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+ focus Ticino 3GIORNALEdelPOPOLO
VENERDÌ 10 GIUGNO 2016
Nove casi di unioni forzate denunciati in Ticino nel 2015, ma molti di più quelli sommersi
Quando il matrimonio non è d’amore
Nove casi rilevati nel 2015 e altre
segnalazioni giunte sin dai primi
mesidiquest’anno.Stiamoparlando
dei casi di matrimonio forzato.
Un tema
che, sebbene
si pensi sia
estraneo alle
nostre latitu-
dini, in realtà
registra una
serie di casi
in aumento,
in Ticino così
come in Sviz-
zera.
Il progetto Precofo
Dal 1° luglio del 2013 è entrata in
vigore la Legge federale sulle misure
contro i matrimoni forzati. Il nuovo
decreto prevede che un matrimonio
contratto con la costrizione possa
essere dichiarato nullo d’ufficio. In
pratica, l’unione cade se uno degli
sposi l’ha contratta senza che ciò
corrisponda alla sua libera volontà
o se è minorenne. Parallelamente è
stato ideato un programma federale
quinquennale (2013-2017) volto alla
sensibilizzazione e ai diversi Can-
toni è stato chiesto di sviluppare un
progetto. All’appello hanno aderito
18 Cantoni, tra cui il Ticino. «Ci si è
resi conto di quanto fosse necessario
creare delle reti tra i diversi servi-
zi attivi sul territorio cantonale per
poter più facilmente ricevere le se-
gnalazioni e arginare il fenomeno»,
ci spiega Sara Grignoli (nella foto
sopra) antropologa e coordinatrice
del progetto ticinese Precofo (pre-
venzione, consulenza e formazione),
natodalprogrammafederaledilotta
ai matrimoni forzati.
Nella maggioranza dei casi, le si-
tuazioni problematiche vengono
segnalate dalla Polizia o giungono al
servizio per l’aiuto alle vittime di re-
ati (servizio LAV). «Purtroppo si vie-
ne a conoscenza di queste situazioni
quando già sono critiche. Spesso al
matrimonio forzato si accompagna
la violenza domestica. Abbiamo per
esempio ricevuto delle segnalazioni
da parte di docenti: la sensibilità e
lo sguardo attento possono essere di
grande aiuto per percepire il males-
serediun’allieva.Sec’èunbuonrap-
porto di fiducia capita che la persona
parli della costrizione subita dalla
famiglia », spiega Sara Grignoli.
Chi sono le vittime?
Protagoniste di queste vicende
sono generalmente ragazze molto
giovani, minorenni o vicine al rag-
giungimento della maggiore età.
Le segnalazioni raccolte sono quasi
tutte da ricondurre a giovani donne
promesse spose.
Tuttavia,comeciraccontaGrigno-
li, non siamo di fronte a un fenome-
no riconducibile a una particolare
appartenenza etnica o religiosa. «Ci
sono diverse ragioni che possono
portare la famiglia a costringere la
propria figlia a contrarre un matri-
monio: mantenere l’economia all’in-
terno della cerchia familiare o degli
accordi presi alla nascita dei due figli
tra le famiglie. La maggioranza dei
casi che abbiamo trattato riguardava
famiglie di diversa provenienza. Tra
le comunità più interessate in Sviz-
zera troviamo le popolazioni di Tur-
chia, lo Sri Lanka e i Paesi balcanici.
Questidatisonoriconducibiliaiflus-
si migratori che hanno interessato la
Svizzera nel corso degli anni». Seb-
bene da parte di alcune famiglie esi-
sta un certo dissenso per il modello
di vita occidentale con cui la propria
figlia è confrontata, alla base dei ma-
trimoni forzati non c’è la punizione
peruncomportamentoritenutopoco
consono o irrispettoso della cultura
di provenienza. Infatti, come ci spie-
ga la nostra interlocutrice, «spesso si
tratta di ragazze nate e cresciute in
Ticino e perfettamente integrate nel
Paese. Da parte dei genitori c’è piut-
tosto il tentativo di riproporre una
pratica familiare consolidata: capita
che la madre e la nonna a loro volta
abbiano sposato un uomo scelto dai
genitori, un matrimonio combinato
a cui avevano acconsentito e che si è
rivelato essere positivo».
Prevenire e sensibilizzare
La prevenzione è fondamentale,
soprattutto nelle scuole, come spie-
ga Grignoli, perché si rischia di in-
tervenire troppo tardi. Ma dopo una
segnalazione cosa si fa? «Se notiamo
segni di violenza o sono presenti
minacce di morte si interviene il più
presto possibile per allontanare la
vittima dalla propria casa. Per scio-
gliere un matrimonio già celebrato
è necessario invece che la vittima
manifesti il proprio disagio e rifiuto.
Se invece la segnalazione arriva pri-
ma che il matrimonio sia avvenuto,
si parla con la giovane e si cerca di
favorire il dialogo tra lei e la fami-
glia. Cerchiamo di capire quali sono
le dinamiche familiari soggiacenti.
Capita che la ragazza sia sostenuta
da un familiare o conoscente, questo
appoggio può sicuramente aiutare».
Dopo ogni segnalazione «i professio-
nisti coinvolti parlano con la ragazza
e definiscono insieme delle priorità.
Spesso, su richiesta della giovane, si
cerca inizialmente di non coinvol-
gere i genitori o la cerchia familiare
più allargata, questo per non rende-
re la situazione per la vittima ancora
più difficoltosa», spiega Grignoli che
sottolineaanchequantoognicasosia
diverso dall’altro.
Nozze durante le vacanze
Diverse storie ma dinamiche di
azione simili. Come ci racconta la
coordinatrice di Precofo, «i genitori
che hanno intenzione di far sposare
la propria figlia approfittano della
sospensione delle lezioni durante le
vacanze scolastiche per tornare al
Paese d’origine e celebrare il matri-
monio. Per le ragazze che rientrano
in Svizzera sposate e che non segna-
lano quanto accaduto si può fare ben
poco. Con l’applicazione della nuova
legge, se c’è il sospetto che un matri-
monio sia stato contratto con la forza
si può annullare ma è fondamentale
che uno dei due partner esprima il
proprio rifiuto. Questa è la parte più
complessa perché è molto diffici-
le che durante la registrazione del
matrimonio si palesi la costrizione».
Questo significa anche che, rispetto
altotaledeicasiconosciuti,sonomol-
ti e molti di più quelli che rimangono
sotto la coltre del silenzio. Anche per-
ché – come sottolinea
Sara Grignoli - «il
rifiuto della ragazza
potrebbe comportare
una rottura con la fa-
miglia di origine. Per
evitarlo la giovane
spesso preferisce non
chiedereaiutoe,anzi,
accettarel’unioneper
paura di essere isolata dalla famiglia.
Neicasipiùestremi,quandolagiova-
nevieneallontanatadacasaaseguito
di episodi di violenza e collocata in
una struttura protetta, può avvenire
una rottura con la famiglia».
E il consorte?
Lo sposo – come ci conferma la co-
ordinatrice di Precofo – spesso risie-
de nel Paese d’origine della giovane e
entrainSvizzerasolodopolacelebra-
zione del matrimonio. «Chiaramente
ci sono anche casi nei quali è la sposa
a raggiungere il marito in Svizzera.
Una volta arrivati qui il matrimonio
deve essere registrato e, se l’autorità
sospetta che sia stato contratto con-
tro la volontà di uno dei due, è tenuta
a comunicarlo all’autorità cantonale
per la procedura di nullità ».
Da sottolineare anche che rientra
nella definizione di matrimonio for-
zato anche chi è già
sposato ma non può
divorziare a causa di
pressioni e violen-
ze subite. «In questo
caso – racconta Gri-
gnoli – può essere
chelacostrizionenon
sia denunciata per
timore di perdere la
possibilità di restare
in Svizzera. Con le modifiche legisla-
tive apportate si cerca di tutelare la
vittima, consentendole un diritto di
soggiorno dopo lo scioglimento del
matrimonio».
Casi estremi
A Sara Grignoli chiediamo infine
se si sia mai arrivati a una conse-
guenza estrema, come l’uccisione
della ragazza che ha rifiutato di spo-
sarsi. «Nel 2003 c’era stato il caso di
Khudeja, una ragazza bellinzonese
di origini pakistane che è stata uc-
cisa a martellate dall’uomo che era
stata costretta a sposare dalla fami-
glia. Questo è un esempio che avuto
un enorme risonanza mediatica, ma
di casi simili in Svizzera ce ne sono,
proprio per questo la Confederazio-
ne si è attivata con grande impegno
per sensibilizzare sul tema».
Spesso si viene a conoscenza di casi di matrimonio forzato quando la situazione è già critica.
Molti dei matrimoni
vengono celebrati nei
Paesi d’origine durante
le vacanze scolastiche
In Svizzera toccate fino a 1.400 persone
Léa Wertheimer, portavoce della
segreteria di Stato per la migrazione
(SEM), ci fa un ritratto della situa-
zione a livello nazionale: in Svizzera
i matrimoni forzati esistono, anche
se non costituiscono un fenomeno
di massa.
Quanti casi ci sono all’anno?
Uno studio dell’Università di
Neuchâtel del 2012 analizza proprio
questa problematica e stima i casi
in Svizzera nel biennio 2009-2010.
I risultati si basano su un’inchiesta
online fatta in tutto il Paese, alla
quale hanno risposto 229 istituzio-
ni di differenti ambiti (integrazione,
scuola, polizia, salute, uguaglianza,
lotta contro la violenza domestica).
Lo studio ha identificato tre catego-
rie di vittime.
In 348 casi, le persone sono state
messe sotto pressione per accettare
un matrimonio non voluto. Le rispo-
ste ricevute hanno inoltre permesso
di determinare che a 384 persone è
stato imposto di rinunciare a una re-
lazione amorosa non gradita. Infine,
l’inchiesta si è anche interessata a
una terza categoria: in 659 casi, alle
vittime è stato impedito di divorzia-
re. Sono state dunque forzate a resta-
re sposate.
Chisonolevittimepiùfrequenti?
Il profilo di donne e uomini in cer-
ca di aiuto da parte delle istituzioni
per situazioni di matrimonio forzato
è estremamente vario. Non esiste un
profilotipico.Tuttaviaèpossibilede-
terminare alcune tendenze generali.
Lecaratteristichesocio-economiche
di persone che subiscono pressioni
per sposarsi possono essere descrit-
te nella maniera seguente: si tratta
principalmente di giovani donne
(l’87%; il restante 13% sono uomini),
il 27% di esse sono minorenni, il 63%
ha tra i 18 e i 25 anni e il restante ne
ha di più. L’81% è di nazionalità stra-
niera. Più di un terzo di esse sono
nate in Svizzera, mentre il 76% di-
spone di un permesso C. Tra queste
ultime si trovano persone originarie
dei Balcani, della Turchia e dello Sri
Lanka. Sono persone ben integrate
nel mondo del lavoro o nel sistema
educativo elvetico.
Cisonodeicontestisocialichefa-
voriscono queste situazioni?
Lostudiometteinluceunagrande
eterogeneità del fenomeno, che è ac-
compagnato da un grado elevato di
violenze diverse. Quella psicologica
èpresentenellagrandemaggioranza
dei casi. Viene generalmente eserci-
tata da uno o più attori dell’ambiente
familiare. L’implicazione diretta dei
membri della famiglia inserisce le
persone colpite in un conflitto di fe-
deltà spesso molto doloroso.
Le ragioni principali che spingono
il nucleo famigliare a costringere a
sposarsi risiede nella volontà che la
persona si sposi con qualcuno della
stessa etnia, nazionalità o religione.
Siconstatapertantochelesituazioni
sono spesso molto complicate e che
elementi differenti si intrecciano,
causandone la coercizione.
Come si può prevenire?
Considerando che il matrimonio
forzato è una violazione inaccetta-
bile dei diritti fondamentali, la Con-
federazione è impegnata dal 2008
contro questa pratica. Nel 2013 è en-
Violenza è costringere al matrimonio, ma anche alla separazione o impedire il divorzio
Spesso le vittime sono giovani donne non ancora maggiorenni su cui incombe il volere della famiglia.
Provengono essenzialmente da Turchia, Sri Lanka e area balcanica.
PAGINA A CURA DI
Martina Salvini e Marija Miladinovic
La nuova legge
federale prevede
che un matrimonio
contratto con la forza
sia dichiarato nullo
trata in vigore la nuova Legge fede-
rale inerente le misure di lotta con-
tro i matrimoni forzati. In aggiunta,
il Consiglio federale ha lanciato un
Programma di lotta contro i matri-
moni forzati di una durata di cinque
anni (2013-2017) nel quale sono stati
investiti due milioni di franchi, per
coprire il settore della prevenzio-
ne, della consulenza e del sostegno,
della protezione e della formazione.
Il SEM è responsabile dell’attuazio-
ne di questo programma ed è sup-
portato in questo compito dall’Uf-
ficio federale dell’uguaglianza tra
donne e uomini (BFEG). Contro i
matrimoni forzati sono quindi stati
attuati ben 36 progetti, divisi in due
sezioni di 18 ciascuna. Una parte di
questi mira a sensibilizzare l’opi-
nione pubblica al problema, con la
creazione anche di una mostra sui
matrimoni forzati e la produzione
di vari supporti audiovisivi. Parte
delle attività hanno lo scopo di sen-
sibilizzare i professionisti del setto-
re, di migliorare il coordinamento
tra le strutture e di offrire una for-
mazione continua.
Come si risolve?
Il trattamento concreto dei casi
rimane una sfida per molti pro-
fessionisti. Per questo motivo, la
Confederazione sostiene finan-
ziariamente una ong esperta nel-
la regolamentazione dei casi di
matrimoni forzati: per gestire gli
episodi più complessi e istruire i
professionisti che lo richiedono.
In Svizzera, è in particolare l’ong
Fachstelle Zwangsheirat quella
specializzata nei casi di matrimoni
forzati. Qui, un gruppo di esperti
offre consulenza e sostegno alle
persone colpite dal fenomeno e alla
loro famiglia.
Si subisce
anche
per non dare
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alla famiglia.

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Parallelamente è stato ideato un programma federale quinquennale (2013-2017) volto alla sensibilizzazione e ai diversi Can- toni è stato chiesto di sviluppare un progetto. All’appello hanno aderito 18 Cantoni, tra cui il Ticino. «Ci si è resi conto di quanto fosse necessario creare delle reti tra i diversi servi- zi attivi sul territorio cantonale per poter più facilmente ricevere le se- gnalazioni e arginare il fenomeno», ci spiega Sara Grignoli (nella foto sopra) antropologa e coordinatrice del progetto ticinese Precofo (pre- venzione, consulenza e formazione), natodalprogrammafederaledilotta ai matrimoni forzati. Nella maggioranza dei casi, le si- tuazioni problematiche vengono segnalate dalla Polizia o giungono al servizio per l’aiuto alle vittime di re- ati (servizio LAV). «Purtroppo si vie- ne a conoscenza di queste situazioni quando già sono critiche. Spesso al matrimonio forzato si accompagna la violenza domestica. Abbiamo per esempio ricevuto delle segnalazioni da parte di docenti: la sensibilità e lo sguardo attento possono essere di grande aiuto per percepire il males- serediun’allieva.Sec’èunbuonrap- porto di fiducia capita che la persona parli della costrizione subita dalla famiglia », spiega Sara Grignoli. Chi sono le vittime? Protagoniste di queste vicende sono generalmente ragazze molto giovani, minorenni o vicine al rag- giungimento della maggiore età. Le segnalazioni raccolte sono quasi tutte da ricondurre a giovani donne promesse spose. Tuttavia,comeciraccontaGrigno- li, non siamo di fronte a un fenome- no riconducibile a una particolare appartenenza etnica o religiosa. «Ci sono diverse ragioni che possono portare la famiglia a costringere la propria figlia a contrarre un matri- monio: mantenere l’economia all’in- terno della cerchia familiare o degli accordi presi alla nascita dei due figli tra le famiglie. La maggioranza dei casi che abbiamo trattato riguardava famiglie di diversa provenienza. Tra le comunità più interessate in Sviz- zera troviamo le popolazioni di Tur- chia, lo Sri Lanka e i Paesi balcanici. Questidatisonoriconducibiliaiflus- si migratori che hanno interessato la Svizzera nel corso degli anni». Seb- bene da parte di alcune famiglie esi- sta un certo dissenso per il modello di vita occidentale con cui la propria figlia è confrontata, alla base dei ma- trimoni forzati non c’è la punizione peruncomportamentoritenutopoco consono o irrispettoso della cultura di provenienza. Infatti, come ci spie- ga la nostra interlocutrice, «spesso si tratta di ragazze nate e cresciute in Ticino e perfettamente integrate nel Paese. Da parte dei genitori c’è piut- tosto il tentativo di riproporre una pratica familiare consolidata: capita che la madre e la nonna a loro volta abbiano sposato un uomo scelto dai genitori, un matrimonio combinato a cui avevano acconsentito e che si è rivelato essere positivo». Prevenire e sensibilizzare La prevenzione è fondamentale, soprattutto nelle scuole, come spie- ga Grignoli, perché si rischia di in- tervenire troppo tardi. Ma dopo una segnalazione cosa si fa? «Se notiamo segni di violenza o sono presenti minacce di morte si interviene il più presto possibile per allontanare la vittima dalla propria casa. Per scio- gliere un matrimonio già celebrato è necessario invece che la vittima manifesti il proprio disagio e rifiuto. Se invece la segnalazione arriva pri- ma che il matrimonio sia avvenuto, si parla con la giovane e si cerca di favorire il dialogo tra lei e la fami- glia. Cerchiamo di capire quali sono le dinamiche familiari soggiacenti. 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Con l’applicazione della nuova legge, se c’è il sospetto che un matri- monio sia stato contratto con la forza si può annullare ma è fondamentale che uno dei due partner esprima il proprio rifiuto. Questa è la parte più complessa perché è molto diffici- le che durante la registrazione del matrimonio si palesi la costrizione». Questo significa anche che, rispetto altotaledeicasiconosciuti,sonomol- ti e molti di più quelli che rimangono sotto la coltre del silenzio. Anche per- ché – come sottolinea Sara Grignoli - «il rifiuto della ragazza potrebbe comportare una rottura con la fa- miglia di origine. Per evitarlo la giovane spesso preferisce non chiedereaiutoe,anzi, accettarel’unioneper paura di essere isolata dalla famiglia. Neicasipiùestremi,quandolagiova- nevieneallontanatadacasaaseguito di episodi di violenza e collocata in una struttura protetta, può avvenire una rottura con la famiglia». E il consorte? 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Casi estremi A Sara Grignoli chiediamo infine se si sia mai arrivati a una conse- guenza estrema, come l’uccisione della ragazza che ha rifiutato di spo- sarsi. «Nel 2003 c’era stato il caso di Khudeja, una ragazza bellinzonese di origini pakistane che è stata uc- cisa a martellate dall’uomo che era stata costretta a sposare dalla fami- glia. Questo è un esempio che avuto un enorme risonanza mediatica, ma di casi simili in Svizzera ce ne sono, proprio per questo la Confederazio- ne si è attivata con grande impegno per sensibilizzare sul tema». Spesso si viene a conoscenza di casi di matrimonio forzato quando la situazione è già critica. Molti dei matrimoni vengono celebrati nei Paesi d’origine durante le vacanze scolastiche In Svizzera toccate fino a 1.400 persone Léa Wertheimer, portavoce della segreteria di Stato per la migrazione (SEM), ci fa un ritratto della situa- zione a livello nazionale: in Svizzera i matrimoni forzati esistono, anche se non costituiscono un fenomeno di massa. Quanti casi ci sono all’anno? Uno studio dell’Università di Neuchâtel del 2012 analizza proprio questa problematica e stima i casi in Svizzera nel biennio 2009-2010. I risultati si basano su un’inchiesta online fatta in tutto il Paese, alla quale hanno risposto 229 istituzio- ni di differenti ambiti (integrazione, scuola, polizia, salute, uguaglianza, lotta contro la violenza domestica). Lo studio ha identificato tre catego- rie di vittime. In 348 casi, le persone sono state messe sotto pressione per accettare un matrimonio non voluto. Le rispo- ste ricevute hanno inoltre permesso di determinare che a 384 persone è stato imposto di rinunciare a una re- lazione amorosa non gradita. Infine, l’inchiesta si è anche interessata a una terza categoria: in 659 casi, alle vittime è stato impedito di divorzia- re. Sono state dunque forzate a resta- re sposate. Chisonolevittimepiùfrequenti? Il profilo di donne e uomini in cer- ca di aiuto da parte delle istituzioni per situazioni di matrimonio forzato è estremamente vario. Non esiste un profilotipico.Tuttaviaèpossibilede- terminare alcune tendenze generali. Lecaratteristichesocio-economiche di persone che subiscono pressioni per sposarsi possono essere descrit- te nella maniera seguente: si tratta principalmente di giovani donne (l’87%; il restante 13% sono uomini), il 27% di esse sono minorenni, il 63% ha tra i 18 e i 25 anni e il restante ne ha di più. L’81% è di nazionalità stra- niera. Più di un terzo di esse sono nate in Svizzera, mentre il 76% di- spone di un permesso C. Tra queste ultime si trovano persone originarie dei Balcani, della Turchia e dello Sri Lanka. Sono persone ben integrate nel mondo del lavoro o nel sistema educativo elvetico. Cisonodeicontestisocialichefa- voriscono queste situazioni? Lostudiometteinluceunagrande eterogeneità del fenomeno, che è ac- compagnato da un grado elevato di violenze diverse. Quella psicologica èpresentenellagrandemaggioranza dei casi. Viene generalmente eserci- tata da uno o più attori dell’ambiente familiare. L’implicazione diretta dei membri della famiglia inserisce le persone colpite in un conflitto di fe- deltà spesso molto doloroso. Le ragioni principali che spingono il nucleo famigliare a costringere a sposarsi risiede nella volontà che la persona si sposi con qualcuno della stessa etnia, nazionalità o religione. Siconstatapertantochelesituazioni sono spesso molto complicate e che elementi differenti si intrecciano, causandone la coercizione. Come si può prevenire? Considerando che il matrimonio forzato è una violazione inaccetta- bile dei diritti fondamentali, la Con- federazione è impegnata dal 2008 contro questa pratica. Nel 2013 è en- Violenza è costringere al matrimonio, ma anche alla separazione o impedire il divorzio Spesso le vittime sono giovani donne non ancora maggiorenni su cui incombe il volere della famiglia. Provengono essenzialmente da Turchia, Sri Lanka e area balcanica. PAGINA A CURA DI Martina Salvini e Marija Miladinovic La nuova legge federale prevede che un matrimonio contratto con la forza sia dichiarato nullo trata in vigore la nuova Legge fede- rale inerente le misure di lotta con- tro i matrimoni forzati. In aggiunta, il Consiglio federale ha lanciato un Programma di lotta contro i matri- moni forzati di una durata di cinque anni (2013-2017) nel quale sono stati investiti due milioni di franchi, per coprire il settore della prevenzio- ne, della consulenza e del sostegno, della protezione e della formazione. Il SEM è responsabile dell’attuazio- ne di questo programma ed è sup- portato in questo compito dall’Uf- ficio federale dell’uguaglianza tra donne e uomini (BFEG). Contro i matrimoni forzati sono quindi stati attuati ben 36 progetti, divisi in due sezioni di 18 ciascuna. Una parte di questi mira a sensibilizzare l’opi- nione pubblica al problema, con la creazione anche di una mostra sui matrimoni forzati e la produzione di vari supporti audiovisivi. Parte delle attività hanno lo scopo di sen- sibilizzare i professionisti del setto- re, di migliorare il coordinamento tra le strutture e di offrire una for- mazione continua. Come si risolve? Il trattamento concreto dei casi rimane una sfida per molti pro- fessionisti. Per questo motivo, la Confederazione sostiene finan- ziariamente una ong esperta nel- la regolamentazione dei casi di matrimoni forzati: per gestire gli episodi più complessi e istruire i professionisti che lo richiedono. In Svizzera, è in particolare l’ong Fachstelle Zwangsheirat quella specializzata nei casi di matrimoni forzati. Qui, un gruppo di esperti offre consulenza e sostegno alle persone colpite dal fenomeno e alla loro famiglia. Si subisce anche per non dare un dispiacere alla famiglia.