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Università di Roma “La Sapienza”
           26/06/2012
L’amphiteatrum Caesareum
• Questa presentazione è stata realizzata per essere mostrata
  durante una lezione tenuta per gli studenti della Summer
  School dell’Università di Roma “La Sapienza”.
• È pensata pertanto con uno stile non specialistico e molte
  puntualizzazioni archeologiche sono state tralasciate a
  motivo della loro complessità interpretativa.
• Le immagini sono state per lo più tratte da internet e
  risultano di dominio pubblico; altre sono tratte da
  bibliografia per i fini scientifici della presentazione.
  L’immagine di sfondo è una fotografia dell’autore.
• La presentazione viene rilasciata secondo licenza CC BY-NC-
  SA 3.0 http://creativecommons.org/licenses/by-nc-
  sa/3.0/it/deed.it
L’ amphiteatrum, detto “il
Colosseo”
La costruzione del più importante
anfiteatro romano giunto a noi, oggi
simbolo di Roma, venne iniziata da
Vespasiano nel 71 d.C. e completata da
Tito nel 79 d.C. Dopo l’inaugurazione
dell’edificio, nell’80, negli anni successivi
Domiziano apportò ulteriori importanti
modifiche al funzionamento del
complesso.
Il nome Colosseo sembra derivare dalla
vicinanza del Colosso in bronzo del Dio
Sole (riadattamento vespasianeo
dell’originaria statua di Nerone), e
s’impose nel linguaggio popolare durante
il Medievo (prima attestazione del
termine Colysaeus in un passo di Beda il
Venerabile: Collectanea 1.3, PL 94, 543).
Per alcuni potrebbe essere l’unione della
locuzione “Coly eus?”, ovvero “Adori
lui?”, in riferimento a Satana, poiché
durante il Medioevo il monumento era
considerato simbolo del paganesimo.             Il Colosseo in una fotografia di T. Cuccioni del 1858.
In antico, l’edificio era noto con il nome di     Visibile ancora parte della Meta Sudans, distrutta
amphiteatrum, o anche amphiteatrum
Caesareum.                                      durante la costruzione di Via dell’Impero (1933-36)
Un museo di architettura
                       a cielo aperto
•   Oggi l’Anfiteatro è il risultato di interventi strutturali, di restauro, di spoliazione, di adattamento, che
    si sono succeduti nel corso dei suoi quasi 2000 anni di vita.
•   Domiziano modificò il funzionamento dell’arena, costruendo due livelli sotterranei deputati al
    funzionamento di ascensori e montacarichi. Inoltre costruì nel settore orientale della valle 5 Ludi.
•   Settimio Severo ricostruì buona parte dell’impianto originale andato distrutto nell’incendio del 217
    (cd. “incendio di Macrino”), tra cui gli elementi architettonici della porticus in summa cavea.
•   Dal 523 non si hanno più attestazioni di giochi.
•   Già in età teodericiana iniziarono le fasi di demolizione e di smontaggio, per recuperare frammenti
    caduti a fini restaurativi; durante il medioevo l’edificio fu rifunzionalizzato: recenti scavi all’interno
    di alcuni cunei hanno messo in luce come nel XII-XIII secolo fossero state installate abitazioni fino
    ad oggi note solo da documenti d’archivio (individuata una cucina) e strutture produttive legate al
    vino (come un calcatorium, struttura per pigiare l’uva).
•   Al XIX-XX secolo risalgono gli interventi di integrazione e restauro, in particolare lo sperone est ad
    opera di R. Stern (1806-7, “consolidamento della rovina”) e lo sperone ovest ad opera di G. Valadier
    (1823-6, “consolidamento con ricostruzione della rovina”).
•   Al 2000 risale la ricomposizione parziale del piano dell’arena all’originaria quota flavia. Nuovi
    allestimenti museali attualmente in corso renderanno fruibile un’ampia parte del monumento
    attualmente sotto indagine archeologica.
Il Colosseo nella storia
Restauri a seguito di terremoti si ebbero
nel 442 ad opera dei prefetti urbani Flavio
Sinesio Gennadio Paolo e Rufio Cecina
Felice Lampadio (CIL VI, 32086-87); nel
470 ad opera del console Messio Febo
Severo e ancora nel 484/508 (data
incerta) ad opera del praefectus urbi
Decio Mario Venanzio Basilio (nella foto
la base iscritta commemorativa). Altri
terremoti danneggiarono gravemente il
Colosseo nel 476, nel 801 intorno al 848 e
ancora nel 1348.
L'ultimo intervento di restauro nella
cavea è ricordato da un'iscrizione
rinvenuta nel Ludus Magnus in cui il
nome del re goto Odoacre è associato alla
menzione di novi gradus (AE 1967, 7).
Dopo l’ultima caccia del 523, il
monumento viene chiuso: tracce di
sbarramenti lignei inamovibili sono
individuabili sulle arcate del portico
esterno, quasi certamente a ribadire la
proprietà statale dello stesso contro furti
non autorizzati di materiale.
Il Colosseo nella storia
Ma già pochi anni dopo il monumento
viene occupato: i primi interventi di
demolizione si hanno nella seconda metà
del VI secolo, in connessione con
l’originario piano di calpestio.
All’interno della struttura sono state
rinvenute fosse adibite a cava di
marmi, dove a partire dal X secolo i
travertini di rivestimento crollati del
monumento venivano recuperati e
utilizzati per fare calce. La zona assunse
anche il toponimo di Calcarium.
Più che i terremoti, fu infatti l’opera post
antica di smontaggio dell’edificio a
decretarne la rovina.
La conservazione del fronte
settentrionale è quasi certamente da
addebitarsi a precise scelte politiche:
correndo al suo fianco l’asse viario che
dal centro abitato di Roma giungeva al
Laterano (sede vescovile), questo fronte
doveva costituire una quinta scenica sulla
via publica durante le processioni papali.
Il controllo fu così ferreo che ancora oggi    H. Van Lint: Veduta del Colosseo con viaggiatore.
si conservano i perni metallici che
tengono ancorati tra loro i blocchi di                        Olio su tela, 1731 ca.
marmo e che garantiscono la
sopravvivenza dell’edificio.
Chiesetta di
                                                Palatium Frangipanis              S. Giacomo
   Il Colosseo nella storia
I grandi danni del 1349 si ebbero quando
la cava era già stata abbandonata da
tempo: con il fenomeno noto come “lotta
delle investiture” iniziato con il
saccheggio normanno di Roma del
1084, la potente famiglia dei Frangipane-
Annibaldi si appropriò della
struttura, inglobandola nel suo circuito
difensivo e trasformandone una parte in
castello: resti del Palatium sono ancora
visibili in una veduta dell’Anonimo di
Fabriczy del 1570 ca. che raffigura inoltre
la chiesetta di S. Giacomo, trasformata in
fienile nel XVI secolo e demolita nel corso
del XIX.
I Frangipane acquistarono le proprietà dei
De Frasia, che all’interno del Colosseo
avevano una domus di notevoli
dimensioni: che l’intera struttura fosse
stata riadattata a comprensorio
abitativo, con case in successione molto
fitta, è testimoniato dagli atti notarili, il
più antico dei quali risale al 7 marzo 982          Anonimo di Fabriczy, veduta (1570)
quando le proprietà immobiliari
ricadevano sotto il controllo della chiesa
di Santa Maria Nova.
Piranesi, 1750 ca.: veduta del Colosseo con le edicole
                      della Via Crucis.
Nel 1744 Papa Benedetto XIV vi fece costruire 15 edicole per la Via Crucis
poi, per un certo periodo, dal 1749 in poi, è stato anche chiesa, così dichiarata
dallo stesso Papa sulla base dell’errata convinzione che fosse stato luogo di
martirio dei cristiani.
Il Colosseo nella storia
Ancora nel 1775 delle raffigurazioni
mostrano scene di sepoltura
all’interno dell’anfiteatro.
Fino al 1804 inoltre il Colosseo
ospitava il letame destinato alla
fabbricazione del salnitro per polvere
da sparo, prima che le operazioni
venissero spostate sul Colle Oppio, in
particolare nella salnitrara sotto
l’esedra SO delle Terme di Traiano. I
documenti dell’epoca conservano le
lamentele dei proprietari terrieri del
fronte meridionale dell’Oppio per
l’olezzo generato dai depositi del
Colosseo che rendeva problematica la
stessa coltivazione dei campi.
Nel 1804 il Papa decise di affidare a
Stern la costruzione di un contrafforte
di stabilità, la cui costruzione
terminerà nel 1823 non senza critiche.
Il Colosseo nella storia
F.M. Matveev <1826: acquerello
Una immagine che mostra il Colosseo post intervento Stern ma pre intervento
Valadier, con visibile l’assenza di alcuni restauri integrativi moderni. Al
centro, ben visibile “la grande rovina” a causa del terremoto del 1348.
Il Colosseo nella Storia
  Anonimo, Panorama di Roma
(1538), Mantova, Palazzo Ducale   Pietro del Massaio, Veduta di Roma
            (part.)                   (1469), Vat. Lat. 5699 (part.)
L’Anfiteatro Flavio

LA TOPOGRAFIA
La valle dell’anfiteatro
Dal complesso della Domus
         Aurea…                                  … al complesso del Colosseo




    Da REA-BESTE-LANCASTER: “Il cantiere del Colosseo”, in RM 109 (2002), pp. 341-375
La valle dell’anfiteatro
     Ipotesi Domus Aurea                          Ipotesi Anfiteatro




BORGHINI-CARLANI, Progetto Katatexilux 2011   GISMONDI, Plastico Roma Imperiale
L’Anfiteatro Flavio

STRUTTURA E DECORAZIONI
La struttura
L’eccezionale stato di conservazione
del monumento consente agli studiosi
una conoscenza molto precisa sulla
sua struttura, a cui si aggiungono
testimonianze iconografiche di quando
il Colosseo era più intatto.
Inoltre, alcuni anfiteatri conservati in
altre città dell’impero sono di ulteriore
aiuto per comprendere l’architettura di
questi edifici.
Dall’antichità le testimonianze
principali sono di tipo monetale: a
fianco, il conio fatto incidere
dall’imperatore Tito durante il suo VIII
consolato nell’80 d.C., anno di
inaugurazione del monumento: ben
visibile la quadriga che doveva
sormontare uno degli accessi
all’edificio.


                                            quadriga
La struttura
Un’ulteriore testimonianza è
conservata sul bassorilievo di una
lastra la cui raffigurazione viene fatta
riferire al Colosseo da quasi tutti gli
studiosi. Anche qui, nonostante la
stilizzazione e l’uso di proporzioni non
particolarmente precise, si percepisce
la quadriga già vista sul conio di Tito.
Le tecniche edilizie utilizzate nella
costruzione dell'anfiteatro sono
l'opera quadrata e l'opera laterizia. In
opera quadrata di travertino è
realizzata tutta la struttura portante
dell'edificio, in fondazione e in elevato;
in alcuni casi è usato anche il tufo.
L'opus caementicium è presente in due
varianti: per le fondazioni è formato da
scaglie di leucitite di medie
dimensioni, per la struttura della volta
e dei muri è composto da scapoli di
tufo giallo e altri materiali; la cortina
laterizia della fabbrica originale ha il
modulo attestato sui cm. 25-26.
La struttura
La freccia indica la probabile posizione della quadriga raffigurata su
monete e rilievi antichi, sormontante uno degli ingressi principali del
monumento.
La decorazione
Degli originari rivestimenti murari
restano poche tracce: sono in marmo
oppure ad intonaco. Le pavimentazioni
negli ordini superiori sono in opus
spicatum oppure in marmo (come
nell'ambulacro); scale e relativi
pianerottoli erano rivestiti in
travertino. Si conservano anche tracce
di pavimenti musivi (ad es. nella
galleria nord-sud).
La decorazione interna dei tre fornici
che compongono l'ingresso nord è
ripartita in tre zone che, partendo
dall'alto, si possono così suddivide: gli
stucchi del cassettonato che ricoprono
completamente l'intradosso della volta
a botte, la lunetta di risulta della
parete di fondo e, al di sotto, la parete
reale che inizia con una fascia di scene
figurate delimitate di un kyma ionico.
La decorazione
La decorazione della parete vera e
propria è composta, nella parte
superiore, da un sistema di fregio e
sottostanti metope portante la volta;
nella parte inferiore da un
cassettonato scandito da sistemi di
colonne che ripartiscono l'intera scena
in tre parti.
Delle rampe di accesso alla cavea
(vomitoria) si sono rinvenuti
frammenti di marmo che le
recingevano su tre lati a scopo
protettivo, contro le cadute accidentali
di spettatori. Sono di due tipi
fondamentali: balaustre con terminali
inferiori costituiti da leogrifi statici e
stilizzati, con terminali superiori
costituiti da cornucopie ricolme di          Balaustra con
spighe, frutta e grappoli d'uva;             zampe di sfinge
transenne decorate da animali
reali, resi con semplice naturalismo e
colti in movimento, con il muso rivolto      Balaustra con
verso il basso.
                                             cornucopia

                                             CONFORTO 1988
La decorazione
Gli elementi orizzontali di
congiunzione tra i due elementi obliqui
ai lati delle rampe di accesso alla
cavea, sono a decorazione
vegetale, con un'ampia varietà di
schemi decorativi. Da rilevare che sia il
primo che il secondo tipo di transenne
presentano confronti puntuali con i
materiali del teatro di
Domiziano, anche se la datazione di
molti dei frammenti rinvenuti risale al
III secolo, verosimilmente al restauro
severiano del 217.

Foto da CONFORTO 1988
Maenianum
                                                            summum
      I settore   Maenianum        Maenianum     Maenianum
                   primum          secondum      secundum
                                     imum         summum




La struttura
Il Colosseo presenta una struttura anulare in 4 anelli che sostengono un I
settore riservato ai senatori e personaggi di alto rango; il maenianum
primum comprendente almeno otto gradini in marmo; il maenianum
secundum, ripartito in imum e summum, quest'ultimo articolato in
almeno quattro gradini sempre in marmo; infine il maenianum summum
in ligneis, ripartito in 80 tabulationes.
La struttura
Questa suddivisione della cavea rigidamente gerarichica è testimoniata dagli
Acta fratrum Arvalium relativi al mese di giugno dell’anno 80, e
sostanzialmente confermata dalla Forma Urbis Severiana. È probabile che il
Colosseo potesse ospitare fino a 45.000-50.000 spettatori.
I loca senatori
Il primo ordine era destinato per legge
ai Senatori e loro famiglie ed era
costituito da ampi ripiani sui quali
poggiavano i subsellia: i senatori
avevano il diritto di apporre i propri
nomi in corrispondenza dei loca loro
riservati. La notevole varietà
paleografica rivela l'intervento di
molte mani diverse: evidentemente la
loro esecuzione era affidata non
all'amministrazione centrale ma agli
stessi titolari dei loca, che potevano
avvalersi di personale proprio oppure
del personale dell’edificio.

Immagini di epigrafi senatorie da
ORLANDI 1997.
I loca senatori
Lo studio dei documenti relativi alle
iscrizioni senatorie ha rivelato che
inizialmente i blocchi parallelepipedi di
marmo bianco erano disposti
orizzontalmente lungo il margine del
podio, sormontati da una transenna e
con il lato modanato rivolto verso
l'arena; successivamente la transenna
fu rimossa ed i blocchi ruotati di 90°: a
questo punto tali blocchi cominciano
ad essere usati per incidere i nomi dei
senatori; dopo la metà del IV secolo
questa struttura viene parzialmente
smantellata ed i nomi dei senatori
cominciano ad essere incisi sulla faccia
superiore dei lastroni della corona
podii.

Nella figura una ipotesi ricostruttiva
del margine del podio (ORLANDI 1997).
Gli ipogei
Un caratteristica importante
dell’anfiteatro flavio è costituita dagli
ipogei, un complesso sistema
sotterraneo dal quale
macchine, impianti scenici e belve
venivano fatti salire sul piano
dell’arena. Non indispensabili per i
giochi gladiatori si deve infatti
supporre che fossero pensati quasi
esclusivamente per venationes e
rappresentazioni.
La loro architettura è estremamente
complessa: l’analisi delle murature ha
rivelato fasi edilizie che dall’impianto
di costruzione vespasianeo e titiano si
protraggono per più secoli.
Nella fase iniziale il piano dell’arena
era sostenuto soltanto da travi lignee:
questo consentiva un rapido
smontaggio per dare luogo alle
naumachie che dovettero svolgersi per       Asse E-O 76m
l’inaugurazione dell’edificio (Svet. Tito
7.3; Marziale Sugli Spettacoli, 26-28).
                                            Asse N-S 44m
Gli ipogei
Gli ipogei si articolano in due parti:
quella esterna, costituita da
corridoi, camere, gallerie e canali
collocati nelle fondazioni del
Colosseo, e quella interna, visibile
sotto l’arena.
L’invaso costituito dal muro di
contenimento laterale, che delimitava
un’area ovale il cui asse maggiore est-
ovest misura ca. 76m e l’asse minore
nord-sud ca. 44m per un’area totale di
ca. 2637mq (altezza originale del
monumento ca. 52m), veniva riempito
d’acqua fino all’altezza di ca. 1m per
consentire alle navi di manovrare: il
muro stesso, con le sue 32 nicchie e 8
corridoi doveva costituire una quinta
scenica durante lo svolgimento delle
rappresentazioni navali.                  Charpentier 1782: battaglia navale al Colosseo
Già con Domiziano, a partire dal
81, non si ha più notizia di queste
raffigurazioni storiche.
Gli ipogei
Con questo imperatore infatti si
costruiscono i primi tratti murari negli
ipogei, generalmente in tufo, destinati
a sostenere il piano ligneo poi
ricoperto di sabbia dell’arena.
Trattandosi di un’architettura piuttosto
“leggera” per resistere alle
sollecitazioni strutturali cui era
soggetta dai giochi, dai
terremoti, etc., già sotto Traiano
vennero effettuati dei lavori di
rafforzamento, testimoniati dai bolli
laterizi conservati nelle murature.
Nella terza fase prosegue l’opera di
ulteriore rafforzamento con la
costruzione di rinforzi trasversali nei
corridoi. La IV ed ultima fase è quella
che realizza la suddivisione attuale
degli ipogei.                                Ricostruzione ipotetica di una parte della struttura in
                                           legno precedente la costruzione dei tratti murari in tufo
                                                                  BESTE 2001
Le macchine
In base allo studio dei resti
architettonici è stato possibile stabilire
che nel Colosseo operavano 28
ascensori e altrettanti argani.
Il loro funzionamento doveva essere
pressappoco il seguente: gli ascensori
con gabbie salivano fino alle rampe per
mezzo di argani: le rampe, parte
integrante del piano dell’arena
scendevano fino al livello
dell’ascensore. La gabbia si apriva, la
fiera poteva salire sulla rampa e
raggiungere l’arena, dopo di che la
rampa si richiudeva ripristinando il
piano di calpestio.
In base alla posizione degli incastri
nelle murature, si deve supporre che la
dimensione di queste gabbie non
superasse i 90cm di altezza, per cui era
possibile trasportare sul piano
dell’arena soltanto felini, orsi ed
animali più piccoli (lupi, cinghiali, cervi,
antilopi, etc.)


                                               Ricostruzione ipotetica del sistema di ascensori
                                                                 BESTE 2001
Le macchine
Le macchine erano costruite in
legno, per consentirne una rimozione
ed una conservazione in magazzino
durante i periodi di inattività della
struttura per evitare deterioramenti
dovuti ad umidità. La loro
conservazione avveniva quasi
certamente nei portici che
circondavano il Colosseo: sotto
Adriano è noto che Apollodoro
consigliò di costruire tali magazzini
nelle fondazioni dell’erigendo tempio
di Venere e Roma.
Gli animali dovevano essere trasportati
nella struttura la notte prima dei giochi
o la mattina stessa, portate
direttamente nelle gabbie degli
ascensori oppure lasciate
momentaneamente in due zone degli
ipogei, forse nelle stesse nicchie del
muro di contenimento.

                                            Ricostruzione ipotetica del funzionamento
                                                         degli ascensori
Le macchine
La posizione delle rampe nell’arena
può essere soltanto ricostruita in base
alla posizione dei blocchi destinati agli
ascensori: circondavano come una
corona tutto il margine
dell’arena, distanti ca. 3m dal muro del
podio, che non doveva essere molto
alto per non disturbare la visione degli
spettatori. Data la vicinanza con la
quale gli spettatori delle prime file si
trovavano rispetto all’arena, potendo
godere di uno spettacolo
particolarmente affascinante con le
fiere che salivano dalle rampe, non è
esclusa una rete di protezione al
margine dell’arena.
A questo si aggiungono 20 piattaforme
mobili della dimensione di ca. 4x5          Ricostruzione ipotetica del piano dell’arena nella I
metri, risalenti alla fase domizianea                  fase domizianea (BESTE 1998)
della costruzione dei muri in
tufo, destinati al trasporto di
palcoscenici e attori per le
rappresentazioni.
Il Colosseo
Ricostruzione del Colosseo, da scuola francese del XX secolo. Archivio
Larousse: acquerello su carta.
L’Anfiteatro Flavio

I GLADIATORI
I gladiatori
•   Incerte sono le origini della gladiatura: di origini etrusche o più probabilmente
    osco-lucane (a Paestum si conserva la più antica rappresentazione di
    combattimento gladiatorio, databile agli inizi del IV secolo, raffigurata su una
    tomba a cassa in travertino). Nel contesto di Roma, dal semplice agone funerario
    assume connotazioni propagandistiche, in genere per ostentare la propria
    ricchezza oppure per finalità politiche. Il più antico spettacolo gladiatorio a Roma si
    svolse nel 264 a.C. nel Foro Boario per i funerali di Giunio Bruto. Con Augusto le
    classi gladiatorie vengono riordinate in base alla loro armatura, mentre con
    Domiziano i giochi diventano elusivamente pubblici. Nel III secolo con la diffusione
    del Cristianesimo si alzano le prime voci di dissenso, ma solo Onorio nel 404
    riuscirà ad interrompere i giochi: Costantino non era andato oltre una condanna.
•   Anche il Foro Romano ospitò questi giochi: nell'area centrale del Foro sono state
    inoltre rinvenute alcune gallerie ipogee dove si localizzava lo spazio riservato alle
    rappresentazioni. Realizzate da Cesare, caddero in disuso nel corso del I secolo d.C.
    Resti di montacarichi in legno facevano parte del sistema meccanico sotterraneo
    legato alle rappresentazioni, cioè elevatori e passaggi per i gladiatori. Plinio
    riferisce che erano state qui collocate tribune in legno e che si usava coprire la
    piazza con velabri.
I gladiatori
Tuttavia le gallerie ipogee non
dovevano essere necessarie per lo
svolgimento dei giochi
gladiatori, infatti solo gli anfiteatri di
Capua, Puteoli e Thysdrus
(Tunisia, nella foto) ne conservano
traccia.
Un “normale” munus era diviso in tre
parti: la mattina si svolgevano le
venationes in diverse forme, come
uomini contro animali o animali contro
animali, singolarmente o in gruppi: nel
pomeriggio avevano luogo i
combattimenti tra gladiatori, che
potevano protrarsi fino alla sera;
durante le pause o al momento del
pranzo avevano luogo
rappresentazioni o esecuzioni
ufficiali, queste ultime spesso
inscenate con fantasia e rievocanti
scene mitologiche o importanti eventi
storici, con possibile finale a sorpresa.
I gladiatori                               tridente
                                                                      reziarius
Un’importante mosaico, databile
                                                       pugio
intorno al 320 e noto come “Mosaico
del Gladiatore”, rinvenuto nel 1834
presso Torrenova lungo la via Casilina
ed attualmente conservato presso la
Collezione Borghese, raffigura una
battaglia tra gladiatori.
Oltre a preservare il nome dei
combattenti, mostra alcuni dei
caratteristici oggetti, quali
armi, armature e costumi, che
caratterizzavano questi antichi
combattenti.
Proprio grazie a queste raffigurazioni è
oggi possibile ricostruire in parte ma     schiniere
con buona fedeltà storica cosa                                                    scudo
accadeva all’interno di questi
                                                           Simbolo che
spettacoli e come erano “abbigliati” i                    rappresenta il
lottatori.                                              gladiatore morto
I gladiatori
Un altro importante mosaico
pavimentale, proveniente da una villa
romana di Dar Buc Ammera, località
marittima nei pressi di Zliten, in Libia
(databile agli inizi del III secolo
d.C.), raffigura una scena di Venatio e
damnatio ad bestias.
In questo particolare, probabile
rappresentazione di un munus
avvenuto in uno degli anfiteatri di
Leptis Magna, è possibile scorgere il
costume di un venator: una corta
tunica, fasce protettive alle
gambe, armati di lancia a punta            venator
lunga, di un bastone ricurvo ad una
delle estremità, chiamato pedum, e di
una frusta in cuoio (nello specifico).

http://www.livius.org/vi-
vr/villa/villa_dar_bur_ammera_gladiat
ors.html
I gladiatori
“… al popolo viene concesso lo
spettacolo di una grandissima lotta tra
uomini e bestie. Ecco hanno aperto le
botole: le bestie stanno entrando
nell’arena. È impressionante! Mai viste
belve così grandi e selvagge. Hanno un
aspetto molto feroce. Guardate nel
gruppo dei leoni com’è enorme quello
là! Con tutto il chiasso che c’è qui, si
sente solo il suo ruggito potente. Ma
guardate come agita la criniera, che
muscoli e che movenze terribili! Tutto
il pubblico sta guardando solo lui.”
(AULO GELLIO, Noctes Atticae, V.14)




                                           Cacciatori a cavallo da S. Elpidio (Ascoli Piceno, part.)
I gladiatori
“Nel primo duovirato, alle feste di
Apollo, la parata nel
foro, tori, toreri, aiutanti, tre coppie di
schermitori, pugilatori a gruppi e
singoli e rappresentazioni con buffoni
di ogni sorta e con pantomini di ogni
genere, fra i quali Pilade, e inoltre
diecimila sesterzi in elargizione
pubblica per l’onore del duovirato. Nel
secondo duovirato, quinquennale, alle
feste di Apollo offrì la parata nel
foro, tori, toreri, aiutanti e pugili a
gruppi. Il giorno successivo, da
solo, nell’anfiteatro, trenta coppie di
lottatori, cinque coppie di gladiatori e
un combattimento le fiere:
tori, toreri, cinghiali e orsi, inoltre una
caccia alle belve di vario
genere, allestita insieme al proprio          Combattimenti gladiatori dal tempietto sepolcrale di
collega” (da CIL X, 1074d)                                     C. Lusius Sorax
Il Ludus Magnus
Tra le strutture pertinenti il Colosseo
dove si allenavano i gladiatori si
annovera il Ludus Magnus. Costruito
sopra una domus tardo-repubblicana e
un’insula distrutta dall’incendio
neroniano, questa caserma costruita
da Domiziano è l’unica oggi
parzialmente visibile. L’attuale
conformazione architettonica si deve
ai restauri Traianei che ne
consolidarono la struttura, come per il
Colosseo. Ulteriori restauri si ricordano
in epoca tardo-antica ed in particolare
sotto Odoacre.
La presenza di modeste sepolture
databili al VI secolo testimonia in
questo periodo l’abbandono
dell’edificio, un periodo
cronologicamente coevo alla
defunzionalizzazione per spettacoli
della valle.
Il Ludus Magnus
L’edificio originariamente era
impostato su 3 piani, con stanze di
alloggio e servizi intorno ad uno spazio
centrale circondato da un portico di
colonne tuscaniche in travertino.
Nel cortile centrale si trovava l’arena
per gli allenamenti, pensata come
riproduzione in scala del Colosseo
(scala 1:2,5): anche per questo motivo
doveva ospitare rappresentazioni
aperte al pubblico, dato che la
cavea, accessibile da scale
esterne, poteva ospitare 3000
persone.
Un passaggio sotterraneo consentiva
di raggiungere direttamente gli ipogei
del Colosseo.
Gli altri ludi costruiti da Domiziano      Ricostruzione ipotetica del Ludus Magnus
furono il Ludus Dacicus, il Ludus
Gallicus, il Ludus Matutinus (per gli
allenamenti delle venationes).
“Pollice verso” (1872)
Questo dipinto, opera di Jean-Léon Gérôme, è un’interpretazione
romantica, impostasi nell’immaginario collettivo, di un gesto con il quale
il pubblico avrebbe decretato la morte del gladiatore sconfitto. Si tratta in
realtà di un evento molto raro (visto il “costo” di un gladiatore), che
probabilmente si usava indicare con il pollice rivolto verso l’alto.
Bibliografia selecta
•   AUGENTI 2001: D. Augenti, Spettacoli del Colosseo nelle cronache degli antichi, Roma 2001
•   BESTE 1998: H.J. Beste, “Untersuchungen an der Arena und dem Untergeschoss des
    Kolosseums.“, in Bericht über die 40. Tagung für Ausgrabungswissenschaft und
    Bauforschung, Wien 20. - 23. Mai 1, pp. 110-118.
•   BESTE 2001: H.J. Beste, “I sotterranei del Colosseo: impianto, trasformazioni e
    funzionamento”, in LA REGINA 2001, pp. 277-299.
•   CONFORTO 1988: M.L. Conforto (a cura di), Anfiteatro Flavio
    : immagine, testimonianze, spettacoli, Roma 1988
•   DE SETA 2004: C. De Seta, Il Colosseo: un simbolo della coscienza europea, Roma 2004
•   GABUCCI 1999: A. Gabucci (a cura di), Il Colosseo, Milano 1999
•   LA REGINA 2001: A. La Regina (a cura di), Sangue e arena, Catalogo della mostra, Milano 2001.
•   ORLANDI 1997: S. Orlandi, “I loca senatori dell’Anfiteatro flavio. Analisi tecnica e ipotesi
    ricostruttive.”, in XI Congresso internazionale di epigrafia greca e latina, Roma 18 - 24
    settembre 1997. Atti, 2, pp. 711-719.
•   REA 2002: R. Rea, Rota Colisei. La valle del Colosseo attraverso i secoli, Milano 2002
•   REA-BESTE-LANCASTER 2002: R. Rea, H.J. Beste, L. Lancaster, “Il cantiere del Colosseo”, in RM
    109 (2002), pp. 341-375.
    http://ohio.academia.edu/LynneLancaster/Papers/423719/Il_cantiere_del_Colosseo
Further question at simone.gianolio@uniroma1.it




GRAZIE PER L’ATTENZIONE!

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Roma: il Colosseo

  • 1. Università di Roma “La Sapienza” 26/06/2012
  • 2. L’amphiteatrum Caesareum • Questa presentazione è stata realizzata per essere mostrata durante una lezione tenuta per gli studenti della Summer School dell’Università di Roma “La Sapienza”. • È pensata pertanto con uno stile non specialistico e molte puntualizzazioni archeologiche sono state tralasciate a motivo della loro complessità interpretativa. • Le immagini sono state per lo più tratte da internet e risultano di dominio pubblico; altre sono tratte da bibliografia per i fini scientifici della presentazione. L’immagine di sfondo è una fotografia dell’autore. • La presentazione viene rilasciata secondo licenza CC BY-NC- SA 3.0 http://creativecommons.org/licenses/by-nc- sa/3.0/it/deed.it
  • 3. L’ amphiteatrum, detto “il Colosseo” La costruzione del più importante anfiteatro romano giunto a noi, oggi simbolo di Roma, venne iniziata da Vespasiano nel 71 d.C. e completata da Tito nel 79 d.C. Dopo l’inaugurazione dell’edificio, nell’80, negli anni successivi Domiziano apportò ulteriori importanti modifiche al funzionamento del complesso. Il nome Colosseo sembra derivare dalla vicinanza del Colosso in bronzo del Dio Sole (riadattamento vespasianeo dell’originaria statua di Nerone), e s’impose nel linguaggio popolare durante il Medievo (prima attestazione del termine Colysaeus in un passo di Beda il Venerabile: Collectanea 1.3, PL 94, 543). Per alcuni potrebbe essere l’unione della locuzione “Coly eus?”, ovvero “Adori lui?”, in riferimento a Satana, poiché durante il Medioevo il monumento era considerato simbolo del paganesimo. Il Colosseo in una fotografia di T. Cuccioni del 1858. In antico, l’edificio era noto con il nome di Visibile ancora parte della Meta Sudans, distrutta amphiteatrum, o anche amphiteatrum Caesareum. durante la costruzione di Via dell’Impero (1933-36)
  • 4. Un museo di architettura a cielo aperto • Oggi l’Anfiteatro è il risultato di interventi strutturali, di restauro, di spoliazione, di adattamento, che si sono succeduti nel corso dei suoi quasi 2000 anni di vita. • Domiziano modificò il funzionamento dell’arena, costruendo due livelli sotterranei deputati al funzionamento di ascensori e montacarichi. Inoltre costruì nel settore orientale della valle 5 Ludi. • Settimio Severo ricostruì buona parte dell’impianto originale andato distrutto nell’incendio del 217 (cd. “incendio di Macrino”), tra cui gli elementi architettonici della porticus in summa cavea. • Dal 523 non si hanno più attestazioni di giochi. • Già in età teodericiana iniziarono le fasi di demolizione e di smontaggio, per recuperare frammenti caduti a fini restaurativi; durante il medioevo l’edificio fu rifunzionalizzato: recenti scavi all’interno di alcuni cunei hanno messo in luce come nel XII-XIII secolo fossero state installate abitazioni fino ad oggi note solo da documenti d’archivio (individuata una cucina) e strutture produttive legate al vino (come un calcatorium, struttura per pigiare l’uva). • Al XIX-XX secolo risalgono gli interventi di integrazione e restauro, in particolare lo sperone est ad opera di R. Stern (1806-7, “consolidamento della rovina”) e lo sperone ovest ad opera di G. Valadier (1823-6, “consolidamento con ricostruzione della rovina”). • Al 2000 risale la ricomposizione parziale del piano dell’arena all’originaria quota flavia. Nuovi allestimenti museali attualmente in corso renderanno fruibile un’ampia parte del monumento attualmente sotto indagine archeologica.
  • 5. Il Colosseo nella storia Restauri a seguito di terremoti si ebbero nel 442 ad opera dei prefetti urbani Flavio Sinesio Gennadio Paolo e Rufio Cecina Felice Lampadio (CIL VI, 32086-87); nel 470 ad opera del console Messio Febo Severo e ancora nel 484/508 (data incerta) ad opera del praefectus urbi Decio Mario Venanzio Basilio (nella foto la base iscritta commemorativa). Altri terremoti danneggiarono gravemente il Colosseo nel 476, nel 801 intorno al 848 e ancora nel 1348. L'ultimo intervento di restauro nella cavea è ricordato da un'iscrizione rinvenuta nel Ludus Magnus in cui il nome del re goto Odoacre è associato alla menzione di novi gradus (AE 1967, 7). Dopo l’ultima caccia del 523, il monumento viene chiuso: tracce di sbarramenti lignei inamovibili sono individuabili sulle arcate del portico esterno, quasi certamente a ribadire la proprietà statale dello stesso contro furti non autorizzati di materiale.
  • 6. Il Colosseo nella storia Ma già pochi anni dopo il monumento viene occupato: i primi interventi di demolizione si hanno nella seconda metà del VI secolo, in connessione con l’originario piano di calpestio. All’interno della struttura sono state rinvenute fosse adibite a cava di marmi, dove a partire dal X secolo i travertini di rivestimento crollati del monumento venivano recuperati e utilizzati per fare calce. La zona assunse anche il toponimo di Calcarium. Più che i terremoti, fu infatti l’opera post antica di smontaggio dell’edificio a decretarne la rovina. La conservazione del fronte settentrionale è quasi certamente da addebitarsi a precise scelte politiche: correndo al suo fianco l’asse viario che dal centro abitato di Roma giungeva al Laterano (sede vescovile), questo fronte doveva costituire una quinta scenica sulla via publica durante le processioni papali. Il controllo fu così ferreo che ancora oggi H. Van Lint: Veduta del Colosseo con viaggiatore. si conservano i perni metallici che tengono ancorati tra loro i blocchi di Olio su tela, 1731 ca. marmo e che garantiscono la sopravvivenza dell’edificio.
  • 7. Chiesetta di Palatium Frangipanis S. Giacomo Il Colosseo nella storia I grandi danni del 1349 si ebbero quando la cava era già stata abbandonata da tempo: con il fenomeno noto come “lotta delle investiture” iniziato con il saccheggio normanno di Roma del 1084, la potente famiglia dei Frangipane- Annibaldi si appropriò della struttura, inglobandola nel suo circuito difensivo e trasformandone una parte in castello: resti del Palatium sono ancora visibili in una veduta dell’Anonimo di Fabriczy del 1570 ca. che raffigura inoltre la chiesetta di S. Giacomo, trasformata in fienile nel XVI secolo e demolita nel corso del XIX. I Frangipane acquistarono le proprietà dei De Frasia, che all’interno del Colosseo avevano una domus di notevoli dimensioni: che l’intera struttura fosse stata riadattata a comprensorio abitativo, con case in successione molto fitta, è testimoniato dagli atti notarili, il più antico dei quali risale al 7 marzo 982 Anonimo di Fabriczy, veduta (1570) quando le proprietà immobiliari ricadevano sotto il controllo della chiesa di Santa Maria Nova.
  • 8. Piranesi, 1750 ca.: veduta del Colosseo con le edicole della Via Crucis. Nel 1744 Papa Benedetto XIV vi fece costruire 15 edicole per la Via Crucis poi, per un certo periodo, dal 1749 in poi, è stato anche chiesa, così dichiarata dallo stesso Papa sulla base dell’errata convinzione che fosse stato luogo di martirio dei cristiani.
  • 9. Il Colosseo nella storia Ancora nel 1775 delle raffigurazioni mostrano scene di sepoltura all’interno dell’anfiteatro. Fino al 1804 inoltre il Colosseo ospitava il letame destinato alla fabbricazione del salnitro per polvere da sparo, prima che le operazioni venissero spostate sul Colle Oppio, in particolare nella salnitrara sotto l’esedra SO delle Terme di Traiano. I documenti dell’epoca conservano le lamentele dei proprietari terrieri del fronte meridionale dell’Oppio per l’olezzo generato dai depositi del Colosseo che rendeva problematica la stessa coltivazione dei campi. Nel 1804 il Papa decise di affidare a Stern la costruzione di un contrafforte di stabilità, la cui costruzione terminerà nel 1823 non senza critiche.
  • 10. Il Colosseo nella storia F.M. Matveev <1826: acquerello Una immagine che mostra il Colosseo post intervento Stern ma pre intervento Valadier, con visibile l’assenza di alcuni restauri integrativi moderni. Al centro, ben visibile “la grande rovina” a causa del terremoto del 1348.
  • 11. Il Colosseo nella Storia Anonimo, Panorama di Roma (1538), Mantova, Palazzo Ducale Pietro del Massaio, Veduta di Roma (part.) (1469), Vat. Lat. 5699 (part.)
  • 13. La valle dell’anfiteatro Dal complesso della Domus Aurea… … al complesso del Colosseo Da REA-BESTE-LANCASTER: “Il cantiere del Colosseo”, in RM 109 (2002), pp. 341-375
  • 14. La valle dell’anfiteatro Ipotesi Domus Aurea Ipotesi Anfiteatro BORGHINI-CARLANI, Progetto Katatexilux 2011 GISMONDI, Plastico Roma Imperiale
  • 16. La struttura L’eccezionale stato di conservazione del monumento consente agli studiosi una conoscenza molto precisa sulla sua struttura, a cui si aggiungono testimonianze iconografiche di quando il Colosseo era più intatto. Inoltre, alcuni anfiteatri conservati in altre città dell’impero sono di ulteriore aiuto per comprendere l’architettura di questi edifici. Dall’antichità le testimonianze principali sono di tipo monetale: a fianco, il conio fatto incidere dall’imperatore Tito durante il suo VIII consolato nell’80 d.C., anno di inaugurazione del monumento: ben visibile la quadriga che doveva sormontare uno degli accessi all’edificio. quadriga
  • 17. La struttura Un’ulteriore testimonianza è conservata sul bassorilievo di una lastra la cui raffigurazione viene fatta riferire al Colosseo da quasi tutti gli studiosi. Anche qui, nonostante la stilizzazione e l’uso di proporzioni non particolarmente precise, si percepisce la quadriga già vista sul conio di Tito. Le tecniche edilizie utilizzate nella costruzione dell'anfiteatro sono l'opera quadrata e l'opera laterizia. In opera quadrata di travertino è realizzata tutta la struttura portante dell'edificio, in fondazione e in elevato; in alcuni casi è usato anche il tufo. L'opus caementicium è presente in due varianti: per le fondazioni è formato da scaglie di leucitite di medie dimensioni, per la struttura della volta e dei muri è composto da scapoli di tufo giallo e altri materiali; la cortina laterizia della fabbrica originale ha il modulo attestato sui cm. 25-26.
  • 18. La struttura La freccia indica la probabile posizione della quadriga raffigurata su monete e rilievi antichi, sormontante uno degli ingressi principali del monumento.
  • 19. La decorazione Degli originari rivestimenti murari restano poche tracce: sono in marmo oppure ad intonaco. Le pavimentazioni negli ordini superiori sono in opus spicatum oppure in marmo (come nell'ambulacro); scale e relativi pianerottoli erano rivestiti in travertino. Si conservano anche tracce di pavimenti musivi (ad es. nella galleria nord-sud). La decorazione interna dei tre fornici che compongono l'ingresso nord è ripartita in tre zone che, partendo dall'alto, si possono così suddivide: gli stucchi del cassettonato che ricoprono completamente l'intradosso della volta a botte, la lunetta di risulta della parete di fondo e, al di sotto, la parete reale che inizia con una fascia di scene figurate delimitate di un kyma ionico.
  • 20. La decorazione La decorazione della parete vera e propria è composta, nella parte superiore, da un sistema di fregio e sottostanti metope portante la volta; nella parte inferiore da un cassettonato scandito da sistemi di colonne che ripartiscono l'intera scena in tre parti. Delle rampe di accesso alla cavea (vomitoria) si sono rinvenuti frammenti di marmo che le recingevano su tre lati a scopo protettivo, contro le cadute accidentali di spettatori. Sono di due tipi fondamentali: balaustre con terminali inferiori costituiti da leogrifi statici e stilizzati, con terminali superiori costituiti da cornucopie ricolme di Balaustra con spighe, frutta e grappoli d'uva; zampe di sfinge transenne decorate da animali reali, resi con semplice naturalismo e colti in movimento, con il muso rivolto Balaustra con verso il basso. cornucopia CONFORTO 1988
  • 21. La decorazione Gli elementi orizzontali di congiunzione tra i due elementi obliqui ai lati delle rampe di accesso alla cavea, sono a decorazione vegetale, con un'ampia varietà di schemi decorativi. Da rilevare che sia il primo che il secondo tipo di transenne presentano confronti puntuali con i materiali del teatro di Domiziano, anche se la datazione di molti dei frammenti rinvenuti risale al III secolo, verosimilmente al restauro severiano del 217. Foto da CONFORTO 1988
  • 22. Maenianum summum I settore Maenianum Maenianum Maenianum primum secondum secundum imum summum La struttura Il Colosseo presenta una struttura anulare in 4 anelli che sostengono un I settore riservato ai senatori e personaggi di alto rango; il maenianum primum comprendente almeno otto gradini in marmo; il maenianum secundum, ripartito in imum e summum, quest'ultimo articolato in almeno quattro gradini sempre in marmo; infine il maenianum summum in ligneis, ripartito in 80 tabulationes.
  • 23. La struttura Questa suddivisione della cavea rigidamente gerarichica è testimoniata dagli Acta fratrum Arvalium relativi al mese di giugno dell’anno 80, e sostanzialmente confermata dalla Forma Urbis Severiana. È probabile che il Colosseo potesse ospitare fino a 45.000-50.000 spettatori.
  • 24. I loca senatori Il primo ordine era destinato per legge ai Senatori e loro famiglie ed era costituito da ampi ripiani sui quali poggiavano i subsellia: i senatori avevano il diritto di apporre i propri nomi in corrispondenza dei loca loro riservati. La notevole varietà paleografica rivela l'intervento di molte mani diverse: evidentemente la loro esecuzione era affidata non all'amministrazione centrale ma agli stessi titolari dei loca, che potevano avvalersi di personale proprio oppure del personale dell’edificio. Immagini di epigrafi senatorie da ORLANDI 1997.
  • 25. I loca senatori Lo studio dei documenti relativi alle iscrizioni senatorie ha rivelato che inizialmente i blocchi parallelepipedi di marmo bianco erano disposti orizzontalmente lungo il margine del podio, sormontati da una transenna e con il lato modanato rivolto verso l'arena; successivamente la transenna fu rimossa ed i blocchi ruotati di 90°: a questo punto tali blocchi cominciano ad essere usati per incidere i nomi dei senatori; dopo la metà del IV secolo questa struttura viene parzialmente smantellata ed i nomi dei senatori cominciano ad essere incisi sulla faccia superiore dei lastroni della corona podii. Nella figura una ipotesi ricostruttiva del margine del podio (ORLANDI 1997).
  • 26. Gli ipogei Un caratteristica importante dell’anfiteatro flavio è costituita dagli ipogei, un complesso sistema sotterraneo dal quale macchine, impianti scenici e belve venivano fatti salire sul piano dell’arena. Non indispensabili per i giochi gladiatori si deve infatti supporre che fossero pensati quasi esclusivamente per venationes e rappresentazioni. La loro architettura è estremamente complessa: l’analisi delle murature ha rivelato fasi edilizie che dall’impianto di costruzione vespasianeo e titiano si protraggono per più secoli. Nella fase iniziale il piano dell’arena era sostenuto soltanto da travi lignee: questo consentiva un rapido smontaggio per dare luogo alle naumachie che dovettero svolgersi per Asse E-O 76m l’inaugurazione dell’edificio (Svet. Tito 7.3; Marziale Sugli Spettacoli, 26-28). Asse N-S 44m
  • 27. Gli ipogei Gli ipogei si articolano in due parti: quella esterna, costituita da corridoi, camere, gallerie e canali collocati nelle fondazioni del Colosseo, e quella interna, visibile sotto l’arena. L’invaso costituito dal muro di contenimento laterale, che delimitava un’area ovale il cui asse maggiore est- ovest misura ca. 76m e l’asse minore nord-sud ca. 44m per un’area totale di ca. 2637mq (altezza originale del monumento ca. 52m), veniva riempito d’acqua fino all’altezza di ca. 1m per consentire alle navi di manovrare: il muro stesso, con le sue 32 nicchie e 8 corridoi doveva costituire una quinta scenica durante lo svolgimento delle rappresentazioni navali. Charpentier 1782: battaglia navale al Colosseo Già con Domiziano, a partire dal 81, non si ha più notizia di queste raffigurazioni storiche.
  • 28. Gli ipogei Con questo imperatore infatti si costruiscono i primi tratti murari negli ipogei, generalmente in tufo, destinati a sostenere il piano ligneo poi ricoperto di sabbia dell’arena. Trattandosi di un’architettura piuttosto “leggera” per resistere alle sollecitazioni strutturali cui era soggetta dai giochi, dai terremoti, etc., già sotto Traiano vennero effettuati dei lavori di rafforzamento, testimoniati dai bolli laterizi conservati nelle murature. Nella terza fase prosegue l’opera di ulteriore rafforzamento con la costruzione di rinforzi trasversali nei corridoi. La IV ed ultima fase è quella che realizza la suddivisione attuale degli ipogei. Ricostruzione ipotetica di una parte della struttura in legno precedente la costruzione dei tratti murari in tufo BESTE 2001
  • 29. Le macchine In base allo studio dei resti architettonici è stato possibile stabilire che nel Colosseo operavano 28 ascensori e altrettanti argani. Il loro funzionamento doveva essere pressappoco il seguente: gli ascensori con gabbie salivano fino alle rampe per mezzo di argani: le rampe, parte integrante del piano dell’arena scendevano fino al livello dell’ascensore. La gabbia si apriva, la fiera poteva salire sulla rampa e raggiungere l’arena, dopo di che la rampa si richiudeva ripristinando il piano di calpestio. In base alla posizione degli incastri nelle murature, si deve supporre che la dimensione di queste gabbie non superasse i 90cm di altezza, per cui era possibile trasportare sul piano dell’arena soltanto felini, orsi ed animali più piccoli (lupi, cinghiali, cervi, antilopi, etc.) Ricostruzione ipotetica del sistema di ascensori BESTE 2001
  • 30. Le macchine Le macchine erano costruite in legno, per consentirne una rimozione ed una conservazione in magazzino durante i periodi di inattività della struttura per evitare deterioramenti dovuti ad umidità. La loro conservazione avveniva quasi certamente nei portici che circondavano il Colosseo: sotto Adriano è noto che Apollodoro consigliò di costruire tali magazzini nelle fondazioni dell’erigendo tempio di Venere e Roma. Gli animali dovevano essere trasportati nella struttura la notte prima dei giochi o la mattina stessa, portate direttamente nelle gabbie degli ascensori oppure lasciate momentaneamente in due zone degli ipogei, forse nelle stesse nicchie del muro di contenimento. Ricostruzione ipotetica del funzionamento degli ascensori
  • 31. Le macchine La posizione delle rampe nell’arena può essere soltanto ricostruita in base alla posizione dei blocchi destinati agli ascensori: circondavano come una corona tutto il margine dell’arena, distanti ca. 3m dal muro del podio, che non doveva essere molto alto per non disturbare la visione degli spettatori. Data la vicinanza con la quale gli spettatori delle prime file si trovavano rispetto all’arena, potendo godere di uno spettacolo particolarmente affascinante con le fiere che salivano dalle rampe, non è esclusa una rete di protezione al margine dell’arena. A questo si aggiungono 20 piattaforme mobili della dimensione di ca. 4x5 Ricostruzione ipotetica del piano dell’arena nella I metri, risalenti alla fase domizianea fase domizianea (BESTE 1998) della costruzione dei muri in tufo, destinati al trasporto di palcoscenici e attori per le rappresentazioni.
  • 32. Il Colosseo Ricostruzione del Colosseo, da scuola francese del XX secolo. Archivio Larousse: acquerello su carta.
  • 34. I gladiatori • Incerte sono le origini della gladiatura: di origini etrusche o più probabilmente osco-lucane (a Paestum si conserva la più antica rappresentazione di combattimento gladiatorio, databile agli inizi del IV secolo, raffigurata su una tomba a cassa in travertino). Nel contesto di Roma, dal semplice agone funerario assume connotazioni propagandistiche, in genere per ostentare la propria ricchezza oppure per finalità politiche. Il più antico spettacolo gladiatorio a Roma si svolse nel 264 a.C. nel Foro Boario per i funerali di Giunio Bruto. Con Augusto le classi gladiatorie vengono riordinate in base alla loro armatura, mentre con Domiziano i giochi diventano elusivamente pubblici. Nel III secolo con la diffusione del Cristianesimo si alzano le prime voci di dissenso, ma solo Onorio nel 404 riuscirà ad interrompere i giochi: Costantino non era andato oltre una condanna. • Anche il Foro Romano ospitò questi giochi: nell'area centrale del Foro sono state inoltre rinvenute alcune gallerie ipogee dove si localizzava lo spazio riservato alle rappresentazioni. Realizzate da Cesare, caddero in disuso nel corso del I secolo d.C. Resti di montacarichi in legno facevano parte del sistema meccanico sotterraneo legato alle rappresentazioni, cioè elevatori e passaggi per i gladiatori. Plinio riferisce che erano state qui collocate tribune in legno e che si usava coprire la piazza con velabri.
  • 35. I gladiatori Tuttavia le gallerie ipogee non dovevano essere necessarie per lo svolgimento dei giochi gladiatori, infatti solo gli anfiteatri di Capua, Puteoli e Thysdrus (Tunisia, nella foto) ne conservano traccia. Un “normale” munus era diviso in tre parti: la mattina si svolgevano le venationes in diverse forme, come uomini contro animali o animali contro animali, singolarmente o in gruppi: nel pomeriggio avevano luogo i combattimenti tra gladiatori, che potevano protrarsi fino alla sera; durante le pause o al momento del pranzo avevano luogo rappresentazioni o esecuzioni ufficiali, queste ultime spesso inscenate con fantasia e rievocanti scene mitologiche o importanti eventi storici, con possibile finale a sorpresa.
  • 36. I gladiatori tridente reziarius Un’importante mosaico, databile pugio intorno al 320 e noto come “Mosaico del Gladiatore”, rinvenuto nel 1834 presso Torrenova lungo la via Casilina ed attualmente conservato presso la Collezione Borghese, raffigura una battaglia tra gladiatori. Oltre a preservare il nome dei combattenti, mostra alcuni dei caratteristici oggetti, quali armi, armature e costumi, che caratterizzavano questi antichi combattenti. Proprio grazie a queste raffigurazioni è oggi possibile ricostruire in parte ma schiniere con buona fedeltà storica cosa scudo accadeva all’interno di questi Simbolo che spettacoli e come erano “abbigliati” i rappresenta il lottatori. gladiatore morto
  • 37. I gladiatori Un altro importante mosaico pavimentale, proveniente da una villa romana di Dar Buc Ammera, località marittima nei pressi di Zliten, in Libia (databile agli inizi del III secolo d.C.), raffigura una scena di Venatio e damnatio ad bestias. In questo particolare, probabile rappresentazione di un munus avvenuto in uno degli anfiteatri di Leptis Magna, è possibile scorgere il costume di un venator: una corta tunica, fasce protettive alle gambe, armati di lancia a punta venator lunga, di un bastone ricurvo ad una delle estremità, chiamato pedum, e di una frusta in cuoio (nello specifico). http://www.livius.org/vi- vr/villa/villa_dar_bur_ammera_gladiat ors.html
  • 38. I gladiatori “… al popolo viene concesso lo spettacolo di una grandissima lotta tra uomini e bestie. Ecco hanno aperto le botole: le bestie stanno entrando nell’arena. È impressionante! Mai viste belve così grandi e selvagge. Hanno un aspetto molto feroce. Guardate nel gruppo dei leoni com’è enorme quello là! Con tutto il chiasso che c’è qui, si sente solo il suo ruggito potente. Ma guardate come agita la criniera, che muscoli e che movenze terribili! Tutto il pubblico sta guardando solo lui.” (AULO GELLIO, Noctes Atticae, V.14) Cacciatori a cavallo da S. Elpidio (Ascoli Piceno, part.)
  • 39. I gladiatori “Nel primo duovirato, alle feste di Apollo, la parata nel foro, tori, toreri, aiutanti, tre coppie di schermitori, pugilatori a gruppi e singoli e rappresentazioni con buffoni di ogni sorta e con pantomini di ogni genere, fra i quali Pilade, e inoltre diecimila sesterzi in elargizione pubblica per l’onore del duovirato. Nel secondo duovirato, quinquennale, alle feste di Apollo offrì la parata nel foro, tori, toreri, aiutanti e pugili a gruppi. Il giorno successivo, da solo, nell’anfiteatro, trenta coppie di lottatori, cinque coppie di gladiatori e un combattimento le fiere: tori, toreri, cinghiali e orsi, inoltre una caccia alle belve di vario genere, allestita insieme al proprio Combattimenti gladiatori dal tempietto sepolcrale di collega” (da CIL X, 1074d) C. Lusius Sorax
  • 40. Il Ludus Magnus Tra le strutture pertinenti il Colosseo dove si allenavano i gladiatori si annovera il Ludus Magnus. Costruito sopra una domus tardo-repubblicana e un’insula distrutta dall’incendio neroniano, questa caserma costruita da Domiziano è l’unica oggi parzialmente visibile. L’attuale conformazione architettonica si deve ai restauri Traianei che ne consolidarono la struttura, come per il Colosseo. Ulteriori restauri si ricordano in epoca tardo-antica ed in particolare sotto Odoacre. La presenza di modeste sepolture databili al VI secolo testimonia in questo periodo l’abbandono dell’edificio, un periodo cronologicamente coevo alla defunzionalizzazione per spettacoli della valle.
  • 41. Il Ludus Magnus L’edificio originariamente era impostato su 3 piani, con stanze di alloggio e servizi intorno ad uno spazio centrale circondato da un portico di colonne tuscaniche in travertino. Nel cortile centrale si trovava l’arena per gli allenamenti, pensata come riproduzione in scala del Colosseo (scala 1:2,5): anche per questo motivo doveva ospitare rappresentazioni aperte al pubblico, dato che la cavea, accessibile da scale esterne, poteva ospitare 3000 persone. Un passaggio sotterraneo consentiva di raggiungere direttamente gli ipogei del Colosseo. Gli altri ludi costruiti da Domiziano Ricostruzione ipotetica del Ludus Magnus furono il Ludus Dacicus, il Ludus Gallicus, il Ludus Matutinus (per gli allenamenti delle venationes).
  • 42. “Pollice verso” (1872) Questo dipinto, opera di Jean-Léon Gérôme, è un’interpretazione romantica, impostasi nell’immaginario collettivo, di un gesto con il quale il pubblico avrebbe decretato la morte del gladiatore sconfitto. Si tratta in realtà di un evento molto raro (visto il “costo” di un gladiatore), che probabilmente si usava indicare con il pollice rivolto verso l’alto.
  • 43. Bibliografia selecta • AUGENTI 2001: D. Augenti, Spettacoli del Colosseo nelle cronache degli antichi, Roma 2001 • BESTE 1998: H.J. Beste, “Untersuchungen an der Arena und dem Untergeschoss des Kolosseums.“, in Bericht über die 40. Tagung für Ausgrabungswissenschaft und Bauforschung, Wien 20. - 23. Mai 1, pp. 110-118. • BESTE 2001: H.J. Beste, “I sotterranei del Colosseo: impianto, trasformazioni e funzionamento”, in LA REGINA 2001, pp. 277-299. • CONFORTO 1988: M.L. Conforto (a cura di), Anfiteatro Flavio : immagine, testimonianze, spettacoli, Roma 1988 • DE SETA 2004: C. De Seta, Il Colosseo: un simbolo della coscienza europea, Roma 2004 • GABUCCI 1999: A. Gabucci (a cura di), Il Colosseo, Milano 1999 • LA REGINA 2001: A. La Regina (a cura di), Sangue e arena, Catalogo della mostra, Milano 2001. • ORLANDI 1997: S. Orlandi, “I loca senatori dell’Anfiteatro flavio. Analisi tecnica e ipotesi ricostruttive.”, in XI Congresso internazionale di epigrafia greca e latina, Roma 18 - 24 settembre 1997. Atti, 2, pp. 711-719. • REA 2002: R. Rea, Rota Colisei. La valle del Colosseo attraverso i secoli, Milano 2002 • REA-BESTE-LANCASTER 2002: R. Rea, H.J. Beste, L. Lancaster, “Il cantiere del Colosseo”, in RM 109 (2002), pp. 341-375. http://ohio.academia.edu/LynneLancaster/Papers/423719/Il_cantiere_del_Colosseo
  • 44. Further question at simone.gianolio@uniroma1.it GRAZIE PER L’ATTENZIONE!