Jackson Pollock e gli irascibili. La Scuola di New York
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1. 07/07/14 16:29Richard Avedon: tutti i volti del bianco e nero
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«Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai». Bertrand«Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai». Bertrand
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Lunedì, 7Lunedì, 7 Luglio 2014Luglio 2014
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Venerdì, 20 Giugno 2014 09:00
Richard Avedon: tutti i volti del bianco e nero
Scritto da Caterina Giordano
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Non illuderti: la passione non ottiene mai perdono. / Non ti perdono neanch'io che
vivo di passione. Pierpaolo Pasolini, A Chiaromonte in “La religione del mio
tempo”, 1961. Ebbene sì la passione non perdona, è dirompente, accecante, come
una tempesta spazza via tutto ciò che incontra al suo passaggio e, spesso, non si
perdona chi dalla passione si fa travolgere. Una passione travolgente può essere
quella per la fotografia, non quella comunemente intesa di chi scatta una foto e
basta, ma piuttosto di chi per immolarsi al più grande onere che la fotografia
detiene – il fattore testimoniale – ha visto il peggio e narrato, attraverso gli scatti,
la grande storia.
Nel 1993 Kevin Carter scatta una foto che ritrae in Sudan – terra colpita in quegli anni
da una forte carestia – una bimba denutrita che sta per morire e dietro un avvoltoio in
attesa di mangiare la sua preda. Quella foto gli valse il Pulitzer, ma anche moltissime
critiche, tanto da spingere Kevin tra rimorsi e pressioni al suicidio tre mesi dopo averlo
vinto. È l'altra faccia della fotografia, lontana da quella che in questa sede abbiamo più
volte trattato (Mario Testino, Street Photography, Irving Penn, Helmut Newton).
Come questa, tante altre foto hanno raccontato la storia tra tragicità e lucida tecnica
fotografica.
Lewis W. Hine scatta nel 1905 una foto simbolo di un'epoca: gli immigrati che arrivano a
Ellis Island. Uno scatto che ha riempito i libri di storia, che racconta attraverso gli occhi
spaventati della donna circondata dai suoi figli con la valigia legata da un filo di spago e
il ragazzo con la sua roba in un sacco, la tragedia delle tante famiglie di italiani,
irlandesi, ebrei e russi che cercavano pace nel continente “ricco” di speranze (qui).
EDITORIALE
La democrazia (digitale) semplicementeLa democrazia (digitale) semplicemente
non funzionanon funziona
Scritto da Nicola Capolupo
Chi scrive, sia chiaro, è uno strenuo difensore dell'Articolo 21
della Costituzione che, come tutti sappiamo, recita in breve:
«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio
pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di
diffusione. La stampa non può essere soggetta ad
autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro
soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di
delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo
autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge
stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili».
Chi scrive, inoltre, è un giornalista che ne ha frequentate di
redazioni, locali o telematiche, ed ha visto cosa c'è dietro la
vecchia e polverosa macchina del "mestiere". Cose che voi
umani, come chiosa il celebre monologo di Roy Batty nel film
Blade Runner, non potreste immaginare. Badate bene, ho
detto voi umani, non noi giornalisti, che apparteniamo a
un'altra razza, e siamo accomunati dalle stesse
sanguinolente vicissitudini.
Chi scrive, infine, è un giovane editore che ha scommesso
sulle potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione in un'era
di cambiamento, che ha visto soccombere il vetusto quanto
affascinante amico cartaceo, compagno di mille avventure
(dal libro degli esercizi delle vacanze alla rivista della sala
d'aspetto del dentista) per far spazio al più immediato e
freddo digitale. Computer, cellulari, smartphone, tablet,
strumenti che hanno messo l'informazione alla portata di tutti,
e nel modo più rapido possibile.
Non si è trattato, però, di una semplice transizione di
supporti, ma di una vera e propria rivoluzione dei ruoli, che ha
consentito a tutti gli utenti della rete di prendere coscienza
della possibilità di esprimere e far valere le proprie opinioni in
rete, e di scegliere per sé il tipo di cultura preferita.
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2. 07/07/14 16:29Richard Avedon: tutti i volti del bianco e nero
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Heinrich Hoffmann nel suo studio ha il pesante onere di fotografare l'immagine più
discussa del 900 e non solo. In posa, fingendo le gesta che lo contraddistingueranno nei
discorsi alle piazze dal pulpito della sua cruenta dittatura, il celebre fotografo ritrae Adolf
Hitler (qui).
Robert Capa nel 1936 passa alla storia per una foto scattata durante la fratricida guerra
civile spagnola. Cogliere l'attimo sembra essere il motto di chi fotografa tra proiettili e
granate ed è quello che fa l'abile Capa imprimendo sulla pellicola l'istante in cui il
proiettile ferisce il corpo del repubblicano spagnolo che sta per cadere esanime al suolo.
Impatto. Emozione. Senso della guerra (qui).
Sono tante le foto che documentano l'implodere del secondo conflitto mondiale e che
segnano il 45: la veduta dalla torre del Municipio di Dresda, distrutta dai bombardamenti
alleati, che racconta di una città fantasma di polvere e detriti, scattata da Richard Peter
(qui); ancora la famosa Flying The Flag con le ombre dei soldati russi su una Berlino
bombardata e dominata dalla bandiera rossa con falce e martello, scattata da Yevgeny
Khaldei (qui); ma su tutte, quella che con maggiore sostanza racconta la fine di un
incubo e la gioia infinita che esplode nei cuori della gente, e su cui generazioni intere
hanno fantasticato, è il bacio a Times Square. Un gesto di liberazione improvvisa
all'annuncio della fine del conflitto tra il marinaio e l'infermeria rubato dal mirino di Alfred
Eisenstaedt (qui). Lo stesso fotografo si troverà poco dopo a documentare un'immonda
atrocità figlia di quella guerra che in Occidente era finita, lì dove i baci e la gioia
stentavano ad arrivare: a Hiroshima in Giappone raccoglie il dolore negli occhi di una
madre e un figlio in primo piano su di un ramo secco e spoglio mentre sulla profondità di
campo sfuma la più nera desolazione di un'esplosione atomica passata (qui).
Margaret Bourke-White nella sua carriera si è trovata a fotografare diverse scene dal
forte impatto emotivo, ma nel 1952 documenta la guerra in Corea con uno scatto unico
al limite tra disgusto e ammirazione: una testa decapitata di un guerriero nordcoreano
trattenuta per i capelli dal nemico, di cui è visibile solo una mano, e alle spalle un
membro della polizia coreana che ride compiaciuto. Una composizione perfetta, quasi
studiata, che cela al suo interno l'arte di utilizzare lo strumento fotografico e la fredda
lucidità nello scatto (qui).
Entrata nella storia come simbolo dell'opposizione alla guerra in Vietnam, e riproposta in
diversi e molteplici varianti negli scontri attuali, l'immagine originale risale al 1967 ed è
stata scattata da Marc Riboud: ritrae una giovane americana che tiene un fiore tra le
mani a pochi centimetri dalle canne dei fucili della Guardia Nazionale. Raffigurazione
simbolica di pace, costruita magistralmente attraverso l'uso di uno stupendo effetto
bokeh sullo sfondo (qui).
Nel 1972 Nick Ut dà vita a uno scatto che entrerà nella storia: un gruppo di bambini
vietnamiti che scappano impauriti a seguito di un'esplosione di napalm, massicciamente
impiegato nella guerra in Vietnam. C'è terrore e paura nei volti e la nube nera che
incombe alle loro spalle (qui).
Nel 1984 è l'ora di una foto baluardo della rivista National Geographic, scattata da Steve
McCurry che ritrae una ragazza afgana nel campo profughi di Peshawar durante
l'occupazione russa. Un capolavoro che sembra realizzato in uno studio fotografico dopo
aver esaminato passo dopo passo ogni dettaglio: gli occhi sbarrati e profondi della
ragazza, verdi come l'abito che si intravede nello strappo del velo rosso che copre la
testa e incornicia il volto, e richiama il fondo verde intenso alle sue spalle. Gli occhi sono
il punctum di questa fotografia, un misto di rabbia e paura (qui).
Nel 1999 l'11 agosto si verifica un'attesissima eclissi di sole, la visione ottimale è in
Turchia e Ali Kabas la riprende sopra la Moschea Blu di Istanbul attraverso una multipla
esposizione composita: il risultato è spettacolare, riesce a raccoglierne in modo ottimale
tutte le fasi. Esempio che non solo la spontaneità arriva a generare i capolavori della
storia, ma anche la tecnica, come in questo caso, può dare vita a immagini evocative e
memorabili ai confini dell'immaginazione.
Prende il nome di Tryptique lo scatto di Alexandre Fuchs, è il 2001 e quelle macerie che
campeggiano centrali nella sua fotografia sono i resti del World Trade Center, avvolte in
una nube di fumo raccontano il più grande colpo inflitto al mondo occidentale.
Questi appena elencati sono i nomi di alcuni fotografi che con i loro scatti hanno scritto
la storia del mondo. Foto che non hanno bisogno di commenti, che si osservano,
BRASIL 2014
Argentina – Belgio, 28 anni dopo. CostaArgentina – Belgio, 28 anni dopo. Costa
Rica, ancora un miracolo dietroRica, ancora un miracolo dietro
all’ostacolo Olanda?all’ostacolo Olanda?
Scritto da Manuel Merolla
Una compatta
armata
albiceleste contro
unʼirriducibile
schiera di giovani
e spietati Diavoli
Rossi. Lʼaltalena
Oranje,
caratterizzata
dalle migliaia di
emozioni
contrastanti,
contro una delle
sorprese di
questo Mondiale o, per meglio dire, la Sorpresa: quella più
duratura, più solida, più vincente. Quella inconfondibile. La
sfida delle 18.00 che si terrà allʼEstadio Nacional di Brasilia
sarà il primo, vero banco di prova di Messi e compagni, messi
già in difficoltà da unʼaudace Svizzera agli ottavi e costretti a
non abbassare la guardia di fronte a un Belgio motivato e ben
organizzato. A seguire, il match delle 22.00, in programma
allʼArena Fonte Nova di Salvador, servirà a capire se i primi
ottantotto minuti di Olanda – Messico sono stati un semplice
incidente di percorso per gli uomini di Van Gaal, ad ogni
modo nettamente favoriti rispetto a una Costa Rica che, dopo
aver raggiunto il suo traguardo storico, lotterà fino allo stremo
delle forze per poter migliorare ancora il proprio record.
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Brasil 2014, è già tempo di quarti:Brasil 2014, è già tempo di quarti:
Dechamps sfida Loew, la Colombia tentaDechamps sfida Loew, la Colombia tenta
l’impresa contro i padroni di casal’impresa contro i padroni di casa
Scritto da Nello Sorvillo
3. 07/07/14 16:29Richard Avedon: tutti i volti del bianco e nero
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emozionano e lasciano il segno. Tutto ciò per parlare di lui, un fotografo celebre,
passato alle cronache come “fotografo di moda” ma che ha maturato la sua esperienza
e cultura fotografica ben lontano dal mondo patinato di lustrini e pailletes. È Richard
Avedon.
Richard Avedon nasce il 15 maggio del 1923 a New York da una famiglia russa di origini
ebree. Entrato in marina durante la seconda guerra mondiale, con la sua Rolleiflex
biottica scatta foto ai membri dell'equipaggio e ha modo di approfondire l'uso del suo
gioiello. Alla fine della guerra comincia a lavorare per importanti riviste tra cui Harperʼs
Bazaar e si apre alla fotografia di moda ritraendo modelle in pose spontanee in luoghi
diversi e variegati, mai visti prima sui magazine: strade e nightclub. La sua grande
potenza è nel ritratto – preferibilmente in bianco e nero – che esploderà nella sua opera
più importante: In the American West del 1979, dove raccoglie ben 762 ritratti della
classe operaia americana fatta di macellai, minatori, detenuti e cameriere. Non solo
Audrey Hepburn, Marilyn Monroe, Dwight D. Eisenhower, Andy Warhol, Sophia Loren,
Brigitte Bardot, i Beatles e le collaborazioni con prestigiose case di moda o mensili come
Life e Vogue, ma anche volti di gente normale sempre con l'intento di indagarne la
personalità. Attratto anche dall'attualità, nel 1963 aveva fotografato le persone con in
mano il giornale che annunciava la discussa morte di Kennedy per correre poi nel 1989
ad assistere alla caduta del muro di Berlino. Tra i reportage Civil Rights Movement,
Mental Institution, Brandenburg Gate, Italy e tanti altri. In questo filone “impegnato”
vanno citati anche i Ritratti del Potere tra cui figura Barack Obama e il lavoro in vista
delle elezioni presidenziali che ha condotto a San Antonio in Texsas per il New Yorker,
giornale molto diverso dalle conosciutissime riviste modaiole, fino alla sua morte
avvenuta a 81 anni nel 2004 a due mesi dalla scomparsa di un altro grande luminare
della fotografia Henri Cartier-Bresson.
Il suo più grande vezzo artistico era l'artificio e la ricerca della costruzione nella
fotografia di moda. Una delle sue opere più famose in tal senso è Dovima che ritrae la
modella tra due elefanti in abito Dior e in una posa innaturale. Ma tra le sue opere di
maggiore coraggio e impegno artistico non possiamo non citare l'esposizione del 1974
al museo d'arte moderna di New York (MOMA) di alcuni ritratti del padre, Jacob Israel
Avedon, divorato dal cancro.
A cosa punta tale discorso e ragionamento? A farvi osservare le frivole energie del
mondo patinato – spesso considerate anche erroneamente tali – sotto un'altra luce,
cercando di guardare oltre la posa scenica con il bel vestito indosso, per capire che
dietro l'obiettivo c'è sempre un artista dalle mille sfaccettature, che ha coltivato la sua
arte e l'immemore passione per la fotografia sconfinando nella sua essenza
documentale, che sa raccontare lo Zaitgeist – caro alle foto di moda – anche da
un'altra prospettiva: la prospettiva della grande Storia.
Se passa un giorno in cui non ho fatto qualcosa legato alla fotografia, è come se avessi
trascurato qualcosa di essenziale. È come se mi fossi dimenticato di svegliarmi. Richard
Avedon.
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Ultima modifica il Domenica, 22 Giugno 2014 11:12
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CATERINACATERINA GIORDANOGIORDANO
RUOLO: Fotografa - Grafica - Redattrice
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Ci sono 4
europee, 3
sudamericane e
una
centroamericana.
No, non si tratta
dellʼintroduzione
di una barzelletta
da caserma,
bensì della sintesi
delle 8 squadre
più forti del
mondo, essendo
giunte sino ai
quarti di finale di
Brasil 2014.
Tutte, a questo
punto, eccezion fatta per la Cenerentola costaricense,
possono puntare al podio e, perché no, al titolo Mondiale. Il
primo incrocio da brividi sarà quello tra Francia e Germania, a
seguire i padroni di casa brasiliani contro una spumeggiante
Colombia. Domani, sempre alle ore 18.00 ed alle ore 22.00,
lʼArgentina di Messi contro il Belgio di Hazard e Olanda –
Costa Rica, lʼunico dei 4 match che sembra realmente
sbilanciato ma occhio alle sorprese. Finora non sono
certamente mancate, col benestare di tutto il pubblico
neutrale e degli amanti dello sport.
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SPORT
Wimbledon ha due re: Djokovic ilWimbledon ha due re: Djokovic il
vincitore e Roger l'immortalevincitore e Roger l'immortale
Scritto da Andrea Cardinale
Quel che è accaduto ieri a Wimbledon resterà
per sempre nella storia. Novak Djokovic torna
ad indossare la corona nei prestigiosi
Championships, ma Roger Federer resta il vero
re indiscusso del tennis del terzo millennio. Ha vinto il serbo
dopo unʼestenuante battaglia di quasi quattro ore al quinto set
con i parziali di 67 64 76 57 64, ma ieri ha vinto il tennis nella
sua massima espressione: lo svizzero avrà anche mancato il
suo diciottesimo Slam e lʼottava affermazione sullʼerba
inglese, eppure al Centre Court è tornato ad essere
quellʼextraterrestre che abbiamo imparato a conoscere e
amare negli Anni Duemila. E se avesse avuto qualche anno
in meno…
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Parte il Tour e cade Cavendish. A CasertaParte il Tour e cade Cavendish. A Caserta
è festa Giro Rosaè festa Giro Rosa
Scritto da Andrea Cardinale
Il Tour de France è cominciato ieri sulle strade
inglesi che portavano da Leeds ad Harrogate,
nella prima delle tre tappe in trasferta. Non è
stata una frazione banale, gli appassionati
hanno avuto modo di assistere alla fuga di Jens Voigt, prima
maglia a pois 2014, a un percorso abbastanza mosso,
allʼattacco ai mille metri dal traguardo di Fabian Cancellara,
alla volata drammatica che ha massacrato lʼidolo di casa
Mark Cavendish. Sì, perché Cannonball, la punta di diamante
della Omega Pharma-Quick Step, era già pronto a
festeggiare insieme alla gente riversatasi nelle strade della
Grande Boucle, di fatto era tutto pronto nella città natale di
sua madre, ma qualcosa è andato storto. Un contatto di
troppo, uno di quelli probitivi e a 200 metri dallʼarrivo il gruppo
si sfascia a causa di una caduta tremenda, in cui a farne le
spese è lo sprinter dellʼIsola di Man. Cade, si rialza in lacrime.
Ha una sospetta frattura alla clavicola destra e rischia di
abbandonare anzitempo la corsa francese. Speriamo di no.
4. 07/07/14 13:21Corsi e ricorsi… fotografici
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«Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai». Bertrand«Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai». Bertrand
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Lunedì, 7Lunedì, 7 Luglio 2014Luglio 2014
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Sabato, 11 Gennaio 2014 10:00
Corsi e ricorsi… fotografici
Scritto da Caterina Giordano
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Un appassionato di fotografia, sfogliando un giornale o navigando su internet,
imbattendosi nella campagna pubblicitaria di Agnona collezione Zero si sarà fatto
suggestionare dall'angolo stretto che racchiude il corpo di Drake Brunette, la
modella protagonista, e avrà inevitabilmente pensato a uno dei più grandi maestri
di fashion photography: Irving Penn.
In realtà gli autori di questo scatto sono Inez Van Lamsweerde e Vinoodh Matadin,
una mirabile coppia di fotografi destinati a segnare la storia della fotografia d'autore. Ma
andiamo con ordine, chi è Irving Penn? Per chi non lo sapesse dietro questo nome si
celano alcuni degli scenari più suggestivi che hanno animato e reso celebri le copertine,
e non solo, dei più illustri fashion magazine.
Fotografo americano nato nel 1917, amava rappresentare le figure nella sua semplice e
scarna realtà, creando duri contrasti con lo sfondo che li accoglieva, tanto da
tratteggiare affascinanti nature morte anche in chiave fashion (come la fotografia che
ritrae una borsa, una cintura e un guanto). Ciò che maggiormente ha caratterizzato
l'opera di Irving Penn, però, è stata la sua capacità di stringere il soggetto – e
sorprendentemente anche più soggetti – attraverso una riuscitissima armonia in un
angolo, creato da due fondali che si congiungevano chiudendosi l'un l'altro. Una scena
di per sé essenziale, resa suggestiva dal claustrofobico senso di protezione e intimità
che si andava instaurando con i personaggi ritratti.
In cinquant'anni Irving Penn realizzò 150 copertine soltanto per Vogue, un sodalizio che
ebbe inizio nel 1943 quando diventò assistente del direttore artistico Alexandre
Liberman. Nella sua lunga carriera riprese spesso Lisa Fonssagrives, una delle modelle
EDITORIALE
La democrazia (digitale) semplicementeLa democrazia (digitale) semplicemente
non funzionanon funziona
Scritto da Nicola Capolupo
Chi scrive, sia chiaro, è uno strenuo difensore dell'Articolo 21
della Costituzione che, come tutti sappiamo, recita in breve:
«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio
pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di
diffusione. La stampa non può essere soggetta ad
autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro
soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di
delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo
autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge
stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili».
Chi scrive, inoltre, è un giornalista che ne ha frequentate di
redazioni, locali o telematiche, ed ha visto cosa c'è dietro la
vecchia e polverosa macchina del "mestiere". Cose che voi
umani, come chiosa il celebre monologo di Roy Batty nel film
Blade Runner, non potreste immaginare. Badate bene, ho
detto voi umani, non noi giornalisti, che apparteniamo a
un'altra razza, e siamo accomunati dalle stesse
sanguinolente vicissitudini.
Chi scrive, infine, è un giovane editore che ha scommesso
sulle potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione in un'era
di cambiamento, che ha visto soccombere il vetusto quanto
affascinante amico cartaceo, compagno di mille avventure
(dal libro degli esercizi delle vacanze alla rivista della sala
d'aspetto del dentista) per far spazio al più immediato e
freddo digitale. Computer, cellulari, smartphone, tablet,
strumenti che hanno messo l'informazione alla portata di tutti,
e nel modo più rapido possibile.
Non si è trattato, però, di una semplice transizione di
supporti, ma di una vera e propria rivoluzione dei ruoli, che ha
consentito a tutti gli utenti della rete di prendere coscienza
della possibilità di esprimere e far valere le proprie opinioni in
rete, e di scegliere per sé il tipo di cultura preferita.
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5. 07/07/14 13:21Corsi e ricorsi… fotografici
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più celebri dell'epoca, che divenne qualche anno più tardi sua moglie. Il punto di forza
della sua opera fu senza alcun dubbio lo studio, tanto che nel 1967 creò un piccolo
studio fotografico in movimento che poteva portare sempre con sé. Modificando
soggetti, luoghi, tempi e vite riusciva a mantenere invariati i punti cardine del suo lavoro,
i famosi “Worlds in a small room”.
Morì nel 2009 a 92 anni dopo aver catturato con la sua macchina fotografica un numero
svariato di celebri personaggi, racchiusi nei suoi angoli artistici: Gypsy Rose Lee, la
Duchessa di Windsor, i Ballet Society, Salvador Dalí, Truman Capote, Spencer Tracy e
Marcel Duchamp, per citarne alcuni.
Ora proprio quest'angolo torna nelle opere di altri due artisti del settore, Inez van
Lamsweerd e Vinoodh Matadin, due fotografi olandesi impegnati in svariate campagne
pubblicitarie e fashion editorial fin dal 1986. Uniti dalla passione per la moda – si sono
conosciuti frequentando un corso di fashion design – hanno lavorato per Vogue, Paris
Vogue, Vogue Italia, Vanity Fair, Harperʼs Bazaar, LʼUomo Vogue, Vogue Hommes
International, Vogue Nippon e Vogue China. Tra le case di moda che hanno ceduto al
fascino della loro arte ricordiamo Yves Saint Laurent, Balmain, Nina Ricci, Jean-Paul
Gaultier, Isabel Marant, Giuseppe Zanotti, Lanvin Homme, Miu Miu, Christian Dior,
Gucci, Chloé, Givenchy, Calvin Klein, Balenciaga, Yohji Yamamoto, Chanel, Roberto
Cavalli, Donna Karan, Stella McCartney, Moschino, Emanuel Ungaro e Louis Vuitton. La
forza di Inez e Vinoodh è nell'alternare opere altamente concettuali ed elaborate a ritratti
più semplici e d'aspirazione classica.
Anche il mondo del cinema si è fatto sedurre dai loro ritratti. Clint Eastwood, Natalie
Portman, Colin Firth, George Clooney, Scarlett Johansson, Mila Kunis, Michael Douglas,
Tom Cruise, Viggo Mortensen, Julianne Moore, sono solo alcuni dei volti raffigurati dalla
coppia olandese. Persino la musica li ha eletti suoi promotori, una diva piena di stile e
maestra di tendenza come Lady Gaga per il video Applause ha scelto Inez e Vinoodh
come art director.
Arti e tempi a confronto. La fotografia ossessiona la moda, e senza di essa
probabilmente neanche esisterebbe, l'immagine è il modo attraverso cui gli artisti di tutti i
secoli riescono a raccontare un abito, una casa di moda, una voce, una certezza. Che la
citazione – fotograficamente parlando – sia voluta o meno non è il dato importante della
vicenda, molto più caro è cercare di cogliere come l'arte pure evolvendosi,
sperimentando, ricreandosi, riesca sempre a ritornare al punto di partenza, muovendosi,
come la storia di Giambattista Vico, in cilcli destinati a ripetersi inevitabilmente.
L'immagine della campagna di Agnona colpisce perché non esprime semplicemente una
collezione, ma evoca una storia, la storia della fotografia che s'intreccia con la moda.
Racconta di Penn, della sua arte, delle copertine che ha realizzato per la moda ed è
sintomo di una cultura intrinseca e inevitabile per chi opera nel mondo del fashion
photography. Moda e fotografia, due arti stupende, complicate, cariche di fascino e di
simboli lasciati in trasparenza pronti a essere colti dagli osservatori più attenti.
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Ultima modifica il Sabato, 11 Gennaio 2014 11:56
You
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Lamsweerde e Vinoodh Matadin
CATERINACATERINA GIORDANOGIORDANO
RUOLO: Fotografa - Grafica - Redattrice
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BRASIL 2014
Argentina – Belgio, 28 anni dopo. CostaArgentina – Belgio, 28 anni dopo. Costa
Rica, ancora un miracolo dietroRica, ancora un miracolo dietro
all’ostacolo Olanda?all’ostacolo Olanda?
Scritto da Manuel Merolla
Una compatta
armata
albiceleste contro
unʼirriducibile
schiera di giovani
e spietati Diavoli
Rossi. Lʼaltalena
Oranje,
caratterizzata
dalle migliaia di
emozioni
contrastanti,
contro una delle
sorprese di
questo Mondiale o, per meglio dire, la Sorpresa: quella più
duratura, più solida, più vincente. Quella inconfondibile. La
sfida delle 18.00 che si terrà allʼEstadio Nacional di Brasilia
sarà il primo, vero banco di prova di Messi e compagni, messi
già in difficoltà da unʼaudace Svizzera agli ottavi e costretti a
non abbassare la guardia di fronte a un Belgio motivato e ben
organizzato. A seguire, il match delle 22.00, in programma
allʼArena Fonte Nova di Salvador, servirà a capire se i primi
ottantotto minuti di Olanda – Messico sono stati un semplice
incidente di percorso per gli uomini di Van Gaal, ad ogni
modo nettamente favoriti rispetto a una Costa Rica che, dopo
aver raggiunto il suo traguardo storico, lotterà fino allo stremo
delle forze per poter migliorare ancora il proprio record.
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Brasil 2014, è già tempo di quarti:Brasil 2014, è già tempo di quarti:
Dechamps sfida Loew, la Colombia tentaDechamps sfida Loew, la Colombia tenta
l’impresa contro i padroni di casal’impresa contro i padroni di casa
Scritto da Nello Sorvillo
6. 07/07/14 16:20L'arte contemporanea secondo Testino ritorna in “Somos Libres II”
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RussellRussell
Lunedì, 7Lunedì, 7 Luglio 2014Luglio 2014
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Venerdì, 23 Maggio 2014 09:00
L'arte contemporanea secondo Testino ritorna in “Somos
Libres II”
Scritto da Caterina Giordano
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«Dobbiamo fare di Vogue un Louvre». Furono queste le parole di uno dei primi
fotografi di moda, tale Edward Steichen, convinto di non dover racchiudere solo
un abito nello scatto fotografico, ma che piuttosto bisognava cogliere nella
composizione ricercata, attentamente costruita un perché, un quando, un come e
un mai più. Insomma far venir fuori da un semplice click l'autorialità dell'artista
che ha dato vita all'opera.
«La foto di moda non è fatta soltanto da chi la scatta, ma anche dallo stylist, dal
truccatore, dal parrucchiere, dalla modella». A parlare questa volta è Mario Testino,
artista prima che fotografo, peruviano, nato a Lima nel 1954 da una famiglia di origini
italiane, irlandesi e spagnole. È uno dei mostri sacri dello scatto fashion e durante la sua
sfavillante carriera ha immortalato nell'otturatore della sua macchina fotografica
personalità della moda e dello spettacolo e veri e propri miti contemporanei: David
Beckham, Kim Basinger, Cameron Diaz, Gwyneth Paltrow, Julia Roberts, Diana
Spencer, Meg Ryan, Catherine Zeta-Jones, Claudia Schiffer, Gisele Bündchen, Naomi
Campbell, Eva Riccobono, Kate Moss, Janet Jackson, Madonna, Beyoncé, Lady Gaga,
Britney Spears, Jennifer Lopez, Nicole Kidman, fino alle più recenti Miley Cyrus ed
Emma Watson. Alcuni suoi lavori sono esposti oggi al Victoria and Albert Museum di
Londra. Ha lavorato per Vogue, GQ, Vanity Fair e per moltissimi stilisti tra cui Burberry,
Gucci, Dolce&Gabbana, Armani, Roberto Cavalli, Valentino, Calvin Klein, Zara, Yves
Saint Laurent, Givenchy e Versace. Ogni campagna pubblicitaria è un'occasione per
colorare le sue opere di un sentire unico ed estremamente personale.
EDITORIALE
La democrazia (digitale) semplicementeLa democrazia (digitale) semplicemente
non funzionanon funziona
Scritto da Nicola Capolupo
Chi scrive, sia chiaro, è uno strenuo difensore dell'Articolo 21
della Costituzione che, come tutti sappiamo, recita in breve:
«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio
pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di
diffusione. La stampa non può essere soggetta ad
autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro
soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di
delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo
autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge
stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili».
Chi scrive, inoltre, è un giornalista che ne ha frequentate di
redazioni, locali o telematiche, ed ha visto cosa c'è dietro la
vecchia e polverosa macchina del "mestiere". Cose che voi
umani, come chiosa il celebre monologo di Roy Batty nel film
Blade Runner, non potreste immaginare. Badate bene, ho
detto voi umani, non noi giornalisti, che apparteniamo a
un'altra razza, e siamo accomunati dalle stesse
sanguinolente vicissitudini.
Chi scrive, infine, è un giovane editore che ha scommesso
sulle potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione in un'era
di cambiamento, che ha visto soccombere il vetusto quanto
affascinante amico cartaceo, compagno di mille avventure
(dal libro degli esercizi delle vacanze alla rivista della sala
d'aspetto del dentista) per far spazio al più immediato e
freddo digitale. Computer, cellulari, smartphone, tablet,
strumenti che hanno messo l'informazione alla portata di tutti,
e nel modo più rapido possibile.
Non si è trattato, però, di una semplice transizione di
supporti, ma di una vera e propria rivoluzione dei ruoli, che ha
consentito a tutti gli utenti della rete di prendere coscienza
della possibilità di esprimere e far valere le proprie opinioni in
rete, e di scegliere per sé il tipo di cultura preferita.
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7. 07/07/14 16:20L'arte contemporanea secondo Testino ritorna in “Somos Libres II”
Pagina 2 di 6http://www.ilnadir.net/cherry-pick/l-arte-contemporanea-secondo-testino-ritorna-in-somos-libres-ii.html#
«Tutti quelli che fotografo sono diversi e unici a loro modo: è la natura delle
persone, in fondo. E poi per chi scatta non deve esserci una persona più o meno
facile da fotografare: è compito del fotografo adattarsi a situazioni diverse e
tirarne fuori il meglio». Sensualità e ammiccamenti che conquistano il mondo del
fashion. Il sodalizio con Louise Veronica Ciccone, in arte Madonna, sarà cruciale per il
lancio definitivo della sua carriera fotografica. La ritrae nella campagna pubblicitaria di
Versace ed è un successo, replicato poi nella copertina del suo album Ray of light del
1998. Testino riesce presto a conquistare anche la monarchia inglese. La dolcezza e la
fragilità immortalati per sempre negli occhi di una Lady D solare e bellissima lo renderà
a tutti gli effetti il fotografo preferito della progenie reale tanto da non mancare mai alle
importanti occasioni future, come il matrimonio di William e Kate. Ma tra wedding celebri
va annoverato anche quello di un'altra Kate, la Moss con il rocker Jamie Hince, dove è
sempre Mario a catturare le pose della super modella, icona di stile che già tante volte
aveva fotografato.
«Ogni foto ha una sua storia e una sua ragion d'essere». Nell'archivio fotografico di
Testino è possibile ammirare le sue opere. Luci nette. Colori vividi. Esoticità latente.
Sensualità. Nudo. Un nudo diverso dal grande re del genere Helmut Newton. A
distinguerli è la luce, che qui esplode in forza e dona plasticità alla materia. Sensualità
ed erotismo dominano nelle composizioni singole o in coppia, ogni gesto – la mani a
tirare slip, a colpire nudità, a giocare con le labbra – ritorna iconicamente con una
ridondanza tale da essere una signature personalissima, tale da rendere visibile e
riconoscibile l'opera. Le sue foto pullulano di sano erotismo artistico. A dominare è la
struttura e lo studio del corpo e dei movimenti, l'abito scompare, ma non passa
inosservato, piuttosto diventa un tutt'uno con il soggetto, una seconda pelle che rianima
la sua essenza e si vende a un pubblico voglioso di esprimere la stessa carica vitale di
eccessi. Fondamentali i colori e i vividi contrasti: arancio, viola, giallo, fucsia e rosso. La
maestria di Testino è nel passare da scatti così violentemente e strutturalmente “finti” a
pose ed espressioni totalmente spontanee come i sorrisi composti e classici di Lady D.
«Adoro lʼidea del cambiamento: poter cambiare idea in un attimo è uno degli aspetti
magici della vita». Non solo moda nella sua vita, ma anche progetti charity. Il suo nome
è legato infatti a “Save the Children”, per cui ricopre il ruolo di ambasciatore ed è stato
protagonista di una raccolta fondi per la costruzione di un parco giochi nell'ospedale
pediatrico di Mosca, specializzato nella cura del cancro. Si annoverano anche
collaborazioni con la Elton John AIDS Foundation, e la fondazione del MATE,
Asociacion Mario Testino, nato nel 2012 a Lima in Perù per sostenere i giovani artisti del
luogo.
«Il mio rapporto con lʼarte contemporanea è un invito a ricordarci quanto sia
importante la libertà dʼespressione. Siamo tutti influenzati dai preconcetti,
condizionati da ciò che gli altri si aspettano da noi, invece di seguire lʼistinto, i
reali desideri e i bisogni». Il celebre fotografo peruviano è un grande amante dell'arte
contemporanea che lo ispira, lo condiziona, anima i suoi lavori. La Pinacoteca Giovanni
e Marella Agnelli di Torino dal 17 maggio al 14 settembre ospita la mostra “Somos
Libres II”, una selezione dalla collezione privata di Mario Testino a cura di Neville
Wakefield. La prima mostra di Somos Libres fu organizzata già al MATE e si prefiggeva
l'obiettivo di analizzare le opere di artisti famosi e di artisti emergenti. Oggi la
riproposizione dell'arte libera, così come è concepita da Testino, comincia con
l'esposizione di foto da lui scattate negli studi di alcuni artisti e prosegue con le opere di
Tauba Auerbach, Richard Avedon, Cecil Beaton, Glenn Ligon, Jonathan Monk, Ugo
Rondinone, Cindy Sherman, Adriana Varejão e Andy Warhol. Il fine è illuminare il
legame sotteso tra fotografia e arte astratta. Una mostra unica per gli amatori del
genere. Per maggiori info su biglietti e orari di apertura qui.
«Il gusto evolve ed è determinato solo dai nostri preconcetti. Il mio consiglio sarebbe
quindi quello di prendersela comoda e di cercare pezzi che lo colleghino a qualcosa di
nuovo, o che gli facciano guardare le cose in modo nuovo». Il consiglio che Testino dà
ai giovani collezionisti – estratto dell'intervista realizzata da Hans Ulrich Obrist e
pubblicata nel catalogo della mostra – altro non è che l'anima del suo agire, la chiave
per aprire lo scrigno segreto dell'arte. L'arte che, per sua stessa natura libre, non può
essere inscritta in regole, dinamiche, scelte; tutto cambia, tutto si evolve e tutto cresce,
perché l'artista altro non fa che dar vita all'espressione astratta della società in
evoluzione.
BRASIL 2014
Argentina – Belgio, 28 anni dopo. CostaArgentina – Belgio, 28 anni dopo. Costa
Rica, ancora un miracolo dietroRica, ancora un miracolo dietro
all’ostacolo Olanda?all’ostacolo Olanda?
Scritto da Manuel Merolla
Una compatta
armata
albiceleste contro
unʼirriducibile
schiera di giovani
e spietati Diavoli
Rossi. Lʼaltalena
Oranje,
caratterizzata
dalle migliaia di
emozioni
contrastanti,
contro una delle
sorprese di
questo Mondiale o, per meglio dire, la Sorpresa: quella più
duratura, più solida, più vincente. Quella inconfondibile. La
sfida delle 18.00 che si terrà allʼEstadio Nacional di Brasilia
sarà il primo, vero banco di prova di Messi e compagni, messi
già in difficoltà da unʼaudace Svizzera agli ottavi e costretti a
non abbassare la guardia di fronte a un Belgio motivato e ben
organizzato. A seguire, il match delle 22.00, in programma
allʼArena Fonte Nova di Salvador, servirà a capire se i primi
ottantotto minuti di Olanda – Messico sono stati un semplice
incidente di percorso per gli uomini di Van Gaal, ad ogni
modo nettamente favoriti rispetto a una Costa Rica che, dopo
aver raggiunto il suo traguardo storico, lotterà fino allo stremo
delle forze per poter migliorare ancora il proprio record.
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Brasil 2014, è già tempo di quarti:Brasil 2014, è già tempo di quarti:
Dechamps sfida Loew, la Colombia tentaDechamps sfida Loew, la Colombia tenta
l’impresa contro i padroni di casal’impresa contro i padroni di casa
Scritto da Nello Sorvillo
8. 12/09/14 15:42L'obiettivo di un obiettivo: “explaining mankind to man and…”
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«Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai». Bertrand«Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai». Bertrand
RussellRussell
Venerdì, 12Venerdì, 12 Settembre 2014Settembre 2014
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Venerdì, 08 Agosto 2014 09:00
L'obiettivo di un obiettivo: “explaining mankind to man
and…”
Scritto da Caterina Giordano
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“Dobbiamo fare di Vogue un Louvre”. Sono gli anni 20 e con queste parole
Edward Steichen, considerato da molti l'iniziatore della fotografia di moda,
esprime un'idea che verrà perfettamente plasmata tra le pagine patinate dei sogni
di ogni donna.
Fotografo e pittore, nato in Lussemburgo, a Bivange, nel 1879, ha poco più di due anni
quando la famiglia si trasferisce negli Stati Uniti. Comincia studiando arte, fino a quando
nel 1895 compra la sua prima macchina fotografica, una Kodak Detective di seconda
mano, e da quel momento comincia il sogno. Con l'intento di unire la passione per i
pennelli a quella per l'obiettivo approfondisce l'arte fotografica pittorialista tra Stati Uniti e
Europa. Gli studi dei fratelli Lumière, che introducono il processo autocromatico
segnando l'entrata del colore in fotografia, rappresentano l'approdo definitivo per un'arte
in cui Steichen si specializza velocemente. Comincia a realizzare foto per “Art et
Décoration” che ritraggono modelle con indosso gli abiti di Paul Poiret: è il 1911 e per
questi suoi lavori viene considerato il primo fotografo di moda al mondo. Convinto
sempre più della propensione artistica della fotografia, apre una galleria newyorkese con
l'amico Alfred Stieglitz, la Little Galleries of the Photo-Secession.
La prima guerra mondiale lo vede impegnato in altro tipo di foto, quelle che Edward
definisce straight, è una fotografia documentaria dove l'artificio pittorialista cede il passo
alla verità storica. In questo periodo è al comando della divisione fotografica
dell'American Expeditionary Force. Con la fine del conflitto torna però alle sue foto
fashion. La collaborazione con Vogue diventa sempre più marcata: già nel 1906 aveva
EDITORIALE
Napoli non è Gomorra né RomanzoNapoli non è Gomorra né Romanzo
CriminaleCriminale
Scritto da Nicola Capolupo
Prima che qualcuno mi accusi di odio razziale, fascismo,
irrispettosità nei confronti di una famiglia che ha vissuto e sta
tuttora vivendo un dramma atroce, di quelli che ti mozzano il
fiato, che non cancellerai mai e conserverai per il resto della
tua vita, voglio rivendicare le mie origini campane, sono nato
ad Avellino che da Napoli, dove si è consumata la tragedia,
dista poco più di mezz'ora, i partenopei sono fratelli di
sangue; ho 23 anni, sei in più di Davide Bifolco, cinque in più
del suo compagno a stento maggiorenne, uno in più del
militare che ha fatto partire il colpo, gli stessi del terzo
ragazzo su quel maledetto motorino; anch'io sono un essere
umano, fatto di carne e ossa, e come tale non posso tollerare
che un suo quasi coetaneo venga privato di uno dei più
importanti diritti stabiliti dalla Dichiarazione Universale dei
Diritti Umani, quello alla vita.
Anche io sono italiano, per fortuna o purtroppo come cantava
Gaber, e rispetto le leggi di questo Paese che mi piacciano o
meno; ho stima di chi quotidianamente mette a repentaglio la
propria vita per lottare contro la criminalità, dalle forze
dell'ordine ai vari Falcone e Borsellino, eroi indiscussi che
non sono nemmeno degno di nominare; da giovane laureato
comprendo perfettamente il dramma della disoccupazione e
sostengo il lavoro, quello onesto, quello che sfama le famiglie
senza illegalità, con la sola passione e col sudore della
fronte.
Mi auguro di essere stato chiaro nella premessa, e di non
urtare la suscettibilità di nessuno, compresi amici e parenti
della vittima, ai quali mi unisco nel silenzio e nel dolore,
nonostante il mio punto di vista. Morire a diciassette anni è
intollerabile, e chi ha sbagliato deve pagarne le conseguenze,
subito.
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9. 12/09/14 15:42L'obiettivo di un obiettivo: “explaining mankind to man and…”
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dato vita alla sua prima cover per il numero di Maggio esprimendo un'artisticità fatta di
colori vivi e particolarissimi, ma è nel 1932 che scatta la prima copertina di Vogue a
colori. Ed è già storia. La modella in costume da bagno intero rosso e una palla da
spiaggia tra le mani su uno sfondo blu. Da quel momento le foto di Steichen appaiono
regolarmente su Vogue, collezionando ben dieci cover dell'ambito magazine. La sua
musa ispiratrice è Marion Morehouse, annoverata nell'Olimpo del fashion come una
delle prime modelle professioniste.
Con la seconda guerra mondiale si trova a rivestire i panni di direttore all'istituto
fotografico navale. Da questa esperienza nasce The Fighting Lady, un documentario
che nel 1945 viene premiato con un Oscar. Due anni più tardi è il direttore del
Dipartimento di Fotografia del MoMA. Si impegna in progetti diversi distaccandosi
lentamente dall'ambito strettamente fashion. Muore nel 1973 a 94 anni.
The Pond-Moonlight. È una delle foto più importanti e famose di Edward. La sua prima
fotografia pittorialista, scattata a Mamaroneck, raffigura un bosco dietro il quale si
intravede la luna e un lago in cui ombre e luci si riflettono con suggestione. La
particolarità è nella realizzazione a colori attraverso strati di gomma fotosensibile. Un
vezzo da veri collezionisti, una delle tre copie della fotografia é stata venduta all'asta nel
2006 per la “modica” cifra di 2.9 milioni di dollari.
Cos'è la fotografia pittorialista? Questo genere fotografico interessante e misterioso
nasce nel XIX secolo dall'esigenza di dare valore artistico a un procedimento molto
spesso considerato solo e puramente meccanico. Una foto pittorialista è rappresentata
da una serie di processi tesi a renderla il più possibile simile a un disegno. Se oggi
questo procedimento è facilmente realizzabile attraverso le moderne tecniche di
postproduzione con effetti grunge o con le sovrapposizioni dei proverbiali livelli
Photoshop, un tempo, invece della capacità oserei dire banale di selezionare qualche
pulsante su pc e tablet (e ahimè persino smartphone), erano richiesti una vera e propria
tecnica, ore di lavoro in camera oscura e sul campo – ammaliati dall'arte impressionista
all'aria aperta i fotografi pittorialisti lavoravano spesso immersi nella natura – e l'uso di
strumenti specifici come la gomma bicromata, gli obiettivi soft-focus o la stampa di più
negativi su un unico positivo. La fotografia pittorialista segna insomma le basi arcaiche
del moderno fotoritocco. Tra gli esponenti che restano ammaliati dal mistero del creare
stupendi contrasti di luce e ombra in bilico tra foto e pittura ricordiamo Gustave Le Gray,
Henry Peach Robinson e Julia Margaret Cameron, la regina delle immagini fuori fuoco
che «alla Verità aggiungono Poesia». In Italia nasce persino una rivista del movimento
dal titolo “La fotografia artistica”, mentre tra i maggiori esponenti viene citato Guido Rey.
Nello specifico la fotografia di Edward Steichen è fortemente influenzata dalla luce che
egli modula perfettamente grazie alla sua esperienza di pittore prima che di fotografo.
Ogni sua foto s'impone all'occhio umano come ibrido sogno in bilico tra foto e disegno.
Sfumature, giochi di cromie, sovraesposizioni e ispirazioni magnetiche. Una foto di
moda sicuramente diversa da quella che siamo abituati a vedere oggi, patinata, lucida,
sovraesposta, ma tanto più mistica quanto artistica. Mistero, sogno, gusto vagamente
horror e misticismo. In Steichen è visibile la mano di chi dosa con maestria la luce, ma
ancor meglio il buio, regalando allo spettatore le zone d'ombra in cui si celano i colori e
le espressioni più loquaci che sanno spiegare l'umanità all'uomo e ogni uomo a se
stesso. Nella realizzazione della sua opera più ambiziosa per la rivista Life dal titolo
“Family of Man” in cui raccoglie 503 scatti, scene di vita quotidiana catturate in 68 Paesi
diversi, spiega così di aver indovinato la grande missione della fotografia: “explaining
mankind to man and each man to himself”.
Ultima modifica il Giovedì, 07 Agosto 2014 19:04
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Etichettato sotto fotografia Fashion cultura moda
CATERINACATERINA GIORDANOGIORDANO
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SPORT
Moto Gp, Misano: Rossi alla ricerca delMoto Gp, Misano: Rossi alla ricerca del
primo alloroprimo alloro
Scritto da Mario Ruggiero
Seconda ed ultima tappa in terra "italiana" per
la MotoGp: questo week-end si corre a Misano,
a pochi passi dalla riviera riminese,
nell'autodromo intitolato alla memoria di Marco
Simoncelli, il centauro di Cattolica morto tragicamente il 23
ottobre 2011 nel corso del Gran Premio di Malesia, a Sepang.
Inaugurato nel 1972, lungo 4.226 m, nel corso dei suoi 42
anni di onorata carriera, il circuito ha subito numerose
modifiche ma ha sempre riscosso pareri favorevoli da parte
dei piloti. Il 5 settembre 2010 (nonostante la pista avesse
subito da poco ulteriori correzioni soprattutto per la
sicurezza) morì il giovane pilota giapponese della Moto2
(categoria inferiore alla MotoGp) Shoya Tomizawa in un
drammatico incidente occorso durante la gara. Per il centauro
nipponico non ci fu nulla da fare, ed a proposito di piloti del
Sol Levante, la via d'accesso al circuito è stata dedicata a
Dajiro Kato, altro pilota deceduto prematuramente in una
corsa del Motomondiale e assiduo frequentatore di Misano
Adriatico.
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L’Italia va con Zaza e Bonucci: merito diL’Italia va con Zaza e Bonucci: merito di
Conte?Conte?
Scritto da Nello Sorvillo
Azerbaigian, Malta, Croazia, Bulgaria e
Norvegia: queste, tra andata e ritorno, sono le
formazioni che lʼItalia si troverà ad affrontare, da
qui al 13 ottobre 2015, per la conquista della
qualificazione ai prossimi Europei. Il nuovo corso, targato
Antonio Conte, partito con non pochi dubbi e perplessità, ha
dato subito i suoi frutti: 2-0 nellʼamichevole di lusso contro
lʼOlanda, medesimo risultato contro i norvegesi di Hogmo,
squadra giovane, ben posizionata in campo ma poco attiva
sottoporta, di sicuro tra le possibili pretendenti per il secondo
posto nel proprio raggruppamento o, mal che vada, per il
passaggio del turno in qualità di miglior terza. Il nome da
copertina del match contro Flo e compagni è senza alcun
dubbio quello di Simone Zaza, talento purissimo del
Sassuolo, sicuro protagonista del campionato di Serie A
appena cominciato, voglioso di diventare protagonista della
Nazionale e, perché no, della Juventus che verrà.
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10. 04/04/13 11:25La fotografia di moda: il celebre caso di Helmut Newton
Pagina 1 di 4http://www.ilnadir.net/cherry-pick/la-fotografia-di-moda-il-celebre-caso-di-helmut-newton.html
«A proposito di politica, ci sarebbe qualcosa da mangiare?» (Totò)«A proposito di politica, ci sarebbe qualcosa da mangiare?» (Totò)
Giovedì, 4Giovedì, 4 Aprile 2013Aprile 2013
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Domenica, 10 Marzo 2013 09:00
La fotografia di moda: il celebre caso di Helmut Newton
Scritto da Caterina Giordano
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Che cos'è la fotografia di moda? Ci soffermiamo su questo tema, tassello
importantissimo e fondamentale nel fashion marketing, in onore di uno dei più
grandi artisti del settore e della mostra allestita a Roma nel Palazzo delle
Esposizioni che ospiterà fino al 21 Luglio 200 scatti dell'amatissimo autore.
Parliamo di Helmut Newton che con le sue fotografie ha introdotto il nudo nella
moda.
Voyeurismo, sadomasochismo, feticismo. Accusato. Discusso. Conteso. Il suo gusto per
il nudo ha indubbiamente fatto discutere. Ha con le sue opere catturato bellissime
modelle, soffermandosi su particolari che gli altri si sono lasciati sfuggire. Ogni sua foto
era frutto di una sperimentazione lunga, studiata, ideata e argomentata. Su libri e
taccuini egli fermava le sue mirabili idee per poi trasformarle in realtà sul set. Come un
pittore disegnava sulla tela/pellicola linee e spazi risultato di personali esperienze
sensoriali. Ogni dettaglio, ogni sfumatura di luce era voluta e ricercata.
La White Women, Sleepless Nights, Big Nudes è una mostra organizzata dalla Helmut
Newton Foundation per raccontare la carriera dell'avanguardista fotografo. Un Helmut
nuovo, insolito, diverso, non solo nudo nell'esposizione che prende il nome dai suoi tre
famosissimi libri. White Women è un'opera del 1976 con cui Helmut diffonde il nudo nel
mondo della moda, Sleepless Nights del 1978 raccoglie invece i suoi lavori per diversi
DALLA CANNELLA ALLA BRACE
Un'idea originale: la Coppa Garibaldi
Le tagliatelle sono una tipica pasta
italiana, originaria del centro. Tanto
buone quanto famose, vennero
addirittura vietate dal futurista
Marinetti,… Leggi tuttoLeggi tutto
BOTTE E RISPORT
Voi chiedete, noi rispondiamo - 13°
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Benvenuti al tredicesimo
appuntamento con la nostra
consueta rubrica "Botte e risport",
rubrica settimanale sul mondo dello
sport. Domande tecniche…
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11. 04/04/13 11:25La fotografia di moda: il celebre caso di Helmut Newton
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magazine e infine il più noto Big Nudes del 1981 dove esplode il suo stile erotico-
urbano. Donne forti, giunoniche, sensuali, aggressive. Donne occidentali colte
nell'emancipazione figlia di quegli anni.
Helmut Neustädter, questo il suo vero nome, nasce nella cruenta Berlino del 1920. Di
origini ebraiche, sarà costretto a lasciare i suoi natali a causa delle leggi razziali per
trasferirsi a Singapore dove potrà esercitare la passione che lo ha contagiato fin
dall'infanzia: la fotografia. I suoi scatti segnano pian piano la storia dei più importanti
periodici del fashion: Vogue, Harper's Bazaar, Elle, GQ, Vanity Fair, Max e Marie Claire.
Affascina case di moda come Chanel, Gianni Versace, Blumarine, Yves Saint Laurent e
Dolce&Gabbana. Immortala attrici come Catherine Deneuve e Charlotte Rampling. Vive
tra Montecarlo e Los Angeles. Muore nel 2004 all'età di 84 anni per un tragico incidente
stradale a Hollywood quando la sua auto si schianta contro il muro dell'hotel Chateau
Marmont, luogo che lo aveva ospitato nei suoi anni californiani. Helmut sarà sepolto nel
cimitero ebraico di Friedenau in Germania.
«Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che
riassumono l'arte della fotografia» per Helmut.
Helmut Newton è solo uno dei tanti artisti che hanno e continuano tuttora ad affascinare
le pagine delle copertine patinate. Cos'è la fotografia di moda? Come ogni scatto, ha la
capacità di cogliere l'attimo irripetibile che si nasconde dietro un click ma sa fare in tale
ambito molto di più. Alcuni confinano questo tipo di arte a mera forma di
pubblicizzazione, uno scopo che nasconde solo un fine economico. Dietro la foto di
moda si nasconde invece ben altro, parliamo della capacità di cogliere lo Zeitgeist cioè
lo spirito del tempo. Attraverso la fotografia possiamo conoscere atteggiamenti e abiti
che racchiudono e spiegano non solo la moda di una determinata epoca, ma con essa
tutta la storia del costume e quindi di una determinata società. È un'arte, frutto di studi e
approfondimenti. Tutti possono fotografare un abito, ma pochi sanno far passare
quell'abito alla storia. Tra i più grandi artisti del fashion click va citato il francese Guy
Bourdin, l'italo-peruviano Mario Testino, lo svizzero Michel Comte, l'italiano Paolo
Roversi, l'inglese John Rankin Waddell, lo statunitense amatissimo Irving Penn, fino al
nostro celebre Oliviero Toscani.
Sfogliando oggi le riviste di settore siamo subissati da tantissime immagini pubblicitarie
più che artistiche e talvolta ci allontaniamo dalla scoperta della vera arte. Siamo
talmente assuefatti alle immagini commerciali che distogliamo l'attenzione dal bello, dal
ricercato, dal diverso. Una delle campagne pubblicitarie di moda che mi ha
maggiormente colpito nell'ultimo periodo è quella di Dolce&Gabbana (uomo e donna).
La famiglia siciliana ritratta in riva al mare, fuori ad un portone, in una stretta strada
durante una festa di paese. Semplicità. Spontaneità. Ricercatezza. Uno splendido mix
dove il lusso degli abiti in pizzo si mescola ad uno sfondo memore di un amore
sconsiderato per la Sicilia e l'Italia. La bravura del fotografo si condensa nella capacità di
cogliere perfettamente tutti i personaggi, coordinandoli nella loro unicità e
caratterizzandoli singolarmente nella loro complessità. Una sorta di neorealismo
fotografico, dove accanto a testimonial famose come Monica Bellucci e Bianca Balti si
profilano persone normali, signori anziani dalla storica coppola e bambini in calzoncini
che sembrano spontaneamente colti nelle strade sicule in una piacevolissima atmosfera
un po' retro per essere immortalati sui nostri giornali patinati.
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Ultima modifica il Lunedì, 11 Marzo 2013 20:30
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La resurrezione dopo Pasquetta
12. 03/11/14 17:34Verismo fotografico | il Nadìr.net
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LUNEDÌ 3 NOVEMBRE, 2014
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DI CATERINA GIORDANO • SABATO 18 OTTOBRE, 2014
«Tutti individuarono nel mondo popolare e borghese
delle varie regioni (Sicilia, Napoli, Toscana, Abruzzi,
Sardegna ecc.) una miniera di osservazioni non ancora
sfruttate dalla narrativa italiana, e in ogni modo
lontanissime dal sentimentalismo convenzionale della
narrativa tardo-romantica». Così l’enciclopedia Treccani
spiega la voce VerismoVerismo raccontando l’arte di Capuana, De
Roberto, Di Giacomo, Serao, Fucini, Deledda e soprattutto
Giovanni Verga.
Vi starete chiedendo cosa ha in comune la fotografia –
sotto la cui voce si ascrive tale approfondimento – con la
letteratura verista. Il filo che le unisce è sottile quanto
palese, perché i veristi da sempre hanno raccontato, e a
imperitura memoria racconteranno, uno spaccato di
storia, di vita, d’impronte lasciate sulla terra campestre,
lavoratrice e scarna degli ultimi anni dell’800 italiano.
Una delle pagine più belle della letteratura nostrana,
che, per sua stessa definizione, fotografa e restituisce
vera la società del tempo, ed è proprio in questa ossessiva
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GIOVANNI
VERGA
LETTERATURA
documentazione formale che il verismo incontra la
fotografia. Tutto vero fin qui, ma c’è di più.
Pochi sanno che il padre del Verismo italiano, autore tra
gli altri del capolavoro Malavoglia, tale Giovanni Verga,
era oltre che
scrittore, un
fotografo, o
meglio come egli
stesso sosteneva
non era
«sfuggito al
contagio
fotografico»
confessando
«che questa
della camera
nera è una mia
segreta mania».
Amava scattare foto nei luoghi circostanti per imprimere sul negativo ciò che
già con la penna esprimeva ottimamente. Chi leggendo le sue attente
descrizioni – quasi sempre in bianco e nero, poco citati i colori ad eccezione
del rosso – non ha immaginato la Casa sul Nespolo o la miniera del Rosso
Malpelo costruirsi parola dopo parola? Un binomio fantastico, il
completamento dello scritto attraverso una documentazione che Verga tiene
stretta nel riserbo del suo armadio, perché non c’è altra immagine da
aggiungere a quelle disegnate nei suoi romanzi e novelle.
La storia che si cela dietro la scoperta delle malandate lastre ritrovate sul
fondo di un armadio della sua casa catanese nel 1966 dal Prof. Giovanni
Garra Agosta, ha la poeticità tipica del novecento in bianco e nero. 448
negativi, di cui 327 lastre in vetro e 121 in celluloide, datati dal 1878, alcune
rotte e altre emulsionate dal tempo, lasciate lì come un tesoro da scoprire.
Restaurate in collaborazione con 3M nascondevano i volti della sua famiglia,
dei suoi colleghi, come Capuana e De Roberto, della Duse, degli editori
Treves, ma soprattutto i volti degli umili, personaggi delle sue storie, l’Italia
rurale, i paesaggi di Vita dei Campi del 1880.
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Verga viene
avvicinato all’arte
dello scatto dallo zio
Salvatore Verga
Catalano e con la sua
macchina fotografica
a cassetta pratica
come tutti gli
intellettuali del
tempo la nuova e
dilagante arte. Nelle
sue foto è evidente e
vivida la ricerca del
vero, rifuggendo
dall’artificio e dal lavoro di costruzione, c’è l’attenzione a cogliere
l’espressività, le atmosfere campestri, le sfumature sentimentali, ma tutto
scarno di aggiunte stilistiche e rigorosamente narrato dal vero.
Prima scrittore o fotografo? La vera domanda posta da molti è se la
fotografia abbia ispirato i suoi romanzi o i suoi romanzi abbiano ispirato la
fotografia. I critici si sono sprecati tra date, documenti e carteggi, ma la
verità è custodita nella palese ammirazione per il vero: che sia essa espressa
in foto o in scrittura risponde sempre all’esigenza di descrivere in modo
imparziale e dettagliato il contesto. Ammirando le sue foto è facile osservare
come sembrano prendere vita i personaggi verghiani. Tale sentire ha insito
in sé un misticismo che, contrariamente al dire più accreditato secondo cui
per Verga la fotografia fu solo una passione e solo in alcuni casi la foto servì
allo scrittore come documento per descrivere gli ambienti narrati, rende
piacevole immaginare uno splendido tout se tient dove parole e scatti si
cedono reciprocamente il passo.
Alcune delle lastre restaurate grazie alla Fondazione 3M saranno oggetto di
una mostra – che esporrà per ovvi motivi non le lastre originali, in pericolo
di disfacimento e troppo delicate da maneggiare, ma delle stampe ricavate
da esse – tesa a cogliere lo stretto e affascinate fil rouge che lega scrittura,
fotografia e storia. Dal 18 ottobre al 23 novembre a Busto Arsizio, Palazzo
Marliani Cicogna, P.zza Vittorio Emanuele II, sarà possibile visitare la mostra
GIOVANNI VERGA, Scrittore e FotografoGIOVANNI VERGA, Scrittore e Fotografo. La rassegna fa parte del
progetto Festival Fotografico Europeo 2014 , un evento ideato in
collaborazione con Afi-Archivio Fotografico Italiano con in programma circa
40 mostre, sul territorio che da Varese si estenderà fino a Milano, seminari,
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workshop, proiezioni, multivisioni, cinema e musica, letture dei portfolio,
presentazione di libri, concorsi, lezioni magistrali. La mostra su Verga curata
da Roberto Mutti espone circa 45 scatti che raccolgono immagini di parenti,
volti scottati dal sole, semplicità rurale e paesaggi catanesi, tanti paesini
dove il tempo sembra essersi fermato proprio come nelle sue storie.
Un fotografo che viene spesso raccontato come molto critico con se stesso,
attento, minuzioso nel dettaglio e allo stesso tempo spontaneo ed
estremamente documentale. Un susseguirsi di volti e casette arroccate in cui
sembrano sfumare i suoi pensieri, echeggiare le sue parole e dove spunta poi
qualche donna ben vestita, di rango un po’ più alto, per segnare ancora di
più l’interconnessione forte e vivida con la sua letteratura che disegna, dai
Malavoglia a Mastro Don Gesualdo, la scalata verso il progresso, il desiderio di
benessere, l’ambizione a elevarsi socialmente, fotografando con lucidità e
lungimiranza il cambiamento dell’uomo del Novecento, che non sapeva più
vivere soltanto di terra e di pane.
Soltanto il mare gli brontolava la solita storia lì sotto, in mezzo ai fariglioni,
perché il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad
ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole, anzi ad Aci Trezza ha un modo
tutto suo di brontolare, e si riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli
nei quali si rompe, e par la voce di un amico. […] Così stette un gran pezzo
pensando a tante cose, guardando il paese nero, e ascoltando il mare che gli
brontolava lì sotto. […] Egli levò il capo a guardare i Tre Re che luccicavano, e la
Puddara che annunziava l’alba […].
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16. 14/12/14 18:40Giampaolo Sgura: il fotografo dei sogni | il Nadìr.net
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DOMENICA 14 DICEMBRE, 2014
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Giampaolo Sgura: il
fotografo dei sogni
DI CATERINA GIORDANO • DOMENICA 14 DICEMBRE, 2014
Giampaolo Sgura. Italiano, precisamente fasanese.
Classe 1975. È uno dei fotografi più richiesti, poliedrici e
fantasiosi nel fashion world odierno. Da Fasano si
trasferisce a Milano per studiare architettura e non può
non cedere al fascino del fashion. Scelta che pagherà
direttamente con il successo. Vive oggi tra la capitale
della moda nostrana e New York, mentre le sue opere
riempiono le pagine dei più importanti giornali patinati:
Vogue Paris, Vogue Japan, Vogue Germany, Vogue Spain,
Vogue Brasil, Teen Vogue, InStyle US, GQ, per citarne
alcuni. Ha collaborato con Dolce & Gabbana, Cavalli,
Moschino, Pinko, MSGM, H&M e tanti altri.
Femminilità. Glamour. Icon. Sono le tre parole d’ordine
che sposandosi al gusto del colore danno vita al concept
fotografico di Giampaolo. Due i suoi maestri, la cui ombra
si riflette indissolubilmente nei suoi scatti: Richard
Avedon , da cui ha appreso la pittoricità dell’artificio
17. 14/12/14 18:40Giampaolo Sgura: il fotografo dei sogni | il Nadìr.net
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D&G
FASHION
FOTOGRAFIA
GUCCI
MOSCHINO
nella foto, lo scherzo, la burla, il non detto che si cela
attraverso il dettaglio; e Irving Penn , che si intravede
nei suoi scatti in bianco e nero, nella pulizia del ritratto,
nella profondità che dona al soggetto.
Ad arricchire il portfolio di Giampaolo è giunta l’ultima,
coraggiosa, iconica ed evocativa opera: una vera doll-
mania alla base del suo lavoro per Vogue Paris,
contenuto nel numero dicembre/gennaio 2015.
Magdalena Frackowiak e Elisabeth Erm diventano bambole fashion in
scatole di plastica e cartone, con tanto di riflessi.
Il progetto non poteva che avere inizio con il celeberrimo Moschino e la
collezione Barbie Inspired del suo sconvolgente art director Jeremy Scott che
ha colorato la sfilata di settembre della fashion week milanese di rosa
shocking, pattini, specchi e chiome biondo platino. Le sue ragazze sono
diventate Barbie e la bambola più famosa del mondo ha vestito i panni
ridottissimi della sua sfavillante collezione. Arriva ora Sgura a immortalare
un’idea: la bambola Moschino rigorosamente Pink e con dettagli di plastica,
tra scarpe, orecchini, bigodini, iPhone-case a specchio, catene dal classico
simbolo di Pace e capelli cotonatissimi.
Segue Louis Vuitton che sceglie, per il suo pacchetto fashion, un completo
rosa e naturalmente il suo Monogram, ora più che mai sotto i riflettori, dove
spiccano le stupende creazioni frutto dell’interpretazione dell’IconoclastaIconoclasta
Christian Louboutin .
Dior resta classico. Domina il grigio in un ambiente marmoreo e sobrio.
18. 14/12/14 18:40Giampaolo Sgura: il fotografo dei sogni | il Nadìr.net
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Visivamente centrale l’iconica busta bianca con scritta nera dal logotipo in
mostra. A vestire la modella in scatola uno splendido abito verde e nero con
vaghe fantasie floreali destrutturate ed evocate. A completare gli accessori
oltre a borse e gioielli anche una collezione home di piatti e bicchieri.
Saint Laurent è un’esplosione rock con tanto di chitarra, equalizzatore e
microfono. Ma anche pattini e tante paillettes per un look disco splendente.
GIAMPAOLO SGURA VOGUE PARIS
– MOSCHINO
GIAMPAOLO SGURA VOGUE PARIS
– D&G
GIAMPAOLO SGURA VOGUE PARIS – CHANEL
19. 14/12/14 18:40Giampaolo Sgura: il fotografo dei sogni | il Nadìr.net
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Dolce & Gabbana si presenta nella sua ultima variante spagnoleggiante.
Rosso fuoco. Nero corvino. Chitarra, ventagli e una vasta scelta di borse
dorate. Curiosità. È Sgura il fotografo autore degli scatti delle splendide
campagne D&G ambientate nella Sicilia vivida e d’altri tempi. Un lavoro
minuzioso e imperante. Giampaolo ha saputo infatti, con il suo obiettivo,
immortale l’anima viva del sud siculo, la sensualità, l’eleganza e il calore
della terra del sole tra pizzi, processioni e limoni. Splendidi scatti che come
spaccati di vita italiana hanno introdotto nel mondo del fashion un
neorealismo fotografico di rara riproduzione. Un capolavoro che solo da vero
italiano, ancor di più meridionale, poteva raccontare.
Arricchiscono la collezione altri maestri del fashion. Chanel conserva il suo
stile black and white con perle, profumi e smalti per un look anni 20. Gucci
esalta l’anima cavallerizza del marchio con tanto di cavallo sulla confezione
– in pieno stile Mattel – morsetto, sottosella verde-rosso-verde, stemmi,
fantini e coppe. Valentino è un’esplosione di farfalle, fiori e colori; a
completare l’idillio una bianca bici e un coniglio bianco, per un look da Alice
in Wonderland. Emporio Armani si presenta maschile estremamente
accentuato da bombetta e bastone con il tocco vezzoso del cagnolino di pezza
da portare a spasso. In Fendi domina l’arancio in tenuta da tennis. Ralph
Loren è gold per un tributo a stelle e strisce. Chiude Miu Miu in azzurro con
fiocchi doll e pon-pon per un gusto nostalgicamente Sixteen.
Un servizio fotografico ricco di spunti, inusuale ed estremamente curato nel
dettaglio. In sintonia con il Natale, periodo in cui tutte le bambine del
mondo sognano nelle sfavillanti vetrine addobbate la bambola dei sogni da
scartare allo scoccare della mezzanotte del 25 dicembre, quella da scegliere
tra le tante e inserire nella letterina dei desideri da spedire a Babbo Natale
nella speranza che la ricevi e che accolga la preghiera.
Se l’idea è strabiliante, tecnicamente la resa è ancor più riuscita. Lo studio
della luce, il riflesso, la posizione degli accessori. Un viaggio nel mondo
plastificato dei sogni di ogni bambina che restituisce alla donna adulta la
magia di sognare, la gioia di avere oggetti chiusi in una confezione dai mille
desideri. Un trucco perfetto per ritornare bambine, perché in fondo cos’è
una donna in balia dello shopping se non una bambina cresciuta che si
distacca dal mondo per sognare ancora un po’.
Never confuse fashion with style and sex with love!
Parola di Giampaolo Sgura.
Quale fashion doll ordinereste a Babbo Natale?