Nell’intervento sono messi in evidenza i numerosi miglioramenti sia nelle stime sia nelle analisi che sono condotte attualmente in Banca d’Italia consentiti dalla disponibilità del nuovo indice dei prezzi all’importazione dei prodotti industriali consentirà
2. L’importanza del nuovo indice
• La disponibilità del nuovo indice dei prezzi
all’importazione dei prodotti industriali consentirà
numerosi miglioramenti sia nelle stime sia nelle analisi
che sono condotte attualmente in Banca d’Italia.
In particolare sarà un input fondamentale per:
(1) analisi di import penetration
(2) affinamento stime produttività
(3) analisi sulle global value chains
(4) stime del commercio estero, PIL e inflazione
2
3. Dinamica PIM-area e VMUM-area
La dinamica dei prezzi all’importazione dall’area dell’euro risulta, sul
periodo 2011m1-2013m6, significativamente inferiore a quella dei valori
medi unitari corrispondenti.
Figura 2. Prezzi all’importazione. Confronto tra indici dei prezzi e indici dei valori medi unitari delle importazioni,
area euro. Variazioni tendenziali (scala a sinistra) e differenze assolute (scala a destra). Anni 2011-2013. Base
2010=100.
3
4. Differenze tra VMUM e PIM dell’area tra paesi
Differenza tra Italia e altri principali paesi dell’area nei VMUM dell’area
(meno influenzati dall’energia), quasi nulla nel 2010, emerge con
chiarezza a partire dalla metà del 2011.
4
5. Differenze tra VMUM e PIM dell’area tra paesi
I PIM sostanzialmente confermano tale dinamica.
I PIM-ita dell’area differiscono anche rispetto alla Spagna!
Queste dinamiche sono importanti per le analisi di import penetration
(sostituzione consumo di beni domestici con beni d’importazione).
5
6. Import penetration
•
L’introduzione dei nuovi indici dei prezzi all’importazione dei
prodotti industriali renderà più attendibile un’analisi comparata della
import penetration tra l’Italia e gli altri principali paesi dell’area.
•
Semplici correlazioni segnalano infatti una
importazioni all’incremento della domanda
accentuata in Italia che in Francia e, soprattutto,
particolare, la correlazione in Italia è nettamente
periodo 1981-1992 e il 1997-2010:
reazione delle
nazionale più
in Germania; in
aumentata tra il
Correlazione fra variazione delle importazioni e
variazione della spesa delle famiglie
ITALIA
1981-2010
1981-1992
1997-2010
GERMANIA
FRANCIA
2.9
2.4
3.7
1.6
1.9
2.2
2.8
2.2
3.3
6
7. Import penetration nei beni di consumo: sguardo d’assieme
Quota delle importazioni di beni di consumo sui consumi totali di beni
(punti percentuali)
22
Italia
20
Germania
Francia
18
16
14
12
10
1999 2000
2001 2002
2003 2004 2005 2006
2007 2008
2009 2010 2011
La quota delle importazioni di beni di consumo sul totale della spesa delle famiglie ha una
tendenza crescente in tutti i paesi.
In Italia la quota è, in livello, storicamente più bassa che in Germania e in Francia.
In tutti e tre i paesi, la penetrazione delle import è largamente maggiore nei beni di
consumo semidurevole; è in linea con la media per i durevoli, mentre è relativamente
bassa per i beni non durevoli.
7
8. Import penetration
•In Italia gli incrementi percentuali maggiori di import penetration
avrebbero riguardato i settori di tradizionale specializzazione, anche nel
confronto con gli altri paesi. Sarà importante verificare se questo
andamento è confermato qualitativamente e quantitativamente
dall’utilizzo dei nuovi indici dei prezzi all’importazione.
•Negli anni più recenti, secondo le analisi basate sui VMU, l’import
penetration avrebbe ripreso a crescere in Italia a ritmi sostenuti. Questa
dinamica sembra confermata dai nuovi indici di prezzo all’import, e anzi
si rafforza, specialmente per quanto concerne le importazioni in
provenienza dagli altri paesi dell’area.
8
9. Stime sulla produttività
•Un importante ambito di utilizzo dei nuovi indici sarà quello volto ad
affinare le stime della produttività dell’economia italiana, che hanno
assunto un’importanza crescente all’interno del dibattito sulle cause e
conseguenze della crisi.
•Già con l’introduzione degli indici dei prezzi alla produzione dei beni
venduti sul mercato estero si era ridimensionato in misura significativa
l’incremento dei valori medi unitari e dei nuovi deflatori e, di
conseguenza, erano aumentati i volumi esportati e importati.
•Conseguenze furono: (1) La perdita di quota di commercio mondiale
in volume dell’Italia, pur confermata, era stata in parte ridimensionata.
Correggendo la dinamica dei volumi delle esportazioni e delle
importazioni nei conti nazionali, (2) anche i tassi di crescita del valore
aggiunto e della produttività erano quindi stati rivisti lievemente al
rialzo nei settori, specialmente quello manifatturiero, in avanzo
commerciale.
9
10. Stime sulla produttività
•Anche i VMU all’importazione, al pari di quelli all’esportazione,
sembrano aver sovrastimato in parte la pura componente di prezzo
per lo spostamento verso importazioni di prodotti di migliore qualità:
ciò sembra vero, in particolare, per i VMU relativi all’area dell’euro.
•Ipotizzando una divergenza tra i VMUM e i prezzi all’importazione dei
beni industriali di entità analoga a quella registrata per le esportazioni,
la Banca d’Italia aveva valutato che la dinamica della produttività del
settore manifatturiero risultava sottostimata nei conti nazionali nel
periodo 2003-07.
•Istat intende rivedere nuovamente i deflatori delle esportazioni e
importazioni alla luce dei nuovi indici di prezzo?
10
11. Global value chains
•
Anche in Banca d’Italia si sta studiando (Cappariello e Felettigh)
con un notevole grado di dettaglio la catena internazionale del
valore delle esportazioni italiane, i.e. la componente del valore
aggiunto interna ed estera delle esportazioni.
•
Rispetto a questo tipo di analisi, affinare i deflatori delle
importazioni ad un adeguato livello di disaggregazione settoriale
aiuterà a leggere la mappa delle GVC con maggior esattezza.
•
In particolare, le tavole WIOT del WIOD (world input-output
database), dove la questione dei prezzi è affrontata solo in parte,
possono ora essere in una qualche misura migliorate.
11
12. Stime del commercio estero e dell’inflazione
•
Le stime dell’interscambio commerciale in volume e, per
conseguenza, del PIL, trarranno beneficio dall’esistenza di un
deflatore delle importazioni maggiormente affidabile rispetto ai
valori medi unitari (in parte modificati) attualmente utilizzati.
•
Al contempo, il nuovo indice (disponibile a frequenza mensile e con
lag temporali limitati) potrà essere utilmente impiegato per affinare
le stime dell’inflazione attraverso una accurata quantificazione degli
effetti di pass-through dei prezzi all’importazione sull’indice
generale dei prezzi al consumo e su quelli alla produzione. Nella
letteratura recente si è infatti evidenziato come i prezzi
all’importazione tendano ad impattare sia sui prezzi alla produzione
sia su quelli al consumo in misura non trascurabile.
12