Davide Bramante
«Il mio modo di fotografare è identico al mio modo di ricordare, pensare, sognare, sperare, tutto avviene per sovrapposizioni temporali e spaziali», così parla della sua ricerca fotografica l’artista siciliano Davide Bramante, le cui opere vengono talvolta avvicinate al Futurismo. Ma si tratta solo di somiglianze formali. Le sue sono visioni simultanee, nelle quali vengono ricreate delle situazioni, abolendo le categorie temporali di passato, presente e futuro.
Così le immagini su Dublino, che fanno parte di una serie, iniziata nel 1998, intitolata My Own Rave, dove sono messi in crisi i valori morali e cattolici di quel paese attraverso la rappresentazione di provocatorie icone del sesso. Per Bramante, eterno girovago, i suoi lavori sono uno specchio della società contemporanea: «Le stratificazioni e le velature che presenta ogni immagine mi riconducono alla storia della mia terra e del mio popolo, siamo un po’ Arabi, Normanni, Bizantini, Spagnoli…».
4. 3
sono così povero ed ho così tanta fame, che prima di mangiarmi le unghie, apparecchio
Torino / 1997
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6. 5
My own rave, (Istanbul) 2016 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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7. 6
My own rave, Roma (Castel S.Angelo) 2016 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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8. 7
My own rave, Tokyo (Wall of light) 2015 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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9. 8
Il destino vuole che l’artista venga ispirato dal filosofo ch’egli non perfettamente intende,
e che il filosofo non intenda lo stesso artista ch’egli ispirò / Italo Svevo
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10. 9
STRATIFICAZIONI URBANE
di Angela Madesani
Non è detto che la biografia di un artista sia fondamentale per comprendere
la sua ricerca, ma talvolta lo è. Senza conoscerne la storia, le inclinazioni, la
natura si rischia di leggere in maniera superficiale il suo lavoro. È questo il caso
di Davide Bramante, uomo, artista in fieri, in continua partenza, sempre in
movimento, alla caccia di immagini, di situazioni, attraverso cui recuperare il
suo vissuto. Dal macrocosmo al microcosmo: inversa tendenza.
Sarà bene fare una premessa a tutto questo. Bramante utilizza principalmente
la fotografia e le sue sono immagini di paesaggio, ma nulla, proprio nulla hanno
a che fare con il fotoreportage. Sarebbe un errore madornale leggere i suoi
lavori con questa lente.
L’artista siciliano è una sorta di moderno globetrotter, profondamente legato
alla sua terra.
Il concetto di sovrapposizione è parte integrante della storia dell’artista, che è
nato e ha casa a Siracusa, una città, la cui prima edificazione si deve ai Corinzi,
oltre duemila e settecento anni fa, che è cresciuta su se stessa attraverso una
complessa stratificazione, che ne determina la straordinarietà e la bellezza:
dai Romani, agli arabi, agli spagnoli, dal classicismo al barocco, a qualche tocco
di architettura fascista.
Proprio questa stratificazione, questa impossibilità di leggere i singoli
momenti separatamente, è nel DNA di Bramante che ne ha fatto una cifra
poietica e poetica. Lui che all’Accademia di Torino ha studiato scenografia, un
imprinting, difficile da cancellare. Le sue immagini di città, anche queste su
Imola, appositamente realizzate in occasione della mostra, che questo testo
accompagna, sono un insieme di momenti, come se l’artista fosse riuscito
a bloccare il tempo per un istante. Imola è stata osservata e fotografata dai
punti più alti della città, per creare la giusta distanza.
Con Bramante ci troviamo di fronte a un “viaggiatore compulsivo” che afferma
sovente che la “vita va viaggiata”. Qui sono immagini realizzate in diversi
momenti, c’è parecchia Asia, c’è spesso New York, ma c’è anche Roma, città
stratificata per eccellenza, in cui alle rovine dell’antichità si sovrappongono
gli edifici rinascimentali e barocchi. Questi ultimi sono stati spesso costruiti,
utilizzando con le pietre ricavate dalla distruzione delle costruzioni del
passato.
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11. 10
My own rave, Parigi (dal nero al bianco) 2016 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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12. 11
Ma c’è anche la Roma del tristo ventennio, durante il quale si tentò un infausto
tentativo di ricostruzione dell’Impero. Un momento architettonico di grande
interesse, che cambia il volto della città. In uno dei lavori sulla capitale,
guardandointralice,appareunasagoma,unasortadisilhouette,èquelladiuna
scultura antica che si trova a Palazzo Doria Pamphilij. Il contenuto del museo
si manifesta e appare. Il recupero dell’interno degli edifici è legato, ancora
una volta, a un frangente biografico dell’artista, all’incontrovertibile passare
degli anni. Se durante la giovinezza le persone amano girare, tirar mattina, per
usare un’espressione di Umberto Simonetta, per strada, all’aperto, al giungere
della maturità si avverte l’esigenza di guardare oltre, di entrare nelle cose, di
approfondire. Lo sguardo è ai contenuti, superando i contenitori.
Il video Pride (2016), raccoglie un insieme di immagini di manifestazioni
politiche contro i poteri forti, filmate dall’artista nel mondo. Anche qui si
tratta del fascino della scoperta di come la gente esprima la protesta nei
diversi luoghi. Chi resta incollato alla propria sedia di casa, crede, spesso, che il
proprio modo di vedere sia quello giusto, l’unico possibile, che la propria legge
sia l’unica accettabile. Così non è. E il confronto lo insegna.
Proprio girando, conoscendo, sorgono dei dubbi, appaiono le diversità.
Non esiste una sola verità, che può farci da guida. Il suo è un tentativo di
comprensione, di immersione nelle diverse situazioni.
La mostra presenta anche tre installazioni.
Sete d’Immagini, costituita da una serie di drappi di seta, su cui sono stampate
immagini sovrapposte, come fossero dei sipari teatrali: un altro indubbio
riferimento a Siracusa, città in cui la commedia, il mimo si sono sviluppati. Il
teatro greco della città siciliana, ancora brillantemente attivo, la cui prima fase
costruttiva è del V secolo avanti Cristo, è noto in tutto il mondo.
Bramante ha avuto in dono i tagli di stoffa dalle seterie Argenti di Tavernerio,
una fabbrica storica. Anche qui il legame è di tipo biografico, vi è un’amicizia
con i proprietari dell’azienda, ma anche un’affascinazione nei confronti dei
tessuti. Da bambino, la madre sarta, per tenerlo buono, gli dava dei piccoli
pezzi di stoffa con cui giocare. I giochi con la stoffa riuscivano a calmarne la
vivacità incombente, anche qui come nell’installazione Biciclette (2017) è
un rimando alla famiglia di origine. Quest’ultima è costituita da una serie di
biciclette di fogge e taglie diverse, da adulto, da uomo, da donna, da bambino,
con i freni a bacchetta, mountain bike. Accanto alle bici, all’altezza delle loro
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14. 13
ruote, sono una serie di disegni, fotocopie di immagini fotografiche di città, su
cui sono delle macchie di colore, che rimandano alle pozzanghere. Citazione
nella citazione: il cerchio si chiude. Il padre di Davide correva in bicicletta da
giovane, poi ha avuto un incidente e ha smesso. Ha trasmesso, però, al figlio
questa passione. Insieme al padre gli capita, talvolta, di guardare il ciclismo in
televisione, è una sorta di intimità, una condivisione dell’esistenza attraverso
le pause, i momenti ludici.
La terza installazione è costituita da una serie di gabbie1
, che pendono dal
soffitto. Gabbie di foggia orientale, vezzosa. Pare di trovarsi nella foto che
HenriCartierBressonhascattatoaMatisse,inmezzoallesuegabbiediuccelli2
.
L’allevamento dei volatili, dei piccioni viaggiatori, è una delle grandi passioni
del vulcanico artista. Del resto l’uccelleria fa parte della cultura del mondo da
cui Bramante proviene. Le sue sono gabbie coloratissime, che ricordano quelle
utilizzate, nel corso dei secoli, dal nord Africa al Medioriente. Il riferimento
all’attualità politica, sociale è evidente. Il pensiero va a coloro che lasciano la
propria terra, che camminano e viaggiano verso l’ignoto, ai grandi movimenti
di persone, che sono fonte di arricchimento culturale, umano e non certo di
perdita.
Nellastanzabuiaincuipendonolegabbiesiavvertonodeisuoni.Arrivanodalle
gabbie stesse. Si tratta della raccolta degli audio di diverse stragi avvenute
nell’ultimo anno, recuperati da Youtube. Un sonoro tragico modificato da un
musicista elettronico, Delfo Catania, che lo trasforma in altro da sé. Musica e
immagine sono costituite da sovrapposizioni, stratificazioni, in cui non è dato
riconoscere il momento iniziale.
Con questa mostra ci troviamo di fronte a una koiné linguistica di suoni, colori,
immagini in cui l’artista è colui che dà il via a un processo, a un cammino di
conoscenza suo e di coloro che hanno voglia di guardare, di riflettere e di
cercare di comprendere, prima di giudicare.
ANGELA MADESANI
1 Il titolo dell’opera è, appunto, Cages, not cages.
2 Stiamo parlando di una serie di fotografie che Cartier Bresson ha scattato, nel
febbraio del 1944, a Henri Matisse nella sua casa, la villa “Le Rêve” a Vence, nelle
Alpi Marittime.
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My own rave, Roma (Colosseo, Eur) 2012 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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Destiny says that the artist is inspired by the philosopher that he doesn’t completely understand and
that the philosopher doesn’t understand the artist that inspires him. / Italo Svevo
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18. 17
URBAN STRATIFICATIONS
by Angela Madesani
It can’t be said that the biography of an artist is fundamental to understanding
his research, but sometimes it is. Without knowing his story, inclinations, na-
ture, one risks reading the work superficially.
This is the case of Davide Bramante, man, artist in fairs, always taking off,
always in motion, hunting for images, situations where he can recuperate his
experience. From macrocosmos to microcosmos: inverse tendency.
It is useful to make a premise for all this. Bramante principally uses photo-
graphy and his images are of landscapes, but having nothing, nothing to do
with photo reportage. It would be an enormous error to read his works under
this lens. The Sicilian artist is a sort of modern globetrotter, deeply attached
to his land.
The concept of superimposition is an integral part of the artist’s history. Born
and with a home in Syracuse, a city whose first buildings are due to the Corin-
thians over two thousand and seven hundred years ago growing in and of itself
through a complex stratification which determines its extraordinary beauty:
from the Romans, Arabs, Spanish, from classicism to baroque with a few tou-
ches of fascist architecture.
This very stratification, the impossibility of reading single moments separa-
tely, is the DNA of Bramante and has made up a creative and poetic figure. He
studied scenography at the Turin Academy: an imprinting difficult to cancel.
His images of the city and those of Imola are the occasion for this show which
this text accompanies. It is a composite of moments as if the artist could block
time for an instant. Imola is observed and photographed from the highest po-
ints of the city to create the right distance.
With Bramante we see a “compulsive traveller” affirming that “life should be
traveled”. There are images of diverse moments, lots from Asia, often New
York but also Rome, epitome of the stratified city where antique ruins are su-
perimposed by renaissance and baroque buildings. The latter were often con-
structed using the stone from the destruction of past buildings.
But we also find the Rome of the last sad twenty years with the unfortunate
attempt to reconstruct the empire; a very interesting architectural moment
changing the face of the city.
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19. 18
My own rave, Imola (Castello) 2016 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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20. 19
Looking obliquely at one of the capital’s works we see a shadow, a sort of
silhouette, it is the antique sculpture found at Palazzo Doria Pamphilij. The
contents of the museum manifests itself and appears. The recuperation of the
interior of the buildings is connected once again with a biographic scrap of the
artist, to the incontrovertible passage of time.
If during youth people like to go around, stay up late (to use the expression
of Umberto Simonetta “tirar mattino”) out on the streets, in the open; upon
reaching maturity one feels the need to look beyond, within things, in depth.
One looks at content, superseding the container.
The video Pride (2016), gathers together images of political manifestoes
against power as the artist filmed them around the world. Here too, we see
the fascination of discovering how people protest in diverse locations. Some
remain glued to their chair at home thinking that their way of seeing things is
right, the only way, that their law is the only acceptable one.
This isn’t so, comparison shows us this. Moving around, becoming aware,
doubts arise, diversities appear. There is not one truth to guide us.
The artist tries to comprehend, an immersion in diverse situations.
The show includes three installations.
Sete d’immagini, made up of a series of silk drapes layered with printed images
like a theater curtain: another undoubtable reference to Syracuse, city whe-
re comedy and mime developed. The greek theater, whose first construction
phase goes back to the V century AC in the Sicilian city, still fully active and
known throughout the world.
Bramante received the fabric as a gift from Argenti silks in Tavernerio, a well
known establishment. Here too, the connection is biographical through a
friendship with the owners of the company and a fascination with fabric. As
a child, his mother, a seamstress kept him in hand by giving him small pieces
of fabric to play with. This game managed to calm his incumbent vivacity and
here too in the installation Biciclette (2017) there is a reference to family.
This work is made up of a series of bicycles of various style and size: adult,
men’s, women’s, children’s, with rod brakes, mountain bikes.
Alongside the bicycles, at the height of the wheels are a series of drawings,
photocopies of photographs of cities with blots of color that appear like pud-
dles. Citation after citation: the circle closes. David’s father raced bicycles as a
boy but stopped after an accident.
He transmitted his passion to his son.
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Sometimes with his father he watches bike racing, a sort of intimacy, sharing
existence through the pauses, the playful moments.
The third installation is made up of a series of cages1
hanging from the ceiling.
Charming, oriental cages. It’s like being inside a Henri Cartier Breton photo
of Matisse amidst his birdcages2
. Raising homing pigeons is a passion of this
volcanic artist. Birds are part of the culture of the world that Bramante was
born in. The colorful cages are reminiscent of those used in the last century
from North Africa and the Middle East. Reference to current politics and so-
cial events is evident. We think of those who leave their land, walking and tra-
veling toward the unknown, grand movement of people, a source of cultural
and human enrichment and certainly not a loss.
In the dark room where the cages hang one hears sound. This comes from the
cages themselves. There is an audio of diverse massacres over the last year
recuperated from Youtube. A tragic musical background modified by an elec-
tronic musician, Delfo Catania transforms it into something else. Music and
images are made up of superimposition, stratification where one can’t reco-
gnize the initial moment. With this show we are faced with a linguistic koiné of
sounds, colors, images where the artist starts up the process, a path of aware-
ness which is his and for those who want to see, reflect and try to understand
before judging.
ANGELA MADESANI
1 The title of the work is Cages, not cages.
2 We refer to the series of Cartier Bresson photographs taken in February 1944
showing Henri Matisse at his home the villa “Le Reve” in Vence in the Maritime
Alps.
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23. 22
My own rave, American Eagle Gold, 2010 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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24. 23
My own rave, Roma (Museo a cielo aperto) 2014 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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26. 25
My own rave, San Pietroburgo (Chiesa del Sangue Versato + 2 cupole) 2012 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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28. 27
My own rave, Imola (Double) 2016 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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30. 29
My own rave, New York (Disney - Maxell / Variante) 2010 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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31. 30
My own rave, Firenze (Scultorea) 2014 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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32. 31
My own rave, Roma (Oro) 2014 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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34. 33
My own rave, Tel Aviv (Red Night Traffic) 2016 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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35. 34
Nelle mie opere, nelle mie «architetture» ricerco la fine.
La fine che poi altro non è che il luogo dell’infinito! / Davide Bramante
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La sovrapposizione è una delle tecniche più affascinanti delle fotografia eppure
così poco usata. L’abbiamo vista impiegata dalle avanguardie e poi molto di più
nel cinema che nella fotografia. Certo, ciò che ancora spaventa in essa è il caso,
ma ciò che sorprende è la capacità di contrastarlo, di far emergere accostamenti,
contrasti, coincidenze, corrispondenze. Poi c’è l’idea del tutto attuale di
“pensare per immagini” lasciarle anche lavorare per conto loro, imparare da
loro, scrutarle, lasciare che ci parlino. E ancora: da un lato c’è l’effetto per cui
tutto diventa trasparente fantasma, come alle origini della fotografia quando le
persone si muovevano e la posa lunga ne catturava solo il passaggio, dall’altro c’è
il mirabolante riempimento all-over dell’immagine, che dà un’idea di infinito, di
moltitudine, di spazi e di tempi intrecciati ed estesi.
Ancor prima che del mondo contemporaneo, questa è l’immagine della mente
contemporanea, non solo dello sguardo ma proprio della mente, di quella di
Bramante in primis, ma insieme anche della nostra.
Alcuni l’hanno usata come modo per sottolineare un’intimità, una messa in
abisso dell’io, dell’introspezione e della memoria; Bramante invece è estroverso,
ci mette dentro il viaggio, il cinema, il rave, la storia, e l’esperienza personale –
vorrei dire intima, a sentir raccontare da dove vengono gli spunti dei suoi lavori,
spesso dal figlio o dalla realtà più quotidiana.
Per lui la sovrapposizione, e la fotografia stessa, è anche una tecnica “pirata” –
come ha suggerito attraverso certe operazioni degli anni scorsi –, modo curioso
non solo di ricordare il prelievo della realtà così com’è, readymade, ma anche, e
più intimamente, per Bramante, un modo di farne esperienza, nel senso poetico
e sognante che gli fa dire: “A volte mixo queste cose e non capisco se vado in
avanti o indietro nel tempo e nello spazio. Non capisco più se queste cose le ho
vissute o le ho solo desiderate. Se si sono avverate o meno”.
È la fotografia.
ELIO GRAZIOLI
TRASPARENZE
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37. 36
My own rave, London (Big Ben) 2015 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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My own rave, Gerusalemme (Panoramica) 2016 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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In my works, in my “architecture” I seek an end.
An end that is none other than infinity! / Davide Bramante
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Superimposition is one of photography’s most fascinating techniques, yet it is
used very little. We have seen it employed by the avantgarde movements and
then far more in cinema than photography. Naturally, what is most frightening is
its randomness, but what is even more surprising is its ability to counter that, to
bring out juxtapositions, contrasts, coincidences and correspondences.
Then there is also the very topical idea of “thinking in images” also letting
them work on their own, learning from them, gazing at them, allowing them
to speak. On the one hand there’s the effect whereby everything becomes a
transparent ghost, like at the dawn of photography when people would move
and the extended pose captured only their passage, and on the other there is
the astonishing all-over filling in of the image, which conveys the idea of infinity,
multitude, and space and time that are entwined and expansive.
This is the image of the contemporary world but, above all, of the contemporary
mind. Not just the eye, but the mind: that of Bramante, first and foremost, but
also our own.
Some have used this approach as a way to underscore intimacy, a plunging of self,
introspection and memory into the abyss. Bramante, instead, is extroverted: he
brings us into the journey, cinema, raves, history and personal experience, which
I would call intimate after hearing about what inspires his work: often his son
and everyday reality.
For him, superimposition and photography itself also represent a “pirate”
technology, as he has suggested through certain operations conducted over
the past few years, a curious way not only of recalling what he has taken from
reality just as it is – ready-made – but also, and more intimately, a way for him
to gain experience, in the poetic and dreamlike sense that compels him to say:
“Sometimes I mix these things and don’t understand if I’m going backwards or
forwards in time and space. I no longer understand if I have experienced these
things or have merely desired them. If they have come true or not.”
That’s photography.
ELIO GRAZIOLI
TRANSPARENCIES
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44. 43
My own rave, Parigi (In su e in giù) 2016 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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46. 45
My own rave, Tokyo (Black Night) 2015 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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47. 46
My own rave, Roma (Danzante in mezzo) 2014 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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48. 47
My own rave, London (Trafalgar + Piccadilly) 2007 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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49. 48
My own rave, Milano (L’uomo!) 2014 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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51. 50
My own rave, Roma (Teschio alato) 2015 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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52. 51
My own rave, Last New York (Now On) 2010 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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54. 53
My own rave, (Gerusalemme + Tel Aviv) 2016 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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56. 55
My own rave, Last New York (Believe) 2010 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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57. 56
Foto a bassa risoluzione dell'installazione / Low-resolution photos of the installation
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62. 61
My own rave, Roma (Ingabbiata) 2015 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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64. 63
My own rave, Last New York (In the Heighties) 2010 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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73. 72
My own rave, San Pietroburgo (Bella) 2012 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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74. 73
My own rave, Los Angeles (Walt Disney Auditorium) 2006 / Dimensioni variabili
Color photo, not digital, made with multiple exposure technique. Varying dimensions
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«Ilmiomododifotografareèidenticoalmiomododiricordare,pensare,sognare,
sperare, tutto avviene per sovrapposizioni temporali e spaziali», così parla della
sua ricerca fotografica l’artista siciliano Davide Bramante, le cui opere vengono
talvolta avvicinate al Futurismo. Ma si tratta solo di somiglianze formali.
Le sue sono visioni simultanee, nelle quali vengono ricreate delle situazioni,
abolendo le categorie temporali di passato, presente e futuro. Così le immagini
su Dublino, che fanno parte di una serie, iniziata nel 1998, intitolata My Own
Rave, dove sono messi in crisi i valori morali e cattolici di quel paese attraverso
la rappresentazione di provocatorie icone del sesso. Per Bramante, eterno
girovago, i suoi lavori sono uno specchio della società contemporanea:
«Le stratificazioni e le velature che presenta ogni immagine mi riconducono alla
storia della mia terra e del mio popolo, siamo un po’ Arabi, Normanni, Bizantini,
Spagnoli...».
DAVIDE BRAMANTE
RICORDARE, PENSARE, SOGNARE, SPERARE.
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“My way of photographing is identical to the way I remember, think, dream,
hope, everything happens for overlapping time and space,” so he talks about his
photographic research the Sicilian artist Davide Bramante, whose works are
sometimes closer to Futurism . But this is only formal similarities.
His visions are simultaneous, in which situations are recreated, abolishing the
temporal categories of past, present and future.
So the pictures of Dublin, which are part of a series, which began in 1998,
entitled My Own Rave, where they are plunged into a crisis of moral values
and Catholics of that country through the representation of provocative erotic
icons. For Bramante, eternal wanderer, his works are a mirror of contemporary
society: “The layering and the glazing is presented with each picture me back
to the history of my country and my people, we are a bit ‘Arabs, Normans,
Byzantines, Spanish ...”.
DAVIDE BRAMANTE
I REMEMBER, THINK, DREAM, HOPE.
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Berlin Check Point, 2000 / Dimensioni variabili
Digital photo, digital processing. Varying dimensions
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Picture by Maria Pia Ballarino
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Davide Bramante
Nasce a Siracusa il 7 Novembre 1970
Sul finire del 1999 torna a vivere a Siracusa dopo tredici anni trascorsi tra
Torino, Roma, Bologna, Milano e New York.
STUDI
Istituto Statale d’Arte di Siracusa
Accademia “Albertina” di Belle Arti di Torino, Diploma di Laurea in
Scenografia, (110 e lode), conseguito nel 1995.
Accademia “Fidia” di Belle Arti di Cosenza, Laurea in Scenografia, (110 e
lode), conseguito nel 2006.
BORSE DI STUDIO / MASTER
1998 Franklin Furnace Fundation, New York (USA), progetto “The future of
the present”.
1999 Ministero degli Affari Esteri, progetto “Movin’up” svoltasi a New York
presso la Franklin Furnace Foundation.
MOSTRE PERSONALI / ONE MAN SHOWS
2017
“Stratificazioni urbane” a cura di Angela Madesani, Museo di San Domenico
e Pomo da Damo | Contemporary Art, Imola, Bologna;
2016
“No Est, no West” Chonbuk National University Museum, Korea;
“Viaggiata” a cura di Catherine Tirelli, Galleria LC Tirelli, Vevey Svizzera.
(mostra personale inserita nella Biennale di fotografia Vevey Images).
“No Est, no West” Andong Art center, Andong, Korea;
“No Est, no West” Korea Foundation, Seoul, Korea;
“Doppio scatto, sovrapposti fino a qui” a cura di Alberto Mattia Martini,
Fabbrica Eos Milano. (con F. Bellafante);
2015
“Nove” a cura di Tiziana Pantaleo, Galleria d’Arte Moderna di Palermo e
Museo RISO per l’Arte Contemporanea di Palermo;
“Più di una volta, più di una storia” a cura di Giorgia Calò, Anna Marra
Contemporanea Roma;
2014
“Photographic Narrative” Daego Photo Biennale, (Korea);
“Democracy” Castello Sforzesco, Vigevano, Pavia;
2013
“Roma Caput Mundi” Mark Miller Gallery, New York;
“Compressioni” a cura di Marco Meneguzzo, RizzutoArte, Palermo;
2012
“Me Diverso” PAN palazzo delle arti Napoli;
“Zibaldone” a cura di Marco Meneguzzo, Fabbriche Chiaramontane,
Agrigento;
2011
“My own rave” Mark Miller Gallery, New York;
“Circo Bramante” a cura di Enrico Mattei, Fortino di Forte dei Marmi;
“Davide Bramante” a cura di Roberta Von Schlossberg, Galleria RVS
Southampton (NY);
“Last New York” a cura di Marco Meneguzzo, Galleria Poggiali Forconi,
Firenze;
“MetaMetropoli” con Giacomo Costa a cura di Luca Beatrice, ideata da
Artistocratic presso Frassinagodiciotto, Bologna;
2010
“Roccaforte” Fondazione Morra, Napoli;
2009
“Storie Pirata” a cura di Fabrizio Vespa, Spazio Azimut, Torino;
“City Night” Gaia Gallery, Ginevra, (Svizzera);
“Rock/Mantico” a cura di Chiara Serri e Gino Di Frenna - Festival Europeo di
Fotografia, Reggio Emilia;
“Metropoli che illuminano le notti” Galleria Lipanjepuntin, Roma,
2008
“Saluti da Modica” a cura di A. G. Pinketts, Galleria La Veronica, Modica,
Ragusa ;
2007
“Eureka, 1997/2007” a cura di Pietro Campellone, Museo MACI, Isernia;
“My own rave” a cura di Gianluca Marziani, Galleria Art Lunge, Lisbona,
(Portogallo);
“Around the World” a cura di Lòrànd Hegyi, Galleria Poggiali Forconi,
Firenze;
2006
“Around Europe” RVS Fine Art, Southampton (N.Y.);
“CCCP, l’universo finito” a cura di Gianluca Marziani, Galleria
Contemporanea, Pescara;
2005
“Camera con vista” a cura di Ivan Quaroni, Galleria Obraz, Milano;
2004/05
“Così vicino, così lontano” a cura di R. Musumeci, Artecontemporanea,
Catania;
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2004
“Visioni Italiane” a cura di Chiara Tiberio, Istituto Di Cultura Italiano,
Il Cairo - Egitto;
2001
“Into the Fiction”a cura di Paola Nicita, Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo;
2000
“Dissolvenze – Evidenze” a cura di Gianluca Marziani, Galleria
Artecontemporanea, Catania;
1999
“Rave Mutation 001” a cura di Dario Salani, Gallery Siberie, Amsterdam;
“My own rave” a cura di Raffaella Morra, Studio Morra,Napoli;
“L.O.S.S.” a cura Alessia Gallo, Galleria Arco di Rab, Roma;
1998
“The Future of Present” a cura di Martha Wilson, Franklin Furnace, New
York;
“Ectoplasmi Urbani” a cura di Daniele Perra, Galleria Interni e Dum Dum,
Bologna.
MOSTRE COLLETTIVE / COLLECTIVE SHOWS
(SELEZIONE / SELECTED)
2014
“Theatralia” Saloni Borgia e ex Chiesa dei Cavalieri di Malta, Siracusa;
“Il paesaggio Italiano, 1950/2010” a cura Walter Liva, Museo di Trastevere,
Roma;
2013
“Incontri” Schauwerk Foundation, Sindelfingen, Germania;
“Early one morning” Ex Marmi, Pietrasanta, Lucca;
2012
“Trame e Frame” a cura di Gianluca Marziani, Palazzo Morelli, Todi;
“Ritorno del Reale” Galleria Rosso20sette, Roma;
“Uno sguardo italiano” a cura di Elio Grazioli, Galleria Frittelli Arte
Contemporanea, Firenze;
“Los Versos del Capitan” Ex Marmi, Pietrasanta, Lucca;
2011
“LES” a cura di Mark Miller, Mark Miller Gallery, New York;
“150 Italia” Ex Marmi, Pietrasanta, Lucca;
“Gran Torino” a cura di P. Facelli e F. Poli, FROST MUSEUM Miami, USA;
“Nomadologies” Sala 1, Roma;
“P.P.S.” a cura di Giovanni Iovane, Museo Riso, Palermo;
2010
“Overlap” Nai Arte Contemporanea, Napoli;
“Nomadoligies” a cura di Corrado Gugliotta, Spazio Allegretti, Torino;
2009
“Melting Cinema” a cura di G. Marziani, studi Xister, Roma;
“Maggio fotografico” galleria Forni, Bologna;
2008
“New York, New York” Galleria Forni, Bologna;
“Gioielli di Famiglia” Galleria La Veronica, Modica, Ragusa;
“Promised Land” Galleria Warehouse, Teramo;
2007
“Sign City” a cura di Gianluca Marziani, Galleria Monocromo, Roma;
“People, thinks, animals and landscape” a cura di Marta Casati, Galleria San
Carlo, Milano;
“View over/Over view” a cura di Marta Casati, Spazio Invenzione, Milano;
2006
“Mediterraneo Contemporaneo” a cura di Antonio D’Avossa, Castello
Aragonese, Taranto;
“Premio Celeste” a cura di Gianluca Marziani, Museo Marino Marini,
Firenze;
“Ikon Kate Moss” a cura di Chiara Canali, Galleria Parma;
“Il male e il male” a cura di Enrico Mattei, Galleria Contemporanea, Pescara;
“Premio Cairo” Palazzo della Permanente, Milano;
“Sicilia !” a cura di Marco Meneguzzo, Acireale, Catania;
“Fair Play” a cura di U. Di Marino, Teatro Augusteo, Salerno;
2005
“Molino Dorino” a cura di Marco Fantini, Nextam Partners, Milano;
“Come Natura crea, l’uomo distrugge” da un’idea di D. Bramante, 10 artisti +
10 critici;
“URBS” a cura di Alessandra Menesini, Rotary International, Cagliari;
“L’isola dei Pirati” Fuoribiennale, Venezia, a cura di Cristiano Seganfreddo;
“Baciamo le Mani, willkommen” a cura di Davide Bramante e Haidi
Sciacchitano, Kunsthaus Tacheles, Berlino;
2004
“Baciamo le Mani, willkommen” a cura di Davide Bramante e Haidi
Sciacchitano, Castello dei Conti di Modica, Alcamo, Trapani;
“Per Amore” a cura di Paola Nicita e Salvatore Lacagnina, Galleria Civica
D’Arte Contemporanea di Siracusa;
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2003
“Melting Pop” a cura di Gianluca Marziani, Palazzo delle Papesse, Siena;
“Interrogare il Luogo” a cura di Luigi Meneghelli, Studio La Città, Verona;
2002
“Cronache Marziane” a cura di C. Gualco, Galleria Gualco, Genova
“Cronache Marziane” a cura di P. Lazzaro, Galleria San Salvatore, Modena;
2001
“Dalla Mini al Mini” a cura di Gianluca Marziani;
“Dalla Mini al Mini” Cartiere Vannucci, Milano;
“Dalla Mini al Mini” Palazzo delle Esposizioni, Roma;
“Dalla Mini al Mini” Palazzo di Città, Orvieto;
2000
“The Present of Future” a cura di M. Wilson e H. Spiller, MOMA, New York;
1999
“Autori/Tratti/Italiani” a cura di A. Arevalo e A. Fonda, Fondazione
Bevilacqua La Masa, Venezia;
“Fotografia” a cura di M. Gorni, C/o Off, Cusano Milanino, Milano;
1998
“Brain Machine” a cura di Fabiola Naldi, Galleria d’Arte Moderna, Sarajevo;
“G.A.M.E.” a cura di Gino Gianuizzi, Galleria d’Arte Moderna, Bologna.
HA PARTECIPATO ALLE SEGUENTI
FIERE D’ARTE CONTEMPORANEA
HE PARTICIPATED IN THE FOLLOWING
CONTEMPORARY ART FAIRS
• Art Basel con la Galleria Studio la città di Verona;
• Art Cologne con la Galleria Studio la città di Verona;
• ARCO (Madrid) con la Galleria Studio la città di Verona;
• Artissima (Torino) con la Fondazione Morra di Napoli;
• MiArt (Mi), con le Gallerie Obraz di Milano e Poggiali Forconi di
Firenze;
• Artefiera (Bologna), con le Gallerie Poggiali Forconi Firenze e Studio
la città di Verona;
• ArtVerona, con le Gallerie Studio la città di Verona, Poggiali Forconi
di Firenze e Contemporanea di Pescara;
• Palm Beach 3, con la Galleria Studio la città di Verona;
• FIAC Parigi, con la Galleria Studio la città di Verona;
• SH Shanghai, con le Gallerie Poggiali Forconi di Firenze e Studio la
città di Verona;
• CIGE Pechino, con la Galleria Dell’Arco Palermo/Shanghai;
• Art Lisboa, con la Galleria Art Lounge di Lisbona;
• Scope Miami, con la Galleria Warehouse di Teramo;
• MINT Milano, con le Gallerie Poggiali Forconi di Firenze, Studio la
città di Verona;
• Paris photò, con la Galleria Studio la città di Verona;
• Scope Basilea, con la Galleria Poggiali Forconi di Firenze;
• Art Madrid, con la Galleria Art Lounge di Lisbona;
• MIA, con le Gallerie La Veronica di Modica e Poggiali Forconi di
Firenze;
• Fotofever Parigi con Artistocratic, Bologna;
• MIA D, Singapore con la Galleria Poggiali Forconi di Firenze;
• ArtLondon, con la Galleria Anna Marra di Roma;
• YIA Art Fair - Paris, con la Galleria Anna Marra di Roma.
Il sottoscritto Davide Bramante, dichiara sotto la propria
responsabilità che l’elenco dei titoli di studio, l’anagrafica e
l’elenco mostre corrispondono al vero.
Secondo dichiarazione sostitutiva di certificazioni,
ai sensi di legge del D.P.R. 445 del 28/12/2000
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85. a cura di / curated by
Angela Madesani
fotografie / photographs
Archivio dell’artista / The artist’s archive
traduzioni / translation
Debra Dolinski
progetto grafico / graphic design
Massimiliano Renzi
stampa / printing
Grafiche 3B Toscanella di Dozza - Bologna
con il contributo fotografico di / with the pictures support from
Il Pomo da DaMo - Contemporary Art - Imola (Bo) | www.ilpomodadamo.it / Musei Civici di San Domenico - Imola (Bo) | www.museiciviciimola.it
Ringraziamenti / Thanks to
Anna e André Cuoco, Leandro e Mirea Bramante, Giuseppe Bombaci, Turi Rapisarda, Hiram Capodacqua, Giuseppe Morra, Giuseppe Veniero, Cettina
Marziano, Gianluca Marziani, Monica Affatato, Nino Pusateri, Paolo Scirpa, Marco Meneguzzo, Nino Miceli, Francesca Alfano Miglietti, Giancarlo Politi, Carlo
Maria Pinardi, Claudia Tiberi, Genni Castellano, Italo Carella, Costanza Messina, Cesare Molinaro, Nadine De Chanvalon, Pietro Ruffo, Corrado Giuliano, Delfo
Catania, Ezechia Paolo Reale, Emiliano Bordone, Anna Marra, Corrado Gugliotta, Francesco Marino, Barbara Prandini, Luana Bramante, Claudio Cavallaro,
Daniela Giovannini e Moreno Marani, Teresa Alberti, Annalisa D’Amelio, Angelo Gioè, Massimiliano Renzi, Aldo Chiappone, Stefano Curcio, Nino Miceli,
Massimo Izzo, Catherine e Luciano Tirelli, Hélène De Franchis, Stefania Vurchio, Enrico Mattei, Daniel Fuss, Roberta Caló, Mariano Candela, Giacomo
Campora, Giancarlo Pedrazzini e Elisa Gurnari, Francesco Tricarico, Franco Neri, Francesco Galvagno, Monica Aldi, Carlo Roberti, Ercole Bartoli, Raffaella
Morra, Manon Comerio, Giuseppe Bombaci, Toni Minniti, Jacopo Russo, Andrey Barbieri.
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