La realtà del Terzo Settore in Italia è molto varia e sta assumendo sempre più rilievo, sopratutto dopo la riforma del Terzo Settore. Queste slide sono un utile strumento sia per chi non sa nulla di Terzo Settore, sia per chi ne conosce già le tematiche ha necessità di una panoramica sulle tematiche principali.
2. TENTANDO DI DEFINIRE IL TERZO SETTORE
"Non a scopo di lucro, non imprenditoriale, non governativo sono tutte
definizioni negative, ed è impossibile definire qualcosa dicendo ciò che non è.
Cosa fanno, dunque, tutte queste istituzioni? Innanzitutto, ed è una scoperta
recente, hanno in comune l'obiettivo di “cambiare” gli esseri umani. Il nome più
giusto sarebbe dunque “istituzioni per il cambiamento umano”."
Con il termine Terzo Settore si intende quel complesso di enti privati che si pongono
all'interno del sistema socio economico e si collocano tra Stato e Mercato e che sono
orientati alla produzione di beni e servizi di utilità sociale.
A tal proposito lo studioso di management americano Peter Drucker (1989) scriveva:
(Drucker, P.F. (1989), Economia, politica, management, Etas, Milano)
3. UNO SGUARDO AL TERZO SETTORE IN ITALIA
6,63 MILIONI di
VOLONTARI
di questi 4,14 milioni svolgono la loro
attività in maniera strutturata all'interno di
Enti del Terzo Settore (il 75%)
circa 1 ITALIANO SU 8 svolge attività gratuite
a beneficio di altri o della comunità
4. UNO SGUARDO AL TERZO SETTORE IN ITALIA: le TIPOLOGIE
La maggior parte degli enti è costituita da associazioni, seguite da cooperative sociali e istituzioni con altra
forma giuridica (enti religiosi, comitati, società di mutuo soccorso o istituzioni sanitarie ed educative) e, infine,
le fondazioni.
Nel dettaglio:
Associazioni
91.9%
Cooperative
5.2%
Fondazioni
2%
ASSOCIAZIONI
85,3%
FONDAZIONI 1,9%
(6.451)
COOPERATIVE SOCIALI
4,8%
(16.125)
ALTRO 8%
(26.759)
286.942
5. UNO SGUARDO AL TERZO SETTORE: AMBITI DI AZIONE DELLE ASSOCIAZIONI
67%
20%
13%
13%
20%
67%
14,1%
25,3%
32%
8,4%
7,9%
12,4%
SANITA'
CULTURA, SPORT
ASSISTENZA
SOCIALE
AMBIENTE
PROTEZIONE CIVILE
ALTRI SETTORI
ASSOCIAZIONE RICONOSCIUTA
ASSOCIAZIONE NON RICONOSCIUTA
ALTRO
6. 12.570 COOPERATIVE SOCIALI
UNO SGUARDO AL TERZO SETTORE: COOPERATIVE E IMPRESE SOCIALI
1.367 IMPRESE SOCIALI
16.474 ADETTI
42.368 VOLONTARI
5 MILIONI DI BENEFICIARI
VALORE della PRODUZIONE:
10 MILIARDI DI EURO
2.700 VOLONTARI
229.000 BENEFICIARI
VALORE della PRODUZIONE:
314 MILIONI DI EURO
513.052 ADETTI
7. UNO SGUARDO AL TERZO SETTORE: LE FONDAZIONI
6.220 FONDAZIONI
27.8%
24.7%
19.6%
18.6%
7.2%
2.1%
18,56%
7,22%
19,59%
27,84%
2,06%
24,74%
ISTRUZIONE
RICERCA
CULTURA
SPORT
ALTRI
SETTORI
SANITA'
SVILUPPO ECONOMICO
COESIONE SOCIALE
ASSISTENZA SOCIALE
PROTEZIONE CIVILE
91.783 ADETTI
51.283 VOLONTARI
VALORE ANNUO DELLE ENTRATE
11,1 MILIARDI DI EURO
8. DISTRIBUZIONE SUL TERRITORIO ENTI TERZO SETTORE
NORD
CENTRO
SUD
La concentrazione degli enti no profit
è maggiore in Italia Settentrionale,
in particolare in Lombardia (15,7%) e
in Veneto (8,9%).
Cresce il numero degli Enti del Terzo Settore
passando dal 21,5% (del 2011) al 22,5% (2017)*.
La crescita riguarda anche il Sud con un
aumento dal 16,6% al 17,1%
* 2017: anno ultima rilevazione ISTAT sul Terzo Settore
9. STORIA DEL TERZO SETTORE IN ITALIA
Il Terzo Settore è un oggetto di studio relativamente recente anche per gli storici.
In ogni caso il rapporto di interdipendenza
tra i due settori è andato aumentando nel
corso del tempo.
La storia del non profit è la storia delle
organizzazioni impegnate a lottare contro i
disagi sociali, in una posizione che può essere
sia di collaborazione che di competizione con
l’apparato pubblico.
10. STORIA DEL TERZO SETTORE IN ITALIA
Parallelamente vennero istituite le prime associazioni di volontariato laiche per il
soccorso nelle emergenze e il sostegno quotidiano all’indigenza.
In Italia, già nella seconda metà
dell’Ottocento, il mondo che oggi
definiremmo non profit si presentava
come un panorama eterogeneo
di istituzioni cattoliche
di assistenza, carità e
beneficenza (ospedali, orfanotrofi,
scuole e biblioteche).
11. Nei primi anni del ‘900 continuarono a fiorire associazioni locali di intervento sociale.
STORIA DEL TERZO SETTORE IN ITALIA
Solo con la fine della guerra, e la
nascita della Repubblica, si posero i
presupposti per favorire lo
strutturarsi del Terzo Settore:
principi importanti vennero favoriti
da una copertura costituzionale
significativa che portò all’affermarsi
della solidarietà organizzata come la
conosciamo oggi.
Con il fascismo si aprì un periodo di ostilità nei confronti delle associazioni
di origine civile, in nome del totalitarismo statale.
12. STORIA DEL TERZO SETTORE IN ITALIA
Oltre che nei Principi fondamentali, la piena autonomia dei corpi sociali intermedi è ribadita in diversi
articoli della Prima parte della Carta, mediante il riconoscimento della libertà di organizzazione e di
associazione, della cooperazione, dell’iniziativa privata.
La solidarietà politica, economica e sociale è affermata come un dovere
inderogabile sin dall’apertura della Carta Costituzionale, nell’Articolo 2.
Nell’Articolo 4, troviamo un’esplicita valorizzazione dell’homo socius,
ovvero del cittadino che si impegna per il progresso “materiale o spirituale”
della collettività.
Nel nuovo contesto repubblicano rinascono molte associazioni che il
regime fascista aveva fatto sciogliere.
13. Se fino agli anni ‘70 la solidarietà era intesa
solo come beneficienza, negli anni seguenti,
l’imprinting politico delle rivendicazioni
operaie e sindacali instaurò un rimando
esplicito ai valori di giustizia, di mutuo
soccorso, di prevenzione e di
partecipazione.
STORIA DEL TERZO SETTORE IN ITALIA
Dagli anni ‘80 l’egemonia dello stato in rapporto al Welfare andò ad infrangersi,
producendo il passaggio dal welfare state al welfare community.
14. Dagli anni ‘90 sono state emanate la maggior parte delle leggi che
hanno permesso di istituzionalizzare gli enti di Terzo Settore in Italia.
NORMATIVA SUL TERZO SETTORE PRIMA DELLA RIFORMA
Legge 49/1987 sulle ONG
Legge 287/1991 sulle Associazioni
di Promozione Sociale
Legge 266/1991 sulle Organizzazioni
di Volontariato
Legge 381/1991 sulle Cooperative
Sociali
Legge 398/1991 sulle Associazioni
Sportivo Dilettantistiche
Legge 460/1997 sulle ONLUS
Legge 155/2006 sulle Imprese Sociali
16. LO CHIAMANO TERZO SETTORE MA IN REALTA' E' IL PRIMO:
"Esiste un’Italia generosa e laboriosa che tutti i giorni opera
silenziosamente per migliorare la qualità della vita delle persone.
E’ l’Italia del volontariato, della cooperazione sociale,
dell’associazionismo no‐profit, delle fondazioni e delle imprese sociali.
Un settore che si colloca tra lo Stato e il mercato, tra la finanza e l’etica,
tra l’impresa e la cooperazione, tra l’economia e l’ecologia, che dà forma e
sostanza ai principi costituzionali della solidarietà e della
sussidiarietà, che alimenta quei beni relazionali che, soprattutto nei
momenti di crisi, sostengono la coesione sociale e contrastano le tendenze
verso la frammentazione e disgregazione del senso di appartenenza alla
comunità nazionale."
Dalle LINEE GUIDA per la RIFORMA del TERZO SETTORE
17. L'ITER DELLA RIFORMA
12 APRILE 2014:
MATTEO RENZI ANNUNCIA LA
RIFORMA DEL TERZO SETTORE
9 APRILE 2015:
LA CAMERA APPROVA, IN PRIMA
LETTURA, IL DISEGNO DI LEGGE
DELEGA
25 MAGGIO 2016:
LA CAMERA APPROVA, IN VIA DEFINITIVA,
IL DISEGNO DI LEGGE DELEGA 30 MARZO 2016:
IL SENATO APPROVA, IN SECONDA
LETTURA, IL DISEGNO DI LEGGE
DELEGA
18. 3 LUGLIO 2017:
Entra in vigore il Decreto n. 117 noto come
"Codice del Terzo settore".
Con il provvedimento si completa l'attuazione
della legge 106/2016 "Delega al Governo per la
riforma del terzo settore, dell'impresa sociale e
per la disciplina del servizio civile universale".
CODICE
19. GLI OBIETTIVI LEGISLATIVI
Riconoscere e favorire l’iniziativa economica privata per concorrere all’accrescimento dei livelli
di tutela dei diritti civili e sociali.
Favorire e garantire il più ampio esercizio del diritto di associazione, riconoscendone il valore nel
rendersi strumento di promozione personale e di partecipazione democratica, di solidarietà,
sussidiarietà e pluralismo, ai sensi degli artt. 2, 3, 18 e 118 della Costituzione.
Favorire e promuovere l’autonomia statutaria degli enti, consentendo la realizzazione delle loro
finalità, a tutela dei soggetti coinvolti.
Accrescere la coerenza giuridica e la trasparenza delle associazioni.
20. LE FINALITA' DEI DECRETI ATTUATIVI
Revisione del titolo II del Codice di procedura civile per armonizzare, rivedendola, la disciplina
inerente l’associazionismo e le formazioni senza scopo di lucro.
Rendere organica ed omogenea la disciplina tributaria (D.lgs. 117/2017) applicata agli enti del
terzo settore, incluso il 5x1000 (D.lgs. 111/2017).
Revisione della disciplina in tema di impresa sociale (D.lgs. 112/2017).
Revisione della disciplina del servizio civile nazionale (D.lgs. 78/2017).
21. PASSAGGI FONDAMENTALI
La riforma del Terzo Settore e l’adozione del Codice, abrogando le normative previgenti relative ai processi di
costituzione e funzionamento delle associazioni di promozione sociale L.383/2000, di volontariato L.266/91 e
delle Onlus art. 10 del D.lgs 460/1997, pone in evidenza la volontà di trasporre su un livello diverso le
attività degli enti che verranno indicati con la dicitura ETS (Enti del Terzo Settore).
In particolare, se la legge quadro sul volontariato assegnava
rilevanza alla capacità dell’ente di fornire risposte ai bisogni
espressi da soggetti “svantaggiati”, oggi ai sensi dell’articolo
5 del Codice, si afferma che l’esercizio delle attività
praticabili per ottenere lo status di terzo settore, deve
rispondere a bisogni di interesse generale e, soddisfatto tale
criterio da inserire anche nell’atto costitutivo e nello statuto, la
formazione sociale è libera di praticare anche attività
diverse (come definite all’articolo 6) nonché di reperire i
fondi (articolo 7) per lo svolgimento delle stesse, non in
maniera occasionale bensì continuativa, ovvero attraverso
la vendita di beni e servizi.
22. CHI SONO GLI ETS e chi può diventarlo
Sono definiti in automatico ETS, ovvero enti del terzo settore, quelle realtà che prima della
riforma erano: organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, enti
filantropici, reti associative e società di mutuo soccorso.
Possono acquisire lo status tutti gli enti privati, anche in forma societaria, che esercitano, principalmente una
delle attività senza scopo di lucro, come indicato all’articolo 5 del codice.
Particolare è il caso delle cooperative sociali, che, benché disciplinate ai sensi della Legge 381/1991, assumono
di diritto la qualifica di ETS, indipendentemente dall’attività prevalente svolta, poiché ritenuta di “interesse
generale” se impiega alle sue dipendenze lavoratori svantaggiati, persone con disabilità, beneficiari di
protezione internazionale e persone senza fissa dimora.
23. OBBLIGHI PER GLI ETS
L’iscrizione al registro unico nazionale
del Terzo settore
L’uso della denominazione sociale ETS è
obbligatoria in qualsiasi comunicazione
o atto di natura pubblica (art.12).
Le Organizzazioni di Volontariato devono
essere composte da almeno 7 persone fisiche o
almeno 3 ODV (art.32)
Le Associazioni di Promozione Sociale hanno lo
stesso obbligo delle ODV (art. 35)
Tenuta delle scritture contabili e stesura del
bilancio di esercizio (art. 13).
Pubblicazione del Bilancio Sociale (art. 14)
Tenuta del Libri Sociali, cioè del libro dei soci
(art. 15)
Tenuta del Libri Sociali, cioè del libro dei soci
(art. 15)
Divieto di distribuzione diretta ed indiretta degli
utili/ricavi/proventi che devono essere
reinvestiti per lo svolgimento delle attività
statutarie.
Devoluzione del patrimonio, in caso di
scioglimento, ad altro ETS.
24. ALTRI PROVVEDIMETI INTRODOTTI DELLA RIFORMA
Il Decreto prevede inoltre:
. l’introduzione di un nuovo regime forfettario ai fini fiscali;
. un riordino della disciplina afferente alle detrazioni e alle deduzioni in favore
di coloro che effettueranno erogazioni benevoli agli enti del terzo settore;
. agevolazioni degli enti in materia d imposte dirette e indirette;
. l’accesso ad agevolazioni erogate sotto forma di incentivi fiscali maggiorati:
“social bonus “ e “Titoli di solidarietà”.
25. L'IMPORTANZA DEL TERZO SETTORE IN ITALIA
Il terzo settore riguarda aspetta dell’organizzazione economica e sociale che non sono configurabili nelle attività a
scopo di lucro e che invece insistono su un concetto sociologico molto importante. quello della solidarietà.
Il terzo settore nasce e si sviluppa come un ponte
tra società e individuo, in direzione e soccorso di
tutte quelle persone e individualità che per un
motivo o per l’altro si trovano in situazioni delicati.
Ma il terzo settore non nasce semplicemente come
reazione a un malessere diffuso, a partire dagli
anni Settanta, ma è anche attivo, proattivo, nasce
per aggregare, mettere insieme, compiere progetti,
spesso aggirando in modo positivo le lungaggini
della burocrazia, affrancandosi dallo scopo di lucro
e trovando quindi delle strade diverse.
26. Nascono così le associazioni sportive e ricreative, che oltre ad organizzarsi in attività e punti di ritrovo,
raggiungono risultati sportivi, cementando l’identità di un territorio o di una comunità. Altre persone creano dei
veri e propri centri economici, come le imprese sociali, con lo scopo di perseguire obiettivi istituzionali differenti
dal lucro.
L'IMPORTANZA DEL TERZO SETTORE IN ITALIA
27. Sono in tanti a condividere l’impressione che il Terzo Settore debba la sua importanza al fatto che negli ultimi
decenni esso è stato la risposta più efficace al calo di importanza del welfare. Lo stato sociale è venuto
perdendo la sua importanza sia per il massiccio ricorso alle privatizzazioni dei servizi, sia per l’accentuarsi della
crisi economica e per il massiccio peso del debito pubblico.
Oggi lo stato, che spesso ha operato in regime di assistenzialismo, non è più in grado di offrire quella
copertura totale dei servizi che c’era fino agli anni ’80 inoltrati. Il Terzo Settore, soprattutto con le cooperative
e il volontariato, ha spesso surrogato lo stato, prendendone il posto in situazioni delicate e fragili.
L'IMPORTANZA DEL TERZO SETTORE IN ITALIA
28. Durante il prolungato periodo della crisi economica, che in Italia è perdurato ben oltre il 2012,
anno ufficiale dell’inizio della ripresa in Europa, le imprese sociali hanno fatto registrare dei
bilanci nettamente più positivi delle tradizionali imprese a scopo di lucro.
IMPRESA SOCIALE
L'IMPORTANZA DEL TERZO SETTORE IN ITALIA
29. Queste imprese sociali non operano solo nel campo dell’assistenza e del volontariato, ma spesso si formano per gestire progetti ad hoc
legati al territorio, come la rivitalizzazione di un’area archeologica o museale, in senso turistico. Gli ambiti nei quali operano le imprese
sociali sono principalmente l’istruzione e la formazione, il turismo sociale, la ricerca, l’assistenza socio-sanitaria, la valorizzazione del
patrimonio artistico e culturale.
L'IMPORTANZA DEL TERZO SETTORE IN ITALIA
Spesso sono i giovani, intra-35 anni, a riunirsi in un’impresa sociale
per gestire aree naturali e archeologiche, in mansioni che rientrano
nell’interessa della collettività. Durante la crisi i numeri sono stati
molto sorprendenti. Una ricerca commissionata da Tecnè di fine
2013 diceva che durante il periodo di arretramento totale della
nostra economia, che perdeva posti di lavoro e competitività, gli
addetti nelle imprese sociali erano aumentati quasi del 40%. Dieci
volte la somma, su base decennale, fatta registrare dal settore
privato e nettamente meglio rispetto al settore pubblico, che nella
stessa finestra di tempo ha conosciuto un larghissimo turnover. Il
Terzo Settore conta per il 4% del PIL nazionale ed è quindi un
settore che impatta la nostra economia e la nostra società.