1. Scaletta unitaria per assemblee
Le organizzazioni sindacali hanno deciso, a fronte degli ultimi avvenimenti che riguardano
Poste Italiane, di intraprendere un percorso di mobilitazione della categoria.
I temi che hanno indotto tutte le OO.SS. di categoria ad intraprendere tale percorso unitario
di informazione e mobilitazione, cui diamo avvio con queste assemblee, sono esterni ed
interni all’Azienda e al Gruppo.
Esternamente le decisioni assunte dal Governo di totale dismissione delle azioni del
Gruppo, con il conferimento del 35% delle azioni a Cassa Deposito e Prestiti e la messa sul
mercato del restante 30%, necessitano di una ferma risposta dei lavoratori del Gruppo e
della cittadinanza tutta.
Il Gruppo rappresenta infatti una straordinaria esperienza di azienda pubblica che produce
utili da molti anni e che ha saputo diversificare le sue attività.
Le lavoratrici ed i lavoratori hanno concorso, con la loro professionalità, al successo
dell'azienda di servizi più grande del Paese.
E lo Stato ne ha beneficiato con la riscossione di dividendi rilevanti nel corso di questi
ultimi 10 anni.
Per la natura stessa del Gruppo, per la sua capacità di coniugare la vocazione al mercato ed
il suo ruolo sociale, la totale dismissione da parte dello Stato delle azioni di sua proprietà
comporta, senza dubbio, il rischio concreto di uno snaturamento della missione di Poste.
È del tutto evidente che un proprietario " privato" abbandonerà velocemente il servizio
pubblico, per sua stessa natura non rispondente a logiche di mercato, e punterà ad una
sempre più marcata finanziarizzazione del Gruppo.
È dunque a rischio l'unitarietà dell’Azienda e del Gruppo, e con essa migliaia di posti di
lavoro. Infatti la divisione PCL, da anni in costante perdita e pertanto oggetto di interventi
di riorganizzazione, potrebbe rappresentare un “peso” di cui l’Azienda privatizzata potrebbe
liberarsi, con gravi conseguenze per i lavoratori in essa operanti e per il servizio universale
stesso.
Del resto è altrettanto evidente il conflitto di interessi in capo a CDP, governata al 20% dalle
Fondazioni bancarie che hanno ovviamente interessi contrapposti a quelli di Poste Italiane.
E, peraltro, nulla ci garantisce che, a seguito del conferimento, CDP possa decidere a breve
la dismissione del pacchetto azionario rendendo di fatto totalmente privata la proprietà
dell’Azienda e del Gruppo.
Sul fronte interno la preoccupazione nasce proprio dal probabile cambio al vertice del
Gruppo.
2. Questo gruppo dirigente, che ha presentato circa 2 anni fa un piano di impresa che
prevedeva tre assi di sviluppo, ha chiaramente mostrato limiti ed inefficienze
nell'applicazione delle linee di piano.
Da un lato l'accordo di riorganizzazione complessiva della divisione PCL, sottoscritto
unitariamente il 25 Settembre, dimostra ancora una volta l'incapacità di dare seria attuazione
a quanto sottoscritto.
L'accordo prevedeva la sperimentazione di modelli, capaci di rendere più efficiente il
sistema di consegna.
Quello che è sotto gli occhi di tutti è invece un depauperamento progressivo del servizio:
I giorni alterni regolati, decisi da AGCOM, Governo e Poste, segnano grandi difficoltà di
applicazione anche a fronte dell'obbligo, ancora in capo all’Azienda, anche se in misura
ridotta, di consegna QUOTIDIANA dei giornali.
Il modello applicato nelle aree cosiddette non regolate (tra cui la maggior parte dei
capoluoghi di provincia) è assolutamente inefficace, e le giacenze registrate in questi mesi
ovunque si sia data applicazione del modello lo dimostrano.
Le azioni di SVILUPPO, che attenevano all'applicazione di una intensificazione del servizio
nelle aree a maggiore densità postale ( MODELLO METROPOLITANO) non hanno mai
visto la luce.
A questo aggiungiamo che la parte della LOGISTICA INTEGRATA, che dovrebbe
consentire a Poste di mettere a sistema la capillare rete di consegna e la presenza di
importanti nodi logistici e di trasporto, non è mai stata oggetto di discussione nonostante le
reiterate richieste delle Organizzazioni Sindacali.
Francamente l'assenza di queste azioni inficia completamente lo schema dell'accordo del 25
Settembre e non prospetta un rilancio complessivo del servizio e della divisione.
Immaginando che il cambio al vertice aziendale, se si arrivasse alla ulteriore vendita delle
azioni, sarà un fatto naturale, è nostro obbligo rivendicare l'applicazione delle azioni del
piano industriale a questo management, apportarvi i necessari correttivi, e garantire così la
tenuta complessiva delle attività.
A questo aggiungiamo che anche la divisione MP sta scontando grandi difficoltà.
I problemi relativi alla carenza di organico sono ormai storicizzati e non è più
procrastinabile un intervento deciso e risolutivo, dando in questo modo anche maggiori
possibilità ai tanti….troppi part time presenti in quella divisione.
A questo va aggiunta la grande pressione commerciale che, a intensità diverse, interessa
tutte le lavoratrici e lavoratori della divisione, a partire dagli operatori di sportello, quadri
responsabili e, ovviamente tutti gli addetti alle attività propriamente commerciali.
3. Il protocollo sulle " pressioni commerciali" è sostanzialmente disatteso e lo stress da lavoro
sempre più marcato.
Infine notiamo un'assenza preoccupante di chiarezza sugli assetti societari delle aziende del
Gruppo: assistiamo a fusioni, cessioni di ramo, annunciate acquisizioni di aziende che non
definiscono un quadro chiaro della composizione futura del Gruppo.
In questa fase così delicata anche i lavori relativi alla rinnovazione contrattuale stentano a
decollare, specie per il confronto sulla parte normativa che, come sapevamo, sarà la parte
più complicata da negoziare anche per effetto delle nuove regole sul lavoro introdotte dal
Governo di recente.
Riteniamo necessario che si proceda velocemente al rinnovo, per dare risposte congruenti
alle lavoratrici ed ai lavoratori sia in tema di tutele e diritti sia dal punto di vista salariale.
Il percorso di mobilitazione, che parte con queste assemblee, vede contestualmente la
richiesta di incontro sui temi della " privatizzazione" alle competenti Commissioni di
Camera e Senato e a tutti i gruppi parlamentari, oltre che alle associazioni dei consumatori
ed ai sindacati dei pensionati.
Crediamo infatti che sia necessario coinvolgere tutte le forze politiche e sociali affinché si
esprimano sull'azione del Governo e sostengano la battaglia sindacale.
In assenza di risposte sia sul fronte esterno che su quello interno, arriveremo alla
proclamazione di uno sciopero nazionale all’inizio dell’autunno che dia continuità, peraltro,
alle numerose azioni conflittuali presenti su tutto il territorio nazionale.