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13 febbraio 2017
Un’azienda cerca una figura professionale e
mette un annuncio online. In poche ore
riceve migliaia di curricula. Nell’80% dei casi,
non c’entrano nulla con la richiesta; nel 20%
c’entrano qualcosa, ma solo circa la metà di
essi è in linea con la ricerca. Un altro dato:
un recente sondaggio ha accertato che in
media bisogna inviare 24 cv – cartacei o
elettronici – per trovare lavoro. Moltiplicando
questi 24 cv per i milioni di persone che
cercano un lavoro, si avrà una prima stima
del fenomeno: nel mercato fluttuano oltre 100
milioni di curricula all’anno. Per orientarsi in
questo universo, Andrea Galdabino, esperto
di risorse umane, e Fabrizio Favini, consulente ed esperto di business development,
hanno costruito CVCert, un portale che favorisce l’incontro tra domanda e offerta di lavoro:
“Semplicità, rapidità e, soprattutto, certezza e veridicità delle informazioni che il candidato
dichiara nel curriculum garantiscono un recruiting che soddisfa modalità, tempi ed
Che lavoro cerchi? Località Scegli area geografica Area funzionale Scegli area
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Contro il rischio fake curriculum,
una startup certifica cv
Il rischo che l'enorme massa di cv che circola sul web possa contenere
informazioni poco attendibili. Arriva CVCert la startup che mette in
contatto chi offre lavoro con chi lo cerca, garantendo le informazioni
sulle esperienze professionali e le soft skill indicate nel curriculum.
L’esperto di risorse umane Andrea Galdabino: “Il cv così come lo
conosciamo oggi è superato: non dà garanzie e non è profilato”
di AMBRA NOTARI
PROGETTISTA FIRMWARE/SOFTWARE
AZIENDA LEADER NEL SETTORE AUTOMOTIVE
PER IL POTENZIAMENTO DELLA PROPRIA
STRUTTURA, RICERCAPROGETTISTA...
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AZIENDA LEADER NEL SETTORE AUTOMOTIVE
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AUTOMOTIVE PER IL POTENZIAMENTO DELLA
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esigenze dell’impresa”.
Il paradigma ribaltato. “Moltissime aziende si lamentano perché non riescono a trovare il
candidato ideale – spiega Galdabino –. Ci mettono mesi per rintracciare la persona che
potrebbe rivelarsi idonea, almeno stando a quanto riportato nel cv. CVCert ribalta il
paradigma dell’incontro tra domanda e offerta. In pratica, chiediamo ai candidati di farsi
trovare. E all’azienda viene garantita la professionalità che cerca. Perché il cv così come
lo conosciamo oggi è superato: non dà garanzie e non è profilato”. Il rischio che l’enorme
massa di cv che circola sul web possa contenere informazioni poco attendibili è alto: infatti
le banche-dati dei cv online sono organizzate in modo che chiunque possa inserire una
candidatura, spesso più candidature, e in modo totalmente libero e autoreferenziale,
senza alcun riscontro con la realtà dei fatti. Inoltre, essendo i cv redatti in assenza di uno
standard, è pressoché impossibile effettuare ricerche secondo criteri omogenei.
Come funziona CVCert. Per ogni candidato CVCert produce la certificazione del
percorso lavorativo tramite l’interrogazione della banca-dati dell’Inps: in pratica si
trasformano i contributi nelle voci del curriculum. CVCert fornisce poi la garanzia degli
studi e della formazione effettivamente acquisiti, ed effettua la classificazione delle
esperienze professionali secondo la codifica Istat che funziona da matching-code tra
domanda e offerta di lavoro. “I candidati sono più facilmente rintracciabili perché
caratterizzati da un profilo ben preciso; le aziende vengono agevolate perché investono
molto meno tempo nella ricerca andando a colpo sicuro”.
I 4 passi per la certificazione. Per prima cosa il candidato accede al portale e si registra.
Secondo, paga 15 euro per avviare la richiesta di certificazione su base Inps. Terzo, il
sistema CVCert interroga l’Inps che costruisce il cv certificato e lo rispedisce a chi ne ha
fatto richiesta in modo che lo possa controllare e verificare. Quarto, il candidato completa il
curriculum certificato qualificando le proprie soft skill. “Finalmente aziende e candidati
parlano la stessa lingua. Per esempio, quando il candidato inserisce il proprio ruolo
secondo la classificazione Istat, lo deve trovare nell’elenco messo a disposizione, non può
scriverlo liberamente. Allo stesso modo, l’azienda che cerca il candidato, deve anch’essa
utilizzare la codifica Istat. Questo significa precisione nell’incontro tra domanda e offerta.
Ogni ruolo lavorativo può essere composto da più titoli professionali Istat: il candidato,
così, può essere trovato dall’azienda per ciascuna delle competenze possedute”.
Le soft skill. Le competenze trasversali, vale a dire quelle capacità che raggruppano le
qualità individuali, soprattutto nel caso di CVCert fanno la differenza. “La profilatura
dell’aspetto comportamentale e attitudinale della persona è un grande aiuto per il
recruiter”. Nel portale c’è sia uno spazio libero per curare la propria presentazione, sia la
sezione per effettuare il test PDA International, strumento che, attraverso una metodologia
semplice e scientifica, elabora il profilo comportamentale delle persone. “Siamo l’unica
società di recruiting online in Italia autorizzata a utilizzarlo. È il miglior test per efficacia e
facilità d’uso che abbiamo trovato”.
“L’impossibilità di valutare le soft skill nei curricula tradizionali è in realtà la vera grande
carenza che CVCert colma – sottolinea Galdabino –. Infatti oggi il candidato può essere
orientato verso il lavoro che gli è più congeniale. Tale servizio è allo stesso tempo un
ottimo supporto per il recruiter che può organizzare l’intervista di selezione in modo molto
più attendibile”.
I risvolti sociali. “Nell’atto di garantire il percorso lavorativo del singolo candidato, CVCert
mette in luce anche le figure meno qualificate, che possono aver compiuto un percorso
lavorativo poco strutturato o non omogeneo. Di fatto significa mettere a disposizione del
sistema di welfare un affidabile strumento per intervenire dove c’è bisogno con adeguate
politiche attive e di formazione. Non solo: CVCert permette ai candidati di controllare la
loro posizione Inps: se qualche situazione non quadra, possono scoprirlo in tempo utile,
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