presto il lavoro, ma Luca era troppo testardo e pieno di sè per notare che
quella copertura era vecchia e che bisognava essere prudenti. Provai ad avvisarlo, gli dicevo:
"Amico, fa' attenzione! Non credo che quella copertura reggerà". Ma lui non mi ascoltava e, con
aria spavalda, mi diceva: "Non stare a criticare il mio lavoro, pensa piuttosto a darmi una mano!
Prima finiamo e prima possiamo andare a divertirci" e mentre mi parlava, eliminava lo sporco, le
foglie e tutto ciò che si era accumulato.
Continuavo a non sentirmi molto sicuro, così, senza alcuna protezione ad un'altezza così notevole.
Comunque, per non essere canzonato, mi feci coraggio, ma, appena mi mossi per darmi lo slancio e
salire sulla copertura sentii un urlo. Sí, era Luca! La copertura in plastica aveva ceduto! Ero
terrorizzato, però non esitai a tendergli la mano: era il mio amico! Sì, ecco: l'avevo afferrato.
Tentavo inutilmente di tirarlo su. Faceva molto caldo, tuttavia lo incitavo a non mollare, a tenere
duro e gridavo, cercavo aiuto nella speranza che qualcuno mi sentisse, ma le mani cominciavano a
sudare e lentamente lo sentii scivolar via.
Era il mio amico. Ed era una bella giornata di sole.
Doveva essere tutto facile. Dovevamo vivere da re. Dovevamo. Avremmo dovuto.
Non potrò mai dimenticare quel giorno.