2. What does the future look like?
Futuro: probabilmente una delle parole più difficili da pronunciare al giorno d'oggi. Soprattutto alla luce degli
avvenimenti che hanno scosso il mondo e la società negli ultimi anni, e che hanno portato le cose a diventar ciò che
sono oggi: catastrofi naturali, epidemie, guerre, crisi economiche, tutto lascia intendere che il futuro per come lo
immaginiamo noi non sarà poi un granché. E come lo immaginiamo questo futuro? Smettiamola di credere alle favole
di un mondo giusto, egualitario, nel quale regni la pace e non si soffra la fame. Dobbiamo smettere di aggrapparci a falsi
miti, ad utopie millenarie di una società perfetta, ad ideali di giusto, bene e bello che rappresentino per noi i tempi
avvenire. Dobbiamo agire ora, nell'immediato, magari cercando per una volta di creare qualcosa piuttosto che
correggere o prevedere solamente in linea teorica. Ciò a cui l'uomo dovrebbe puntare per credere in un futuro che ne
rappresenti i sentimenti, è un modo di pensare, di agire che non sia fine a se stesso o con scopo un oggetto finito, bensì
qualcosa che esista e che giorno dopo g iorno migliora, muta, aumenta, diminuisce, crea, distrugge.
Non un'opera finita, ma un'opera che ispiri negli occhi di chi la guarda la volontà a continuarla, lasciando in questo
modo libertà espressiva e temporale all'agire.
Anche questa ''aggiunta'' deve sintonizzarsi nella stessa lunghezza d'onda del' ''opera madre'', lasciando quindi spazio
all'immaginazione di terzi che ne continueranno la crescita. Parlando in altri termini: ciò che l'uomo deve ricercare non
è una forma di espressività o di creatività che si auto concluda, bensì che ispiri negli altri nuova volontà di creare. In
questo caso importanza ne viene data tanto all'opera finita quanto alle sensazioni che essa porta con sé.
Ciò che si deve raggiungere è quindi una dimensione nella quale osservare o apprendere qualcosa non sia soltanto un
ricevere, bensì un motivare. Lo scopo sarebbe quello di ottenere una 'catena' nella quale ogni anello può essere
considerato come risultato dei precedenti e al tempo stesso parte integrante e necessaria di ciò che verrà dopo.
Ogni azione, parola, opera che scaturisce dalla mente umana non deve quindi andare ad esprimersi nel solo presente,
ma deve evidenziare la sua origine nel passato e mostrare la sua intenzione di ispirare vicissitudini future.
Per capire come questo concetto può risultare utile in termini pratici si potrebbe prendere come esempio quello del
''quanto'': nella fisica quantistica si definisce quanto quella particella elementare di materia che non possiede fisicità o
posizione definite, e quindi contiene in sé il dono (potenziale) dell'ubiquità. Potendo esistere e non esistere nello stesso
momento l'affrontare con giudizio una situazione 'quantistica' si rivela altamente rischioso e talvolta paradossale.
Quindi, se noi estendiamo questo punto di vista al mondo intero, potremmo dire che il futuro è quindi un insieme di
infinite realtà quantistiche (paradossalmente nessuno garantisce che la nostra casa domani ci sia ancora).
L'unica cosa che potrebbe non ricadere sotto l'influenza 'quantistica' pare dunque essere ciò che non è definibile
matematicamente o rappresentabile con un modello reale.
E ciò lo possono solo le sensazioni, le idee, i sentimenti, i ricordi, in pratica tutto ciò che la nostra mente produce solo in
forma astratta.
La via per garantirci un futuro è quindi quello della ''ispirazione vicendevole'', una cooperazione che non si manifesta in
un contatto diretto tra individui, ma che permette scambio di idee e continuazione di esse attraverso l'osservazione
dell'opera umana. Dal punto di vista pratico l'uomo deve cercare di creare oggetti finiti e perfetti dal suo punto di vista,
ma deve rendere negli altri la sensazione che 'manchi qualcosa', lasciando la possibilità a terzi di espandere la propria
opera, copiarla magari aggiungendo qualcosa, o più semplicemente prenderla come ispirazione per la creazione di
qualcosa di totalmente nuovo e diverso dall'originale.
What are you thinking about?
3. WAYTA
Padiglione WAYTA
Esempio creativo per softener la riposta alla domanda ''What does the future look like?''.
All'esterno Wayta si presenta come una installazione architettonica dalla forma stravagante ma non troppo complessa. Un padiglione espositivo, un
museo, una mostra, ma che in realtà espone se stesso, con l'intento di animare lo spirito osservatore chi ci vi entra.
Entriamo.
Siamo circondati da muri chiusi su quasi tutti i lati, quindi siamo 'costretti' a dirigere lo sguardo alla nostra sinistra, dove notiamo una scritta a
caratteri cubitali che fuoriesce da uno spigolo. Essa ci incuriosisce, in quanto non riusciamo a leggerla interamente. La sua posizione e visibilità ci
inducono a domandarci ''che cosa'' sia. Avanziamo. La scritta si completa: WHAT. Cosa…e la prima sensazione è lo stupore, forse misto ad offesa: ci
sentiamo presi in giro. Grazie a ciò il nostro animo si accende, l'attenzione si focalizza su ciò che ci circonda, alla ricerca di altri 'scherzi'.
E poco distante notiamo un'altra scritta incompleta che attira la nostra attenzione, e che ci invita a salire una rampa piuttosto ripida e faticosa. La
scritta è ARE: essere, agire, vivere. Indica vitalità, forza, voglia di continuare. Ci rendiamo conto di 'esistere' e per dimostrarlo saliamo la seconda
rampa che ci si pone davanti. Saliamo, e ci troviamo in un corridoio piuttosto angusto, se paragonato agli ampi spazi che lo precedono. In una delle
pareti appare la scritta YOU. Noi stessi quindi. Ci sentiamo chiamati in causa. E se guardiamo sull'altra parete…uno specchio. Una parete ci chiama,
l'altra ci mostra per ciò che siamo: uomini.
Proseguiamo il nostro cammino, forse un pò turbati, giungendo in uno spazio più ampio, vetrato, quindi molto luminoso, che sembra anche più
grande di quanto realmente non sia. Lungo le pareti vetrate scorgiamo l'ennesima scritta: THINKING. Pensare. Questo distingue l'uomo da altri
esseri viventi, il pensiero. Senza accorgerci, anche stimolati dalla vista dell'ambiente esterno, cominciamo a pensare, e senza accorgercene ci
ritroviamo immersi in un flusso di pensieri che forse non ha eguali. A riflessione conclusa proseguiamo nel nostro cammino, continuando a rimuginare
sui nostri pensieri. Ci ritroviamo poi in una stanza dalla quale spuntano o pendono delle lettere, che compongono la parola ABOUT. Quale dei nostri
pensieri ci colpisce di più? Ci voltiamo, guardandoci attorno, cercando un segno che ci aiuti a scegliere una delle tante immagini che la nostra mente
aveva creato poco prima. C'è una rampa, in discesa, che sembra portare fuori da quel mondo di pensieri, ma un simbolo ne è l'effige: ?
Un punto di domanda, che sembra chiederci ''e ora che farai?''.
A coloro che ne usciranno la risposta.
In termini di praticità nel caso di realizzazione del progetto, si immagina una continuazione della struttura del padiglione.
Il locale seguente sarebbe un magazzino, contenente i materiali e le forme più varie del mondo del bricolage. I visitatori che avranno ricevuto
un'illuminazione durante il percorso fatto sicuramente cominceranno a giocare con questi elementi, assemblandone le parti, aggiungendo,
distruggendo. Gli oggetti creati saranno messi in vendita (prezzo d'offerta) in una 'mostra' espositiva periodica (1 alla settimana ad esempio), e gli
introiti derivanti dalle vendite verranno destinati ad associazioni umanitarie no-profit o date in beneficenza.
Morale: l'opera madre (Wayta) ispira la creazione di altre opere, che lasciate nel luogo di nascita per un tempo programmato possono essere ammirate
e prese anch'esse come modello per chi intenda cimentarsi nell'arte del bricolage. La beneficenza migliora le prospettive future di chi si trova
disagiato, permettendo l'acquisizione di un'istruzione, e magari mettendo in condizioni il beneficiario di visitare il Wayta, dando così inizio ad un
nuovo ciclo.
Il futuro, dal punto di vista sia teorico (creatività continuata) che pratico (beneficenza) viene garantito da una catena infinita di anelli creativi.
Come vedo io il futuro?
I futuro è esattamente ciò che credo che sarà. Il futuro sarà ciò che l'uomo vorrà che sia. E' l'uomo ad avere in mano il proprio destino.
Spiegazione di ''What Are You Thinking About ?'' :
WHAT: nascosto da un angolo, alimenta la curiosità su 'cosa sia'. Nero, come le cose artificiose, come la terra.
ARE: sulle rampe di risalita, indica l'essere, l'agire di qualcuno o qualcosa. Giallo, come l'allegria e la gioia dell'amicizia, fa riflettere sul significato di
felicità.
YOU: sul tunnel di attraversamento, con gli specchi che riflettono la propria immagine focalizzando l'attenzione su noi stessi ed i nostri desideri. Blu:
colore della serenità e della pace interiore, calma la mente ed il corpo, dando però vitalità e brio, vivacità.
THINKING: sulle vetrate, fanno penare ai sognatori che osservano le nuvole, fa spaziare la mente e aumenta la creatività. Verde, colore che riflettere
la natura, che ci spinge a cercare il luogo ideale per coltivare i nostri desideri. Ambiente, quindi ricerca per garantire un futuro degno all'umanità.
ABOUT: pezzi sospesi o separati, indica la molteplicità scaturita dalla fantasia dell'uomo e del mondo: parole, idee, oggetti. Rosso, come la passione,
l'amore, la forza, il sangue, e molte altre cose. Attira l'attenzione, è vivo.
?: sul soffitto, vetro. Un buco nel cielo, stellato di notte. L'infinito, l'inconscio.
What are you thinking about?
4. anteprimaWAYTA.
fronte
in volo
retro
What are you thinking about?