Ecco la scheda del prossimo film: Tran de vie; l'ultimo del primo ciclo del cineforum targato LES QUATRECENTS COUPS e IOCISTO.
A margine la descrizione del prossimo ciclo: Cinema e Teatro.
Quotidiano Brescia Oggi del 4 agosto 2014. Articolo sulla interpretazione di Luca Zingarelli del "Il sorriso dell'obice", a cura di Dario Malini, Mursia editore
Article from Roberto Silvestri on ALIAS, (supplement of the daily newspaper IL MANIFESTO) for the Rotterdam Film Festival World Première of "Tthe Legend of Kaspar Hauser" starring Vincent Gallo.
Incredible careers opportunism and the accidental humanitarianDr. Chris Stout
I was honored (or maybe someone thought I was some other guy) to be invited to present in the special seminar on "Incredible Careers." So, here it is, sans my clever, spontaneous repartee.
Happy to chat or come and present for you, call me, maybe.
Cheers,
Chris
http://DrChrisStout.com
Quotidiano Brescia Oggi del 4 agosto 2014. Articolo sulla interpretazione di Luca Zingarelli del "Il sorriso dell'obice", a cura di Dario Malini, Mursia editore
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Incredible careers opportunism and the accidental humanitarianDr. Chris Stout
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Chris
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1. Cineforum Ottobre 2011 Cineforum Ottobre 2011
Cinema e senso di appartenenza Cinema e senso di appartenenza
Train de vie più in generale, la positività interculturale. Melodrammatico dall’anima satirica, trasforma temi generali
come il comunismo o l’antisemitismo in qualcosa di vivo in pellicole dal tocco personale, esplosive e
Appartenenza e sopravvivenza polemiche a livello emotivo e brillante. Limpido e delicato, il suo cinema cerca di abbattere i difficili muri
“Questa storia è vera... o quasi” dei pregiudizi, della lotta di classe e delle antiche diatribe storiche. Figlio di un giornalista comunista di
religione ebraica, si trasferisce in Francia nel 1980, scappando così dalla dittatura rumena di Ceausescu e
Titolo originale Train de vie
iscrivendosi all’Istituto Cinematografico IDHEC. Dopo aver firmato il cortometraggio Les quatre saisons
Paese Francia, Belgio, Romania
(1980), ha qualche esperienza come aiuto regista di John Glen in Agente 007 – Bersaglio mobile (1985) con
Anno 1998
Roger Moore, Christopher Walken e Grace Jones, ma viene notato dal grandissimo regista italiano Marco
Durata 103 min
Genere Commedia
Ferreri che lo assume come suo assistente per film come I Love You (1986) e Come sono buoni i bianchi
Regia e Soggetto Radu Mihaileanu (1988), ma anche come sceneggiatore per il film tv Il banchetto di Platone (1989) con Irene Papas. Nel 1987,
Fotografia Yorgos Arvanitis, Laurent Dailland pubblica anche un poema nel libro “Une vague en mal de mer”. A seguire, lavora ancora come assistente
Musiche Goran Bregovic regista per La scimmia impazzita (1989) e Un week-end su due (1990). Nel 1993, decide di dirigere il suo
Interpreti e Lionel Abelanski: Shlomo primo lungometraggio Tradire (1993), anche se il suo più grande capolavoro sarà Train de vie – Un treno per
personaggi Rufus: Mordechai vivere (1998)[…]. Nel 2002, firma il film tv Ricchezza nazionale e, a seguire, Vai e vivrai (2005), vincitore di
Clément Harari: rabbino un César per la migliore sceneggiatura e per il miglior film e Il
Michel Muller: Yossi concerto (2009).
Agathe de La Fontaine: Esther
Johan Leysen: Schmecht Recensioni
Bruno Abraham-Kremer: Yankele, il Segio Franzese
contabile
Dopo aver visto "La vita è bella" di Roberto Benigni sicuramente
Marie-José Nat: Sura
Gad Elmaleh: Manzatou nessuno si sarebbe aspettato l’uscita a breve di un nuovo film
Serge Kribus: Schtroul, il macchinista sulla "shoah" capace di evocare cose terribili facendo sorridere.
Rodica Sanda Tutuianu: Golda Eppure Radu Mihaileanu, regista rumeno di origine ebrea
Zwi Kanar: Lilenfeld (naturalizzato francese) ha costruito un piccolo capolavoro che solo nell’ultima scena riporta lo spettatore a
Razvan Vasilescu: colonnello zingaro misurarsi con la realtà. Questo "train de vie" (treno per la vita), acquistato e rimesso insieme pezzo dopo
Premi David di Donatello 1999 – miglior film straniero pezzo da una comunità ebraica di un piccolo "shtetl" dell’Europa Orientale per sottrarsi alla deportazione e
Sundance Film Festival 1999 – audience awards fuggire verso la Terra Promessa si fonda su due elementi: la speranza e la follia. In un mondo fatto di oscuri
Venezia 1998 – premio Fipresci presagi, quale quello che incombe su questa piccola e pacifica comunità, forse è necessaria una buona dose
di follia per continuare a sperare. E dunque agli abitanti dello "shtetl" non resta che abbandonarsi all’idea
Il film (Dizionario del cinema Morandini) geniale di Shlomo, lo scemo de paese[…] Nella variopinta compagnia dei protagonisti del film,
Nel 1941, per evitare la deportazione, gli abitanti di uno shtetl (villaggio ebraico dell'Europa centrale) rappresentata fin dall’inizio in maniera caricaturale, convivono ebrei ortodossi che predicano gli
rumeno allestiscono un finto convoglio ferroviario sul quale alcuni di loro sono travestiti da soldati tedeschi insegnamenti della Torah ed ebrei rivoluzionari che predicano il verbo di Marx, creando un immagine
e partono nel folle tentativo di raggiungere il confine con l'URSS e di lì proseguire per la Palestina, originale della comunità ebraica, lontana da quelle didascaliche tipiche dei film sulla shoah […]. Da
Eretz/Israel, la terra promessa. Ci riescono, dopo tragicomiche peripezie. 2° film del rumeno Mihaileanu, sottolineare anche l’incontro con la comunità di zingari: due realtà diverse che si avvicinano pe la paura e il
attivo in Francia, è una tragicommedia di viaggio sotto la triplice insegna dell'umorismo yiddish (condito di pericolo comuni, superano le distanze e le incomprensioni e si ritrovano a ballare e fare festa insieme. Ma è
una grottesca ironia critica verso gli stessi ebrei, i tedeschi, i comunisti), di una sana energia narrativa e di la scena conclusiva a rappresentare una chiave di volta e a dare a questo film il suo vero senso. Pochi istanti
un ritmo di trascinante allegria cui molto contribuisce Goran Bregovic, il compositore preferito di Kusturica, capaci di scuotere lo spettatore che per oltre un’ora e mezza,
che attinge alla musica klezmer ebraica dell'Europa orientale. Fotografia del greco Yorgos Arvanitis, coinvolto dagli avvenimenti e rallegrato da una sapiente colonna
l'operatore di Anghelopulos e di Laurent Daillant. Colorita galleria sonora firmata Goran Bregovic a base di arie klezmer e rom, avrà
cosmopolita di interpreti, dialoghi italiani di Moni Ovadia. Non manca una creduto di assistere ad una favola.
dimensione poetica, incarnata in Schlomo (Abelanski), lo scemo del viaggio
che funge da narratore. L'inquadratura finale può essere la chiave di lettura Roberto Nepoti
a ritroso. Shoah e commedia, capitolo secondo. A suo tempo si parlò di
Train de vie come di un antagonista di La vita è bella di Benigni;
Radu Mihaileanu (MyMovies) non mancando di sottolineare che il romeno Radu Mihaileanu lo
Un regista rumeno, ma attivissimo in Francia, dove ha confezi onato commedie acute e divertenti, aveva scritto prima e che un ruolo era stato offerto a Roberto.
grottesche e tragicomiche seguendo di quando in quando l’ironia e la cultura yiddish, il realismo storico e, Sopite le polemiche artificiose, resta l'evidenza delle immagini. I
Train de vie (Radu Mihaileanu) Train de vie (Radu Mihaileanu)
31 Ottobre 2011 – h. 21:00 31 Ottobre 2011 – h. 21:00
2. Cineforum Ottobre 2011 Cineforum Ottobre 2011
Cinema e senso di appartenenza Cinema e senso di appartenenza
due film sono diversissimi: in pratica, hanno in comune soltanto il progetto di raccontare una favola, con stesso, insieme comico e tragico. Per salvarsi, gli uomini e le donne dello shtetl accettano il consiglio saggio
valore di parabola, sulla tragedia […]. Se La vita è bella è una commedia, il tono prevalente in Train de vie è del folle Schlomo: farsi simili ai loro persecutori, assumerne le sembia nze, i modi, la lingua. E' certo
invece quello della farsa, il tono temperato da un umorismo tipicamente yiddish che fa convivere comicità, comico, il loro gran daffare: il loro cercar di parlare come tedeschi, il loro cercar di marciare come SS. Ma è
dramma, malinconia. Malgrado le caratterizzazioni, un po' macchiettistiche, di certi personaggi e la scelta di anche tragico. Lo è perché così, talvolta, fa la vittima di fronte al persecutore: cerca di imitarlo per passare
"ingenuità" con cui la storia è raccontata, i riferimenti di Mihaileanu sono molto più raffinati delle inosservata, per mimetizzarsi. E lo è ancor di più perché, capovolto, del persecutore mostra il
apparenze: da Cioran all'assurdo di Ionesco, al classico film di Ernest Lubitsch (ebreo dell'Est come lui) comportamento. Il tedesco, nota l'intellettuale venuto dalia Svizzera per aiutare lo shtetl a mimetizzarsi,
Vogliamo vivere, che nel '42 metteva in commedia l'incubo nazista giocando proprio sullo scambio tra non è che uno yiddish “senza traccia di umorismo”. O anche, aggiunge, lo yiddish è “una parodia del
realtà e rappresentazione. tedesco”. Ma allora, sospetta un suo interlocutore, non sarà per questo che i nazisti ce l'hanno con noi?
Altrettanto raffinate alcune battute (i dialoghi dell'edizione italiana sono curati da Moni Ovadia): quella ad Della domanda in platea si ride, come è giusto. Ma se ne potrebbe piangere. E questa una verità nascosta
esempio, che definisce lo yiddish "una parodia del tedesco, con dentro l'ironia". Dopo infinite peripezie, d'ogni persecuzione. Insicuro di sé, temendo d'essere nient'altro che una sorta d'autoparodia, il carnefice
incluso l'incontro con un altro treno in maschera su cui viaggiano gitani alla Kusturica (l'impressione è tenta di vincere l'angoscia proiettandola nella vittima. In essa perseguita - alla lettera, insegue con
sottolineata dalle musiche ossessive di Goran Bregovic), la storia si avvia a un lieto fine. Ma un secondo accanimento - un'immagine inquietante di sé. Sono le lacrime, dunque, che danno sapore alle risate con
finale rilancia l'angoscia, inquadrando tutto del racconto di Schlomo, matto del villaggio nonché ideatore cui, in platea, ci godiamo la favola narrata da Schlomo e messa in scena da Mihaileanu. Ridiamo per la
dello stratagemma. Come se Mihaileanu dicesse: è l'idea di un pazzo raccontare così l'Olocausto? Forse, ma partenza in gran segreto dallo shtetl, e soffriamo del congedo del rabbino dalla sinagoga. Ridiamo dei
non abbiamo affatto dimenticato quel che è nazisti beffati, e inorridiamo della loro rabbia. Ridiamo, ancora, quando nella pianura immensa alcuni
accaduto davvero. partigiani allibiscono vedendo, da lontano, deportati ebrei e SS intenti a far gli stessi gesti strani. Stanno
tutti pregando lo stesso Dio, ariani e semiti. I primi soprattutto sono comici, con i loro elmetti calcati in
Roberto Escobar testa: tanto comici da chiamare il pianto. Ridere è un altro modo di piangere, appunto. In Train de vie
“Ridere è un altro modo di piangere”, dice Radu questo altro modo si manifesta come un gran gioco elusivo, come una dolorante civetteria che, per pudore,
Mihaileanu a proposito di Train de vie (Francia, sta e ci tiene sui confine dell'orrore: un confine che con l'ultima immagine Schlomo e Mihaileanu, folli e
1998). E che cosa è il comico, se non il tragico che si saggi, d'improvviso ci costringono a varcare.
manifesta in un altro modo? E' bene qui non
fraintendere. Il tragico non si annulla e nemmeno si “Dio esiste, dio non esiste, che importanza ha? Vi
occulta nel comico: piuttosto, in esso si manifesta, siete mai chiesti se l’uomo esiste?
sebbene con lineamenti che non sono Dio creò l’uomo a sua immagine. E’ bello.Shlomo a
immediatamente i suoi. Il grande comico - ma, come la poesia, il comico o è grande o non è - ha dunque immagine di dio. Ma chi l’ha scritta questa frase
bisogno del tragico. Non si ride davvero se non sentendo il sapore delle lacrime. Il comico non nasconde né nella Torà? L’uomo. Non dio. L’uomo.
banalizza la sofferenza. Al contrario, trasfigurandola, la rammemora e la onora. Di quello di cui s'è pianto e L’ha scritta senza modestia paragonandosi a dio.
ancora si piangerebbe, ora invece si ride. Il segreto sta in questa piccola parola, invece. Il comico è invece Dio forse ha creato l’uomo. Ma l’uomo, l’uomo, il
meraviglioso che, rendendo leggero il dolore, non lo attenua ma gli mette ali. Così fa appunto Mihaileanu - figlio di dio, ha creato dio solo per inventare se
la cui famiglia fu internata in un Lager - con un dolore che è anche il suo. Non ne nasconde il peso,- ma gli stesso.L’uomo ha scritto la bibbia per paura di
mette ali. Insomma, nel suo film c'è quello che manca in gran parte di La vita è bella (1998): il sapore delle essere dimenticato, infischiandosene di dio.Noi non
lacrime. Nel film di Roberto Benigni si sente, questo sapore, solo in qualche momento, in qualche amiamo e non preghiamo dio, ma lo supplichiamo
immagine: nel discorso buffonesco e saggio a proposito, del manifesto fascista sulla razza, per esempio, e perchè ci aiuti a tirare avanti.Non ci importa per
soprattutto nella sequenza in cui Guido, andando a morire e sapendo d'esser scrutato dal figlio nascosto, dà dio, per come è, ci preoccupiamo solo di noi stessi.
al proprio corpo movimenti paradossali di marionetta. Questa compresenza di comico e tragico, e anzi Allora la questione non è solo sapere se dio esiste,
questo loro rispecchiarsi, in Train de vie è costante. Lo si sente - ma se noi esistiamo”
addirittura,- lo si soffre - fin dalla prima sequenza […]. Un
personaggio chiave in tal senso è Schlomo, "il matto dello Novembre 2011 - Il teatro a cinema, il cinema a teatro :
shtetl", e noi sappiamo quanto vicini siano tra loro poesia e Rumori fuori scena (Peter Bogdanovich) – Rapporti umani in una compagnia teatrale
follia. La linea che le divide è tanto sottile, che le contiene una Il rito (Ingmar Bergman) – Censura e moralità nell’arte
parola soli: fatuità. I latini, appunto, indicano con fatuus lo Paura in palcoscenico (Alfred Hitchcock) – Il mestiere di attore e la bugia
stupido e l'indovino, il buffone e il vate[…]. Certo è fatuo, La sera della prima (John Cassavetes) – Teatro: realtà, finzione, allucinazione
Schlomo. Lo è come ogni buffone. Lo è come ogni poeta. Ed è
"Un albero spinge le radici nel profondo del terreno e tuttavia svetta alto nel cielo. Ci dice che per poter
Schlomo, appunto, che narra la storia meravigliosa e leggera di
ambire a qualcosa dobbiamo essere ben piantati per terra e che, indipendentemente da quanto in alto
Train de vie: è la sua voce narrante che ci introduce al film, sarà
arriviamo, è sempre dalle radici che attingiamo il nostro sostentamento." (Wangari Maathai)
il suo volto che ci congederà. Il cuore del suo racconto è, esso
Train de vie (Radu Mihaileanu) Train de vie (Radu Mihaileanu)
31 Ottobre 2011 – h. 21:00 31 Ottobre 2011 – h. 21:00