2. METRO:
tre
strofe
di
14
versi
(endecasillabi,
novenari,
settenari, quinari, che si
susseguono
senza
uno
schema fisso, con vario
rispondersi
di
rime
e
assonanze); le strofe sono
inframmezzate da riprese di
tre versi (un endecasillabo, un
ipermetro composto da un
endecasillabo e un quinario, o
da due settenari, un quinario).
4. Fresche le mie parole ne la sera
ti sien come il fruscìo che fan le foglie
del gelso ne la man di chi le coglie
silenzioso e ancor s'attarda a l'opra
lenta
su l'alta scala che s'annera
contro il fusto che s'inargenta
con le sue rame spoglie
mentre la Luna è prossima a le soglie
cerule e par che innanzi a se' distenda
un velo
ove il nostro sogno si giace
e par che la campagna già si senta
da lei sommersa nel notturno gelo
e da lei beva la sperata pace
senza vederla.
Laudata sii pel tuo viso di perla,
o Sera, e pe' tuoi grandi umidi occhi
ove si tace
l’acqua del cielo
5. Il suono delle mie parole nella sera ti
risulti fresco come il fuscio che
producono le foglie del gelso in
mano chi in silenzio le raccoglie e
ancora indugia lentamente in
quella attività sull’alta scala che si
fa nera, contro il tronco del gelso
che diventa di un colore argenteo
con i suoi rami privi di foglie,
mentre la luna sta quasi per
emergere dalle soglie del cielo e
sembra stendere un velo davanti a
sé, dove giace il nostro sogno
d’amore e sembra che la campagna
si senta già tutta inondata da lei nel
gelo notturno e da lei assorba il
desiderato refrigerio, prima ancora
di vederla.
Sii lodata per il tuo viso color della
perla, o sera, e per le pozze, simili a
grandi occhi umidi, in cui si
distende in silenzio l’acqua del cielo
8. Dolci le mie parole ne la sera
ti sien come la pioggia che bruiva
tepida e fuggitiva,
commiato lacrimoso de la primavera,
su i gelsi e su gli olmi e su le viti
e su i pini dai novelli rosei diti
che giocano con l'aura che si perde,
e su 'l grano che non è biondo ancora
e non é verde,
e su 'l fieno che già patì la falce
e trascolora,
e su gli olivi, su i fratelli olivi
che fan di santità pallidi i clivi
e sorridenti.
Laudata sii per le tue vesti aulenti,
o Sera, e pel cinto che ti cinge come il
salce
il fien che odora!
9. Il suono delle mie parole nella sera
ti risulti dolce, come quello della
pioggia che frusciava tiepida e
veloce, congedo triste della
primavera, sui gelsi, sugli olmi e
sulle viti e sui pini dalle pigne
novelle di colore rosato che
sembrano dita che giocano con il
vento che si perde lontano e sul
grano che non è ancora maturo,
ma non è più verde e sul fieno
che è già stato tagliato e sta
cambiando colore, sta
ingiallendo, e sugli olivi, sui
fratelli olivi, che rendono i fianchi
delle colline pallidi, richiamando
l’idea della santità, e lieti.
Sii lodata per le tue vesti
profumate, o sera, e per la linea
dell’orizzonte che ti circonda
come il ramo di salice circonda il
fieno profumato
10. La pioggia di giugno.
Metafora dell’acqua
Ulivi - fratelli
11. Io ti dirò verso quali reami
d'amor ci chiami il fiume, le cui fonti
eterne e l'ombra de gli antichi rami
parlano nel mistero sacro dei monti;
e ti dirò per qual segreto
le colline su i limpidi orizzonti
s'incurvino come labbra che un
divieto
chiud a, e perchè la volontà di dire
le faccia belle
oltre ogni uman desire
e nel silenzio lor sempre novelle
consolatrici, sì che pare
che ogni sera l'anima le possa amare
d'amor più forte.
Laudata sii per la tua pura morte
o Sera, e per l'attesa che in te fa
palpitare
le prime stelle!
12. Io ti dirò verso quali regni d’amore ci
chiami il fiume, le cui sorgenti
eterne all’ombra dei rami antichi
parlano nel mistero sacro dei
monti; e ti dirò a causa di quale
segreto le colline si incurvino sugli
orizzonti limpidi, come labbra
chiuse per un divieto, e ti dirò per
quale motivo la volontà di parlare le
rende belle al di là di ogni desiderio
umano e nel silenzio loro sempre
nuove fonti di consolazione, in
modo tale che sembra che ogni
sera l’anima le possa amare di un
amore più forte.
Sii lodata per la tua naturale fine, o
sera, e per l’attesa della notte che
fa luccicare in te le prime stelle.