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GIO VAN N I FATTO RI ( 1825 – 1908 )



              di Gentile Luca




    Sullo sfondo, “Il Campo italiano dopo la battaglia di Magenta, 1861
INDICE
Biografia


       Influenze Artistiche


                              Opere
BIOGRAFIA
Della sua vita si sa poco, specie per quanto
riguarda la sua gioventù. Sicuramente di origini
modeste, nato a Livorno si forma, giovanissimo,
nello studio del livornese Giuseppe Baldini; nel
1846 si trasferisce a Firenze e sceglie la scuola
di Giuseppe Bezzuoli, presto abbandonata, a
favore dell’Accademia di Belle Arti, che frequenta
tuttavia con irregolarità. Tra 1848 e '49 Giovanni
Fattori trascura l’attività pittorica - pochi esempi
dei suoi primi lavori sono giunti fino a noi - e
s’impegna nella diffusione della stampa
clandestina in Toscana e prese parte alle
battaglie per l'Unità d'Italia. Solo dopo il 1851
matura come pittore macchiaiolo.
I suoi primi dipinti in questo periodo furono
principalmente scene storiche influenzate da
Bezzuoli - spesso scene dalla storia del
Medioevo o del Rinascimento.
Il primo lavoro di soggetto risorgimentale, "Il
campo italiano dopo la battaglia di Magenta"
                                                       Autoritratto, 1854
risale a questo periodo.
A partire da questo dipinto il soggetto
militare diverrà uno dei favoriti nelle
opere di Fattori: battaglie, soldati,
cavalli.
L'altro tema ricorrente è il paesaggio,
in particolare la sua terra, la
Maremma toscana, con una estrema
attenzione al paesaggio agrario. Si
considerava egli stesso piuttosto un
pittore di persone anziché di
paesaggi: tuttavia queste figure erano
generalmente poste in paesaggi
fantastici e illusionari che dimostrano
la sua padronanza del colore sotto
l'influenza della luce e delle ombre.         Accampamento di Bersaglieri, 1859, 25x32
Nel 1853 è tra i frequentatori del Caffè Michelangelo, dove approfondisce la
conoscenza delle tendenze artistiche contemporanee; tra 1853 e '54 sperimenta la
pittura dal vero, insieme al pittore torinese Andrea Gastaldi. Nel 1855 Giovanni
Fattori partecipa per la prima volta alla Promotrice fiorentina con il quadro
"Ildegonda", tratto da una novella di Tommaso Grossi, esempio della pittura di
soggetto storico-letterario e d'ispirazione romantica caratteristica del suo primo
periodo, che culmina con la "Maria Stuarda", realizzato tra 1858 e 1860. Nel 1859
torna al lavoro dal vero, dipingendo piccole scene di vita militare ammirate dal
pittore romano Nino Costa, che lo incoraggia ad applicare la sua innovativa
sperimentazione di colore-luce alla pittura en plein air, superando la pittura di
La sua attività artistica si fa in questi anni più intensa: nel '61 vince il concorso
Ricasoli con il dipinto "Dopo la battaglia di Magenta", dopo che si recò nell'estate
del 1861 sui luoghi della battaglia, per studiare gli effetti di luce e d'atmosfera; alla
Promotrice del 1864 espone quattro opere. Decide intanto, per aiutare la moglie
malata di tubercolosi, di tornare a vivere nella città natale. Sono questi gli anni di
alcuni eccezionali ritratti come quello della cognata e quello della cugina Argia.
Continua tuttavia a dipingere anche soggetti militari, fino alla fine degli anni
Sessanta, quando si volge decisamente alla pittura di paesaggio, nel 1866 dipinge
la bellissima "Rotonda di Palmieri", dove è ormai il colore a determinare la
struttura dell’opera. Nel 1867, dopo la morte della moglie, Fattori è ospite di Diego
Martelli a Castiglioncello, dove lavora intensamente; dal 1869 insegna, come
incaricato, all’accademia di Firenze. Nel 1870 ottenne un premio all'Esposizione
nazionale di Parma con “il Principe Amedeo ferito a Custoza”. Al 1872 risale un
viaggio a Roma, nel 1875 è a Parigi con Francesco Gioli, Ferroni e Niccolò
Cannicci. Poi sulle colline pisane con il Gioli dipinse amabili immagini femminili
immerse nel paesaggio, inconsuete per lui; ne è un esempio “Vallospoli”.




                               Acquaiole Livornesi, 1865
Negli anni Settanta si verifica una decisa svolta verso una solida costruzione degli
spazi, priva di ogni traccia narrativa, evidente in quadri come "Riposo" o "In vedetta".
Negli anni Ottanta si dedicò quasi solo ai soggetti militari e campestri, spesso
ambientati in Maremma, come quelli ispirati a esperienze vissute alla Marsiliana,
presso Albinia, ospite di Tommaso Corsini, quali “la Merca dei puledri” e “il Salto delle
pecore” esposti a Venezia nel 1887 insieme al Riposo. La sua costante disposizione
alla ricerca e al rinnovamento lo spronò a lavorare con intensità fino alla morte,
alternando a lavori di grande impegno, quali il ritratto della figliastra e quello della sua
seconda moglie del 1889, studi di paese e della propria vita familiare. Si applicò
assiduamente all'acquaforte, ottenendo risultati di grande qualità tanto che nel 1900
vinse la medaglia d'oro all'Esposizione universale di Parigi. Nel 1896, la morte di
Diego Martelli lo privò di un'amicizia e di un conforto, anche materiale, per lui
                                                Insostituibili. Rimasto vedovo nel 1903,
                                                Fattori si risposò per la terza volta e
                                                anche di questa sposa fece il ritratto
                                                ambientandolo in un angolo dello
                                                studio con alle spalle uno scorcio di un
                                                amatissimo quadro “I butteri”, eseguito
                                                nel 1903.
                                                Rimasto vedovo per la terza volta nel
                                                1905, trascorse i suoi ultimi anni a
                                                Firenze, confortato dalla presenza dei
                                                pochi amici rimasti e degli allievi, fra
                                                cui Ulvi Liegi, Anna Franchi, Giovanni
                                                Malesci.
               I Butteri, 1903
INFLUENZE ARTISTICHE



Il maestro di Fattori è Giuseppe Bezzuoli. Questo pittore influenzato da Ingres,
dipinge molti ritratti, affresca ville e palazzi, esegue quadri di soggetto storico e
cavallerresco: tra questi quadri il più famoso è l’entrata di Carlo VIII a Firenze del
1829.
Frequenta il Caffè Michelangelo, luogo di ritrovo non solo di artisti, ma anche di
agitatori politici, letterali e patrioti come Guerrazzi e di musicisti come Boito. Nel '55
Saverio Almatura e Serafino De Tivoli, si recano a Parigi riportando novità che
vengono discusse e sperimentate. E' fondamentale l’apporto dei meridionali per la
nascita di nuove idee. Nel '54 nasce la ditta Alinari "arte buona e democratica".
Lastra di pietra incisa collocata sopra la porta della passata ubicazione Caffè Michelangelo

                              In questo stabile ebbe
                            sede il Caffè Michelangelo
                    geniale ritrovo d'un gruppo di liberi artisti
                      che l'arguzia fiorentina soprannominò
                                    Macchiaioli
          e le cui opere nate tra le lotte politiche e gli eroismi guerrieri
                            del risorgimento nazionale
              perpetuarono il lume della tradizione pittorica italiana
                              rinnovandone gli spiriti.
Martelli parlando degli artisti che lavorano in
 questo momento a Firenze, distingue due
 correnti, la "morelliana" e la "Costiana" e da
 quest’ultima fa discendere i macchiaioli. Nel
 1860 entrano nel gruppo dei macchiaioli
 Giuseppe Abbati, Silvestro Lega e Raffaello
 Sernesi. Giuseppe si applica specialmente allo
 studio dei bianchi: constata che il colore più
 chiaro della tavolozza è sempre distante dalla
 luce del sole.
 In questo periodo vivono a Firenze D'Ancora,
 Signorini, Borrani, Fattori e Banti. La sala
 delle agitate di Silvestro Lega,                     Caffè Michelangiolo di Adriano Cecioni, 1860
richiama la definizione che della macchia dà Fattori, come di figura che si
staglia su un fondo chiaro e luminoso. A Parigi Fattori è accolto da Zandomeneghi, e
gli lascia alcuni quadri per la vendita: nel '78, non avendo ottenuto risultati li regala
all'amico Martelli al quale spiega così i motivi dell'insuccesso commerciale: Fattori " non
ha saputo fare né roba da commercio ne opere d’arte... La pittura di Fattori non esiste
sotto nessun punto di vista, né come mestiere né come arte. E’ una pittura triste come la
fame e rivela un'ignoranza assoluta...". Fattori e i suoi compagni ammirano i pittori
francesi del 1830, ma non comprendono la portata dell'impressionismo, ad eccezione di
Manet. Questa incomprensione di un fenomeno culturale così importante e per tanti versi
vicino al movimento macchiaiolo, si spiega con l’influenza negativa dell'ambiente, dovute
alle morti di molti esponenti e dal fatto che i giovani artisti hanno preferito abbandonare
il realismo per il simbolismo.
FATTORI E LA PITTURA
Fu definito un pittore macchiaiolo per il suo studio accurato della natura, ma questo termine
da lui non fu mai gradito. Nominato per chiara fama, professore di perfezionamento di pittura
con un compenso fissato in 240 lire annue più una catasta di legna, uno studio gratuito, ma
con l'obbligo di insegnare a 2 allievi senza compenso. Questo "obbligo" fu accettato da Fattori
con vanto, definendo una ricchezza l'insegnamento gratuito che impartì ad allievi che gli
furono grati e riconoscenti. Nei quadri di Fattori è raffigurata la vita sociale nei suoi aspetti più
tristi, perchè il suo intento era quello di mettere sulla tela la sofferenza sia dell'uomo che degli
animali impegnati nel lavoro nella bella campagna maremmana, creando una simbiosi fra
questi soggetti. Fattori ha veramente amato gli infelici, in modo schietto sincero, con un
onestà che non gli diede ne guadagno ne onori, ma continuando a rispettare la sua volontà di
mettere sulla tela le sofferenze fisiche e morali.




                                                              Lo Scoppio del cassone
                                                              1880
OPERE
M r St r a ca di Cr one
 aia uada l mpo ookst

L r ondadei Ba Pamier
 a ot         gni l i

In V t
    edeta

LL
a ibecciaa
         t

IlRiposo

                        GALLERIA
Maria Stuarda
              al campo di Crookstone




L'impostazione di questo quadro è melodrammatica: l'eroe è disteso sul proscenio, l'eroina
sorretta dalle dame e confortata dall'abate si sofferma smarrita. Tuttavia la disposizione dei
protagonisti crea la profondità spaziale, profondità che si accentua sul fondo dove,
dell'ampia vallata, vi è ancora il fragore del combattimento dei guerrieri, il polverone
sollevato dai cavalli.
La Rotonda dei Bagni Palmieri




Vi è ritratto un gruppo di signore sulla "rotonda" dello stabilimento balneare di Palmieri, sul
lungomare di Livorno. Le donne sono all'ombra di un grande tendone: il pittore, con forme
sintetiche e rigorose e grazie all'accostamento di tinte contrastanti tra loro, rende le figure
nitidamente definite. I colori sono distesi a macchie, com'è caratteristico della pittura dei
macchiaioli, le tonalità utilizzate non sono molte, ma c'è una particolare attenzione nel
giustapporre i colori complementari. La tavola ha un formato orizzontale allungato, adottato da
Fattori per sottolineare la profonda vastità dell'orizzonte. Il paesaggio però, appare appena
accennato: la zona in ombra risalta con maggior evidenza rispetto all'azzurro intenso del
mare, chiudo dalla sagoma più scura del promontorio e il bianco luminoso del cielo.
In Vedetta




Si tratta di un quadro di piccole dimensioni, che offre uno scenario di alcuni soldati costretti a
soffrire, visti come vittime in un paesaggio desolato, dominato da un’intensa luminosità. Al
centro della composizione vi è un incrocio tra la linea dell’orizzonte e la linea verticale del
muricciolo dove compaiono gli altri soldati in pattuglia. Le ombre create dalla fonte luminosa ci
fanno pensare che la scena si svolga in un mattino d’estate. Vi è la presenza di forti contrasti
chiaroscurali: i berretti bianchi che fanno contrasto con le giubbe nere e il cielo di colore blu
intenso, e le vesti e i cavalli neri che contrastano con il suolo e il muricciolo.

nota personale: ricorda molto il Deserto dei Tartari di Buzzati.
La Libecciata




Lo sviluppo è sempre orizzontale e il paesaggio raffigurato è, come si è detto, un paesaggio
reale al sud di Livorno.
Nella rappresentazione il libeccio soffia impetuoso, piega i tronchi degli alberi e increspa la
superficie del mare. Si tratta di una raffigurazione drammatica nella quale i colori sono quelli
freddi dell’azzurro e del giallo molto chiaro.
Il Riposo




In questo quadro è rappresentato un momento di vita quotidiana in maremma. Il punto di fuga è
posto fuori dal quadro: così che lo spazio ne risulta ampio e ruotante; ma, ad evitare la velocità
della fuga prospettica le linee convergenti sono tagliate trasversalmente, a squadra, dal frontale
del carro e dalla coppia dei buoi, conferendo a tutto, con l'immobilità delle pose, fermezza. Gli
elementi sono posizionati sulla diagonale che unisce il vertice in basso a sinistra a quello in alto
a destra, e i colori utilizzati sono sostanzialmente quelli primari. Il carro è rosso, il campo giallo e
il cielo blu. Il carro col suo aratro abbandonato si intravedono appena, i buoi, che occupano il
centro della composizione, hanno una mole molto evidente, mentre il contadino sulla sinistra
presenta una struttura piramidale.
Il paesaggio di questo caldo pomeriggio estivo della maremma toscana è maestoso e solitario.
GALLERIA




 Soldati Francesi, 1859
Accampamento di Bersaglieri, 1859
Ufficiale dei Bersaglieri, 1860
“Il Campo italiano dopo la battaglia di Magenta, 1861
La Cugina Argia, 1861
Carica di Cavalleria a Montebello, 1862
Il Nipote, 1865
Ritratto della prima moglie, 1865
Costumi Livornesi, 1865
Le Macchiaiole, 1865
Signora al Sole, 1866
Bovi al Carro, 1867
La signora martelli al Castiglioncello, 1867
Orti al sole di Primavera, 1867
Ritratto di Valerio Biondi, 1867
Rappezzatori di vele, 1872
Tre cavalieri su Strada, 1873
La Torre Rossa, 1875
Vallospoli, 1875
Lo scoppio del cassone, 1880
Lo Staffato, 1880
L'aratura, 1881
Mercato di San Godenzo, 1882
Militari a Bivacco, 1885
Contadino e Buoi, 1885
Una strada, 1885
Artigliere a Cavallo, 1885
Bovi al Pascolo, 1886
Marcatura dei torelli in Maremma, 1887
Ritorno della Cavalleria, 1888
Il Bersagliere, 1889
Ritratto della figliastra, 1889
Ritraddo della seconda moglie, 1889
Due Buoi, 1890
Giornata Grigia, 1893
I Butteri, 1893
ED ORA IL SOSIA DI TOLA..................
Autoritratto, 1894
L'amore nei campi, 1894
L'ora di ricreazione, 1895
Il pagliaio, 1895
Due studi, 1898
Cane che dorme, 1900
Ritorno a casa, 1900
Viale interno delle cascine, 1901
I Butteri




            Ritratto della terza moglie, 1905
Due Amici, 1907

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Giovanni Fattori

  • 1. GIO VAN N I FATTO RI ( 1825 – 1908 ) di Gentile Luca Sullo sfondo, “Il Campo italiano dopo la battaglia di Magenta, 1861
  • 2. INDICE Biografia Influenze Artistiche Opere
  • 3. BIOGRAFIA Della sua vita si sa poco, specie per quanto riguarda la sua gioventù. Sicuramente di origini modeste, nato a Livorno si forma, giovanissimo, nello studio del livornese Giuseppe Baldini; nel 1846 si trasferisce a Firenze e sceglie la scuola di Giuseppe Bezzuoli, presto abbandonata, a favore dell’Accademia di Belle Arti, che frequenta tuttavia con irregolarità. Tra 1848 e '49 Giovanni Fattori trascura l’attività pittorica - pochi esempi dei suoi primi lavori sono giunti fino a noi - e s’impegna nella diffusione della stampa clandestina in Toscana e prese parte alle battaglie per l'Unità d'Italia. Solo dopo il 1851 matura come pittore macchiaiolo. I suoi primi dipinti in questo periodo furono principalmente scene storiche influenzate da Bezzuoli - spesso scene dalla storia del Medioevo o del Rinascimento. Il primo lavoro di soggetto risorgimentale, "Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta" Autoritratto, 1854 risale a questo periodo.
  • 4. A partire da questo dipinto il soggetto militare diverrà uno dei favoriti nelle opere di Fattori: battaglie, soldati, cavalli. L'altro tema ricorrente è il paesaggio, in particolare la sua terra, la Maremma toscana, con una estrema attenzione al paesaggio agrario. Si considerava egli stesso piuttosto un pittore di persone anziché di paesaggi: tuttavia queste figure erano generalmente poste in paesaggi fantastici e illusionari che dimostrano la sua padronanza del colore sotto l'influenza della luce e delle ombre. Accampamento di Bersaglieri, 1859, 25x32 Nel 1853 è tra i frequentatori del Caffè Michelangelo, dove approfondisce la conoscenza delle tendenze artistiche contemporanee; tra 1853 e '54 sperimenta la pittura dal vero, insieme al pittore torinese Andrea Gastaldi. Nel 1855 Giovanni Fattori partecipa per la prima volta alla Promotrice fiorentina con il quadro "Ildegonda", tratto da una novella di Tommaso Grossi, esempio della pittura di soggetto storico-letterario e d'ispirazione romantica caratteristica del suo primo periodo, che culmina con la "Maria Stuarda", realizzato tra 1858 e 1860. Nel 1859 torna al lavoro dal vero, dipingendo piccole scene di vita militare ammirate dal pittore romano Nino Costa, che lo incoraggia ad applicare la sua innovativa sperimentazione di colore-luce alla pittura en plein air, superando la pittura di
  • 5. La sua attività artistica si fa in questi anni più intensa: nel '61 vince il concorso Ricasoli con il dipinto "Dopo la battaglia di Magenta", dopo che si recò nell'estate del 1861 sui luoghi della battaglia, per studiare gli effetti di luce e d'atmosfera; alla Promotrice del 1864 espone quattro opere. Decide intanto, per aiutare la moglie malata di tubercolosi, di tornare a vivere nella città natale. Sono questi gli anni di alcuni eccezionali ritratti come quello della cognata e quello della cugina Argia. Continua tuttavia a dipingere anche soggetti militari, fino alla fine degli anni Sessanta, quando si volge decisamente alla pittura di paesaggio, nel 1866 dipinge la bellissima "Rotonda di Palmieri", dove è ormai il colore a determinare la struttura dell’opera. Nel 1867, dopo la morte della moglie, Fattori è ospite di Diego Martelli a Castiglioncello, dove lavora intensamente; dal 1869 insegna, come incaricato, all’accademia di Firenze. Nel 1870 ottenne un premio all'Esposizione nazionale di Parma con “il Principe Amedeo ferito a Custoza”. Al 1872 risale un viaggio a Roma, nel 1875 è a Parigi con Francesco Gioli, Ferroni e Niccolò Cannicci. Poi sulle colline pisane con il Gioli dipinse amabili immagini femminili immerse nel paesaggio, inconsuete per lui; ne è un esempio “Vallospoli”. Acquaiole Livornesi, 1865
  • 6. Negli anni Settanta si verifica una decisa svolta verso una solida costruzione degli spazi, priva di ogni traccia narrativa, evidente in quadri come "Riposo" o "In vedetta". Negli anni Ottanta si dedicò quasi solo ai soggetti militari e campestri, spesso ambientati in Maremma, come quelli ispirati a esperienze vissute alla Marsiliana, presso Albinia, ospite di Tommaso Corsini, quali “la Merca dei puledri” e “il Salto delle pecore” esposti a Venezia nel 1887 insieme al Riposo. La sua costante disposizione alla ricerca e al rinnovamento lo spronò a lavorare con intensità fino alla morte, alternando a lavori di grande impegno, quali il ritratto della figliastra e quello della sua seconda moglie del 1889, studi di paese e della propria vita familiare. Si applicò assiduamente all'acquaforte, ottenendo risultati di grande qualità tanto che nel 1900 vinse la medaglia d'oro all'Esposizione universale di Parigi. Nel 1896, la morte di Diego Martelli lo privò di un'amicizia e di un conforto, anche materiale, per lui Insostituibili. Rimasto vedovo nel 1903, Fattori si risposò per la terza volta e anche di questa sposa fece il ritratto ambientandolo in un angolo dello studio con alle spalle uno scorcio di un amatissimo quadro “I butteri”, eseguito nel 1903. Rimasto vedovo per la terza volta nel 1905, trascorse i suoi ultimi anni a Firenze, confortato dalla presenza dei pochi amici rimasti e degli allievi, fra cui Ulvi Liegi, Anna Franchi, Giovanni Malesci. I Butteri, 1903
  • 7. INFLUENZE ARTISTICHE Il maestro di Fattori è Giuseppe Bezzuoli. Questo pittore influenzato da Ingres, dipinge molti ritratti, affresca ville e palazzi, esegue quadri di soggetto storico e cavallerresco: tra questi quadri il più famoso è l’entrata di Carlo VIII a Firenze del 1829. Frequenta il Caffè Michelangelo, luogo di ritrovo non solo di artisti, ma anche di agitatori politici, letterali e patrioti come Guerrazzi e di musicisti come Boito. Nel '55 Saverio Almatura e Serafino De Tivoli, si recano a Parigi riportando novità che vengono discusse e sperimentate. E' fondamentale l’apporto dei meridionali per la nascita di nuove idee. Nel '54 nasce la ditta Alinari "arte buona e democratica".
  • 8. Lastra di pietra incisa collocata sopra la porta della passata ubicazione Caffè Michelangelo In questo stabile ebbe sede il Caffè Michelangelo geniale ritrovo d'un gruppo di liberi artisti che l'arguzia fiorentina soprannominò Macchiaioli e le cui opere nate tra le lotte politiche e gli eroismi guerrieri del risorgimento nazionale perpetuarono il lume della tradizione pittorica italiana rinnovandone gli spiriti.
  • 9. Martelli parlando degli artisti che lavorano in questo momento a Firenze, distingue due correnti, la "morelliana" e la "Costiana" e da quest’ultima fa discendere i macchiaioli. Nel 1860 entrano nel gruppo dei macchiaioli Giuseppe Abbati, Silvestro Lega e Raffaello Sernesi. Giuseppe si applica specialmente allo studio dei bianchi: constata che il colore più chiaro della tavolozza è sempre distante dalla luce del sole. In questo periodo vivono a Firenze D'Ancora, Signorini, Borrani, Fattori e Banti. La sala delle agitate di Silvestro Lega, Caffè Michelangiolo di Adriano Cecioni, 1860 richiama la definizione che della macchia dà Fattori, come di figura che si staglia su un fondo chiaro e luminoso. A Parigi Fattori è accolto da Zandomeneghi, e gli lascia alcuni quadri per la vendita: nel '78, non avendo ottenuto risultati li regala all'amico Martelli al quale spiega così i motivi dell'insuccesso commerciale: Fattori " non ha saputo fare né roba da commercio ne opere d’arte... La pittura di Fattori non esiste sotto nessun punto di vista, né come mestiere né come arte. E’ una pittura triste come la fame e rivela un'ignoranza assoluta...". Fattori e i suoi compagni ammirano i pittori francesi del 1830, ma non comprendono la portata dell'impressionismo, ad eccezione di Manet. Questa incomprensione di un fenomeno culturale così importante e per tanti versi vicino al movimento macchiaiolo, si spiega con l’influenza negativa dell'ambiente, dovute alle morti di molti esponenti e dal fatto che i giovani artisti hanno preferito abbandonare il realismo per il simbolismo.
  • 10. FATTORI E LA PITTURA Fu definito un pittore macchiaiolo per il suo studio accurato della natura, ma questo termine da lui non fu mai gradito. Nominato per chiara fama, professore di perfezionamento di pittura con un compenso fissato in 240 lire annue più una catasta di legna, uno studio gratuito, ma con l'obbligo di insegnare a 2 allievi senza compenso. Questo "obbligo" fu accettato da Fattori con vanto, definendo una ricchezza l'insegnamento gratuito che impartì ad allievi che gli furono grati e riconoscenti. Nei quadri di Fattori è raffigurata la vita sociale nei suoi aspetti più tristi, perchè il suo intento era quello di mettere sulla tela la sofferenza sia dell'uomo che degli animali impegnati nel lavoro nella bella campagna maremmana, creando una simbiosi fra questi soggetti. Fattori ha veramente amato gli infelici, in modo schietto sincero, con un onestà che non gli diede ne guadagno ne onori, ma continuando a rispettare la sua volontà di mettere sulla tela le sofferenze fisiche e morali. Lo Scoppio del cassone 1880
  • 11. OPERE M r St r a ca di Cr one aia uada l mpo ookst L r ondadei Ba Pamier a ot gni l i In V t edeta LL a ibecciaa t IlRiposo GALLERIA
  • 12. Maria Stuarda al campo di Crookstone L'impostazione di questo quadro è melodrammatica: l'eroe è disteso sul proscenio, l'eroina sorretta dalle dame e confortata dall'abate si sofferma smarrita. Tuttavia la disposizione dei protagonisti crea la profondità spaziale, profondità che si accentua sul fondo dove, dell'ampia vallata, vi è ancora il fragore del combattimento dei guerrieri, il polverone sollevato dai cavalli.
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  • 14. La Rotonda dei Bagni Palmieri Vi è ritratto un gruppo di signore sulla "rotonda" dello stabilimento balneare di Palmieri, sul lungomare di Livorno. Le donne sono all'ombra di un grande tendone: il pittore, con forme sintetiche e rigorose e grazie all'accostamento di tinte contrastanti tra loro, rende le figure nitidamente definite. I colori sono distesi a macchie, com'è caratteristico della pittura dei macchiaioli, le tonalità utilizzate non sono molte, ma c'è una particolare attenzione nel giustapporre i colori complementari. La tavola ha un formato orizzontale allungato, adottato da Fattori per sottolineare la profonda vastità dell'orizzonte. Il paesaggio però, appare appena accennato: la zona in ombra risalta con maggior evidenza rispetto all'azzurro intenso del mare, chiudo dalla sagoma più scura del promontorio e il bianco luminoso del cielo.
  • 15. In Vedetta Si tratta di un quadro di piccole dimensioni, che offre uno scenario di alcuni soldati costretti a soffrire, visti come vittime in un paesaggio desolato, dominato da un’intensa luminosità. Al centro della composizione vi è un incrocio tra la linea dell’orizzonte e la linea verticale del muricciolo dove compaiono gli altri soldati in pattuglia. Le ombre create dalla fonte luminosa ci fanno pensare che la scena si svolga in un mattino d’estate. Vi è la presenza di forti contrasti chiaroscurali: i berretti bianchi che fanno contrasto con le giubbe nere e il cielo di colore blu intenso, e le vesti e i cavalli neri che contrastano con il suolo e il muricciolo. nota personale: ricorda molto il Deserto dei Tartari di Buzzati.
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  • 17. La Libecciata Lo sviluppo è sempre orizzontale e il paesaggio raffigurato è, come si è detto, un paesaggio reale al sud di Livorno. Nella rappresentazione il libeccio soffia impetuoso, piega i tronchi degli alberi e increspa la superficie del mare. Si tratta di una raffigurazione drammatica nella quale i colori sono quelli freddi dell’azzurro e del giallo molto chiaro.
  • 18. Il Riposo In questo quadro è rappresentato un momento di vita quotidiana in maremma. Il punto di fuga è posto fuori dal quadro: così che lo spazio ne risulta ampio e ruotante; ma, ad evitare la velocità della fuga prospettica le linee convergenti sono tagliate trasversalmente, a squadra, dal frontale del carro e dalla coppia dei buoi, conferendo a tutto, con l'immobilità delle pose, fermezza. Gli elementi sono posizionati sulla diagonale che unisce il vertice in basso a sinistra a quello in alto a destra, e i colori utilizzati sono sostanzialmente quelli primari. Il carro è rosso, il campo giallo e il cielo blu. Il carro col suo aratro abbandonato si intravedono appena, i buoi, che occupano il centro della composizione, hanno una mole molto evidente, mentre il contadino sulla sinistra presenta una struttura piramidale. Il paesaggio di questo caldo pomeriggio estivo della maremma toscana è maestoso e solitario.
  • 22. “Il Campo italiano dopo la battaglia di Magenta, 1861
  • 24. Carica di Cavalleria a Montebello, 1862
  • 26. Ritratto della prima moglie, 1865
  • 31. La signora martelli al Castiglioncello, 1867
  • 32. Orti al sole di Primavera, 1867
  • 33. Ritratto di Valerio Biondi, 1867
  • 35. Tre cavalieri su Strada, 1873
  • 38. Lo scoppio del cassone, 1880
  • 41. Mercato di San Godenzo, 1882
  • 47. Marcatura dei torelli in Maremma, 1887
  • 51. Ritraddo della seconda moglie, 1889
  • 55. ED ORA IL SOSIA DI TOLA..................
  • 63. Viale interno delle cascine, 1901
  • 64. I Butteri Ritratto della terza moglie, 1905