1. La storia dell’ Epigramma
- L’epigramma letterario
-L ’ epigramma in Grecia: le Origini
-L’epigramma latino: dall’ età
imperiale a Marziale
2. L’epigramma letterario
Il termine
è di derivazione greca,infatti
“epigramma” deriva dal greco “epigrapho”
che significa “scrivo su”(epì =
“sopra” ,”grapho”= scrivo) ed
equivale nella lingua latina al
termine “inscriptio”.
Coerentemente al significato di questo termine,l’epigramma indica propriamente
quella che in origine era l’inscrizione funebre o di carattere commemorativo (in modo
da poter ricordare fatti,luoghi e persone) che veniva incisa prevalentemente su
pietra,oppure su bronzo. In ogni caso,non v’è dubbio che poteva anche,sotto una
penna ispirata,diventare una vera e propria poesia (si pensi,ad esempio, agli epigrammi
di Simonide di Ceo,risalenti al VI-V sec. a.C.)
3. L’epigramma divenne un vero e proprio Momento in cui la
genere letterario solo con l’ Ellenismo poesia, come
espressione di gusti e
sensibilità
nuovi,mutò dal punto
di vista dei contenuti
e dell stile.
Del periodo originario restò all’epigramma la brevità compensata da ricchezza di
contenuto e da perfezione tecnica e stilistica. Lo scopo preponderante, però, di
colpire il lettore attraverso le suggestioni, finì poi per soffocare sotto il peso di
un’erudizione eccessiva.
I temi fondamentali contenuti in un epigramma sono:
1) Lo sfogo confidenziale dei sentimenti
2) Motivi conviviali di invito alla gioia
3) Riflessioni sulla caducità dei beni terreni
4) Temi satirici,indovineli scherzi dal punto di vista metrico.
4. In Grecia il genere Ma comunque,ha delle attestazioni
epigrammatico ha le in tutto il corso della letteratura
sue radici in tempi greca,infatti i primi epigrammi greci
antichissimi risalgono al VII sec. a.C. (ad esempio
quelli di Archiloco ),di tipo:
votivo
sepolcrale
La fioritura vera e propria del genere si realizzò però solo nell’età
ellenistica,diventando una delle forme principali della lirica soprattuto negli
epigrammi di tipo amoroso di:
-Leonida di Taranto : in cui sono espresse delle riflessioni profonde riguardo la
brevità della vita e la fragilità delle gioie amorose;
-Asclepiade di Samo: in cui si può scorgere un epigramma dai contenuti molto
più dotti,e di conseguenza un genere diverso,che
raggiunge la sua massima importanza con Meleagro di
Giàdara.
5. Fu proprio Meleagro di Essa venne da lui
Giadara a scrivere la più intitolata “Corona”
importante raccolta di perché ad ogni
epigrammi di stampo poeta faceva
ellenistico corrispondere il
nome di un fiore
La stessa cosa venne poi ripresa successivamente
Da Filippo di Tessalonica,che nel I sec. d. C. compilò una raccolta di
epigrammi. Insieme a lui un dotto bizantino, Filippo Costantino di
Cefala,scrisse un’altra raccolta durante il 900 d. C.
Queste antologie però non sono state ritrovate,ma in compenso ci
è pervenuta l’ ”Anthologia Palatina”. Essa è composta da 15
libri,che comprendono circa 3700 epigrammi scritti da poeti fra il V
secolo a. C. fino all’età bizantina.
Il libro più importante dell’Anthologia Palatina è l’ “Appendix
Planudea” in cui sono riportati 388 epigrammi scritti da Massimo
Planude,un monaco bizantino.
6. A Roma l’epigramma fece il In realtà fu solo Catullo
suo ingresso solo sullo che diede una vera e
scorcio del II sec. a.C. propria dignità al
genere letterario,nel I
sec. a.C.
Soltanto lui seppe dare, con attenta e sincera commozione e con toni di
immediatezza, un’idea reale all’esperienza amorosa e umana,molto sofferta e
vissuta.
Dopo Catullo Solo con l’avvento dell’impero possiamo
assistere ad una ulteriore fioritura della
poesia epigrammatica,ma ora in essa
prendono un forte sopravvento i toni
scherzosi
satirici
Catullo (84-83 a.C.-54
a.C)
7. Proprio a Roma il genere torna in auge solo con Marziale che cercherà di rivalutare
l’epigramma in modo da divenire un vero e proprio modello per tutti gli scrittori latini
dell’età moderna,applicando alcune modifiche tecniche nella stesura stessa degli
epigrammi.
In cosa però consiste l’orginalità e la novità nella tecnica di Marziale?
La caratteristica peculiare degli epigrammi dell’autore è l’introduzione della vena
comica. Infatti:
1 °parte del carme: è apparentemente seria e ricca di contenuti,in modo tale da
rappresentare la società che si muove intorno a lui,piuttosto che la
sua interiorità;
2° parte del carme : tale serietà viene completamente ribaltata da un distico
conclusivo che contiene una battuta a sorpresa .
La raccolta più significativa di epigrammi scritti da Marziale risale all’85 d. C.
ed è divisa in 12 libri. Tali componimenti non riuscirono però ad arginare la
sua pessima condizione sociale: non a caso, egli vagheggia in questi
epigrammi il suo stile di vita basato su:
-esistenza semplice
-esistenza appartata e a contatto con la natura;
“a me piacciono un focolare ed un tetto che non disdegna il fumo che lo
annerisce. Una fonte fresca e l’erba incolta” (2,90,7-10)
8. Marziale è il maestro insuperato dell’epigramma comico-giocoso. Egli
lo costruisce con grande abilità,in modo da conferire in aspettato e
sorprendente rilievo alla “punta” comica finale. Anzitutto egli prepara
accuratamente la battuta finale creando la necessaria tensione
d’attesa; inoltre ricorre alla massima concretezza di rappresentazione
scegliendo soggetti interessanti e indulgendo in particolari realistici
(diversamente,dagli epigrammi greci del I sec. d.C.,che si limitano per
lo più a riprodurre “tipi” generici); usa nomi propri – anche se per lo
più fittizi – allo scopo di risvegliare maggiormente l’attenzione dei
lettori,sempre lieti di sentir dir male del prossimo;anche nelle puntate
più sarcastiche non abbandona mai il fondamentale tono giocoso,per
non guastare l’effetto comico; infine,adopera uno stile semplice e
scorrevole.
In questi epigrammi di comicità “dinamica”- nei quali,cioè,ogni verso
avvia alla soluzione comica finale – Marziale è grandissimo; forse più
sbiadito appare in quelli di comicità “statica”, in cui, cioè, il comico si
presenta fin dall’inizio nei tratti descrittivi o nelle metafore.
(P. Frassinetti, “Storia della
letteratura latina”, Minerva
Italica, Bergamo,
1968,pp.315-316)
9. In sostanza,Marziale fa della poesia epigrammatica lo strumento per descrivere la
corruzione romana in tutte le sue sfaccettature,in vena comica,un aspetto che ci
dimostra la sua totale insensibilità nei confronti delle “distrazioni” dei suoi simili,e
della rigidità di alcuni,atteggiamento tipico di chi si isola e si avvia alle maggiori
manie.
In effetti,perché ridiamo?
Cervasato,nella “Prefazione a Bergson”, “Il riso,saggio sul significato del
comico” (1922) afferma:
“Il riso è un’arma che la società adopera contro i suoi membri che tendono
ad appartarsi. Essa punisce,l’isolato che è insocievole o si avvia a divenirlo.
Poiché la nostra “elasticità mentale” deriva dal continuo contatto col
mondo,avviene che chi si isola si irrigidisce e avvia il suo essere lungo linee
non più elastiche ma automatiche.”
Si può, quindi,facilmente avvertire come nonostante il variare dei
tempi e delle circostanze,la natura dell’uomo si presenti con
atteggiamenti di fondo sempre costanti.