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UN PARCO EOLICO PER CASSANO?




  OSSERVAZIONI
      al PROGETTO DEFINITVO per un
      IMPIANTO EOLICO S09.ENL.005
          Enel Green Power S.p.A
  ad opera dello studio SINTECNICA s.r.l.
  in agro di CASSANO DELLE MURGE (BA)




        C O M I TATO C I T TA D I N O

        MURGIAVIVA
        CASSANO DELLE MURGE
UN PARCO EOLICO PER CASSANO?


PREMESSA
Con questa relazione il comitato “Murgia Viva” di Cassano delle Murge esprime dare il proprio
contributo alle motivazioni del NO di una popolazione (non solo di Cassano ma di tutto il
circondario della provincia di Bari) che non vede in un mega impianto eolico come quello
presentato dalla Enel Green Power S.p.A con progetto definitivo ad opera dello studio SINTECNICA s.r.l. di
Rosignano Solvay- le proposte di un serio progresso sostenibile in questo contesto murgiano e
premurgiano.
    In questa sede non mettiamo assolutamente in dubbio la validità e la proposta di fonti
energetiche rinnovabili ma proponiamo un ripensamento, oculato, ad investimenti così importanti in
un momento storico di crisi economica.
    Lo stesso titolo del progetto posto come un parco eolico pone dei dubbi e dei pregiudizi
sull’essenza stessa del progetto. Di fatti, si tratta di un vero proprio impianto industriale ai fini di
produzione di energia elettrica e non come concetto di parco che farebbe pensare quale: Zona
protetta, Terreno generalmente recintato adiacente a dimora signorile, Recinto in senso lato,
Territorio che ospita insediamenti scientifici, Foresta o territorio di particolare interesse
naturalistico.
    In un contesto come quello di Cassano, dalle tipiche prerogative agricole e turistiche che ha già
pesanti ricadute antropiche, pensiamo sia opportuno e indispensabile pensare ad un vero e proprio
progetto d’area che veda nel progresso sostenibile il suo futuro. Un progresso che non si butti,
anima e corpo, in un tipo di monocultura industriale che cresce a scapito di altre economie radicate
in anni e secoli si storia e cultura. Gli esempi proprio qui, nel cosiddetto sud, sono innumerevoli e ci
pongono oggi i dubbi se sono effettivo progresso o benessere.
Proponiamo invece un progetto d’area che veda nel suo insieme i bisogni di diverse cittadine che
già in passato hanno lottato per la salvaguardia del loro territorio con l’istituzione del Parco
dell’Alta Murgia. Ad oggi è impensabile che possano essere installati pesanti impianti praticamente
a ridosso di tale area. Impianti che possono pregiudicare, in modo irreversibile il futuro di questo
ambiente e annullare il contesto e l’essenza della Murgia. Devastare un territorio è facile anche
perché la fragilità di questi ambienti è già dimostrata. Proporre questi impianti, ora in questa in
quell’altra cittadina, non dimostra una visione d’insieme del problema energetico bensì un
assecondare interessi di grossi imprenditori a scapito delle piccole economie locali che non si
possono dividere con semplici limiti amministrativi.
  Nel progetto eolico proposto, a nostro umile parere, non sono evidenti: la conoscenza di questo
territorio e non sono espresse osservazioni su un regionalismo costruttivo. Non vengono altresì date
le motivazioni sui consumi e sulla disponibilità energetica per definire l’installazione proprio in
questo luogo. Non vengono espresse attenzioni progettuali, sugli insediamenti e gli stili di vita in
equilibrio con la natura di questo territorio. Sono invece dichiarati, asetticamente, i limiti previsti di
distanze e valori entro cui è possibile realizzare quanto proposto. Come se la tutela di specie
protette (come le zone lì presenti ZPS, SIC, ambiti territoriali estesi, IBA Important Birds Area e
Parco Alta Murgia come da direttiva 92/43/CEE, direttiva 79/409/CEE e DGR n1022 del
21/7/2005) possa essere difeso con un semplice limite posto dall’uomo su una cartografia tematica.
Dichiarando in sintesi che solo pochi metri più in là tutto è possibile!
La nostra proposta di progresso sostenibile è quella che ha già visto nella tutela del territorio e del
paesaggio come da decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 ed in particolare l'art. 146,
comma 3 quali beni da salvaguardare e tutelare con verifica di compatibilità paesaggistica degli
interventi proposti. Il progresso sostenibile che proponiamo in base a normative europee, vedi
Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea sul paesaggio, fatta a Firenze il 20 ottobre
2000, e nazionali sono il connubio di tre tipi di sviluppo: ambientale, sociale ed economico.


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La prevaricazione di un solo aspetto a scapito dell’altro creano di fatto i problemi di falso o scarso
sviluppo in una collettività non in equilibrio con il proprio ambiente.
Questo tipo di sviluppo prevede la conoscenza del territorio in tutti i suoi aspetti: geografico,
chimico, fisico, biologico, sociale, storico, culturale, urbanistico, architettonico…..
     Sono sotto gli occhi di ognuno gli errori storico-culturali sui concetti di progresso che prevede
processi lineari o di semplice crescita economica che vedono in un solo parametro il PIL, peraltro
molto riduttivo, il tasso di crescita o di sviluppo di un paese. In natura esistono solo processi ciclici
e solo con essi l’uomo, e le sue attività, deve interagire. In questi processi importanti sono i
parametri di qualità della vita e di etica.
     Un progetto d’area, in un sud che affannosamente cerca l’identità, fondamentale deve trasparire
l’etica del rispetto del NOSTRO CONTESTO SOCIALE, del NOSTRO TERRITORIO, delle
COLLETTIVITA’ VICINE. Al contempo deve tener conto della QUALITA’ della VITA. Un
parametro che deve rispondere a semplici ma precise domande:
     • Viviamo bene?
     • Stiamo vivendo al meglio delle nostre possibilità?
     • Il territorio è uno dei miei problemi?
     • Il mio vivere comporta problemi per altri esseri viventi?
     • Il mio vivere comporta problemi per i posteri?

Per fare tutto questo è indispensabile studiare ed interpretare le evidenze economiche ma anche
ecologiche del luogo come: biologia, geologia, zoologia, agricoltura, silvicoltura, ecc. Prima di un
progetto impattante come quello proposto dalla Geen Power ci saremmo aspettati una analisi attenta
verso la scelta del tipo di intervento e in particolare sulle interrelazioni tra questi aerogeneratori e
l’ambiente e gli organismi. Al contrario sembra l’ennesimo esempio di progetto a scapito
dell’ambiente e dei suoi abitanti. Ambiente che deve sopportare un uso forsennato da parte di
metodi industriali che non tengono conto degli equilibri delicati presenti in natura.
Un progetto, quello proposto all’amministrazione comunale di Cassano, che non pone contropartite
positive né a breve ne a lungo termine e che nei meandri della burocrazia viene imposto con limiti
temporali ristretti.


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Una progettualità che non prevede i COSTI. Quanto costerà al territorio e alle economie dell’area
la trasformazione irreversibile che si propone ENEL GREEN POWER?
Quanto costerà in termini ambientali la presenza di 33 aerogeneratori da 2 Milioni di Watt ciascuno
in pochi chilometri quadri?
Quanto costerà in termini di salute per la popolazione il rumore e le vibrazioni di queste strutture?
Quanto costerà in termini di mercato l’installazione di queste torri da oltre 146m di altezza visto che
non sarà più possibile una qualsiasi forma di agriturismo?
Stessa cosa per l’agricoltura in termini di strade (nuove e vecchie) portate a larghezze tali da
diminuire la superficie coltivata. Ed ancora, realizzare piazzole da oltre 1500 mq per l’installazione
di ogni torre con elettrodotti annessi. E ancora, tagliare curve per il trasporto eccezionale delle pale
da 46 m, distruggere muri a secco e i manufatti secolari in pietra locale, sarà un intervento da poco
conto?
Il rumore e il movimento continuo dei generatori, disturberà gli abitanti e gli operatori agricoli, gli
animali e in particolare gli impollinatori. Le api sono responsabili del 50 % dell’impollinazione e la
loro diminuzione è vista in termini scientifici come una maledizione; questo è acclarato in molti
studi. Saranno possibili ancora i raccolti e le coltivazioni DOP e DOC del vino primitivo e
dell’extravergine d’oliva fiore all’occhiello della nostra agricoltura nonché fonte di reddito ed
economia per l’indotto?
L’installazione di queste strutture creeranno problemi al deflusso delle acque superficiali in un’area
identificata con zone a RISCHIO IDROGEOLOGIO MEDIO ALTO E ALTO?
Gli scavi delle opere fondali come interferiranno con il substrato roccioso e con il deflusso delle
acque di falda?
Quanto, e a carico di chi, costerà lo smaltimento delle torri e relative pale?
Quanto costerà lo smaltimento e dove sarà posto il materiale di risulta degli scavi?
Quali ricadute economiche a breve e a lungo termine avrà Cassano delle Murge?
Quali pregi potranno arrivare alla popolazione dell’area per una così pesante servitù?
Un impianto così potente ed impattante serve a Cassano?
A chi interessa cedere il proprio territorio per nulla?




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OSSERVAZIONI TECNICHE

La collocazione dell’impianto eolico è prevista in ambiente carsico a spiccata vocazione agricola ad
uliveti, vitigni e mandorleti. L’area di intervento (50 Kmq) è posta nella parte settentrionale del
territorio (fig.1). Sono previsti 33 torri eoliche dall’altezza complessiva di 146 m di altezza (fig. 2).
Pari a 66 MW totali. L’aerogeneratore di progetto è il REPOWER Sistem MM 92 da 2 MW di
potenza nominale (fig.3 e 4). Dai dati economico-energetici presi dal progetto della ENEL GREEN
POWER si prevede una produzione annuale dell’impianto di 155 GWh in circa 2349 ore di
funzionamento. Al contempo, sempre da dati ENEL, Cassano consuma circa 8,5 GWh annui. Si
deduce che l’impianto produrrà 18,3 volte i consumi elettrici di Cassano. Con introiti per il
produttore compresi tra circa 21,7 e 35,6 milioni di Euro/anno. E questo malgrado il fatto che,
dall’analisi sulla produttività della centrale, il sito non è stato posizionato nell’area a maggiore
densità produttiva vedi Fig. 1 bis. Posizionando i generatori più a Nord si avrebbe avuto anche il
vantaggio di allontanarli dal centro abitato. Come mai?




Fig. 1 Area di intervento prevista nel progetto Enel Green Power.




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Fig. 1 bis. Posizionamento degli aerogeneratori e produttività eolica prevista nel progetto Enel Green Power.




Fig. 2 Posizionamento previsto nel progetto Enel Green Power dei 33 aerogeneratori. Topografia in scala 1:25000 IGM.

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Fig. 3 Posizionamento previsto nel progetto Enel Green Power dei 33 aerogeneratori. Ortofoto in scala 1:25000 circa.




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Fig. 4 Dati di targa aerogeneratore REPOWER Sistem MM 92.



Dall’analisi dei dati di targa del generatore emergono serie perplessità riguardo le sue dimensioni.
146 m di altezza e 92 m di diametro di elica. La struttura presenta un’area spazzata di 6720 mq.
Dimensioni che fanno impallidire il campanile della cittadina di Cassano con soli 33,34 m.




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Fig. 5 Schema dell’aerogeneratore con le dimensioni fisiche. Dati forniti in progetto.




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OSSERVAZIONI SUGLI IMPATTI ACUSTICI E VIBRAZIONALI

  Dai dati del generatore eolico emerge una velocità di rotazione compresa tra 7,8 e 15 giri/min con
velocità periferiche delle pale di circa 250 Km/h. Ossia frequenze fondamentali di vibrazione
comprese tra 0,13 Hz e 0.25 Hz. Con armoniche di ordine 3 per la tipologia a tre pale. Frequenze
nemmeno menzionate nella Valutazione da impatto da vibrazioni (vedi pg. 13). Vibrazioni che se
pur non percepite dall’udito umano appartengono allo spettro degli infrasuoni e che sicuramente
influiranno sul sistema neurovegetativo di ogni essere vivente presente nelle vicinanze per diversi
Km. In relazione (sulla Valutazione da impatto da vibrazioni pg. 15) si evincono limiti di appena 10
dB in meno per i ricettori posti a diverse centinaia di metri dai generatori. E per coloro che
lavoreranno e persisteranno a distanze minori cosa succederà? Una cosa è certa, il generatore emette
105 db(A) di intensità sonora (intensità ricavata dai dati di progetto vedi fig. 6 a pag. 7 della
Valutazione da impatto da vibrazioni e dai dati di targa del costruttore). Talaltro non si dichiara a
quale distanza. Va anche detto che è certo che gli infrasuoni possono viaggiare molto lontano
perché si propagano molto bene lungo il suolo con velocità di circa 800 m/s.




Fig. 6 Stralcio della valutazione impatto da vibrazione con indicazione della massima intensità sonora
dell’aerogeneratore, 105 dB(A).

    La velocità di rotazione del rotore risulta compresa tra 900 e 1800 gir/min ossia frequenze
fondamentali comprese tra 15 e 30 Hz. Queste molto probabilmente udibili anche dall’uomo. A tal
riguardo si riporta quanto relazionato in progetto riguardo la valutazione di impatto acustico:
Gli aerogeneratori durante il loro funzionamento generano due tipi di rumore. Il primo è quello
connesso al funzionamento delle apparecchiature poste all’interno della gondola, tra cui si
distingue per intensità il rumore dovuto alla rotazione degli ingranaggi del moltiplicatore di giri. Il
secondo è di tipo aerodinamico ed è associato alla rotazione delle pale. Quest’ultimo disturbo
possiede essenzialmente due distinte componenti sonore. La prima è causata essenzialmente
dall’estremità delle pale che, fendendo l’aria a velocità inferiori a quella del suono, emettono
rumore ad alta frequenza. La seconda è dovuta al passaggio periodico della pala a poca distanza

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dalla torre metallica (rumore cadenzato). Ad ogni passaggio la torre emette un impulso di
vibrazioni sonore percepibili dall’orecchio, con cadenza proporzionale al numero di giri del rotore
moltiplicato per il numero delle pale. Si comprende subito che lo spettro sonoro emesso dalle
turbine eoliche è abbastanza complesso essendo composto sia da rumore a larga banda, sia da
rumore periodico a bassa e alta frequenza.
Il valore di 105 db con pesatura A pone seri dubbi riguardo la compatibilità ambientale di queste
macchine con i siti residenziali del circondario con le attività agricole e con le forme di vita presenti
in queste campagne anche con i limiti di distanze previste in progetto.



OSSERVAZIONE SUI RISCHI INDOTTI ALLE ATTIVITA’ UMANE

  Riguardo la possibilità nel tempo che un oggetto possa distaccarsi dalla struttura e venir lanciato
si è provveduto al cosiddetto calcolo della gittata. Si ottengono lanci di piccoli oggetti fino a 248 m
e 72,6 m/s pari a 262 Km/h di velocità. Per l’intera pala si ottiene una distanza di 183 m e una
velocità intorno ai 100 Km/h. Sicuramente un dato che alza molto l’indice di rischio di una qualsiasi
attività umana nelle vicinanze, anche perchè nell’intorno sono previste innumerevoli attività
agricole vista la parcellizzazione delle proprietà.



OSSERVAZIONE SUI RISCHI GEOLOGICI
Dallo schema fondale, non meglio specificato in progetto nel disciplinale tecnico e prestazionale
(PD.CSN.DTP.001), si evince che la base ottagonale ha dimensione massima di 15 m e altezza di
3,4 m. Pari a circa 186 mq. Per capire le dimensioni e la tipologia delle fondazioni si rimanda alle
fig. 8 e 9.
Della dimensione dei pali di fondazione e della loro lunghezza nulla è chiaro né tanto meno è
descritto se non una laconica:
Scelta del tipo di palificata
La tipologia di pali da realizzare, il diametro, il numero e la lunghezza saranno indicati negli
elaborati grafici di progetto a seguito dei risultati ottenuti dalle indagini geotecniche e geologiche
effettuate. All’atto dell’esecuzione degli scavi, qualora si presentino condizioni che lo rendano
necessario,le caratteristiche dei pali potranno subire variazioni che dovranno essere indicate dal
progettista ed accettate dalla direzione dei Lavori. Tali eventuali modifiche saranno comunque
elaborate nel rispetto delle disposizioni di cui al paragrafo 6.4 delle “Norme Tecniche per le
Costruzioni” approvate con D.M. 14 gennaio 2008. Nel caso di eventuali modifiche sulla tipologia
di fondazione l’appaltatore non avrà diritto a richiedere alcun compenso aggiuntivo, tranne quelli
strettamente legate ad un maggior carico di lavoro eseguito a causa di tali modifiche.

Traspare invece, dalla relazione geologica allegata al progetto, che al momento nulla è stato
accertato riguardo alle caratteristiche geotecniche del sottosuolo!




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Fig. 7 Stralcio della tipologia fondazionale del progetto.




                                                             12
Fig. 8 Tipologia di fondazione come da sito internet del costruttore.




Fig. 9 Esempio di scavo da realizzarsi per ogni fondazione (come da sito internet del costruttore).


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Per quanto riguarda le condizioni geologiche in Relazione tecnica PD.CSN.REL.001
Così vengono definite:

Caratteristiche del suolo
Il terreno, come riportato nelle carte geologiche, risulta principalmente costituito da CALCARE DI
BARI (aree con campitura verde) e CALCARENITE DI GRAVINA (aree con campitura verde
chiaro), costituito da calcari biometrici e biosparitici bianchi dotati di elevate caratteristiche
meccaniche. Dal punto di vista geomorfologico tutta l’area di interesse risulta prevalentemente
pianeggiante, non si rilevano problematiche relative alla stabilità dei versanti. Non si riscontrano
situazioni critiche in merito alla regimazione delle acque o saturazione d’acqua, né problematiche
relative alla penetrazione del gelo. Dal punto di vista sismico, la zona di Bari risulta di scarsa
importanza e pericolosità. SINTECNICA s.r.l.
Peccato che in realtà come da Carta geologica anche allegata in Relazione Geologica
PD.CSN.REL.007 si evince tutt’altra litologia in guanto Calcari Altamura e DMT (Depositi
Marini Terrazzati (fig. 10). Piccola incongruenza che invece è fondamentale sulla qualità della
roccia e sulle sue caratteristiche! Tra le altre cose nella carta geologica mancano 9 aerogeneratori
e guarda caso sui particolari terreni tra Acquaviva e Cassano.




Fig.10 Stralcio della carta geologica allegata in relazione PD.CSN.REL.007 di progetto.

Ma l’incongruenza tra relazione tecnica e geologica continua con la dichiarazione: Non si
riscontrano situazioni critiche in merito alla regimazione delle acque in Relazione
tecnica PD.CSN.REL.001 con quanto l’area di progetto è definita come area a rischio per l’assetto

                                                                                                 14
idrogeologico contemplati con normative e regolamenti attuati dal PAI Piano Assetto Idrogeologico
con una classificazione R2, R3,R4 (rischio medio ed alto).
E ancora in Relazione tecnica PD.CSN.REL.001 a firma SINTECNICA s.r.l. si asserisce: Dal punto di
vista sismico, la zona di Bari risulta di scarsa importanza e pericolosità.
In netto contrasto con quanto si evince anche in relazione geologica di progetto in relazione
PD.CSN.REL.007 che qui si riporta:




A scanso di equivoci si allega la vera classificazione sismica del territorio di Cassano delle Murge
sulla base documentale dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) che classifica il
territorio mediante accelerazioni massime al suolo in aree di pericolosità sismica del territorio con
riferimento alla OPCM 3274 del 20 marzo 2003. La classificazione di Cassano quindi su una scala
da I a X presenta Imax comprese tra il VII e l’VIII grado (fig.11).




         Fig. 11 Classificazione di pericolosità sismica in riferimento alla OPCM 3274 del 20 marzo 2003.


                                                                                                            15
Ma le perplessità continuano rasentando il ridicolo con la dichiarazione a pag. 19 in Relazione
geologica di progetto (relazione PD.CSN.REL.007) che qui riporta:




In agro RUVO di PUGLIA?!
Ma continuiamo. Vediamo i gravi problemi idrogeologici che l’impianto eolico in questione può
comportare. Essi sono:
   • Rischio di perforazione dello strato di base della falda superficiale
   • Rischio idrogeologico ed idraulico di superficie

In figura 12 si osserva uno stralcio della tipologia costruttiva delle fondazioni di ogni palo. In
questo caso poniamo l’attenzione sui 16 pali di fondazione che in progetto non si specifica a quale
profondità possano arrivare. L’esperienza geotecnica e le simulazioni ipotizzano lunghezze di
sicurezza di 18 – 24 m. su queste previsioni è praticamente sicuro che vengano perforati i Depositi
Marini terrazzati per raggiungere i Calcari di Altamura alla base. Il problema è che tra le due
formazioni è presente uno strato impermeabile di limi ed argille quaternarie che permette di reggere
una falda superficiale che è nota nell’area Cassano – Acquaviva (fig.13). Falda superficiale che è
spesso intercettata da numerosissimi pozzi di entrambi i paesi e che hanno permesso la loro stessa
fondazione. Essa in loco è posta tra 3 e 8 m dal piano campagna. Con la perforare dello strato dello
impermeabile ad opera di questi impianti andiamo a creare tre tipi di problemi:
    • Immissione di acque di superficie, spesso inquinate da prodotti agricoli (come fosfati, nitrati
        e nitriti se non diossine) verso la falda profonda carsica;
    • La percolazione potrebbe impoverire la sottile falda e farla sparire;
    • Terzo e non ultimo la mancanza di falda potrebbe causare seri problemi di instabilità e
        dissesto degli stabili degli edifici dei due centri storici di Cassano delle Murge e di
        Acquaviva delle Fonti.
Il primo problema porterebbe a compromettere la chimica delle acque di falda profonda dell’intero
Altopiano Murgiano fortemente carsificato e fratturato figg. 14 e 15. In fig. 16 viene rappresentata
la carta delle permeabilità dell’intera Puglia. Compromettere ed inquinare tali depositi di acque
fossili e di ottima qualità e che come si vede si estendono fin nel Salento sarebbe un danno
irrimediabile ed irreversibile dai danni incalcolabile.
L’impoverimento della falda superficiale porrebbe seri problemi alle economie agricole soprattutto
a vitigni della parte tra Cassano ed Acquaviva nota come i terreni più fertili del circondario.
Ricordiamo che l’area è ora interessata da importanti impianti a vite per Primitivo DOC e DGP del
distretto di Gioia del Colle.


                                                                                                  16
Nella malaugurata ipotesi della mancanza di questa falda sarebbe invece una vera e propria sciagura
per la stabilità degli edifici dei centri storici di Cassano e di Acquaviva. Le fondamenta di questi
manufatti medievali spesso sono posti su sottili strati arenacei inframmezzati ai limi dei depositi
marini terrazzati. La mancanza di acqua di falda porterebbe alla mancanza di pressione interstiziale
dei depositi con diminuzione di portanza dei terreni. Assisteremmo al collasso strutturale di questi
edifici e alla loro condanna. Ricordiamo che proprio per questi problemi idrogeologici Cassano è
definita ad alto rischio idrogeologico e oggetto di due Finanziamenti POR 2000-2006 per
l’abbattimento del rischio.




         Fig. 12 schema delle fondazioni a palificata dell’aerogeneratore. In progetto non si evince la profondità dei
         pali né il loro diametro.




                                                                                                                     17
Fig. 13 schema del sottosuolo di Cassano delle Murge con i calcari carsificati alla base e i DMT in superficie. Interposti
fra queste litologie gli strati impermeabili delle argille.




Fig. 14 Schema della tipologia litologica di profondità dell’Altopiano Murgiano con micro e macrocavità di origine
carsica.




                                                                                                                       18
Fig. 15 Schema funzionale idraulico dell’Altopiano Murgiano sede di falda profonda.




Fig. 16 Cartografia tematica della Regione Puglia in cui è rappresentata la permeabilità idraulica delle litologie. Si noti
l’importanza idraulica delle aree Murgiane ed in particolare dell’area di Cassano sulla importante falda di profondità
che i estende dall’Ofanto al Salento.

Veniamo ora al problema idrogeologico ed idraulico delle acque di superficie. In Relazione
geologica di progetto non si evincono assolutamente le estreme problematiche insite in questa parte
del territorio barese storicamente responsabile dei problemi alluvionali avvenuti nel nostro
capoluogo di regione. La bibliografia e le cronache in merito sono vastissime e il ricordo dell’ultima
alluvione, quella del 2005, è ancora vivido nella memoria di tutti per le 5 giovani vittime perite
proprio nei luoghi in cui si pensa di porre l’impianto (vedi C12 del Progetto) fig17.




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Fig. 17. Ponte crollato in occasione dell’alluvione del 23 ottobre 2005 sulla provinciale Cassano-Bitetto. In quella
occasione il crollo costò la vita a 5 giovani vittime.

E’ vero che l’uomo dimentica le notizie cattive, ma le perplessità sorgono spontanee sulla
convivenza di questo importantissimo dedalo di lame con l’impianto di aerogeneratori. In figura 18
viene rappresentato il complesso sistema di decorsi torrentizi che si sviluppano dall’entroterra
murgiano e si dirigono tutti in una stretta area di sfocio in corrispondenza del capoluogo pugliese.
In Particolare si noti l’estrema importanza del sistema di Lama Picone con i suoi due rami Badessa
e Baronale che dal territorio in oggetto si dirigono verso Bari.




Fig. 18 rappresentazione delle lame (decorsi torrentizi superficiali) della conca barese. In Particolare si noti l’estrema
importanza del sistema Picone con i due rami Badessa e Baronale.

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Due veri e propri fiumi che, anche se saltuariamente, ad ogni alluvione importante fanno il loro
mestiere. Entrambi i rami principali e tutto il sistema di affluenti ha origine alle falde delle Murge
tra Cassano ed Acquaviva. In particolare il sistema riveste estrema rilevanza nell’area di impianto.
Per mettere in evidenza i deflussi idrici si è pensato di elaborare sulla base dell’ortofoto su scala a
25000 i decorsi superficiali e le aree di espansione (fig. 19).




Fig. 19 rappresentazione grafica dei decorsi superficiali del Torrente Picone nel territorio di Cassano ed Acquaviva.



Vere e proprie aree di corso fluviale e di alveo che vanno assolutamente rispettate per l’incolumità
degli uomini e delle infrastrutture lungo tutto il loro decorso. Pena la sicurezza non solo di questi
siti quanto anche dell’intero capoluogo Bari. Non a caso si pensò alla realizzazione della Foresta
Mercadante ad inizio ‘900 a seguito di altri eventi luttuosi per le alluvioni di quel periodo.
L’esperienza ha portato queste terre a essere contemplare nelle normative e nei regolamenti attuati
dal PAI (Piano Assetto Idrogeologico) come zone a rischio per l’assetto idrogeologico con
classificazione R2, R3, R4 (rischio medio alto ed alto).
Invece nella relazione in progetto, nella parte dei studio di impatto ambientale e sulle modifiche dei
processi geodinamici, si dichiara:

La caratterizzazione geologica e geomorfologica condotta ha consentito di escludere particolari
problematiche fondazionali.



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E in più in carta geologica (fig. 10) non sono stati evidenziati ben 9 eorogeneratori proprio in questa
area!

Ogni commento è inutile!

Però è il caso di porci alcune semplici domande.
E’ una relazione riferita al territorio di Cassano delle Murge?
Si tratta di un progetto fotocopia presentato a chissà quante amministrazioni comunali?
E’ un progetto redatto da tecnici che conoscono questi luoghi?




PROBLEMATICHE LEGATE ALLA DISMISSIONE

A tal riguardo si calcola un volume di inerti da scavo e da 16 trivellazioni pari circa a 2.000 mc a
palo. Il volume totale da smaltire è una discreta montagnola (66.000 mq) e nulla si evince sul suo
smaltimento. In relazione tecnica la cosa si risolve con questa frase:

3.8. FASE DI DISMISSIONE
Durante la fase di dismissione dell’impianto gli impatti di maggior entità saranno dovuti al traffico
veicolare ed alla dismissione dei cavi elettrici e dei componenti dell’aerogeneratore. Tali impatti
hanno durata contenuta. Per quanto riguarda la rete viaria non saranno necessarie riprofilature
già eseguite in fase di esecuzione e le fondazioni non verranno smantellate poiché essendo
ricoperte da uno strato di 1m di terreno permettono comunque le attività agricole a cui
originariamente erano destinate.

Questo vuol dire che le basi ottagonali da 15 m e circa 200 mq (vedi fig. 8 e 9) non saranno
smantellate! Inoltre non è specificato a carico di chi, se della Green Power o del proprietario
della particella?




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OSSERVAZIONI AMBIENTALI

OSSERVAZIONI SULLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
ENEL GREEN POWER S.p.A. (SINTECNICA SRL) SIA.CSN.001

Rapporto del progetto con il R.R. 30 Dicembre 2010 n. 24 “Regolamento attuativo del Decreto del
Ministero per lo Sviluppo Economico del 10 settembre 2010, “Linee Guida per l’autorizzazione
degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”, recante la individuazione di aree e siti non idonei alla
installazione di specifiche tipologie di impianti alimentati da fonti rinnovabili nel territorio della
Regione Puglia”.
Dalla lettura del R.R. 30 Dicembre 2010 n. 24 si evince come il presente progetto ricada nel campo
di applicazione dello stesso. Infatti, l’art. 5, comma 1, recita:

1. Il presente regolamento non si applica ai procedimenti in corso alla data della sua
pubblicazione, qualora riferiti a progetti completi della soluzione di connessione di cui al punto
13,1 lett. f) della parte III delle linee guida emanate con DM 10 settembre 2010 e per i quali a tale
data siano intervenuti i prescritti pareri ambientali, né ai procedimenti relativi ad impianti eolici
ricadenti nel campo di applicazione del Regolamento regionale 4 ottobre 2006, n. 16
(“Regolamento per la realizzazione di impianti eolici nella Regione Puglia”).

Per cui non avendo completato l’iter autorizzativo dei pareri ambientali né quello delle connessioni
e non ricadendo nel campo di applicazione del RR 16/06 annullato prima della presentazione del
presente studio di VIA, il progetto è sottoposto alla individuazione delle Aree non idonee.
Entrando nel merito dell’inidoneità del progetto, si evidenzia che nel R.R. 30 Dicembre 2010 n. 24,
art. 4 comma 1, è specificato che:
 “Nelle aree e nei siti elencati nell’Allegato 3 non è consentita la localizzazione delle specifiche
tipologie di impianti da fonti energetiche rinnovabili indicate per ciascuna area e sito.”

Il presente progetto è inidoneo in quanto la sua tipologia E.4d) rientra nelle seguenti aree non
idonee:

•   “Altre aree ai fini della conservazione della biodiversità presenti in Puglia e individuazione
    delle tipologie inidonee di impianti” per la tipologia “Connessioni” (Fig. 1);

•   Lame e gravine presenti in Puglia e individuazione delle tipologie inidonee di impianti (Fig. 2);

•   “Aree agricole interessate da produzioni agro-alimentari di qualità presenti in Puglia e
    individuazione delle tipologie inidonee di impianti.”
    Rispetto a questa inidoneità si specifica che l’area rientra nella DOP OLII TERRA DI BARI - reg. ce n.
    2325 del 24.11.97 (Guce l. 322 del 25.11.97) e nella DOC VINI GIOIA DEL COLLE - DPR 11/05/87.
    Pertanto, l’inevitabile espianto di almeno 100-200 individui di ulivi e di vari vitigni è in totale
    contrasto con il RR 24/10.




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Fig. 1 – Tipologia inidonea “Lame e Gravine”




                                               24
Fig. 2 – Tipologia “Altre aree ai fini della conservazione della biodiversità presenti in Puglia” Connessioni




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OSSERVAZIONI SULL’ IMPATTO AMBIENTALE SU FAUNA FLORA ED
ECOSISTEMI


AVIFAUNA
A pag. 66 del SIA.CSN.001 sono riportate le specie di uccelli minacciate e di interesse
conservazionistico presenti nell’area interessata dal progetto e si dichiara testualmente:

“fatta eccezione per il Falco Grillaio, la Calandra e la Calandrella, le altre specie non sono
presenti in quanto l’area di intervento non risulta essere di tipo xerica, adibita a colture
cerealicole, pascoli e incolti, ambienti elettivi per specie con alto valore conservazionistico-
scientifico”.

In realtà sono presenti nell’area altre specie minacciate quali:
Barbagianni (Tyto alba), Assiolo (Otus scops), Gufo comune (Asio otus), Tottavilla (Lullula
arborea), Succiacapre (Caprimulgus europaeus), Averla capirossa (Lanius senator), Averla
cenerina (Lanius minor), Monachella (Oenanthe hispanica), Tordela (Turdus viscivorus).

Quindi, in totale le specie di avifauna di interesse conservazionistico e/o minacciate di
estinzione a livello locale, nazionale ed internazionale, presenti nell’area di progetto sono
almeno 12.

IMPATTO SUL GRILLAIO (Falco naumanni)
Contrariamente a quanto riportato a pag. 67, l’entità e l’importanza della colonia di Grillaio Falco
naumanni di Cassano delle Murge è nota già da tempo (Monitoraggio della popolazione di Grillaio
Falco naumanni delle Murge (Italy) nel periodo 1993-1996, attraverso il conteggio della
popolazione pre e post-riproduttiva ai dormitori - A. Sigismondi, G. Cassizzi, N. Cillo, M. Laterza.
2nd International Conference On Raptors. Urbino 1996).
L’ultimo monitoraggio pre-riproduttivo, effettuato nel 2010 dal PN AltaMurgia, ha registrato un
totale di 500 individui.
Quindi, per consistenza numerica e posizione geografica, la colonia di Cassano Murge riveste un
ruolo di elevatissima rilevanza all’interno della popolazione pugliese e nazionale.
Inoltre, dalla colonia di Cassano delle Murge, mediante un processo durato diversi anni, si è
originata la colonia di Acquaviva delle Fonti, che nell’ultimo censimento pre-reproduttivo risulta
essere costituita da 390 individui (PN AltaMurgia) .
Le due colonie sono in stretto collegamento tra loro e il dormitorio di Cassano delle Murge è
utilizzato dalla colonia di Acquaviva nella fase post-riproduttiva, dopo l’involo dei juv, in un
periodo molto delicato per la specie, in cui le varie colonie della popolazione murgiana di
Falco naumanni interagiscono tra loro.
Nel SIA, quindi, oltre alla omissione della consistenza e dell’importanza della colonia di Falco
naumanni di Cassano M., non si fa menzione della colonia di Acquaviva e il posizionamento degli
aerogeneratori a tutto fanno pensare tranne che a un corridoio di passaggio per la specie, come
invece viene affermato nelle conclusioni.
Alla luce di queste considerazioni, si ritiene che il gruppo di pale previste dal progetto in direzione
di Acquaviva delle Fonti (C1, C2, C3, C4, C5, C6, C7, C8, C28, C29, C30, C31, C32) costituisca
una vera e propria barriera e quindi una seria minaccia per la presenza del Falco naumanni,
sia nel territorio di Cassano Murge, sia in quello di Acquaviva delle Fonti.

STRIGIFORMI
Contrariamente a quanto dichiarato a pag. 66 del PD.CSN.REL.013, l’area interessata dal progetto
ospita ben quattro specie di rapaci notturni:

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Barbagianni (Tyto alba), Assiolo (Otus scops), Gufo comune (Asio otus) e Civetta (Athena
noctua).
Il Barbagianni, il Gufo comune e l’Assiolo sono inseriti nella lista rossa nazionale (LR).
I rapaci sono all’apice di catene trofiche e, in particolare i rapaci notturni nelle aree agricole,
svolgono un ruolo ecologico di grande importanza, come ad esempio il contenimento dei
micromammiferi.
    Questi uccelli utilizzano il loro sensibilissimo udito per localizzare le prede e di conseguenza
sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento acustico derivante dal movimento delle pale.
Se in prossimità delle pale vengono dichiarati 105 db (l’equivalente del rumore prodotto da un
martello pneumatico alla distanza di 2m), si può ben immaginare come l’inquinamento acustico
pressoché continuo, prodotto dal movimento delle pale, costringerebbe questi rapaci all’abbandono
dell’area con la conseguente alterazione degli ecosistemi agricoli.
Si ritiene dunque che l’impatto indiretto provocato sui rapaci notturni dal rumore del
movimento delle pale in tutta l’area interessata dal progetto non sia stato considerato e che sia
particolarmente grave e di sicura incompatibilità con le specie già presenti.


MAMMIFERI
La relazione a pag. 68 dichiara “poiché alcune zone di intervento sono vicine all’Area protetta
Foresta di Mercadante, si annovera pur sporadicamente la presenza di alcune specie quali la
Volpe, la Donnola e la Faina”.
Di fatto la Volpe (Vulpes vulpes) la Donnola (Mustela nivalis) e la Faina (Martes foina) sono
presenti in tutta l’area interessata dal progetto e nelle zone di macchia boschiva presenti nella lama,
non si può escludere la presenza del Tasso (Meles meles).

CHIROTTERI
La relazione tecnica a pag. 73 dichiara interferenze (dirette e indirette) con le specie di Chirotteri
presenti all’interno dell’area interessata dal progetto, dove è accertata la presenza di siti di
importanza strategica per i pipistrelli come nursery, rifugio estivo ed invernale.
Viene assicurato che “Gli impatti diretti saranno mitigati con un costante e continuo monitoraggio”.
Non risulta chiaro come un “monitoraggio costante e continuo” possa mitigare l’impatto
diretto delle pale sui Chirotteri. Il monitoraggio deve, infatti, essere effettuato
preventivamente.

Si richiama a tal proposito la sentenza n. 939 del TAR Toscana che recita:
“…appare di evidente ragionevolezza la conclusione del rapporto istruttorio che, per l’ipotesi di
esclusione del progetto dalla procedura di VIA, ritiene necessario che “preventivamente al rilascio
dell’autorizzazione alla costruzione dell’impianto” debba essere effettuata “una campagna di
rilievi sul campo della durata di 18 mesi” per valutare la frequentazione del sito da parte di rapaci
e di chirotteri con la definizione di soglie critiche di mortalità specifiche per le varie specie e che
successivamente, sulla base dei risultati dei rilevamenti, il proponente provveda agli interventi
indicati dalla Provincia come necessari.
Né ovviamente il prescritto monitoraggio di durata triennale, da effettuarsi in corso di esercizio
dell’impianto medesimo, può essere considerato come equivalente e sostitutivo della mancata
realizzazione della campagna di rilievi ritenuta necessaria al fine di acquisire proprio quelle
conoscenze dell’ecosistema più attendibili che avrebbero permesso una più esatta valutazione di
incidenza dell’impianto sull’ambiente e, quindi, la previsione di misure di mitigazione dettate da
specifiche esperienze locali oppure, ove i rilievi fossero stati negativi, la conferma della valutazione
di incompatibilità già espressa dalla medesima provincia di Grosseto nel 2002.”

Si chiedono pertanto chiarimenti e si evidenzia l’obbligo di effettuare il monitoraggio come

                                                                                                     27
d’altronde previsto obbligatoriamente dalla DGR 131/04 in applicazione dell’art. 7 della
L.R.11/01.


ANFIBI
Nel documento non è riferito nessun impatto sugli anfibi, poiché nella relazione tecnica
PD.CSN.REL.013, a pag. 7, si dichiara che le specie di anfibi “associate ai limitati e puntiformi
ambienti umidi nell’area di interesse non risultano presenti allo stato delle conoscenze attuali”.
Viene quindi ignorata la lama, che attraversa longitudinalmente tutta l’area interessata dal progetto,
dove sul fondo si formano con regolare frequenza pozze d’acqua temporanee, ambiente idoneo per
diverse specie di anfibi.
La relazione ignora soprattutto le cisterne, le piscine, i pozzi e altri depositi di acqua collegati alle
attività antropiche, che ospitano specie di anfibi e rettili.
Oltre alla presenza certa del Rospo smeraldino (Bufo virdis) e del Tritone italico (Triturus
italicus) non si può escludere la presenza della Raganella (Hyla intermedia).
Per il rospo smeraldino, come per la raganella e altri anfibi, il canto notturno del maschio durante il
periodo degli accoppiamenti ha la una funzione di richiamare le femmina, che accorre anche da
lunghe distanze.
Si ritiene quindi che l’impatto prodotto dal rumore delle pale sulle specie di anfibi possa
influire negativamente sulla presenza delle specie di anfibi.


RETTILI
Sempre a pag. 66 si dichiara: “Fra le specie succitate fatta eccezione per la presenza sporadica
della vipera, del cervone e del ramarro le altre specie non sono presenti in quanto l’area di
intervento non risulta essere di tipo xerica ma esclusivamente a vocazione Agricola”.
I muretti a secco, le specchie, i trulli, i ruderi e tutti i manufatti appartenenti al patrimonio
architettonico rurale del luogo e diffusi in tutta l’area interessata dal progetto, ospitano
permanentemente e non sporadicamente le seguenti specie di rettili: Vipera (Vipera aspis), Cervone
(Elaphe quatuorlineata), Colubro leopardino (Zamenis situla), Ramarro (Lacerta virdis), Geco di
Kotschyi (Cyrtopodion kotschyi), Geco comune (Tarentola mauritanica).
Quindi, nell’area interessata dal progetto, sono presenti 6 specie di rettili, di cui 5 inserite lista rossa
ed in allegato II della direttiva CEE 43/92.
Si ritiene che le opere infrastrutturali previste dal progetto, tra cui la distruzione irreversibile
dell’ecosistema collegato ai muretti a secco, influiscano negativamente sulla presenza delle
specie di rettili presenti.




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FLORA ED ECOSISTEMI

A pag. 70 del SIA.CSN.001 si dichiara:
Il territorio su cui verranno posizionati gli aerogeneratori, analizzato dettagliatamente dal punto di
vista floristico e vegetazionale utilizzando come base di riferimento sia dati reperibili in letteratura,
sia dati inediti attenuti durante le ricognizioni in campo ha evidenzato quanto segue:
• Nessun habitat prioritario e/o comunitario verrà interessato da azioni progettuali
• Nessuna delle specie vegetali dell’allegato I della Direttiva 92/43/CEE è presente nell’area di
intervento
• Nessuna delle specie vegetali riportate nella Lista Rossa Nazionale è risultata presente nel
territorio considerato
• Nessuna delle specie vegetali riportate nella Lista Rossa Nazionale è risultata presente nel
territorio oggetto d’intervento
• Nessuna specie di orchidacee protette dalla Convenzione Cites è stata rinvenuta nel sito.

Di fatto nel territorio interessato dal progetto sono presenti tre habitat prioritari:
1) Bosco di Grottagiglio - Contrada Grottagiglia (fig 1, fig 2)
    Habitat 9250: Querceti a Quercus trojana (91AA: Boschi orientali di quercia bianca),
    Sono presenti le seguenti specie vegetali di pregio e rilevanza nazionale:
    Quercus trojana, Quercus virgiliana, Quercus calliprinos, Arum apulum, Paeonia mascula,
    Cyclamen hederifolium, Cyclamen repandum.




                                                                                                      29
2) Steppa mediterranea in Contrada Grottagiglia (fig3)
   Habitat 6210*: Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su
   substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee).
   Sono presenti le seguenti specie di orchidee spontanee, tutte protette dalla Convenzione CITES:
   Orchis italica, Anacamptis morio, Anacamptis papilionacea, Anacamptis pyramidalis,
   Ophrys passionis subsp. garganica, Ophrys incubacea, Ophrys tenthredinifera,
   Ophrys lutea subsp. minor, Ophrys bertolonii, Neotinea tridentata, Serapias lingua.




                                                                                               30
3) Inghiottitoio carsico Grava di Pasciuddo Contrada la grava
   Habitat 8310: Grotte non ancora sfruttate a livello turistico.

  Questo habitat assume notevole importanza soprattutto per la conservazione di una fauna
  cavernicola caratterizzata da animali molto specializzati e spesso strettamente endemici. Si tratta
  di una fauna costituita soprattutto da invertebrati esclusivi delle grotte e dei corpi idrici
  sotterranei come i coleotteri appartenenti alle famiglie Bathysciinae e Trechinae i crostacei
  (Isopoda, Amphipoda, Syncarida, Copepoda) e i molluschi acquatici della famiglia Hydrobiidae.
  Le grotte costituiscono spesso i luoghi di rifugio durante il letargo invernale per varie specie di
  vertebrati dell’Allegato II. Più specie possono utilizzare a tal fine la stessa grotta. Le grotte sono
  importanti habitat per i Chirotteri, esse ospitano inoltre anfibi molto rari come Proteus anginus e
  diverse specie del genere Speleomantes.





                                                                                                     31
OSSERVAZIONI SULL’IMPATTO RELATIVO ALLE ARCHITETTURE
RURALI E AL PAESAGGIO AGRARIO
                                                                       Il progetto definitivo, così come
                                                                       proposto da Sintecnica S.r.l., necessita
                                                                       per la sua realizzazione di una
                                                                       riconfigurazione       sostanziale   del
                                                                       sistema viario, fatto ad oggi da strade
                                                                       interpoderali spesso non più larghe di 3
                                                                       metri, oltre che uno stravolgimento del
                                                                       paesaggio agrario tradizionale per
                                                                       come lo si vede oggi. Le opere
                                                                       propedeutiche alla realizzazione del
                                                                       “Parco Eolico” consistenti prima nella
                                                                       costituzione di un’adeguata viabilità di
                                                                       cantiere adatta alla percorrenza di Tir
                                                                       per    trasporto      eccezionale  della
                                                                       lunghezza di oltre 45 metri, come
                                                                       espresso dai progettisti, e poi nella
                                                                       costituzione dei 33 cantieri ai piedi
                                                                       degli aerogeneratori, necessiterà di
                                                                       complessi ed invasivi interventi su
                                                                       quella che diventerà la viabilità di
                                                                       cantiere, ed in particolare1:
                                                                       ‐ un consistente allargamento della
                                                                          sezione stradale a mezzo di
                                                                          esproprio fino a minimo 5 m con la
                                                                          conseguente demolizione di tutte le
                                                                          recinzioni fatte con tradizionali
                                                                          muri di pietra a secco;
Fig. 1_ Fotosimulazione dell’aerogeneratore vicino alla Chiesa
Madre di Cassano

1
  Dalla Relazione Paesaggistica di Progetto - PAE.CSN.001
“1.8. COSTRUZIONE DEL PARCO - 1.8.1. STRADE DI ACCESSO
La prima opera che è necessario analizzare e dove richiesto adeguare sono le infrastrutture di accesso alle aree
interessate dall’installazione degli aerogeneratori.
Una parte delle opere sarà di tipo permanente questa comprenderà le opere minime indispensabili per permettere
l’accesso al cantiere ai fini della manutenzione e dove necessario della riparazione del parco. In particolare dovranno
essere verificate e dove necessario adeguate le larghezze e i raggi di curvatura delle strade di accesso al cantiere che
verranno utilizzate dai mezzi di trasporto dei componenti degli aerogeneratori considerando il trasporto di maggior
lunghezza che è costituito dal trasporto delle pale pari a 45m.
Le strade di accesso dovranno avere dimensioni pari a 5m di larghezza e 5 m di altezza sgombra da ostacoli, l’altezza
sgombra da ostacoli della strada dovrà essere garantita per evitare interferenze con la vegetazione esistente o con linee
elettriche locali durante il passaggio dei mezzi.
Nelle specifiche tecniche fornite da Repower vengono indicate le caratteristiche minime che devono possedere le strade
per poter consentire un trasporto ed un installazione dell’aerogeneratore in sicurezza.
Per quanto riguarda le fasi di trasporto si dovrà porre particolare attenzione alla pendenza ed alla larghezza della
strada.
La pendenza della strada non dovrà essere superiore a 2°. Il peso totale massimo del mezzo di trasporto non dovrà
superare 140t. Su una lunghezza di 50 non si dovrà avere pendenze di 2°o 3.5°.




                                                                                                                      32
Inizialmente si dovrà intervenire sulle strade esistenti con opere di pulizia delle canalette laterali di scolo e di
sistemazione della vegetazione circostante la strada spesso lasciata incolta.
Si procederà quindi alle opere di scavo, ove necessario, fino al raggiungimento della quota desiderata, verrà quindi
realizzato uno strato di sabbia compattata dello spessore di 30cm, sopra di questo verrà costituito uno strato di
spessore 35cm di ghiaia compattata, granulometria di diametro massimo pari a 60mm, il tutto verrà completato da uno
strato di spessore 10cm di ghiaia compattata, granulometria con diametro massimo di 30mm.
La maggior parte della viabilità circostante il parco eolico è sterrata o asfaltata ma presenta larghezza ridotta rispetto
a quella necessaria per il trasporto delle pale. In alcuni casi sono presenti recinzioni lungo il limite stradale, in questi
casi si interverrà rimuovendo la recinzione e procedendo al termine dei lavori al ripristino delle stesse.”




        Fig. 2_ Viabilità attuale con muretti a secco e arbusti a margine sulla Via Vecchia Cassano-Acquaviva




                      Fig. 3_ Alberature (noce) che ingombra su una strada interessata dal progetto

                                                                                                                        33
‐ il taglio di tutto quello che ingombra per un’altezza minima di 5 m, ivi compresi alberature e
  linee elettriche;
‐ la riprofilatura di diverse curve per le manovre dei Tir con il conseguente espianto di
  numerosissimi ulivi oltre che di muri a secco;
‐ consistenti ripianature delle pendenze viarie per ricondurle ai 2° massimo;
‐ il taglio di tutta la vegetazione spontanea (rovi e arbusti) e la perdita degli ambienti idonei alla
  presenza di numerose specie di orchidee a margine di tutte le strade interessate dal passaggio
  dei Tir per raggiungere la sezione effettiva di 5 m;
‐ lo scavo per l’interro dei Cavidotti per 22 km;
‐ la realizzazione di Piazzole (dimensione 25 x 45 m) e Fondazioni dell’aerogeneratore
  (costituita da plinto ottagonale su palificata del diametro di 15 m e una profondità non precisata
  in progetto che si definirà caso per caso con le puntuali indagini geologiche in fase esecutiva).




Quello che si descrive rappresenta senza dubbio alcuno una profonda modificazione, se non
lacerazione, del tipico paesaggio agrario cassanese fatto, come in altri comuni contermini, di una
viabilità “in filigrana” che si muove nella fertile piana con colture di ulivi, vite ed alberi da frutta,
fra recinzioni in pietra a secco, trulli, piccoli e medi fabbricati rurali (spesso abitati dai detentori
delle terre), spesso bordato da cespugli di rovi o piccoli arbusti spontanei.

Come espresso nel Codice dei BB.CC.2, il Paesaggio è definito all’art. 131, comma 1, come:
“il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali, umani e
dalle loro interrelazioni”

2
  D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 - CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO - ai sensi dell’art. 10 della
legge 6 luglio 2002, n.137 - così come modificato dal D. Lgs. 24 marzo 2006, n. 156 e D. Lgs. 24 marzo 2006, n. 157 -
nonché dal D. Lgs. 26 marzo 2008, n. 62 e D. Lgs. 26 marzo 2008, n. 63

                                                                                                                  34
oppure circa la Tutela del Paesaggio al comma 4:
“è volta a riconoscere, salvaguardare e, ove necessario, recuperare i valori culturali che esso
esprime. I soggetti, indicati al comma 6, qualora intervengano sul paesaggio, assicurano la
conservazione dei suoi aspetti e caratteri peculiari”
e ancora al comma 6:
“Lo Stato, le Regioni, gli altri Enti Pubblici territoriali nonché tutti i soggetti che, nell'esercizio di
pubbliche funzioni, intervengono sul territorio nazionale, informano la loro attività ai principi di
uso consapevole del territorio e di salvaguardia delle caratteristiche paesaggistiche e di
realizzazione di nuovi valori paesaggistici integrati e coerenti, rispondenti a criteri di qualità e
Sostenibilità”

Appare dunque necessaria una seria riflessione e valutazione sulla reale opportunità di realizzare un
intervento così impattante sul territorio, viste le pesanti ricadute;
‐ sull’aspetto della viabilità di campagna, ridisegnata, livellata per ridurre le pendenze e lasciata al
   dilavamento delle piogge (il progetto non prevede l’uso di asfalto);

‐ sui numerosi ulivi che verranno espiantati;
‐ sulle piccole architetture rurali e recinzioni in muretti a secco, che verranno demoliti e mai più
  recuperati, o peggio ancora ripristinati in cemento;

‐ sul paesaggio agrario nel complesso, aggredito su tutta la zona più fertile del Comune con dei
  colossi rumorosi e comunque visibili in una zona praticamente pianeggiante;

‐ sul paesaggio che si percepirà dal Parco Nazionale dell’Alta Murgia che, se pur distanziato come
  da norma, si trova ad una quota decisamente più alta e dominante sulla piana del “parco eolico”
  devastando le potenzialità di questo territorio.




   Fig. 4_ Tratto della Via vecchia Cassano-Acquaviva interessato dal costituendo Prog. "Ciclovie di Giano"
   (finanz. Regione Puglia)

                                                                                                              35
Importante è rilevare anche che la Regione Puglia con fondi P.O. F.E.S.R. 2007-2013 ha finanziato
due progetti per il turismo sostenibile del Comune di Cassano delle Murge, una Rete
Escursionistica Comunale “Sentieri di Giano” e una nuova Rete per Cicloamatori “Ciclovie di
Giano” che integra ed amplia l’esistente “Circuito delle Querce” per un complessivo tracciato di
centinaia di chilometri. La realizzazione di questo secondo nella parte della Via Vecchia Cassano-
Acquaviva, per ironia della sorte, potrebbe essere vanificata dalla devastazione operata dal proposto
progetto.
Allora viene da chiedersi:
Come si può da un lato puntare sulla Sostenibilità, sulla Mobilità Lenta, sull’intervento non
invasivo e poi prestare il fianco alla speculazione e alla devastazione permanente del Paesaggio?
Perché cancellare dei segni della nostra storia e del nostro paesaggio rurale tradizionale, certi tra
l’alto della scarsa efficacia dal punto di vista energetico? Perché la Puglia non prova a trovare
una via alternativa agli impianti industriali pur per energia pulita (puntare su impianti domestici
per mini-eolico, fotovoltaico e solare termico?
Perché insomma barattare il nostro Futuro e il nostro Paesaggio in cambio di un pugno di
mosche?




                                                                                                  36
OSSERVAZIONE SUGLI ASPETTI URBANISTICI

        Il territorio amministrativo della città di Cassano, per i suoi valori paesaggistici ed
ambientali, risulta in gran parte interessato a sud-ovest dalla perimetrazione del Parco Nazionale
dell’Alta Murgia, che costituisce di fatto una linea di confine per la edificabilità e l’espansione
urbanista del tessuto urbano. Ragion per cui l’unico ambito di sviluppo futuro dell’abitato è proprio
quello interessato dall’impianto eolico di cui ci si occupa.
        D’altra parte l’impianto dista poco più di un kilometro dal perimetro urbano consolidato
attuale, occupando, peraltro, circa un terzo dell’intera estensione territoriale ed amministrativa
comunale. Non va, oltremodo, trascurata la presenza dell’edificato diffuso anche di carattere
residenziale. Oltretutto, l’idea della edificabilità dei suoli travalica le cogenti previsioni urbanistiche
dello strumento regolatore, in quanto le disposizioni normative (LEGGE REGIONALE 20/2001 e
susseguenti modificazioni) e gli scenari in letteratura suggeriscono forme di perequazione dei
tessuti cittadini tali da richiedere una disponibilità di suolo utile ad attuare modalità compensative
dei carichi edificatori che supera gli attuali confini urbani.




                                                                                                        37
CONCLUSIONI

Ricordiamo inoltre che il DdL del 6 dicembre 1991 n°394 “Legge quadro sulle aree protette” tende
alla conservazione di: specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità
geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotipi, di valori cenici e
panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri ecologici.

Crediamo che una tale produzione, tutta concentrata in poco spazio, sia inutile e dannosa per
l’impronta ecologica che ricadrà sul territorio. Crediamo inoltre che non si è tenuto conto di un
fattore importante che è alla base di qualsiasi equilibrio ecologico il consumo di territorio. Non
dimentichiamo il ruolo importantissimo che la Puglia ha quale regione produttrice di energia.
Come Comitato Murgia Viva, siamo più propensi alla realizzazione spalmata e più vicina agli
utilizzatori, che è vero forse risulterà meno produttiva, ma sicuramente avrà minori costi di
trasmissione di energia. Inoltre differenziare la tipologia di produzione tra eolico e fotovoltaico ed
in particolare con la realizzazione di piccoli impianti sui capannoni industriali e su molte abitazioni
private sarebbe più utile e con maggiore ricaduta economica sui redditi di tanti nuclei familiari. La
nostra proposta è indirizzata a piccoli risparmiatori e produttori che permetterebbero la stessa
produttività con l’invisibilità dei sistemi produttivi unita alla possibilità di un futuro più
consapevole di fonti energetiche.

Quale comitato dei cittadini di Cassano e quali associazioni di categoria e associazioni
culturali, qui in calce, non crediamo di meritare un tale scempio e ci affidiamo al buon senso
dei nostri amministratori. Crediamo fermamente che essi sentano il dovere del loro mandato e
prendano seriamente in conto queste osservazioni che provano l’infondatezza e la
scelleratezza di questo progetto che non presenta nemmeno la firma singoli dei progettisti.




                                                                                                    38
INDICE

PREMESSA                                                     pag. 2


OSSERVAZIONI TECNICHE                                         pag. 5


OSSERVAZIONI SUGLI IMPATTI ACUSTICI E VIBRAZIONALI            pag. 10


OSSERVAZIONE SUI RISCHI INDOTTI ALLE ATTIVITA’ UMANE pag. 10


OSSERVAZIONE SUI RISCHI GEOLOGICI                              pag. 11


PROBLEMATICHE LEGATE ALLA DISMISSIONE                          pag. 22


OSSERVAZIONI AMBIENTALI                                        pag. 23


OSSERVAZIONI SULL’ IMPATTO AMBIENTALE SU FAUNA FLORA ED
ECOSISTEMI                                        pag. 26


OSSERVAZIONI SULL’IMPATTO RELATIVO ALLE ARCHITETTURE
RURALI E AL PAESAGGIO AGRARIO                  pag. 32



OSSERVAZIONE SUGLI ASPETTI URBANISTICI                        pag. 37


CONCLUSIONI                                                  pag. 38


ALLEGATI:
Osservazioni delle Aziende Agrituristiche e delle Attività Agricole ed
Agroalimentari di Cassano delle Murge


                                                                        39
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Osservazioni murgiaviva

  • 1. UN PARCO EOLICO PER CASSANO? OSSERVAZIONI al PROGETTO DEFINITVO per un IMPIANTO EOLICO S09.ENL.005 Enel Green Power S.p.A ad opera dello studio SINTECNICA s.r.l. in agro di CASSANO DELLE MURGE (BA) C O M I TATO C I T TA D I N O MURGIAVIVA CASSANO DELLE MURGE
  • 2. UN PARCO EOLICO PER CASSANO? PREMESSA Con questa relazione il comitato “Murgia Viva” di Cassano delle Murge esprime dare il proprio contributo alle motivazioni del NO di una popolazione (non solo di Cassano ma di tutto il circondario della provincia di Bari) che non vede in un mega impianto eolico come quello presentato dalla Enel Green Power S.p.A con progetto definitivo ad opera dello studio SINTECNICA s.r.l. di Rosignano Solvay- le proposte di un serio progresso sostenibile in questo contesto murgiano e premurgiano. In questa sede non mettiamo assolutamente in dubbio la validità e la proposta di fonti energetiche rinnovabili ma proponiamo un ripensamento, oculato, ad investimenti così importanti in un momento storico di crisi economica. Lo stesso titolo del progetto posto come un parco eolico pone dei dubbi e dei pregiudizi sull’essenza stessa del progetto. Di fatti, si tratta di un vero proprio impianto industriale ai fini di produzione di energia elettrica e non come concetto di parco che farebbe pensare quale: Zona protetta, Terreno generalmente recintato adiacente a dimora signorile, Recinto in senso lato, Territorio che ospita insediamenti scientifici, Foresta o territorio di particolare interesse naturalistico. In un contesto come quello di Cassano, dalle tipiche prerogative agricole e turistiche che ha già pesanti ricadute antropiche, pensiamo sia opportuno e indispensabile pensare ad un vero e proprio progetto d’area che veda nel progresso sostenibile il suo futuro. Un progresso che non si butti, anima e corpo, in un tipo di monocultura industriale che cresce a scapito di altre economie radicate in anni e secoli si storia e cultura. Gli esempi proprio qui, nel cosiddetto sud, sono innumerevoli e ci pongono oggi i dubbi se sono effettivo progresso o benessere. Proponiamo invece un progetto d’area che veda nel suo insieme i bisogni di diverse cittadine che già in passato hanno lottato per la salvaguardia del loro territorio con l’istituzione del Parco dell’Alta Murgia. Ad oggi è impensabile che possano essere installati pesanti impianti praticamente a ridosso di tale area. Impianti che possono pregiudicare, in modo irreversibile il futuro di questo ambiente e annullare il contesto e l’essenza della Murgia. Devastare un territorio è facile anche perché la fragilità di questi ambienti è già dimostrata. Proporre questi impianti, ora in questa in quell’altra cittadina, non dimostra una visione d’insieme del problema energetico bensì un assecondare interessi di grossi imprenditori a scapito delle piccole economie locali che non si possono dividere con semplici limiti amministrativi. Nel progetto eolico proposto, a nostro umile parere, non sono evidenti: la conoscenza di questo territorio e non sono espresse osservazioni su un regionalismo costruttivo. Non vengono altresì date le motivazioni sui consumi e sulla disponibilità energetica per definire l’installazione proprio in questo luogo. Non vengono espresse attenzioni progettuali, sugli insediamenti e gli stili di vita in equilibrio con la natura di questo territorio. Sono invece dichiarati, asetticamente, i limiti previsti di distanze e valori entro cui è possibile realizzare quanto proposto. Come se la tutela di specie protette (come le zone lì presenti ZPS, SIC, ambiti territoriali estesi, IBA Important Birds Area e Parco Alta Murgia come da direttiva 92/43/CEE, direttiva 79/409/CEE e DGR n1022 del 21/7/2005) possa essere difeso con un semplice limite posto dall’uomo su una cartografia tematica. Dichiarando in sintesi che solo pochi metri più in là tutto è possibile! La nostra proposta di progresso sostenibile è quella che ha già visto nella tutela del territorio e del paesaggio come da decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 ed in particolare l'art. 146, comma 3 quali beni da salvaguardare e tutelare con verifica di compatibilità paesaggistica degli interventi proposti. Il progresso sostenibile che proponiamo in base a normative europee, vedi Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea sul paesaggio, fatta a Firenze il 20 ottobre 2000, e nazionali sono il connubio di tre tipi di sviluppo: ambientale, sociale ed economico. 2
  • 3. La prevaricazione di un solo aspetto a scapito dell’altro creano di fatto i problemi di falso o scarso sviluppo in una collettività non in equilibrio con il proprio ambiente. Questo tipo di sviluppo prevede la conoscenza del territorio in tutti i suoi aspetti: geografico, chimico, fisico, biologico, sociale, storico, culturale, urbanistico, architettonico….. Sono sotto gli occhi di ognuno gli errori storico-culturali sui concetti di progresso che prevede processi lineari o di semplice crescita economica che vedono in un solo parametro il PIL, peraltro molto riduttivo, il tasso di crescita o di sviluppo di un paese. In natura esistono solo processi ciclici e solo con essi l’uomo, e le sue attività, deve interagire. In questi processi importanti sono i parametri di qualità della vita e di etica. Un progetto d’area, in un sud che affannosamente cerca l’identità, fondamentale deve trasparire l’etica del rispetto del NOSTRO CONTESTO SOCIALE, del NOSTRO TERRITORIO, delle COLLETTIVITA’ VICINE. Al contempo deve tener conto della QUALITA’ della VITA. Un parametro che deve rispondere a semplici ma precise domande: • Viviamo bene? • Stiamo vivendo al meglio delle nostre possibilità? • Il territorio è uno dei miei problemi? • Il mio vivere comporta problemi per altri esseri viventi? • Il mio vivere comporta problemi per i posteri? Per fare tutto questo è indispensabile studiare ed interpretare le evidenze economiche ma anche ecologiche del luogo come: biologia, geologia, zoologia, agricoltura, silvicoltura, ecc. Prima di un progetto impattante come quello proposto dalla Geen Power ci saremmo aspettati una analisi attenta verso la scelta del tipo di intervento e in particolare sulle interrelazioni tra questi aerogeneratori e l’ambiente e gli organismi. Al contrario sembra l’ennesimo esempio di progetto a scapito dell’ambiente e dei suoi abitanti. Ambiente che deve sopportare un uso forsennato da parte di metodi industriali che non tengono conto degli equilibri delicati presenti in natura. Un progetto, quello proposto all’amministrazione comunale di Cassano, che non pone contropartite positive né a breve ne a lungo termine e che nei meandri della burocrazia viene imposto con limiti temporali ristretti. 3
  • 4. Una progettualità che non prevede i COSTI. Quanto costerà al territorio e alle economie dell’area la trasformazione irreversibile che si propone ENEL GREEN POWER? Quanto costerà in termini ambientali la presenza di 33 aerogeneratori da 2 Milioni di Watt ciascuno in pochi chilometri quadri? Quanto costerà in termini di salute per la popolazione il rumore e le vibrazioni di queste strutture? Quanto costerà in termini di mercato l’installazione di queste torri da oltre 146m di altezza visto che non sarà più possibile una qualsiasi forma di agriturismo? Stessa cosa per l’agricoltura in termini di strade (nuove e vecchie) portate a larghezze tali da diminuire la superficie coltivata. Ed ancora, realizzare piazzole da oltre 1500 mq per l’installazione di ogni torre con elettrodotti annessi. E ancora, tagliare curve per il trasporto eccezionale delle pale da 46 m, distruggere muri a secco e i manufatti secolari in pietra locale, sarà un intervento da poco conto? Il rumore e il movimento continuo dei generatori, disturberà gli abitanti e gli operatori agricoli, gli animali e in particolare gli impollinatori. Le api sono responsabili del 50 % dell’impollinazione e la loro diminuzione è vista in termini scientifici come una maledizione; questo è acclarato in molti studi. Saranno possibili ancora i raccolti e le coltivazioni DOP e DOC del vino primitivo e dell’extravergine d’oliva fiore all’occhiello della nostra agricoltura nonché fonte di reddito ed economia per l’indotto? L’installazione di queste strutture creeranno problemi al deflusso delle acque superficiali in un’area identificata con zone a RISCHIO IDROGEOLOGIO MEDIO ALTO E ALTO? Gli scavi delle opere fondali come interferiranno con il substrato roccioso e con il deflusso delle acque di falda? Quanto, e a carico di chi, costerà lo smaltimento delle torri e relative pale? Quanto costerà lo smaltimento e dove sarà posto il materiale di risulta degli scavi? Quali ricadute economiche a breve e a lungo termine avrà Cassano delle Murge? Quali pregi potranno arrivare alla popolazione dell’area per una così pesante servitù? Un impianto così potente ed impattante serve a Cassano? A chi interessa cedere il proprio territorio per nulla? 4
  • 5. OSSERVAZIONI TECNICHE La collocazione dell’impianto eolico è prevista in ambiente carsico a spiccata vocazione agricola ad uliveti, vitigni e mandorleti. L’area di intervento (50 Kmq) è posta nella parte settentrionale del territorio (fig.1). Sono previsti 33 torri eoliche dall’altezza complessiva di 146 m di altezza (fig. 2). Pari a 66 MW totali. L’aerogeneratore di progetto è il REPOWER Sistem MM 92 da 2 MW di potenza nominale (fig.3 e 4). Dai dati economico-energetici presi dal progetto della ENEL GREEN POWER si prevede una produzione annuale dell’impianto di 155 GWh in circa 2349 ore di funzionamento. Al contempo, sempre da dati ENEL, Cassano consuma circa 8,5 GWh annui. Si deduce che l’impianto produrrà 18,3 volte i consumi elettrici di Cassano. Con introiti per il produttore compresi tra circa 21,7 e 35,6 milioni di Euro/anno. E questo malgrado il fatto che, dall’analisi sulla produttività della centrale, il sito non è stato posizionato nell’area a maggiore densità produttiva vedi Fig. 1 bis. Posizionando i generatori più a Nord si avrebbe avuto anche il vantaggio di allontanarli dal centro abitato. Come mai? Fig. 1 Area di intervento prevista nel progetto Enel Green Power. 5
  • 6. Fig. 1 bis. Posizionamento degli aerogeneratori e produttività eolica prevista nel progetto Enel Green Power. Fig. 2 Posizionamento previsto nel progetto Enel Green Power dei 33 aerogeneratori. Topografia in scala 1:25000 IGM. 6
  • 7. Fig. 3 Posizionamento previsto nel progetto Enel Green Power dei 33 aerogeneratori. Ortofoto in scala 1:25000 circa. 7
  • 8. Fig. 4 Dati di targa aerogeneratore REPOWER Sistem MM 92. Dall’analisi dei dati di targa del generatore emergono serie perplessità riguardo le sue dimensioni. 146 m di altezza e 92 m di diametro di elica. La struttura presenta un’area spazzata di 6720 mq. Dimensioni che fanno impallidire il campanile della cittadina di Cassano con soli 33,34 m. 8
  • 9. Fig. 5 Schema dell’aerogeneratore con le dimensioni fisiche. Dati forniti in progetto. 9
  • 10. OSSERVAZIONI SUGLI IMPATTI ACUSTICI E VIBRAZIONALI Dai dati del generatore eolico emerge una velocità di rotazione compresa tra 7,8 e 15 giri/min con velocità periferiche delle pale di circa 250 Km/h. Ossia frequenze fondamentali di vibrazione comprese tra 0,13 Hz e 0.25 Hz. Con armoniche di ordine 3 per la tipologia a tre pale. Frequenze nemmeno menzionate nella Valutazione da impatto da vibrazioni (vedi pg. 13). Vibrazioni che se pur non percepite dall’udito umano appartengono allo spettro degli infrasuoni e che sicuramente influiranno sul sistema neurovegetativo di ogni essere vivente presente nelle vicinanze per diversi Km. In relazione (sulla Valutazione da impatto da vibrazioni pg. 15) si evincono limiti di appena 10 dB in meno per i ricettori posti a diverse centinaia di metri dai generatori. E per coloro che lavoreranno e persisteranno a distanze minori cosa succederà? Una cosa è certa, il generatore emette 105 db(A) di intensità sonora (intensità ricavata dai dati di progetto vedi fig. 6 a pag. 7 della Valutazione da impatto da vibrazioni e dai dati di targa del costruttore). Talaltro non si dichiara a quale distanza. Va anche detto che è certo che gli infrasuoni possono viaggiare molto lontano perché si propagano molto bene lungo il suolo con velocità di circa 800 m/s. Fig. 6 Stralcio della valutazione impatto da vibrazione con indicazione della massima intensità sonora dell’aerogeneratore, 105 dB(A). La velocità di rotazione del rotore risulta compresa tra 900 e 1800 gir/min ossia frequenze fondamentali comprese tra 15 e 30 Hz. Queste molto probabilmente udibili anche dall’uomo. A tal riguardo si riporta quanto relazionato in progetto riguardo la valutazione di impatto acustico: Gli aerogeneratori durante il loro funzionamento generano due tipi di rumore. Il primo è quello connesso al funzionamento delle apparecchiature poste all’interno della gondola, tra cui si distingue per intensità il rumore dovuto alla rotazione degli ingranaggi del moltiplicatore di giri. Il secondo è di tipo aerodinamico ed è associato alla rotazione delle pale. Quest’ultimo disturbo possiede essenzialmente due distinte componenti sonore. La prima è causata essenzialmente dall’estremità delle pale che, fendendo l’aria a velocità inferiori a quella del suono, emettono rumore ad alta frequenza. La seconda è dovuta al passaggio periodico della pala a poca distanza 10
  • 11. dalla torre metallica (rumore cadenzato). Ad ogni passaggio la torre emette un impulso di vibrazioni sonore percepibili dall’orecchio, con cadenza proporzionale al numero di giri del rotore moltiplicato per il numero delle pale. Si comprende subito che lo spettro sonoro emesso dalle turbine eoliche è abbastanza complesso essendo composto sia da rumore a larga banda, sia da rumore periodico a bassa e alta frequenza. Il valore di 105 db con pesatura A pone seri dubbi riguardo la compatibilità ambientale di queste macchine con i siti residenziali del circondario con le attività agricole e con le forme di vita presenti in queste campagne anche con i limiti di distanze previste in progetto. OSSERVAZIONE SUI RISCHI INDOTTI ALLE ATTIVITA’ UMANE Riguardo la possibilità nel tempo che un oggetto possa distaccarsi dalla struttura e venir lanciato si è provveduto al cosiddetto calcolo della gittata. Si ottengono lanci di piccoli oggetti fino a 248 m e 72,6 m/s pari a 262 Km/h di velocità. Per l’intera pala si ottiene una distanza di 183 m e una velocità intorno ai 100 Km/h. Sicuramente un dato che alza molto l’indice di rischio di una qualsiasi attività umana nelle vicinanze, anche perchè nell’intorno sono previste innumerevoli attività agricole vista la parcellizzazione delle proprietà. OSSERVAZIONE SUI RISCHI GEOLOGICI Dallo schema fondale, non meglio specificato in progetto nel disciplinale tecnico e prestazionale (PD.CSN.DTP.001), si evince che la base ottagonale ha dimensione massima di 15 m e altezza di 3,4 m. Pari a circa 186 mq. Per capire le dimensioni e la tipologia delle fondazioni si rimanda alle fig. 8 e 9. Della dimensione dei pali di fondazione e della loro lunghezza nulla è chiaro né tanto meno è descritto se non una laconica: Scelta del tipo di palificata La tipologia di pali da realizzare, il diametro, il numero e la lunghezza saranno indicati negli elaborati grafici di progetto a seguito dei risultati ottenuti dalle indagini geotecniche e geologiche effettuate. All’atto dell’esecuzione degli scavi, qualora si presentino condizioni che lo rendano necessario,le caratteristiche dei pali potranno subire variazioni che dovranno essere indicate dal progettista ed accettate dalla direzione dei Lavori. Tali eventuali modifiche saranno comunque elaborate nel rispetto delle disposizioni di cui al paragrafo 6.4 delle “Norme Tecniche per le Costruzioni” approvate con D.M. 14 gennaio 2008. Nel caso di eventuali modifiche sulla tipologia di fondazione l’appaltatore non avrà diritto a richiedere alcun compenso aggiuntivo, tranne quelli strettamente legate ad un maggior carico di lavoro eseguito a causa di tali modifiche. Traspare invece, dalla relazione geologica allegata al progetto, che al momento nulla è stato accertato riguardo alle caratteristiche geotecniche del sottosuolo! 11
  • 12. Fig. 7 Stralcio della tipologia fondazionale del progetto. 12
  • 13. Fig. 8 Tipologia di fondazione come da sito internet del costruttore. Fig. 9 Esempio di scavo da realizzarsi per ogni fondazione (come da sito internet del costruttore). 13
  • 14. Per quanto riguarda le condizioni geologiche in Relazione tecnica PD.CSN.REL.001 Così vengono definite: Caratteristiche del suolo Il terreno, come riportato nelle carte geologiche, risulta principalmente costituito da CALCARE DI BARI (aree con campitura verde) e CALCARENITE DI GRAVINA (aree con campitura verde chiaro), costituito da calcari biometrici e biosparitici bianchi dotati di elevate caratteristiche meccaniche. Dal punto di vista geomorfologico tutta l’area di interesse risulta prevalentemente pianeggiante, non si rilevano problematiche relative alla stabilità dei versanti. Non si riscontrano situazioni critiche in merito alla regimazione delle acque o saturazione d’acqua, né problematiche relative alla penetrazione del gelo. Dal punto di vista sismico, la zona di Bari risulta di scarsa importanza e pericolosità. SINTECNICA s.r.l. Peccato che in realtà come da Carta geologica anche allegata in Relazione Geologica PD.CSN.REL.007 si evince tutt’altra litologia in guanto Calcari Altamura e DMT (Depositi Marini Terrazzati (fig. 10). Piccola incongruenza che invece è fondamentale sulla qualità della roccia e sulle sue caratteristiche! Tra le altre cose nella carta geologica mancano 9 aerogeneratori e guarda caso sui particolari terreni tra Acquaviva e Cassano. Fig.10 Stralcio della carta geologica allegata in relazione PD.CSN.REL.007 di progetto. Ma l’incongruenza tra relazione tecnica e geologica continua con la dichiarazione: Non si riscontrano situazioni critiche in merito alla regimazione delle acque in Relazione tecnica PD.CSN.REL.001 con quanto l’area di progetto è definita come area a rischio per l’assetto 14
  • 15. idrogeologico contemplati con normative e regolamenti attuati dal PAI Piano Assetto Idrogeologico con una classificazione R2, R3,R4 (rischio medio ed alto). E ancora in Relazione tecnica PD.CSN.REL.001 a firma SINTECNICA s.r.l. si asserisce: Dal punto di vista sismico, la zona di Bari risulta di scarsa importanza e pericolosità. In netto contrasto con quanto si evince anche in relazione geologica di progetto in relazione PD.CSN.REL.007 che qui si riporta: A scanso di equivoci si allega la vera classificazione sismica del territorio di Cassano delle Murge sulla base documentale dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) che classifica il territorio mediante accelerazioni massime al suolo in aree di pericolosità sismica del territorio con riferimento alla OPCM 3274 del 20 marzo 2003. La classificazione di Cassano quindi su una scala da I a X presenta Imax comprese tra il VII e l’VIII grado (fig.11). Fig. 11 Classificazione di pericolosità sismica in riferimento alla OPCM 3274 del 20 marzo 2003. 15
  • 16. Ma le perplessità continuano rasentando il ridicolo con la dichiarazione a pag. 19 in Relazione geologica di progetto (relazione PD.CSN.REL.007) che qui riporta: In agro RUVO di PUGLIA?! Ma continuiamo. Vediamo i gravi problemi idrogeologici che l’impianto eolico in questione può comportare. Essi sono: • Rischio di perforazione dello strato di base della falda superficiale • Rischio idrogeologico ed idraulico di superficie In figura 12 si osserva uno stralcio della tipologia costruttiva delle fondazioni di ogni palo. In questo caso poniamo l’attenzione sui 16 pali di fondazione che in progetto non si specifica a quale profondità possano arrivare. L’esperienza geotecnica e le simulazioni ipotizzano lunghezze di sicurezza di 18 – 24 m. su queste previsioni è praticamente sicuro che vengano perforati i Depositi Marini terrazzati per raggiungere i Calcari di Altamura alla base. Il problema è che tra le due formazioni è presente uno strato impermeabile di limi ed argille quaternarie che permette di reggere una falda superficiale che è nota nell’area Cassano – Acquaviva (fig.13). Falda superficiale che è spesso intercettata da numerosissimi pozzi di entrambi i paesi e che hanno permesso la loro stessa fondazione. Essa in loco è posta tra 3 e 8 m dal piano campagna. Con la perforare dello strato dello impermeabile ad opera di questi impianti andiamo a creare tre tipi di problemi: • Immissione di acque di superficie, spesso inquinate da prodotti agricoli (come fosfati, nitrati e nitriti se non diossine) verso la falda profonda carsica; • La percolazione potrebbe impoverire la sottile falda e farla sparire; • Terzo e non ultimo la mancanza di falda potrebbe causare seri problemi di instabilità e dissesto degli stabili degli edifici dei due centri storici di Cassano delle Murge e di Acquaviva delle Fonti. Il primo problema porterebbe a compromettere la chimica delle acque di falda profonda dell’intero Altopiano Murgiano fortemente carsificato e fratturato figg. 14 e 15. In fig. 16 viene rappresentata la carta delle permeabilità dell’intera Puglia. Compromettere ed inquinare tali depositi di acque fossili e di ottima qualità e che come si vede si estendono fin nel Salento sarebbe un danno irrimediabile ed irreversibile dai danni incalcolabile. L’impoverimento della falda superficiale porrebbe seri problemi alle economie agricole soprattutto a vitigni della parte tra Cassano ed Acquaviva nota come i terreni più fertili del circondario. Ricordiamo che l’area è ora interessata da importanti impianti a vite per Primitivo DOC e DGP del distretto di Gioia del Colle. 16
  • 17. Nella malaugurata ipotesi della mancanza di questa falda sarebbe invece una vera e propria sciagura per la stabilità degli edifici dei centri storici di Cassano e di Acquaviva. Le fondamenta di questi manufatti medievali spesso sono posti su sottili strati arenacei inframmezzati ai limi dei depositi marini terrazzati. La mancanza di acqua di falda porterebbe alla mancanza di pressione interstiziale dei depositi con diminuzione di portanza dei terreni. Assisteremmo al collasso strutturale di questi edifici e alla loro condanna. Ricordiamo che proprio per questi problemi idrogeologici Cassano è definita ad alto rischio idrogeologico e oggetto di due Finanziamenti POR 2000-2006 per l’abbattimento del rischio. Fig. 12 schema delle fondazioni a palificata dell’aerogeneratore. In progetto non si evince la profondità dei pali né il loro diametro. 17
  • 18. Fig. 13 schema del sottosuolo di Cassano delle Murge con i calcari carsificati alla base e i DMT in superficie. Interposti fra queste litologie gli strati impermeabili delle argille. Fig. 14 Schema della tipologia litologica di profondità dell’Altopiano Murgiano con micro e macrocavità di origine carsica. 18
  • 19. Fig. 15 Schema funzionale idraulico dell’Altopiano Murgiano sede di falda profonda. Fig. 16 Cartografia tematica della Regione Puglia in cui è rappresentata la permeabilità idraulica delle litologie. Si noti l’importanza idraulica delle aree Murgiane ed in particolare dell’area di Cassano sulla importante falda di profondità che i estende dall’Ofanto al Salento. Veniamo ora al problema idrogeologico ed idraulico delle acque di superficie. In Relazione geologica di progetto non si evincono assolutamente le estreme problematiche insite in questa parte del territorio barese storicamente responsabile dei problemi alluvionali avvenuti nel nostro capoluogo di regione. La bibliografia e le cronache in merito sono vastissime e il ricordo dell’ultima alluvione, quella del 2005, è ancora vivido nella memoria di tutti per le 5 giovani vittime perite proprio nei luoghi in cui si pensa di porre l’impianto (vedi C12 del Progetto) fig17. 19
  • 20. Fig. 17. Ponte crollato in occasione dell’alluvione del 23 ottobre 2005 sulla provinciale Cassano-Bitetto. In quella occasione il crollo costò la vita a 5 giovani vittime. E’ vero che l’uomo dimentica le notizie cattive, ma le perplessità sorgono spontanee sulla convivenza di questo importantissimo dedalo di lame con l’impianto di aerogeneratori. In figura 18 viene rappresentato il complesso sistema di decorsi torrentizi che si sviluppano dall’entroterra murgiano e si dirigono tutti in una stretta area di sfocio in corrispondenza del capoluogo pugliese. In Particolare si noti l’estrema importanza del sistema di Lama Picone con i suoi due rami Badessa e Baronale che dal territorio in oggetto si dirigono verso Bari. Fig. 18 rappresentazione delle lame (decorsi torrentizi superficiali) della conca barese. In Particolare si noti l’estrema importanza del sistema Picone con i due rami Badessa e Baronale. 20
  • 21. Due veri e propri fiumi che, anche se saltuariamente, ad ogni alluvione importante fanno il loro mestiere. Entrambi i rami principali e tutto il sistema di affluenti ha origine alle falde delle Murge tra Cassano ed Acquaviva. In particolare il sistema riveste estrema rilevanza nell’area di impianto. Per mettere in evidenza i deflussi idrici si è pensato di elaborare sulla base dell’ortofoto su scala a 25000 i decorsi superficiali e le aree di espansione (fig. 19). Fig. 19 rappresentazione grafica dei decorsi superficiali del Torrente Picone nel territorio di Cassano ed Acquaviva. Vere e proprie aree di corso fluviale e di alveo che vanno assolutamente rispettate per l’incolumità degli uomini e delle infrastrutture lungo tutto il loro decorso. Pena la sicurezza non solo di questi siti quanto anche dell’intero capoluogo Bari. Non a caso si pensò alla realizzazione della Foresta Mercadante ad inizio ‘900 a seguito di altri eventi luttuosi per le alluvioni di quel periodo. L’esperienza ha portato queste terre a essere contemplare nelle normative e nei regolamenti attuati dal PAI (Piano Assetto Idrogeologico) come zone a rischio per l’assetto idrogeologico con classificazione R2, R3, R4 (rischio medio alto ed alto). Invece nella relazione in progetto, nella parte dei studio di impatto ambientale e sulle modifiche dei processi geodinamici, si dichiara: La caratterizzazione geologica e geomorfologica condotta ha consentito di escludere particolari problematiche fondazionali. 21
  • 22. E in più in carta geologica (fig. 10) non sono stati evidenziati ben 9 eorogeneratori proprio in questa area! Ogni commento è inutile! Però è il caso di porci alcune semplici domande. E’ una relazione riferita al territorio di Cassano delle Murge? Si tratta di un progetto fotocopia presentato a chissà quante amministrazioni comunali? E’ un progetto redatto da tecnici che conoscono questi luoghi? PROBLEMATICHE LEGATE ALLA DISMISSIONE A tal riguardo si calcola un volume di inerti da scavo e da 16 trivellazioni pari circa a 2.000 mc a palo. Il volume totale da smaltire è una discreta montagnola (66.000 mq) e nulla si evince sul suo smaltimento. In relazione tecnica la cosa si risolve con questa frase: 3.8. FASE DI DISMISSIONE Durante la fase di dismissione dell’impianto gli impatti di maggior entità saranno dovuti al traffico veicolare ed alla dismissione dei cavi elettrici e dei componenti dell’aerogeneratore. Tali impatti hanno durata contenuta. Per quanto riguarda la rete viaria non saranno necessarie riprofilature già eseguite in fase di esecuzione e le fondazioni non verranno smantellate poiché essendo ricoperte da uno strato di 1m di terreno permettono comunque le attività agricole a cui originariamente erano destinate. Questo vuol dire che le basi ottagonali da 15 m e circa 200 mq (vedi fig. 8 e 9) non saranno smantellate! Inoltre non è specificato a carico di chi, se della Green Power o del proprietario della particella? 22
  • 23. OSSERVAZIONI AMBIENTALI OSSERVAZIONI SULLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE ENEL GREEN POWER S.p.A. (SINTECNICA SRL) SIA.CSN.001 Rapporto del progetto con il R.R. 30 Dicembre 2010 n. 24 “Regolamento attuativo del Decreto del Ministero per lo Sviluppo Economico del 10 settembre 2010, “Linee Guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”, recante la individuazione di aree e siti non idonei alla installazione di specifiche tipologie di impianti alimentati da fonti rinnovabili nel territorio della Regione Puglia”. Dalla lettura del R.R. 30 Dicembre 2010 n. 24 si evince come il presente progetto ricada nel campo di applicazione dello stesso. Infatti, l’art. 5, comma 1, recita: 1. Il presente regolamento non si applica ai procedimenti in corso alla data della sua pubblicazione, qualora riferiti a progetti completi della soluzione di connessione di cui al punto 13,1 lett. f) della parte III delle linee guida emanate con DM 10 settembre 2010 e per i quali a tale data siano intervenuti i prescritti pareri ambientali, né ai procedimenti relativi ad impianti eolici ricadenti nel campo di applicazione del Regolamento regionale 4 ottobre 2006, n. 16 (“Regolamento per la realizzazione di impianti eolici nella Regione Puglia”). Per cui non avendo completato l’iter autorizzativo dei pareri ambientali né quello delle connessioni e non ricadendo nel campo di applicazione del RR 16/06 annullato prima della presentazione del presente studio di VIA, il progetto è sottoposto alla individuazione delle Aree non idonee. Entrando nel merito dell’inidoneità del progetto, si evidenzia che nel R.R. 30 Dicembre 2010 n. 24, art. 4 comma 1, è specificato che: “Nelle aree e nei siti elencati nell’Allegato 3 non è consentita la localizzazione delle specifiche tipologie di impianti da fonti energetiche rinnovabili indicate per ciascuna area e sito.” Il presente progetto è inidoneo in quanto la sua tipologia E.4d) rientra nelle seguenti aree non idonee: • “Altre aree ai fini della conservazione della biodiversità presenti in Puglia e individuazione delle tipologie inidonee di impianti” per la tipologia “Connessioni” (Fig. 1); • Lame e gravine presenti in Puglia e individuazione delle tipologie inidonee di impianti (Fig. 2); • “Aree agricole interessate da produzioni agro-alimentari di qualità presenti in Puglia e individuazione delle tipologie inidonee di impianti.” Rispetto a questa inidoneità si specifica che l’area rientra nella DOP OLII TERRA DI BARI - reg. ce n. 2325 del 24.11.97 (Guce l. 322 del 25.11.97) e nella DOC VINI GIOIA DEL COLLE - DPR 11/05/87. Pertanto, l’inevitabile espianto di almeno 100-200 individui di ulivi e di vari vitigni è in totale contrasto con il RR 24/10. 23
  • 24. Fig. 1 – Tipologia inidonea “Lame e Gravine” 24
  • 25. Fig. 2 – Tipologia “Altre aree ai fini della conservazione della biodiversità presenti in Puglia” Connessioni 25
  • 26. OSSERVAZIONI SULL’ IMPATTO AMBIENTALE SU FAUNA FLORA ED ECOSISTEMI AVIFAUNA A pag. 66 del SIA.CSN.001 sono riportate le specie di uccelli minacciate e di interesse conservazionistico presenti nell’area interessata dal progetto e si dichiara testualmente: “fatta eccezione per il Falco Grillaio, la Calandra e la Calandrella, le altre specie non sono presenti in quanto l’area di intervento non risulta essere di tipo xerica, adibita a colture cerealicole, pascoli e incolti, ambienti elettivi per specie con alto valore conservazionistico- scientifico”. In realtà sono presenti nell’area altre specie minacciate quali: Barbagianni (Tyto alba), Assiolo (Otus scops), Gufo comune (Asio otus), Tottavilla (Lullula arborea), Succiacapre (Caprimulgus europaeus), Averla capirossa (Lanius senator), Averla cenerina (Lanius minor), Monachella (Oenanthe hispanica), Tordela (Turdus viscivorus). Quindi, in totale le specie di avifauna di interesse conservazionistico e/o minacciate di estinzione a livello locale, nazionale ed internazionale, presenti nell’area di progetto sono almeno 12. IMPATTO SUL GRILLAIO (Falco naumanni) Contrariamente a quanto riportato a pag. 67, l’entità e l’importanza della colonia di Grillaio Falco naumanni di Cassano delle Murge è nota già da tempo (Monitoraggio della popolazione di Grillaio Falco naumanni delle Murge (Italy) nel periodo 1993-1996, attraverso il conteggio della popolazione pre e post-riproduttiva ai dormitori - A. Sigismondi, G. Cassizzi, N. Cillo, M. Laterza. 2nd International Conference On Raptors. Urbino 1996). L’ultimo monitoraggio pre-riproduttivo, effettuato nel 2010 dal PN AltaMurgia, ha registrato un totale di 500 individui. Quindi, per consistenza numerica e posizione geografica, la colonia di Cassano Murge riveste un ruolo di elevatissima rilevanza all’interno della popolazione pugliese e nazionale. Inoltre, dalla colonia di Cassano delle Murge, mediante un processo durato diversi anni, si è originata la colonia di Acquaviva delle Fonti, che nell’ultimo censimento pre-reproduttivo risulta essere costituita da 390 individui (PN AltaMurgia) . Le due colonie sono in stretto collegamento tra loro e il dormitorio di Cassano delle Murge è utilizzato dalla colonia di Acquaviva nella fase post-riproduttiva, dopo l’involo dei juv, in un periodo molto delicato per la specie, in cui le varie colonie della popolazione murgiana di Falco naumanni interagiscono tra loro. Nel SIA, quindi, oltre alla omissione della consistenza e dell’importanza della colonia di Falco naumanni di Cassano M., non si fa menzione della colonia di Acquaviva e il posizionamento degli aerogeneratori a tutto fanno pensare tranne che a un corridoio di passaggio per la specie, come invece viene affermato nelle conclusioni. Alla luce di queste considerazioni, si ritiene che il gruppo di pale previste dal progetto in direzione di Acquaviva delle Fonti (C1, C2, C3, C4, C5, C6, C7, C8, C28, C29, C30, C31, C32) costituisca una vera e propria barriera e quindi una seria minaccia per la presenza del Falco naumanni, sia nel territorio di Cassano Murge, sia in quello di Acquaviva delle Fonti. STRIGIFORMI Contrariamente a quanto dichiarato a pag. 66 del PD.CSN.REL.013, l’area interessata dal progetto ospita ben quattro specie di rapaci notturni: 26
  • 27. Barbagianni (Tyto alba), Assiolo (Otus scops), Gufo comune (Asio otus) e Civetta (Athena noctua). Il Barbagianni, il Gufo comune e l’Assiolo sono inseriti nella lista rossa nazionale (LR). I rapaci sono all’apice di catene trofiche e, in particolare i rapaci notturni nelle aree agricole, svolgono un ruolo ecologico di grande importanza, come ad esempio il contenimento dei micromammiferi. Questi uccelli utilizzano il loro sensibilissimo udito per localizzare le prede e di conseguenza sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento acustico derivante dal movimento delle pale. Se in prossimità delle pale vengono dichiarati 105 db (l’equivalente del rumore prodotto da un martello pneumatico alla distanza di 2m), si può ben immaginare come l’inquinamento acustico pressoché continuo, prodotto dal movimento delle pale, costringerebbe questi rapaci all’abbandono dell’area con la conseguente alterazione degli ecosistemi agricoli. Si ritiene dunque che l’impatto indiretto provocato sui rapaci notturni dal rumore del movimento delle pale in tutta l’area interessata dal progetto non sia stato considerato e che sia particolarmente grave e di sicura incompatibilità con le specie già presenti. MAMMIFERI La relazione a pag. 68 dichiara “poiché alcune zone di intervento sono vicine all’Area protetta Foresta di Mercadante, si annovera pur sporadicamente la presenza di alcune specie quali la Volpe, la Donnola e la Faina”. Di fatto la Volpe (Vulpes vulpes) la Donnola (Mustela nivalis) e la Faina (Martes foina) sono presenti in tutta l’area interessata dal progetto e nelle zone di macchia boschiva presenti nella lama, non si può escludere la presenza del Tasso (Meles meles). CHIROTTERI La relazione tecnica a pag. 73 dichiara interferenze (dirette e indirette) con le specie di Chirotteri presenti all’interno dell’area interessata dal progetto, dove è accertata la presenza di siti di importanza strategica per i pipistrelli come nursery, rifugio estivo ed invernale. Viene assicurato che “Gli impatti diretti saranno mitigati con un costante e continuo monitoraggio”. Non risulta chiaro come un “monitoraggio costante e continuo” possa mitigare l’impatto diretto delle pale sui Chirotteri. Il monitoraggio deve, infatti, essere effettuato preventivamente. Si richiama a tal proposito la sentenza n. 939 del TAR Toscana che recita: “…appare di evidente ragionevolezza la conclusione del rapporto istruttorio che, per l’ipotesi di esclusione del progetto dalla procedura di VIA, ritiene necessario che “preventivamente al rilascio dell’autorizzazione alla costruzione dell’impianto” debba essere effettuata “una campagna di rilievi sul campo della durata di 18 mesi” per valutare la frequentazione del sito da parte di rapaci e di chirotteri con la definizione di soglie critiche di mortalità specifiche per le varie specie e che successivamente, sulla base dei risultati dei rilevamenti, il proponente provveda agli interventi indicati dalla Provincia come necessari. Né ovviamente il prescritto monitoraggio di durata triennale, da effettuarsi in corso di esercizio dell’impianto medesimo, può essere considerato come equivalente e sostitutivo della mancata realizzazione della campagna di rilievi ritenuta necessaria al fine di acquisire proprio quelle conoscenze dell’ecosistema più attendibili che avrebbero permesso una più esatta valutazione di incidenza dell’impianto sull’ambiente e, quindi, la previsione di misure di mitigazione dettate da specifiche esperienze locali oppure, ove i rilievi fossero stati negativi, la conferma della valutazione di incompatibilità già espressa dalla medesima provincia di Grosseto nel 2002.” Si chiedono pertanto chiarimenti e si evidenzia l’obbligo di effettuare il monitoraggio come 27
  • 28. d’altronde previsto obbligatoriamente dalla DGR 131/04 in applicazione dell’art. 7 della L.R.11/01. ANFIBI Nel documento non è riferito nessun impatto sugli anfibi, poiché nella relazione tecnica PD.CSN.REL.013, a pag. 7, si dichiara che le specie di anfibi “associate ai limitati e puntiformi ambienti umidi nell’area di interesse non risultano presenti allo stato delle conoscenze attuali”. Viene quindi ignorata la lama, che attraversa longitudinalmente tutta l’area interessata dal progetto, dove sul fondo si formano con regolare frequenza pozze d’acqua temporanee, ambiente idoneo per diverse specie di anfibi. La relazione ignora soprattutto le cisterne, le piscine, i pozzi e altri depositi di acqua collegati alle attività antropiche, che ospitano specie di anfibi e rettili. Oltre alla presenza certa del Rospo smeraldino (Bufo virdis) e del Tritone italico (Triturus italicus) non si può escludere la presenza della Raganella (Hyla intermedia). Per il rospo smeraldino, come per la raganella e altri anfibi, il canto notturno del maschio durante il periodo degli accoppiamenti ha la una funzione di richiamare le femmina, che accorre anche da lunghe distanze. Si ritiene quindi che l’impatto prodotto dal rumore delle pale sulle specie di anfibi possa influire negativamente sulla presenza delle specie di anfibi. RETTILI Sempre a pag. 66 si dichiara: “Fra le specie succitate fatta eccezione per la presenza sporadica della vipera, del cervone e del ramarro le altre specie non sono presenti in quanto l’area di intervento non risulta essere di tipo xerica ma esclusivamente a vocazione Agricola”. I muretti a secco, le specchie, i trulli, i ruderi e tutti i manufatti appartenenti al patrimonio architettonico rurale del luogo e diffusi in tutta l’area interessata dal progetto, ospitano permanentemente e non sporadicamente le seguenti specie di rettili: Vipera (Vipera aspis), Cervone (Elaphe quatuorlineata), Colubro leopardino (Zamenis situla), Ramarro (Lacerta virdis), Geco di Kotschyi (Cyrtopodion kotschyi), Geco comune (Tarentola mauritanica). Quindi, nell’area interessata dal progetto, sono presenti 6 specie di rettili, di cui 5 inserite lista rossa ed in allegato II della direttiva CEE 43/92. Si ritiene che le opere infrastrutturali previste dal progetto, tra cui la distruzione irreversibile dell’ecosistema collegato ai muretti a secco, influiscano negativamente sulla presenza delle specie di rettili presenti. 28
  • 29. FLORA ED ECOSISTEMI A pag. 70 del SIA.CSN.001 si dichiara: Il territorio su cui verranno posizionati gli aerogeneratori, analizzato dettagliatamente dal punto di vista floristico e vegetazionale utilizzando come base di riferimento sia dati reperibili in letteratura, sia dati inediti attenuti durante le ricognizioni in campo ha evidenzato quanto segue: • Nessun habitat prioritario e/o comunitario verrà interessato da azioni progettuali • Nessuna delle specie vegetali dell’allegato I della Direttiva 92/43/CEE è presente nell’area di intervento • Nessuna delle specie vegetali riportate nella Lista Rossa Nazionale è risultata presente nel territorio considerato • Nessuna delle specie vegetali riportate nella Lista Rossa Nazionale è risultata presente nel territorio oggetto d’intervento • Nessuna specie di orchidacee protette dalla Convenzione Cites è stata rinvenuta nel sito. Di fatto nel territorio interessato dal progetto sono presenti tre habitat prioritari: 1) Bosco di Grottagiglio - Contrada Grottagiglia (fig 1, fig 2) Habitat 9250: Querceti a Quercus trojana (91AA: Boschi orientali di quercia bianca), Sono presenti le seguenti specie vegetali di pregio e rilevanza nazionale: Quercus trojana, Quercus virgiliana, Quercus calliprinos, Arum apulum, Paeonia mascula, Cyclamen hederifolium, Cyclamen repandum. 29
  • 30. 2) Steppa mediterranea in Contrada Grottagiglia (fig3) Habitat 6210*: Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee). Sono presenti le seguenti specie di orchidee spontanee, tutte protette dalla Convenzione CITES: Orchis italica, Anacamptis morio, Anacamptis papilionacea, Anacamptis pyramidalis, Ophrys passionis subsp. garganica, Ophrys incubacea, Ophrys tenthredinifera, Ophrys lutea subsp. minor, Ophrys bertolonii, Neotinea tridentata, Serapias lingua. 30
  • 31. 3) Inghiottitoio carsico Grava di Pasciuddo Contrada la grava Habitat 8310: Grotte non ancora sfruttate a livello turistico. Questo habitat assume notevole importanza soprattutto per la conservazione di una fauna cavernicola caratterizzata da animali molto specializzati e spesso strettamente endemici. Si tratta di una fauna costituita soprattutto da invertebrati esclusivi delle grotte e dei corpi idrici sotterranei come i coleotteri appartenenti alle famiglie Bathysciinae e Trechinae i crostacei (Isopoda, Amphipoda, Syncarida, Copepoda) e i molluschi acquatici della famiglia Hydrobiidae. Le grotte costituiscono spesso i luoghi di rifugio durante il letargo invernale per varie specie di vertebrati dell’Allegato II. Più specie possono utilizzare a tal fine la stessa grotta. Le grotte sono importanti habitat per i Chirotteri, esse ospitano inoltre anfibi molto rari come Proteus anginus e diverse specie del genere Speleomantes.
 31
  • 32. OSSERVAZIONI SULL’IMPATTO RELATIVO ALLE ARCHITETTURE RURALI E AL PAESAGGIO AGRARIO Il progetto definitivo, così come proposto da Sintecnica S.r.l., necessita per la sua realizzazione di una riconfigurazione sostanziale del sistema viario, fatto ad oggi da strade interpoderali spesso non più larghe di 3 metri, oltre che uno stravolgimento del paesaggio agrario tradizionale per come lo si vede oggi. Le opere propedeutiche alla realizzazione del “Parco Eolico” consistenti prima nella costituzione di un’adeguata viabilità di cantiere adatta alla percorrenza di Tir per trasporto eccezionale della lunghezza di oltre 45 metri, come espresso dai progettisti, e poi nella costituzione dei 33 cantieri ai piedi degli aerogeneratori, necessiterà di complessi ed invasivi interventi su quella che diventerà la viabilità di cantiere, ed in particolare1: ‐ un consistente allargamento della sezione stradale a mezzo di esproprio fino a minimo 5 m con la conseguente demolizione di tutte le recinzioni fatte con tradizionali muri di pietra a secco; Fig. 1_ Fotosimulazione dell’aerogeneratore vicino alla Chiesa Madre di Cassano 1 Dalla Relazione Paesaggistica di Progetto - PAE.CSN.001 “1.8. COSTRUZIONE DEL PARCO - 1.8.1. STRADE DI ACCESSO La prima opera che è necessario analizzare e dove richiesto adeguare sono le infrastrutture di accesso alle aree interessate dall’installazione degli aerogeneratori. Una parte delle opere sarà di tipo permanente questa comprenderà le opere minime indispensabili per permettere l’accesso al cantiere ai fini della manutenzione e dove necessario della riparazione del parco. In particolare dovranno essere verificate e dove necessario adeguate le larghezze e i raggi di curvatura delle strade di accesso al cantiere che verranno utilizzate dai mezzi di trasporto dei componenti degli aerogeneratori considerando il trasporto di maggior lunghezza che è costituito dal trasporto delle pale pari a 45m. Le strade di accesso dovranno avere dimensioni pari a 5m di larghezza e 5 m di altezza sgombra da ostacoli, l’altezza sgombra da ostacoli della strada dovrà essere garantita per evitare interferenze con la vegetazione esistente o con linee elettriche locali durante il passaggio dei mezzi. Nelle specifiche tecniche fornite da Repower vengono indicate le caratteristiche minime che devono possedere le strade per poter consentire un trasporto ed un installazione dell’aerogeneratore in sicurezza. Per quanto riguarda le fasi di trasporto si dovrà porre particolare attenzione alla pendenza ed alla larghezza della strada. La pendenza della strada non dovrà essere superiore a 2°. Il peso totale massimo del mezzo di trasporto non dovrà superare 140t. Su una lunghezza di 50 non si dovrà avere pendenze di 2°o 3.5°. 32
  • 33. Inizialmente si dovrà intervenire sulle strade esistenti con opere di pulizia delle canalette laterali di scolo e di sistemazione della vegetazione circostante la strada spesso lasciata incolta. Si procederà quindi alle opere di scavo, ove necessario, fino al raggiungimento della quota desiderata, verrà quindi realizzato uno strato di sabbia compattata dello spessore di 30cm, sopra di questo verrà costituito uno strato di spessore 35cm di ghiaia compattata, granulometria di diametro massimo pari a 60mm, il tutto verrà completato da uno strato di spessore 10cm di ghiaia compattata, granulometria con diametro massimo di 30mm. La maggior parte della viabilità circostante il parco eolico è sterrata o asfaltata ma presenta larghezza ridotta rispetto a quella necessaria per il trasporto delle pale. In alcuni casi sono presenti recinzioni lungo il limite stradale, in questi casi si interverrà rimuovendo la recinzione e procedendo al termine dei lavori al ripristino delle stesse.” Fig. 2_ Viabilità attuale con muretti a secco e arbusti a margine sulla Via Vecchia Cassano-Acquaviva Fig. 3_ Alberature (noce) che ingombra su una strada interessata dal progetto 33
  • 34. ‐ il taglio di tutto quello che ingombra per un’altezza minima di 5 m, ivi compresi alberature e linee elettriche; ‐ la riprofilatura di diverse curve per le manovre dei Tir con il conseguente espianto di numerosissimi ulivi oltre che di muri a secco; ‐ consistenti ripianature delle pendenze viarie per ricondurle ai 2° massimo; ‐ il taglio di tutta la vegetazione spontanea (rovi e arbusti) e la perdita degli ambienti idonei alla presenza di numerose specie di orchidee a margine di tutte le strade interessate dal passaggio dei Tir per raggiungere la sezione effettiva di 5 m; ‐ lo scavo per l’interro dei Cavidotti per 22 km; ‐ la realizzazione di Piazzole (dimensione 25 x 45 m) e Fondazioni dell’aerogeneratore (costituita da plinto ottagonale su palificata del diametro di 15 m e una profondità non precisata in progetto che si definirà caso per caso con le puntuali indagini geologiche in fase esecutiva). Quello che si descrive rappresenta senza dubbio alcuno una profonda modificazione, se non lacerazione, del tipico paesaggio agrario cassanese fatto, come in altri comuni contermini, di una viabilità “in filigrana” che si muove nella fertile piana con colture di ulivi, vite ed alberi da frutta, fra recinzioni in pietra a secco, trulli, piccoli e medi fabbricati rurali (spesso abitati dai detentori delle terre), spesso bordato da cespugli di rovi o piccoli arbusti spontanei. Come espresso nel Codice dei BB.CC.2, il Paesaggio è definito all’art. 131, comma 1, come: “il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni” 2 D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 - CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO - ai sensi dell’art. 10 della legge 6 luglio 2002, n.137 - così come modificato dal D. Lgs. 24 marzo 2006, n. 156 e D. Lgs. 24 marzo 2006, n. 157 - nonché dal D. Lgs. 26 marzo 2008, n. 62 e D. Lgs. 26 marzo 2008, n. 63 34
  • 35. oppure circa la Tutela del Paesaggio al comma 4: “è volta a riconoscere, salvaguardare e, ove necessario, recuperare i valori culturali che esso esprime. I soggetti, indicati al comma 6, qualora intervengano sul paesaggio, assicurano la conservazione dei suoi aspetti e caratteri peculiari” e ancora al comma 6: “Lo Stato, le Regioni, gli altri Enti Pubblici territoriali nonché tutti i soggetti che, nell'esercizio di pubbliche funzioni, intervengono sul territorio nazionale, informano la loro attività ai principi di uso consapevole del territorio e di salvaguardia delle caratteristiche paesaggistiche e di realizzazione di nuovi valori paesaggistici integrati e coerenti, rispondenti a criteri di qualità e Sostenibilità” Appare dunque necessaria una seria riflessione e valutazione sulla reale opportunità di realizzare un intervento così impattante sul territorio, viste le pesanti ricadute; ‐ sull’aspetto della viabilità di campagna, ridisegnata, livellata per ridurre le pendenze e lasciata al dilavamento delle piogge (il progetto non prevede l’uso di asfalto); ‐ sui numerosi ulivi che verranno espiantati; ‐ sulle piccole architetture rurali e recinzioni in muretti a secco, che verranno demoliti e mai più recuperati, o peggio ancora ripristinati in cemento; ‐ sul paesaggio agrario nel complesso, aggredito su tutta la zona più fertile del Comune con dei colossi rumorosi e comunque visibili in una zona praticamente pianeggiante; ‐ sul paesaggio che si percepirà dal Parco Nazionale dell’Alta Murgia che, se pur distanziato come da norma, si trova ad una quota decisamente più alta e dominante sulla piana del “parco eolico” devastando le potenzialità di questo territorio. Fig. 4_ Tratto della Via vecchia Cassano-Acquaviva interessato dal costituendo Prog. "Ciclovie di Giano" (finanz. Regione Puglia) 35
  • 36. Importante è rilevare anche che la Regione Puglia con fondi P.O. F.E.S.R. 2007-2013 ha finanziato due progetti per il turismo sostenibile del Comune di Cassano delle Murge, una Rete Escursionistica Comunale “Sentieri di Giano” e una nuova Rete per Cicloamatori “Ciclovie di Giano” che integra ed amplia l’esistente “Circuito delle Querce” per un complessivo tracciato di centinaia di chilometri. La realizzazione di questo secondo nella parte della Via Vecchia Cassano- Acquaviva, per ironia della sorte, potrebbe essere vanificata dalla devastazione operata dal proposto progetto. Allora viene da chiedersi: Come si può da un lato puntare sulla Sostenibilità, sulla Mobilità Lenta, sull’intervento non invasivo e poi prestare il fianco alla speculazione e alla devastazione permanente del Paesaggio? Perché cancellare dei segni della nostra storia e del nostro paesaggio rurale tradizionale, certi tra l’alto della scarsa efficacia dal punto di vista energetico? Perché la Puglia non prova a trovare una via alternativa agli impianti industriali pur per energia pulita (puntare su impianti domestici per mini-eolico, fotovoltaico e solare termico? Perché insomma barattare il nostro Futuro e il nostro Paesaggio in cambio di un pugno di mosche? 36
  • 37. OSSERVAZIONE SUGLI ASPETTI URBANISTICI Il territorio amministrativo della città di Cassano, per i suoi valori paesaggistici ed ambientali, risulta in gran parte interessato a sud-ovest dalla perimetrazione del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, che costituisce di fatto una linea di confine per la edificabilità e l’espansione urbanista del tessuto urbano. Ragion per cui l’unico ambito di sviluppo futuro dell’abitato è proprio quello interessato dall’impianto eolico di cui ci si occupa. D’altra parte l’impianto dista poco più di un kilometro dal perimetro urbano consolidato attuale, occupando, peraltro, circa un terzo dell’intera estensione territoriale ed amministrativa comunale. Non va, oltremodo, trascurata la presenza dell’edificato diffuso anche di carattere residenziale. Oltretutto, l’idea della edificabilità dei suoli travalica le cogenti previsioni urbanistiche dello strumento regolatore, in quanto le disposizioni normative (LEGGE REGIONALE 20/2001 e susseguenti modificazioni) e gli scenari in letteratura suggeriscono forme di perequazione dei tessuti cittadini tali da richiedere una disponibilità di suolo utile ad attuare modalità compensative dei carichi edificatori che supera gli attuali confini urbani. 37
  • 38. CONCLUSIONI Ricordiamo inoltre che il DdL del 6 dicembre 1991 n°394 “Legge quadro sulle aree protette” tende alla conservazione di: specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotipi, di valori cenici e panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri ecologici. Crediamo che una tale produzione, tutta concentrata in poco spazio, sia inutile e dannosa per l’impronta ecologica che ricadrà sul territorio. Crediamo inoltre che non si è tenuto conto di un fattore importante che è alla base di qualsiasi equilibrio ecologico il consumo di territorio. Non dimentichiamo il ruolo importantissimo che la Puglia ha quale regione produttrice di energia. Come Comitato Murgia Viva, siamo più propensi alla realizzazione spalmata e più vicina agli utilizzatori, che è vero forse risulterà meno produttiva, ma sicuramente avrà minori costi di trasmissione di energia. Inoltre differenziare la tipologia di produzione tra eolico e fotovoltaico ed in particolare con la realizzazione di piccoli impianti sui capannoni industriali e su molte abitazioni private sarebbe più utile e con maggiore ricaduta economica sui redditi di tanti nuclei familiari. La nostra proposta è indirizzata a piccoli risparmiatori e produttori che permetterebbero la stessa produttività con l’invisibilità dei sistemi produttivi unita alla possibilità di un futuro più consapevole di fonti energetiche. Quale comitato dei cittadini di Cassano e quali associazioni di categoria e associazioni culturali, qui in calce, non crediamo di meritare un tale scempio e ci affidiamo al buon senso dei nostri amministratori. Crediamo fermamente che essi sentano il dovere del loro mandato e prendano seriamente in conto queste osservazioni che provano l’infondatezza e la scelleratezza di questo progetto che non presenta nemmeno la firma singoli dei progettisti. 38
  • 39. INDICE PREMESSA pag. 2 OSSERVAZIONI TECNICHE pag. 5 OSSERVAZIONI SUGLI IMPATTI ACUSTICI E VIBRAZIONALI pag. 10 OSSERVAZIONE SUI RISCHI INDOTTI ALLE ATTIVITA’ UMANE pag. 10 OSSERVAZIONE SUI RISCHI GEOLOGICI pag. 11 PROBLEMATICHE LEGATE ALLA DISMISSIONE pag. 22 OSSERVAZIONI AMBIENTALI pag. 23 OSSERVAZIONI SULL’ IMPATTO AMBIENTALE SU FAUNA FLORA ED ECOSISTEMI pag. 26 OSSERVAZIONI SULL’IMPATTO RELATIVO ALLE ARCHITETTURE RURALI E AL PAESAGGIO AGRARIO pag. 32 OSSERVAZIONE SUGLI ASPETTI URBANISTICI pag. 37 CONCLUSIONI pag. 38 ALLEGATI: Osservazioni delle Aziende Agrituristiche e delle Attività Agricole ed Agroalimentari di Cassano delle Murge 39