Immaginiamo che il futuro e la fantascienza si fondano o si confondano. Immaginiamo che sia possibile programmare un viaggio al di fuori del nostro Sistema Solare, su uno dei tanti pianeti extrasolari scoperti finora. Dove andare?
NASA-JPL ha immaginato delle mete ideali da poter visitare in un lontano futuro, quando la tecnologia permetterà di compiere viaggi fino a stelle relativamente vicine al nostro Sole. Qui trovate una breve descrizione di cinque sistemi planetari, selezionati sulla base dei poster-cartoline realizzati da NASA-JPL per questi mondi lontani: saluti dal tuo primo pianeta extrasolare, 51 Pegasi b; PSO J318.5-22 – dove la notte non finisce mai; sperimenta la gravità su una Super-Terra, HD 40307g; rilassati su Kepler-16b, dove la tua ombra ha sempre compagnia; Kepler-186f, dove l’erba è sempre più rossa.
Vi sono alcune domande fondamentali a cui vorremmo un giorno poter rispondere: siamo soli nell’universo? Ci sono altre forme di vita, eventualmente intelligenti, su altri mondi? E’ possibile, o sarà mai possibile, entrare in contatto con esse?
Nel corso dei millenni queste domande hanno affascinato grandi pensatori, filosofi, mistici e uomini di scienza. Gli strumenti adottati per cercare risposte erano la pura speculazione e l’immaginazione. In mancanza di dati certi, la soluzione non poteva che dipendere dal modo di pensare di chi si poneva la questione. Così, accanto ad Epicuro e Giordano Bruno, convinti dell’esistenza di altri mondi abitati da esseri simili a noi, altri come Aristotele negavano tale possibilità.
Oltre che dal telescopio, la capacità di produrre dati scientifici dipende naturalmente dalla strumentazione che analizza la luce raccolta dagli specchi. Il Telescopio Nazionale Galileo (TNG) è attualmente dotato di quattro strumenti che operano permanentemente nei suoi fuochi (Nasmyth A e Nasmyth B) e offre una grande varietà di modi osservativi: dalla fotometria su larga banda alla spettroscopia ad alta risoluzione, su lunghezze d’onda che vanno dall’ottico all’infrarosso.
Dal 2012 montato in uno dei fuochi del TNG-Telescopio Nazionale Galileo vi è il cacciatore di pianeti extrasolari, lo spettrografo HARPS-N (High Accuracy Radial Velocity Planet Searcher-North), uno strumento all'avanguardia in grado di misurare la velocità radiale delle stelle con una precisione di 1 metro al secondo, che rappresenta l'impronta sulla velocità della stella dovuta alla presenza di pianeti con massa simile a quella della Terra.
Il programma GAPS-Global Architecture of Planetary Systems dell’INAF-Istituto Nazionale di Astrofisica ha come obiettivo la caratterizzazione dei sistemi multipli e la loro architettura grazie allo strumento HARPS-N. In particolare, si vuole acquisire una maggiore comprensione delle proprietà strutturali dei pianeti extrasolari e delle dipendenze tra proprietà fisiche dei pianeti e delle stelle che li ospitano. Tutto ciò nel contesto, più ampio, relativo alla comprensione di come si formino e si evolvano i sistemi planetari e, in particolare, quali tra gli scenari possibili, sia il più plausibile.
Immaginiamo che il futuro e la fantascienza si fondano o si confondano. Immaginiamo che sia possibile programmare un viaggio al di fuori del nostro Sistema Solare, su uno dei tanti pianeti extrasolari scoperti finora. Dove andare?
NASA-JPL ha immaginato delle mete ideali da poter visitare in un lontano futuro, quando la tecnologia permetterà di compiere viaggi fino a stelle relativamente vicine al nostro Sole. Qui trovate una breve descrizione di cinque sistemi planetari, selezionati sulla base dei poster-cartoline realizzati da NASA-JPL per questi mondi lontani: saluti dal tuo primo pianeta extrasolare, 51 Pegasi b; PSO J318.5-22 – dove la notte non finisce mai; sperimenta la gravità su una Super-Terra, HD 40307g; rilassati su Kepler-16b, dove la tua ombra ha sempre compagnia; Kepler-186f, dove l’erba è sempre più rossa.
Vi sono alcune domande fondamentali a cui vorremmo un giorno poter rispondere: siamo soli nell’universo? Ci sono altre forme di vita, eventualmente intelligenti, su altri mondi? E’ possibile, o sarà mai possibile, entrare in contatto con esse?
Nel corso dei millenni queste domande hanno affascinato grandi pensatori, filosofi, mistici e uomini di scienza. Gli strumenti adottati per cercare risposte erano la pura speculazione e l’immaginazione. In mancanza di dati certi, la soluzione non poteva che dipendere dal modo di pensare di chi si poneva la questione. Così, accanto ad Epicuro e Giordano Bruno, convinti dell’esistenza di altri mondi abitati da esseri simili a noi, altri come Aristotele negavano tale possibilità.
Oltre che dal telescopio, la capacità di produrre dati scientifici dipende naturalmente dalla strumentazione che analizza la luce raccolta dagli specchi. Il Telescopio Nazionale Galileo (TNG) è attualmente dotato di quattro strumenti che operano permanentemente nei suoi fuochi (Nasmyth A e Nasmyth B) e offre una grande varietà di modi osservativi: dalla fotometria su larga banda alla spettroscopia ad alta risoluzione, su lunghezze d’onda che vanno dall’ottico all’infrarosso.
Dal 2012 montato in uno dei fuochi del TNG-Telescopio Nazionale Galileo vi è il cacciatore di pianeti extrasolari, lo spettrografo HARPS-N (High Accuracy Radial Velocity Planet Searcher-North), uno strumento all'avanguardia in grado di misurare la velocità radiale delle stelle con una precisione di 1 metro al secondo, che rappresenta l'impronta sulla velocità della stella dovuta alla presenza di pianeti con massa simile a quella della Terra.
Il programma GAPS-Global Architecture of Planetary Systems dell’INAF-Istituto Nazionale di Astrofisica ha come obiettivo la caratterizzazione dei sistemi multipli e la loro architettura grazie allo strumento HARPS-N. In particolare, si vuole acquisire una maggiore comprensione delle proprietà strutturali dei pianeti extrasolari e delle dipendenze tra proprietà fisiche dei pianeti e delle stelle che li ospitano. Tutto ciò nel contesto, più ampio, relativo alla comprensione di come si formino e si evolvano i sistemi planetari e, in particolare, quali tra gli scenari possibili, sia il più plausibile.
Cercare pianeti extrasolari attorno a una stella diversa dal Sole è come pensare di individuare un granellino di sabbia di fronte a un’arancia a migliaia di chilometri di distanza. I pianeti, infatti, sono piccoli, poco luminosi e riflettono la luce della loro stella.
Vi sono diversi metodi per rilevare esopianeti, alcuni dei quali diretti (Parte 1) nel senso che si può riuscire a isolare il segnale proveniente dal pianeta stesso. Altri metodi invece si dicono indiretti (Parte 2) che permettono , cioè di rilevare la presenza di esopianeti dall'effetto che essi hanno sulla stella ospite.
Il Telescopio Nazionale Galileo (TNG) è il più importante strumento ottico/infrarosso della comunità astronomica italiana con uno specchio primario di 3,58 metri di diametro.
Intitolato al padre dell’astronomia moderna, Galileo Galilei (1564-1642), è finanziato dall’INAF-Istituto Nazionale di Astrofisica e gestito dalla FGG-Fundación Galileo Galilei-INAF, Fundación Canaria.
Situato nell'Isola di La Palma, il TNG sorge ad una quota di 2 387 metri al sopra del livello del mare sul bordo di un enorme cratere, la Caldera Taburiente, e fa parte dell’Osservatorio del Roque de Los Muchachos, uno dei tre osservatori più grandi al mondo.
Le principali scoperte al Telescopio Nazionale Galileo (TNG) nel corso del tempo. Si tratta di una selezione dii alcune scoperte importanti negli anni 2006-2012, prima dell'arrivo del cacciatore di pianeti extrasolari, HARPS-N.
Numerose missioni spaziali, tra le quali Kepler della NASA iniziata nel 2009, e missioni già in orbita (come GAIA dell’ESA) o le molteplici in programma nei prossimi anni tra cui CHEOPS e PLATO dell’ESA, TESS e JWST della NASA, potranno dare nuove risposte sulla caratterizzazione dei sistemi planetari al di fuori del nostro. Uno degli obiettivi è quello di vedere per via diretta i pianeti, non solo i pianeti giganti, inadatti alla vita, ma anche quelli di taglia terrestre, e scoprire i segni dell’esistenza della vita sulla loro superficie.
Un modo potrebbe essere quello di riconoscere la presenza di vegetazione sulla loro superficie in linea di principio, da un esame della luce che ci inviano.
Nuovi strumenti sono stati già montati e funzionanti sui più grandi telescopi terrestri e molti stanno per venire sistemati con l'obiettivo di studiare i pianeti extrasolari.
Cercare pianeti extrasolari attorno a una stella diversa dal Sole è come pensare di individuare un granellino di sabbia di fronte a un’arancia a migliaia di chilometri di distanza. I pianeti, infatti, sono piccoli, poco luminosi e riflettono la luce della loro stella.
Vi sono diversi metodi per rilevare esopianeti, alcuni dei quali diretti (Parte 1) nel senso che si può riuscire a isolare il segnale proveniente dal pianeta stesso. Altri metodi invece si dicono indiretti (Parte 2) che permettono , cioè di rilevare la presenza di esopianeti dall’effetto che essi hanno sulla stella ospite.
La ricerca di vita nell’universo richiede dei metodi per identificare e caratterizzare i pianeti abitabili attorno ad altre stelle.
Il concetto di zona abitabile intorno a una stella rappresenta il procedimento più facile per identificare i pianeti abitabili.
ATTENZIONE: "abitabile" non significa "abitato"
La classificazione permette non solo di capire quali osservazioni possono essere prioritarie rispetto ad altre, ma anche di confrontare i risultati fra loro.
HARPS-N è il cacciatore di pianeti extrasolari montato al Telescopio Nazionale Galileo (TNG) nelle Isole Canarie.
E' il gemello dello spettrografo HARPS montato oltre una decina di anni fa al Telescopio di La Silla, dell'ESO, in Cile.
HARPS-N è uno strumento di altissima precisione in grado di misurare la velocità radiale di una stella, ossia la proiezione della velocità della stella lungo la nostra linea di osservazione, dell'ordine di 1 m/s. Questo equivale a scoprire pianeti delle dimensioni della nostra Terra attorno a stelle di tipo solare.
A eccezione della Terra, tutti i pianeti e i satelliti del Sistema Solare hanno grosse limitazioni per la vita come noi la conosciamo.
Nel nostro Sistema Solare, Europa, Marte e Titano possono avere (o avere avuto in passato) condizioni adatte alla vita.
I pianeti extrasolari nella Costellazione di Orione rientra all’interno di un’attività didattica sviluppata ad Asiago durante la manifestazione in piazza Asiago da Fiaba (21-22 e 28-29 maggio 2016). Qui si può leggere del mito di Orione, avere qualche informazione su una delle costellazioni più facili da individuare in cielo, e dare uno sguardo ai pianeti extrasolari scoperti nel corso degli ultimi anni attorno alcune stelle della costellazione.
Idee sull'Universo - Dal Sistema Solare al Big BangCorrado Ruscica
Così come ogni storia ha un suo inizio, anche l’Universo ha una sua storia che comincia circa 13-14 miliardi di anni fa quando un evento singolare generò lo spazio, il tempo e la materia che osserviamo oggi sottoforma di pianeti, stelle, galassie, e persino la vita stessa. Per migliaia di anni le nostre conoscenze sull’Universo sono state raccolte e tramandate grazie alle osservazioni e ai testi scritti mediante i quali abbiamo potuto apprendere come tutto sarebbe cominciato. Ancora oggi si tratta di un lavoro che continua e che affascina non solo gli scienziati ma anche la gente comune.
Tratto da "Idee sull'Universo" di Corrado Ruscica
Cercare pianeti extrasolari attorno a una stella diversa dal Sole è come pensare di individuare un granellino di sabbia di fronte a un’arancia a migliaia di chilometri di distanza. I pianeti, infatti, sono piccoli, poco luminosi e riflettono la luce della loro stella.
Vi sono diversi metodi per rilevare esopianeti, alcuni dei quali diretti (Parte 1) nel senso che si può riuscire a isolare il segnale proveniente dal pianeta stesso. Altri metodi invece si dicono indiretti (Parte 2) che permettono , cioè di rilevare la presenza di esopianeti dall'effetto che essi hanno sulla stella ospite.
Il Telescopio Nazionale Galileo (TNG) è il più importante strumento ottico/infrarosso della comunità astronomica italiana con uno specchio primario di 3,58 metri di diametro.
Intitolato al padre dell’astronomia moderna, Galileo Galilei (1564-1642), è finanziato dall’INAF-Istituto Nazionale di Astrofisica e gestito dalla FGG-Fundación Galileo Galilei-INAF, Fundación Canaria.
Situato nell'Isola di La Palma, il TNG sorge ad una quota di 2 387 metri al sopra del livello del mare sul bordo di un enorme cratere, la Caldera Taburiente, e fa parte dell’Osservatorio del Roque de Los Muchachos, uno dei tre osservatori più grandi al mondo.
Le principali scoperte al Telescopio Nazionale Galileo (TNG) nel corso del tempo. Si tratta di una selezione dii alcune scoperte importanti negli anni 2006-2012, prima dell'arrivo del cacciatore di pianeti extrasolari, HARPS-N.
Numerose missioni spaziali, tra le quali Kepler della NASA iniziata nel 2009, e missioni già in orbita (come GAIA dell’ESA) o le molteplici in programma nei prossimi anni tra cui CHEOPS e PLATO dell’ESA, TESS e JWST della NASA, potranno dare nuove risposte sulla caratterizzazione dei sistemi planetari al di fuori del nostro. Uno degli obiettivi è quello di vedere per via diretta i pianeti, non solo i pianeti giganti, inadatti alla vita, ma anche quelli di taglia terrestre, e scoprire i segni dell’esistenza della vita sulla loro superficie.
Un modo potrebbe essere quello di riconoscere la presenza di vegetazione sulla loro superficie in linea di principio, da un esame della luce che ci inviano.
Nuovi strumenti sono stati già montati e funzionanti sui più grandi telescopi terrestri e molti stanno per venire sistemati con l'obiettivo di studiare i pianeti extrasolari.
Cercare pianeti extrasolari attorno a una stella diversa dal Sole è come pensare di individuare un granellino di sabbia di fronte a un’arancia a migliaia di chilometri di distanza. I pianeti, infatti, sono piccoli, poco luminosi e riflettono la luce della loro stella.
Vi sono diversi metodi per rilevare esopianeti, alcuni dei quali diretti (Parte 1) nel senso che si può riuscire a isolare il segnale proveniente dal pianeta stesso. Altri metodi invece si dicono indiretti (Parte 2) che permettono , cioè di rilevare la presenza di esopianeti dall’effetto che essi hanno sulla stella ospite.
La ricerca di vita nell’universo richiede dei metodi per identificare e caratterizzare i pianeti abitabili attorno ad altre stelle.
Il concetto di zona abitabile intorno a una stella rappresenta il procedimento più facile per identificare i pianeti abitabili.
ATTENZIONE: "abitabile" non significa "abitato"
La classificazione permette non solo di capire quali osservazioni possono essere prioritarie rispetto ad altre, ma anche di confrontare i risultati fra loro.
HARPS-N è il cacciatore di pianeti extrasolari montato al Telescopio Nazionale Galileo (TNG) nelle Isole Canarie.
E' il gemello dello spettrografo HARPS montato oltre una decina di anni fa al Telescopio di La Silla, dell'ESO, in Cile.
HARPS-N è uno strumento di altissima precisione in grado di misurare la velocità radiale di una stella, ossia la proiezione della velocità della stella lungo la nostra linea di osservazione, dell'ordine di 1 m/s. Questo equivale a scoprire pianeti delle dimensioni della nostra Terra attorno a stelle di tipo solare.
A eccezione della Terra, tutti i pianeti e i satelliti del Sistema Solare hanno grosse limitazioni per la vita come noi la conosciamo.
Nel nostro Sistema Solare, Europa, Marte e Titano possono avere (o avere avuto in passato) condizioni adatte alla vita.
I pianeti extrasolari nella Costellazione di Orione rientra all’interno di un’attività didattica sviluppata ad Asiago durante la manifestazione in piazza Asiago da Fiaba (21-22 e 28-29 maggio 2016). Qui si può leggere del mito di Orione, avere qualche informazione su una delle costellazioni più facili da individuare in cielo, e dare uno sguardo ai pianeti extrasolari scoperti nel corso degli ultimi anni attorno alcune stelle della costellazione.
Idee sull'Universo - Dal Sistema Solare al Big BangCorrado Ruscica
Così come ogni storia ha un suo inizio, anche l’Universo ha una sua storia che comincia circa 13-14 miliardi di anni fa quando un evento singolare generò lo spazio, il tempo e la materia che osserviamo oggi sottoforma di pianeti, stelle, galassie, e persino la vita stessa. Per migliaia di anni le nostre conoscenze sull’Universo sono state raccolte e tramandate grazie alle osservazioni e ai testi scritti mediante i quali abbiamo potuto apprendere come tutto sarebbe cominciato. Ancora oggi si tratta di un lavoro che continua e che affascina non solo gli scienziati ma anche la gente comune.
Tratto da "Idee sull'Universo" di Corrado Ruscica
1. Nettuno ha compiuto un’orbita completa … dal giorno della sua scoperta Massimo Aprile Collaboratore di ricerca presso INAF - OATO
2. Didattica & Divulgazione Nettuno ha percorso un’orbita completa … dal momento della sua scoperta INAF-OATo Il 23 Settembre 2011 ricorre il 165°mo anniversario della scoperta di Nettuno , avvenuta il 23 Settembre1846 da parte di due astronomi tedeschi, Johann Gottfried Galle e il suo aiutante Heinrich d’Arrest, all’Osservatorio di Berlino. Tuttavia, in quest’anno (per la precisione il 13 Luglio), il pianeta più lontano del nostro sistema solare è ritornato esattamente alla stessa posizione di quando fu scoperto, ovvero ha compiuto un’ orbita completa. Questa è un’informazione molto importante in quanto il gigante gassoso ripercorre delle posizioni già osservate in passato.
3. Didattica & Divulgazione Caratteristiche di Nettuno Dove il vento va più veloce del suono … INAF-OATo Nettuno, come è noto, è l’ottavo (e ultimo) pianeta del Sistema Solare, dopo il recente declassamento di Plutone a pianeta nano . E’ il terzo pianeta più massiccio, dopo Giove e Saturno , e il quarto come diametro, essendo poco più denso di Urano (1638 kg/m 3 vs. 1318 kg/m 3 ) . E’ uno dei due pianeti detti Giganti ghiacciati (l’altro è Urano), é distante circa 30 UA ( ≈4,5 miliardi di km) dal Sole, ovvero che la luce, o una onda elettromagnetica , impiega più di 4 ore per percorrere la distanza fra il Sole e Nettuno! Per la sua enorme distanza dal sole, impiega poco meno di 165 anni per percorrere un’intera orbita, e poco più di 16 ore per compiere una rotazione completa. E’ un pianeta molto freddo, la sua temperatura varia da un minimo di 50 K (≈ -223 °C) sulla superficie a ≈5400 K nel nucleo. Inoltre, sono stati rilevati i venti più veloci del sistema solare (oltre 2100 km/h, velocità più che supersonica !), probabilmente dovuti al suo elevato calore interno , e quindi al suo significativo gradiente termico esistente fra superficie e nucleo. Pianeta Nettuno, fotografato dalla sonda Voyager
4. Didattica & Divulgazione Osservazione e esplorazione di Nettuno L’avventura della sonda Voyager 2… INAF-OATo Nettuno non è visibile a occhio nudo: ha una magnitudine apparente che oscilla fra 7,7 e 8, e quindi si presenta, con un buon binocolo, come un astro molto debole. Con un telescopio molto potente esso appare come un piccolo disco bluastro, di diametro apparente di poco di 2”. Il colore è dovuto alla presenza di metano nella sua atmosfera. Solo con telescopi spaziali o con grandi telescopi ad ottiche adattive si ottengono immagini significative del pianeta. Il pianeta è stato sorvolato da un solo veicolo umano, la sonda interplanetaria Voyager 2 (a fianco), che raggiunse il gigante ghiacciato nel mese di Agosto 1989, dopo un viaggio di oltre 12 anni, inviandoci anche delle foto molto suggestive del pianeta, oltre alla scoperta di 6 nuovi satelliti e di un debole sistema di anelli intorno al pianeta. Attualmente la sonda sta attraversando l’ Heliostealth , una regione periferica del sistema solare vicina al confine con lo spazio interstellare , a più di 96 UA dalla Terra. Al sito http://voyager.jpl.nasa.gov/ potete vedere, in tempo reale, la posizione attuale della sonda, che si sta allontanando dal Sole alla velocità di circa 55mila km/h in direzione di Sirio , che sarà avvicinata (a 4,6 anni luce) all’incirca fra 300000 anni. Rappresentazione artistica della sonda Voyager 2
5. Didattica & Divulgazione Primo incontro con Nettuno Quando Galileo lo scambiò per una stellina… INAF-OATo Ma una storia molto suggestiva è quella di come avvenne la scoperta del pianeta più esterno del Sistema Solare, e di come una serie di circostanze, più o meno “fortuite”, abbiano privilegiato i loro effettivi scopritori, a scapito di altri che comunque meritano di essere perlomeno ricordati in questa impresa. Il primo a scorgere il pianeta fu Galileo Galilei , il 27 Dicembre 1612: ma l’Astronomo Pisano fu particolarmente sfortunato in quella circostanza, in quanto, oltre ad averlo scambiato per una stella fissa, non se ne occupò più di questo minuscolo e insignificante astro, così come appariva ai primitivi telescopi dell’epoca, nonostante che, per una coincidenza fortuita, in quell’epoca il pianeta aveva un moto apparente molto lento in cielo, e dopo pochi giorni, addirittura ci fu un’ occultazione di Nettuno da parte di Giove, che il padre del Metodo Scientifico avrebbe potuto osservare se solo avesse dedicato un po’ più di tempo a quella flebile stellina. Galileo Galilei (1564- 1642)
6. Didattica & Divulgazione INAF-OATo Per la scoperta di Nettuno bisognerà attendere oltre due secoli: nel frattempo, il 13 Marzo 1781 , il grande Astronomo William Herschel scoprì il settimo pianeta, Urano. 40 anni dopo (nel 1821 ), l’Astronomo francese Alexis Bouvard (a fianco), osservando attentamente l’orbita di Urano, rilevò delle evidenti anomalie nel suo percorso: il Pianeta sembrava ora rallentare, ora accelerare il suo moto di rivoluzione rispetto a quello previsto dai modelli teorici: egli dunque ipotizzò che dovesse esistere un’altro corpo celeste di dimensioni apprezzabili che, per effetto della sua attrazione gravitazionale, perturbava il moto orbitale di Urano stesso. Alla ricerca dell’Ottavo pianeta … osservando l’orbita del settimo Alexis Bouvard (1767- 1843)
7. Didattica & Divulgazione John Couch Adams … Un genio schivo, impacciato e incompreso INAF-OATo Qualche anno dopo ( 1843 ), un giovane matematico inglese, John Couch Adams (1819 – 1892), sulla base dei dati pervenuti da Bouvard, calcolò l’ipotetica posizione di questo oggetto perturbante: egli presentò i risultati dei suoi calcoli all’allora direttore dell’ Osservatorio di Greenwich , George Airy . Purtroppo, forse per la sua giovane età e quindi per lo scarso credito che Adams godeva presso le istituzioni accademiche, Airy non prese in considerazione l’ottimo lavoro di questo brillante giovane: successivamente, si scoprì che i calcoli di Adams erano tutt’ altro che inaffidabili, ma a quei tempi erano fortemente radicati questi pregiudizi … Tuttavia, occorre sottolineare che per la prima volta fu individuato un pianeta ricorrendo non solo a osservazioni, ma soprattutto a calcoli matematici, cercando di risolvere, con i modelli di allora, un non banale problema dei 3 corpi (ricorrendo agli integrali ellittici di Eulero), ma anche a modelli empirici oggi deprecati, quali la “legge” di Titius - Bode . John Couch Adams (1819 – 1892)
8. Didattica & Divulgazione Urban Le Verrier … l’Accademico autorevole e severo INAF-OATo Tre anni dopo, nel 1846, all’insaputa di Adams e dei britannici, su proposta dell’allora direttore dell’ Osservatorio di Parigi , François Arago , Urban le Verrier , affermato Astronomo e matematico francese, analogamente ad Adams, iniziò a calcolare la posizione del corpo perturbante, calcoli che furono portati a termine dopo un anno. Nonostante Le Verrier godesse di maggior reputazione del suo collega Adams, in quanto più autorevole e meno schivo e impacciato del matematico inglese, all’atto della presentazione del suo lavoro presso il suo direttore, per vari motivi, fra i quali la mancanza di strumentazioni adeguate, i suoi lavori furono temporaneamente accantonati. Urbain Jean Joseph Le Verrier (1811-1877)
9. Didattica & Divulgazione James Challis Ingiustamente tacciato di inettitudine INAF-OATo Tuttavia la credibilità e l’autorevolezza del matematico francese fece riguadagnare credito, presso gli inglesi, al lavoro di Adams: Airy dunque incaricò il direttore dell’ Osservatorio di Cambridge , James Challis (1803-1882), dotato di strumenti più potenti di Greenwich, di ricercare l’ipotetico Pianeta. In realtà, Airy fece questa scelta perché l’Osservatorio di Greenwich era finanziato con denaro pubblico, e per i politici dell’epoca, esso doveva essere solo di ausilio alla navigazione marittima, in quanto l’elettorato dell’epoca avrebbe ritenuto la scoperta di nuovi pianeti un’inutile trastullo che non avrebbe portato alcun beneficio alla collettività! Ma nonostante l’eccellente rifrattore norththumberland da 30.5 cm che Challis aveva a disposizione, il metodo da lui scelto era valido, ma assai lungo e tedioso, in quanto egli registrava ogni notte delle immagini stellari attorno alle posizioni calcolate da Adams, per poi vedere se qualcuno di questi astri si fosse mosso. Peraltro, non aveva neanche delle carte stellari adeguate. Per giunta, egli registrò per ben due volte Nettuno (il 12 e 16 Agosto) senza accorgersi che questi era un pianeta! Per questa ragione, fu bollato successivamente, e ingiustamente, come un incapace da gran parte della comunità astronomica, senza tener conto che il settore di cielo che stava esaminando era enormemente denso . James Challis (1803-1882)
10. Didattica & Divulgazione Johann Gottfried Galle Lo scopritore di Nettuno … INAF-OATo Intanto, in Francia, Le Verrier non si era rassegnato a procrastinare la scoperta dell’ipotetico pianeta, e nonostante fosse un conservatore e fervente nazionalista (fu anche un deputato revanscista all’assemblea), era disposto anche a ricorrere a un’Osservatorio straniero. Fortunatamente, il 1845 Johann Gottfried Gall e (1812-1910) , un’astronomo dell’ Osservatorio di Berlino , trasmise una copia della sua tesi a Le Verrier a proposito di transiti meridiani stellari e planetari. Questi gli rispose solo il 18 Settembre 1846, mostrandosi molto interessato all’argomento, e colse l’occasione per proporgli anche di osservare un’astro ignoto, di natura presumibilmente planetaria, nei pressi della stella μ capricorni . Tale risposta arrivò a Berlino solo il 23 Settembre 1846, talché Galle si lanciò entusiasticamente in questa impresa, insieme a un suo allievo, lo studente Heinrich L. D’Arrest (1822-1875) . Inizialmente Galle, ipotizzando che in quella regione ci fosse un pianeta, si mise a ricercare un’astro con una brillantezza più ferma, tipica dei pianeti, ma questa ricerca non portò a nulla, in quanto Nettuno aveva una magnitudo molto debole, ed era un pò difficile distinguerlo dalle stelle fisse, se non per il suo moto apparente. Johann Gottfried Galle (1812-1910)
11. Didattica & Divulgazione Heinrich Louis D’Arrest “ Questa stella non c’è sulla mappa!” INAF-OATo Dopo circa una mezzora di indagini, Galle individuò un minuscolo astro, di magnitudine 8, quindi 5-6 volte più debole delle stelle visibili a occhio nudo. Talché a questo punto, lo studente D’Arrest (1822-1875) riesce a reperire alcune mappe celesti molto dettagliate, create poco prima nell' Osservatorio di Berlino e non ancora disponibili ad altri osservatori. Grazie all’aiuto di queste mappe, si adottò un metodo di ricerca più preciso e sistematico, ovvero Galle osservava alcuni astri al telescopio nell’intorno della regione individuata da Le Verrier e D’Arrest doveva controllare se questi erano riportati sulla mappa. Talché D’Arrest pronunciò la famosa frase: “ Questa stella non c’è sulla mappa! ”. Quell’astro era Nettuno, scoperto grazie all’intuizione di questo giovane studente, individuato a meno di 1° della posizione prevista da Le Verrier, ma a 12° da quella calcolata da Adams. Heinrich Louis D’Arrest (1822-1875)
12. Didattica & Divulgazione La disputa sulla scoperta Fra Francesi, Tedeschi ed Inglesi … INAF-OATo Successivamente, dopo aver avuto conferma della scoperta, il 25 Settembre Galle scrisse a Le Verrier per congratularsi, mentre François Arago, che inizialmente aveva preso sottogamba I calcoli di Le Verrier, annunciò la scoperta con la celebre frase: “Le Verrier ha scoperto un nuovo mondo sulla punta di una penna”. Ma dopo I primi entusiasmi, scoppiarono successivamente le polemiche fra Francesi e Inglesi, in quanto Adams aveva previsto la posizione un’anno prima di Le Verrier, e dunque gli Inglesi reclamavano la priorità della scoperta, e fra Francesi e Tedeschi, in quanto, se I primi avessero avuto attrezzature adatte e disponibili, Le Verrier non avrebbe chiesto l’aiuto di Galle. Alla fine si decise salomonicamente di attribuire il merito della scoperta a tutti I protagonisti della vicenda, vale a dire a Le Verrier, Adams, Galle e D’Arrest. Altra foto di Nettuno ripresa dal Voyager 2: si noti la grande macchia scura
13. Didattica & Divulgazione I “Neptune papers” Le carte di Adams trafugate e ritrovate… INAF-OATo Come se non bastasse, in tempi recenti ( 1998 ), alla morte di un’Astronomo Americano, tale Olin Eggen (1919-1998), furono ritrovati degli scritti d’epoca attribuiti a Adams (I “ Neptune Papers ”), trafugati dallo stesso Eggen dall’Osservatorio di Greenwich nella metà degli anni 60’, ufficialmente per scrivere le biografie di Airy e Challis. Secondo alcuni, dal contenuto di questi scritti si desume che Adams diede un contributo molto minore a quello che all’epoca gli fu attribuito alla scoperta del gigante ghiacciato, purtuttavia tenendo conto del carattere schivo e riservato dell’astronomo inglese. La questione dunque non può attualmente dirsi ufficialmente conclusa. Una pagina dei “Neptune Papers” di Adams