1. RIFLESSIONE SUL VANGELO DEL GIORNO
GIOVEDI’ 16 MAGGIO
Dal Vangelo
secondo Giovanni
In quel tempo,
disse Gesù ai suoi
discepoli: «Un poco
e non mi vedrete
più; un poco ancora
e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra
loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco
e non mi vedrete; un poco ancora e mi
vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?».
Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un
poco”, di cui parla? Non comprendiamo
quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse
2. loro: «State indagando tra voi perché ho
detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco
ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io
vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il
mondo si rallegrerà. Voi sarete nella
tristezza, ma la vostra tristezza si
cambierà in gioia».
Ciò che Giovanni afferma in questo passo
si riferisce a una unione con Gesù più
profonda di quella, transitoria, offerta dalle
apparizioni pasquali del Risorto, che di tale
unione sono solo pegno. Vivendo nella
dimensione del già e non ancora,
possediamo già una caparra della
conoscenza e della gioia del Risorto che solo
negli ultimi tempi diverranno
l’appannaggio pieno dei credenti.
L’esistenza cristiana è sotto il segno della
gioia, ma deve essere vissuta nel realismo.
La gioia evangelica, che non è la soddisfa-
zione del ben-essere e del consumo, è la
3. gioia dell’amare e del credere in ciò che non
passa.
Non consiste nell’assenza della croce, ma
nel viverla come un passaggio necessario
alla gloria.
Homo sum, humaninihil a me alienum
puto - «Sono un essere umano, niente di ciò
che è umano ritengo mi sia estraneo»
(Terenzio). Nella vita del cristiano non
manca niente di ciò che è umano, e quindi
anche il peccato, il turbamento, la
confusione. Ma nella vita del cristiano è
presente il Risorto.