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Scelte riproduttive delle
coppie a rischio :
tra bisogno di normalità
e senso di responsabilità
fattori che influenzano la decisione di
non fare dp
un senso fatalistico della condizione umana,
che porta ad essere più concentrati sul pericolo
imminente che sulle minacce future:
“ La vita porta sempre dei rischi, io posso uscire
da qui e finire sotto una macchina … inutile
guardare lontano”.
la fiducia ottimistica nelle capacità
della scienza di trovare una cura
“Prima che mio figlio/mia figlia arrivi
a 30 o 40 anni ho fiducia che gli
scienziati che studiano la malattia in
tutto il mondo avranno trovato la
soluzione”.
la negazione del rischio basata sul pensiero
magico:
“Sono sicura che tutto andrà bene, il
mio compagno non somiglia affatto a
sua madre e quindi non può avere la
malattia …. “.
Caso 1.
La coppia arriva da noi a gravidanza
iniziata. Il partner a rischio è la
donna, che ha 35 anni. Il suo genitore
malato è stata la madre, deceduta a
59 anni e proveniente da una famiglia
in cui sono ammalati tutti (due
fratelli, una sorella e i loro figli).
La coppia ha già una figlia di 5 anni avuta
senza dp:
“Abbiamo fatto questa figlia in un
momento di ottimismo”
La sola dp possibile è di esclusione perché lei
non ha mai voluto sapere su se stessa:
“ho sempre considerato molto
difficile, direi impossibile,
convivere con un risultato
positivo”.
Il test di esclusione viene eseguito e il
risultato è sfavorevole
Il feto ha un rischio del 50% come
la madre
La signora esprime profonda tristezza
e rabbia contro il destino:
“.. nel cuore ero sicura che avrei avuto
una buona notizia perché so di
meritare un po’ di fortuna dopo tanti
anni di sventure”.
L’intenzione di interrompere la gravidanza
in caso di brutte notizie è annullata
“… non posso interrompere la
gravidanza di un figlio che è come me.
Sento che vorrebbe dire che io
considero la mia vita non degna di
essere vissuta.”.
Circa 8 anni dopo la signora mi
telefona, è molto ansiosa:
“… vedo mio padre che mi fissa … no,
sarebbe più preciso dire che mio
padre evita di guardarmi in faccia e
sono sicura che questo significa una
cosa sola, che lui mi vede sintomatica
…. Devo assolutamente sapere”.
La signora spiega così la sua decisione
di non sapere :
“mio padre è anziano e debole per
un’operazione al cuore che ha avuto di
recente e io, se avessi un brutto risultato,
non sarei mai capace di nasconderglielo.
Noi abbiamo una comunicazione quasi
telepatica, mi guarderebbe e saprebbe la
verità all’istante”.
Nel giro di un paio d’anni la signora
chiede una visita neurologica
Si rivela la presenza di sintomi, come
lei stessa sospettava.
Riflettendo insieme sulla situazione
dei suoi figli:
‘’…ho capito che non dirò mai a mio figlio che
lui è come me, che avrà il mio destino,
anche perché ho cominciato a pensare
che lui non è davvero come me, che non è
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stesso destino…è così giovane, e anche se
io sono malata, ora ho 45 anni e questo
significa che ne mancano circa 35 prima
che lui diventi sintomatico e ….spero che
per allora ci sarà una cura”.
Caso 2.
La seconda coppia è intorno ai 27 anni
quando cominciamo a vederci per la
consulenza genetica. Il partner a
rischio è lui, il suo genitore malato è il
padre, vivente, e sono malati anche
altri parenti della famiglia paterna.
Per lui, fare il test è un obbligo morale
“vedendo la vita che fa mia madre da
anni per stare dietro a mio padre
penso di non avere altra scelta, non
posso legare lei a me senza sapere. Se
dovessi scoprire che avrò la malattia
la lascerò libera….”
Il punto di vista di lei:
“…veramente io mi sento già libera di
scegliere, quando ho conosciuto te ho
conosciuto anche tuo padre e la tua
famiglia, quindi so da sempre che c’è un
problema eppure sono rimasta. E non è
che mi faccio illusioni, lo so che ti puoi
ammalare, al 50%,e questo ci può
bastare… se tu facessi il test con una
risposta positiva non camperesti più, io lo
so …”
Lui: ‘‘sapere come stanno le cose ci
permetterebbe di avere un figlio sano…’’
Lei: ‘‘sì, questo è il punto vero, la
responsabilità verso chi si mette al
mondo…ai tempi dei tuoi genitori non si
sapeva niente, non c’era modo, ma
adesso….c’è una strada che salvi il figlio
senza sacrificare il padre ?’’
Lei: “ne abbiamo già parlato e non
abbiamo dubbi, per quanto l’aborto possa
essere un gran dolore sarebbe molto
peggio se lui un domani si dovesse
ammalare e noi dovessimo dire a nostro
figlio verrà pure a te perché noi non
abbiamo avuto coraggio”.
Sottolineiamo il rischio di esito sfavorevole,
con feto al 50% come il padre
Dopo qualche tempo, avviata la
gravidanza, viene effettuato il test di
esclusione e il risultato è favorevole. Il
feto è fuori dalla malattia.
Dopo circa 15 anni rivediamo la
coppia
la signora ci chiede se sia vero quello che lei
sospetta, cioè che suo marito sta cominciando
ad ammalare.
Il suo sospetto è giusto.
Penserà lei ad informare il figlio sulla malattia
del padre e anche sulla sua dp.
Un paio di mesi dopo è il figlio adolescente a
chiedere un appuntamento, all’insaputa dei
genitori
E’ molto spaventato e arrabbiato con
loro:
“mio padre non lo sopporto, è rigido
e fa tragedie per tutto e mia madre
non la capisco proprio, mi dice un
sacco di balle…”.
Chiedo quale sia la bugia
“ho fatto una ricerca su internet e ho letto
che la dp si fa solo se il genitore a rischio
s’è fatto prima il test e io so che mio padre
il test genetico non se l’è mai fatto ..e
dunque mia madre m’ha detto una bugia
per non farmi spaventare, per non dirmi
che la malattia viene pure a me!”.
La riconquistata serenità del figlio
l’assenza di ansia e senso di colpa
verso di lui da parte loro, ha
consentito a questa coppia di
affrontare la malattia per i soli danni
di cui essa è artefice, quelli che causa
nel malato, al netto di ogni altra
disperata variabile di cui la si accusa.
Ho seguito storie in cui nessuno
aveva potuto scegliere perché
nessuno sapeva, e storie in cui era
stato impedito di scegliere, perché
chi sapeva aveva volutamente
taciuto.
la MH non è malvagia, crudele,
persecutoria o qualunque altra
caratteristica umana le si voglia
attribuire. E’ semplicemente una
malattia. Niente di “personale”, la
malattia è come è, non può scegliere..
è una malattia importante, come
migliaia di altre ma, a differenza di
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essere prevedibile, nel decorso così
come nelle modalità di trasmissione
chi ha facoltà di scegliere sono gli
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La domanda è un’altra
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senso della vita
Dunque, la vera domanda è:
qual è il senso della vita che abbiamo
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Questo è il senso della vita che comunicherà chi
nega tutto per paura
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colpa…quando quel futuro tanto lontano
diventa in un attimo il presente.
Non sapere per paura è la scelta che ci si
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Oppure ci sentiamo capaci di
comunicare un senso della vita che
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cuore, compreso il coraggio di vivere?
Questo è il senso della vita di chi non
percepisce quel possibile 50% di
malattia come la parte dominante
della sua esistenza e perciò può dire
ai figli la verità, perché il rischio MH si
“declassa” a normale rischio di vita,
uno dei tanti.
E allora? Dp diretta, dp di esclusione,
riproduzione assistita, diagnosi pre-
impianto….si?? no? ?
Non c’è una risposta uguale per tutti,
sarebbe insopportabile un precetto in
un ambito così personale.
prima di fare dei figli domandatevi qual è
il senso della vita che avete da
comunicare.
Non pensate, solo a cosa può dare a voi
diventare genitori ma, solo per un attimo,
pensate anche a cosa voi avete da dare ai
figli che metterete al mondo.
Dalla risposta che con onestà vi
darete nasceranno le giuste scelte,
quelle prese con la mente e il
cuore.

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Scelte riproduttive delle coppie a rischio

  • 1. Scelte riproduttive delle coppie a rischio : tra bisogno di normalità e senso di responsabilità
  • 2. fattori che influenzano la decisione di non fare dp un senso fatalistico della condizione umana, che porta ad essere più concentrati sul pericolo imminente che sulle minacce future: “ La vita porta sempre dei rischi, io posso uscire da qui e finire sotto una macchina … inutile guardare lontano”.
  • 3. la fiducia ottimistica nelle capacità della scienza di trovare una cura “Prima che mio figlio/mia figlia arrivi a 30 o 40 anni ho fiducia che gli scienziati che studiano la malattia in tutto il mondo avranno trovato la soluzione”.
  • 4. la negazione del rischio basata sul pensiero magico: “Sono sicura che tutto andrà bene, il mio compagno non somiglia affatto a sua madre e quindi non può avere la malattia …. “.
  • 5. Caso 1. La coppia arriva da noi a gravidanza iniziata. Il partner a rischio è la donna, che ha 35 anni. Il suo genitore malato è stata la madre, deceduta a 59 anni e proveniente da una famiglia in cui sono ammalati tutti (due fratelli, una sorella e i loro figli).
  • 6. La coppia ha già una figlia di 5 anni avuta senza dp: “Abbiamo fatto questa figlia in un momento di ottimismo”
  • 7. La sola dp possibile è di esclusione perché lei non ha mai voluto sapere su se stessa: “ho sempre considerato molto difficile, direi impossibile, convivere con un risultato positivo”.
  • 8. Il test di esclusione viene eseguito e il risultato è sfavorevole Il feto ha un rischio del 50% come la madre
  • 9. La signora esprime profonda tristezza e rabbia contro il destino: “.. nel cuore ero sicura che avrei avuto una buona notizia perché so di meritare un po’ di fortuna dopo tanti anni di sventure”.
  • 10. L’intenzione di interrompere la gravidanza in caso di brutte notizie è annullata “… non posso interrompere la gravidanza di un figlio che è come me. Sento che vorrebbe dire che io considero la mia vita non degna di essere vissuta.”.
  • 11. Circa 8 anni dopo la signora mi telefona, è molto ansiosa: “… vedo mio padre che mi fissa … no, sarebbe più preciso dire che mio padre evita di guardarmi in faccia e sono sicura che questo significa una cosa sola, che lui mi vede sintomatica …. Devo assolutamente sapere”.
  • 12. La signora spiega così la sua decisione di non sapere : “mio padre è anziano e debole per un’operazione al cuore che ha avuto di recente e io, se avessi un brutto risultato, non sarei mai capace di nasconderglielo. Noi abbiamo una comunicazione quasi telepatica, mi guarderebbe e saprebbe la verità all’istante”.
  • 13. Nel giro di un paio d’anni la signora chiede una visita neurologica Si rivela la presenza di sintomi, come lei stessa sospettava. Riflettendo insieme sulla situazione dei suoi figli:
  • 14. ‘’…ho capito che non dirò mai a mio figlio che lui è come me, che avrà il mio destino, anche perché ho cominciato a pensare che lui non è davvero come me, che non è assolutamente certo che lui avrà il mio stesso destino…è così giovane, e anche se io sono malata, ora ho 45 anni e questo significa che ne mancano circa 35 prima che lui diventi sintomatico e ….spero che per allora ci sarà una cura”.
  • 15. Caso 2. La seconda coppia è intorno ai 27 anni quando cominciamo a vederci per la consulenza genetica. Il partner a rischio è lui, il suo genitore malato è il padre, vivente, e sono malati anche altri parenti della famiglia paterna.
  • 16. Per lui, fare il test è un obbligo morale “vedendo la vita che fa mia madre da anni per stare dietro a mio padre penso di non avere altra scelta, non posso legare lei a me senza sapere. Se dovessi scoprire che avrò la malattia la lascerò libera….”
  • 17. Il punto di vista di lei: “…veramente io mi sento già libera di scegliere, quando ho conosciuto te ho conosciuto anche tuo padre e la tua famiglia, quindi so da sempre che c’è un problema eppure sono rimasta. E non è che mi faccio illusioni, lo so che ti puoi ammalare, al 50%,e questo ci può bastare… se tu facessi il test con una risposta positiva non camperesti più, io lo so …”
  • 18. Lui: ‘‘sapere come stanno le cose ci permetterebbe di avere un figlio sano…’’ Lei: ‘‘sì, questo è il punto vero, la responsabilità verso chi si mette al mondo…ai tempi dei tuoi genitori non si sapeva niente, non c’era modo, ma adesso….c’è una strada che salvi il figlio senza sacrificare il padre ?’’
  • 19. Lei: “ne abbiamo già parlato e non abbiamo dubbi, per quanto l’aborto possa essere un gran dolore sarebbe molto peggio se lui un domani si dovesse ammalare e noi dovessimo dire a nostro figlio verrà pure a te perché noi non abbiamo avuto coraggio”. Sottolineiamo il rischio di esito sfavorevole, con feto al 50% come il padre
  • 20. Dopo qualche tempo, avviata la gravidanza, viene effettuato il test di esclusione e il risultato è favorevole. Il feto è fuori dalla malattia.
  • 21. Dopo circa 15 anni rivediamo la coppia la signora ci chiede se sia vero quello che lei sospetta, cioè che suo marito sta cominciando ad ammalare. Il suo sospetto è giusto. Penserà lei ad informare il figlio sulla malattia del padre e anche sulla sua dp. Un paio di mesi dopo è il figlio adolescente a chiedere un appuntamento, all’insaputa dei genitori
  • 22. E’ molto spaventato e arrabbiato con loro: “mio padre non lo sopporto, è rigido e fa tragedie per tutto e mia madre non la capisco proprio, mi dice un sacco di balle…”. Chiedo quale sia la bugia
  • 23. “ho fatto una ricerca su internet e ho letto che la dp si fa solo se il genitore a rischio s’è fatto prima il test e io so che mio padre il test genetico non se l’è mai fatto ..e dunque mia madre m’ha detto una bugia per non farmi spaventare, per non dirmi che la malattia viene pure a me!”.
  • 24. La riconquistata serenità del figlio l’assenza di ansia e senso di colpa verso di lui da parte loro, ha consentito a questa coppia di affrontare la malattia per i soli danni di cui essa è artefice, quelli che causa nel malato, al netto di ogni altra disperata variabile di cui la si accusa.
  • 25. Ho seguito storie in cui nessuno aveva potuto scegliere perché nessuno sapeva, e storie in cui era stato impedito di scegliere, perché chi sapeva aveva volutamente taciuto.
  • 26. la MH non è malvagia, crudele, persecutoria o qualunque altra caratteristica umana le si voglia attribuire. E’ semplicemente una malattia. Niente di “personale”, la malattia è come è, non può scegliere..
  • 27. è una malattia importante, come migliaia di altre ma, a differenza di altre, con la positiva caratteristica di essere prevedibile, nel decorso così come nelle modalità di trasmissione
  • 28. chi ha facoltà di scegliere sono gli esseri umani Possono scegliere di stare peggio ed è facilissimo……
  • 29. È sufficiente: mentire a se stessi e negare la realtà, vedere quel futuro in cui la malattia potrebbe iniziare come infinitamente lontano e seppellire sotto questa lontananza i problemi invece di metterli a fuoco, raccontarsi di avere un filo diretto con qualche buona stella….
  • 30. oppure possono scegliere di stare meglio per fare questo ci vuole talento, il talento per vivere, quello che nelle scelte mette insieme il cuore e la mente, che non sono affatto poli contrapposti.
  • 31. Che significa? Che chi è a rischio non dovrebbe avere figli o averli solo con la certezza che siano sani? La domanda è un’altra
  • 32. i figli ricavano da noi il loro primo senso della vita Dunque, la vera domanda è: qual è il senso della vita che abbiamo da comunicare ad un futuro figlio?
  • 33. Che la vita è una indicibile, brutta verità, una serie ansiogena di silenzi e bugie in mezzo ai quali lo lasciamo solo, magari a cercare in rete per scoprire quello che non abbiamo il coraggio di dirgli?
  • 34. Questo è il senso della vita che comunicherà chi nega tutto per paura è la scelta da cui nascono i silenzi, le bugie, l’ansia e poi il senso di colpa…quando quel futuro tanto lontano diventa in un attimo il presente. Non sapere per paura è la scelta che ci si vergogna di raccontare ai propri figli
  • 35. Oppure ci sentiamo capaci di comunicare un senso della vita che include la possibilità di malattia ma anche ricchezze della mente e del cuore, compreso il coraggio di vivere?
  • 36. Questo è il senso della vita di chi non percepisce quel possibile 50% di malattia come la parte dominante della sua esistenza e perciò può dire ai figli la verità, perché il rischio MH si “declassa” a normale rischio di vita, uno dei tanti.
  • 37. E allora? Dp diretta, dp di esclusione, riproduzione assistita, diagnosi pre- impianto….si?? no? ? Non c’è una risposta uguale per tutti, sarebbe insopportabile un precetto in un ambito così personale.
  • 38. prima di fare dei figli domandatevi qual è il senso della vita che avete da comunicare. Non pensate, solo a cosa può dare a voi diventare genitori ma, solo per un attimo, pensate anche a cosa voi avete da dare ai figli che metterete al mondo.
  • 39. Dalla risposta che con onestà vi darete nasceranno le giuste scelte, quelle prese con la mente e il cuore.