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Articolo
scientiFicoAioss.it | anno 25 - n. 04/2017
introduzione
Nella popolazione italiana, il tumore del colon-retto si piazza
al secondo posto con il 13% delle neoplasie totali. Conside-
rando la frequenza rispetto al sesso, si piazza al terzo posto
negli uomini con il 14% del totale, mentre nelle donne al se-
condo posto con il 13%1
. I dati dell’Istituto nazionale di stati-
stica (ISTAT) indicano per il 2012 (ultimo anno al momento
disponibile) 19.202 decessi attribuibili al tumore del colon-
retto (10.406 negli uomini e 8.796 nelle donne)2
. Questa pato-
logia rappresenta, nell’11% dei casi, la seconda principale
causa tumorale di morte (uomini 10%, donne 12%)1
.
Alcune persone che vengono sottoposte ad intervento chirur-
gico per tumore al colon-retto possono necessitare del con-
fezionamento di una stomia intestinale, temporanea oppure
definitiva. La parola stomia deriva da un termine greco, στόμα,
che significa bocca, apertura. Tale procedura comporta
l’asportazione della parte di intestino affetta da malattia e la
conseguente apertura (stomia) sull’addome. Dalla stomia ver-
ranno eliminate le feci che verranno raccolte in un apposito
presidio (sacca).
Avere una stomia significa avere delle importanti preoccupa-
zioni che toccano la sfera emotiva, sociale e fisica soprattutto
in riferimento al funzionamento intestinale che risulta essere
imprevedibile ed incontrollabile3,4,5,6
. La ricerca ha esaminato
quali sono gli aspetti sociali legati all’incontinenza, tra cui
avere una colostomia o una ileostomia, e li ha collegati alla
sporcizia, all’inquinamento ed allo stigma sociale3,5,7,8,9
.
L’autocontrollo nel processo di eliminazione e la capacità di
scegliere il luogo ed il momento adatti è un processo che
viene definito “autocontrollo innato”. Considerando che l’au-
tocontrollo sfinteriale, urinario ed intestinale, fa parte dei più
elementari processi di socializzazione, le persone stomizzate
possono vivere questa situazione come una perdita dell’auto-
controllo innato10
.
Indossare un presidio di raccolta, tenerlo attaccato alla cute
addominale e cambiarlo periodicamente rappresentano le
abilità necessarie finalizzate all’adattamento alla nuova con-
dizione di persona portatrice di stomia. Queste abilità rappre-
sentano la base per il ritorno a quella che in letteratura viene
definita come “vita normale”13
.
Molti studi accademici hanno esaminato come la narrazione
riordina la sofferenza e abilita le persone malate a creare un
senso di continuità che le riconnetta al loro mondo sociale e
culturale11,12,13,14,15,16
.
Con il termine “Medicina Narrativa” intendiamo quella forma
espressiva attraverso cui le preoccupazioni concernenti la sa-
lute si strutturano e vengono veicolate da pazienti, parenti ed
amici, nonché dallo staff medico, nelle conversazioni, nelle
un progetto di medicinA nArrAtivA
con le persone stomizzAte
di Antonini M.1, Botteselle E.2, Bullitta M.3, Caldarola D.4, Casoni L.5, Cilli D.6, Deledda MT.7, Eto L.8, Falco L.9, Ferruzzi A.10, Fiordispina G.11, Fo-
dale C.12, Gaddoni E.13, Grassi M.14, Grezio M.15, Guerra E.16, Lungo P.17, Mazzotta L.18, Melis V.19, Palumbo G.20, Panarelli A.21, Pantano O.22,
Sannicandro N.23, Sacchetti P.24, Tantulli Bartoli R.25, Tarantino A.26, Vivoli G.27
1USL Toscana Centro – Nuovo Ospedale San Giuseppe – Empoli; 2A.O. Istituti Ospitalieri – Presidio di Cremona; 3AOU Sassari; 4Policlinico
Universitario – Bari; 5Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia – Arcispedale Santa Maria Nuova; 6AO San Giovanni Addolorata – Roma; 7Ospedale
SS Annunziata Sassari; 8Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale – Napoli; 9ASL TO1 – Ospedale Martini - Torino; 10Policlinico Universitario
Campus Bio-Medico – Roma; 11Ospedale Maria Vittoria – Torino; 12AOU G. Martino – Messina; 13AOU di Bologna - Policlinico Sant’Orsola-Mal-
pighi – Bologna; 14ASL TO2 – Ospedale San Giovanni Bosco - Torino; 15AUSL Bologna – Ospedale Maggiore; 16AO Spedali Civili di Brescia;
17Ospedale Maggiore della Carità - Novara; 18Poliambulatorio “Cittadella della Salute” Vito Fazzi” - Lecce; 19A.O. Ospedali Riuniti di Bergamo
– Ospedale Papa Giovanni XXIII; 20I.C.P. E. Bassini – Cinisello; 21Policlinico di Bari; 22San Giovanni Battista “Molinette” – Torino; 23AOU Ospedali
Riuniti di Foggia; 24San Filippo Neri – Roma; 25Ospedale Santa Maria Annunziata – Bagno a Ripoli (FI); 26I.E.O. Milano; 27Azienda Ospedaliero-
Universitaria Careggi - Firenze
AbstrAct
problema: Con il termine “Medicina Narrativa” intendiamo quella forma espressiva attraverso cui le preoccupazioni concernenti la salute si
strutturano e vengono veicolate da pazienti, parenti ed amici, nonché dallo staff medico, nelle conversazioni, nelle prestazioni e nei report dei
casi specifici. Si parla di narrazione quando una persona riferisce ad un’altra una determinata cosa, attraverso un racconto che prevede “un
ascoltatore, un arco temporale, una trama e un punto cardinale e che si struttura attraverso l’ordine, l’enfasi, gli intervalli e i ritmi che ne defi-
niscono il contenuto.
Da una revisione della letteratura internazionale è emersa indiscussa la totale mancanza di articoli in materia di Medicina Narrativa o di Nursing
Narrativo correlati all’aspetto delle persone stomizzate. Questa carenza è stato lo spunto fondamentale per poter affrontare per la prima volta
questo argomento, per chiedere alle persone con stomia di raccontarsi, di aprirsi e per permettere all’Infermiere Stomaterapista di comprendere
meglio il vissuto per poter migliorare la qualità dell’assistenza e la propria professionalità.
A tal fine è stato condotto uno studio sulla Medicina Narrativa applicata alle persone portatrici di stomia residenti su tutto il territorio italiano.
Keywords: Stomia; Medicina Narrativa
Rivista AIOSS.it 04-17 03/12/17 19:37 Pagina 3
prestazioni e nei report dei casi specifici17
. Si parla di narra-
zione quando una persona riferisce ad un’altra una determi-
nata cosa18
attraverso un racconto che prevede “un
ascoltatore, un arco temporale, una trama e un punto cardi-
nale19
e che si struttura attraverso l’ordine, l’enfasi, gli intervalli
e i ritmi che ne definiscono il contenuto.
Nel percorso assistenziale della persona stomizzata, dal mo-
mento della presa in carico, passando attraverso il disegno
pre-operatorio (stoma-siting), l’educazione all’autogestione, la
ripresa della vita sociale e familiare, fino alla ricanalizzazione,
oppure per tutta la vita, l’Infermiere Stomaterapista svolge un
compito importante, a volte di cesello, spesso estenuante.
Parlare, educare, ascoltare, riportare i dati all’interno di una
cartella clinica, sono atti meccanici e ripetitivi. Passare da
questo scenario alla narrazione, quindi all’apertura alle emo-
zioni della persona stomizzata, alla relazione, alla metafora, ai
simboli, alla parola empatica, quale effetto può avere sul be-
nessere del professionista e sulla sua professionalità?20
Quale
effetto può avere sulla persona malata e sulla famiglia che lo
circonda?
Immergersi in una storia di malattia vuol dire saper svolgere il
complicato esercizio di immaginazione della situazione del-
l’altro/a, di comprensione del suo punto di vista, di indulgenza
nei confronti delle sue paure e speranze, di apertura ai suoi
valori, avvicinandosi a lui/lei, pur riconoscendo la distanza che
permane tra se e l’altro, in una parola immergersi in una storia
di malattia, diventare intimi con essa, significa esercitare l’em-
patia21
.
La Medicina Narrativa è rappresentata da tutto quello che si
verifica tra i professionisti sanitari ed il paziente: dalla raccolta
di informazioni sugli eventi prima dell’insorgenza della malat-
tia, come la malattia si presenta, con attenzione alle caratteri-
stiche fisiche, psicologiche, sociali ed ontologiche.
L’attenzione è pertanto rivolta al peso della malattia ed a tro-
vare la via migliore per personalizzare le strategie di cura. La
Medicina Narrativa fortifica la pratica clinica con la compe-
tenza narrativa a riconoscere, assorbire, metabolizzare, inter-
pretare ed essere commossi dalle storie delle malattie…
..aiutare i Medici, Infermieri, Assistenti Sociali ed i Fisioterapisti
a migliorare l’efficacia della cura attraverso lo sviluppo della
capacità di attenzione, riflessione, rappresentazione e affilia-
zione con i pazienti e colleghi.
Negli studi di Salute Pubblica i differenti concetti di “cattiva
salute”, sono spesso visti come alternative intercambiabili. Le
informazioni ottenute su popolazioni più ampie permettono di
dimostrare come differenti concetti e misurazioni producono
differenti quadri di “salute” e di “cattiva salute”. La trilogia di
concetti formata dalla “Illness”, “Disease” e “Sickness” è uti-
lizzata per catturare i differenti aspetti della “cattiva salute”22,23
.
illness: definisce la “cattiva salute” con la quale si identifica
la persona, spesso basata su sintomi fisici o mentali riportati.
Può significare la presenza di problemi minori, oppure na-
scondere gravi problemi di salute e grande sofferenza24
. Tutto
questo può includere condizioni che limitano la persona a
condurre una vita normale.
disease: E’ la condizione che viene diagnosticata dal Medico,
oppure da un altro esperto. Idealmente tutto questo dovrebbe
includere una diagnosi specifica espressa basandosi su co-
dici diagnostici sistematici e standardizzati. Questo, nella
maggior parte dei casi, potrebbe anche significare che le con-
dizioni specifiche hanno una causa biomedica riconosciuta e,
spesso, cure e trattamenti noti. Comunque, dovrebbe essere
menzionato che ci sono gravi limitazioni a questa pratica
ideale. Una è rappresentata dal fatto che un certo numero di
diagnosi mediche è basata su informazioni soggettive prove-
nienti da pazienti riguardo a dolore e sintomatologia. Un’altra
limitazione è data dalle diagnosi che si basano su sindromi
ed interrelazioni complesse tra vari apparati e non sempre
sono specifiche.
sickness: è il ruolo sociale che una persona malata assume
spontaneamente oppure alla quale le viene assegnato dalla
società in diverse aree della vita. Ci sono dati come quello re-
lativo all’assenza dal lavoro per malattia, che spesso sono uti-
lizzati per misurare le conseguenze sociali per la persona
malata25,26,27,28
.
Da una revisione della letteratura internazionale è emersa in-
discussa la totale mancanza di articoli in materia di Medicina
Narrativa o di Nursing Narrativo correlati alle persone stomiz-
zate. Questo è stato lo spunto fondamentale per poter affron-
tare per la prima volta l’argomento, e permettere alle persone
con stomia di raccontarsi e di aprirsi o per consentire all’In-
fermiere Stomaterapista di comprendere meglio il suo vissuto
affinchè sia possibile migliorare la qualità dell’assistenza e la
propria professionalità.
materiali e metodi
È stato condotto uno studio sulla Medicina Narrativa applicata
alle persone portatrici di stomia. Sono stati coinvolti 26 Ambu-
latori disseminati su tutto il territorio italiano (Figura 1). L’obiet-
tivo principale dello studio è stato quello di sviluppare un
progetto di Medicina Narrativa con le persone portatrici di sto-
mia.
Figura 1
Obiettivi secondari della ricerca sono:
Tracciare il percorso di cura per comprendere i bisogni•
del paziente ed ipotizzare nuovi servizi
Comprendere l’impatto emotivo, sociale e relazionale•
della stomia
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Articolo
scientiFico Aioss.it | anno 25 - n. 04/2017
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Disegnare il profilo del personale sanitario•
Comprendere gli aspetti della disease (aspetti clinici•
della malattia), della illness (il significato del vivere con
una stomia) e della sicKness la percezione sociale
della malattia (lo STIGMA sociale).
La trama narrativa è stata creata dagli Infermieri Stomate-
rapisti appartenenti al gruppo di studio con il supporto della
Fondazione ISTUD. L’obiettivo era quello di raccogliere al-
meno 100 diari/narrazioni di pazienti adulti con stomia intesti-
nale o urinaria. Le narrazioni/diari sono stati raccolti previa
autorizzazione e firma del consenso informato da parte del
paziente.
I criteri di inclusione:
Persone sottoposte ad intervento chirurgico di confezio-1
namento di stomia negli ultimi 12 mesi
Persone stomizzate che abbiano fornito il proprio con-2
senso alla partecipazione allo studio
Persone maggiorenni in grado di fornire volontariamente3
il proprio consenso
I criteri di esclusione:
Persone stomizzate non ancora maggiorenni1
Persone non in grado di fornire il proprio consenso in2
modo cosciente ed autonomo
Assenza del consenso informato debitamente firmato3
La somministrazione ed il ritiro dei diari è avvenuto tra ottobre
e dicembre 2015. Sono state raccolte 151 narrazioni, con un
risultato superiore alle aspettative di oltre il 50%.
I pazienti potevano riportare indietro i loro racconti in-•
serendoli in un apposito contenitore oppure in un involu-
cro chiuso;
Scrivere in un apposito modulo online;•
Scrivere i racconti in formato Word ed inviarlo attraverso•
posta elettronica
I racconti sono stati interpretati da tre lettori indipendenti del
Team ISTUD seguendo la grounded tHeorY Ap-
proAcH e analizzati con un apposito software chiamato
NVIVO per valutare la ricorrenza delle parole e dei loro sinon-
imi.
La ricerca è stata svolta utilizzando una metodologia quali-
quantitativa, con l’utilizzo di un questionario a risposta a scelta
multipla arricchito da racconti.
La traccia narrativa è stata incentrata su alcune frasi aventi lo
scopo di guidare ed aiutare lo scrittore nella narrazione delle
proprie esperienze.
Molti di questi termini utilizzati fanno riferimento al Metalin-
guaggio Naturale Semantico, un mini-linguaggio che si è di-
mostrato essere uno strumento efficacie per descrivere e
confrontare i significati e le idee espresse in qualsiasi lingua.
È stato costruito sulla base di ampie ricerche cross-linguisti-
che condotte da molti studiosi nei vari anni.
L’efficacia di questo strumento deriva dal fatto che essa cor-
risponde al nucleo comune di tutte le lingue.
Ci sono termini universali che troviamo in tutte le lingue. Esi-
stono 65 termini.
Corrispondono, o almeno così viene pensato dagli studiosi, a
quello che Leibnitz chiama “Alfabeto dei pensieri umani” (Al-
phabetum Cogitationum Humanorum).
Questi hanno la loro intrinseca grammatica universale29
.
Il primo incontro con il Chirurgo•
Durante l’incontro mi sono sentito/a…•
Avrei voluto sapere…•
L’incontro con l’Infermiere Stomaterapista•
Durante l’incontro mi sono sentito•
Avrei voluto sapere…•
Il Chirurgo per me era…•
Considerando come ho immaginato la stomia è come...•
Lungo il percorso di cura mi sarebbe piaciuto avere a mio•
fianco…
Considerando l’esperienza avrei voluto che fosse andata•
diversamente
La stomia e me stesso oggi•
Spazio bianco per scrivere liberamente•
Come ti sei sentito/a a scrivere il tuo racconto?•
Articolo
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Articolo
scientiFico Aioss.it | anno 25 - n. 04/2017
risultati
Nei tre mesi della raccolta dati sono state collezionate 151 nar-
razioni. Il 63% (95 diari) sono stati compilati da pazienti di
sesso maschile e il 37% (56 diari) da pazienti di sesso femmi-
nile.
L’età media dei pazienti è di 63 anni, con una età minima di
26 ed una età massima di 93. Il 70% delle persone portatrici
di stomia era sposato ed il 78% aveva figli; il 43% delle per-
sone intervistate ha affermato di avere una formazione scola-
stica di tipo universitario (Grafico 1), mentre il 55% di essere
pensionato.
grafico 1: Titolo di studio
Dalla analisi dei diari risultano i momenti fondamentali per il
paziente: l’incontro con il Chirurgo e l’incontro con lo Stoma-
terapista.
L’incontro con il Chirurgo viene definito un evento cruciale in
cui scoprono alcuni dettagli fondamentali:
Che verrà confezionata una stomia (sia essa definitiva o•
temporanea)
La motivazione per la quale sarà necessario quel tipo di•
intervento chirurgico
Nella maggior parte dei casi il paziente scopre in questa•
occasione che la patologia principale è di origine tumo-
rale
I pazienti vedono l’intervento chirurgico in due maniere diffe-
renti:
Per alcuni di loro l’intervento chirurgico e la stomia rap-•
presentano un modo per salvare la loro vita. In questo
caso sarà facile per il Chirurgo dare informazioni relative
all’intervento
Per altri rappresenta un cambiamento, spesso irreversi-•
bile, della loro vita quotidiana. Su questo aspetto si foca-
lizzano l’attenzione e le energie del paziente. In questo
caso il Chirurgo dovrà convincere la persona che avrà,
comunque, una buona qualità della vita
Continuando con l’analisi dei racconti del paziente è stato pos-
sibile delineare almeno tre tipologie di profilo di Chirurgo (Gra-
fico 2):
grafico 2: Profilo del Chirurgo
Il cHirurgo proFessionAle, prodigo di informazioni per il1
paziente e per la sua famiglia. È in grado di fornire perfino
un supporto psicologico. Le persone portatrici di stomia
gli riconoscono competenze tecniche ed umane (questa
è il profilo prevalente all’interno delle narrazioni”:
“E’ stato franco e comprensivo…..mi ha chiesto di affi-
darmi totalmente alla struttura”.
“Ho pensato che avrei incontrato un robot freddo e sin-
tetico. Ho invece incontrato una persona. Chiara, precisa
ma con toni umani, che mi informava senza spaventarmi,
già sapeva che avevo paura”.
Il cHirurgo tecnico, da informazioni relative all’intervento2
chirurgico essenzialmente di natura tecnica.
“Il Chirurgo ha esaminato le mie precedenti relazioni e
confermato la diagnosi di Adenocarcinoma rettale e mi
ha prescritto una nuova serie di accertamenti da fare”.
“Il Chirurgo mi ha spiegato la situazione e l’intera proce-
dura con poche parole”.
Il cHirurgo Frettoloso, da poche informazioni nel corso3
di una visita che dura pochi minuti.
Figure 2-6
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Articolo
scientiFicoAioss.it | anno 25 - n. 04/2017
“Buongiorno Signor R, durante l’intervento chirurgico (che in-
izialmente aveva l’obiettivo di togliere i diverticoli) ci sono state
delle complicazioni…..Sono veramente dispiaciuto…..I diver-
ticoli erano molti e di grosse dimensioni…..ma sfortunata-
mente c’era un cancro esteso a tutto il perineo. Più tardi
l’oncologo verrà da lei e le dirà quello che dovrà fare. I miei
migliori auguri! 7 – 8 minuti”.
Una ulteriore situazione è rappresentata dagli interventi chi-
rurgici che vengono effettuati in regime di emergenza. In que-
ste situazioni il personale medico si sente esentato dal
colloquio con il paziente, che è in una situazione di salute cri-
tica, e con i familiari.
Uno degli aspetti prevalenti che sono emersi dai diari è il pro-
cesso dinamico delle emozioni provate dal paziente nel corso
dell’incontro con il Chirurgo che successivamente dovrà effet-
tuare l’intervento.
L’emozione prevalente è la paura/il panico (43%), mentre in
questa fase il sentimento della rabbia risulta essere totalmente
assente. In altri casi emerge la rassegnazione (12%) da
parte della persona interessata, il confezionamento di una sto-
mia è l’unica strada che può essere perseguita.
In altri casi durante il colloquio tra paziente e Chirurgo si assi-
ste ad una evoluzione, l’emozione prevalente passa dalla
confusione (19%) alla speranza (19%) grazie alle parole del
Chirurgo. Alcuni pazienti reagiscono alle parole del Chirurgo
con tristezza (7%) mentre per altri c’è la speranza per un re-
cupero o per un miglioramento della qualità della vita (Gra-
fico 3).
grafico 3: Il processo dinamico delle emozioni durante l’in-
contro con il Chirurgo
Una delle domande rivolte alle persone stomizzate che hanno
aderito allo studio è stata quella di comprendere se c’erano
degli aspetti o delle informazioni che avrebbero voluto sapere
dopo l’incontro con il Chirurgo.
Nella fase successiva al colloquio, l’emozione prevalente da
parte del paziente è stata quella di non voler ricevere ulteri-
ori informazioni (39%).
In alcuni casi questo accade perché:
Il Chirurgo ha fornito al paziente tutte le informazioni ne-•
cessarie (19%)
In altri casi è la strada migliore da perseguire come difesa•
personale (20%)
Altre persone sentono la necessità di ottenere più informa-
zioni riguardo la vita dopo l’intervento, più dettagli nei con-
fronti della patologia, oppure riguardo all’intervento stesso.
Alcuni pazienti vogliono inoltre sapere quando recupereranno
e quando torneranno alla “normalità”. Nel 7% dei casi i pa-
zienti hanno chiesto anche se la stomia avrebbe potuto essere
evitabile (Grafico 4).
grafico 4: Avrei voluto sapere che…
Dopo l’incontro con il Chirurgo e prima dell’intervento chirur-
gico stesso, il paziente ha modo di entrare in contatto e di co-
noscere una nuova figura professionale rappresentata dallo
Stomaterapista. Nella maggior parte dei centri lo Stomatera-
pista è colui che accompagna la persona, futura stomizzata,
dalla presa in carico pre-operatoria, fino alla ricanalizzazione
(se la stomia sarà temporanea), oppure per tutta la vita (se la
stomia sarà definitiva).
Dall’analisi delle narrazioni è emerso che lo Stomaterapista è
il punto di riferimento per il paziente, egli si occupa di raf-
forzare la comunicazione, calma e rassicura la persona, si
apre a nuove possibilità nella gestione della stomia, spesso
stabilisce una relazione umana. Nella maggior parte dei rac-
conti la buona relazione con lo Stomaterapista è sottolineata
(Grafico 5).
“E’ stato piacevole perché si tratta di una persona molto
umana, comprensiva e pacata. Mi ha fornito molte informazioni
dettagliate e mi ha dato molta sicurezza e calma”.
grafico 5: Incontro con lo Stomaterapista
Per quanto riguarda l’aspetto emozionale manifestato durante
l’incontro spetta allo Stomaterapista il compito di rassicurare,
tranquillizzare e confortare la persona con stomia (81%) e
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dare quelle informazioni delle quali nessuno si era occupato
prima (Grafico 6).
“Dal momento in cui ho incontrato lo Stomaterapista…..mi
sono sentito rassicurato perché ho ricevuto le risposte per tutti
i miei dubbi”.
“Devo ammettere che non mi sentivo pronto dal punto di vista
psicologico per affrontare questa situazione ma, grazie al sup-
porto del mio stoma terapista, mi sono sentito pronto ad af-
frontare la mia nuova situazione con determinazione e
serenità”.
grafico 6: Le emozioni durante l’incontro con l’Infermiere Sto-
materapista
Dall’analisi delle narrazioni emerge che il 49% ha ritenuto
esauriente il colloquio con lo Stomaterapista; il 29% avrebbe
invece voluto sapere o chiedere maggiori informazioni
riguardo a la vita con una stomia; Il 10% avrebbe voluto avere
maggiori dettagli, mentre un altro 10% avrebbe voluto sapere
se, dopo il confezionamento di una stomia, ci sarebbe stato
un graduale ritorno ad una vita normale. Un restante 3%
riteneva che la stomia non fosse necessaria e che il Chirurgo
avrebbe potuto anche evitarla (Grafico 7).
grafico 7: Avrei voluto sapere che…..
Di seguito alcuni estratti dai Diari dei pazienti:
“Ho chiesto tutte le informazioni possibili che potrebbero ren-
dere la mia vita con la stomia più semplice. Ho seguito ogni
consiglio che mi ha dato lo Stomaterapista e mi sono sentito
meglio”.
“Mi sarebbe piaciuto sapere se ci sarebbero state visite am-
bulatoriali dopo la dimissione”.
L’intervento chirurgico che prevede il confezionamento di una
stomia rappresenta un totale cambiamento della vita per i
pazienti che hanno una stomia permanente. Questo evento
rappresenta un punto di rottura, spesso traumatico. Per i pazi-
enti che, invece, hanno una stomia temporanea è un passo
sulla via del recupero, ma anche per loro può rappresentare
un trauma.
“Per me l’intervento chirurgico era il primo passo verso una
possibile soluzione. Tutti i professionisti sanitari, anestesiologi,
il Chirurgo, gli Infermieri, mi hanno guidato e sostenuto in
modo straordinario”.
“E’ stato l’ancora di salvataggio (l’intervento chirurgico), anche
se l’ho affrontato con paura”.
Nell’analisi delle narrazioni è stato anche chiesto come il
paziente si immaginava la stomia prima dell’intervento e come,
nella realtà, è stata per loro dopo. Le frasi estrapolate riportate
in basso evidenziano le varie tipologie di coping nelle persone
stomizzate. Si va da un approccio decisamente positivo e
propositivo, a situazioni di coping difficile, soprattutto nel caso
della persona che ha paura/vergogna per il distacco della
placca/sacchetto. In quest’ultimo caso sarebbe interessante
correlare la narrazione alla motivazione alla base del distacco
avvenuto in pubblico.
“Molto più facile da gestire, molto meno invasiva, meno do-
lorosa e certamente molto utile per ottenere il recupero della
funzionalità intestinale. Certamente l’invalidità di avere una sto-
mia rimane, in confronto al tradizionale modo di vivere”.
“E’ qualcosa che blocca i tuoi movimenti. Sono sempre im-
paurito quando esco fuori, perché se la placca/sacchetto si
stacca potrei morire di vergogna. E’ già accaduto e ti senti ve-
ramente umiliato”.
Oltre agli aspetti che abbiamo fin qui analizzato, l’incontro con
il Chirurgo, l’incontro con lo Stomaterapista, l’approccio alla
stomia ed alla sua gestione, è stato interessante anche com-
prendere il rapporto tra la persona e la stomia, un rapporto
spesso addirittura intimo nel quale la stomia viene “battezzata”
con un nome, a rapporti anche completamente distaccati.
“Siamo diventati buoni amici perché mi tiene vivo”. il compro-
messo
“Oggi vivo la mia vita con serenità, la stomia è facilmente
gestibile, la mia vita è un po’ cambiata, vado ancora fuori, vi-
aggio e nuoto in mare”. il coping
“Probabilmente perché spero di risolvere il problema vedo la
stomia come temporanea (anche se per molto tempo), il che
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Articolo
scientiFico
significa provare a vivere naturalmente, senza essere troppo
influenzati dalle abitudini”. la speranza
“Sto vivendo con essa, so che ha salvato la mia vita, ma è dif-
ficile”. la gratitudine
“Sono preoccupato. Mi sento sotto valutazione ogni volta che
devo cambiare la sacca”. il rifiuto
Nella gestione della stomia, nella maggioranza dei racconti i
membri della famiglia (caregivers) sono di supporto per il
paziente, in particolare la moglie ed i figli. In aggiunta alla
famiglia, in alcuni casi, il paziente necessita anche del sup-
porto del professionista o, comunque, di un caregiver esterno
(badante, personale infermieristico a pagamento). In un nu-
mero minore di casi, le persone portatrici di stomia vogliono
al loro fianco soltanto il professionista sanitario (Infermiere Sto-
materapista), oppure riescono a gestire la loro stomia in modo
autonomo.
Il Coping viene definito come “lo sforzo cosciente per risolvere
problemi personali ed interpersonali, cercando di padroneg-
giare, minimizzare o tollerare lo stress o i conflitti”. L’adatta-
mento dei pazienti che vedono la stomia/intervento chirurgico
come un salvavita è veloce.
La situazione è invece diversa quando il paziente non vede
l’intervento chirurgico/stomia come un salvavita. In questo
caso il coping rappresenta una lenta conquista e non avviene
dopo il primo incontro con il professionista sanitario.
La principale risorsa per il Coping, l’accettazione e la gestione
della stomia passa attraverso i legami familiari. Se è presente
un universo familiare accogliente, il Coping risulterà essere
più facile.
Quindi il supporto dello Stomaterapista è importante perché
la gestione ottimale della stomia preserva la qualità della vita.
In caso di assenza di Coping i racconti sono molto corti: forse
i pazienti non hanno voglia di condividere la propria storia con
gli altri e si chiedono perché questo evento è accaduto proprio
a loro. Sono persone spesso sole, oppure ne hanno la sen-
sazione.
Nell’abilità di Coping delle persone portatrici di stomia in re-
lazione all’età ed al sesso è possibile osservare che le donne
e le persone sotto i 70 anni (Grafico 8) si adattano più facil-
mente delle altre. Alcuni racconti sono molto brevi, le persone
non si aprono, in questi casi le narrazioni vengono considerate
stabili.
grafico 8: Coping nelle Narrazioni
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conclusioni
È stata la prima esperienza italiana di Medicina Narrativa con
persone portatrici di stomia provenienti da tutte le Regioni.
La traccia narrativa è stata valutata dagli Infermieri Stomate-
rapisti come uno strumento utile per comprendere l’anima, le
esigenze organizzative e la percezione della vecchia/nuova
identità dei pazienti e dei loro familiari.
La condivisione dei racconti dei pazienti può costruire il dia-
logo tra i differenti profili sanitari come il Chirurgo, l’Infermiere
Stomaterapista, Dietisti, Psicologi, Sessuologi, durante il per-
corso di cura.
La traccia narrativa utilizzata dall’Infermiere Stomaterapista in
questo progetto si è trasformata in un diario che sarà utilzzato
dagli Infermieri stessi nella pratica clinica quotidiana.
L’analisi delle tracce narrative dei pazienti, oltre ad ottenere i
dati che sono stati presentati in questo studio, ci ha permesso
di comprendere quanto sia possibile estendere lo studio ad
altri obiettivi:
Coinvolgere le Associazioni di Infermieri Stomaterapisti di•
altre nazioni nella Medicina Narrativa associata alle per-
sone portatrici di stomia
Esplorare l’adattamento delle persone portatrici di stomia•
temporanea e definitiva, valutandone le differenze
Esplorare le differenze nella vita quotidiana delle persone•
portatrici di colo/ileo/urostomie
Raccogliere i racconti dei professionisti sanitari e dei•
caregivers
Concentrarsi sulla vita delle persone portatrici di stomia•
definitiva
bibliografia
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Wierzbicka A. Griffith University of Canberra – Australia.29
10
Articolo
scientiFico Aioss.it | anno 25 - n. 04/2017
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Un progetto di medicina narrativa

  • 1. 3 Articolo scientiFicoAioss.it | anno 25 - n. 04/2017 introduzione Nella popolazione italiana, il tumore del colon-retto si piazza al secondo posto con il 13% delle neoplasie totali. Conside- rando la frequenza rispetto al sesso, si piazza al terzo posto negli uomini con il 14% del totale, mentre nelle donne al se- condo posto con il 13%1 . I dati dell’Istituto nazionale di stati- stica (ISTAT) indicano per il 2012 (ultimo anno al momento disponibile) 19.202 decessi attribuibili al tumore del colon- retto (10.406 negli uomini e 8.796 nelle donne)2 . Questa pato- logia rappresenta, nell’11% dei casi, la seconda principale causa tumorale di morte (uomini 10%, donne 12%)1 . Alcune persone che vengono sottoposte ad intervento chirur- gico per tumore al colon-retto possono necessitare del con- fezionamento di una stomia intestinale, temporanea oppure definitiva. La parola stomia deriva da un termine greco, στόμα, che significa bocca, apertura. Tale procedura comporta l’asportazione della parte di intestino affetta da malattia e la conseguente apertura (stomia) sull’addome. Dalla stomia ver- ranno eliminate le feci che verranno raccolte in un apposito presidio (sacca). Avere una stomia significa avere delle importanti preoccupa- zioni che toccano la sfera emotiva, sociale e fisica soprattutto in riferimento al funzionamento intestinale che risulta essere imprevedibile ed incontrollabile3,4,5,6 . La ricerca ha esaminato quali sono gli aspetti sociali legati all’incontinenza, tra cui avere una colostomia o una ileostomia, e li ha collegati alla sporcizia, all’inquinamento ed allo stigma sociale3,5,7,8,9 . L’autocontrollo nel processo di eliminazione e la capacità di scegliere il luogo ed il momento adatti è un processo che viene definito “autocontrollo innato”. Considerando che l’au- tocontrollo sfinteriale, urinario ed intestinale, fa parte dei più elementari processi di socializzazione, le persone stomizzate possono vivere questa situazione come una perdita dell’auto- controllo innato10 . Indossare un presidio di raccolta, tenerlo attaccato alla cute addominale e cambiarlo periodicamente rappresentano le abilità necessarie finalizzate all’adattamento alla nuova con- dizione di persona portatrice di stomia. Queste abilità rappre- sentano la base per il ritorno a quella che in letteratura viene definita come “vita normale”13 . Molti studi accademici hanno esaminato come la narrazione riordina la sofferenza e abilita le persone malate a creare un senso di continuità che le riconnetta al loro mondo sociale e culturale11,12,13,14,15,16 . Con il termine “Medicina Narrativa” intendiamo quella forma espressiva attraverso cui le preoccupazioni concernenti la sa- lute si strutturano e vengono veicolate da pazienti, parenti ed amici, nonché dallo staff medico, nelle conversazioni, nelle un progetto di medicinA nArrAtivA con le persone stomizzAte di Antonini M.1, Botteselle E.2, Bullitta M.3, Caldarola D.4, Casoni L.5, Cilli D.6, Deledda MT.7, Eto L.8, Falco L.9, Ferruzzi A.10, Fiordispina G.11, Fo- dale C.12, Gaddoni E.13, Grassi M.14, Grezio M.15, Guerra E.16, Lungo P.17, Mazzotta L.18, Melis V.19, Palumbo G.20, Panarelli A.21, Pantano O.22, Sannicandro N.23, Sacchetti P.24, Tantulli Bartoli R.25, Tarantino A.26, Vivoli G.27 1USL Toscana Centro – Nuovo Ospedale San Giuseppe – Empoli; 2A.O. Istituti Ospitalieri – Presidio di Cremona; 3AOU Sassari; 4Policlinico Universitario – Bari; 5Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia – Arcispedale Santa Maria Nuova; 6AO San Giovanni Addolorata – Roma; 7Ospedale SS Annunziata Sassari; 8Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale – Napoli; 9ASL TO1 – Ospedale Martini - Torino; 10Policlinico Universitario Campus Bio-Medico – Roma; 11Ospedale Maria Vittoria – Torino; 12AOU G. Martino – Messina; 13AOU di Bologna - Policlinico Sant’Orsola-Mal- pighi – Bologna; 14ASL TO2 – Ospedale San Giovanni Bosco - Torino; 15AUSL Bologna – Ospedale Maggiore; 16AO Spedali Civili di Brescia; 17Ospedale Maggiore della Carità - Novara; 18Poliambulatorio “Cittadella della Salute” Vito Fazzi” - Lecce; 19A.O. Ospedali Riuniti di Bergamo – Ospedale Papa Giovanni XXIII; 20I.C.P. E. Bassini – Cinisello; 21Policlinico di Bari; 22San Giovanni Battista “Molinette” – Torino; 23AOU Ospedali Riuniti di Foggia; 24San Filippo Neri – Roma; 25Ospedale Santa Maria Annunziata – Bagno a Ripoli (FI); 26I.E.O. Milano; 27Azienda Ospedaliero- Universitaria Careggi - Firenze AbstrAct problema: Con il termine “Medicina Narrativa” intendiamo quella forma espressiva attraverso cui le preoccupazioni concernenti la salute si strutturano e vengono veicolate da pazienti, parenti ed amici, nonché dallo staff medico, nelle conversazioni, nelle prestazioni e nei report dei casi specifici. Si parla di narrazione quando una persona riferisce ad un’altra una determinata cosa, attraverso un racconto che prevede “un ascoltatore, un arco temporale, una trama e un punto cardinale e che si struttura attraverso l’ordine, l’enfasi, gli intervalli e i ritmi che ne defi- niscono il contenuto. Da una revisione della letteratura internazionale è emersa indiscussa la totale mancanza di articoli in materia di Medicina Narrativa o di Nursing Narrativo correlati all’aspetto delle persone stomizzate. Questa carenza è stato lo spunto fondamentale per poter affrontare per la prima volta questo argomento, per chiedere alle persone con stomia di raccontarsi, di aprirsi e per permettere all’Infermiere Stomaterapista di comprendere meglio il vissuto per poter migliorare la qualità dell’assistenza e la propria professionalità. A tal fine è stato condotto uno studio sulla Medicina Narrativa applicata alle persone portatrici di stomia residenti su tutto il territorio italiano. Keywords: Stomia; Medicina Narrativa Rivista AIOSS.it 04-17 03/12/17 19:37 Pagina 3
  • 2. prestazioni e nei report dei casi specifici17 . Si parla di narra- zione quando una persona riferisce ad un’altra una determi- nata cosa18 attraverso un racconto che prevede “un ascoltatore, un arco temporale, una trama e un punto cardi- nale19 e che si struttura attraverso l’ordine, l’enfasi, gli intervalli e i ritmi che ne definiscono il contenuto. Nel percorso assistenziale della persona stomizzata, dal mo- mento della presa in carico, passando attraverso il disegno pre-operatorio (stoma-siting), l’educazione all’autogestione, la ripresa della vita sociale e familiare, fino alla ricanalizzazione, oppure per tutta la vita, l’Infermiere Stomaterapista svolge un compito importante, a volte di cesello, spesso estenuante. Parlare, educare, ascoltare, riportare i dati all’interno di una cartella clinica, sono atti meccanici e ripetitivi. Passare da questo scenario alla narrazione, quindi all’apertura alle emo- zioni della persona stomizzata, alla relazione, alla metafora, ai simboli, alla parola empatica, quale effetto può avere sul be- nessere del professionista e sulla sua professionalità?20 Quale effetto può avere sulla persona malata e sulla famiglia che lo circonda? Immergersi in una storia di malattia vuol dire saper svolgere il complicato esercizio di immaginazione della situazione del- l’altro/a, di comprensione del suo punto di vista, di indulgenza nei confronti delle sue paure e speranze, di apertura ai suoi valori, avvicinandosi a lui/lei, pur riconoscendo la distanza che permane tra se e l’altro, in una parola immergersi in una storia di malattia, diventare intimi con essa, significa esercitare l’em- patia21 . La Medicina Narrativa è rappresentata da tutto quello che si verifica tra i professionisti sanitari ed il paziente: dalla raccolta di informazioni sugli eventi prima dell’insorgenza della malat- tia, come la malattia si presenta, con attenzione alle caratteri- stiche fisiche, psicologiche, sociali ed ontologiche. L’attenzione è pertanto rivolta al peso della malattia ed a tro- vare la via migliore per personalizzare le strategie di cura. La Medicina Narrativa fortifica la pratica clinica con la compe- tenza narrativa a riconoscere, assorbire, metabolizzare, inter- pretare ed essere commossi dalle storie delle malattie… ..aiutare i Medici, Infermieri, Assistenti Sociali ed i Fisioterapisti a migliorare l’efficacia della cura attraverso lo sviluppo della capacità di attenzione, riflessione, rappresentazione e affilia- zione con i pazienti e colleghi. Negli studi di Salute Pubblica i differenti concetti di “cattiva salute”, sono spesso visti come alternative intercambiabili. Le informazioni ottenute su popolazioni più ampie permettono di dimostrare come differenti concetti e misurazioni producono differenti quadri di “salute” e di “cattiva salute”. La trilogia di concetti formata dalla “Illness”, “Disease” e “Sickness” è uti- lizzata per catturare i differenti aspetti della “cattiva salute”22,23 . illness: definisce la “cattiva salute” con la quale si identifica la persona, spesso basata su sintomi fisici o mentali riportati. Può significare la presenza di problemi minori, oppure na- scondere gravi problemi di salute e grande sofferenza24 . Tutto questo può includere condizioni che limitano la persona a condurre una vita normale. disease: E’ la condizione che viene diagnosticata dal Medico, oppure da un altro esperto. Idealmente tutto questo dovrebbe includere una diagnosi specifica espressa basandosi su co- dici diagnostici sistematici e standardizzati. Questo, nella maggior parte dei casi, potrebbe anche significare che le con- dizioni specifiche hanno una causa biomedica riconosciuta e, spesso, cure e trattamenti noti. Comunque, dovrebbe essere menzionato che ci sono gravi limitazioni a questa pratica ideale. Una è rappresentata dal fatto che un certo numero di diagnosi mediche è basata su informazioni soggettive prove- nienti da pazienti riguardo a dolore e sintomatologia. Un’altra limitazione è data dalle diagnosi che si basano su sindromi ed interrelazioni complesse tra vari apparati e non sempre sono specifiche. sickness: è il ruolo sociale che una persona malata assume spontaneamente oppure alla quale le viene assegnato dalla società in diverse aree della vita. Ci sono dati come quello re- lativo all’assenza dal lavoro per malattia, che spesso sono uti- lizzati per misurare le conseguenze sociali per la persona malata25,26,27,28 . Da una revisione della letteratura internazionale è emersa in- discussa la totale mancanza di articoli in materia di Medicina Narrativa o di Nursing Narrativo correlati alle persone stomiz- zate. Questo è stato lo spunto fondamentale per poter affron- tare per la prima volta l’argomento, e permettere alle persone con stomia di raccontarsi e di aprirsi o per consentire all’In- fermiere Stomaterapista di comprendere meglio il suo vissuto affinchè sia possibile migliorare la qualità dell’assistenza e la propria professionalità. materiali e metodi È stato condotto uno studio sulla Medicina Narrativa applicata alle persone portatrici di stomia. Sono stati coinvolti 26 Ambu- latori disseminati su tutto il territorio italiano (Figura 1). L’obiet- tivo principale dello studio è stato quello di sviluppare un progetto di Medicina Narrativa con le persone portatrici di sto- mia. Figura 1 Obiettivi secondari della ricerca sono: Tracciare il percorso di cura per comprendere i bisogni• del paziente ed ipotizzare nuovi servizi Comprendere l’impatto emotivo, sociale e relazionale• della stomia 4 Articolo scientiFico Aioss.it | anno 25 - n. 04/2017 Rivista AIOSS.it 04-17 03/12/17 19:37 Pagina 4
  • 3. 5 Disegnare il profilo del personale sanitario• Comprendere gli aspetti della disease (aspetti clinici• della malattia), della illness (il significato del vivere con una stomia) e della sicKness la percezione sociale della malattia (lo STIGMA sociale). La trama narrativa è stata creata dagli Infermieri Stomate- rapisti appartenenti al gruppo di studio con il supporto della Fondazione ISTUD. L’obiettivo era quello di raccogliere al- meno 100 diari/narrazioni di pazienti adulti con stomia intesti- nale o urinaria. Le narrazioni/diari sono stati raccolti previa autorizzazione e firma del consenso informato da parte del paziente. I criteri di inclusione: Persone sottoposte ad intervento chirurgico di confezio-1 namento di stomia negli ultimi 12 mesi Persone stomizzate che abbiano fornito il proprio con-2 senso alla partecipazione allo studio Persone maggiorenni in grado di fornire volontariamente3 il proprio consenso I criteri di esclusione: Persone stomizzate non ancora maggiorenni1 Persone non in grado di fornire il proprio consenso in2 modo cosciente ed autonomo Assenza del consenso informato debitamente firmato3 La somministrazione ed il ritiro dei diari è avvenuto tra ottobre e dicembre 2015. Sono state raccolte 151 narrazioni, con un risultato superiore alle aspettative di oltre il 50%. I pazienti potevano riportare indietro i loro racconti in-• serendoli in un apposito contenitore oppure in un involu- cro chiuso; Scrivere in un apposito modulo online;• Scrivere i racconti in formato Word ed inviarlo attraverso• posta elettronica I racconti sono stati interpretati da tre lettori indipendenti del Team ISTUD seguendo la grounded tHeorY Ap- proAcH e analizzati con un apposito software chiamato NVIVO per valutare la ricorrenza delle parole e dei loro sinon- imi. La ricerca è stata svolta utilizzando una metodologia quali- quantitativa, con l’utilizzo di un questionario a risposta a scelta multipla arricchito da racconti. La traccia narrativa è stata incentrata su alcune frasi aventi lo scopo di guidare ed aiutare lo scrittore nella narrazione delle proprie esperienze. Molti di questi termini utilizzati fanno riferimento al Metalin- guaggio Naturale Semantico, un mini-linguaggio che si è di- mostrato essere uno strumento efficacie per descrivere e confrontare i significati e le idee espresse in qualsiasi lingua. È stato costruito sulla base di ampie ricerche cross-linguisti- che condotte da molti studiosi nei vari anni. L’efficacia di questo strumento deriva dal fatto che essa cor- risponde al nucleo comune di tutte le lingue. Ci sono termini universali che troviamo in tutte le lingue. Esi- stono 65 termini. Corrispondono, o almeno così viene pensato dagli studiosi, a quello che Leibnitz chiama “Alfabeto dei pensieri umani” (Al- phabetum Cogitationum Humanorum). Questi hanno la loro intrinseca grammatica universale29 . Il primo incontro con il Chirurgo• Durante l’incontro mi sono sentito/a…• Avrei voluto sapere…• L’incontro con l’Infermiere Stomaterapista• Durante l’incontro mi sono sentito• Avrei voluto sapere…• Il Chirurgo per me era…• Considerando come ho immaginato la stomia è come...• Lungo il percorso di cura mi sarebbe piaciuto avere a mio• fianco… Considerando l’esperienza avrei voluto che fosse andata• diversamente La stomia e me stesso oggi• Spazio bianco per scrivere liberamente• Come ti sei sentito/a a scrivere il tuo racconto?• Articolo scientiFicoAioss.it | anno 25 - n. 04/2017 Rivista AIOSS.it 04-17 03/12/17 19:37 Pagina 5
  • 4. 6 Articolo scientiFico Aioss.it | anno 25 - n. 04/2017 risultati Nei tre mesi della raccolta dati sono state collezionate 151 nar- razioni. Il 63% (95 diari) sono stati compilati da pazienti di sesso maschile e il 37% (56 diari) da pazienti di sesso femmi- nile. L’età media dei pazienti è di 63 anni, con una età minima di 26 ed una età massima di 93. Il 70% delle persone portatrici di stomia era sposato ed il 78% aveva figli; il 43% delle per- sone intervistate ha affermato di avere una formazione scola- stica di tipo universitario (Grafico 1), mentre il 55% di essere pensionato. grafico 1: Titolo di studio Dalla analisi dei diari risultano i momenti fondamentali per il paziente: l’incontro con il Chirurgo e l’incontro con lo Stoma- terapista. L’incontro con il Chirurgo viene definito un evento cruciale in cui scoprono alcuni dettagli fondamentali: Che verrà confezionata una stomia (sia essa definitiva o• temporanea) La motivazione per la quale sarà necessario quel tipo di• intervento chirurgico Nella maggior parte dei casi il paziente scopre in questa• occasione che la patologia principale è di origine tumo- rale I pazienti vedono l’intervento chirurgico in due maniere diffe- renti: Per alcuni di loro l’intervento chirurgico e la stomia rap-• presentano un modo per salvare la loro vita. In questo caso sarà facile per il Chirurgo dare informazioni relative all’intervento Per altri rappresenta un cambiamento, spesso irreversi-• bile, della loro vita quotidiana. Su questo aspetto si foca- lizzano l’attenzione e le energie del paziente. In questo caso il Chirurgo dovrà convincere la persona che avrà, comunque, una buona qualità della vita Continuando con l’analisi dei racconti del paziente è stato pos- sibile delineare almeno tre tipologie di profilo di Chirurgo (Gra- fico 2): grafico 2: Profilo del Chirurgo Il cHirurgo proFessionAle, prodigo di informazioni per il1 paziente e per la sua famiglia. È in grado di fornire perfino un supporto psicologico. Le persone portatrici di stomia gli riconoscono competenze tecniche ed umane (questa è il profilo prevalente all’interno delle narrazioni”: “E’ stato franco e comprensivo…..mi ha chiesto di affi- darmi totalmente alla struttura”. “Ho pensato che avrei incontrato un robot freddo e sin- tetico. Ho invece incontrato una persona. Chiara, precisa ma con toni umani, che mi informava senza spaventarmi, già sapeva che avevo paura”. Il cHirurgo tecnico, da informazioni relative all’intervento2 chirurgico essenzialmente di natura tecnica. “Il Chirurgo ha esaminato le mie precedenti relazioni e confermato la diagnosi di Adenocarcinoma rettale e mi ha prescritto una nuova serie di accertamenti da fare”. “Il Chirurgo mi ha spiegato la situazione e l’intera proce- dura con poche parole”. Il cHirurgo Frettoloso, da poche informazioni nel corso3 di una visita che dura pochi minuti. Figure 2-6 Rivista AIOSS.it 04-17 03/12/17 19:37 Pagina 6
  • 5. 7 Articolo scientiFicoAioss.it | anno 25 - n. 04/2017 “Buongiorno Signor R, durante l’intervento chirurgico (che in- izialmente aveva l’obiettivo di togliere i diverticoli) ci sono state delle complicazioni…..Sono veramente dispiaciuto…..I diver- ticoli erano molti e di grosse dimensioni…..ma sfortunata- mente c’era un cancro esteso a tutto il perineo. Più tardi l’oncologo verrà da lei e le dirà quello che dovrà fare. I miei migliori auguri! 7 – 8 minuti”. Una ulteriore situazione è rappresentata dagli interventi chi- rurgici che vengono effettuati in regime di emergenza. In que- ste situazioni il personale medico si sente esentato dal colloquio con il paziente, che è in una situazione di salute cri- tica, e con i familiari. Uno degli aspetti prevalenti che sono emersi dai diari è il pro- cesso dinamico delle emozioni provate dal paziente nel corso dell’incontro con il Chirurgo che successivamente dovrà effet- tuare l’intervento. L’emozione prevalente è la paura/il panico (43%), mentre in questa fase il sentimento della rabbia risulta essere totalmente assente. In altri casi emerge la rassegnazione (12%) da parte della persona interessata, il confezionamento di una sto- mia è l’unica strada che può essere perseguita. In altri casi durante il colloquio tra paziente e Chirurgo si assi- ste ad una evoluzione, l’emozione prevalente passa dalla confusione (19%) alla speranza (19%) grazie alle parole del Chirurgo. Alcuni pazienti reagiscono alle parole del Chirurgo con tristezza (7%) mentre per altri c’è la speranza per un re- cupero o per un miglioramento della qualità della vita (Gra- fico 3). grafico 3: Il processo dinamico delle emozioni durante l’in- contro con il Chirurgo Una delle domande rivolte alle persone stomizzate che hanno aderito allo studio è stata quella di comprendere se c’erano degli aspetti o delle informazioni che avrebbero voluto sapere dopo l’incontro con il Chirurgo. Nella fase successiva al colloquio, l’emozione prevalente da parte del paziente è stata quella di non voler ricevere ulteri- ori informazioni (39%). In alcuni casi questo accade perché: Il Chirurgo ha fornito al paziente tutte le informazioni ne-• cessarie (19%) In altri casi è la strada migliore da perseguire come difesa• personale (20%) Altre persone sentono la necessità di ottenere più informa- zioni riguardo la vita dopo l’intervento, più dettagli nei con- fronti della patologia, oppure riguardo all’intervento stesso. Alcuni pazienti vogliono inoltre sapere quando recupereranno e quando torneranno alla “normalità”. Nel 7% dei casi i pa- zienti hanno chiesto anche se la stomia avrebbe potuto essere evitabile (Grafico 4). grafico 4: Avrei voluto sapere che… Dopo l’incontro con il Chirurgo e prima dell’intervento chirur- gico stesso, il paziente ha modo di entrare in contatto e di co- noscere una nuova figura professionale rappresentata dallo Stomaterapista. Nella maggior parte dei centri lo Stomatera- pista è colui che accompagna la persona, futura stomizzata, dalla presa in carico pre-operatoria, fino alla ricanalizzazione (se la stomia sarà temporanea), oppure per tutta la vita (se la stomia sarà definitiva). Dall’analisi delle narrazioni è emerso che lo Stomaterapista è il punto di riferimento per il paziente, egli si occupa di raf- forzare la comunicazione, calma e rassicura la persona, si apre a nuove possibilità nella gestione della stomia, spesso stabilisce una relazione umana. Nella maggior parte dei rac- conti la buona relazione con lo Stomaterapista è sottolineata (Grafico 5). “E’ stato piacevole perché si tratta di una persona molto umana, comprensiva e pacata. Mi ha fornito molte informazioni dettagliate e mi ha dato molta sicurezza e calma”. grafico 5: Incontro con lo Stomaterapista Per quanto riguarda l’aspetto emozionale manifestato durante l’incontro spetta allo Stomaterapista il compito di rassicurare, tranquillizzare e confortare la persona con stomia (81%) e Rivista AIOSS.it 04-17 03/12/17 19:37 Pagina 7
  • 6. dare quelle informazioni delle quali nessuno si era occupato prima (Grafico 6). “Dal momento in cui ho incontrato lo Stomaterapista…..mi sono sentito rassicurato perché ho ricevuto le risposte per tutti i miei dubbi”. “Devo ammettere che non mi sentivo pronto dal punto di vista psicologico per affrontare questa situazione ma, grazie al sup- porto del mio stoma terapista, mi sono sentito pronto ad af- frontare la mia nuova situazione con determinazione e serenità”. grafico 6: Le emozioni durante l’incontro con l’Infermiere Sto- materapista Dall’analisi delle narrazioni emerge che il 49% ha ritenuto esauriente il colloquio con lo Stomaterapista; il 29% avrebbe invece voluto sapere o chiedere maggiori informazioni riguardo a la vita con una stomia; Il 10% avrebbe voluto avere maggiori dettagli, mentre un altro 10% avrebbe voluto sapere se, dopo il confezionamento di una stomia, ci sarebbe stato un graduale ritorno ad una vita normale. Un restante 3% riteneva che la stomia non fosse necessaria e che il Chirurgo avrebbe potuto anche evitarla (Grafico 7). grafico 7: Avrei voluto sapere che….. Di seguito alcuni estratti dai Diari dei pazienti: “Ho chiesto tutte le informazioni possibili che potrebbero ren- dere la mia vita con la stomia più semplice. Ho seguito ogni consiglio che mi ha dato lo Stomaterapista e mi sono sentito meglio”. “Mi sarebbe piaciuto sapere se ci sarebbero state visite am- bulatoriali dopo la dimissione”. L’intervento chirurgico che prevede il confezionamento di una stomia rappresenta un totale cambiamento della vita per i pazienti che hanno una stomia permanente. Questo evento rappresenta un punto di rottura, spesso traumatico. Per i pazi- enti che, invece, hanno una stomia temporanea è un passo sulla via del recupero, ma anche per loro può rappresentare un trauma. “Per me l’intervento chirurgico era il primo passo verso una possibile soluzione. Tutti i professionisti sanitari, anestesiologi, il Chirurgo, gli Infermieri, mi hanno guidato e sostenuto in modo straordinario”. “E’ stato l’ancora di salvataggio (l’intervento chirurgico), anche se l’ho affrontato con paura”. Nell’analisi delle narrazioni è stato anche chiesto come il paziente si immaginava la stomia prima dell’intervento e come, nella realtà, è stata per loro dopo. Le frasi estrapolate riportate in basso evidenziano le varie tipologie di coping nelle persone stomizzate. Si va da un approccio decisamente positivo e propositivo, a situazioni di coping difficile, soprattutto nel caso della persona che ha paura/vergogna per il distacco della placca/sacchetto. In quest’ultimo caso sarebbe interessante correlare la narrazione alla motivazione alla base del distacco avvenuto in pubblico. “Molto più facile da gestire, molto meno invasiva, meno do- lorosa e certamente molto utile per ottenere il recupero della funzionalità intestinale. Certamente l’invalidità di avere una sto- mia rimane, in confronto al tradizionale modo di vivere”. “E’ qualcosa che blocca i tuoi movimenti. Sono sempre im- paurito quando esco fuori, perché se la placca/sacchetto si stacca potrei morire di vergogna. E’ già accaduto e ti senti ve- ramente umiliato”. Oltre agli aspetti che abbiamo fin qui analizzato, l’incontro con il Chirurgo, l’incontro con lo Stomaterapista, l’approccio alla stomia ed alla sua gestione, è stato interessante anche com- prendere il rapporto tra la persona e la stomia, un rapporto spesso addirittura intimo nel quale la stomia viene “battezzata” con un nome, a rapporti anche completamente distaccati. “Siamo diventati buoni amici perché mi tiene vivo”. il compro- messo “Oggi vivo la mia vita con serenità, la stomia è facilmente gestibile, la mia vita è un po’ cambiata, vado ancora fuori, vi- aggio e nuoto in mare”. il coping “Probabilmente perché spero di risolvere il problema vedo la stomia come temporanea (anche se per molto tempo), il che 8 Articolo scientiFico Aioss.it | anno 25 - n. 04/2017 Rivista AIOSS.it 04-17 03/12/17 19:37 Pagina 8
  • 7. 9 Articolo scientiFico significa provare a vivere naturalmente, senza essere troppo influenzati dalle abitudini”. la speranza “Sto vivendo con essa, so che ha salvato la mia vita, ma è dif- ficile”. la gratitudine “Sono preoccupato. Mi sento sotto valutazione ogni volta che devo cambiare la sacca”. il rifiuto Nella gestione della stomia, nella maggioranza dei racconti i membri della famiglia (caregivers) sono di supporto per il paziente, in particolare la moglie ed i figli. In aggiunta alla famiglia, in alcuni casi, il paziente necessita anche del sup- porto del professionista o, comunque, di un caregiver esterno (badante, personale infermieristico a pagamento). In un nu- mero minore di casi, le persone portatrici di stomia vogliono al loro fianco soltanto il professionista sanitario (Infermiere Sto- materapista), oppure riescono a gestire la loro stomia in modo autonomo. Il Coping viene definito come “lo sforzo cosciente per risolvere problemi personali ed interpersonali, cercando di padroneg- giare, minimizzare o tollerare lo stress o i conflitti”. L’adatta- mento dei pazienti che vedono la stomia/intervento chirurgico come un salvavita è veloce. La situazione è invece diversa quando il paziente non vede l’intervento chirurgico/stomia come un salvavita. In questo caso il coping rappresenta una lenta conquista e non avviene dopo il primo incontro con il professionista sanitario. La principale risorsa per il Coping, l’accettazione e la gestione della stomia passa attraverso i legami familiari. Se è presente un universo familiare accogliente, il Coping risulterà essere più facile. Quindi il supporto dello Stomaterapista è importante perché la gestione ottimale della stomia preserva la qualità della vita. In caso di assenza di Coping i racconti sono molto corti: forse i pazienti non hanno voglia di condividere la propria storia con gli altri e si chiedono perché questo evento è accaduto proprio a loro. Sono persone spesso sole, oppure ne hanno la sen- sazione. Nell’abilità di Coping delle persone portatrici di stomia in re- lazione all’età ed al sesso è possibile osservare che le donne e le persone sotto i 70 anni (Grafico 8) si adattano più facil- mente delle altre. Alcuni racconti sono molto brevi, le persone non si aprono, in questi casi le narrazioni vengono considerate stabili. grafico 8: Coping nelle Narrazioni Aioss.it | anno 25 - n. 04/2017 Rivista AIOSS.it 04-17 03/12/17 19:37 Pagina 9
  • 8. conclusioni È stata la prima esperienza italiana di Medicina Narrativa con persone portatrici di stomia provenienti da tutte le Regioni. La traccia narrativa è stata valutata dagli Infermieri Stomate- rapisti come uno strumento utile per comprendere l’anima, le esigenze organizzative e la percezione della vecchia/nuova identità dei pazienti e dei loro familiari. La condivisione dei racconti dei pazienti può costruire il dia- logo tra i differenti profili sanitari come il Chirurgo, l’Infermiere Stomaterapista, Dietisti, Psicologi, Sessuologi, durante il per- corso di cura. La traccia narrativa utilizzata dall’Infermiere Stomaterapista in questo progetto si è trasformata in un diario che sarà utilzzato dagli Infermieri stessi nella pratica clinica quotidiana. L’analisi delle tracce narrative dei pazienti, oltre ad ottenere i dati che sono stati presentati in questo studio, ci ha permesso di comprendere quanto sia possibile estendere lo studio ad altri obiettivi: Coinvolgere le Associazioni di Infermieri Stomaterapisti di• altre nazioni nella Medicina Narrativa associata alle per- sone portatrici di stomia Esplorare l’adattamento delle persone portatrici di stomia• temporanea e definitiva, valutandone le differenze Esplorare le differenze nella vita quotidiana delle persone• portatrici di colo/ileo/urostomie Raccogliere i racconti dei professionisti sanitari e dei• caregivers Concentrarsi sulla vita delle persone portatrici di stomia• definitiva bibliografia Pool Airtum 2007-2011.1 ISTAT 2012.2 Kelly MP. Self, identity and radical surgery. Sociology of3 Health and Illness. 1992; 14:391–415. Klopp AL. body image and self-concept among individuals4 with ostomys. Journal of Enteroostomal Therapy. 1990; 17:98– 105. 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