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Il problema energetico: perché ricorrere all’energia solare
1 – Il problema energetico
La copertura del fabbisogno di Energia è certamente uno dei problemi più complessi e
urgenti, che gravano costantemente sulle Autorità di governo di ogni paese.
Le variabili che entrano in gioco (tutte soggette a vincoli che si modificano nel tempo, a
volte in modo brusco ed imprevedibile) sono, infatti, molteplici e di così diversa natura, da
vanificare qualsiasi tentativo volto alla ricerca di una soluzione definitiva.
Il problema, però, è di tale rilevanza, da richiedere la massima attenzione da parte degli
Organi di Governo, ai quali è affidato il compito di provvedere alla sicurezza ed al
progresso del paese, e quindi al suo costante sviluppo economico e sociale, per assicurare,
a tutti i cittadini, condizioni di vita sempre migliori e maggior benessere.
A tal fine, è necessario che il sistema produttivo nazionale, per soddisfare una domanda
crescente di beni e servizi comuni, possa disporre costantemente delle diverse forme di
energia, di cui i vari settori produttivi hanno bisogno in quantità sufficienti a soddisfare, in
ogni momento, le loro esigenze.
2 – I rischi connessi al problema energetico.
E’ evidente, infatti, che non c’ è possibilità di sviluppo senza la disponibilità delle risorse
energetiche necessarie; ma è altrettanto evidente che le quantità disponibili delle fonti
energetiche primarie, tradizionalmente utilizzate in tutti i paesi del mondo (oli greggi e gas
metano in particolare), essendo limitate continuano a diminuire, creando difficoltà di
approvvigionamento, crisi sempre più gravi e frequenti nei rapporti fra paesi produttori e
paesi consumatori (il cui fabbisogno di energia, invece, è sempre maggiore) e, di
conseguenza, situazioni di conflittualità ed instabilità politiche a livello internazionale.
Cresce, quindi, la necessità urgente di trovare altre fonti energetiche primarie, diverse
da quelle tradizionali; urgenza che potrebbe avvalorare, oggi, l’ipotesi di sopperire alla
carenza di energia facendo ricorso al combustibile nucleare e/o al carbone.
In effetti, queste fonti (che attualmente alimentano alcune centinaia di impianti, sparsi
2
nel mondo, nonostante i rischi connessi al loro esercizio), se utilizzate in modo diffuso,
potrebbero consentire la produzione di grandi quantità di energia elettrica, riducendo in
modo significativo l’approvvigionamento delle quantità di risorse energetiche tradizionali.
[Infatti, l'elettricità (essendo l’unico vettore energetico intermedio fra le fonti energetiche
primarie e tipo di energia utilizzata dai mercati per la maggior parte degli usi finali) è la
forma di energia più preziosa e maggiormente richiesta dai sistemi produttivi di tutti i
paesi (ed in particolare di quelli industrializzati o di nuova industrializzazione).]
Allo stato attuale, tuttavia, non è giustificabile fare ricorso all’energia nucleare (o al
carbone), perché la decisione di realizzare una centrale nucleare, una volta presa, non
consente ripensamenti e non è possibile fare una scelta simile, .senza tener conto dei rischi
e delle conseguenze dannose che, in caso di incidente (come avvenuto nel passato), ne
possono derivare per l’Ambiente e per tutte le popolazioni presenti nell’area geografica in
cui le centrali elettriche nucleari verrebbero insediate.
Infatti (a parte la rilevanza dei tempi e dei costi necessari per la realizzazione di una
centrale) i rischi, che sono sempre connessi ai processi produttivi (poiché finora il
problema di rendere gli impianti intrinsecamente sicuri non è stato ancora risolto, come
non è stato risolto il problema della totale eliminazione delle scorie radioattive)
difficilmente possono essere eliminati del tutto (almeno alla luce delle conoscenze attuali)
e le probabilità di dare luogo a situazioni devastanti di dimensioni continentali, non
possono essere esclusi in anticipo.
Ad esempio, per quanto improbabile possa essere, mai può essere escluso a priori
l’errore umano che, nel caso di centrali nucleari, con ogni probabilità provocherebbe
disastri di imprevedibile gravità, inquinando definitivamente l’Ambiente del sito, in cui è
avvenuto l’incidente, e quello delle regioni o dei paesi circostanti (come hanno dimostrato
il disastro di Cernobyl e gli altri accaduti in precedenza).
Di conseguenza, anche se l’esaurimento delle fonti energetiche tradizionali è
inarrestabile e la domanda di energia immancabilmente crescente, è comunque doveroso
evitare, in tutti i modi possibili, un ricorso massiccio al carbone e, soprattutto, al
combustibile nucleare, almeno finché non saranno disponibili le tecnologie necessarie per
consentirne l'utilizzo senza rischio alcuno per l’uomo e per l’Ambiente.
3
3 – Il ricorso all’energia solare
Dati questi presupposti e non essendo possibile lasciare insoddisfatta la domanda,
sempre crescente, di energia richiesta dal sistema produttivo di ogni paese, diventa
necessaria e urgente, ogni giorno di più, puntare sulla ricerca per lo sfruttamento
soprattutto di quelle fonti energetiche rinnovabili, alternative alle fonti tradizionalmente
utilizzate (inquinanti e soggette ad esaurimento) e sempre disponibili in natura (come
l’energia idroelettrica, la geotermica, la solare, l’eolica, le biomasse, ecc.) .
Fra tutte queste fonti, che possono contribuire (in modo più o meno efficace ed
economico) a soddisfare, sia pure parzialmente, il fabbisogno di energia di un paese,
quella più significativa e di maggiore interesse è certamente l’energia solare, inesauribile,
disponibile ovunque, e fra tutte la più pulita e meno inquinante.
In questo campo va sempre giustificato ogni sforzo volto alla costante ricerca di nuove
modalità di utilizzo della fonte solare, e alla messa a punto di tecnologie sempre più valide
ed efficaci per lo sfruttamento (il massimo possibile) dell’intera gamma delle radiazioni
solari, dalle quali si possono ricavare calore ed energia elettrica in abbondanza, (tanto da
poter concorrere in modo significativo a soddisfare la domanda di queste forme di energia,
di cui il mercato ha sempre più bisogno).
Non possono essere ignorati, infatti, i progressi compiuti dalla ricerca nel campo delle
innovazioni tecnologiche (in particolare per quanto riguarda nuove tipologie di pannelli
fotovoltaici, o nuovi tipi di impianti solari) per consentire lo sfruttamento dell’energia
solare nel modo migliore possibile (massimo rendimento e massima economicità).
L’obiettivo da perseguire è, naturalmente, quello di rendere al più presto le forme di
energia (da destinare agli usi finali ed in particolare l’energia elettrica), che è possibile
ricavare dall’irraggiamento solare, competitive rispetto alle analoghe forme di energia,
prodotte da impianti che utilizzano le fonti energetiche tradizionali.
Questo traguardo, ritenuto utopistico nel passato, oggi si può raggiungere senza troppo
attendere, se si tiene conto che già esistono tecnologie d’avanguardia, come quelle ideate e
sperimentate negli ultimi anni dal Prof. Carlo Rubbia (premio Nobel per la Fisica) nella
centrale elettrica “Archimede” di Priolo, a Siracusa, dove è stato realizzato il prototipo di
un impianto a specchi parabolici per l’utilizzo termodinamico dell’energia solare;
sperimentazioni che hanno dato risultati più che confortanti, dimostrando che esse sono in
4
grado di produrre energia elettrica in grande quantità e a costi contenuti.
In base a tali risultati, infatti, è presumibile che una centrale solare di adeguate
dimensioni, utilizzando queste nuove tecnologie, sarebbe in grado di fornire energia
elettrica in quantità (fino ad un migliaio di megawatt) paragonabili a quelle di una centrale
nucleare (o di una centrale a gas o a combustibili fossili) anche a costi concorrenziali; e
questo senza bisogno di approvvigionamenti dell’esterno, senza problemi per la gestione
della sicurezza e senza pericoli di inquinamento ambientale
Simili premesse, più che sufficienti per giustificare la necessità di ulteriori e più
approfondite ricerche mirate a migliorare l'efficienza di queste nuove tecnologie,
giustificano anche, ed in particolare, la necessità, più che l’opportunità, di ricorrere al più
presto possibile a tali tecnologie per la realizzazione di nuove moderne centrali elettriche,
se si considera quanto incide oggi (e quanto più inciderà nel prossimo futuro, data la
rapidità con la quale aumentano giornalmente i prezzi dei prodotti petroliferi di consumo)
la bolletta petrolifera (e quella del gas) sull’economia di un paese come l’Italia, il quale, non
disponendo di risorse autonome sufficienti per soddisfare il fabbisogno energetico
nazionale, dipende in modo preoccupante dalle forniture dei paesi produttori, le cui
strategie di mercato condizionano pesantemente e costantemente la sua economia e quindi
il suo processo di sviluppo sociale.
Le nuove tecnologie, inoltre, possono dare origine alla produzione industriale di
impianti, altamente specializzati per la produzione di energia elettrica, di valore
commerciale non trascurabile, per i quali è prevedibile, con ragionevole certezza, che il
mercato si espanderà in modo tanto più rapido, quanto più gravi e sensibili saranno i
danni ambientali causati dal crescente utilizzo dei combustibili fossili tradizionali (e ciò
senza considerare l’aumento dei rischi connessi alle scorie radioattive prodotte da nuove
eventuali centrali nucleari) .
L’aumento dell’impatto ambientale, infatti, è un processo inevitabile, di cui si può solo
tentare di limitare i danni, attraverso il miglioramento delle tecnologie degli impianti e
riducendo i consumi delle fonti energetiche tradizionali, come stabilisce il Protocollo di
Kyoto; protocollo che, allo stato attuale, non tutti i paesi intendono, o possono, rispettare,
per cui l’inquinamento ambientale continua ad aumentare.
E’ da presupporre, quindi, che in un futuro ormai non molto lontano, la sola fonte di
5
energia, sulla quale è possibile fare affidamento per uno sviluppo sostenibile, non possa
essere altro che l’energia solare, se non si vuole una costante proliferazione (difficile da
controllare) di centrali nucleari, mettendo così definitivamente a rischio l’intero pianeta.
Il ricorso diffuso all’energia solare, invece, non solo renderebbe possibile il rispetto del
Protocollo di Kyoto, almeno da parte di quei i paesi orientati all’utilizzo di tale risorsa
energetica (contribuendo in modo sostanziale al miglioramento delle condizioni di
vivibilità e di sicurezza del pianeta), ma darebbe anche un contributo di particolare
rilevanza per il miglioramento delle relazioni commerciali e dei rapporti politici che
intercorrono fra i paesi del mondo.
Infatti, il progressivo abbassamento del fabbisogno delle tradizionali fonti primarie di
energia (conseguente all’utilizzo sempre più diffuso delle fonti energetiche rinnovabili)
comporterebbe anche la riduzione dei motivi che, sempre più spesso, danno luogo a nuove
tensioni (generando, a volte, instabilità politiche, rottura dei rapporti commerciali ed
anche conflitti armati) fra paesi produttori e paesi consumatori, tensioni dovute alle forti
dipendenze delle economie dei paesi consumatori dalle risorse energetiche, che i paesi
produttori hanno facoltà di limitare e contingentare autonomamente ed in ogni momento,
per renderle disponibili sul mercato alle condizioni per loro più convenienti.
4 - Le prospettive, che ci si può attendere dallo sfruttamento diffuso dell’energia solare
Nello stesso tempo, la possibilità di utilizzare l’energia solare, illimitata e disponibile
gratuitamente ovunque, per produrre e rendere disponibile, sul mercato, l’energia elettrica,
da destinare agli gli usi finali, in quantità tali da renderne concorrenziali i costi di acquisto,
potrebbe costituire un motivo più che valido per convincere i paesi consumatori,
appartenenti ad una stessa area geografica (quale è, ad esempio, quella dell’Unione
Europea), della validità e della convenienza, per tutti, di ricorrere allo sfruttamento,
quanto maggiore possibile (e con urgenza), dell’energia solare, sempre disponibile e senza
problemi di inquinamento ambientale.
Di conseguenza, i paesi interessati, potrebbero trovarsi d’accordo:
- sulla necessità di rendere omogenei (pena la rinuncia all’opportunità che si presenta)
rispettivi mercati dell’energia e definire, a tal fine, competenze, responsabilità e regole di
comportamento (per quanti operano nel settore dell’energia) comuni e condivise, da
6
adottare in tutti i paesi aderenti, in modo da consentire il superamento di ogni eventuale
difformità esistente fra i diversi mercati energetici nazionali;
- sulla necessità di aggregare ed integrare, gradualmente, tutti i mercati energetici
nazionali, in modo da realizzare, appena possibile, un mercato dell’Energia unico per tutti i
paesi dell’area geografica (mercato che garantirebbe con maggiore sicurezza e continuità la
copertura del loro fabbisogno energetico);
- sulla necessità di una Politica energetica comune, le cui linee di indirizzo siano di
riferimento per tutti i Paesi aderenti (presupposto, questo, valido per consentire anche
l’aggregazione dei paesi in un tessuto comunitario forte e duraturo, capace di assicurare,
nel tempo, prosperità e sviluppo a tutti i paesi aderenti);.
- sull’opportunità di costituire fondi comuni da investire sia nella ricerca e sviluppo di
nuove e più efficaci tecnologie per lo sfruttamento dell’energia solare, sia nella
realizzazione (attraverso uno sforzo congiunto di Enti ed imprese che, nei vari Paesi,
operano nel campo dell’Energia) nuove centrali solari, capaci di produrre l’energia elettrica
che il mercato comune richiederà e che i diversi operatori dovranno provvedere a rendere
disponibile, sul mercato, rispettando le regole comuni adottate .
A questo proposito, vale ricordare che la produttività di tutti i tipi di impianti,
predisposti per lo sfruttamento dell’energia solare, oltre che dalle loro dimensioni, dipende
in modo sostanziale dal grado di irraggiamento dei siti, in cui essi vengono allocati.
Risulta evidente, pertanto, che le aree geografiche maggiormente soggette
all’irraggiamento del sole, e quindi le più idonee per ospitare impianti solari, sono le fasce
subtropicali del pianeta, dove si trovano, tra l’altro, le maggiori riserve di olio greggio e di
gas naturale, le cui disponibilità (comunque limitate) sono, però, già destinate, quasi
totalmente e fino ad esaurimento, ai paesi maggiormente industrializzati (o in via di
industrializzazione).
Si presuppone, quindi, che tale situazione continuerà a lasciare nella povertà e
nell’indigenza le popolazioni di tutti i paesi del cosiddetto terzo, per i quali, invece,
l’energia solare, disponibile sempre senza vincoli, potrebbe costituire la risorsa più valida
(se non l’unica a loro disposizione) da utilizzabile per il loro riscatto sociale ed economico.
Infatti, mettere questi paesi (nel cui territorio è possibile reperire, senza difficoltà, estesi
7
appezzamenti di terreno, arido ed improduttivo, e quindi idonei per l’installazione di
grandi centrali solari, senza problemi di impatto ambientale) nella condizione di produrre
energia elettrica (certamente col supporto e l’aiuto finanziario dei paesi consumatori, fra
loro associati, oppure attraverso investimenti e forniture di know-how e tecnologie da
parte imprese del settore in consorzio con gli Enti locali), in quantità tali da consentirne
l’esportazione verso paesi che la richiedono, permetterebbe loro di dotarsi dei mezzi
necessari per promuovere e sostenere il loro processo di sviluppo (rispettando e
contribuendo a far rispettare, ai paesi consumatori, del protocollo di Kyoto)
E’ da tener conto, inoltre, che l’energia elettrica fornita dalle centrali solari (i cui
impianti dovrebbero funzionare, naturalmente, senza interruzione di continuità, a
differenza degli impianti tradizionali , la cui produttività può essere regolata in funzione
della domanda), non essendo possibile immagazzinarla, se prodotta, va essere consumata.
Pertanto il mercato tenderebbe automaticamente a soddisfare la domanda utilizzando,
in via prioritaria, tutta l’energia fornita dalle centrali solari (riducendo i tempi di
ammortamento dei capitali investiti ed evitando l’eccessiva e smodata levitazione dei
prezzi al consumo), senza fare differenze fra i diversi produttori-fornitori (che sul mercato
acquisterebbero tutti pari dignità e potere contrattuale, data l’illimitata disponibilità
della fonte primaria) e facendo ricorso all’energia, prodotta dalle centrali tradizionali, solo
per coprire la quota di domanda ancora da soddisfare (con l’ovvia riduzione dei consumi
delle fonti energetiche tradizionali e, di conseguenza, anche dell’inquinamento
ambientale).
Volendo, infine, estendere lo sguardo anche all’intera area geopolitica del Mar
Mediterraneo (o ad altre in altre aree geografiche, dove la stessa situazione potrebbe
ripetersi) potrebbe accadere che, date le prospettive di sviluppo sociale ed economico che è
possibile attendersi dall’energia solare, gli stessi paesi, interessati e consenzienti allo
sfruttamento di tale fonte di energia solare, senza difficoltà potrebbero manifestare
disponibilità e convergenze di intenti, sul piano politico ed economico, tali, da rendere
possibile l’instaurarsi, fra loro, di nuovi rapporti di reciproca amicizia e collaborazione,
rapporti forti e duraturi , validi per consentire l’apertura d nuove prospettive di sviluppo,
di sicurezza e di promozione sociale di tutte le diverse popolazioni presenti su entrambe le
sponde e nelle zone adiacenti .
8
Una situazione simile, inoltre, sarebbe certamente propizia, per spianare la strada quel
tipo di politica estera comune, che il Prof. Romano Prodi (durante una intervista) ha definito
“ etica”, perché capace di stimolare “la democratizzazione di tutta la famiglia delle nazioni”,
da fondare, necessariamente, su regole definite di comune accordo fra tutti i paesi
consenzienti, e quindi valevoli per tutti pariteticamente, da applicare con equità e giustizia (e
col comune impegno di rispettarle), allo scopo primario di salvaguardare i diritti umani della
persona e di riconoscere la pari dignità di tutti i popoli e il loro diritto all’autodeterminazione.
5 – Conclusioni
Come si vede, il traguardo di rendere disponibile energia, per gli usi finali, ricavata
dall’energia solare a costi contenuti, e convenienti rispetto a quelli dell’energia fornita dalle
centrali elettriche tradizionali, non solo è possibile, ma è auspicabile che ciò avvenga al più
presto possibile, date le tante buone prospettive che tale evento potrebbe aprire per la
pacifica convivenza delle nazioni, per uno sviluppo equo e solidale di tutti i popoli e per la
salvaguardia della vivibilità del pianeta.
Giuseppe Ramondetta
Roma 12/09/06

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Giuseppe ramondetta

  • 1. 1 Il problema energetico: perché ricorrere all’energia solare 1 – Il problema energetico La copertura del fabbisogno di Energia è certamente uno dei problemi più complessi e urgenti, che gravano costantemente sulle Autorità di governo di ogni paese. Le variabili che entrano in gioco (tutte soggette a vincoli che si modificano nel tempo, a volte in modo brusco ed imprevedibile) sono, infatti, molteplici e di così diversa natura, da vanificare qualsiasi tentativo volto alla ricerca di una soluzione definitiva. Il problema, però, è di tale rilevanza, da richiedere la massima attenzione da parte degli Organi di Governo, ai quali è affidato il compito di provvedere alla sicurezza ed al progresso del paese, e quindi al suo costante sviluppo economico e sociale, per assicurare, a tutti i cittadini, condizioni di vita sempre migliori e maggior benessere. A tal fine, è necessario che il sistema produttivo nazionale, per soddisfare una domanda crescente di beni e servizi comuni, possa disporre costantemente delle diverse forme di energia, di cui i vari settori produttivi hanno bisogno in quantità sufficienti a soddisfare, in ogni momento, le loro esigenze. 2 – I rischi connessi al problema energetico. E’ evidente, infatti, che non c’ è possibilità di sviluppo senza la disponibilità delle risorse energetiche necessarie; ma è altrettanto evidente che le quantità disponibili delle fonti energetiche primarie, tradizionalmente utilizzate in tutti i paesi del mondo (oli greggi e gas metano in particolare), essendo limitate continuano a diminuire, creando difficoltà di approvvigionamento, crisi sempre più gravi e frequenti nei rapporti fra paesi produttori e paesi consumatori (il cui fabbisogno di energia, invece, è sempre maggiore) e, di conseguenza, situazioni di conflittualità ed instabilità politiche a livello internazionale. Cresce, quindi, la necessità urgente di trovare altre fonti energetiche primarie, diverse da quelle tradizionali; urgenza che potrebbe avvalorare, oggi, l’ipotesi di sopperire alla carenza di energia facendo ricorso al combustibile nucleare e/o al carbone. In effetti, queste fonti (che attualmente alimentano alcune centinaia di impianti, sparsi
  • 2. 2 nel mondo, nonostante i rischi connessi al loro esercizio), se utilizzate in modo diffuso, potrebbero consentire la produzione di grandi quantità di energia elettrica, riducendo in modo significativo l’approvvigionamento delle quantità di risorse energetiche tradizionali. [Infatti, l'elettricità (essendo l’unico vettore energetico intermedio fra le fonti energetiche primarie e tipo di energia utilizzata dai mercati per la maggior parte degli usi finali) è la forma di energia più preziosa e maggiormente richiesta dai sistemi produttivi di tutti i paesi (ed in particolare di quelli industrializzati o di nuova industrializzazione).] Allo stato attuale, tuttavia, non è giustificabile fare ricorso all’energia nucleare (o al carbone), perché la decisione di realizzare una centrale nucleare, una volta presa, non consente ripensamenti e non è possibile fare una scelta simile, .senza tener conto dei rischi e delle conseguenze dannose che, in caso di incidente (come avvenuto nel passato), ne possono derivare per l’Ambiente e per tutte le popolazioni presenti nell’area geografica in cui le centrali elettriche nucleari verrebbero insediate. Infatti (a parte la rilevanza dei tempi e dei costi necessari per la realizzazione di una centrale) i rischi, che sono sempre connessi ai processi produttivi (poiché finora il problema di rendere gli impianti intrinsecamente sicuri non è stato ancora risolto, come non è stato risolto il problema della totale eliminazione delle scorie radioattive) difficilmente possono essere eliminati del tutto (almeno alla luce delle conoscenze attuali) e le probabilità di dare luogo a situazioni devastanti di dimensioni continentali, non possono essere esclusi in anticipo. Ad esempio, per quanto improbabile possa essere, mai può essere escluso a priori l’errore umano che, nel caso di centrali nucleari, con ogni probabilità provocherebbe disastri di imprevedibile gravità, inquinando definitivamente l’Ambiente del sito, in cui è avvenuto l’incidente, e quello delle regioni o dei paesi circostanti (come hanno dimostrato il disastro di Cernobyl e gli altri accaduti in precedenza). Di conseguenza, anche se l’esaurimento delle fonti energetiche tradizionali è inarrestabile e la domanda di energia immancabilmente crescente, è comunque doveroso evitare, in tutti i modi possibili, un ricorso massiccio al carbone e, soprattutto, al combustibile nucleare, almeno finché non saranno disponibili le tecnologie necessarie per consentirne l'utilizzo senza rischio alcuno per l’uomo e per l’Ambiente.
  • 3. 3 3 – Il ricorso all’energia solare Dati questi presupposti e non essendo possibile lasciare insoddisfatta la domanda, sempre crescente, di energia richiesta dal sistema produttivo di ogni paese, diventa necessaria e urgente, ogni giorno di più, puntare sulla ricerca per lo sfruttamento soprattutto di quelle fonti energetiche rinnovabili, alternative alle fonti tradizionalmente utilizzate (inquinanti e soggette ad esaurimento) e sempre disponibili in natura (come l’energia idroelettrica, la geotermica, la solare, l’eolica, le biomasse, ecc.) . Fra tutte queste fonti, che possono contribuire (in modo più o meno efficace ed economico) a soddisfare, sia pure parzialmente, il fabbisogno di energia di un paese, quella più significativa e di maggiore interesse è certamente l’energia solare, inesauribile, disponibile ovunque, e fra tutte la più pulita e meno inquinante. In questo campo va sempre giustificato ogni sforzo volto alla costante ricerca di nuove modalità di utilizzo della fonte solare, e alla messa a punto di tecnologie sempre più valide ed efficaci per lo sfruttamento (il massimo possibile) dell’intera gamma delle radiazioni solari, dalle quali si possono ricavare calore ed energia elettrica in abbondanza, (tanto da poter concorrere in modo significativo a soddisfare la domanda di queste forme di energia, di cui il mercato ha sempre più bisogno). Non possono essere ignorati, infatti, i progressi compiuti dalla ricerca nel campo delle innovazioni tecnologiche (in particolare per quanto riguarda nuove tipologie di pannelli fotovoltaici, o nuovi tipi di impianti solari) per consentire lo sfruttamento dell’energia solare nel modo migliore possibile (massimo rendimento e massima economicità). L’obiettivo da perseguire è, naturalmente, quello di rendere al più presto le forme di energia (da destinare agli usi finali ed in particolare l’energia elettrica), che è possibile ricavare dall’irraggiamento solare, competitive rispetto alle analoghe forme di energia, prodotte da impianti che utilizzano le fonti energetiche tradizionali. Questo traguardo, ritenuto utopistico nel passato, oggi si può raggiungere senza troppo attendere, se si tiene conto che già esistono tecnologie d’avanguardia, come quelle ideate e sperimentate negli ultimi anni dal Prof. Carlo Rubbia (premio Nobel per la Fisica) nella centrale elettrica “Archimede” di Priolo, a Siracusa, dove è stato realizzato il prototipo di un impianto a specchi parabolici per l’utilizzo termodinamico dell’energia solare; sperimentazioni che hanno dato risultati più che confortanti, dimostrando che esse sono in
  • 4. 4 grado di produrre energia elettrica in grande quantità e a costi contenuti. In base a tali risultati, infatti, è presumibile che una centrale solare di adeguate dimensioni, utilizzando queste nuove tecnologie, sarebbe in grado di fornire energia elettrica in quantità (fino ad un migliaio di megawatt) paragonabili a quelle di una centrale nucleare (o di una centrale a gas o a combustibili fossili) anche a costi concorrenziali; e questo senza bisogno di approvvigionamenti dell’esterno, senza problemi per la gestione della sicurezza e senza pericoli di inquinamento ambientale Simili premesse, più che sufficienti per giustificare la necessità di ulteriori e più approfondite ricerche mirate a migliorare l'efficienza di queste nuove tecnologie, giustificano anche, ed in particolare, la necessità, più che l’opportunità, di ricorrere al più presto possibile a tali tecnologie per la realizzazione di nuove moderne centrali elettriche, se si considera quanto incide oggi (e quanto più inciderà nel prossimo futuro, data la rapidità con la quale aumentano giornalmente i prezzi dei prodotti petroliferi di consumo) la bolletta petrolifera (e quella del gas) sull’economia di un paese come l’Italia, il quale, non disponendo di risorse autonome sufficienti per soddisfare il fabbisogno energetico nazionale, dipende in modo preoccupante dalle forniture dei paesi produttori, le cui strategie di mercato condizionano pesantemente e costantemente la sua economia e quindi il suo processo di sviluppo sociale. Le nuove tecnologie, inoltre, possono dare origine alla produzione industriale di impianti, altamente specializzati per la produzione di energia elettrica, di valore commerciale non trascurabile, per i quali è prevedibile, con ragionevole certezza, che il mercato si espanderà in modo tanto più rapido, quanto più gravi e sensibili saranno i danni ambientali causati dal crescente utilizzo dei combustibili fossili tradizionali (e ciò senza considerare l’aumento dei rischi connessi alle scorie radioattive prodotte da nuove eventuali centrali nucleari) . L’aumento dell’impatto ambientale, infatti, è un processo inevitabile, di cui si può solo tentare di limitare i danni, attraverso il miglioramento delle tecnologie degli impianti e riducendo i consumi delle fonti energetiche tradizionali, come stabilisce il Protocollo di Kyoto; protocollo che, allo stato attuale, non tutti i paesi intendono, o possono, rispettare, per cui l’inquinamento ambientale continua ad aumentare. E’ da presupporre, quindi, che in un futuro ormai non molto lontano, la sola fonte di
  • 5. 5 energia, sulla quale è possibile fare affidamento per uno sviluppo sostenibile, non possa essere altro che l’energia solare, se non si vuole una costante proliferazione (difficile da controllare) di centrali nucleari, mettendo così definitivamente a rischio l’intero pianeta. Il ricorso diffuso all’energia solare, invece, non solo renderebbe possibile il rispetto del Protocollo di Kyoto, almeno da parte di quei i paesi orientati all’utilizzo di tale risorsa energetica (contribuendo in modo sostanziale al miglioramento delle condizioni di vivibilità e di sicurezza del pianeta), ma darebbe anche un contributo di particolare rilevanza per il miglioramento delle relazioni commerciali e dei rapporti politici che intercorrono fra i paesi del mondo. Infatti, il progressivo abbassamento del fabbisogno delle tradizionali fonti primarie di energia (conseguente all’utilizzo sempre più diffuso delle fonti energetiche rinnovabili) comporterebbe anche la riduzione dei motivi che, sempre più spesso, danno luogo a nuove tensioni (generando, a volte, instabilità politiche, rottura dei rapporti commerciali ed anche conflitti armati) fra paesi produttori e paesi consumatori, tensioni dovute alle forti dipendenze delle economie dei paesi consumatori dalle risorse energetiche, che i paesi produttori hanno facoltà di limitare e contingentare autonomamente ed in ogni momento, per renderle disponibili sul mercato alle condizioni per loro più convenienti. 4 - Le prospettive, che ci si può attendere dallo sfruttamento diffuso dell’energia solare Nello stesso tempo, la possibilità di utilizzare l’energia solare, illimitata e disponibile gratuitamente ovunque, per produrre e rendere disponibile, sul mercato, l’energia elettrica, da destinare agli gli usi finali, in quantità tali da renderne concorrenziali i costi di acquisto, potrebbe costituire un motivo più che valido per convincere i paesi consumatori, appartenenti ad una stessa area geografica (quale è, ad esempio, quella dell’Unione Europea), della validità e della convenienza, per tutti, di ricorrere allo sfruttamento, quanto maggiore possibile (e con urgenza), dell’energia solare, sempre disponibile e senza problemi di inquinamento ambientale. Di conseguenza, i paesi interessati, potrebbero trovarsi d’accordo: - sulla necessità di rendere omogenei (pena la rinuncia all’opportunità che si presenta) rispettivi mercati dell’energia e definire, a tal fine, competenze, responsabilità e regole di comportamento (per quanti operano nel settore dell’energia) comuni e condivise, da
  • 6. 6 adottare in tutti i paesi aderenti, in modo da consentire il superamento di ogni eventuale difformità esistente fra i diversi mercati energetici nazionali; - sulla necessità di aggregare ed integrare, gradualmente, tutti i mercati energetici nazionali, in modo da realizzare, appena possibile, un mercato dell’Energia unico per tutti i paesi dell’area geografica (mercato che garantirebbe con maggiore sicurezza e continuità la copertura del loro fabbisogno energetico); - sulla necessità di una Politica energetica comune, le cui linee di indirizzo siano di riferimento per tutti i Paesi aderenti (presupposto, questo, valido per consentire anche l’aggregazione dei paesi in un tessuto comunitario forte e duraturo, capace di assicurare, nel tempo, prosperità e sviluppo a tutti i paesi aderenti);. - sull’opportunità di costituire fondi comuni da investire sia nella ricerca e sviluppo di nuove e più efficaci tecnologie per lo sfruttamento dell’energia solare, sia nella realizzazione (attraverso uno sforzo congiunto di Enti ed imprese che, nei vari Paesi, operano nel campo dell’Energia) nuove centrali solari, capaci di produrre l’energia elettrica che il mercato comune richiederà e che i diversi operatori dovranno provvedere a rendere disponibile, sul mercato, rispettando le regole comuni adottate . A questo proposito, vale ricordare che la produttività di tutti i tipi di impianti, predisposti per lo sfruttamento dell’energia solare, oltre che dalle loro dimensioni, dipende in modo sostanziale dal grado di irraggiamento dei siti, in cui essi vengono allocati. Risulta evidente, pertanto, che le aree geografiche maggiormente soggette all’irraggiamento del sole, e quindi le più idonee per ospitare impianti solari, sono le fasce subtropicali del pianeta, dove si trovano, tra l’altro, le maggiori riserve di olio greggio e di gas naturale, le cui disponibilità (comunque limitate) sono, però, già destinate, quasi totalmente e fino ad esaurimento, ai paesi maggiormente industrializzati (o in via di industrializzazione). Si presuppone, quindi, che tale situazione continuerà a lasciare nella povertà e nell’indigenza le popolazioni di tutti i paesi del cosiddetto terzo, per i quali, invece, l’energia solare, disponibile sempre senza vincoli, potrebbe costituire la risorsa più valida (se non l’unica a loro disposizione) da utilizzabile per il loro riscatto sociale ed economico. Infatti, mettere questi paesi (nel cui territorio è possibile reperire, senza difficoltà, estesi
  • 7. 7 appezzamenti di terreno, arido ed improduttivo, e quindi idonei per l’installazione di grandi centrali solari, senza problemi di impatto ambientale) nella condizione di produrre energia elettrica (certamente col supporto e l’aiuto finanziario dei paesi consumatori, fra loro associati, oppure attraverso investimenti e forniture di know-how e tecnologie da parte imprese del settore in consorzio con gli Enti locali), in quantità tali da consentirne l’esportazione verso paesi che la richiedono, permetterebbe loro di dotarsi dei mezzi necessari per promuovere e sostenere il loro processo di sviluppo (rispettando e contribuendo a far rispettare, ai paesi consumatori, del protocollo di Kyoto) E’ da tener conto, inoltre, che l’energia elettrica fornita dalle centrali solari (i cui impianti dovrebbero funzionare, naturalmente, senza interruzione di continuità, a differenza degli impianti tradizionali , la cui produttività può essere regolata in funzione della domanda), non essendo possibile immagazzinarla, se prodotta, va essere consumata. Pertanto il mercato tenderebbe automaticamente a soddisfare la domanda utilizzando, in via prioritaria, tutta l’energia fornita dalle centrali solari (riducendo i tempi di ammortamento dei capitali investiti ed evitando l’eccessiva e smodata levitazione dei prezzi al consumo), senza fare differenze fra i diversi produttori-fornitori (che sul mercato acquisterebbero tutti pari dignità e potere contrattuale, data l’illimitata disponibilità della fonte primaria) e facendo ricorso all’energia, prodotta dalle centrali tradizionali, solo per coprire la quota di domanda ancora da soddisfare (con l’ovvia riduzione dei consumi delle fonti energetiche tradizionali e, di conseguenza, anche dell’inquinamento ambientale). Volendo, infine, estendere lo sguardo anche all’intera area geopolitica del Mar Mediterraneo (o ad altre in altre aree geografiche, dove la stessa situazione potrebbe ripetersi) potrebbe accadere che, date le prospettive di sviluppo sociale ed economico che è possibile attendersi dall’energia solare, gli stessi paesi, interessati e consenzienti allo sfruttamento di tale fonte di energia solare, senza difficoltà potrebbero manifestare disponibilità e convergenze di intenti, sul piano politico ed economico, tali, da rendere possibile l’instaurarsi, fra loro, di nuovi rapporti di reciproca amicizia e collaborazione, rapporti forti e duraturi , validi per consentire l’apertura d nuove prospettive di sviluppo, di sicurezza e di promozione sociale di tutte le diverse popolazioni presenti su entrambe le sponde e nelle zone adiacenti .
  • 8. 8 Una situazione simile, inoltre, sarebbe certamente propizia, per spianare la strada quel tipo di politica estera comune, che il Prof. Romano Prodi (durante una intervista) ha definito “ etica”, perché capace di stimolare “la democratizzazione di tutta la famiglia delle nazioni”, da fondare, necessariamente, su regole definite di comune accordo fra tutti i paesi consenzienti, e quindi valevoli per tutti pariteticamente, da applicare con equità e giustizia (e col comune impegno di rispettarle), allo scopo primario di salvaguardare i diritti umani della persona e di riconoscere la pari dignità di tutti i popoli e il loro diritto all’autodeterminazione. 5 – Conclusioni Come si vede, il traguardo di rendere disponibile energia, per gli usi finali, ricavata dall’energia solare a costi contenuti, e convenienti rispetto a quelli dell’energia fornita dalle centrali elettriche tradizionali, non solo è possibile, ma è auspicabile che ciò avvenga al più presto possibile, date le tante buone prospettive che tale evento potrebbe aprire per la pacifica convivenza delle nazioni, per uno sviluppo equo e solidale di tutti i popoli e per la salvaguardia della vivibilità del pianeta. Giuseppe Ramondetta Roma 12/09/06