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Lo psicodramma analitico
Lo psicodramma analitico

“Inizio là dove lei finisce.
Nel suo studio lei pone le persone in una situazione artificiale, io le
incontro per strada, a casa loro, nel loro ambiente naturale. Lei
analizza i loro sogni, io cerco di dar loro il coraggio di sognare ancora.
Insegno alla gente come si fa a interpretare la parte di Dio…”(*)

(*) dialogo (improbabile) fra Moreno e Freud da J.L. Moreno, Manuale di Psicodramma-Il
teatro come terapia, Astrolabio, Roma, 1985
Lo psicodramma analitico
Origini dello psicodramma analitico
 rituali magici e sciamanici
 drammatizzazioni sacre : rappresentare le forze della natura per controllarne il
corso  uso curativo dei riti
 dal culto di Dioniso l’evoluzione nella forma moderna di drammatizzazione
 la drammatizzazione evolve verso un confronto tra dio e gli uomini, dove gli
uomini si interrogano sul proprio destino
 dialogo uomini-dei che , secondo Hillmann, può essere confrontato con il dialogo
tra il soggetto e il suo inconscio.
 psicodramma analogo al teatro antico ed al dramma sacro, dove vengono portate
in scena le vicende degli uomini nel loro confronto con gli dei e le vicende relative
agli dei stessi.
Lo psicodramma analitico: la storia
Joseph Pratt (Boston - 1905)
 Internista di Boston, viene considerato il fondatore della psicoterapia di gruppo
 Trae spunto dalle osservazioni di Dejerine sulla terapia intesa come influenza
benefica di una persona sull’altra
 Gruppi di pazienti tubercolotici – riunioni a cadenza settimanale
 Gruppo strutturato come una “classe”: sotto la direzione di Pratt discutevano sul
decorso della malattia
 Gli incontri favorivano lo sviluppo di una particolare competenza sugli effetti della
terapia, attenuavano il senso di solitudine e di depressione provocato dalla
malattia.
 Il successo con i pazienti tubercolotici lo portò a organizzare gruppi di pazienti
psichiatrici
Lo psicodramma analitico: la storia
Trigant Burrow (1925)
 Fu il primo a parlare di “psicoterapia di gruppo”
 L’individuo ha una innata capacità aggregativa
 La società nevrotica inibisce la comunicazione creativa
 Il conflitto individuale è un sintomo del conflitto sociale
 Soltanto nel gruppo è possibile analizzare il disagio individuale
 Anche il terapeuta deve essere consapevole del proprio disagio: non esiste un
“terapeuta sano” di fronte a pazienti malati, ma “ognuno deve fare la propria ricerca
del proprio modo di stare al suo posto”
Lo psicodramma analitico: la storia
T-group (Connecticut - Stati Uniti - anni 40)
Lewin dirige, coadiuvato da Bradford, Benne e Lippitt, un seminario per capi di
comunità  Gruppo di formazione.
Obiettivo: affrontare positivamente le tensioni interrazziali
Si possono alternare sedute di un “piccolo gruppo” con sedute plenarie.
L’animatore ha il ruolo di “facilitatore” dell’osservazione e della riflessione su
quanto succede durante la seduta.
Fattore innovativo: la scoperta della retroazione per l’apprendimento personale
N.T.L. (National Training Laboratory) (1950)
Seminari per la formazione alle relazioni umane
“Laboratori” in quanto situazione sperimentale: apprendimento basato sull’esperienza
diretta in un gruppo, di cui si esaminano il sorgere e l’evolversi delle norme e dee
strutture
Lo psicodramma analitico

I gruppi psicoanalitici
Analisi in gruppo
Estensione al gruppo
dell’analisi individuale
Attenzione ai transfert
individuali
Le interpretazioni riguardano
il singolo paziente
Il processo di gruppo non
viene analizzato
Attenzione focalizzata sui
singoli partecipanti

Analisi di gruppo
Gruppo considerato come totalità
Gruppo non riducibile alla somma
degli individui
Vengono considerate le dinamiche
di gruppo
Lo psicodramma analitico: la storia
Analisi di gruppo
W. Bion
Influenza di Melanie Klein e di Lewin
Prime esperienze con i gruppi presso il reparto di riadattamento di un ospedale
militare, per i reduci della seconda guerra mondiale
Adatta il suo trattamento ai piccoli gruppi presso la Clinica Tavistock di Londra
Osservazione e analisi del funzionamento dei gruppi:


La situazione di gruppo genera una regressione, causata dalla consapevolezza che il
gruppo rappresenta una entità a sé, diversa dalla somma dei singoli membri
Mentalità di gruppo: l’attività mentale condivisa che si genera quando si forma un gruppo
Assunti di base: meccanismi di difesa, rispetto alle ansie psicotiche scatenate dal
partecipare al gruppo, impediscono processi evolutivi
Gruppo di lavoro: consente di perseguire i propri obiettivi con razionalità ed efficienza
Lo psicodramma analitico: la storia
Analisi in gruppo

Sperimentata, negli anni trenta, da Louis Wender e Paul Schilder, che adottano
il metodo della conferenza: una proposizione teorica veniva discussa dai
partecipanti al gruppo ed ampliata alla luce delle proprie esperienze personali.
Slavson giustifica l’utilizzo del gruppo per motivi pratici.
La psicoterapia di gruppo è giustificata sia da una motivazione “economica” (un
terapeuta può trattare più pazienti) sia dalla possibilità che si attivino transfert
multilaterali, in quanto si riproduce il sistema familiare
Lo psicodramma analitico: la storia
Analisi in gruppo
Wolf - Schwartz
Approfondimento sulle modificazioni operate dal contesto di gruppo
nei postulati della psicoanalisi:
• Go-around (libera associazione sparsa): chiedere ad un paziente di verbalizzare tutto
ciò che gli viene in mente rispetto ad ogni partecipante
•Analisi della resistenza : la presenza neutrale dell’analista e le reazioni emotive degli
altri membri facilitano la consapevolezza delle proprie modalità di interazione con gli altri
•Transfert : nel gruppo è di minore intensità, quindi consente di essere meno dipendenti
dall’analista
•Controtransfert : la presenza di più pazienti rende più realistica la valutazione dei
sentimenti dell’analista
Lo psicodramma analitico: la storia
Lo psicodramma
Analisi in gruppo
Uno degli approcci innovativi della psicoterapia contemporanea
Letteralmente significa “psiche in azione”: si traduce in azione quanto è narrato
Tecnica psicoterapeutica introdotta negli anni Venti da Jacob Levi Moreno
La persona può essere curata
nei disturbi comportamentali, nelle esigenze motivazionali, nei disagi relazionali
attraverso una rappresentazione scenica
in cui i partecipanti esprimono I propri vissuti
Lo psicodramma analitico: la storia
Jacob Levi Moreno (Vienna - anni 20)
Nasce in Romania nel 1892
A quattro anni
“…dopo aver assegnato ai compagni di gioco la parte degli angeli, salendo su una
pila di sedie per interpretare Dio, cadde, rompendosi il braccio destro…probabilmente
imparò in quel momento e, in modo salutare, a conformarsi al principio di realtà.”
1920 – spinto dalla sua sensibilità sociale aiuta le prostitute viennesi a formare
un’associazione per la difesa dei loro diritti
1921 – crea il Teatro della Spontaneità , precursore dello Psicodramma: introduce le
tecniche di azione, catarsi, spontaneità e creatività
1925 - si trasferisce negli Stati Uniti
- fonda una scuola di formazione ed una clinica psichiatrica
- lo psicodramma moreniano ha un grande successo
1942 - viene inaugurato a New York il Moreno Institute, centro didattico e di
formazione
Lo psicodramma di Jacob Levi Moreno
Le prime esperienze
Lo psicodramma, come strumento terapeutico, nasce nel 1923:
durante uno spettacolo una giovane studentessa, Barbara, nell’interpretare il
personaggio di una prostituta, ricava benefici personali risolvendo la propria nevrosi
caratteriale.
Moreno intuisce l’effetto terapeutico della drammatizzazione (effetto catartico):
abbandona gli elementi tipici della scena, come il copione o la rigidità dei ruoli, imposta
una situazione che permette al paziente di rappresentare le proprie difficoltà:

passaggio dal teatro spontaneo allo psicodramma
Nello psicodramma avviene una sorta di liberazione (catarsi) da tutte le sovrastrutture
che nel tempo hanno soffocato la piena espressione dell’Io.
Il soggetto, grazie a questo cammino di purificazione, potrà quindi
“giocare ad essere Dio”
Lo psicodramma di Jacob Levi Moreno
INCONTRO
“Un incontro di due:
occhi negli occhi, volto nel volto.
E quando tu sarai vicino:
io coglierò i tuoi occhi,
e li metterò al posto dei miei,
e tu prenderai i miei occhi
e li metterai al posto dei tuoi.
Così io guarderò te con i tuoi occhi
e tu guarderai me con i miei.
Così persino la cosa comune impone il silenzio
e il nostro incontro rimane la meta della libertà:
il luogo indefinito, in un tempo indefinito,
la parola indefinita per l'uomo indefinito.”
( J.L. Moreno 1985: 7 ).
Lo psicodramma di Jacob Levi Moreno
Gli elementi fondamentali
Ruolo
“la forma operativa che l’individuo assume nel momento specifico in cui
reagisce ad una situazione specifica nella quale sono coinvolte altre persone od
oggetti”
Moreno individua quattro categorie di ruoli che si sviluppano e sovrappongono nel
corso dello sviluppo:
-Ruoli corporei : i primi a comparire nel bambino, riguardano le funzioni corporee
-Ruoli fantasmatici o psicodrammatici: riguardano il mondo interno della persona, le
sue fantasie ed emozioni (es. il bambino ubbidiente, sognatore…)
-Ruoli sociali: i ruoli che appartengono alla socialità dove si vive e si sviluppa. Sono
codificati culturalmente e socialimente (es. ruolo di figlio, maschio, femmina,
lavratore…)
-Ruoli valoriali: compaiono durante l’esplosione emotiva della adolescenza. Rigurdano
il senso e la finalità dell’operato dell’individuo.
Lo psicodramma di Jacob Levi Moreno
Gli elementi fondamentali
Spontaneità e creatività
Dimensioni presenti contemporaneamente in ogni individuo.
Spontaneità: uno stato interno che può essere prodotto e che costituisce la base
essenziale per l’emergere della creatività. E’ il catalizzatore della creatività. L’una
senza l’altra porta a conseguenze negative.
La combinazione delle due dimensioni , in un immagine continuum, caratterizza
l’individuo.
Ai due estremi Moreno individua:
-Il deficiente spontaneo: colui che è in uno stato di perenne spontaneità, ma privo di
risorse creative
-Il creatore disarmato: colui che è molto creativo ma, privo di spontaneità, non riesce
a concretizzare le sue potenzialità
L’equilibrio fra le due dimensioni permette sia di reagire adeguatamente a situazioni
impreviste che di dare risposte nuove a situazioni vecchie.
Lo psicodramma di Jacob Levi Moreno
Gli elementi fondamentali
Tele

Significa “a distanza”: indica la capacità, presente fin dalla nascita, di entrare in
relazione emotiva con gli altri esseri umani.
A differenza dell’empatia, che è un processo unidirezionale, il tele è caratterizzato
dalla reciprocità
La manifestazione patologica del tele è il transfert: le relazioni transferali inibiscono
lo sviluppo di relazioni autentiche
Lo psicodramma di Jacob Levi Moreno
Gli elementi fondamentali
Catarsi
Termine di derivazione greca: significa “purificazione”
Aristotele, nella Poetica, afferma che nel corso dell’azione drammatica il pubblico
prova le emozioni rappresentate dagli attori e si sente quindi sollevato e purificato
nell’animo
Per Moreno la catarsi si ha grazie all’esperienza giocata in prima persona, nella quale
vi siano degli elementi autobiografici.
Nello psicodramma l’effetto catartico avviene quindi direttamente sull’attore:
passaggio dalla catarsi indiretta alla catarsi diretta
Catarsi strettamente correlata con la spontaneità: l’effetto si raggiunge solo se si è
capaci di liberarsi dai condizionamenti esterni ed interni e si è in grado di far emergere
una risposta nuova ad una propria situazione problematica.
Lo psicodramma di Jacob Levi Moreno
Gli elementi fondamentali
Azione
Non è un agire senza controllo: si parla infatti di “contesto di azione” in cui i contenuti
emotivi e razionali sono resi percepibili e comunicabili mediante un linguaggio diretto

Il gruppo
E’ inteso come un contenitore positivo di desideri, bisogni ed ansie dei suoi membri, e
come un insieme di relazioni teliche e non, in perenne evoluzione.

Il qui e ora
E’ una condizione essenziale in quanto solo nella azione attuale, pur se si rappresenta
un episodio del passato o si anticipa un evento futuro, si può assumere
consapevolezza delle proprie emozioni e dei propri sentimenti e si può condividere
l’esperienza con gli altri membri del gruppo, processo che consente la realizzazione
della catarsi del gruppo.
Lo psicodramma di Jacob Levi Moreno
Le principali tecniche
 Il doppio: il ruolo del protagonista è giocato da un’altra persona, che esprime le
emozioni che il protagonista non riesce ad esprimere. E’ necessario il consenso del
conduttore e del protagonista
 L’inversione di ruolo: il ruolo di una persona è affidato temporaneamente ad un
‘altra persona. Il cambiamento di posizione consente il cambiamento del punto di
vista.
 La Concretizzazione. Il protagonista esprime e mette in concreto ciò che prova
dentro di sé: anche la postura rientra in questa tecnica
Ambiti di intervento
I campi più importanti di applicazione dello psicodramma moreniano sono
la psicoterapia e la formazione
In Psicoterapia: si esplorano i contenuti mentali delle persone al fine di produrre
cambiamenti significativi
In Formazione: si esplorano problematiche inerenti la professione, per gestire meglio
le relazioni interpersonali
Lo psicodramma analitico: la storia
Dallo psicodramma Moreniano allo psicodramma analitico

Dopo una iniziale diffidenza, la tecnica dello psicodramma comincia a suscitare un
certo interesse anche da parte degli psicoanalisti.
Alla fine della seconda guerra mondiale, alcuni analisti, per la maggior parte francesi,
incontrano Moreno in America per tornare poi in Europa

arricchiti di nuove

conoscenze ed esperienze. Si tratta di analisti e psicologi con formazione e storia
estremamente diversificate, i quali, prendendo spunto dalle esperienze

di

psicodramma di Moreno, ne elaborano versioni innovative, coerenti con le proprie
scuole di pensiero.
Tali

tecniche, allontanandosi sempre più dalla originaria versione moreniana

assumono varie denominazioni: tra le più note vi sono lo “psicodramma analitico”e lo
“psicodramma triadico”
Lo psicodramma analitico: la storia
Dallo psicodramma Moreniano allo psicodramma analitico
Psicodramma analitico
Gli esponenti principali sono S. Lebovici, D.Anzieu, D. Widlocher e M. Soulè.
Deriva le sue tecniche dallo psicodramma classico ma con lo scopo di effettuare una
analisi del transfert e dei meccanismi di difesa del soggetto.
E’ uno psicodramma terapeutico per bambini: si basa sulle associazioni libere e sul
gioco.
Si tende a rifiutare il modello catartico per la sua scarsa efficacia trasformativa nella
struttura psichica profonda.
I conflitti inconsci si esprimono attraverso la rappresentazione.
Il terapeuta non ha la funzione di “regista” ma assume il compito di puntualizzare quegli
elementi significativi , che consentono di collegare la scena manifesta al contenuto
latente
Lo psicodramma analitico: la storia
Dallo psicodramma Moreniano allo psicodramma analitico
Psicodramma triadico
Lo psicodramma proposto da A.A. Schutzenberger si propone di integrare il contributo
di Lewin sull’impianto psicodrammatico di Moreno.
Si basa sulle teorie di Freud, Lewin e Moreno.
Il setting è definito da tre elementi: gioco, ascolto analitico e dinamica di gruppo.
Triadico in quanto utilizza:
- l’apparato dello psicodramma classico moreniano
- le tecniche di interazione della dinamica di gruppo
- la chiave interpretativa della psicoanalisi
I gruppi sono formati da 8 – 15 persone, gli incontri sono periodici
Lo psicodramma analitico
Differenze tra lo psicodramma Moreniano e quello analitico
Nello psicodramma moreniano :

Nello psicodramma analitico:

- Il lavoro è incentrato sulla forza
della creatività e dell’azione

- Si pone l’accento sulla risoluzione dei
conflitti intrapsichici inconsci

-l’agire è considerato come modo in
cui l’attore è messo in grado di
sperimentare la catarsi

-l’agire può avere senso solo all’interno
del transfert, nel quale entra in gioco la
resistenza e solo così ci può essere una
distinzione tra agire e acting out

-gli io ausiliari devono corrispondere
esattamente ai bisogni e alle attese
del paziente.
-non risulta esserci spazio per una
modificazione della struttura psichica,
in quanto non viene simbolizzata
l’assenza riproducendo fedelmente le
emozioni.

“ tanto maggiore è la resistenza
quanto è maggiore la misura in cui il
ricordare sostituito dall’agire (ripetere)”
(Freud, 1914).
viene
Lo psicodramma analitico

Lo psicodramma analitico viene elaborato da Eugenie e Paul Lemoine negli anni
’60, nell’ambito della S.E.P.T. (Societé d’Etudes de Psychodrame Thérapeutique di
Parigi)

Trae origine dalla rilettura di Freud proposta da Lacan

Inizialmente viene chiamato freudiano in quanto il centro di interesse è
caratterizzato dall’attenzione:
 alle “traversie del desiderio del soggetto”
 all’emergenza dell’inconscio
 al lavoro sul transfert
Lo psicodramma analitico

Gennie e Paul Lemoine giungono in Italia negli anni ‘70, su invito del Ministero di
Grazia e Giustizia, nell’ambito di un ampio progetto di aggiornamento professionale
degli operatori manicomiali. Il Ministero affida ai due psicoanalisti l’incarico di effettuare
una serie di incontri di formazione per operatori psichiatrici.
I Lemoine svolgono una serie di incontri formativi in varie città italiane; da tali incontri si
vengono quindi a formare i primi psicodrammatisti i quali gradualmente sviluppano
modelli che, seppur fedeli sostanzialmente al modello originario, sono comunque
influenzati dai diversi approcci di analisi personale.
In Italia lo psicodramma ha avuto ed ha un seguito significativo trovando applicazione
in ambito formativo, terapeutico e di supervisione.
Lo psicodramma analitico
I riferimenti teorici: il pensiero di Jacques Lacan
L’inconscio come linguaggio
Lo psicodramma analitico assume come riferimento teorico i principi di base del
pensiero freudiano rivisitati da Jacques Lacan.
Jacques Lacan, psicoanalista francese (Parigi 1901 – 1981) è considerato uno dei
maggiori rappresentanti del rinnovamento della psicoanalisi contemporanea.
Alla base del pensiero di Jacques Lacan c’è la rilettura del messaggio di Freud ed il
ritorno allo spirito autentico del metodo freudiano, salvaguardandone la specificità
rispetto agli altri campi del sapere.
Egli introduce un pensiero e un approccio innovativo che vede la psicoanalisi come
pratica e teoria che si fonda sul linguaggio.
Partendo dall’osservazione che la psicoanalisi è un metodo di cura che opera
attraverso il linguaggio, seguendo in questo l’intuizione di Freud, lo supera teorizzando
l’inconscio strutturato come linguaggio.
Lo psicodramma analitico
…I riferimenti teorici: il pensiero di Jacques Lacan
Desiderio come desiderio dell’Altro
Dalla concezione dell’inconscio come linguaggio, deriva che l’analisi dell’inconscio ha
lo scopo di decifrare questo linguaggio.
Il linguaggio è uno strumento che si apprende dall’esterno: in modo analogo l’inconscio
è qualcosa che si trova al di fuori del soggetto: “fuori” con cui Lacan intende l’Altro,
che può essere la madre, il padre, la cultura, la società…
Di fronte al bambino che piange, la madre “interpreta” il desiderio del bambino: l’Altro,
cioè, fissa il desiderio del bambino in una rappresentazione che Lacan chiama
“significante”.
Il bambino percepisce quindi il proprio desiderio attraverso il linguaggio della madre. Il
suo desiderio “originario” resterà un mistero, ciò che Lacan chiama la manque.
Una mancanza che è struttura dell’inconscio.
L’inconscio è pensato da Lacan come una catena di significanti
L’ascolto dell’analista è focalizzato sui significanti
che insistono nel discorso del soggetto
Lo psicodramma analitico
…I riferimenti teorici: il pensiero di Jacques Lacan
Immaginario, Simbolico, Reale
Secondo Lacan il soggetto umano è definito da tre coordinate o istanze :
immaginario, simbolico e reale
L’immaginario è ciò che deriva dall’immagine che il soggetto vede, fin da bambino,
nello specchio (metafora dello sguardo dell’Altro)
Il simbolico è il campo sostituito da una trama di simboli o significanti in cui l’uomo è
preso, come nel retaggio della propria cultura
Il reale è ciò che resiste alla simbolizzazione: il reale è il reale della nostra mancanza,
di ciò che non possiamo simboleggiare.
Lo psicodramma analitico
…I riferimenti teorici: il pensiero di Jacques Lacan
Il soggetto come risultato di una costruzione
Il soggetto umano è il risultato di una costruzione.
La prima tappa è lo stadio dello specchio: tra i 6 e i 18 mesi il bambino ha esperienza di essere
sé soltanto quando vede la propria immagine riflessa nello specchio, diversa da quella dell’adulto
che lo tiene in braccio.
Il riconoscimento della propria immagine unificata e autonoma avviene grazie allo sguardo
dell’altro:si definisce la propria identità nel momento in cui la madre conferma che quello che si
vede accanto a lei è proprio lui, il bambino.
Lo sguardo ha, quindi, una funzione primordiale e costitutiva.
La progressiva evoluzione della soggettività del bambino avviene quando nel suo mondo
“irrompe” la figura paterna che tende ad ostacolare il desiderio della madre di essere un tutt’uno
col bambino: tale passaggio porterà alla consapevolezza che l’immagine riflessa, piena e
rassicurante non è che immagine.
Il superamento del complesso edipico consente al soggetto di passare dall’ordine
dell’immaginario all’ordine del simbolico
Lo psicodramma analitico
Il setting
La seduta di psicodramma consente l’accesso alla dimensione simbolica partendo da
un piano immaginario.
La scena deve essere scarna, con pochi riferimenti al reale: una sorta di “tabula rasa”
dove l’azione dei partecipanti potrà risaltare con maggiore evidenza
Considerando le tre istanze lacaniane che caratterizzano la condizione umana
(immaginario, simbolico, reale) il setting di psicodramma analitico rappresenta il luogo
in cui si va dall’immaginario al simbolico, ricreando così la situazione favorevole ad
una progressiva costruzione della soggettività.

Il Setting è uno strumento che fa da cerniera attraverso cui qualsiasi vicenda o
emozione visuta altrove può passare, acquisendo diritto di parola
Lo psicodramma analitico
…Il setting
Lo psicodramma è un gioco e come tale ha le sue regole, che valgono, comunque,
soltanto all’interno del gruppo.
Le regole principali:
- la spontaneità, che permette di far emergere l‘espressione più originale di sé: la
rappresentazione nello psicodramma non è una prova di abilità teatrale, ma è
l’opportunità che si offre ad ognuno per scoprire nuovi aspetti del sé.
- la riservatezza: è opportuno non avere rapporti fuori dal gruppo e di osservare la
massima riservatezza su quanto avviene durante gli incontri. A tale scopo spesso si
utilizzano i soli nomi propri. In questo modo si intende impedire il ricrearsi nel gruppo di
situazioni reali vissute al di fuori di esso, che potrebbero in qualche modo contaminare
la situazione immaginaria.
- la neutralità dello spazio dello psicodramma, così che possa diventare uno
strumento flessibile per la prospettiva immaginaria e simbolica di ciascuno.
Lo psicodramma analitico
…Il setting
Regole ma non regolamenti
Le regole, siano esse secondarie o principale, hanno lo scopo di garantire al gruppo di
rimanere sul piano immaginario e non “precipitare” nella vita reale.
E’ utile sottolineare, per comprendere meglio il senso di tali regole,

che nello

psicodramma esistono regole ma non regolamenti (Croce, 1990).
Ciò significa che l’eventuale violazione di una delle regole non comporta una qualche
sanzione ma può essere utilizzata piuttosto come spunto di riflessione per analizzare
ed interpretare un determinato comportamento.
Lo psicodramma analitico

La rêverie
Bion: quello stato mentale della madre che rende capace di recepire le identificazioni
proiettive del bambino
Nello psicodramma, l’analista, lavorando in una prospettiva psicoanalitica, permette al
paziente di “nominare” e organizzare le proprie emozioni agganciandole a qualcosa di
stabile (~ trasmissioni di elementi alfa dalla madre al bambino)
La costruzione in analisi (Freud, 1937) nasce e si nutre in uno stato di rêverie
Grazie alla condizione di rêverie il soggetto è spinto a “fare il lutto” di quanto è dato per
scontato (il fantasma dominante), per porre le basi di una nuova costruzione della
realtà interna ed esterna.
La condizione di rêverie è indispensable al formarsi di un registro simbolico
Lo psicodramma analitico
Nello psicodramma si favorisce l’Acting out ?
Agire e acting out sono indicati da Freud con lo stesso termine: agieren
La differenza sostanziale tra i due concetti e nella “cornice” in cui essi avvengono:
Agire nell’ambito del transfert

L’acting out è un agire senza controllo,

consente una ripetizione del nodo

fuori dalla coscienza, e quindi non

problematico del soggetto, rendendo
possibile una sua interpretazione
Nel transfert l’impulso sembra farsi
imbrigliare nel rapporto terapeutico

interpretabile né analizzabile
Testimonia una difficoltà dell’impulso a
stabilire qualunque genere di legame e

mettendosi al servizio della coscienza

ad essere assunto anche solo

e del lavoro dell’elaborazione

parzialmente dalla coscienza
Lo psicodramma analitico
Transfert verticale e transfert laterali
Nello psicodramma sono attivi:
transfert verticale, verso l’analista

transfert laterale, verso gli altri partecipanti
del gruppo

Cardine sul quale ruota lo spazio del
Ogni partecipante è oggetto delle proiezioni degli

gruppo
Rende possibile l’emergere delle diverse
possibilità di analisi

altri: egli “incarna” le proiezioni del soggetto
durante il gioco

mantiene

Se mantenuto all’interno dello spazio analitico ed

l’articolazione dei tre registri, immaginario,

elaborato adeguatamente, può essere la chiave

simbolico, reale

di volta per la risoluzione di situazioni complesse

Con

l’ascolto

e

l’intervento
Lo psicodramma analitico
Strumenti tecnici specifici
Dalla originaria matrice psicodrammatica moreniana derivano gli strumenti tecnici utilizzati
nello psicodramma analitico ma non si limitano ad essere semplici artifici drammatici ma
sono finalizzati a scopi analitici.
cambiamento di ruolo con un Io ausiliario: permette di rilevare meglio, individuare,
riconoscere, le proprie proiezioni ed identificare il posto dal quale sia possibile desiderare.
Si stempera così l’illusione che esista una posizione di potere assoluta.
doppiaggio: consiste nel mettersi, paziente o terapeuta, dietro le spalle di qualsiasi
personaggio e parlare al suo posto. Col doppiaggio si può rafforzare o mettere in crisi una
posizione. Anche l’animatore può fare un doppiaggio, in questo caso assume il significato di
un intervento analitico ed è quindi da utilizzare con prudenza;
Lo psicodramma analitico

…Strumenti tecnici specifici

“a solo”: consiste in un monologo che generalmente viene effettuato alla fine di una
sequenza di gioco dal protagonista , quando tutti gli altri attori sono tornati al posto. La
funzione è ritardare il rientro del protagonista nel gruppo, rimanere qualche minuto in uno
spazio intermedio in modo da favorire un momento di introspezione prima del commento
degli altri. Differisce quindi dalla funzione del racconto e dalle associazioni che si possono
illustrare dal posto, prima o dopo il gioco, in quanto il discorso è diretto ed il tempo è il
presente, senza dimenticare il fatto che la posizione è ancora al centro del gruppo, sotto lo
sguardo di tutti.
Lo psicodramma analitico
Il gruppo
Nello psicodramma elaborato dai Lemoine il gruppo è certamente un elemento
essenziale, ma assume caratteri peculiari.
Nello psicodramma analitico infatti non si ”fa gruppo”, nel senso che non si fa
riferimento al gruppo come entità.
in evidenza è sempre la questione del soggetto
Il gruppo è “aperto ai quattro venti” (Croce, 1990): ogni partecipante arriva al
gruppo con una propria domanda per la quale cerca una risoluzione.
La molla principale del modello
terapeutico non è l’identificazione ma il desiderio.
Attraverso il discorso di ognuno è
il desiderio
che si presenta come istanza individuale
La finalità è fare cure individuali in gruppo.
Lo psicodramma analitico
… Il gruppo
Pur nei limiti indicati, la “situazione gruppale” è comunque importante in quanto consente di
avvicinarsi al soggetto del desiderio attraverso l’ascolto del discorso di ognuno.
Le singole istanze tengono comunque presenti quelle degli altri, ed attraverso l’incontroincrocio dei vari discorsi, si facilita il raggiungimento di quel “nodo”, il punto focale che
può diventare gioco e consentire quindi di trasformare il significato latente in significato
manifesto.
Il gruppo mantiene in questo modo un ruolo determinante per l’efficacia terapeutica dello
psicodramma: la particolare dinamica che si crea tra molti partecipanti (Lemoine, 1972),
che diventano terapeuti gli uni degli altri, favorisce l’ evoluzione di tutti , alimentando
transfert laterali e riproponendo quello che Lacan chiama “stadio dello specchio”.
Lo psicodramma analitico
Animazione e osservazione
Sono presenti almeno due terapeuti:
- Un animatore che conduce la seduta e le scene che vengono “giocate”. Non è mai al
centro del gruppo ma “ai bordi” e non si offre né come modello ideale né come partner dei
singoli pazienti o del gruppo.
- Un osservatore che dal di fuori del gruppo osserva in silenzio e , alla fine della seduta,
non fa interpretazioni ma sottolinea alcuni temi emersi nel discorso e “come un sasso che
cade in uno specchio d’acqua scompiglia ancora una volta l’immagine di Narciso…”(Levi R.,
1976)
I terapeuti si alternano tra una seduta e l’altra nelle due posizioni di animatore e
osservatore: In questo modo la funzione analitica dello psicodramma viene distribuita su
persone reali ciascuna delle quali con una sua immagine, un suo stile di ascolto e di
intervento, e non si rischia, quindi, di focalizzare l’attenzione di tutti sul terapeuta-demiurgo.
La capacità e la sensibilità dell’analista consente di captare e catalizzare i vari significanti
che emergono dalla seduta di psicodramma così da favorire la sintesi di una nuova visione
del ruolo del soggetto e del suo desiderio.
Lo psicodramma analitico
Animazione e osservazione
Sono presenti almeno due terapeuti:
Un animatore che conduce la seduta e le
scene che vengono “giocate”. Non è mai
al centro del gruppo ma “ai bordi” e non si
offre né come modello ideale né come
partner dei singoli pazienti o del gruppo.

Un osservatore che dal di fuori del gruppo
osserva in silenzio e , alla fine della
seduta,non fa interpretazioni ma sottolinea
alcuni temi emersi nel discorso e “come un
sasso che cade in uno specchio d’acqua
scompiglia ancora una volta l’immagine di
Narciso…”(Levi R., 1976)

I terapeuti si alternano tra una seduta e l’altra nelle due posizioni di animatore e
osservatore: In questo modo la funzione analitica dello psicodramma viene distribuita
su persone reali ciascuna delle quali con una sua immagine, un suo stile di ascolto e di
intervento, e non si rischia, quindi, di focalizzare l’attenzione di tutti sul terapeutademiurgo.
E’ fondamentale l’affiatamento tra i due terapeuti: se un’orchestra ha
contemporaneamente due direttori, i musicisti si disorientano; ma se i due analisti si
alternano in modo che uno dirige e l’altro si confonde con lo sfondo, facendosi
dimenticare dal gruppo, il gruppo riesce ad eseguire una composizione.
Lo psicodramma analitico
Animazione

L’animatore è colui che , cogliendo la dinamica del gruppo, accoglie il discorso di
ognuno dei partecipanti.
Nel fluire del discorso nel corso della seduta individua “il fatto prescelto” che
viene quindi “giocato”.
La scelta di un gioco è fatta in base al lavoro di analisi del terapeuta, al transfert,
all’obiettivo terapeutico prefissato con quel paziente.
L’animatore cerca di cogliere con delle immagini concrete il vissuto soggettivo del
protagonista che diventa oggetto degli sguardo dei presenti e poi analizzato.
La capacità di regressione a livello del paziente permette al conduttore di capire il
significato che sta al di là delle parole dell’altro.
Occorre un’ottima capacità di ascolto.
Lo psicodramma analitico
Osservazione
La funzione dell’osservatore è di ascoltare il discorso dell’inconscio portato da
ognuno dei partecipanti
L’osservatore occupa una posizione simbolica particolare: non è né dentro né
fuori il gruppo ma sul bordo: ciò gli consente di prendere una certa distanza dai
vissuti degli altri e dai suoi (astinenza) ricostruendo il filo dei discorsi che si
intrecciano nelle varie sedute ed il senso dei percorsi individuali.
All’osservatore spetta l’ultima parola su quanto è emerso nel corso della seduta.
Egli deve quindi potenziare le sue capacità di attenzione fluttuante per la
costruzione dell’osservazione. Deve cercare di cogliere il tema implicito, quello
più significativo della seduta e a cui i singoli hanno reagito con ricordi,
associazioni, stati affettivi.
L’osservazione deve rinviare a nuove domande, a nuove riflessioni, nuovi
interrogativi: non deve rispondere e colludere con i desideri dei partecipanti.
Lo psicodramma analitico
Come si svolge una seduta
Incontri in gruppo settimanali - Durata media : circa una ora e mezza.
Il gruppo è formato solitamente da un numero variabile di persone (è “aperto ai quattro
venti” ) che va da 8 a 15.
Le sedute sono condotte da due analisti, uno in funzione di animatore, uno di
osservatore, e tali ruoli si alternano negli incontri.
L’animatore indica l’inizio della seduta, dopo di chè i partecipanti prendono liberamente
la parola; l’animatore durante la seduta può sottolineare alcuni elementi del discorso
oppure può invitare a rappresentare una parte del discorso: è il “gioco”.
Il “gioco” consiste nella rappresentazione di un episodio accaduto oppure di un sogno,
ed il soggetto è invitato a giocare sceglie altri membri (io ausiliari) che interpreteranno
le varie parti che animeranno la scena del racconto.
Al termine di ogni incontro l’osservatore evidenzia al gruppo alcuni elementi cruciali
emersi nel discorso della seduta, segnalando i significanti che hanno circolato.
Lo psicodramma analitico
Pulsione scopica
Nello “stadio dello specchio”, teorizzato da Lacan, nello sviluppo della soggettività del
bambino il ruolo dello sguardo assume una importanza significativa: sguardo che
costruisce il primo abbozzo della soggettività del bambino e, nel passaggio al piano
simbolico, rende il soggetto consapevole della propria mancanza.
Nella dimensione di gruppo la pulsione scopica, con le sue intrinseche capacità
costitutive, trova un ambito particolarmente favorevole alla piena espressione di sé.
Il gruppo rappresenta il contesto in cui lo sguardo agisce e consente di osservare se e
come emerga il soggetto rispetto all’immagine abituale.
Ogni singolo soggetto, sotto lo sguardo degli altri, prende gradualmente coscienza
della incongruenza tra ciò che pensa di essere e ciò che pensa gli altri vedano in lui:
dal gioco degli sguardi nasce la consapevolezza di una mancanza
Lo psicodramma analitico
Dallo sguardo alla parola
Analogamente alla progressiva acquisizione della identità raggiunta dal bambino
attraverso la risoluzione del complesso edipico, che comporta l’allontanamento dalla
figura materna e l’assunzione del padre a livello simbolico, così nel gruppo di
psicodramma analitico, la ricostituzione di sé avviene attraverso la parola, il discorso,
che consente di restituire al soggetto la sua unità:
lo psicodramma rivela il soggetto a sé stesso
mostrandogli il suo desiderio e la sua castrazione
nel discorso che si dipana durante lo psicodramma ad un certo punto si delinea il
nodo che diventerà gioco:
dal fluire dei discorsi si rilevano dei punti cruciali che consentiranno
di trasformare in manifesto ciò che fino ad allora è stato latente (dall’ignoto al noto).
Lo psicodramma analitico
Il gioco
Il terapeuta , puntualizzando il discorso che circola, fa in modo che emerga il
cosiddetto “fatto prescelto”, quel fattore , o insieme di comportamenti o di emozioni
che dà coerenza agli elementi dispersi e privi di senso (i frammenti) che emergono
dalla realtà materiale e psichica percepita (Croce, 1990).
Il fatto prescelto diventa il punto di partenza da cui iniziare lo svolgimento del gioco.
Passaggio dal discorso indiretto del racconto al discorso diretto del gioco.
Grazie al gioco il soggetto ha l‘opportunità di esprimere il proprio desiderio
esponendolo quindi al rischio della castrazione simbolica: così come il bambino che,
facendo i conti con la figura del padre, acquisisce una propria identità (Croce, 1990).
Quando si gioca non ci si tocca, non vengono utilizzati oggetti tranne le sedie,
tutto avviene all’insegna del “come se”.
Lo psicodramma analitico

Gioco su sogni e scene fabulate
Per il gioco vengono privilegiati fatti realmente accaduti o sogni
Si evita il gioco di scene fabulate.
Le scene fabulate rappresentano dimensioni di puro godimento, in cui il discorso
dell’altro non ha spazio:ci si illude di fare a meno dell’altro
Il sogno è, invece, il prodotto dell’inconscio: pone in evidenza questioni su cui si ha la
opportunità di interrogarsi
Tra sogno e scene fabulate c’è la stessa differenza che Lacan coglie tra soggetto e Io:
Soggetto  profondo, diviso
Io  superficiale
Lo psicodramma analitico
Il gioco del rocchetto
Il prototipo del gioco dello psicodramma analitico è quello descritto da Freud ne “Al di là del
principio di piacere”: il gioco del rocchetto o del Fort-Da (Freud,1920).
Il gioco, osservato da Freud sul piccolo nipote, consisteva nello scaraventare fuori dal proprio
lettino un rocchetto di legno che era legato ad un filo: l’operazione veniva accompagnata da una
esclamazione del bimbo “Fort” (Via). Il bambino tirava poi il filo e il rocchetto tornava presso di lui
e alla ricomparsa c’era una nuova esclamazione: “Da” (Qui).
Con questo piccolo artifizio drammatico il bambino riusciva a controllare e , quindi, in qualche
modo ad accettare il trauma della separazione dalla madre (Freud, 1920).
Il rocchetto non è altro che il simbolo della madre da cui il bambino è stato separato.
La capacità di simbolizzazione consente in questo modo al bambino di accettare il trauma della
separazione senza esserne distrutto.
Con la funzione di rappresentazione il bambino riesce a dominare il reale e a non diventarne
strumento.
Lo psicodramma analitico
…Il gioco del rocchetto
Analogamente al gioco del rocchetto, nello psicodramma, grazie alla ripetizione sottoforma di
rappresentazione, il soggetto si può liberare dalle sue angosce:
con lo psicodramma si può scoprire il significante che in qualche modo “fa da tappo” ed
impedisce che il vero desiderio venga espresso.
Nello psicodramma si attua la simbolizzazione di ciò che è assente e l’oggetto assente diventa
qualcosa che può circolare su un piano diverso dalla realtà e che si accetta di condividere con gli
altri attraverso la rappresentazione.
Il rocchetto è rappresentato dall’io ausiliario che il protagonista sceglie per il gioco: ma con la sua
soggettività egli può modificare l’andamento del gioco
Si può creare uno scarto
Lo psicodramma analitico
Lo scarto
Scarto tra ciò che è raccontato e come viene “giocato”
Nel gioco conta più ciò che non riesce ad essere rappresentato: gli sbagli, le incertezze, le
contraddizioni
Con le incongruenze si può rivelare il desiderio inconscio dell’analizzante
Attraverso l’animazione e la osservazione finale, I terapeuti hanno la possibilità di evidenziare le
apparenti contraddizioni tra il discorso portato dall’analizzante e ciò che viene concretamente
“giocato”.
Lo psicodramma ha l’obiettivo di porre interrogativi al soggetto sulla propria posizione
rispetto agli altri e rispetto a sé stesso, non di indicare soluzioni
Lo psicodramma analitico
Ambiti di intervento
Clinica
Strumento terapeutico efficace per soggetti
 caratterizzati da difficoltà nella simbolizzazione o nell’utilizzazione del linguaggio
verbale,
 con tratti caratteriali adolescenziali, per i quali una situazione di transfert rigida ed
esclusiva tipica di una psicoanalisi individuale può risultare difficile da affrontare.
 depressi, per i quali la ricchezza di stimoli propria del setting psicodrammatico può
favorire il recupero della propria autonomia
 affetti da alcune forme di malattie organiche, per i quali il contesto immaginario in cui
lo psicodramma si svolge consente di ridirezionare energie altrimenti investite sul
proprio corpo
Lo psicodramma analitico
Ambiti di intervento
Formazione
Nel contesto formativo il ricorso allo psicodramma permette di creare una realtà
virtuale dove gli allievi possono misurare le proprie capacità di comprensione e di
gestione di situazioni problematiche .
Prendendo come punto di partenza un tema più o meno di interesse collettivo, il
singolo partecipante è indotto a interrogarsi sulla propria posizione soggettiva e sulle
prospettive personali (Croce, 1990).
Il momento formativo è orientato soprattutto all’analisi del desiderio di diventare
terapeuta
Si individuano e analizzano i “punti ciechi” di chi si mette nella posizione del terapeuta
Lo scopo non è quello di confrontare il comportamento dell’allievo con un modello
ideale ma di liberare le possibilità di ascolto del discorso del paziente
Lo psicodramma analitico
Ambiti di intervento
Supervisione
Lo psicodramma analitico può essere considerato un valido strumento per la
supervisione, intesa non come attività di mera valutazione bensì come attività di
confronto e di stimolo (Croce, 2001)
Lo psicodramma analitico consente
 di recuperare e mantenere l’equidistanza fra sé e la propria attività
 di imparare ad accettare i propri sentimenti, anche contraddittori, che possono
emergere nell’esercizio della propria attività: questi sentimenti possono essere il punto
di partenza per una relazione sincera accettante.
Il gioco psicodrammatico, in un processo di supervisione, è in grado di trasformare la
capacità di intendere il senso di un qualsiasi episodio di lavoro, favorendo, attraverso la
rappresentazione che non è ripetizione, il delinearsi di una situazione nuova, dai
contenuti imprevedibili; una situazione che consente lo svelamento di una parte di sé
fino a quel momento sconosciuta.

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  • 2. Lo psicodramma analitico “Inizio là dove lei finisce. Nel suo studio lei pone le persone in una situazione artificiale, io le incontro per strada, a casa loro, nel loro ambiente naturale. Lei analizza i loro sogni, io cerco di dar loro il coraggio di sognare ancora. Insegno alla gente come si fa a interpretare la parte di Dio…”(*) (*) dialogo (improbabile) fra Moreno e Freud da J.L. Moreno, Manuale di Psicodramma-Il teatro come terapia, Astrolabio, Roma, 1985
  • 3. Lo psicodramma analitico Origini dello psicodramma analitico  rituali magici e sciamanici  drammatizzazioni sacre : rappresentare le forze della natura per controllarne il corso  uso curativo dei riti  dal culto di Dioniso l’evoluzione nella forma moderna di drammatizzazione  la drammatizzazione evolve verso un confronto tra dio e gli uomini, dove gli uomini si interrogano sul proprio destino  dialogo uomini-dei che , secondo Hillmann, può essere confrontato con il dialogo tra il soggetto e il suo inconscio.  psicodramma analogo al teatro antico ed al dramma sacro, dove vengono portate in scena le vicende degli uomini nel loro confronto con gli dei e le vicende relative agli dei stessi.
  • 4. Lo psicodramma analitico: la storia Joseph Pratt (Boston - 1905)  Internista di Boston, viene considerato il fondatore della psicoterapia di gruppo  Trae spunto dalle osservazioni di Dejerine sulla terapia intesa come influenza benefica di una persona sull’altra  Gruppi di pazienti tubercolotici – riunioni a cadenza settimanale  Gruppo strutturato come una “classe”: sotto la direzione di Pratt discutevano sul decorso della malattia  Gli incontri favorivano lo sviluppo di una particolare competenza sugli effetti della terapia, attenuavano il senso di solitudine e di depressione provocato dalla malattia.  Il successo con i pazienti tubercolotici lo portò a organizzare gruppi di pazienti psichiatrici
  • 5. Lo psicodramma analitico: la storia Trigant Burrow (1925)  Fu il primo a parlare di “psicoterapia di gruppo”  L’individuo ha una innata capacità aggregativa  La società nevrotica inibisce la comunicazione creativa  Il conflitto individuale è un sintomo del conflitto sociale  Soltanto nel gruppo è possibile analizzare il disagio individuale  Anche il terapeuta deve essere consapevole del proprio disagio: non esiste un “terapeuta sano” di fronte a pazienti malati, ma “ognuno deve fare la propria ricerca del proprio modo di stare al suo posto”
  • 6. Lo psicodramma analitico: la storia T-group (Connecticut - Stati Uniti - anni 40) Lewin dirige, coadiuvato da Bradford, Benne e Lippitt, un seminario per capi di comunità  Gruppo di formazione. Obiettivo: affrontare positivamente le tensioni interrazziali Si possono alternare sedute di un “piccolo gruppo” con sedute plenarie. L’animatore ha il ruolo di “facilitatore” dell’osservazione e della riflessione su quanto succede durante la seduta. Fattore innovativo: la scoperta della retroazione per l’apprendimento personale N.T.L. (National Training Laboratory) (1950) Seminari per la formazione alle relazioni umane “Laboratori” in quanto situazione sperimentale: apprendimento basato sull’esperienza diretta in un gruppo, di cui si esaminano il sorgere e l’evolversi delle norme e dee strutture
  • 7. Lo psicodramma analitico I gruppi psicoanalitici Analisi in gruppo Estensione al gruppo dell’analisi individuale Attenzione ai transfert individuali Le interpretazioni riguardano il singolo paziente Il processo di gruppo non viene analizzato Attenzione focalizzata sui singoli partecipanti Analisi di gruppo Gruppo considerato come totalità Gruppo non riducibile alla somma degli individui Vengono considerate le dinamiche di gruppo
  • 8. Lo psicodramma analitico: la storia Analisi di gruppo W. Bion Influenza di Melanie Klein e di Lewin Prime esperienze con i gruppi presso il reparto di riadattamento di un ospedale militare, per i reduci della seconda guerra mondiale Adatta il suo trattamento ai piccoli gruppi presso la Clinica Tavistock di Londra Osservazione e analisi del funzionamento dei gruppi:  La situazione di gruppo genera una regressione, causata dalla consapevolezza che il gruppo rappresenta una entità a sé, diversa dalla somma dei singoli membri Mentalità di gruppo: l’attività mentale condivisa che si genera quando si forma un gruppo Assunti di base: meccanismi di difesa, rispetto alle ansie psicotiche scatenate dal partecipare al gruppo, impediscono processi evolutivi Gruppo di lavoro: consente di perseguire i propri obiettivi con razionalità ed efficienza
  • 9. Lo psicodramma analitico: la storia Analisi in gruppo Sperimentata, negli anni trenta, da Louis Wender e Paul Schilder, che adottano il metodo della conferenza: una proposizione teorica veniva discussa dai partecipanti al gruppo ed ampliata alla luce delle proprie esperienze personali. Slavson giustifica l’utilizzo del gruppo per motivi pratici. La psicoterapia di gruppo è giustificata sia da una motivazione “economica” (un terapeuta può trattare più pazienti) sia dalla possibilità che si attivino transfert multilaterali, in quanto si riproduce il sistema familiare
  • 10. Lo psicodramma analitico: la storia Analisi in gruppo Wolf - Schwartz Approfondimento sulle modificazioni operate dal contesto di gruppo nei postulati della psicoanalisi: • Go-around (libera associazione sparsa): chiedere ad un paziente di verbalizzare tutto ciò che gli viene in mente rispetto ad ogni partecipante •Analisi della resistenza : la presenza neutrale dell’analista e le reazioni emotive degli altri membri facilitano la consapevolezza delle proprie modalità di interazione con gli altri •Transfert : nel gruppo è di minore intensità, quindi consente di essere meno dipendenti dall’analista •Controtransfert : la presenza di più pazienti rende più realistica la valutazione dei sentimenti dell’analista
  • 11. Lo psicodramma analitico: la storia Lo psicodramma Analisi in gruppo Uno degli approcci innovativi della psicoterapia contemporanea Letteralmente significa “psiche in azione”: si traduce in azione quanto è narrato Tecnica psicoterapeutica introdotta negli anni Venti da Jacob Levi Moreno La persona può essere curata nei disturbi comportamentali, nelle esigenze motivazionali, nei disagi relazionali attraverso una rappresentazione scenica in cui i partecipanti esprimono I propri vissuti
  • 12. Lo psicodramma analitico: la storia Jacob Levi Moreno (Vienna - anni 20) Nasce in Romania nel 1892 A quattro anni “…dopo aver assegnato ai compagni di gioco la parte degli angeli, salendo su una pila di sedie per interpretare Dio, cadde, rompendosi il braccio destro…probabilmente imparò in quel momento e, in modo salutare, a conformarsi al principio di realtà.” 1920 – spinto dalla sua sensibilità sociale aiuta le prostitute viennesi a formare un’associazione per la difesa dei loro diritti 1921 – crea il Teatro della Spontaneità , precursore dello Psicodramma: introduce le tecniche di azione, catarsi, spontaneità e creatività 1925 - si trasferisce negli Stati Uniti - fonda una scuola di formazione ed una clinica psichiatrica - lo psicodramma moreniano ha un grande successo 1942 - viene inaugurato a New York il Moreno Institute, centro didattico e di formazione
  • 13. Lo psicodramma di Jacob Levi Moreno Le prime esperienze Lo psicodramma, come strumento terapeutico, nasce nel 1923: durante uno spettacolo una giovane studentessa, Barbara, nell’interpretare il personaggio di una prostituta, ricava benefici personali risolvendo la propria nevrosi caratteriale. Moreno intuisce l’effetto terapeutico della drammatizzazione (effetto catartico): abbandona gli elementi tipici della scena, come il copione o la rigidità dei ruoli, imposta una situazione che permette al paziente di rappresentare le proprie difficoltà: passaggio dal teatro spontaneo allo psicodramma Nello psicodramma avviene una sorta di liberazione (catarsi) da tutte le sovrastrutture che nel tempo hanno soffocato la piena espressione dell’Io. Il soggetto, grazie a questo cammino di purificazione, potrà quindi “giocare ad essere Dio”
  • 14. Lo psicodramma di Jacob Levi Moreno INCONTRO “Un incontro di due: occhi negli occhi, volto nel volto. E quando tu sarai vicino: io coglierò i tuoi occhi, e li metterò al posto dei miei, e tu prenderai i miei occhi e li metterai al posto dei tuoi. Così io guarderò te con i tuoi occhi e tu guarderai me con i miei. Così persino la cosa comune impone il silenzio e il nostro incontro rimane la meta della libertà: il luogo indefinito, in un tempo indefinito, la parola indefinita per l'uomo indefinito.” ( J.L. Moreno 1985: 7 ).
  • 15. Lo psicodramma di Jacob Levi Moreno Gli elementi fondamentali Ruolo “la forma operativa che l’individuo assume nel momento specifico in cui reagisce ad una situazione specifica nella quale sono coinvolte altre persone od oggetti” Moreno individua quattro categorie di ruoli che si sviluppano e sovrappongono nel corso dello sviluppo: -Ruoli corporei : i primi a comparire nel bambino, riguardano le funzioni corporee -Ruoli fantasmatici o psicodrammatici: riguardano il mondo interno della persona, le sue fantasie ed emozioni (es. il bambino ubbidiente, sognatore…) -Ruoli sociali: i ruoli che appartengono alla socialità dove si vive e si sviluppa. Sono codificati culturalmente e socialimente (es. ruolo di figlio, maschio, femmina, lavratore…) -Ruoli valoriali: compaiono durante l’esplosione emotiva della adolescenza. Rigurdano il senso e la finalità dell’operato dell’individuo.
  • 16. Lo psicodramma di Jacob Levi Moreno Gli elementi fondamentali Spontaneità e creatività Dimensioni presenti contemporaneamente in ogni individuo. Spontaneità: uno stato interno che può essere prodotto e che costituisce la base essenziale per l’emergere della creatività. E’ il catalizzatore della creatività. L’una senza l’altra porta a conseguenze negative. La combinazione delle due dimensioni , in un immagine continuum, caratterizza l’individuo. Ai due estremi Moreno individua: -Il deficiente spontaneo: colui che è in uno stato di perenne spontaneità, ma privo di risorse creative -Il creatore disarmato: colui che è molto creativo ma, privo di spontaneità, non riesce a concretizzare le sue potenzialità L’equilibrio fra le due dimensioni permette sia di reagire adeguatamente a situazioni impreviste che di dare risposte nuove a situazioni vecchie.
  • 17. Lo psicodramma di Jacob Levi Moreno Gli elementi fondamentali Tele Significa “a distanza”: indica la capacità, presente fin dalla nascita, di entrare in relazione emotiva con gli altri esseri umani. A differenza dell’empatia, che è un processo unidirezionale, il tele è caratterizzato dalla reciprocità La manifestazione patologica del tele è il transfert: le relazioni transferali inibiscono lo sviluppo di relazioni autentiche
  • 18. Lo psicodramma di Jacob Levi Moreno Gli elementi fondamentali Catarsi Termine di derivazione greca: significa “purificazione” Aristotele, nella Poetica, afferma che nel corso dell’azione drammatica il pubblico prova le emozioni rappresentate dagli attori e si sente quindi sollevato e purificato nell’animo Per Moreno la catarsi si ha grazie all’esperienza giocata in prima persona, nella quale vi siano degli elementi autobiografici. Nello psicodramma l’effetto catartico avviene quindi direttamente sull’attore: passaggio dalla catarsi indiretta alla catarsi diretta Catarsi strettamente correlata con la spontaneità: l’effetto si raggiunge solo se si è capaci di liberarsi dai condizionamenti esterni ed interni e si è in grado di far emergere una risposta nuova ad una propria situazione problematica.
  • 19. Lo psicodramma di Jacob Levi Moreno Gli elementi fondamentali Azione Non è un agire senza controllo: si parla infatti di “contesto di azione” in cui i contenuti emotivi e razionali sono resi percepibili e comunicabili mediante un linguaggio diretto Il gruppo E’ inteso come un contenitore positivo di desideri, bisogni ed ansie dei suoi membri, e come un insieme di relazioni teliche e non, in perenne evoluzione. Il qui e ora E’ una condizione essenziale in quanto solo nella azione attuale, pur se si rappresenta un episodio del passato o si anticipa un evento futuro, si può assumere consapevolezza delle proprie emozioni e dei propri sentimenti e si può condividere l’esperienza con gli altri membri del gruppo, processo che consente la realizzazione della catarsi del gruppo.
  • 20. Lo psicodramma di Jacob Levi Moreno Le principali tecniche  Il doppio: il ruolo del protagonista è giocato da un’altra persona, che esprime le emozioni che il protagonista non riesce ad esprimere. E’ necessario il consenso del conduttore e del protagonista  L’inversione di ruolo: il ruolo di una persona è affidato temporaneamente ad un ‘altra persona. Il cambiamento di posizione consente il cambiamento del punto di vista.  La Concretizzazione. Il protagonista esprime e mette in concreto ciò che prova dentro di sé: anche la postura rientra in questa tecnica Ambiti di intervento I campi più importanti di applicazione dello psicodramma moreniano sono la psicoterapia e la formazione In Psicoterapia: si esplorano i contenuti mentali delle persone al fine di produrre cambiamenti significativi In Formazione: si esplorano problematiche inerenti la professione, per gestire meglio le relazioni interpersonali
  • 21. Lo psicodramma analitico: la storia Dallo psicodramma Moreniano allo psicodramma analitico Dopo una iniziale diffidenza, la tecnica dello psicodramma comincia a suscitare un certo interesse anche da parte degli psicoanalisti. Alla fine della seconda guerra mondiale, alcuni analisti, per la maggior parte francesi, incontrano Moreno in America per tornare poi in Europa arricchiti di nuove conoscenze ed esperienze. Si tratta di analisti e psicologi con formazione e storia estremamente diversificate, i quali, prendendo spunto dalle esperienze di psicodramma di Moreno, ne elaborano versioni innovative, coerenti con le proprie scuole di pensiero. Tali tecniche, allontanandosi sempre più dalla originaria versione moreniana assumono varie denominazioni: tra le più note vi sono lo “psicodramma analitico”e lo “psicodramma triadico”
  • 22. Lo psicodramma analitico: la storia Dallo psicodramma Moreniano allo psicodramma analitico Psicodramma analitico Gli esponenti principali sono S. Lebovici, D.Anzieu, D. Widlocher e M. Soulè. Deriva le sue tecniche dallo psicodramma classico ma con lo scopo di effettuare una analisi del transfert e dei meccanismi di difesa del soggetto. E’ uno psicodramma terapeutico per bambini: si basa sulle associazioni libere e sul gioco. Si tende a rifiutare il modello catartico per la sua scarsa efficacia trasformativa nella struttura psichica profonda. I conflitti inconsci si esprimono attraverso la rappresentazione. Il terapeuta non ha la funzione di “regista” ma assume il compito di puntualizzare quegli elementi significativi , che consentono di collegare la scena manifesta al contenuto latente
  • 23. Lo psicodramma analitico: la storia Dallo psicodramma Moreniano allo psicodramma analitico Psicodramma triadico Lo psicodramma proposto da A.A. Schutzenberger si propone di integrare il contributo di Lewin sull’impianto psicodrammatico di Moreno. Si basa sulle teorie di Freud, Lewin e Moreno. Il setting è definito da tre elementi: gioco, ascolto analitico e dinamica di gruppo. Triadico in quanto utilizza: - l’apparato dello psicodramma classico moreniano - le tecniche di interazione della dinamica di gruppo - la chiave interpretativa della psicoanalisi I gruppi sono formati da 8 – 15 persone, gli incontri sono periodici
  • 24. Lo psicodramma analitico Differenze tra lo psicodramma Moreniano e quello analitico Nello psicodramma moreniano : Nello psicodramma analitico: - Il lavoro è incentrato sulla forza della creatività e dell’azione - Si pone l’accento sulla risoluzione dei conflitti intrapsichici inconsci -l’agire è considerato come modo in cui l’attore è messo in grado di sperimentare la catarsi -l’agire può avere senso solo all’interno del transfert, nel quale entra in gioco la resistenza e solo così ci può essere una distinzione tra agire e acting out -gli io ausiliari devono corrispondere esattamente ai bisogni e alle attese del paziente. -non risulta esserci spazio per una modificazione della struttura psichica, in quanto non viene simbolizzata l’assenza riproducendo fedelmente le emozioni. “ tanto maggiore è la resistenza quanto è maggiore la misura in cui il ricordare sostituito dall’agire (ripetere)” (Freud, 1914). viene
  • 25. Lo psicodramma analitico Lo psicodramma analitico viene elaborato da Eugenie e Paul Lemoine negli anni ’60, nell’ambito della S.E.P.T. (Societé d’Etudes de Psychodrame Thérapeutique di Parigi) Trae origine dalla rilettura di Freud proposta da Lacan Inizialmente viene chiamato freudiano in quanto il centro di interesse è caratterizzato dall’attenzione:  alle “traversie del desiderio del soggetto”  all’emergenza dell’inconscio  al lavoro sul transfert
  • 26. Lo psicodramma analitico Gennie e Paul Lemoine giungono in Italia negli anni ‘70, su invito del Ministero di Grazia e Giustizia, nell’ambito di un ampio progetto di aggiornamento professionale degli operatori manicomiali. Il Ministero affida ai due psicoanalisti l’incarico di effettuare una serie di incontri di formazione per operatori psichiatrici. I Lemoine svolgono una serie di incontri formativi in varie città italiane; da tali incontri si vengono quindi a formare i primi psicodrammatisti i quali gradualmente sviluppano modelli che, seppur fedeli sostanzialmente al modello originario, sono comunque influenzati dai diversi approcci di analisi personale. In Italia lo psicodramma ha avuto ed ha un seguito significativo trovando applicazione in ambito formativo, terapeutico e di supervisione.
  • 27. Lo psicodramma analitico I riferimenti teorici: il pensiero di Jacques Lacan L’inconscio come linguaggio Lo psicodramma analitico assume come riferimento teorico i principi di base del pensiero freudiano rivisitati da Jacques Lacan. Jacques Lacan, psicoanalista francese (Parigi 1901 – 1981) è considerato uno dei maggiori rappresentanti del rinnovamento della psicoanalisi contemporanea. Alla base del pensiero di Jacques Lacan c’è la rilettura del messaggio di Freud ed il ritorno allo spirito autentico del metodo freudiano, salvaguardandone la specificità rispetto agli altri campi del sapere. Egli introduce un pensiero e un approccio innovativo che vede la psicoanalisi come pratica e teoria che si fonda sul linguaggio. Partendo dall’osservazione che la psicoanalisi è un metodo di cura che opera attraverso il linguaggio, seguendo in questo l’intuizione di Freud, lo supera teorizzando l’inconscio strutturato come linguaggio.
  • 28. Lo psicodramma analitico …I riferimenti teorici: il pensiero di Jacques Lacan Desiderio come desiderio dell’Altro Dalla concezione dell’inconscio come linguaggio, deriva che l’analisi dell’inconscio ha lo scopo di decifrare questo linguaggio. Il linguaggio è uno strumento che si apprende dall’esterno: in modo analogo l’inconscio è qualcosa che si trova al di fuori del soggetto: “fuori” con cui Lacan intende l’Altro, che può essere la madre, il padre, la cultura, la società… Di fronte al bambino che piange, la madre “interpreta” il desiderio del bambino: l’Altro, cioè, fissa il desiderio del bambino in una rappresentazione che Lacan chiama “significante”. Il bambino percepisce quindi il proprio desiderio attraverso il linguaggio della madre. Il suo desiderio “originario” resterà un mistero, ciò che Lacan chiama la manque. Una mancanza che è struttura dell’inconscio. L’inconscio è pensato da Lacan come una catena di significanti L’ascolto dell’analista è focalizzato sui significanti che insistono nel discorso del soggetto
  • 29. Lo psicodramma analitico …I riferimenti teorici: il pensiero di Jacques Lacan Immaginario, Simbolico, Reale Secondo Lacan il soggetto umano è definito da tre coordinate o istanze : immaginario, simbolico e reale L’immaginario è ciò che deriva dall’immagine che il soggetto vede, fin da bambino, nello specchio (metafora dello sguardo dell’Altro) Il simbolico è il campo sostituito da una trama di simboli o significanti in cui l’uomo è preso, come nel retaggio della propria cultura Il reale è ciò che resiste alla simbolizzazione: il reale è il reale della nostra mancanza, di ciò che non possiamo simboleggiare.
  • 30. Lo psicodramma analitico …I riferimenti teorici: il pensiero di Jacques Lacan Il soggetto come risultato di una costruzione Il soggetto umano è il risultato di una costruzione. La prima tappa è lo stadio dello specchio: tra i 6 e i 18 mesi il bambino ha esperienza di essere sé soltanto quando vede la propria immagine riflessa nello specchio, diversa da quella dell’adulto che lo tiene in braccio. Il riconoscimento della propria immagine unificata e autonoma avviene grazie allo sguardo dell’altro:si definisce la propria identità nel momento in cui la madre conferma che quello che si vede accanto a lei è proprio lui, il bambino. Lo sguardo ha, quindi, una funzione primordiale e costitutiva. La progressiva evoluzione della soggettività del bambino avviene quando nel suo mondo “irrompe” la figura paterna che tende ad ostacolare il desiderio della madre di essere un tutt’uno col bambino: tale passaggio porterà alla consapevolezza che l’immagine riflessa, piena e rassicurante non è che immagine. Il superamento del complesso edipico consente al soggetto di passare dall’ordine dell’immaginario all’ordine del simbolico
  • 31. Lo psicodramma analitico Il setting La seduta di psicodramma consente l’accesso alla dimensione simbolica partendo da un piano immaginario. La scena deve essere scarna, con pochi riferimenti al reale: una sorta di “tabula rasa” dove l’azione dei partecipanti potrà risaltare con maggiore evidenza Considerando le tre istanze lacaniane che caratterizzano la condizione umana (immaginario, simbolico, reale) il setting di psicodramma analitico rappresenta il luogo in cui si va dall’immaginario al simbolico, ricreando così la situazione favorevole ad una progressiva costruzione della soggettività. Il Setting è uno strumento che fa da cerniera attraverso cui qualsiasi vicenda o emozione visuta altrove può passare, acquisendo diritto di parola
  • 32. Lo psicodramma analitico …Il setting Lo psicodramma è un gioco e come tale ha le sue regole, che valgono, comunque, soltanto all’interno del gruppo. Le regole principali: - la spontaneità, che permette di far emergere l‘espressione più originale di sé: la rappresentazione nello psicodramma non è una prova di abilità teatrale, ma è l’opportunità che si offre ad ognuno per scoprire nuovi aspetti del sé. - la riservatezza: è opportuno non avere rapporti fuori dal gruppo e di osservare la massima riservatezza su quanto avviene durante gli incontri. A tale scopo spesso si utilizzano i soli nomi propri. In questo modo si intende impedire il ricrearsi nel gruppo di situazioni reali vissute al di fuori di esso, che potrebbero in qualche modo contaminare la situazione immaginaria. - la neutralità dello spazio dello psicodramma, così che possa diventare uno strumento flessibile per la prospettiva immaginaria e simbolica di ciascuno.
  • 33. Lo psicodramma analitico …Il setting Regole ma non regolamenti Le regole, siano esse secondarie o principale, hanno lo scopo di garantire al gruppo di rimanere sul piano immaginario e non “precipitare” nella vita reale. E’ utile sottolineare, per comprendere meglio il senso di tali regole, che nello psicodramma esistono regole ma non regolamenti (Croce, 1990). Ciò significa che l’eventuale violazione di una delle regole non comporta una qualche sanzione ma può essere utilizzata piuttosto come spunto di riflessione per analizzare ed interpretare un determinato comportamento.
  • 34. Lo psicodramma analitico La rêverie Bion: quello stato mentale della madre che rende capace di recepire le identificazioni proiettive del bambino Nello psicodramma, l’analista, lavorando in una prospettiva psicoanalitica, permette al paziente di “nominare” e organizzare le proprie emozioni agganciandole a qualcosa di stabile (~ trasmissioni di elementi alfa dalla madre al bambino) La costruzione in analisi (Freud, 1937) nasce e si nutre in uno stato di rêverie Grazie alla condizione di rêverie il soggetto è spinto a “fare il lutto” di quanto è dato per scontato (il fantasma dominante), per porre le basi di una nuova costruzione della realtà interna ed esterna. La condizione di rêverie è indispensable al formarsi di un registro simbolico
  • 35. Lo psicodramma analitico Nello psicodramma si favorisce l’Acting out ? Agire e acting out sono indicati da Freud con lo stesso termine: agieren La differenza sostanziale tra i due concetti e nella “cornice” in cui essi avvengono: Agire nell’ambito del transfert L’acting out è un agire senza controllo, consente una ripetizione del nodo fuori dalla coscienza, e quindi non problematico del soggetto, rendendo possibile una sua interpretazione Nel transfert l’impulso sembra farsi imbrigliare nel rapporto terapeutico interpretabile né analizzabile Testimonia una difficoltà dell’impulso a stabilire qualunque genere di legame e mettendosi al servizio della coscienza ad essere assunto anche solo e del lavoro dell’elaborazione parzialmente dalla coscienza
  • 36. Lo psicodramma analitico Transfert verticale e transfert laterali Nello psicodramma sono attivi: transfert verticale, verso l’analista transfert laterale, verso gli altri partecipanti del gruppo Cardine sul quale ruota lo spazio del Ogni partecipante è oggetto delle proiezioni degli gruppo Rende possibile l’emergere delle diverse possibilità di analisi altri: egli “incarna” le proiezioni del soggetto durante il gioco mantiene Se mantenuto all’interno dello spazio analitico ed l’articolazione dei tre registri, immaginario, elaborato adeguatamente, può essere la chiave simbolico, reale di volta per la risoluzione di situazioni complesse Con l’ascolto e l’intervento
  • 37. Lo psicodramma analitico Strumenti tecnici specifici Dalla originaria matrice psicodrammatica moreniana derivano gli strumenti tecnici utilizzati nello psicodramma analitico ma non si limitano ad essere semplici artifici drammatici ma sono finalizzati a scopi analitici. cambiamento di ruolo con un Io ausiliario: permette di rilevare meglio, individuare, riconoscere, le proprie proiezioni ed identificare il posto dal quale sia possibile desiderare. Si stempera così l’illusione che esista una posizione di potere assoluta. doppiaggio: consiste nel mettersi, paziente o terapeuta, dietro le spalle di qualsiasi personaggio e parlare al suo posto. Col doppiaggio si può rafforzare o mettere in crisi una posizione. Anche l’animatore può fare un doppiaggio, in questo caso assume il significato di un intervento analitico ed è quindi da utilizzare con prudenza;
  • 38. Lo psicodramma analitico …Strumenti tecnici specifici “a solo”: consiste in un monologo che generalmente viene effettuato alla fine di una sequenza di gioco dal protagonista , quando tutti gli altri attori sono tornati al posto. La funzione è ritardare il rientro del protagonista nel gruppo, rimanere qualche minuto in uno spazio intermedio in modo da favorire un momento di introspezione prima del commento degli altri. Differisce quindi dalla funzione del racconto e dalle associazioni che si possono illustrare dal posto, prima o dopo il gioco, in quanto il discorso è diretto ed il tempo è il presente, senza dimenticare il fatto che la posizione è ancora al centro del gruppo, sotto lo sguardo di tutti.
  • 39. Lo psicodramma analitico Il gruppo Nello psicodramma elaborato dai Lemoine il gruppo è certamente un elemento essenziale, ma assume caratteri peculiari. Nello psicodramma analitico infatti non si ”fa gruppo”, nel senso che non si fa riferimento al gruppo come entità. in evidenza è sempre la questione del soggetto Il gruppo è “aperto ai quattro venti” (Croce, 1990): ogni partecipante arriva al gruppo con una propria domanda per la quale cerca una risoluzione. La molla principale del modello terapeutico non è l’identificazione ma il desiderio. Attraverso il discorso di ognuno è il desiderio che si presenta come istanza individuale La finalità è fare cure individuali in gruppo.
  • 40. Lo psicodramma analitico … Il gruppo Pur nei limiti indicati, la “situazione gruppale” è comunque importante in quanto consente di avvicinarsi al soggetto del desiderio attraverso l’ascolto del discorso di ognuno. Le singole istanze tengono comunque presenti quelle degli altri, ed attraverso l’incontroincrocio dei vari discorsi, si facilita il raggiungimento di quel “nodo”, il punto focale che può diventare gioco e consentire quindi di trasformare il significato latente in significato manifesto. Il gruppo mantiene in questo modo un ruolo determinante per l’efficacia terapeutica dello psicodramma: la particolare dinamica che si crea tra molti partecipanti (Lemoine, 1972), che diventano terapeuti gli uni degli altri, favorisce l’ evoluzione di tutti , alimentando transfert laterali e riproponendo quello che Lacan chiama “stadio dello specchio”.
  • 41. Lo psicodramma analitico Animazione e osservazione Sono presenti almeno due terapeuti: - Un animatore che conduce la seduta e le scene che vengono “giocate”. Non è mai al centro del gruppo ma “ai bordi” e non si offre né come modello ideale né come partner dei singoli pazienti o del gruppo. - Un osservatore che dal di fuori del gruppo osserva in silenzio e , alla fine della seduta, non fa interpretazioni ma sottolinea alcuni temi emersi nel discorso e “come un sasso che cade in uno specchio d’acqua scompiglia ancora una volta l’immagine di Narciso…”(Levi R., 1976) I terapeuti si alternano tra una seduta e l’altra nelle due posizioni di animatore e osservatore: In questo modo la funzione analitica dello psicodramma viene distribuita su persone reali ciascuna delle quali con una sua immagine, un suo stile di ascolto e di intervento, e non si rischia, quindi, di focalizzare l’attenzione di tutti sul terapeuta-demiurgo. La capacità e la sensibilità dell’analista consente di captare e catalizzare i vari significanti che emergono dalla seduta di psicodramma così da favorire la sintesi di una nuova visione del ruolo del soggetto e del suo desiderio.
  • 42. Lo psicodramma analitico Animazione e osservazione Sono presenti almeno due terapeuti: Un animatore che conduce la seduta e le scene che vengono “giocate”. Non è mai al centro del gruppo ma “ai bordi” e non si offre né come modello ideale né come partner dei singoli pazienti o del gruppo. Un osservatore che dal di fuori del gruppo osserva in silenzio e , alla fine della seduta,non fa interpretazioni ma sottolinea alcuni temi emersi nel discorso e “come un sasso che cade in uno specchio d’acqua scompiglia ancora una volta l’immagine di Narciso…”(Levi R., 1976) I terapeuti si alternano tra una seduta e l’altra nelle due posizioni di animatore e osservatore: In questo modo la funzione analitica dello psicodramma viene distribuita su persone reali ciascuna delle quali con una sua immagine, un suo stile di ascolto e di intervento, e non si rischia, quindi, di focalizzare l’attenzione di tutti sul terapeutademiurgo. E’ fondamentale l’affiatamento tra i due terapeuti: se un’orchestra ha contemporaneamente due direttori, i musicisti si disorientano; ma se i due analisti si alternano in modo che uno dirige e l’altro si confonde con lo sfondo, facendosi dimenticare dal gruppo, il gruppo riesce ad eseguire una composizione.
  • 43. Lo psicodramma analitico Animazione L’animatore è colui che , cogliendo la dinamica del gruppo, accoglie il discorso di ognuno dei partecipanti. Nel fluire del discorso nel corso della seduta individua “il fatto prescelto” che viene quindi “giocato”. La scelta di un gioco è fatta in base al lavoro di analisi del terapeuta, al transfert, all’obiettivo terapeutico prefissato con quel paziente. L’animatore cerca di cogliere con delle immagini concrete il vissuto soggettivo del protagonista che diventa oggetto degli sguardo dei presenti e poi analizzato. La capacità di regressione a livello del paziente permette al conduttore di capire il significato che sta al di là delle parole dell’altro. Occorre un’ottima capacità di ascolto.
  • 44. Lo psicodramma analitico Osservazione La funzione dell’osservatore è di ascoltare il discorso dell’inconscio portato da ognuno dei partecipanti L’osservatore occupa una posizione simbolica particolare: non è né dentro né fuori il gruppo ma sul bordo: ciò gli consente di prendere una certa distanza dai vissuti degli altri e dai suoi (astinenza) ricostruendo il filo dei discorsi che si intrecciano nelle varie sedute ed il senso dei percorsi individuali. All’osservatore spetta l’ultima parola su quanto è emerso nel corso della seduta. Egli deve quindi potenziare le sue capacità di attenzione fluttuante per la costruzione dell’osservazione. Deve cercare di cogliere il tema implicito, quello più significativo della seduta e a cui i singoli hanno reagito con ricordi, associazioni, stati affettivi. L’osservazione deve rinviare a nuove domande, a nuove riflessioni, nuovi interrogativi: non deve rispondere e colludere con i desideri dei partecipanti.
  • 45. Lo psicodramma analitico Come si svolge una seduta Incontri in gruppo settimanali - Durata media : circa una ora e mezza. Il gruppo è formato solitamente da un numero variabile di persone (è “aperto ai quattro venti” ) che va da 8 a 15. Le sedute sono condotte da due analisti, uno in funzione di animatore, uno di osservatore, e tali ruoli si alternano negli incontri. L’animatore indica l’inizio della seduta, dopo di chè i partecipanti prendono liberamente la parola; l’animatore durante la seduta può sottolineare alcuni elementi del discorso oppure può invitare a rappresentare una parte del discorso: è il “gioco”. Il “gioco” consiste nella rappresentazione di un episodio accaduto oppure di un sogno, ed il soggetto è invitato a giocare sceglie altri membri (io ausiliari) che interpreteranno le varie parti che animeranno la scena del racconto. Al termine di ogni incontro l’osservatore evidenzia al gruppo alcuni elementi cruciali emersi nel discorso della seduta, segnalando i significanti che hanno circolato.
  • 46. Lo psicodramma analitico Pulsione scopica Nello “stadio dello specchio”, teorizzato da Lacan, nello sviluppo della soggettività del bambino il ruolo dello sguardo assume una importanza significativa: sguardo che costruisce il primo abbozzo della soggettività del bambino e, nel passaggio al piano simbolico, rende il soggetto consapevole della propria mancanza. Nella dimensione di gruppo la pulsione scopica, con le sue intrinseche capacità costitutive, trova un ambito particolarmente favorevole alla piena espressione di sé. Il gruppo rappresenta il contesto in cui lo sguardo agisce e consente di osservare se e come emerga il soggetto rispetto all’immagine abituale. Ogni singolo soggetto, sotto lo sguardo degli altri, prende gradualmente coscienza della incongruenza tra ciò che pensa di essere e ciò che pensa gli altri vedano in lui: dal gioco degli sguardi nasce la consapevolezza di una mancanza
  • 47. Lo psicodramma analitico Dallo sguardo alla parola Analogamente alla progressiva acquisizione della identità raggiunta dal bambino attraverso la risoluzione del complesso edipico, che comporta l’allontanamento dalla figura materna e l’assunzione del padre a livello simbolico, così nel gruppo di psicodramma analitico, la ricostituzione di sé avviene attraverso la parola, il discorso, che consente di restituire al soggetto la sua unità: lo psicodramma rivela il soggetto a sé stesso mostrandogli il suo desiderio e la sua castrazione nel discorso che si dipana durante lo psicodramma ad un certo punto si delinea il nodo che diventerà gioco: dal fluire dei discorsi si rilevano dei punti cruciali che consentiranno di trasformare in manifesto ciò che fino ad allora è stato latente (dall’ignoto al noto).
  • 48. Lo psicodramma analitico Il gioco Il terapeuta , puntualizzando il discorso che circola, fa in modo che emerga il cosiddetto “fatto prescelto”, quel fattore , o insieme di comportamenti o di emozioni che dà coerenza agli elementi dispersi e privi di senso (i frammenti) che emergono dalla realtà materiale e psichica percepita (Croce, 1990). Il fatto prescelto diventa il punto di partenza da cui iniziare lo svolgimento del gioco. Passaggio dal discorso indiretto del racconto al discorso diretto del gioco. Grazie al gioco il soggetto ha l‘opportunità di esprimere il proprio desiderio esponendolo quindi al rischio della castrazione simbolica: così come il bambino che, facendo i conti con la figura del padre, acquisisce una propria identità (Croce, 1990). Quando si gioca non ci si tocca, non vengono utilizzati oggetti tranne le sedie, tutto avviene all’insegna del “come se”.
  • 49. Lo psicodramma analitico Gioco su sogni e scene fabulate Per il gioco vengono privilegiati fatti realmente accaduti o sogni Si evita il gioco di scene fabulate. Le scene fabulate rappresentano dimensioni di puro godimento, in cui il discorso dell’altro non ha spazio:ci si illude di fare a meno dell’altro Il sogno è, invece, il prodotto dell’inconscio: pone in evidenza questioni su cui si ha la opportunità di interrogarsi Tra sogno e scene fabulate c’è la stessa differenza che Lacan coglie tra soggetto e Io: Soggetto  profondo, diviso Io  superficiale
  • 50. Lo psicodramma analitico Il gioco del rocchetto Il prototipo del gioco dello psicodramma analitico è quello descritto da Freud ne “Al di là del principio di piacere”: il gioco del rocchetto o del Fort-Da (Freud,1920). Il gioco, osservato da Freud sul piccolo nipote, consisteva nello scaraventare fuori dal proprio lettino un rocchetto di legno che era legato ad un filo: l’operazione veniva accompagnata da una esclamazione del bimbo “Fort” (Via). Il bambino tirava poi il filo e il rocchetto tornava presso di lui e alla ricomparsa c’era una nuova esclamazione: “Da” (Qui). Con questo piccolo artifizio drammatico il bambino riusciva a controllare e , quindi, in qualche modo ad accettare il trauma della separazione dalla madre (Freud, 1920). Il rocchetto non è altro che il simbolo della madre da cui il bambino è stato separato. La capacità di simbolizzazione consente in questo modo al bambino di accettare il trauma della separazione senza esserne distrutto. Con la funzione di rappresentazione il bambino riesce a dominare il reale e a non diventarne strumento.
  • 51. Lo psicodramma analitico …Il gioco del rocchetto Analogamente al gioco del rocchetto, nello psicodramma, grazie alla ripetizione sottoforma di rappresentazione, il soggetto si può liberare dalle sue angosce: con lo psicodramma si può scoprire il significante che in qualche modo “fa da tappo” ed impedisce che il vero desiderio venga espresso. Nello psicodramma si attua la simbolizzazione di ciò che è assente e l’oggetto assente diventa qualcosa che può circolare su un piano diverso dalla realtà e che si accetta di condividere con gli altri attraverso la rappresentazione. Il rocchetto è rappresentato dall’io ausiliario che il protagonista sceglie per il gioco: ma con la sua soggettività egli può modificare l’andamento del gioco Si può creare uno scarto
  • 52. Lo psicodramma analitico Lo scarto Scarto tra ciò che è raccontato e come viene “giocato” Nel gioco conta più ciò che non riesce ad essere rappresentato: gli sbagli, le incertezze, le contraddizioni Con le incongruenze si può rivelare il desiderio inconscio dell’analizzante Attraverso l’animazione e la osservazione finale, I terapeuti hanno la possibilità di evidenziare le apparenti contraddizioni tra il discorso portato dall’analizzante e ciò che viene concretamente “giocato”. Lo psicodramma ha l’obiettivo di porre interrogativi al soggetto sulla propria posizione rispetto agli altri e rispetto a sé stesso, non di indicare soluzioni
  • 53. Lo psicodramma analitico Ambiti di intervento Clinica Strumento terapeutico efficace per soggetti  caratterizzati da difficoltà nella simbolizzazione o nell’utilizzazione del linguaggio verbale,  con tratti caratteriali adolescenziali, per i quali una situazione di transfert rigida ed esclusiva tipica di una psicoanalisi individuale può risultare difficile da affrontare.  depressi, per i quali la ricchezza di stimoli propria del setting psicodrammatico può favorire il recupero della propria autonomia  affetti da alcune forme di malattie organiche, per i quali il contesto immaginario in cui lo psicodramma si svolge consente di ridirezionare energie altrimenti investite sul proprio corpo
  • 54. Lo psicodramma analitico Ambiti di intervento Formazione Nel contesto formativo il ricorso allo psicodramma permette di creare una realtà virtuale dove gli allievi possono misurare le proprie capacità di comprensione e di gestione di situazioni problematiche . Prendendo come punto di partenza un tema più o meno di interesse collettivo, il singolo partecipante è indotto a interrogarsi sulla propria posizione soggettiva e sulle prospettive personali (Croce, 1990). Il momento formativo è orientato soprattutto all’analisi del desiderio di diventare terapeuta Si individuano e analizzano i “punti ciechi” di chi si mette nella posizione del terapeuta Lo scopo non è quello di confrontare il comportamento dell’allievo con un modello ideale ma di liberare le possibilità di ascolto del discorso del paziente
  • 55. Lo psicodramma analitico Ambiti di intervento Supervisione Lo psicodramma analitico può essere considerato un valido strumento per la supervisione, intesa non come attività di mera valutazione bensì come attività di confronto e di stimolo (Croce, 2001) Lo psicodramma analitico consente  di recuperare e mantenere l’equidistanza fra sé e la propria attività  di imparare ad accettare i propri sentimenti, anche contraddittori, che possono emergere nell’esercizio della propria attività: questi sentimenti possono essere il punto di partenza per una relazione sincera accettante. Il gioco psicodrammatico, in un processo di supervisione, è in grado di trasformare la capacità di intendere il senso di un qualsiasi episodio di lavoro, favorendo, attraverso la rappresentazione che non è ripetizione, il delinearsi di una situazione nuova, dai contenuti imprevedibili; una situazione che consente lo svelamento di una parte di sé fino a quel momento sconosciuta.