1. XRSA - Relazione Gruppo 20 (Scienze dei Materiali 2010/2011)
(Michael Nones, Davide Occello, Giorgio Zanoni, William Segata, Matteo Sembenotti)
Introduzione:
CRISTALLOGRAFIA A RAGGI X
L’analisi cristallografica a raggi X è una tecnica in cui l'immagine, prodotta dalla diffrazione dei raggi X attraverso lo
spazio del reticolo atomico in un cristallo, viene registrata e quindi analizzata per rivelare la natura del reticolo. In
genere, questo porta a determinare che tipo di materiale sia e la struttura molecolare di una sostanza.
La distanza interatomica nel reticolo cristallino può essere determinata con la legge di Bragg. Gli elettroni che
circondano gli atomi, piuttosto che i nuclei degli atomi stessi, sono le particelle che interagiscono fisicamente con i
fotoni dei raggi X.
In questa tecnica cristallografica un fascio di raggi X colpisce il cristallo stesso e viene quindi diffratto in direzioni
specifiche. A seconda degli angoli e dell'intensità di questi raggi diffratti un cristallografo può produrre un'immagine
tridimensionale della densità di elettroni nel cristallo. Da questa è possibile ricavare la posizione media degli atomi, così
come anche i loro legami chimici ed altre informazioni.
DIFFRAZIONE
La diffrazione è un fenomeno che avviene tutte le volte che in qualche modo si limita o si ostacola un fronte d’onda e le
dimensioni dell’ostacolo o dell’apertura su uno schermo opaco (non trasparente
all’onda) sono confrontabili con la lunghezza d’onda dell’onda (che sia
meccanica o elettromagnetica).
La figura rappresenta una luce laser diffratta da un’apertura di qualche decimo di
mm, su uno schermo posto ad una distanza di circa 1 m.
Si può subito notare come la distribuzione di intensità alternata tra zone di
interferenza costruttiva e distruttiva si sviluppi in una direzione ortogonale alla
simmetria dell’apertura.
Nel caso di particolari simmetrie degli ostacoli o aperture la distribuzione di intensità è prevedibile analiticamente. Per
questo motivo il fenomeno della diffrazione può essere sfruttato in maniera inversa: dall’analisi della distribuzione
dell’energia, nei casi in cui essa presenti qualche particolare simmetria, è possibile risalire al sistema (ostacolo, reticolo)
che la genera. Un esempio tipico è l’utilizzo della diffrazione da raggi X per lo studio dei reticoli cristallini.
Per determinare gli effetti della diffrazione occorre in precedenza trovare la fase e l'intensità di ciascuna sorgente di
Huygens in ogni punto dello spazio; ciò significa calcolare per ogni punto la sua distanza dal fronte d'onda: se la
distanza di ciascun punto differisce a meno di un numero intero di lunghezze d'onda, tutte le sorgenti sono in fase e
daranno luogo ad una interferenza costruttiva; se al contrario la distanza differisce di un numero intero più mezza
lunghezza d'onda, l'interferenza sarà distruttiva. In generale, è sufficiente determinare le posizioni di questi massimi e
minimi per ottenere una completa descrizione del fenomeno.
LEGGE DI BRAGG
Nel 1913 Bragg diede una semplice spiegazione della diffrazione di raggi X da parte di un cristallo. Egli assunse i raggi
X incidenti fossero riflessi specularmente (cioè l’angolo di incidenza fosse uguale all’angolo di riflessione) da parte di
piani paralleli di atomi (Figura a).
Inoltre, ogni piano di atomi deve riflettere solo una piccola frazione della radiazione incidente (fatto consistente con la
grande profondità di penetrazione dei raggi X). Quindi, macchie di diffrazione vengono osservate quando i raggi
provenienti da piani adiacenti si sommano costruttivamente. La geometria del fenomeno (Figura) richiede che la
differenza di cammino tra raggi riflessi specularmente da due piani sia 2dsin θ.
Quando questa differenza è un numero intero di lunghezze d’onda si osserva interferenza costruttiva.
2. Questa è la legge di Bragg:
2d sin θ = nλ
d : distanza tra i piani in esame
n :ordine della riflessione
θ :angolo di diffrazione
λ: lunghezza d’onda
Poiché sin θ ≤ 1 ne segue che λ ≤ 2d, e quindi è fissato il valore massimo che può avere la lunghezza d’onda della
radiazione X utilizzabile. E’ ovvio quindi che radiazioni del tipo UV-visibile non possono essere utilizzate in questo
contesto.
L’angolo di Bragg può essere determinato sperimentalmente come la metà dell’angolo tra la direzione incidente e quella
riflessa, Figura (b). Dall’equazione di Bragg si ha che per n = 2 misureremo un valore maggiore di θ che per n = 1.
L’angolo corrispondente a n = 2 si riferisce ad altri piani cristallografici.
Possiamo riscrivere la legge di Bragg come:
2d’ sin θ = λ
dove d’ = d/n è la spaziatura tra famiglie di piani cristallografici.
TENSIONI RESIDUE
La tecnica dell’analisi cristallografica a raggi x, può essere utilizzata anche per determinare sperimentalmente l’entità
delle tensioni residue introdotte nel reticolo cristallino.
Le tensioni residue sono sforzi che rimangono stabili nel materiale dopo che ogni sforzo esterno è stato rimosso
(fintanto che la temperatura rimane al di sotto di quella necessaria ad attivare la diffusione) .
Il fenomeno si ottiene producendo sforzi notevoli sulla superficie del materiale, sufficienti a deformare plasticamente
l’immediata superficie, che però lascino una zona sottostante deformata solo in campo elastico. Tramite questa
differenza, la zona deformata plasticamente avrà un recupero elastico, come la zona sotto, ma rimarrà comunque
deformata permanentemente di una percentuale dipendente dall’intensità dello sforzo, il recupero elastico quindi non
esaurirà totalmente lo stato tensionale sulla superficie, rimarrà comunque uno sforzo residuo tra la zona deformata
plasticamente e la zona deformata elasticamente.
Questo può avere effetti vari sul materiale, nel caso gli sforzi residui siano di compressione, un aumento delle
prestazioni a trazione del materiale e nel caso siano di trazione una diminuzione delle prestazioni.
STRESS TOTALE = STRESS ESTERNO + STRESS RESIDUI
quindi se gli stress residui sono di compressione (negativi) lo stress totale è minore di quello che sarebbe se non ci
fossero.
Vista l’importanza delle tensioni residue nelle prestazioni di un materiale, diventa importante la determinazione
dell’intensità di tali sforzi residui, cosa che può essere ottenuta anche tramite HOLE DRILLING e XRSA.
XRSA (X-Ray Stress Analysis)
Questa tecnica di misura delle tensioni residue è usata in
alternativa a quella dell’HOLE DRILLING, nel caso di
materiali policristallini a grana fine, perché più sensibile
dell’HOLE DRILLING in questi casi specifici.
Viene chiamato spesso anche, metodo del a
causa del particolare metodo di analisi.
3. Apparato Sperimentale (in figura)
L’apparato sperimentale consiste in:
Un fascio monocromatico di raggi x, diretto contro un provino policristallino a grana fine. Dall’altra parte è messo un
sensore che riceve il raggio diffratto.
2 è l’angolo di diffrazione e è l’angolo di rotazione del provino.
LA MISURA
Come si vede in figura il picco di diffrazione dei raggi x si sposta in relazione all’inclinazione del provino (angolo psi)
l’entità dello spostamento è legata alla deformazione tramite la legge di Bragg.
A sua volta la deformazione è messa in relazione a tramite la seguente formula:
dove:
E - modulo di Young (69GPa per l’Alluminio)
v - modulo di Poisson (0.33 per l’Alluminio)
ε - deformazione
- angolo di inclinazione (come in figura)
L’intensità degli stress residui presenti sulla superficie del
pezzo, viene determinata sperimentalmente confrontando il
coefficiente angolare della retta data dalla formula, con
l’inclinazione della retta approssimante i dati ricavati per
via sperimentale, come verrà chiarito nello svolgimento
dell’esercizio.
Nel caso fossero presenti sforzi di taglio, o deformato
plasticamente in modo anisotropo, o ancora che presenti
una tessitura, la linearità della relazione tra e la
deformazione non è garantita, il calcolo degli stress residui
risulta quindi più complesso.
Procedura seguita nell’esercizio:
La procedura seguita per portare a termine l’esercizio è stata:
1) Disegno dei Grafici (intensità-2 ) eseguiti sul picco 422 a partire dai dati forniti e approssimazione con cubica
2) Determinazione massimi relativi delle cubiche approssimanti
3) Determinazione Distanza interplanare (tra {422}) per diversi ψ tramite la legge di Bragg
4) Determinazione dipendenza lineare tra Deformazione e Sin2(ψ) e Disegno Grafico
5) Confronto del Coefficiente Angolare della retta approssimante con la formula fornita
7. Ecco i picchi di diffrazione delle posizioni estreme, per vedere lo spostamento
2) Determinazione massimi relativi delle cubiche approssimanti
Dopo aver approssimato la distribuzione di punti sul grafico con la cubica migliore, si procede con il calcolo della
posizione angolare del massimo relativo (2θ).
Esempio Scan. 1
N° Scan. Angolo 2θ
1 137.946
2 137.87
3 137.798
4 137.683
5 137.628
6 137.56
7 137.469
8 137.36
9 137.332
10 137.351
11 137.506
12 137.52
13 137.655
14 137.714
15 137.783
16 137.86
17 137.876
18 137.917
8. 3) Determinazione Distanza interplanare (tra {422}) per diversi ψ
Tramite la leege di Bragg:
2d sin θ = nλ
d : distanza tra i piani in esame
n :ordine della riflessione
θ :angolo di diffrazione
λ: lunghezza d’onda raggi x
Ponendo l’ordine di riflessione come n=1
e λ=154pm poiché i raggi x provengono
da un anodo di Rame
Si ottengono i seguenti valori di dn e deformazione ε = dove do è dn con n=9 cioè dove
Ψ=0.00°
n° Scan. dn Deformazione
1 82.4931 -0.00207
2 82.5142 -0.00182
3 82.5341 -0.00158
4 82.5662 -0.00119
5 82.5815 -0.00100
6 82.6005 -0.00077
7 82.626 -0.00047
8 82.6567 -0.00009
9 82.6645 0.00000
10 82.6592 -0.00006
11 82.6156 -0.00059
12 82.6117 -0.00064
13 82.574 -0.00109
14 82.5575 -0.00129
15 82.5383 -0.00153
16 82.5169 -0.00179
17 82.5124 -0.00184
18 82.5011 -0.00198
9. 4) Determinazione dipendenza lineare tra Deformazione e Sin2(ψ)
5) Confronto del Coefficiente Angolare della retta approssimante con la
seguente formula
Che da come risultato:
Dove è la tensione residua nel materiale (E=69GPa,v=0.33 rif. Callister)
Deformazione Sin2(ψ)
-0.00207 0.88302
-0.00182 0.77261
-0.00158 0.66229
-0.00119 0.55192
-0.00100 0.44149
-0.00077 0.33112
-0.00047 0.22069
-0.00009 0.11033
0.00000 0.00000
-0.00006 0.11033
-0.00059 0.22069
-0.00064 0.33112
-0.00109 0.44149
-0.00129 0.55192
-0.00153 0.66229
-0.00179 0.77261
-0.00184 0.88302
-0.00198 0.88302
10. Conclusioni
Lo studio dei dati sperimentali derivanti da analisi ai raggi x del picco relativo ai piani 422 eseguita
su un campione di alluminio, ha portato alla determinazione sperimentale delle tensioni residue
pre-esistenti nel materiale, tramite lo studio dello spostamento del picco 422 in funzione dell’angolo
di inclinazione ψ del provino. Si è confermata sperimentalmente la linearità della dipendenza della
deformazione εda sin2(ψ).
L’intensità degli stress residui misurati è:
Cioè ci sono delle tensioni residue di compressione sulla superficie del materiale, le quali aumenteranno le prestazioni
di questo campione di alluminio, aumentando ad esempio la vita a fatica e il limite di rottura.
BIBLIOGRAFIA
W. D. Callister - Scienze dei Materiali - Una Introduzione (pag. da 66 a 70 e 137)
Icaf 2009, Bridging the Gap Between Theory and Operational Practice ... Di M. J. Bos (Google Books) (pag 1286)
http://www.ing.unitn.it/~maud/facts/Stress_Caen2005.pdf (pag. 4 e 7)
http://www.h-and-m-analytical.com/pdfs/residual_stress.pdf (pag. 1)
http://www.protoxrd.com/pdf/rsintro.pdf (pag.2)
http://www.lambda-research.com/html/resources/200.pdf (pag da 1 a 6)