1. La paventata chiusura di due consultori femminili
a Massagno finisce sul tavolo del Consiglio di Stato. Il
deputato dell’MPS Matteo Pronzini ha infatti inoltrato
una mozione dopo che il Consiglio federale ha deciso di
abolire i finanziamenti agli uffici di consulenza femmi-
nile presenti sul territorio svizzero. «Per il 2017 - scrive
Pronzini - vi sarà una riduzione dei finanziamenti del
25%, che aumenterà a 50% per il 2018 e dal 2019 sarà
completamente abolito. I due consultori presenti in Ti-
cino sono attivi da oramai diversi anni e svolgono un
ruolo importante». Per Pronzini è fondamentale ga-
rantire e potenziare le strutture sul territorio, visto che
in Ticino «la parità dei sessi è lontana dall’essere rag-
giunta». Chiede dunque al Governo di farsi garante dei
mancati finanziamenti della Confederazione a partire
dal 2017 e di potenziare questo genere di centri in tutti i
distretti del Cantone.
«Il Consiglio di Stato
cerchi di potenziare
i consultori femminili»
Eco-volontariato
per i dipendenti di VF
Mozione di Pronzini al GovernoOggi all’opera in diverse località
Al via la terza edizione del VF
Community Day, giornata di eco-
volontariato dei dipendenti della
multinazionale statunitense a fa-
vore del territorio in cui operano.
Durante la giornata, VF avrà anche
modo di discutere del proprio ap-
proccio al tema della sostenibilità
e di anticipare le proprie iniziati-
ve.
Fra le località che aderiscono al
progetto si annovera la pulizia del
castagneto di Villa Argentina, la
più importante riserva urbana del
Cantone, in collaborazione con la
Municipalità di Mendrisio, da par-
te di una settantina di dipendenti
che si dedicheranno alla protezio-
ne delle specie floristiche preesi-
stenti. Altri dipendenti si occupe-
ranno del ripristino delle selve in
prossimità del Torrente Gaggiolo
con la supervisione del comune di
Stabio. Infatti, l’idea è di ripristi-
nare il bosco di robinia attraver-
so attività di pulizia forestale, per
permettete ai nuovi alberi piantati
di crescere liberamente.
A Cureglia, presso l’azienda
agricola “La Fattoria”, i volontari si
affiancheranno nelle attività lavo-
rative quotidiane agli utenti della
struttura appartenente alla socie-
tà OTAF.
Non solo commercio o industria. Il dumping salariale
è approdato anche negli studi dei professionisti.
Tre voci per capire il problema e le possibili soluzioni.
Architetti: se sono giovani,
mal pagati e frontalieri
Casi di abuso in continua crescita, i sindacati chiedono si arrivi a un CCL
di martina salvini
28 anni, architetto, assunto nel Luga-
nese per 2.100 franchi al mese. 32 anni,
lavorava per 2.600 franchi al mese, anche
di domenica. Stessa storia, ma salario
ancora più basso per un giovane italia-
no di 26 anni che, assunto a Chiasso,
di franchi mensili ne percepiva appena
1.200, assunto con un contratto di finto
stage. 2mila franchi era invece il salario
di un professionista 32enne impiegato a
Mendrisio, mentre andava un po’ meglio
a un giovane 28enne che lavorava a Bel-
linzona, dove di soldi ne percepiva 2.800.
Denominatore comune: giovani profes-
sionisti frontalieri.
Sono queste le cifre che ci ha
fornito il sindacato OCST. Cin-
que casi di abuso che sono però
rappresentativi di una tendenza
in aumento nel settore, quella
di sottopagare i dipendenti che
arrivano ogni mattina dal vici-
no confine. E i protagonisti sono
spesso giovani neolaureati che,
in mancanza di un’occupazione
in patria, cercano nuove opportunità in
Ticino accettando, pur di lavorare, delle
condizioni del tutto anormali per il no-
stro mercato del lavoro. Ne abbiamo par-
lato con AndreaPuglia dell’OCST.
Qual è la situazione che si registra at-
tualmentenelsettoredegliarchitetti?
Assistiamo a un mondo spaccato in
due parti. Da un lato gli architetti di lun-
go corso che si sono insediati qui e han-
no salari di tutto rispetto e dall’altro un
nuovo mondo di architetti giovani e pro-
venienti dall’Italia che hanno sempre più
salari sui livelli italiani (dai 1.200 franchi
lordi e raramente oltre i 3mila). I più for-
tunati arrivano a percepire 3.500 franchi
mensili. Una cifra che può sembrare una
paga buona ma per un architetto formato
resta un salario basso.
I giovani ticinesi, che evidentemente
non possono sottostare a questo livel-
lo di retribuzione, faticano quindi a
trovareunpostodilavoro?
Certo, anche perché a queste condi-
zioni salariali corrisponde spesso anche
un alto livello di qualifica. I ragazzi che
arrivano dalla vicina Penisola e accet-
tano questa retribuzione sono spesso
architetti bravi, promettenti e formati in
università valide. Quindi per il lavoratore
indigeno c’è una concorrenza su un du-
plice fronte: una di tipo tecnico,
alla quale però sono in grado di
rispondere, e una di tipo salaria-
le, che invece non può essere ac-
cettatadaunresidente,perchési
tratta di uno stipendio che non
permette di potersi mantenere.
Quanto conta il fatto che ne-
gli ultimi anni sia cresciuta
l’offerta di professionisti del
ramo?
Sicuramente l’offerta è aumentata e
ciò ha fatto sì che i salari diminuisse-
ro. Essendoci più concorrenza alcuni
datori di lavoro abbassano gli stipendi
o assumono personale giovane retri-
buendolo sul livello dei salari italiani.
Noi crediamo però che una causa fon-
damentale di questo dissesto salariale
sia la totale mancanza di un Contratto
collettivo di lavoro che nel ramo degli
architetti manca. Bisogna infatti ricor-
dare che per il settore non esiste al mo-
mento neppure un Contratto normale
di lavoro, anche se il Cantone sta discu-
tendo questa ipotesi. Gli abusi non si li-
mitano però al livello salariale, ma mol-
to spesso i dipendenti lavorano anche
la domenica, non ricevono alcun tipo di
pagamento per gli straordinari e le ferie
non vengono godute né conguagliate in
busta paga. Non viene rispettato nulla
del diritto del lavoro.
Siamo di fronte a una situazione che
si è andata ad acuire negli ultimi
anni? Quali sono le ragioni?
Da un lato ci sono più giovani lau-
reati in architettura, ma soprattutto la
situazione è peggiorata a seguito della
crisi economica che ha colpito la vicina
Penisola e che ha spinto molti studi ita-
liani a spostarsi in Ticino, mantenendo
però gli stipendi italiani. In alcuni casi,
addirittura, è stata spostata solo la sede
legale ma i dipendenti restano in Ita-
lia, pur avendo registrato in Ticino un
contratto come lavoratori frontalieri. In
questo modo se da un lato lo stipendio
resta quello che percepivano prima,
rinunciano dall’altro lato a un diritto
del lavoro italiano che è più protettivo
e meno flessibile. Il colpevole però non
è chi accetta queste condizioni: se il
giovane non ha alternativa è chiaro che
pur di lavorare acconsente a percepire
un salario molto inferiore agli standard
svizzeri.
A livello cantonale, poi, non ci si è pre-
occupati di introdurre misure accompa-
gnatoriedopol’avventodell’accordosulla
libera circolazione delle persone. Queste
misure sarebbero state necessarie, inve-
cecisiamoritrovaticonalcunisettori–in
primis in quello degli architetti – in cui
sono sopraggiunti moltissimi lavoratori
italiani che qui hanno trovato un merca-
to del lavoro non regolamentato. La spe-
ranza è che a breve venga introdotto un
Contrattonormaledilavoro.Ladecisione
è di competenza della Commissione tri-
partita. Il problema è che uno dei fattori
su cui si basa la Tripartita per decidere se
inserire o meno un CNL è costituito dagli
esiti dei controlli. Spesso però è difficile
effettuare controlli seri anche perché,
essendo spesso annunciati, il datore di
lavoro si prepara per tempo e può trovare
il modo di aggirarli. In questo senso, da
temponoiproponiamounrafforzamento
degli organi di controllo.
(Foto Keystone/Ennio Leanza)
4 ticino +
GIORNALEdelPOPOLO
MERCOLEDÌ 6 LUGLIO 2016
Il 30 giugno si è tenuta un’as-
semblea nella sede OCST di Lu-
gano, in cui i collaboratori delle
società di vigilanza Securitas e
la controllata Prosegur hanno
chiesto al sindacato di interve-
nire per garantire condizioni di
lavoro più regolamentate. L’OCST
ha riferito della presenza di con-
tratti atipici, che impedirebbero
di «percepire un salario pieno» e
di coprire le «prestazioni sociali
e previdenziali del secondo pila-
stro, che rappresenta un rischio
latente generato dai vuoti contri-
butivi, sia in prospettiva pensio-
nistica e, in particolare, in caso di
incapacità di guadagno per inva-
lidità dovuta a malattia durante
la vita lavorativa». Inoltre, si de-
nuncia anche la mancanza di una
serie di prestazioni professionali
che il datore dovrebbe garantire ai
propri dipendenti. I collaboratori
hanno perciò conferito mandato
all’OCST per aprire una verten-
za con la direzione di Securitas e
Prosegur, in modo da migliorare
una situazione contrattuale “ini-
qua e discriminatoria non più tol-
lerabile”. In aggiunta, si ricorda
che le due imprese usufruiscono
di importanti mandati dagli enti
pubblici e para pubblici.
Agenti di sicurezza
«salari troppo bassi»
Mandato all’OCST per aprire una vertenza
● 28 anni
● frontaliere
● Lugano
● 2.100 franchi lordi
al mese
● lavoro domenicale
mai segnalato
e retribuito
● Lugano
● 32 anni
● frontaliere
● 2.600 franchi lordi
al mese
● lavoro domenicale
mai segnalato
e retribuito
● Chiasso
● 26 anni
● frontaliere
● 1.200 franchi lordi
al mese
● ore di straordinario
non pagate
● contratto da finto
stage
● Mendrisio
● 32 anni
● frontaliere
● 2.000 franchi lordi
al mese
● Bellinzona
● 28 anni
● frontaliere
● 2.800 franchi lordi
al mese
le mosse dell’Associazione che raggruppa gli studi del settorele discussioni della Commissione tripartita e dell’economia cantonale
Pagnamenta: «Pronta una bozza di CCL»Rizzi: «Il tema tra le priorità della Tripartita»
Per una reazione abbiamo contattato
anche Luca Pagnamenta, presidente
dell’Associazione studi d’ingegneria
e d’architettura ticinesi (ASIAT), l’as-
sociazione di categoria che incorpora
tutti gli studi di progettazione nell’am-
bito dell’edilizia in Ticino. «Ci siamo
fatti promotori dell’elaborazione di
una proposta di CCL, un documento
che è ora in una fase di elaborazione
piuttosto avanzata. Proprio nelle scor-
se settimane il documento finale è sta-
to mandato in visione ai soci per una
consultazione. Nella nostra categoria
l’unico CCL esistente è quello dei dise-
gnatori e proprio da questa base siamo
partiti – insieme a sindacati e giuri-
sti – per elaborare un documento che
possa mettere ordine del settore». E il
feedback da parte degli associati, come
conferma Pagnamenta, è atteso per il
18 luglio. «In base alle risposte che ci
giungeranno potremo avere il polso
della situazione», aggiunge.
In merito alla situazione malsa-
na che sta registrando il settore dal
punto di vista salariale, Pagnamenta
spiega: «Negli ultimi due anni ci ac-
corgiamo che la situazione è peggio-
rata e le segnalazioni lo dimostrano.
La nostra volontà è quindi che questo
CCL diventi obbligatorio e stiamo
lavorando per andare in questa dire-
zione».
«La situazione attuale – sottolinea
poi Pagnamenta – porta molti dato-
ri di lavoro a scegliere chi assumere
non in base al merito ma in base alla
convenienza economica. Tutto ciò
si traduce in una concorrenza slea-
le, non solo tra dipendenti indigeni
e frontalieri, ma anche tra noi dato-
ri di lavoro. È chiaro infatti che se io
ho una massa salariale dimezzata ri-
spetto a quella di un mio concorrente
posso avanzare proposte di onorario
molto più basse. E questo, come det-
to, porta a una concorrenza sleale».
Per capire meglio come si stia muovendo la
Commissione tripartita sul tema, abbiamo con-
tattato Stefano Rizzi, direttore della Divisione
dell’economia e presidente della Commissione.
«La Commissione si era chinata già tempo fa
su questa problematica, portando avanti anche
un’inchiesta da cui non erano però emersi gli
estremi per proporre al Consiglio di Stato l’ado-
zione di un Contratto normale di lavoro. Sono
però continuate le segnalazioni di contratti con
salari bassi e anche dal continuo monitoraggio
dei nuovi permessi G (lavoratori frontalieri, ndr.)
non sono giunti segnali di distensione. Per questo
la Commissione tripartita, per il tramite dei ser-
vizi cantonali, si è da subito attivata nei confron-
ti delle parti sociali per favorire una discussione
alla ricerca di una soluzione per la via maestra,
quella del contratto collettivo di lavoro (CCL)»,
sottolinea Rizzi.
Il direttore della Divisione dell’economia spie-
ga anche che le discussioni sul tema fervono. «I
lavori sono in corso – dice Rizzi - ed è un tema su
cui stiamo discutendo in diversi incontri proprio
in queste settimane con l’obiettivo di arrivare
possibilmente a breve a una soluzione concertata
tra le parti sociali. Una sfida rilevante è quella di
arrivare a un contratto collettivo che possa avere
i numeri per poter essere dichiarato di obbligato-
rietà generale».
E se così non dovesse essere? «Esiste anche una
via intermedia, ossia la dichiarazione agevola-
ta di obbligatorietà generale di un CCL. Si tratta
di una delle misure accompagnatorie della libe-
ra circolazione delle persone e potrebbe essere
un’alternativa nel caso in cui non si riuscisse a
raggiungere i quorum necessari», sottolinea Riz-
zi, che infine aggiunge: «La soluzione di un Con-
tratto normale di lavoro (CNL) permetterebbe
unicamente di fissare un minimo salariale, men-
tre un Contratto collettivo di lavoro affronta tanti
altri aspetti che permettono di evitare anche il
dumping sociale. Inoltre il CCL è certamente più
coerente con il carattere liberale della regolamen-
tazione del mercato del lavoro, dove sono le parti
sociali che si attivano per regolare il proprio set-
tore. In ogni caso, se non si troverà una soluzione,
resta sempre la possibilità di riattivare la proce-
dure per l’adozione di un CNL».
I CASI D’ABUSO
SALARIALE