1. Desiderio di conoscenza e stupore Il ruolo dei genitori e il compito della scuola nell’educazione all’osservazione
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9. 2 – Caratteristiche E' un'emozione di fronte all'oggetto interessante, fatta di impressione e di desiderio: l' impressione di non comprendere e il desiderio di capire.
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18. Desiderio di imitare " L’ammirazione e il desiderio d'imitare costituiscono le più potenti risorse dell'apprendimento scolastico " (Meireu, 1990, p.113 ).
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Editor's Notes
Non incontriamo qualcosa di nuovo se noi chiudiamo anticipatamente, cioè se non ci lasciamo interrogare da quello che incontriamo, ma utilizziamo delle risposte che abbiamo immagazzinato precedentemente, le appiccichiamo a mo’ di etichetta al nuovo.
L'effetto -"puntura" (stimolo, etimologicamente richiama il verbo "pungere) della realtà sull'io che subendo attiva il suo desiderio di incontro e di esperienza;
Ancor più suscita ammirazione l'insegnante la cui azione in classe nasce ed esprime stupore. Egli condivide, assegna e controlla i compiti di apprendimento, testimoniando curiosità ed attenzione, presentando il sapere con la convinzione di chi sa e vuole acquisire l'adesione, perché si fa discente del proprio sapere, non solo per "comprendere i tentennamenti e gli errori di chi non sa ancora" (Meireu, 1990, p.113), ma anche per continuare a guardare se stesso, la propria disciplina e gli alunni come se fosse appena arrivato da un lontano pianeta. Ha (si prende) il tempo e la libertà di stupirsi: di lasciarsi colpire, ricercare e verificare una sintonia, porre attenzione ai particolari, riformulare giudizi sintetici, mettere in atto dei paragoni, verificare l'intuizione e la validità del "colpo" ricevuto.
Chi ha gli occhi spenti, non impara; e se viene dietro, è perché è trascinato.
A questo punto qualcuno potrebbe obiettare che stiamo riportando la didattica indietro, alle stagioni dell'ingenuità e della spontaneità. Le cose non stanno così. Non si tratta di preferire gli studenti ingenui a quelli (di oggi) che vengono definiti smaliziati e critici. L'alternativa non è tra incanto e disincanto, tra "studenti che bevono tutto" e "studenti che ne sanno una più del diavolo". Non è, per dirla in termini più adeguati, tra le pedagogie della risposta e le pedagogie del problema. Queste sono due scogli simmetrici da evitare ( Meireu, 1990, p.212).