SlideShare a Scribd company logo
1 of 22
Alessandro	Giunti
La	didattica	dell’italiano
insegnato	agli	stranieri
Breve	saggio	sui	modelli	operativi	nell’ambito
dell’insegnamento	dell’italiano	come	seconda	lingua
Al	Professor	Giuseppe	Patota
che	mi	ha	fatto	conoscere
il	meraviglioso	mondo
della	lingua	italiana
Indice
Introduzione
Capitolo	1	-	La	lezione
Capitolo	2	-	L’unità	didattica
Capitolo	3	-	L’unità	didattica	testuale
Capitolo	4	-	L’unità	di	apprendimento
Capitolo	5	-	I	learning	objects
Capitolo	6	-	Il	modulo
Capitolo	7	-	L’unità	di	lavoro
Bibliografia
Introduzione
Questo	 breve	 saggio	 si	 propone	 di	 descrivere,	 in	 maniera	 chiara,	 puntuale	 e
precisa,	quali	siano	i	modelli	operativi	da	utilizzare	nell’ambito	della	didattica
dell’italiano	a	stranieri.	L’insegnamento	della	lingua	italiana,	per	quanto	questo
possa	sembrare	una	materia	ormai	vecchia,	pressata	giorno	dopo	giorno	sempre
di	più	dai	calchi	dall’inglese,	dagli	anglicismi	e	dai	prestiti,	è	e	rimane	tuttora
una	 tra	 le	 lingue	 più	 studiate	 al	 mondo,	 soprattutto	 nei	 paesi	 anglofoni	 Per
comprendere	 meglio	 tali	 modelli	 bisogna	 tuttavia	 comprendere	 i	 passaggi	 che
hanno	portato	all’elaborazione	di	tali	modelli:	l’insegnamento	dell’italiano	come
L2,	 vale	 a	 dire	 come	 lingua	 non	 materna	 ha	 subìto,	 negli	 ultimi	 anni,	 una
considerevole	 rivalutazione;	 non	 solo	 a	 causa	 della	 sempre	 più	 numerosa
presenza	di	apprendenti	di	origine	straniera,	ma	anche	all’attenzione,	data	dalla
politica	 recente,	 alla	 questione	 dell’apprendimento	 dell’italiano	 per	 persone	 di
nazionalità	 estera,	 soprattutto	 di	 provenienza	 extraeuropea.	 L’insegnamento	 di
tale	disciplina,	difatti,	costituisce	la	colonna	portante	su	cui	sono	basati	i	processi
di	apprendimento	ma	soprattutto	di	integrazione	socio-comunitaria	degli	stranieri
residenti	sul	suolo	italiano.	E’	difatti	ai	docenti	che	si	apprestano	a	svolgere	il
loro	insegnamento	della	lingua	italiana	che	è	dedicato	questo	breve	saggio.
	
L’interazione	docente-allievo	ai	fini	dell’apprendimento	fa	parte	della	storia
dell’umanità,	e	tra	i	primi	esempi	che	possiamo	prendere	in	considerazione	vi	è
quello	del	dialogo	socratico.	In	tale	dialogo	che	ha	luogo	tra	docente-discente,	è
di	fondamentale	importanza	la	conversazione,	operata	mediante	la	maieutica.	Il
maestro,	infatti,	si	affianca	al	discepolo	cercando,	attraverso	la	riflessione	ed	un
dialogo	mirato,	di	portare	l’allievo	a	conoscenza	di	ciò	che	il	maestro	vuole	far
apprendere.	 Lo	 strumento	 del	 dialogo	 socratico	 rimase	 in	 auge	 anche	 nel
medioevo	periodo	in	cui	venne	utilizzato	spesso	nella	cosiddetta	lectio,	la	quale
prevedeva	 la	 discussione	 maestro-apprendente	 con	 una	 prospettiva	 euristica1
,
vale	 a	 dire	 attraverso	 l’assunzione	 di	 un’ipotesi	 come	 idea	 stimolatrice.	 Al
giorno	d’oggi	tale	metodo	non	viene	quasi	più	utilizzato	tranne	in	rari	casi;	un
esempio	sono	le	scuole	di	dottorato	rappresentano	un	esempio	di	contesto	in	cui,
grazie	all’elevata	specializzazione	degli	allievi,	è	possibile	un	dialogo	pari	a	pari
docenti-allievi	e	quindi	si	applica	il	dialogo	socratico.	Molto	utilizzato	invece
soprattutto	 nell’Ottocento	 -	 ed	 anche	 al	 giorno	 d’oggi	 come	 metodo	 di
apprendimento	nei	libri	di	lingue	straniere	-	è	il	metodo	grammaticale-deduttivo,
nel	 quale	 prima	 viene	 esposta	 la	 regola	 e	 poi	 vengono	 svolti	 esercizi
applicazione	 della	 regola	 stessa.	 Tale	 metodo	 segue	 il	 passaggio	 regola-
riflessione-elemento	concettuale.	È	dunque	l’esatto	opposto	del	metodo	induttivo
(il	 dialogo	 socratico)	 ove	 si	 ha	 il	 passaggio	 elemento	 concettuale-riflessione-
regola.
	
I	modelli	di	cui	ci	occuperemo	sono	stati	elaborati	per	la	maggior	parte	in	tempi
recenti	a	sostegno	di	alcune	discipline	tra	le	quali:
La	linguistica;
La	neurolinguistica;
La	pedagogia;
La	sociolinguistica;
La	pragmatica.
	
I	modelli	operativi	che	prenderemo	in	considerazione	nell’ambito	della	didattica
dell’italiano	a	stranieri	sono:
1.	 La	lezione;
2.	 L’unità	didattica	(e	l’unità	didattica	testuale);
3.	 L’Unità	di	apprendimento;
4.	 I	Learning	Object;
5.	 Il	modulo;
6.	 L’unità	di	lavoro.
1	Dal	verbo	greco	εὑρίσκω	che	significa	‘io	trovo’,	‘io	scopro’
Capitolo	1
La	lezione
Per	‘lezione’	si	intende	l’incontro	interattivo	tra	docente	ed	allievi	nell’ambito	di
un	progetto	formativo.	Il	termine	lezione,	che	deriva	dal	latino	legĕre,	ha	chiari
rimandi	alla	lettura	ex	cathedra	(lettura	di	testi	canonici)	e	alla	lectio	magistralis
(in	ambito	accademico).	Tale	metodo	di	didattica	prevede,	attraverso	la	lettura,	la
trasmissione	del	sapere	dal	docente	all’allievo.	In	questo	modello	vi	è	una	forte
asimmetria	 dei	 ruoli	 docente-apprendente.	 Tale	 modello	 è	 altresì	 spiegabile
attraverso	la	metafora	dei	vasi	comunicanti,	nella	quale	il	docente	(il	primo	vaso)
trasferisce	un	po’	del	suo	sapere	(l’acqua)	all’apprendente	(il	secondo	vaso).	Per
quali	contesti	il	metodo	della	lezione	viene	tuttora	praticato?
La	lezione,	pur	essendo	basata	su	una	notevole	asimmetria	dei	ruoli	e	quindi
su	un	rapporto	docente-allievo	molto	distanziato,	è	un	metodo	ancora	utilizzato
nell’	insegnamento	nei	casi	in	cui:
La	classe	è	formata	da	un	notevole	gruppo	di	persone	aventi	obiettivi
comuni	ma	che	si	differenziano	per	le	competenze	(per	esempio
l’insegnamento	di	lingua	straniera	LS);
L’insegnamento	di	altre	discipline;
Il	docente	non	di	madrelingua	non	dispone	della	fluenza	orale	necessaria
a	coinvolgere	adeguatamente	la	classe	in	attività	(per	esempio	in	attività
di	role	play)	realizzate	nella	lingua	di	apprendimento;
Il	docente	si	pone	l’obiettivo	di	fornire	spiegazioni	in	maniera	strutturata,
chiara,	guidata	sulla	lingua;
La	lezione,	che	come	abbiamo	già	detto	è	per	sua	natura	caratterizzata	dal	ruolo
dominante	 del	 docente,	 può	 essere	 utilizzata	 anche	 nell’insegnamento	 in
videoconferenza	(via	Skype)	o	nell’insegnamento	attraverso	videoregistrazioni.
E’	 possibile	 sostituire	 il	 termine	 lezione	 con	 incontro,	 qualora	 si	 intenda	 la
lezione	come	il	lasso	di	tempo	che	intercorre	nell’incontro	docente-apprendenti.
Capitolo	2
L’unità	didattica
Negli	anni	’70	venne	attuata	una	revisione	dei	modelli	di	insegnamento	ed	iniziò
a	prendere	piede	la	teoria	della	Gestalt,	basata	sulla	percezione	dell’individuo.
Secondo	tale	dottrina,	la	percezione	è	basata	su	tre	fasi	fondamentali:
	
	
GLOBALITÀ	-	ANALISI	-	SINTESI
	
	
Per	 capire	 meglio	 questa	 teoria	 occorre	 fare	 un	 passo	 indietro:	 alla	 fine
dell’Ottocento	 il	 filosofo	 e	 psicologo	 tedesco	 Carl	 Stumpf	 fondò	 a	 Berlino	 la
prima	scuola	di	psicologia	sperimentale,	nota	anche	come	‘Scuola	di	Berlino’,	ed
elaborò	la	propria	teoria	partendo	dalla	percezione.	Stumpf	ritiene	che	la	mente
umana	percepisce	la	realtà	come	un	insieme,	un	tutto,	una	globalità	dalla	quale	è
possibile	 osservare	 tutte	 le	 diverse	 sfaccettature	 che	 la	 compongono.	 Alcuni
esempi	 attraverso	 i	 quali	 osservare	 questo	 fenomeno	 sono	 il	 Cubo
tridimensionale	(fig.	a),	l’Immagine	Impossibile	di	Escher	(fig.	b)ed	il	Vaso	di
Rubin	(fig.c)
Fig.	a
Fig.	b
Fig.	c
Tale	metodo	è	valido	anche	per	il	contatto	con	i	contenuti	di	una	disciplina	di
studio	utilizzando	le	tre	fasi	(globalità-analisi-sintesi)	e	ponendo	queste	ultime
come	 fasi	 fondamentali	 del	 modello	 dell’unità	 didattica	 (indicata	 dalla	 sigla
U.D.).	Le	tre	fasi	principali	dell’U.D.	si	articolano	in	un	periodo	che	va	dalle	4
alle	 6	 ore(6-8	 ore	 per	 la	 scuola	 secondaria).	 Nell’arco	 di	 questo	 periodo
l’attenzione	 si	 focalizza	 su	 uno	 o	 più	 obiettivi	 glottodidattici.	 Alle	 tre	 fasi
fondamentali	vanno	poi	aggiunte	una	all’inizio	(motivazione)	e	due	(riflessione	e
controllo)	dopo	la	fase	di	sintesi.	L’andamento	delle	fasi	sarà	quindi	costituito:
1.	 MOTIVAZIONE;
2.	 GLOBALITÀ;
3.	 ANALISI;
4.	 SINTESI;
5.	 RIFLESSIONE;
6.	 CONTROLLO	(verifica	da	parte	del	docente).
A	questo	punto	ci	dobbiamo	porre	la	seguente	domanda:in	che	cosa	consistono
tali	fasi?	Come	già	detto,	esse	rivestono	un	ruolo	chiave	all’interno	dell’unità
didattica,	e	per	essere	precisi:
1.	 Motivazione:	nella	fase	di	motivazione	vengono	proposte	attività	di
brainstorming	(tempesta	di	idee)	al	fine	di	elicitare	le	conoscenze
pregresse	degli	apprendenti	sul	tema	trattato	nell’	unità	didattica;
2.	 Globalità:	è	l’incontro	iniziale	con	il	testo	che	viene	analizzato	nella	sua
interezza	a	partire	dal	contesto;
3.	 Analisi:	nella	fase	di	analisi	vengono	svolte	attività	che	portano
all’esplorazione	del	testo	in	tutte	le	sue	caratteristiche:	linguistiche,
testuali,	pragmatiche…	possono	anche	essere	svolte	attività	di	tipo
euristico	o	induttivo;
4.	 Sintesi:	vengono	reimpiegate	le	strutture	ed	i	contenuti	incontrati	nel
testo	mediante	esercizi	di	ripetizione	o	discussioni;
5.	 Riflessione:	attraverso	il	metodo	induttivo	(passaggio	dal	caso	particolare
alla	regola	generale)	vengono	sistematizzati	i	fenomeni	(linguistici	e
culturali)	incontrati	nel	testo;
6.	 Controllo:	in	questa	fase	il	docente	verifica	se	gli	obiettivi	glottodidattici
prefissati	sono	stati	raggiunti,	in	caso	affermativo	si	potrà	passare
all’U.D.	successiva,	in	caso	negativo,	dovranno	essere	effettuate	attività
di	rinforzo	e	di	recupero.
Il	percorso	dell’unità	didattica,	articolato	in	queste	sei	fasi,	è	giustificato	secondo
l’italianista	Marcel	Danesi	dai	processi	mentali	legati	alla	comprensione	ed	alla
produzione	 del	 linguaggio.	 Danesi	 sostiene	 infatti	 che	 i	 processi	 mentali	 di
apprendimento	si	svolgono	nei	due	emisferi	cerebrali	secondo	uno	schema	ben
preciso	ed	in	particolare:
a.	 L’emisfero	destro	percepisce	il	messaggio	nel	suo	insieme,	nella	sua
globalità;
b.	 L’emisfero	sinistro	percepisce	meglio	i	singoli	elementi	con	strategie
cognitive	di	tipo	analitico,	logico	e	sequenziale.
Dopo	aver	percepito	l’input	sia	nel	suo	insieme	(emisfero	destro)	sia	nei	singoli
elementi	(emisfero	sinistro)	la	mente	umana	entra	nella	fase	intermodale,	dove
entrambi	 gli	 emisferi	 lavorano	 per	 utilizzare	 autonomamente	 le	 informazioni
derivate	dallo	stimolo.	In	tale	maniera	sono	giustificate	le	tre	fasi	fondamentali
dell’U.D.	:	GLOBALITÀ-ANALISI-SINTESI.	Tale	sequenza	corrisponde	anche
al	principio	di	bidirezionalità	emisferica.
	
	
GLOBALITÀ												ANALISI												SINTESI
(emisfero	destro)		(emisfero	sinistro)		(fase	intermodale)
	
	
È	 opportuno	 ora	 chiedersi:	 per	 quali	 casi	 l’unità	 didattica	 è	 applicabile	 e	 per
quali	non	lo	è	?	Il	modello	dell’unità	didattica	è	applicabile	in	molti	casi	perché:
a.	 Mette	a	fuoco	la	necessità	di	tenere	conto	dei	processi	mentali	implicati
nell’apprendimento	della	L2	(lingua	seconda);
b.	 Rende	conto	del	fatto	che	l’acquisizione	della	L2	non	avviene	solo
nell’incontro	con	il	docente,	ma	necessita	anche	di	attività	di	lavoro
autonomo	ed	extrascolastico;
c.	 Contiene	l’idea	del	carico	di	lavoro	documentabile;
	
L’unità	 didattica	 è	 quindi	 l’unità	 di	 organizzazione	 del	 lavoro	 formativo,
articolata	in	momenti	funzionali	che	ruotano	intorno	al	testo,	inteso	come	unità
fondamentale	della	comunicazione.
Capitolo	3
L’unità	didattica	testuale
Nel	2002	il	linguista	e	semiologo	italiano	Massimo	Vedovelli	introdusse,	nel	suo
saggio	 sull’italiano	 L2	 nella	 prospettiva	 del	 QCER,	 il	 concetto	 di	 modelli
operativi	rivedendo	in	particolare	l’unità	didattica	e	spostando	l’attenzione	sulla
centralità	del	testo.	Si	afferma	così	il	concetto	di	unità	didattica	testuale,	nella
quale	 il	 testo	 acquisisce	 un	 ruolo	 dominante	 ai	 fini	 dello	 sviluppo	 delle
competenze	 linguistiche.	 L’input	 testuale	 offre	 modelli	 di	 lingua,	 di	 variabili
sociolinguistiche	 e	 pragmatiche;offre	 inoltre	 informazioni	 e	 stimoli	 per	 la
discussione.	 Se	 tutto	 ruota	 intorno	 al	 testo,	 è	 evidente	 che	 il	 micropercorso
costituito	 dall’unità	 didattica	 testuale	 (in	 sigla	 U.D.T.)	 fa	 riferimento	 alla
necessità	di	fornire	le	coordinate	indispensabili	per	interpretare	il	testo.	Alla	base
dell’U.D.T.	 vi	 è	 quindi	 una	 fase	 di	 contestualizzazione	 al	 fine	 di	 arrivare	 al
riutilizzo	 dei	 materiali	 linguistici	 e	 quindi	 all’output	 comunicativo.	 L’unità
didattica	testuale	è	così	articolata:
	
1.	 CONTESTUALIZZAZIONE
2.	 LAVORO	SULL’INPUT	TESTUALE:
verifica	della	comprensione,	riflessione	sulle	attività	di	comunicazione,
attività	di	rinforzo.
3.	 OUTPUT	COMUNICATIVO
Capitolo	4
L’unità	di	apprendimento
L’unità	di	apprendimento	è	definita	come	l’unità	minima	dell’apprendimento	(ad
esempio	una	seduta	di	studio,	o	un	lavoro	su	un	testo	ecc.).	Nel	2002	il	linguista
italiano	Paolo	Balboni	(docente	presso	l’Università	Ca’	Foscari	di	Venezia)	ha
rivisto	la	sua	idea	di	unità	didattica	in	una	nuova	prospettiva,	comprendente	al
suo	interno	una	rete	di	più	unità	di	apprendimento	(in	sigla	U.D.A.).	Le	unità	di
apprendimento	si	articolano	attraverso	percorsi	a	rete	e	possono	durare	per	un
intervallo	di	tempo	compreso	tra	circa	5	minuti	ed	un’ora.	Le	U.D.A.	si	attivano
nelle	attività	in	classe,	nelle	fasi	di	analisi-sintesi-riflessione	e,	allo	stesso	modo,
nei	 Project	 Work	 o	 nell’autoapprendimento.	 Saranno	 infatti	 proprio	 le	 tre	 fasi
della	 Gestalt	 a	 portare	 queste	 U.D.A.	 verso	 la	 trasformazione	 dell’input	 in
intake.
Capitolo	5
I	Learning	Objects
Possiamo	definire	i	Learning	Objects	(in	sigla	L.O.)	come	una	risorsa	online	per
l’apprendimento,	 purchè	 autonoma,	 riutilizzabile,	 facilmente	 rintracciabile	 e
condivisibile,	composta	da	testi	online	con	immagini	e	file	audio.	Deve	essere
inoltre	utilizzabile	in	pochi	minuti	dall’apprendente.	Quali	sono	i	vantaggi	dei
Learning	Objet?	Intanto	essi	sono	una	risorsa	didattica:
Modulare,	ossia	autonoma	e	indipendente;
Digitale,	erogabile	cioè	a	distanza;
Condivisibile,	ossia	utilizzabile	in	diversi	formati	(principio	di
interoperabilità);
Facilmente	reperibile;
Riutilizzabile,	ossia	avente	la	possibilità	di	essere	usato	infinite	volte.
	
Il	tempo	entro	il	quale	un	L.O.	deve	essere	utilizzato	per	impegnare	il	soggetto	in
un’attività	anche	piuttosto	breve	(per	esempio	massimo	per	un	quarto	d’ora).
Capitolo	6
Il	modulo
Possiamo	definire	il	modulo	come	una	parte	significativa,	altamente	omogenea
ed	 unitaria,	 di	 un	 più	 esteso	 percorso	 formativo,disciplinare	 in	 grado	 di	 far
perseguire	 ben	 precisi	 obiettivi	 cognitivi	 verificabili,	 documentabili	 e
capitalizzabili.	Il	modulo	è	un	percorso	tematicamente	organico	che,	per	esempio
in	ambito	storico,	letterario	può	riguardare	un	periodo	storico	o	una	corrente	di
pensiero.	Secondo	Paolo	Balboni,	che	descrive	il	modulo	nell’ambito	dei	modelli
operativi	comuni	a	tutte	le	situazioni	glottodidattiche:
“più	arduo	è	definire	il	modulo	in	discipline	non	segmentabili,	basate	sulla	progressione	per	cui
nuovi	elementi	si	accomodano	accanto	ai	precedenti	modificando	continuamente	la	competenza,
tornando	a	spirale	più	volte	su	quanto	acquisito1”.
	
La	 didattica	 per	 moduli	 è	 infatti	 una	 componente	 essenziale	 dell’educazione
permanente	 (	 lifelong	 learning	 ).	 In	 particolare,	 il	 modello	 del	 modulo	 si
distingue	per:
Autonomia:	è	infatti	una	sezione	autosufficiente	di	un	insieme	di
contenuti;
Flessibilità:	può	essere	composto	da	più	unità	didattiche;
Raccordabilità:	la	successione	fra	moduli	può	essere	obbligata	od
opzionale	per	consentire	di	organizzare	percorsi	reticolati	alternativi;
Complessità:	deve	basarsi	su	ambiti	comunicativi	complessi;
Valutabilità:	deve	essere	valutabile	nel	suo	complesso	in	modo	da	poter
essere	accreditato	(secondo	il	principio	della	trasparenza	dei	saperi).
1	Balboni,	P.E,	Le	sfide	di	Babele.	Insegnare	le	lingue	nelle	società	complesse,	Torino,	Utet,	2003.
Capitolo	7
L’unità	di	lavoro
L’unità	di	lavoro	è	un	micropercorso	di	apprendimento	guidato,	unitario,	in	sé
concluso,	valutabile	ed	accreditabile.	Può	realizzarsi	in	una	lezione,	in	una	unità
didattica	o	in	un	modulo.	L’unità	di	lavoro	si	sviluppa	in	tre	fasi	sequenziali:
1.	 Introduzione	(motivazione,	attivazione,	organizzazione	preventiva);
2.	 Svolgimento	(prevede	l’	attivazione	di	una	rete	di	UDA	che	scardina	il
concetto	di	sequenzialità	favorendo	il	collegamento	tra	attività
scolastiche	ed	extra);
3.	 Conclusione	(attività	basate	sull’	output	comunicativo	degli	studenti).
Lo	 stesso	 Vedovelli	 nel	 2002	 cita	 l’unità	 di	 lavoro	 come	 sinonimo	 di	 unità
didattica1
,	definendolo	un	termine	usurato	e	prossimo	alla	sostituzione.
	
	
In	 informatica	 si	 usa	 il	 termine	 unit	 of	 work	 per	 indicare	 una	 sequenza
recuperabile	di	operazioni	all’interno	di	un	processo	applicativo.	Il	termine	unità
di	 lavoro	 può	 essere	 anche	 utilizzato	 come	 iperonimo	 di	 U.D.,	 unità	 didattica
bimodale,	 unità	 di	 apprendimento;ognuna	 di	 queste	 definizioni	 utilizza	 un
modello	ispirato	alla	teoria	della	Gestalt.	Tale	unità	può	essere	intesa	in	diversi
modi:
U.D.L.	come	lavoro	condiviso.	Il	concetto	di	unità	di	lavoro	contiene
l’idea	di	negoziazione	degli	obiettivi	e	dei	modi	per	raggiungerli:tali
obiettivi	vengono	concordati	dal	docente	insieme	con	gli	apprendenti.
U.D.L.	come	percorso	unitario	in	sé	concluso.	Si	tratta	di	un	dispositivo
funzionale	alla	realizzazione	di	una	funzionale	esperienza	formativa.
U.D.L.	come	realizzazione	progettuale:la	dimensione	progettuale	è
fondamentale	nell’U.D.L.,	visto	che	sono	le	scelte	operative	del	docente,
al	di	là	delle	intenzioni	teoriche,	a	decretare	il	successo	della	strategia
didattica.
U.D.L.	come	valorizzazione	dell’apprendimento	guidato’	U.D.L.	ha	lo
scopo	di	tradurre	in	pratica	la	differenza	tra	apprendimento	spontaneo	e
guidato.
	
La	realizzazione	pratica	del	micropercorso	costituito	dall’unità	di	lavoro	consta
di	tre	formati:
1.	 Il	formato	dell’incontro-lezione,	cioè	il	singolo	incontro	fra	docente	e
studenti;
2.	 Il	formato	dell’unità	didattica	(2-3	lezioni)	raccordate	da	un	progetto
unico;
3.	 Il	formato	del	modulo,autonomamente	organizzato	in	più	unità
didattiche.
	
Una	revisione	radicale	del	modello	sequenziale	di	svolgimento	del	percorso	di
insegnamento-apprendimento,	qualunque	sia	la	sua	durata,	purchè	incorniciato
dalle	fasi	introduttiva	e	conclusiva,	è	sollecitata	anche	dall’applicazione	di	nuove
modalità	 di	 apprendimento	 guidato	 in	 presenza	 ed	 online	 che	 scardinano	 la
dimensione	lineare	a	favore	di	una	modalità	didattica	reticolare/ipertestuale,	più
conforme	a	quanto	avviene	naturalmente	nei	processi	mentali	che	determinano
l’apprendimento.
1	Vedovelli	M.,	L’italiano	degli	stranieri.	Storia,	attualità	e	prospettive	,Carocci,	2002.
Bibliografia
Balboni,	 P.E,	Le	 sfide	 di	 Babele.	 Insegnare	 le	 lingue	 nelle	 società	 complesse,
Torino,	Utet,	2003.
Danesi	M.,	Neurolinguistica	e	glottodidattica,	Liviana,	Padova,	1988.
Diadori	P.,Palermo	M.,	Troncarelli	D.,	Insegnare	l’italiano	come	seconda	lingua,
Carocci,	2015.
Stumpf	Karl,	Psychologie	und	Erkenntnistheorie,	Monaco,	1891.
Vedovelli	M.,	L’italiano	degli	stranieri.	Storia,	attualità	e	prospettive	,Carocci,
2002.

More Related Content

Similar to La didattica dell'italiano insegnato agli stranieri - How to teach italian language to foreign people

Didattica di base dell'Italiano per stranieri. prof. Ballero
Didattica di base dell'Italiano per stranieri. prof. BalleroDidattica di base dell'Italiano per stranieri. prof. Ballero
Didattica di base dell'Italiano per stranieri. prof. BalleroIIS Falcone-Righi
 
Comprensione del testo, emilia romagna, Mandelli, Zambelli
Comprensione del testo, emilia romagna, Mandelli, ZambelliComprensione del testo, emilia romagna, Mandelli, Zambelli
Comprensione del testo, emilia romagna, Mandelli, ZambelliAssociazione Italiana Dislessia
 
Insegnamento linguistico riflessivo della lingua straniera
Insegnamento linguistico riflessivo della lingua stranieraInsegnamento linguistico riflessivo della lingua straniera
Insegnamento linguistico riflessivo della lingua stranieraMaruzells zells
 
Testi letterari a confronto classe II D-2015-16
Testi letterari a confronto classe II D-2015-16Testi letterari a confronto classe II D-2015-16
Testi letterari a confronto classe II D-2015-16fmann
 
Strumenti per la riflessione e l’analisi sulla lingua
Strumenti per la riflessione e l’analisi sulla linguaStrumenti per la riflessione e l’analisi sulla lingua
Strumenti per la riflessione e l’analisi sulla linguaMaruzells zells
 
La formazione a distanza per i docenti di lingua italiana per stranieri
La formazione a distanza per i docenti di lingua italiana per stranieriLa formazione a distanza per i docenti di lingua italiana per stranieri
La formazione a distanza per i docenti di lingua italiana per stranieriAlessandra Giglio
 
CristianaLancioni_English_Education_ LESSON1.pptx
CristianaLancioni_English_Education_ LESSON1.pptxCristianaLancioni_English_Education_ LESSON1.pptx
CristianaLancioni_English_Education_ LESSON1.pptxlancionicristiana
 
CristianaLancioni LESSON1._Preparazione_Concorso_Docenti_2024pptx
CristianaLancioni LESSON1._Preparazione_Concorso_Docenti_2024pptxCristianaLancioni LESSON1._Preparazione_Concorso_Docenti_2024pptx
CristianaLancioni LESSON1._Preparazione_Concorso_Docenti_2024pptxlancionicristiana
 
Meli-Flipped-Classroom.pdf
Meli-Flipped-Classroom.pdfMeli-Flipped-Classroom.pdf
Meli-Flipped-Classroom.pdfValentina Meli
 
INTRODUCTION TO PHILOSOPHY -
INTRODUCTION TO PHILOSOPHY -INTRODUCTION TO PHILOSOPHY -
INTRODUCTION TO PHILOSOPHY -infocannizzaro
 
Nuclei Essenziali Def 1
Nuclei Essenziali Def 1Nuclei Essenziali Def 1
Nuclei Essenziali Def 1facc8
 

Similar to La didattica dell'italiano insegnato agli stranieri - How to teach italian language to foreign people (20)

Torino brasca guerriero lingua italiana
Torino brasca guerriero lingua italianaTorino brasca guerriero lingua italiana
Torino brasca guerriero lingua italiana
 
Didattica di base dell'Italiano per stranieri. prof. Ballero
Didattica di base dell'Italiano per stranieri. prof. BalleroDidattica di base dell'Italiano per stranieri. prof. Ballero
Didattica di base dell'Italiano per stranieri. prof. Ballero
 
Comprensione del testo brasca guerriero toscana
Comprensione del testo brasca  guerriero toscanaComprensione del testo brasca  guerriero toscana
Comprensione del testo brasca guerriero toscana
 
Relazione
RelazioneRelazione
Relazione
 
Comprensione del testo, emilia romagna, Mandelli, Zambelli
Comprensione del testo, emilia romagna, Mandelli, ZambelliComprensione del testo, emilia romagna, Mandelli, Zambelli
Comprensione del testo, emilia romagna, Mandelli, Zambelli
 
Insegnamento linguistico riflessivo della lingua straniera
Insegnamento linguistico riflessivo della lingua stranieraInsegnamento linguistico riflessivo della lingua straniera
Insegnamento linguistico riflessivo della lingua straniera
 
Giornate tematiche
Giornate tematiche Giornate tematiche
Giornate tematiche
 
Concetti teorici orlando
Concetti teorici orlandoConcetti teorici orlando
Concetti teorici orlando
 
Concetti teorici Orlando
Concetti teorici OrlandoConcetti teorici Orlando
Concetti teorici Orlando
 
Testi letterari a confronto classe II D-2015-16
Testi letterari a confronto classe II D-2015-16Testi letterari a confronto classe II D-2015-16
Testi letterari a confronto classe II D-2015-16
 
Strumenti per la riflessione e l’analisi sulla lingua
Strumenti per la riflessione e l’analisi sulla linguaStrumenti per la riflessione e l’analisi sulla lingua
Strumenti per la riflessione e l’analisi sulla lingua
 
Alessandria brasca e mandelli lingua italiana
Alessandria brasca e  mandelli lingua italianaAlessandria brasca e  mandelli lingua italiana
Alessandria brasca e mandelli lingua italiana
 
01 2016 modelli-di-lezione
01   2016  modelli-di-lezione01   2016  modelli-di-lezione
01 2016 modelli-di-lezione
 
01 2016 modelli-di-lezione
01   2016  modelli-di-lezione01   2016  modelli-di-lezione
01 2016 modelli-di-lezione
 
La formazione a distanza per i docenti di lingua italiana per stranieri
La formazione a distanza per i docenti di lingua italiana per stranieriLa formazione a distanza per i docenti di lingua italiana per stranieri
La formazione a distanza per i docenti di lingua italiana per stranieri
 
CristianaLancioni_English_Education_ LESSON1.pptx
CristianaLancioni_English_Education_ LESSON1.pptxCristianaLancioni_English_Education_ LESSON1.pptx
CristianaLancioni_English_Education_ LESSON1.pptx
 
CristianaLancioni LESSON1._Preparazione_Concorso_Docenti_2024pptx
CristianaLancioni LESSON1._Preparazione_Concorso_Docenti_2024pptxCristianaLancioni LESSON1._Preparazione_Concorso_Docenti_2024pptx
CristianaLancioni LESSON1._Preparazione_Concorso_Docenti_2024pptx
 
Meli-Flipped-Classroom.pdf
Meli-Flipped-Classroom.pdfMeli-Flipped-Classroom.pdf
Meli-Flipped-Classroom.pdf
 
INTRODUCTION TO PHILOSOPHY -
INTRODUCTION TO PHILOSOPHY -INTRODUCTION TO PHILOSOPHY -
INTRODUCTION TO PHILOSOPHY -
 
Nuclei Essenziali Def 1
Nuclei Essenziali Def 1Nuclei Essenziali Def 1
Nuclei Essenziali Def 1
 

Recently uploaded

Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptxLorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptxlorenzodemidio01
 
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptxLorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptxlorenzodemidio01
 
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia RomanaXI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia RomanaStefano Lariccia
 
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptxLorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptxlorenzodemidio01
 
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptxLorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptxlorenzodemidio01
 
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia Romana
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia RomanaXIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia Romana
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia RomanaStefano Lariccia
 

Recently uploaded (6)

Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptxLorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
 
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptxLorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
 
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia RomanaXI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
 
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptxLorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
 
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptxLorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
 
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia Romana
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia RomanaXIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia Romana
XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia Romana
 

La didattica dell'italiano insegnato agli stranieri - How to teach italian language to foreign people