Una visione sulla città dell'Expo da parte di quattro fotografi "senza fissa dimora". Un progetto di Echo photojournalism in partnership con Canon Italia.
Pti del piano strategico salute mentale regioneRaffaele Barone
IL PIANO TERAPEUTICO PERSONALIZZATO E' UNO DEGLI ASPETTI IMPORTANTI PREVISTI DAL PIANO STATEGICO SALUTE MENTALE IN SICILIA. L'UTENTE E' CENTRALE NELLA CO-PROGETTAZIONE CON GLI OPERATORI DELLA SALUTE PER IL PROPRIO PIANO DI CURA.
Una visione sulla città dell'Expo da parte di quattro fotografi "senza fissa dimora". Un progetto di Echo photojournalism in partnership con Canon Italia.
Pti del piano strategico salute mentale regioneRaffaele Barone
IL PIANO TERAPEUTICO PERSONALIZZATO E' UNO DEGLI ASPETTI IMPORTANTI PREVISTI DAL PIANO STATEGICO SALUTE MENTALE IN SICILIA. L'UTENTE E' CENTRALE NELLA CO-PROGETTAZIONE CON GLI OPERATORI DELLA SALUTE PER IL PROPRIO PIANO DI CURA.
Il video partecipativo è una pratica di produzione audiovisiva condivisa. Come tipologia di azione sociale riconosciuta dall’UNESCO, offre strumenti di espressione a gruppi marginalizzati e normalmente esclusi dai mezzi di comunicazione di massa.
Si realizza attraverso laboratori di formazione informale, che si focalizzano sia sul processo di trasformazione sociale che sul prodotto audiovisivo.
Il video partecipativo per ZaLab è l’officina delle idee. I laboratori si rivolgono a chi vive ai margini della società, ma che per questo sa offrire uno sguardo completamente inedito sulla realtà. Tali persone diventano protagonisti dei nostri racconti, che possono limitarsi all’esperienza del laboratorio, oppure far parte di un processo più complesso e diventare soggetti dei nostri film documentari.
LA PARTECIPAZIONE E IL SUD, esperienze a confrontoIndizi Terrestri
Report del tavolo curato da IndiziTerrestri durante il convegno "La rete della partecipazione si incontra al sud" , 27 e 28 maggio 2005. Via Coroglio 57, Città della Scienza (Na)
Il prototipo messo a punto rispetto al bene culturale San Pietro Barisano ha consistito in una rappresentazione delle stratificazioni che il tempo ha modellato su una precisa emergenza artistica, tenendo conto del reticolo cittadino confluito nelle funzioni del luogo di culto. Oltre alla cultura nel senso artistico ed estetico, si mette al centro l’umano e l’inattuale, ovvero l’interrogativo sul come l’oggetto è stato vissuto e con che sembianze si è impresso nella mente delle persone che lo hanno frequentato, che lo hanno assunto come simbolo e centro della propria quotidianità, dei ricordi e dei racconti, o che potrebbero farlo. Ci siamo chiesti in che senso il luogo rappresenta una risorsa per le persone, partendo dal presupposto che le cose non hanno un senso solo per sé ma per noi.
Progetto di ricerca sulla multimedialità. Partendo da esperienze di teatro e video digitali si affronta in maniera programmatica la ricerca di un sistema teoretico di analisi del "pensiero in rete". Per vivere in rete occorre pensare in rete, cambiare l'approccio alla formazione personale e alla comunicazione.
Gli interventi della tre giorni di Ivrea dall’11 al 13 ottobre, iniziativa organizzata all’interno delle attività del Piano di valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”.
Vogliamo condividere l’approccio ed i passaggi giusti per la costruzione di un progetto modulare, integrato, di mappatura del territorio, attraverso l’utilizzo delle strategie della collaborazione radicale che mettanop al centro l’uomo.
Guidiamo le organizzazioni complesse per trasformare i punti in coordinate, direzioni e proiezioni, diversificando le fonti e ottimizzando la qualità dei dati con la geo-referenzialità.
Condividiamo la definizione di Open Data più come processo culturale di approccio che come dettaglio tecnico di collezionamento delle informazioni. Descriviamo un insieme di politiche e pratiche utili per definire la base per un web collaborativo, per la determinazione di servizi e applicazioni consentiti dagli open data: in pratica una risposta ai cambiamenti della tecnologia e della società.
Il mutamento dei pubblici contemporanei: visitatori, utenti, partecipantiSara Radice
Intervento sul mutamento dei pubblici contemporanei; da visitatori, a utenti, a partecipanti, presentato al seminario Design e valorozzazione del patrimonio culturale, organizzato il 26 febbraio 2015 dal centro Aspi – Archivio storico della psicologia italiana presso l'Archivio di Stato di Milano
Vogliamo condividere l’approccio ed i passaggi giusti per la costruzione di un progetto modulare, integrato, di mappatura del territorio, attraverso l’utilizzo delle strategie della collaborazione radicale che mettano al centro l’uomo.
Guidiamo le organizzazioni complesse per trasformare i punti in coordinate, direzioni e proiezioni, diversificando le fonti e ottimizzando la qualità dei dati con la geo-referenzialità.
Condividiamo la definizione di Open Data più come processo culturale di approccio che come dettaglio tecnico di collezionamento delle informazioni. Descriviamo un insieme di politiche e pratiche utili per definire la base per un web collaborativo, per la determinazione di servizi e applicazioni consentiti dagli open data: in pratica una risposta ai cambiamenti della tecnologia e della società.
eSkills Week 2010
Un network di competenze per una nuova società della conoscenza.
Dino Bertocco (Aequinet)
Seminario
"eSkills, dalla scuola al lavoro
Abilità e competenze digitali per la Società della Conoscenza"
25 febbraio 2010
Sala Carraresi della Fiera di Padova
Sito internet: http://urly.it/1ss
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Il video partecipativo è una pratica di produzione audiovisiva condivisa. Come tipologia di azione sociale riconosciuta dall’UNESCO, offre strumenti di espressione a gruppi marginalizzati e normalmente esclusi dai mezzi di comunicazione di massa.
Si realizza attraverso laboratori di formazione informale, che si focalizzano sia sul processo di trasformazione sociale che sul prodotto audiovisivo.
Il video partecipativo per ZaLab è l’officina delle idee. I laboratori si rivolgono a chi vive ai margini della società, ma che per questo sa offrire uno sguardo completamente inedito sulla realtà. Tali persone diventano protagonisti dei nostri racconti, che possono limitarsi all’esperienza del laboratorio, oppure far parte di un processo più complesso e diventare soggetti dei nostri film documentari.
LA PARTECIPAZIONE E IL SUD, esperienze a confrontoIndizi Terrestri
Report del tavolo curato da IndiziTerrestri durante il convegno "La rete della partecipazione si incontra al sud" , 27 e 28 maggio 2005. Via Coroglio 57, Città della Scienza (Na)
Il prototipo messo a punto rispetto al bene culturale San Pietro Barisano ha consistito in una rappresentazione delle stratificazioni che il tempo ha modellato su una precisa emergenza artistica, tenendo conto del reticolo cittadino confluito nelle funzioni del luogo di culto. Oltre alla cultura nel senso artistico ed estetico, si mette al centro l’umano e l’inattuale, ovvero l’interrogativo sul come l’oggetto è stato vissuto e con che sembianze si è impresso nella mente delle persone che lo hanno frequentato, che lo hanno assunto come simbolo e centro della propria quotidianità, dei ricordi e dei racconti, o che potrebbero farlo. Ci siamo chiesti in che senso il luogo rappresenta una risorsa per le persone, partendo dal presupposto che le cose non hanno un senso solo per sé ma per noi.
Progetto di ricerca sulla multimedialità. Partendo da esperienze di teatro e video digitali si affronta in maniera programmatica la ricerca di un sistema teoretico di analisi del "pensiero in rete". Per vivere in rete occorre pensare in rete, cambiare l'approccio alla formazione personale e alla comunicazione.
Gli interventi della tre giorni di Ivrea dall’11 al 13 ottobre, iniziativa organizzata all’interno delle attività del Piano di valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”.
Vogliamo condividere l’approccio ed i passaggi giusti per la costruzione di un progetto modulare, integrato, di mappatura del territorio, attraverso l’utilizzo delle strategie della collaborazione radicale che mettanop al centro l’uomo.
Guidiamo le organizzazioni complesse per trasformare i punti in coordinate, direzioni e proiezioni, diversificando le fonti e ottimizzando la qualità dei dati con la geo-referenzialità.
Condividiamo la definizione di Open Data più come processo culturale di approccio che come dettaglio tecnico di collezionamento delle informazioni. Descriviamo un insieme di politiche e pratiche utili per definire la base per un web collaborativo, per la determinazione di servizi e applicazioni consentiti dagli open data: in pratica una risposta ai cambiamenti della tecnologia e della società.
Il mutamento dei pubblici contemporanei: visitatori, utenti, partecipantiSara Radice
Intervento sul mutamento dei pubblici contemporanei; da visitatori, a utenti, a partecipanti, presentato al seminario Design e valorozzazione del patrimonio culturale, organizzato il 26 febbraio 2015 dal centro Aspi – Archivio storico della psicologia italiana presso l'Archivio di Stato di Milano
Vogliamo condividere l’approccio ed i passaggi giusti per la costruzione di un progetto modulare, integrato, di mappatura del territorio, attraverso l’utilizzo delle strategie della collaborazione radicale che mettano al centro l’uomo.
Guidiamo le organizzazioni complesse per trasformare i punti in coordinate, direzioni e proiezioni, diversificando le fonti e ottimizzando la qualità dei dati con la geo-referenzialità.
Condividiamo la definizione di Open Data più come processo culturale di approccio che come dettaglio tecnico di collezionamento delle informazioni. Descriviamo un insieme di politiche e pratiche utili per definire la base per un web collaborativo, per la determinazione di servizi e applicazioni consentiti dagli open data: in pratica una risposta ai cambiamenti della tecnologia e della società.
eSkills Week 2010
Un network di competenze per una nuova società della conoscenza.
Dino Bertocco (Aequinet)
Seminario
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Abilità e competenze digitali per la Società della Conoscenza"
25 febbraio 2010
Sala Carraresi della Fiera di Padova
Sito internet: http://urly.it/1ss
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La città senza dimora di Simone Hardin e Angelo Romano
1. Skilled Vision – La città senza dimora
!!
di Simone Hardin e Angelo Romano
!
Il nostro intervento concentra l’attenzione sul processo che ha
portato alla realizzazione dei film e dei documentari da parte di
cinque senza fissa dimora che hanno partecipato ai laboratori del
progetto INUIT. Per la brevità di questa presentazione, ci limitiamo
a presentare degli sketches esplicativi di una riflessione più ampia
su un progetto sperimentale che ha messo in gioco e sottoposto a
negoziazione più aspetti contemporaneamente: l’uso del mezzo
audiovisuale, l’incontro etnografico, il concetto stesso di spazio
pubblico.
Nelle righe che seguono cerchiamo di contestualizzare l’esperienza
laboratoriale, luogo in cui è avvenuto l’incontro tra esperti e
soggetti informanti, in cui ognuno ha messo in gioco quegli aspetti
sottaciuti e allo stesso identificativi di se stessi e, in un processo di
reciproco riconoscimento e formazione, sono stati realizzati i video.
La processualità del progetto informa i contenuti dei video. Le
rappresentazioni prodotte non possono essere distinte da tutto il
lavoro che c’è dietro. Tra tutti, abbiamo scelto di mostrare i video
realizzati da Franco e da Ibra, l’uno perché pur rappresentando,
nella sua modalità narrativa, quello che più ci si aspetterebbe da un
lavoro di antropologia visuale sui senza fissa dimora, consente di
mettere a questione alcune questioni rispetto allo spazio pubblico
dell’antropologia urbana e di riflettere sul ruolo del ricercatore
rispetto ai soggetti informanti; l’altro, perché meglio di altri fa
capire come il prodotto filmico non si esaurisca nei suoi titoli di
inizio e di coda e in quel che racconta, ma è inscindibile da tutto
quello che ha portato alla sua realizzazione e dalle sue code
inaspettate, sia nel momento della visione del pubblico sia nel suo
farsi capitale simbolico da giocare nel proprio vissuto quotidiano.
!
CONTESTO CONTATTO:
Il contesto in cui è avvenuto il contatto con il gruppo di
persone che si è reso disponibile a collaborare con il progetto INUIT
è il centro diurno AREA51 di Bari. Le attività del centro sono quelle
tipiche di un centro diurno di bassa soglia che vanno dal servizio
2. mensa al deposito bagagli o documenti, alla possibilità di doccia e
servizi sino alla consulenza psico-sociale e al reinserimento
lavorativo.
La relazione instauratasi tra ricercatori e informanti risponde
a determinate variabili, la cui considerazione non risulta scontata
nel momento della produzione in sé di contenuti audiovisuali. Il
contesto in cui avvengono i primi contatti assume una rilevanza
fondamentale nella stipula del patto filmico fra gli attori del
processo, ovvero di quel protocollo di intenti tacito piuttosto che
esplicito, il quale determina l’occasione di rappresentare/si
visualmente. Nell’ottica progettuale rendere visibile l’impronta di
questo incontro risponde alla necessità di non considerare le
rappresentazioni visuali dei partecipanti come oggettive
manifestazioni culturali. A tale scopo è stato posto costantemente
l’accento sul processo attraverso il quale i contenuti didattico-culturali
dell’intero flusso di lavoro sono sorti dai momenti
assembleari o da singole occasioni, spesso informali, di
apprendimento o confronto fra soggettività. L’interposizione di
queste soggettività costituisce il core della metodologia utilizzata
nei laboratori.
!
SOGGETTI INFORMANTI: CENNI SULLE CARATTERISTICHE DEL
GRUPPO
!
Il gruppo di lavoro stabile si è definito a circa un mese
dall’inizio dei lavori. Le caratteristiche di emergenza delle
necessità e di fugacità di utilizzo dello spazio hanno permesso di
estendere la fase di contatto e conoscenza iniziale del gruppo
grazie all’impegno degli operatori del centro per il regolare
funzionamento del laboratorio. Lo scorrere del tempo ha permesso
di scremare il gruppo secondo il criterio di costanza di presenza ai
laboratori ponderandolo per il reale interesse mostrato in fase di
realizzazione dello stesso. Tale processo ha portato alla creazione di
un gruppo composito di persone interessate a produrre una propria
rappresentazione audiovisuale.
Il gruppo è composto da Vito, dalla fam. Vaccaro, da Lucian,
da Franco e da Ibrah. L’eterogeneità della costituzione è facilmente
intuibile dai nomi dei componenti. Vito, da subito il più brillante fra
i realizzatori ha ricoperto un ruolo fondamentale nella scelta del
soggetto di “Very very different”. La famiglia Vaccaro composta da
3. Giuseppina, Antonio e Margherita ha vissuto pressoché
quotidianamente l’intero processo di produzione del film. Lucian
che viene dalla Moldova romena ripercorre per le strade della città
che abita il suo desiderio di semplicità ed onestà ed apre le porte
ad una dimensione intima difficilmente scrutabile. Franco il
mentore dall’istinto protettivo e dagli occhi esperti, attenti al
particolare traghetta il gruppo in un’atmosfera di tragicomica
concretezza che solo la strada permette. Ibrah hausa in Bari,
dedicato costantemente ad un silente apprendimento fa di questa
attitudine l’espressione del suo desiderio di vita.
Le differenze, le posizioni mantenute, quelle concesse hanno
reso intensa e ricca di contenuti la fase assembleare soprattutto in
vista della definizione del soggetto: esprimere i propri desideri di
vita e le reali condizioni riflettendo rispetto ad un fatto di cronaca
locale, ovvero una vincita milionaria.
!
CONTESTO ESPERIENZIALE
!
Sin da subito l’intento del progetto INUIT è stato quello di
stimolare, a tutti i livelli di partecipazione, un’esperienza sociale
completa e complessa. Considerando equipollenti tutte le fasi che
hanno portato alla costruzione di un discorso tanto comune sulla
città quanto personale sulle vite dei partecipanti. L’approccio del
gruppo è andato maturando, favorendo un interessante fenomeno di
redistribuzione dei saperi rispetto alle poche risorse presenti sul
territorio. La funzionalità della conoscenza si è da subito
configurata come traccia nascosta e costante di tutte le fasi della
produzione di “Very Very Different”. La fase laboratoriale che ha
previsto sia una formazione tecnica riguardo il mezzo audiovisuale e
le sue potenzialità che una orientata all’autobiografia e lo
storytelling, ha portato a risvolti narrativi molto differenti al loro
interno. La scelta fra tutti di Franco di evidenziare l’aspetto delle
proprie condizioni materiali di vita, risponde a precise e consapevoli
scelte narrative maturate durante i laboratori, sottolineando la
necessità di mostrare, di lasciare un messaggio alla cittadinanza
attraverso segnali visivi di percorsi inusuali, fatti di carenze e
condivisione.
Allo stesso modo ma con esiti totalmente differenti Ibrah ha
preferito utilizzare la messa in scena per proiettare la sua
aspirazione di vita e le sue posizioni, che lo portano a considerare
4. la possibilità di accesso all’istruzione come la via da percorrere in
un’ottica di riscatto politico per sé e per il paese d’origine. Lo ha
fatto utilizzando e mostrando spazi ed ambiti urbani, come quelli
universitari, conosciuti attraverso l’esperienza filmica.
Il processo di condivisione degli sguardi sulla città o sulle città che
man mano si concretizzano nelle necessità e nei desideri di chi le
abita ha coinvolto in egual misura i partecipanti ai laboratori
quanto il gruppo proponente INUIT. La riflessività dello sguardo sul
contesto urbano ha permesso di considerare la città dall’interno dei
parametri descrittivi, costruendo rappresentazioni e non
assimilandole passivamente. In questa direzione di concetto il
lavoro del gruppo ha portato ad un evento pubblico di
presentazione e proiezione di “Very Very Different” nel quale, oltre
il naturale entusiasmo collettivo, Vito e Lucian hanno continuato ad
utilizzare la camera per completare il processo filmico,
interrogandosi sulla ricezione della propria rappresentazione da
parte della cittadinanza. Tale gesto rende manifesta la volontà di
essere partecipi ed autori delle proprie rappresentazioni culturali a
tutti i livelli di produzione e fruizione non delegandole ma
utilizzandole. E’ questo il feedback più rilevante del progetto che
completa l’esperienza sociale dell’intero gruppo partecipe ai lavori,
stimolando uno sguardo collettivo sulla città che diviene
continuamente più maturo ed esperto.
!
SKILLED VISION: GLI ESPERTI, I SOGGETTI INFORMANTI E LA
MACCHINA DA PRESA
!
Come detto, ogni incontro ha costituito un momento di mutuo
apprendimento: l'organizzazione degli incontri, la stesura delle
sceneggiature, la realizzazione dei video, il loro editing ha sempre
visto la partecipazione di tutti i partecipanti, in uno scambio
reciproco di saperi, conoscenze tecniche degli esperti chiamati in
causa, conoscenza locale (Geertz, 1983), sapere minuto maturato
nella frequentazione quotidiana di spazi pubblici dei senza dimora
che hanno deciso di partecipare al laboratorio, in un continuo
slittamento del rapporto noi/loro, ora più ossificato ora più
sfumato, in un continuo gioco di sguardi e controsguardi, di
economie del capitale (materiale e simbolico), di aspettative che
ognuno proiettava sugli altri.
5. Ogni storia personale ha costituito uno spicchio di vita
fortemente localizzata nel quale si intrecciavano dinamiche globali
e storie minute. Mostrandoci Bari dal lato della strada, dello stare
in strada, ogni video si è fatto controcanto di valori, immaginari,
significazioni spaziali, mostrandoceli nei loro usi inaspettati (De
Certeau, 1980), in alcuni casi contestativi rispetto alle interdizioni
cui far fronte.
In quanto realizzazione finale, i video si sono fatti sintesi delle
problematiche metodologiche e delle domande di ricerca e di
didattica che l'intero ciclo del laboratorio ha presentato e che
potremmo indicare in tre punti tematici.
Nei video e nella realizzazione degli stessi gli esperti hanno cercato
di dare spazio alla voce dei partecipanti al laboratorio. La loro voce
è assente, tentativi di interpretazione che potessero informare le
sceneggiature tenuti nascosti. Qualcosa di molto simile per certi
versi a quello che Pierre Bourdieu nella Misere du monde chiamò
“grado zero dello sguardo”.
Tuttavia, l'intero progetto mette in discussione questo assunto
che si fonda sulla postura del ricercatore detentore dell'autorità di
poter interpretare vite di altri, che si fonda su un bagaglio
conoscitivo superiore a quello delle persone che raccontano a lui
storie. Senza queste storie, senza questo sapere minuto, questa
conoscenza locale, questa conoscenza che il ricercatore prende in
prestito, non ci sarebbero interpretazioni. Più che di grado zero
dello sguardo, parliamo in questo caso di skilled vision, di una
conoscenza che i partecipanti del laboratorio hanno messo in gioco
usando la telecamera, operando un ribaltamento di prospettiva e
per certi versi di autorità: chi di solito non parla, ora si fa
protagonista del racconto delle proprie storie.
Diverse sono le questioni in campo: lo sguardo del soggetto
informante azzera l’autorità del ricercatore?
Se sul campo etnografico, come scrive Palumbo (1991),
citando Bourdieu, «l’antropologo, come lo scienziato, adopera armi
che deve mantenere sempre affilate, proprio perché consapevole
della parzialità della visione, della verità che egli consegue in ogni
momento di indagine, deve costantemente tentare di vedere il
punto di vista a partire da chi (tale verità) viene enunciata, e
dunque il gioco nel suo complesso», per mettere costantemente in
discussione le proprie categorie, quel filtro pre-comprensivo che
indirizza i nostri sguardi e il dialogo con la propria tradizione di
6. studi, e il campo stesso si configura come “campo di lotta”, che
coinvolge i rapporti teoretici (etnografo e tradizione disciplinare),
strategici (scena locale ed etnografo), sociali (interni alla scena
etnografica) e quelli storici (antropologia, potere e realtà studiate),
nel nostro caso, nella realizzazione dei video, il primato
dell’esperienza sul campo dei soggetti informanti, che acquisiscono
ruolo autoriale, cancella il filtro prismatico dell’interpretazione
antropologica dei ricercatori?
!
VISUALSCAPES: IL CORPO COME LOCALIZZAZIONE DI RELAZIONI E
IL LUOGO COME SPAZIO DI INTRECCIO DI STORIE PERSONALI
!
Seguire le fasi del laboratorio ci ha consentito, infatti, di
cogliere passo dopo passo i diversi passaggi attraverso i quali si è
arrivati alla costruzione di un personale visualscape, se per esso
intendiamo un orizzonte visuale, e per visuale una postura dello
sguardo, carica delle proprie estetiche, del personale sedimentato
storico (e indissolubilmente biografico), del proprio senso di sé e
dell’immagine di sé che ognuno ritiene di proiettare e di voler
trasmettere a chi osserva, interpreta, inevitabilmente giudica. In
questo senso intendiamo visualscape come un momento in cui si
cristallizza – anche temporaneamente – un particolare presente
culturale (Scarpelli, 2007), in cui il luogo è il risultato del fissarsi di
una relazione – al momento ritenuta immutabile e data per naturale
– tra spazio e tempo. Due dimensioni processuali – quella dello
spazio e quella del tempo – che, a seconda del posizionamento del
soggetto parlante, assumono una forma tipizzata distinguibile
all’esterno. In questo caso, per le particolari storie dei soggetti
informanti, focalizzata su una dimensione urbana: la strada. Non
solo oggetto di analisi, ma luogo di confronto tra esperti e soggetti
informanti, tra le loro storie, tra i loro orizzonti culturali.
I video non si limitano a elaborare una teorizzazione dello spazio
pubblico. Non ci troviamo di fronte a dei tentativi di costruire una
rappresentazione degli spazi che si consolidi intorno alla
congiunzione di forme generali dello spazio e del tempo (Williams,
1973). La costruzione delle rappresentazioni spaziali è
performativa. Rappresentare camminando implica una continua
creazione dello spazio. La rappresentazione si fa momento
dell’incontro tra esposizioni di sé, tra orizzonti culturali “pre-giudicati”
come reciprocamente alieni, in cui l’altro rappresenta
7. contestualmente l’altrove. Spazi pubblici rappresentati nel
precipitato di esperienze personali.
I video, infine, disegnano nuove geografie, consentono di
mostrare una Bari altrimenti sconosciuta: i registi ci conducono per
strada in aree poco frequentate a piedi o in zone centrali,
mostrandoci utilizzi inaspettati, usi creativi, per certi versi esito
non solo di una contestazione degli usi previsti da chi quegli stessi
spazi gestisce, ma di un sapere maturato sul posto, di quella che
potremmo definire competenza degli spazi pubblici. E nel farlo, i
video mettono in discussione alcuni concetti diventati centrali
nell'ambito degli urban studies.
Innanzitutto, viene messa in discussione tutta la retorica
costruita intorno al fare strada, a una sorta di romanticizzazione
dello stare per strada che trova la sua massima espressione nei testi
di Jane Jacobs (1961) e Rebecca Solnit (2000). La strada diventa
luogo di interazioni codificate, la cui economia a somma zero si
gioca sulla parola data, bene intangibile che diventa tangibile.
Luogo carico di vita senza usare espressioni vitali, della strada non
si tematizza il mescolarsi, l'incontrarsi, ma l'essere accorti, il suo
farsi cornice di incontri non filtrati. La strada diventa il minestrone,
spazio dove ci sono tutti gli ingredienti e ne devi provare i sapori
per poterti muovere e riconoscere chi la frequenta.
Viene messo in discussione, infine, il concetto di non luogo,
come formulato da Marc Augè (1992). Alcuni video sono ambientati
in aree industriali, strade a lungo scorrimento, centri commerciali,
stazioni, spazi prodotti dalla surmodernità e pongono una serie di
domande che mostrano i limiti della teoria di Augé: i non luoghi
sono non luoghi per tutti? Ci sono utenti abituali che li usano per
passare il tempo? Vengono in contatto con alcuni operatori?
Stringono rapporti di amicizia? Vivono il non luogo come un luogo?
!
Bibliografia
!
Augé, M., Non-lieux. Seuil, Paris, 1992 (trad. it. Nonluoghi.
Introduzione a una antropologia della surmodernità, Elèuthera,
Milano 1993).
De Certeau, M. L’invention du quotidien. I, Arts de faire, Éditions
Gallimard, Paris, 1990 (trad. it. L’invenzione del quotidiano,
Edizioni Lavoro, Roma, 2001).
8. Geertz C., Local Knowledge. Further Essays in Interpretive
Anthropology, Basic Books, New York, 1983 (trad. it. Antropologia
interpretativa, il Mulino, Bologna, 1988).
Jacobs, J, The Death and Life of Great American Cities, Random
House, New York, 1961 (trad. it. Vita e morte delle grandi città.
Saggio sulle metropoli americane, Edizioni di Comunità, Torino,
2000).
Palumbo, D., “You are going really deep: conflitti, pratica e teorie
in etnografia. Alcune riflessioni a partire dal caso Nzema”, in
L’Uomo, 4, 1991.
Scarpelli, F., La memoria del territorio. Patrimonio culturale e
nostalgia a Pienza, Pacini, Pisa, 2007.
Solnit, R., Wanderlust. A History of Walking, Penguin Books, 2000
(trad. it. Storia del camminare, Bruno Mondadori, Milano, 2002).
Williams, R., The Country and the City, Oxford University Press,
Oxford-NewYork, 1973.