"Schegge di me" è uno Young Adult, primo libro di una trilogia della giovane scrittrice Tahereh Mafi.
Il secondo libro, Unravel Me, sarà in uscita l'anno prossimo, ma visto il forte successo già riscosso negli USA da Schegge di me, la 20th Century Fox ne già acquisito i diritti cinematografici.
Antologia dei racconti inediti scritti da sei autori residenti nella città di Matera, in occasione del Festival di Letteratura "RaccontaMatera" dal 7 al 12 aprile 2015
Sole nasce sulle rive del lago di Bolsena. Una famiglia perfetta, si direbbe vedendola da fuori. E’ una bambina curiosa, innamorata della sorella Valeria, più grande di lei di appena due anni. Un fratello più piccolo, un padre psichiatra e una madre distratta. Le due sorelle condividono il loro mondo, fatto esclusivamente di segreti, alcuni dei quali impossibili da raccontare pertanto nascosti nei loro diari. Quando Valeria scompare nel nulla, inizia per Sole una vita di domande e ricordi importanti che non racconterà mai a nessuno fino al giorno dell’incontro con Marco. Un uomo che la costringerà a rivivere i suoi segreti, a guardare in faccia i mostri del passato. Per farlo, l’uomo utilizzerà l’unico modo che conosce. I segreti sono svelati, l’anima è leggera ma la scia di sangue, rimarrà sempre ai suoi piedi.
L’esperienza del terremoto ha lasciato segni profondi nella vita di ognuno di noi, delle nostre famiglie e del nostro paese: sintesi della fase linguistica –espressiva dell’intero percorso.: i luoghi più colpiti parlano ed esprimono pensieri e sentimenti. Classe 3^A Scuola Secondaria"M.Polo" Crevalcore (BO)
Antologia dei racconti inediti scritti da sei autori residenti nella città di Matera, in occasione del Festival di Letteratura "RaccontaMatera" dal 7 al 12 aprile 2015
Sole nasce sulle rive del lago di Bolsena. Una famiglia perfetta, si direbbe vedendola da fuori. E’ una bambina curiosa, innamorata della sorella Valeria, più grande di lei di appena due anni. Un fratello più piccolo, un padre psichiatra e una madre distratta. Le due sorelle condividono il loro mondo, fatto esclusivamente di segreti, alcuni dei quali impossibili da raccontare pertanto nascosti nei loro diari. Quando Valeria scompare nel nulla, inizia per Sole una vita di domande e ricordi importanti che non racconterà mai a nessuno fino al giorno dell’incontro con Marco. Un uomo che la costringerà a rivivere i suoi segreti, a guardare in faccia i mostri del passato. Per farlo, l’uomo utilizzerà l’unico modo che conosce. I segreti sono svelati, l’anima è leggera ma la scia di sangue, rimarrà sempre ai suoi piedi.
L’esperienza del terremoto ha lasciato segni profondi nella vita di ognuno di noi, delle nostre famiglie e del nostro paese: sintesi della fase linguistica –espressiva dell’intero percorso.: i luoghi più colpiti parlano ed esprimono pensieri e sentimenti. Classe 3^A Scuola Secondaria"M.Polo" Crevalcore (BO)
Una donna, con il suo bagaglio di segreti occultati al mondo come gioielli rubati, si incamminò sulla strada per l’inferno. L’unica che le sia rimasta, crede. L’ultima a dirla tutta.
Ma qualcuno la attende ai cancelli. Per presentarle il conto.
Questo racconto, mio esordio letterario in un concorso pubblico, è stato pubblicato all'interno della raccolta di racconti SCRIVIMI DI QUESTO TEMPO - Edilet 2008.
Gioco/viaggio in compagnia degli Arcani Maggiori...creato da http://www.centrobenesseredellamore.com/
I simboli parlano a chi li sa ascoltare e sono uno potente strumento di autoconoscenza.
Hai delle curiosità, vuoi una consulenza, vuoi imparare a leggere i Tarocchi o vuoi conoscerli meglio? Contattami colorefiore@gmail.com
Poesie dedicate alla natura, il lavoro fa parte del progetto Ambienti@moci ed è stato realizzato dagli alunni della classe IIB della Scuola Media di San Vito Romano.
Warning: Racconto Eros - VM 18 years
Pagg. 7 - Time 15 min. circa
Occhi aperti, sempre: fare il "maestro" può dare alla testa; specialmente in una casa dal clima represso e dai ruoli incerti.
Questa è l'avventura reale di una ragazza che deve misurarsi con qualcosa di estremo e quasi invincibile, perchè il seme del male
è anche dentro di lei.
Una donna, con il suo bagaglio di segreti occultati al mondo come gioielli rubati, si incamminò sulla strada per l’inferno. L’unica che le sia rimasta, crede. L’ultima a dirla tutta.
Ma qualcuno la attende ai cancelli. Per presentarle il conto.
Questo racconto, mio esordio letterario in un concorso pubblico, è stato pubblicato all'interno della raccolta di racconti SCRIVIMI DI QUESTO TEMPO - Edilet 2008.
Gioco/viaggio in compagnia degli Arcani Maggiori...creato da http://www.centrobenesseredellamore.com/
I simboli parlano a chi li sa ascoltare e sono uno potente strumento di autoconoscenza.
Hai delle curiosità, vuoi una consulenza, vuoi imparare a leggere i Tarocchi o vuoi conoscerli meglio? Contattami colorefiore@gmail.com
Poesie dedicate alla natura, il lavoro fa parte del progetto Ambienti@moci ed è stato realizzato dagli alunni della classe IIB della Scuola Media di San Vito Romano.
Warning: Racconto Eros - VM 18 years
Pagg. 7 - Time 15 min. circa
Occhi aperti, sempre: fare il "maestro" può dare alla testa; specialmente in una casa dal clima represso e dai ruoli incerti.
Questa è l'avventura reale di una ragazza che deve misurarsi con qualcosa di estremo e quasi invincibile, perchè il seme del male
è anche dentro di lei.
2. Ai miei genitori e a mio marito,
perché quando vi ho detto che desideravo toccare la luna
mi avete presa per mano, mi avete stretta forte
e mi avete insegnato a volare.
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4. Divergevano due strade in un bosco e io…
io presi la meno battuta,
e di qui tutta la differenza è venuta.
– ROBERT FROST, La strada non presa
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6. UN O
Sono rinchiusa da 264 giorni. A tenermi compagnia ci sono
solo un quadernetto, una penna malridotta e i numeri che mi
frullano nella testa. 1 finestra. 4 pareti. 15 metri quadrati di
spazio. 26 lettere di un alfabeto di cui non mi sono mai servi-
ta nel corso di 264 giorni d’isolamento.
6336 ore dall’ultima volta che ho toccato un essere umano.
«Tra poco dividerai la cella la stanza con qualcuno» han-
no detto.
«Speriamo che tu ci marcisca, qui dentro Una gratificazio-
ne per la tua buona condotta» hanno detto.
«Tra psicopatici v’intenderete Basta isolamento» hanno
detto.
A parlare sono stati i tirapiedi della Restaurazione. Il mo-
vimento che in teoria avrebbe dovuto soccorrere la nostra
società agonizzante. Le stesse persone che mi hanno trasci-
nata fuori dalla casa dei miei genitori e mi hanno rinchiusa
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7. in un manicomio per colpa di qualcosa che non sono in gra-
do di controllare. A nessuno di loro è importato che non sa-
pessi di cos’ero capace. Che non sapessi cosa stavo facendo.
Non ho idea di dove mi trovo.
So solo di essere stata costretta a montare a bordo di
un furgone bianco giunto qui dopo un viaggio di 6 ore e 37
minuti. E so di essere stata ammanettata al sedile. So che
c’erano anche delle cinghie, per tenermi immobile. So che i
miei genitori non si sono presi il disturbo di dirmi addio. So
di non aver pianto, mentre mi portavano via.
So che il cielo crolla ogni giorno.
Il sole cade nell’oceano e spruzza di marrone, rosso, giallo
e arancione il mondo fuori dalla mia finestra. Un milione di
foglie provenienti da centinaia di rami diversi si tuffano nel
vento e fluttuano illudendosi di volare. E invece una folata
ne cattura le ali avvizzite solo per costringerle verso il basso
dove, dimenticate, verranno calpestate dai soldati.
Ci sono meno alberi rispetto al passato, dicono gli scien-
ziati. Dicono che un tempo il nostro pianeta fosse verde. Che
le nuvole fossero bianche. Che il sole irradiasse il giusto tipo
di luce. Ma conservo ricordi sbiaditi di quel mondo. Non
ricordo granché di ciò che c’era. L’unica vita che conosco è
quella che mi è stata concessa. Un’eco di ciò che è stato.
Premo il palmo contro il piccolo vetro, e il freddo mi strin-
ge la mano in un abbraccio familiare. Siamo entrambi soli,
entrambi esistiamo in quanto assenza di qualcos’altro.
Impugno la penna quasi inutilizzabile; ho imparato a
razionarne il poco inchiostro, e la studio. Cambio idea.
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8. Rinuncio allo sforzo che serve per annotare le cose. In fon-
do, avere un compagno di cella potrebbe non rivelarsi tanto
male. Parlare con un essere in carne e ossa potrebbe sem-
plificare le cose. Mi esercito a usare la voce, muovo le labbra
per articolare parole familiari ma ormai sconosciute alla mia
bocca. Faccio pratica per tutto il giorno.
Sono stupita di vedere che ricordo ancora come si fa a
parlare.
Arrotolo il taccuino e lo ficco nel muro. Mi siedo sulle
molle coperte di stoffa sopra cui sono costretta a dormire.
Resto in attesa con la schiena diritta. Mi dondolo avanti e
indietro, e aspetto.
Aspetto troppo a lungo e mi addormento.
Quando riapro gli occhi ho davanti a me un paio di labbra un
paio di orecchie un paio di sopracciglia.
Soffoco un urlo l’impulso di scappare il terrore paraliz-
zante che s’impossessa degli arti.
«Sei un r-r-r-r…»
«E tu una ragazza.» Inarca un sopracciglio. Allontana il
viso. Ghigna ma non sorride, e io vorrei scoppiare in lacrime
e lancio occhiate disperate, terrorizzate, in direzione della
porta che ho tentato di aprire non so quante volte. Mi hanno
rinchiusa insieme a un maschio. Un maschio.
Santo cielo.
Vogliono uccidermi.
L’hanno fatto apposta.
Per torturarmi, per darmi il tormento, per impedirmi una
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9. volta per tutte di dormire la notte. Ha le braccia tatuate dai
polsi fino ai gomiti. Al sopracciglio gli manca un piercing che
devono avergli sequestrato. Occhi blu scuro capelli castano
scuro linea del mento spigolosa corporatura forte e snella.
Bellissimo Pericoloso. Spaventoso. Terribile.
Lui scoppia a ridere, e io mi precipito giù dal letto e mi
rintano in un angolo.
Studia il cuscino sottile appoggiato sul letto singolo che
stamattina hanno spinto a forza nella zona sgombra della
cella, il materasso striminzito e la coperta lisa che a sten-
to potrà coprirgli il torace. Dà un’occhiata al mio letto. Dà
un’occhiata al suo letto.
Li avvicina con una mano. Usando un piede sposta le due
strutture metalliche dal suo lato della stanza. Si sdraia sui
materassi uniti, poi afferra il mio cuscino, lo sprimaccia e se
lo sistema dietro la testa. Comincio a tremare.
Mi mordo le labbra e cerco di nascondermi nell’angolino
buio. Mi ha rubato il letto la coperta il cuscino.
Non ho altro che il pavimento.
Non avrò altro che il pavimento.
Non reagirò perché sono pietrificata paralizzata paranoide.
«E così sei... pazza? Per questo ti trovi qui?»
Non sono pazza.
Si solleva quanto basta per guardarmi in faccia. Scoppia a
ridere di nuovo. «Mica voglio farti del male.»
Vorrei tanto credergli. Non gli credo.
«Come ti chiami?» domanda.
Non sono affari tuoi. E tu come ti chiami?
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10. Lo sento sbuffare seccato. Lo sento rigirarsi sul letto che
per metà sarebbe mio. Resto sveglia tutta la notte. Le ginoc-
chia al mento, le braccia strette attorno al mio piccolo corpo,
i lunghi capelli castani come unica tenda che mi ripari da lui.
Non riuscirò a dormire.
Non posso dormire.
Non posso ricominciare a sentire quelle urla.
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