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Oggetto: Audizione IV Commissione del 15/02/202 - prevenzione
dell’inquinamento atmosferico dovuto alle navi attraccate nei porti.
Arpal è l’ente pubblico che in Liguria monitora la qualità dell’aria ambiente, secondo quanto previsto
dalla LR 12/2017 e il D.Lgs. 155/2010, norme che dettagliano il perimetro di azione del monitoraggio.
Nel 2024 Arpal gestisce 43 postazioni fisse di misura (da traffico, industriali, di fondo e rurali, in base
al posizionamento e al tipo di parametri rilevati) ed emana un bollettino quotidiano suddiviso per
provincia con dati validati; gli strumenti sono consultabili in tempo reale da tutti; bollettini e dati si
trovano sul sito www.arpal.liguria.it/tematiche/aria.html.
L’Agenzia dispone inoltre di 5 mezzi mobili, 2 minicabine e altra strumentazione integrativa (lidar,
black carbon, etc), tutta utilizzata sul territorio regionale per gli opportuni approfondimenti.
Le leggi vigenti normano gli inquinanti da controllare (polveri sottili PM10 e PM2.5, biossido di azoto,
biossido di zolfo, benzene, monossido di carbonio, ozono, metalli, idrocarburi policiclici aromatici o
IPA) stabilendo limiti da non superare orari, su 8 ore, giornalieri o annuali (a seconda degli
inquinanti e del possibile effetto, acuto o cronico, su ambiente e salute), soglie di attenzione o allarme,
obiettivi di qualità a cui tendere, etc.
Seppur in costante miglioramento nel nuovo millennio, con un generalizzato trend di discesa degli
inquinanti misurati, anche nel 2023 la città di Genova ha superato il limite sul valor medio annuale
del biossido di azoto (fissato a 40 µg/m³) in due postazioni da traffico: all’incrocio fra Corso
Europa/via San Martino e in via Buozzi (rispettivamente 50 e 45 µg/m³).
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Come si vede nei grafici precedenti, che mostrano gli andamenti medi annuali dell’NO2 nelle tre città
portuali, a Genova si supera il valor limite ininterrottamente dal 2010, anno di entrata in vigore del
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D.Lgs. 155, ed è il motivo per cui l’agglomerato urbano di Genova è inserito nei territori italiani a cui
è imputata la procedura di infrazione europea comminata al nostro paese per il mancato rispetto del
limite.
Il biossido di azoto è il principale inquinante problematico per la Liguria: è prodotto da ogni
combustione, incluse quelle navali.
A seguire, nella nostra regione bisogna prestare attenzione all’ozono (inquinante esclusivamente
secondario, ossia non proviene da una sorgente ma si produce in atmosfera a partire dai precursori per
l’azione dei raggi solari), al benzo(a)pirene (il tracciante degli IPA) attorno a specifiche realtà
industriali e, in prospettiva, alle polveri sottili inferiori ai 2.5 micrometri di diametro, PM2.5; il
biossido di zolfo, invece, è ormai praticamente ai limiti di rilevabilità strumentale, e si sta valutando
di mantenerlo monitorato solo laddove potessero insorgere criticità localizzate.
Non esiste una correlazione diretta e lineare fra gli inquinanti che fuoriescono da una sorgente e i valori
misurati da una centralina sul territorio. Non sempre è possibile risalire inequivocabilmente alla fonte
degli inquinanti misurati: per le polveri sottili si può procedere con tecniche di source apportionment,
per le quali è richiesto un procedimento analitico con costi e tempi che ne ostacolano l’uso costante e
diffuso; per alcuni composti organici volatili si può ricorrere a dei rapporti specifici (come il rapporto
benzene/toluene per risalire al traffico o ad altra sorgente); per i gas invece, come l’NO2, è impossibile
risalire alla percentuale di contributo del dato misurato.
A livello di singola centralina non aiuta neppure l’inventario delle emissioni, uno strumento statistico
che stima gli inquinanti emessi dalle diverse sorgenti: il fatto che uno specifico settore contribuisca
per l’x% al totale delle emissioni, non vuol dire che incida ugualmente sul dato misurato. Tuttavia
dall’inventario si osserva come gli apporti delle altre fonti siano andati (progressivamente o
bruscamente, come nel caso dell’industria) calando, mentre il porto è rimasto sostanzialmente
invariato, acquisendo perciò un peso complessivo maggiore.
Potrà invece contribuire in maniera più efficace l’utilizzo di modellistica dedicata: negli ultimi due
anni Arpal ha messo a punto la catena modellistica, che necessiterà ancora di tutto il 2024 per essere
addestrata e poter essere utilizzata al pieno delle sue funzionalità. Senza entrare in troppi dettagli
tecnici, combina in modo parallelo e biunivoco modelli meteo (forzante primaria della qualità dell’aria
in un determinato posto) e reazioni chimiche in atmosfera. Le prime simulazioni effettuate su giornate
tipo si sono dimostrate più che soddisfacenti: una volta messo a punto, sarà un prezioso strumento per
lo sviluppo programmatico del territorio.
Tornando al discorso “impatto fumi navi nelle città portuali”, nonostante gli ultimi superamenti a
Genova siano prioritariamente imputabili al traffico veicolare stradale, Arpal ha approfondito il tema
nel capoluogo (dove l’Agenzia è stata recentemente capofila di un progetto europeo triennale), a
Savona e a La Spezia: tre esperienze diverse per tre porti differenti fra loro, ma caratterizzati da un
areale circoscritto.
I fattori comuni riguardano le due principali tipologie di navi responsabili del maggiore impatto anche
sull’opinione pubblica: le crociere e i traghetti. Le prime sono solitamente dotate dei più moderni
sistemi di abbattimento disponibili, hanno consumi paragonabili a quelli di un piccolo paese e
producono fumi generalmente più chiari; i traghetti sono spesso più obsoleti, con sistemi di
abbattimento modesti e producono fumi ben visibili.
Entrambe le tipologie sono identificabili come sorgente emissiva, che per caratteristiche logistiche
(attracco in prossimità di zone residenziali) e tecniche (mantenimento dei motori in attività durante
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l’ormeggio) incide sulla qualità dell’aria con episodi acuti e di relativamente breve durata, non
sufficienti a determinare superamenti di valori limite vigenti.
GENOVA
A Genova si è concluso quasi un anno fa il progetto Aer Nostrum – aria bene comune, che ha
coinvolto anche Livorno, Cagliari, Tolone e Bastia: nella nostra città ha permesso di realizzare uno
studio di source apportionment su due serie temporali di campioni di PM10, raccolti durante l’estate
2021 e la primavera 2022 mediante campionatori certificati nelle due postazioni di fondo urbano di
Largo San Francesco da Paola e Corso Firenze. Le analisi eseguite con diversi metodi analitici hanno
permesso di ottenere un completo quadro composizionale, comprendente componenti organiche,
ioniche ed elementari del particolato, e di ricostruire la maggior parte della massa misurata. I risultati
sul PM10 hanno evidenziato la presenza comune ai due siti di 5 sorgenti primarie quali Traffico
“exhaust” (ciò che viene messo dagli scarichi), Traffico “non exhaust” (le rimanenti emissioni quali
usura pneumatici e freni, abrasione manto stradale…), Emissioni navali, Risollevamento crostale
(risospensione delle componenti minerali del suolo) e Aerosol marino, e di 2 secondarie (fonti di
inquinamento antropogenico su scala maggiore ricche di Solfato, Nitrato e Ammonio).
La concentrazione di PM10 media nei due siti è risultata di circa 21 µg/m3
(a fronte di un limite
giornaliero di 50 µg/m3
da non superare 35 volte in un anno) con un apporzionamento delle sorgenti
antropiche per più dell’80%. Al fine di individuare il contributo primario delle emissioni prodotte dal
traffico marittimo sui valori misurati di PM10 è stata posta attenzione al rapporto tra le concentrazioni
degli elementi Vanadio e Nichel presenti in modo significativo negli oli combustibili dei motori
navali. Questo contributo associato al fattore “Emissioni navali” in aree costiere o in prossimità di
porti, a Genova è risultato compreso in media tra 5-10% del PM10 totale, con un maggior valore
evidenziato nel sito di Largo San Francesco da Paola-San Teodoro, soprattutto in presenza di venti
prevalenti provenienti dall’area portuale.
Il secondo risultato ottenuto dal progetto è stato quello di iniziare a prendere confidenza con la
modellistica ad alta risoluzione dedicata alla qualità dell’aria: le simulazioni eseguite con una
risoluzione di 90 m su un dominio di 6,3 × 7,2 km2 hanno riguardato lo stesso periodo delle campagne
sperimentali. I dati di PM10 e NO2 simulati sono risultati in accordo con i valori misurati nelle
stazioni di riferimento, una volta aggiunto alle emissioni portuali l’inquinamento di fondo non
influenzato dalle fonti marittime; quest’ultimo è stato stimato attraverso il confronto con i dati di
altre stazioni di qualità dell'aria con le stesse caratteristiche, ma situate al di fuori del bacino portuale.
Le emissioni del porto sono risultate avere un impatto sulla qualità dell'aria della città, a seconda
delle condizioni meteorologiche: il contributo percentuale delle emissioni navali ai livelli di NO2
risultato dalle simulazioni è di circa il 20% per i siti di monitoraggio, mentre intorno al 2-3% per il
particolato atmosferico.
SAVONA
In precedenza, nella seconda metà del 2016, erano state svolte misure extra con un mezzo mobile nei
due siti “Terminal” (a sud ovest rispetto ai principali punti di attracco ad una distanza di circa 100 m.
dai camini della nave più vicina) e “Priamar” (sempre a sud-ovest rispetto ai principali punti di
attracco delle navi da crociera ma ad una distanza maggiore), individuati tenendo in considerazione:
 la posizione dei siti di attracco delle navi da crociera;
 i venti predominanti nella zona e la loro intensità;
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 il tessuto urbanizzato – potenziali ricettori;
 la posizione del sito fisso di campionamento – postazione “Varaldo” di Via Amendola Savona
(a Nord Ovest degli attracchi delle navi da crociera).
Anche a Savona le misure hanno confermato la presenza di episodi acuti di durata tale da non
consentire il superamento dei limiti vigenti.
LA SPEZIA
Sono attualmente in corso misure sperimentali con una minicabina posta in cima al palazzo della Asl
in via XXIV Maggio, per valutare al meglio l’impatto delle navi da crociera a quota diversa dal piano
strada (problematica già evidenziata anche a Savona). Si tratta dell’ultima tipologia di attività fuori
dall’ordinario realizzata in zona: un percorso iniziato nel 2016, che ha confermato le evidenze
ottenute a Savona: episodi evidenti ma non sufficienti a determinare superamenti di valori limite
vigenti.
Infine, risale ormai ad alcuni anni or sono un’ulteriore azione di approfondimento, realizzata da Arpal
grazie alla collaborazione con Capitaneria di Porto. Alcuni armatori di traghetti hanno volontariamente
modificato un fumaiolo per permettere il monitoraggio in continuo delle emissioni. Fra il 2013 e il
2017 l’Agenzia ha così messo a punto un metodo di misura diretto, adattando alle navi il controllo già
svolto negli impianti sulla terraferma ed eseguendo diverse campagne di misura in continuo durante la
navigazione e in fase di manovra. A causa della mancanza di norme o valori di riferimento relativi alle
emissioni a fumaiolo da rispettare, tuttavia, non si è andati oltre un generico apprezzamento per la
messa a punto del metodo di misura.
In conclusione, il tema dell’impatto dei fumi delle navi sulla qualità dell’aria delle città portuali è di
grande attualità e difficile soluzione: le emissioni interessano areali più o meno circoscritti attorno al
fumaiolo, con un impatto e una percezione da parte della popolazione che dipendono dalle condizioni
meteo e dal tipo di imbarcazione. Producono episodi acuti, a volte persistenti per qualche ora, ma non
sufficienti a determinare il superamento degli attuali limiti normativi di qualità dell’aria.
L’elettrificazione delle banchine permetterà di mitigare l’impatto, riducendo l’emissione al solo tempo
tecnico di manovra e di passaggio da un sistema di alimentazione all’altro; analogamente,
miglioramento alle emissioni prodotte potrà derivare dall’adozione di combustibili alternativi. Si tratta
di aspetti in cui la scrivente Agenzia non è direttamente competente, e che perciò lasciamo ad altri
tecnici esperti.

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  • 1. 1 Oggetto: Audizione IV Commissione del 15/02/202 - prevenzione dell’inquinamento atmosferico dovuto alle navi attraccate nei porti. Arpal è l’ente pubblico che in Liguria monitora la qualità dell’aria ambiente, secondo quanto previsto dalla LR 12/2017 e il D.Lgs. 155/2010, norme che dettagliano il perimetro di azione del monitoraggio. Nel 2024 Arpal gestisce 43 postazioni fisse di misura (da traffico, industriali, di fondo e rurali, in base al posizionamento e al tipo di parametri rilevati) ed emana un bollettino quotidiano suddiviso per provincia con dati validati; gli strumenti sono consultabili in tempo reale da tutti; bollettini e dati si trovano sul sito www.arpal.liguria.it/tematiche/aria.html. L’Agenzia dispone inoltre di 5 mezzi mobili, 2 minicabine e altra strumentazione integrativa (lidar, black carbon, etc), tutta utilizzata sul territorio regionale per gli opportuni approfondimenti. Le leggi vigenti normano gli inquinanti da controllare (polveri sottili PM10 e PM2.5, biossido di azoto, biossido di zolfo, benzene, monossido di carbonio, ozono, metalli, idrocarburi policiclici aromatici o IPA) stabilendo limiti da non superare orari, su 8 ore, giornalieri o annuali (a seconda degli inquinanti e del possibile effetto, acuto o cronico, su ambiente e salute), soglie di attenzione o allarme, obiettivi di qualità a cui tendere, etc. Seppur in costante miglioramento nel nuovo millennio, con un generalizzato trend di discesa degli inquinanti misurati, anche nel 2023 la città di Genova ha superato il limite sul valor medio annuale del biossido di azoto (fissato a 40 µg/m³) in due postazioni da traffico: all’incrocio fra Corso Europa/via San Martino e in via Buozzi (rispettivamente 50 e 45 µg/m³).
  • 2. 2 Come si vede nei grafici precedenti, che mostrano gli andamenti medi annuali dell’NO2 nelle tre città portuali, a Genova si supera il valor limite ininterrottamente dal 2010, anno di entrata in vigore del
  • 3. 3 D.Lgs. 155, ed è il motivo per cui l’agglomerato urbano di Genova è inserito nei territori italiani a cui è imputata la procedura di infrazione europea comminata al nostro paese per il mancato rispetto del limite. Il biossido di azoto è il principale inquinante problematico per la Liguria: è prodotto da ogni combustione, incluse quelle navali. A seguire, nella nostra regione bisogna prestare attenzione all’ozono (inquinante esclusivamente secondario, ossia non proviene da una sorgente ma si produce in atmosfera a partire dai precursori per l’azione dei raggi solari), al benzo(a)pirene (il tracciante degli IPA) attorno a specifiche realtà industriali e, in prospettiva, alle polveri sottili inferiori ai 2.5 micrometri di diametro, PM2.5; il biossido di zolfo, invece, è ormai praticamente ai limiti di rilevabilità strumentale, e si sta valutando di mantenerlo monitorato solo laddove potessero insorgere criticità localizzate. Non esiste una correlazione diretta e lineare fra gli inquinanti che fuoriescono da una sorgente e i valori misurati da una centralina sul territorio. Non sempre è possibile risalire inequivocabilmente alla fonte degli inquinanti misurati: per le polveri sottili si può procedere con tecniche di source apportionment, per le quali è richiesto un procedimento analitico con costi e tempi che ne ostacolano l’uso costante e diffuso; per alcuni composti organici volatili si può ricorrere a dei rapporti specifici (come il rapporto benzene/toluene per risalire al traffico o ad altra sorgente); per i gas invece, come l’NO2, è impossibile risalire alla percentuale di contributo del dato misurato. A livello di singola centralina non aiuta neppure l’inventario delle emissioni, uno strumento statistico che stima gli inquinanti emessi dalle diverse sorgenti: il fatto che uno specifico settore contribuisca per l’x% al totale delle emissioni, non vuol dire che incida ugualmente sul dato misurato. Tuttavia dall’inventario si osserva come gli apporti delle altre fonti siano andati (progressivamente o bruscamente, come nel caso dell’industria) calando, mentre il porto è rimasto sostanzialmente invariato, acquisendo perciò un peso complessivo maggiore. Potrà invece contribuire in maniera più efficace l’utilizzo di modellistica dedicata: negli ultimi due anni Arpal ha messo a punto la catena modellistica, che necessiterà ancora di tutto il 2024 per essere addestrata e poter essere utilizzata al pieno delle sue funzionalità. Senza entrare in troppi dettagli tecnici, combina in modo parallelo e biunivoco modelli meteo (forzante primaria della qualità dell’aria in un determinato posto) e reazioni chimiche in atmosfera. Le prime simulazioni effettuate su giornate tipo si sono dimostrate più che soddisfacenti: una volta messo a punto, sarà un prezioso strumento per lo sviluppo programmatico del territorio. Tornando al discorso “impatto fumi navi nelle città portuali”, nonostante gli ultimi superamenti a Genova siano prioritariamente imputabili al traffico veicolare stradale, Arpal ha approfondito il tema nel capoluogo (dove l’Agenzia è stata recentemente capofila di un progetto europeo triennale), a Savona e a La Spezia: tre esperienze diverse per tre porti differenti fra loro, ma caratterizzati da un areale circoscritto. I fattori comuni riguardano le due principali tipologie di navi responsabili del maggiore impatto anche sull’opinione pubblica: le crociere e i traghetti. Le prime sono solitamente dotate dei più moderni sistemi di abbattimento disponibili, hanno consumi paragonabili a quelli di un piccolo paese e producono fumi generalmente più chiari; i traghetti sono spesso più obsoleti, con sistemi di abbattimento modesti e producono fumi ben visibili. Entrambe le tipologie sono identificabili come sorgente emissiva, che per caratteristiche logistiche (attracco in prossimità di zone residenziali) e tecniche (mantenimento dei motori in attività durante
  • 4. 4 l’ormeggio) incide sulla qualità dell’aria con episodi acuti e di relativamente breve durata, non sufficienti a determinare superamenti di valori limite vigenti. GENOVA A Genova si è concluso quasi un anno fa il progetto Aer Nostrum – aria bene comune, che ha coinvolto anche Livorno, Cagliari, Tolone e Bastia: nella nostra città ha permesso di realizzare uno studio di source apportionment su due serie temporali di campioni di PM10, raccolti durante l’estate 2021 e la primavera 2022 mediante campionatori certificati nelle due postazioni di fondo urbano di Largo San Francesco da Paola e Corso Firenze. Le analisi eseguite con diversi metodi analitici hanno permesso di ottenere un completo quadro composizionale, comprendente componenti organiche, ioniche ed elementari del particolato, e di ricostruire la maggior parte della massa misurata. I risultati sul PM10 hanno evidenziato la presenza comune ai due siti di 5 sorgenti primarie quali Traffico “exhaust” (ciò che viene messo dagli scarichi), Traffico “non exhaust” (le rimanenti emissioni quali usura pneumatici e freni, abrasione manto stradale…), Emissioni navali, Risollevamento crostale (risospensione delle componenti minerali del suolo) e Aerosol marino, e di 2 secondarie (fonti di inquinamento antropogenico su scala maggiore ricche di Solfato, Nitrato e Ammonio). La concentrazione di PM10 media nei due siti è risultata di circa 21 µg/m3 (a fronte di un limite giornaliero di 50 µg/m3 da non superare 35 volte in un anno) con un apporzionamento delle sorgenti antropiche per più dell’80%. Al fine di individuare il contributo primario delle emissioni prodotte dal traffico marittimo sui valori misurati di PM10 è stata posta attenzione al rapporto tra le concentrazioni degli elementi Vanadio e Nichel presenti in modo significativo negli oli combustibili dei motori navali. Questo contributo associato al fattore “Emissioni navali” in aree costiere o in prossimità di porti, a Genova è risultato compreso in media tra 5-10% del PM10 totale, con un maggior valore evidenziato nel sito di Largo San Francesco da Paola-San Teodoro, soprattutto in presenza di venti prevalenti provenienti dall’area portuale. Il secondo risultato ottenuto dal progetto è stato quello di iniziare a prendere confidenza con la modellistica ad alta risoluzione dedicata alla qualità dell’aria: le simulazioni eseguite con una risoluzione di 90 m su un dominio di 6,3 × 7,2 km2 hanno riguardato lo stesso periodo delle campagne sperimentali. I dati di PM10 e NO2 simulati sono risultati in accordo con i valori misurati nelle stazioni di riferimento, una volta aggiunto alle emissioni portuali l’inquinamento di fondo non influenzato dalle fonti marittime; quest’ultimo è stato stimato attraverso il confronto con i dati di altre stazioni di qualità dell'aria con le stesse caratteristiche, ma situate al di fuori del bacino portuale. Le emissioni del porto sono risultate avere un impatto sulla qualità dell'aria della città, a seconda delle condizioni meteorologiche: il contributo percentuale delle emissioni navali ai livelli di NO2 risultato dalle simulazioni è di circa il 20% per i siti di monitoraggio, mentre intorno al 2-3% per il particolato atmosferico. SAVONA In precedenza, nella seconda metà del 2016, erano state svolte misure extra con un mezzo mobile nei due siti “Terminal” (a sud ovest rispetto ai principali punti di attracco ad una distanza di circa 100 m. dai camini della nave più vicina) e “Priamar” (sempre a sud-ovest rispetto ai principali punti di attracco delle navi da crociera ma ad una distanza maggiore), individuati tenendo in considerazione:  la posizione dei siti di attracco delle navi da crociera;  i venti predominanti nella zona e la loro intensità;
  • 5. 5  il tessuto urbanizzato – potenziali ricettori;  la posizione del sito fisso di campionamento – postazione “Varaldo” di Via Amendola Savona (a Nord Ovest degli attracchi delle navi da crociera). Anche a Savona le misure hanno confermato la presenza di episodi acuti di durata tale da non consentire il superamento dei limiti vigenti. LA SPEZIA Sono attualmente in corso misure sperimentali con una minicabina posta in cima al palazzo della Asl in via XXIV Maggio, per valutare al meglio l’impatto delle navi da crociera a quota diversa dal piano strada (problematica già evidenziata anche a Savona). Si tratta dell’ultima tipologia di attività fuori dall’ordinario realizzata in zona: un percorso iniziato nel 2016, che ha confermato le evidenze ottenute a Savona: episodi evidenti ma non sufficienti a determinare superamenti di valori limite vigenti. Infine, risale ormai ad alcuni anni or sono un’ulteriore azione di approfondimento, realizzata da Arpal grazie alla collaborazione con Capitaneria di Porto. Alcuni armatori di traghetti hanno volontariamente modificato un fumaiolo per permettere il monitoraggio in continuo delle emissioni. Fra il 2013 e il 2017 l’Agenzia ha così messo a punto un metodo di misura diretto, adattando alle navi il controllo già svolto negli impianti sulla terraferma ed eseguendo diverse campagne di misura in continuo durante la navigazione e in fase di manovra. A causa della mancanza di norme o valori di riferimento relativi alle emissioni a fumaiolo da rispettare, tuttavia, non si è andati oltre un generico apprezzamento per la messa a punto del metodo di misura. In conclusione, il tema dell’impatto dei fumi delle navi sulla qualità dell’aria delle città portuali è di grande attualità e difficile soluzione: le emissioni interessano areali più o meno circoscritti attorno al fumaiolo, con un impatto e una percezione da parte della popolazione che dipendono dalle condizioni meteo e dal tipo di imbarcazione. Producono episodi acuti, a volte persistenti per qualche ora, ma non sufficienti a determinare il superamento degli attuali limiti normativi di qualità dell’aria. L’elettrificazione delle banchine permetterà di mitigare l’impatto, riducendo l’emissione al solo tempo tecnico di manovra e di passaggio da un sistema di alimentazione all’altro; analogamente, miglioramento alle emissioni prodotte potrà derivare dall’adozione di combustibili alternativi. Si tratta di aspetti in cui la scrivente Agenzia non è direttamente competente, e che perciò lasciamo ad altri tecnici esperti.