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Terza lezione: Regimi di tasso di cambio,Terza lezione: Regimi di tasso di cambio,
svalutazione e inflazionesvalutazione e inflazione
Associazione culturale Le IdeeAssociazione culturale Le Idee
Relatore Pier Paolo FlamminiRelatore Pier Paolo Flammini
San Benedetto del TrontoSan Benedetto del Tronto
2 marzo 20152 marzo 2015
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a) Perché e come le economie dei paesi meridionali come Grecia, Spagna e Italia sono state
distrutte dal sistema dell’Eurozona;
b) perché e come le banche tedesche e francesi hanno realizzato profitti enormi grazie
all’Eurozona, per poi scaricare le successive perdite sugli Stati;
c) la svalutazione della moneta provoca inflazione? E in che modo? Quanta inflazione ci
dovremmo aspettare se l’Italia torna alla lira?
d) l’inflazione è davvero “la più iniqua delle tasse” e affama lavoratori, pensionati? Oppure
agevola i detentori di grandi ricchezze finanziarie?
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Il tasso di cambio e quotazione
La Bilancia dei Pagamenti e il tasso di cambio
Tassi di cambio e economia reale
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Il tasso di cambio reale
I regimi dei tassi di cambio
Svalutazione e bilancia commerciale
Svalutazione e inflazione
La svalutazione
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Il tasso di cambio nominale è il prezzo di una valuta
in termini di un’altra.
Questo prezzo può essere definito in due modi:
• il primo metodo, detto quotazione incerto per certo, definisce il tasso di cambio
come quantità di valuta nazionale scambiata per una unità di valuta estera.
Se ad esempio diciamo che il tasso di cambio £/$ = 1200 significa che 1200 £= 1 $
Il tasso di cambio nominale: Definizione e metodi di quotazione
• il secondo, detto quotazione certo per incerto, definisce il tasso di cambio come
quantità di valuta estera scambiata per una unità di valuta nazionale.
Se ad esempio diciamo che il tasso di cambio €/$ è oggi a 1,35 significa 1 € = 1.35 $
Si noti che mentre noi in Europa utilizziamo il metodo certo per incerto (1=x), il tasso
di cambio del dollaro verso le valute dei paesi emergenti si basa sul metodo contrario,
incerto per certo, ossia quante unità di valuta locale si ottengono in cambio di un
dollaro (x=1).
www.memmt.info 4
http://memmttoscana.wordpress.com/
Nel nostro sistema quindi, un aumento del tasso di cambio significa che la valuta si apprezza - con
lo stesso euro compreremo una maggior quantità di dollari, mentre nella quotazione incerto per
certo un un aumento del tasso di cambio significa che la valuta si deprezza.
certo per incerto
Quanti $ per 1 €
incerto per certo
Quante Lire per 1 Ecu/DM
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Il tasso di cambio nominale: Definizione e metodi di quotazione
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Il tasso di cambio è determinato dall'incontro della domanda e dell'offerta di valuta nel
mercato dei cambi, mercato chiamato Forex (Foreign Exchange Market).
Come si determina il tasso di cambio
La domanda e l'offerta di una valuta avviene in seguito al cambio da una valuta all'altra
necessario per effettuare gli scambi internazionali.
Ad ogni esportazione di merci corrisponde un cambio di valuta straniera con valuta nazionale,
al fine di pagare le merci del paese, e quindi un acquisto di valuta nazionale.
Ad ogni importazione di merci, viceversa, ci sarà una vendita di valuta nazionale per pagare le
importazioni in valuta straniera.
Quindi se il saldo degli scambi con l'estero è attivo, la forte domanda della valuta ne
spingerà in alto il prezzo. Viceversa, la valuta tenderà a perdere valore.
Ad ogni importazione di capitali corrisponde un cambio di valuta straniera con valuta
nazionale, al fine di pagare le attività finanziarie, e quindi un acquisto di valuta nazionale.
Ad ogni esportazione di capitali, ci sarà una vendita di valuta nazionale per pagare le attività
finanziarie in valuta straniera.
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Come si determina il tasso di cambio
Il tasso di cambio dipende, in definitiva dalla bilancia dei pagamenti di un paese,
e in particolare:
• dagli scambi commerciali: importazioni ed esportazioni di beni, compreso il
turismo da un paese all'altro;
• dagli investimenti finanziari (ad es.: acquisto di buoni del tesoro stranieri) -
questo volume di scambio è legato in particolar modo al livello del tasso di
interesse che se alto attira capitali alla ricerca di buoni rendimenti.
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La Bilancia dei Pagamenti registra tutti i movimenti
di valuta tra un paese e il resto del mondo.
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Lo scopo è quello di stabilire se il saldo fra pagamenti ricevuti e pagamenti
effettuati è positivo o negativo (o nullo)
Ma se i pagamenti non sono in equilibrio, i casi
sono due:
1) c’è stato eccesso di domanda di valuta
nazionale (da parte di esportatori di beni o
importatori di capitali): e in questo caso il
cambio tenderà ad apprezzarsi;
2) c’è stato eccesso di offerta di valuta
nazionale (da parte di importatori di beni
o esportatori di capitali): e in questo caso
il cambio tenderà a deprezzarsi.
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I SALDI INTERMEDI
Il saldo della bilancia dei pagamenti dipende, così, in particolare:
a) dal saldo del conto corrente e del conto capitale, che varia in
particolare in funzione di:
- fattori di competitività di prezzo, ossia del tasso di cambio reale;
- fattori di domanda, ovvero, livello di reddito interno ed esterno;
b) dal saldo dei movimenti di capitale (conto finanziario), che
dipende dal differenziale di interesse e dal premio per la copertura del tasso di
cambio a termine (parità coperta dei tassi d'interesse).
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Esportazioni
17.930
Importazion
i 18.188
Totale 36.118
Commercio estero
mondiale 2012 (mld $)
http://www.wto.org/english/res_e/statis_e/its2013_e/its13_world_trade_dev_e.pdf
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2010-12-18/monetario-mercato-4mila-miliardi-1
La maggior parte delle transazioni in valuta non è associata al
commercio internazionale, ma alla compravendita di attività
finanziarie.
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Media giornaliera scambi Forex April 2013 (mld $)
http://www.bis.org/publ/qtrpdf/r_qt1312e.htm
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La stragrande maggioranza delle transazioni internazionali
sul Forex, certamente oltre il 90% del volume totale non è
direttamente legato alle partite correnti.
Il tasso di cambio è determinato dall'incontro della domanda
e dell'offerta di valuta sul Forex, pertanto il saldo del conto
corrente non riveste il ruolo principale nella determinazione
dello stesso.
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Tassi di cambio e squilibri delle partite correnti
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REGIMI DI CAMBIO
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A seconda delle circostanze, le autorità monetarie possono
preferire che il tasso di cambio segua liberamente le forze
della domanda e dell'offerta, oppure possono preferire che
esso non si allontani da un determinato valore.
Queste diverse possibilità di scelta si esprimono mediante
accordi tra autorità monetarie che danno vita al sistema
monetario internazionale.
REGIMI DI CAMBIO
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Il Fondo Monetario Internazionale classifica i regimi di cambio sulla base della loro
flessibilità e sulla presenza di impegni formali o informali a seguire un certo
andamento. In ordine crescente di flessibilità i regimi di cambio identificati sono:
Dollarizzazione: nel paese viene adottata una moneta emessa da un altro paese (in
genere il dollaro). E' un caso estremo di tasso di cambio fisso in cui la politica
monetaria è svolta dal paese estero.
Classificazione dei regimi di cambio
Currency Board: è un regime di cambio basato sull'istituzionalizzazione del vincolo
della politica monetaria (attraverso una legge speciale o l'inserimento nella
costituzione). Il currency board è un'autorità monetaria che si sostituisce o si
affianca alla Banca centrale ed emette valuta soltanto se questa e coperta da un
eguale ammontare di valuta estera alla quale la valuta domestica è legata da un
cambio fisso. L'operato della banca centrale del paese che adotta il currency board
è legato alla condotta della banca centrale del paese verso cui il tasso e stato fissato
(con conseguente perdita di autonomia della politica monetaria, Argentina aprile
1991 - gennaio 2002).
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Tasso di cambio fisso (Peg): il tasso di cambio della valuta domestica è fissato ad
un'altra valuta (o ad un paniere di valute) e può oscillare in una banda piuttosto
limitata tra -/+ 1-2%. Non c'e alcun impegno legale a mantenere la parità
irrevocabilmente, ma la banca centrale si impegna a mantenere la parità centrale
attraverso interventi diretti (acquisto/vendita di valuta estera) o indiretti (manovre
sui tassi). La flessibilità della politica monetaria, benché limitata, è mantenuta,
soprattutto perché le “barriere all'uscita” sono deboli ed un paese può decidere di
abbandonare il tasso di cambio o modificare la parità (riallineamento). Si tratta in
genere di accordi unilaterali (un paese fissa la propria valuta ad una estera), ma
esistono anche accordi multilaterali (come lo SME).
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Crawling peg (parità strisciante): il tasso di cambio è ancora ancorato ad una
valuta (o ad un paniere di valute), ma la parità viene aggiustata periodicamente
(con variazioni ridotte) sulla base di alcuni indicatori prefissati, generalmente il
differenziale inflazionistico tra i due paesi.
17
Classificazione dei regimi di cambio
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Fluttuazione all'interno di una banda: il tasso di cambio viene lasciato fluttuare
liberamente all'interno di una banda di oscillazione e la banca centrale interviene
solo quando il tasso di cambio si avvicina agli estremi. La parità centrale e i
margini possono essere fissi (target zone) o aggiustati periodicamente sulla base
di alcuni indicatori predeterminati (crawling bands). Il grado di flessibilità del
cambio dipende dall'ampiezza della banda.
Fluttuazione sporca (managed floating): l'autorità monetaria cerca di
influenzare il tasso di cambio attraverso interventi diretti o indiretti, ma senza
avere un preciso obiettivo di cambio. Gli interventi sono sporadici e determinati
da eventi particolari (ad esempio, un peggioramento non strutturale della
bilancia dei pagamenti).
Tassi di cambio perfettamente flessibili (independently floating): il tasso di
cambio è determinato unicamente dalle forze di mercato, senza alcun intervento
delle autorità monetarie mirato a stabilizzare o indirizzare il tasso di cambio.
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Le autorità si impegnano a mantenere fisso il tasso di cambio e tutte le volte che le
forze di mercato, che determinano la domanda e l’offerta di valuta, tendono a
modificare il tasso di cambio, o con un apprezzamento o con un deprezzamento, le
autorità monetarie intervengono, comprando oppure vendendo valuta nazionale per
contrastare le fluttuazioni del mercato.
- Il regime a cambi fissi, si realizza quando due o più paesi concordano di mantenere
il tasso di cambio tra le loro valute ad un determinato valore ( più frequentemente,
entro una certa fascia), o di aderire ad una unione monetaria.
- Il regime a cambi fluttuanti, si realizza quando uno o più paesi decidono di lasciare
che i tassi di cambio della propria valuta con tutte le altre siano liberamente
determinati dalla domanda e dall’offerta, lasciando che il meccanismo di mercato
operi liberamente.
Principali regimi di cambio
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http://memmt.info/site/
Il regime dei cambi fissi favorisce gli scambi internazionali grazie alla stabilità del cambio, ma in
caso di pressioni sul cambio dovute a uno squilibrio nella bilancia dei pagamenti, in un regime a
cambi fissi non si può far scendere il valore della moneta, ma bisogna adottare politiche restrittive
per diminuire la domanda e le importazioni, aumentare i tassi di interesse, e insomma il riequilibrio
passa necessariamente attraverso una crisi economica interna al paese.
In un regime di cambi fluttuanti, il riequilibrio della bilancia avviene automaticamente col
deprezzamento della valuta nei confronti delle altre valute che renderà più competitive le
esportazioni. Naturalmente se il paese dipende parecchio dalle importazioni ci sarà il rovescio della
medaglia, perché le importazioni diventeranno più costose.
Regime di cambi fissi e cambi fluttuanti
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Automobile americana ($) e automobile tedesca (€):
come decido?
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Come abbiamo detto, il tasso di cambio è il prezzo relativo di due monete. Se
astraiamo dalle transazioni di carattere finanziario e in particolare speculativo (ad
esempio, le operazioni di arbitraggio), un agente economico che acquista una valuta
estera lo fa per perfezionare degli scambi di beni (cioè delle transazioni reali): ad
esempio, un importatore acquista dollari per pagare le materie prime o i prodotti finiti
che importa, un turista acquista rupie per finanziare la propria vacanza all’estero (dove
acquisterà beni e servizi.
Questa misura è data dal tasso di cambio reale
In tutte queste transazioni sono coinvolti, oltre ai tassi di cambio, anche i prezzi dei
beni e dei servizi scambiati. I due elementi (prezzi e tasso di cambio) concorrono nel
determinare la convenienza per un operatore economico ad acquistare in un paese
piuttosto che in un altro. È quindi utile disporre di una misura del tasso di cambio che
tenga conto dell’effetto dei prezzi, o, per dirla in un altro modo, che venga definito
come prezzo relativo non fra due valute, ma fra due insiemi di beni.
Tasso di cambio reale
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Il tasso di cambio reale
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Il tasso di cambio reale é il prezzo relativo dei beni nazionali e dei beni esteri.
Il tasso di cambio reale compara i prezzi di un bene nazionale e di uno straniero
all’interno di una economia e dipende dal tasso di cambio nominale e dai
prezzi del bene nazionale e di quello straniero, misurati nelle valute locali.
Il tasso di cambio reale è il rapporto fra il livello dei prezzi interni e il livello dei
prezzi esterni, espresso in valuta estera (quotazione certo per incerto).
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Per esempio:
Se il tasso di cambio EUR/USD é di 1,20 e un’auto in Italia costa 30.000 euro e in
USA costa 36.000 dollari, significa che l’automobile ha in realtà lo stesso valore.
Questo perché 36.000 dollari hanno lo stesso valore di 30.000 euro.
Abbiamo fatto un esempio il cui calcolo si può fare semplicemente a mente, per gli altri
casi, ecco la formula
E = e (P/P*)
dove:
E é il tasso di cambio reale
e il tasso di cambio nominale
P il prezzo dei beni nazionali
P* il prezzo dei beni esteri.
Quindi, nel nostro esempio:
E= 1,20 (30.000/36.000) = 1
In particolare, il tasso di cambio reale aumenta, cioè si apprezza,
quando:
1 aumentano i prezzi interni ,
2 il cambio si rivaluta,
3 diminuiscono i prezzi esteri
In tutti questi casi per gli agenti economici residenti nel paese di riferimento
diventa più conveniente acquistare beni esteri anziché beni nazionali, o perché i
beni nazionali sono più cari, o perché quelli esteri sono meno cari, o perché la
valuta estera costa meno; di conseguenza il paese i subisce una perdita di
competitività.
Viceversa una diminuzione, cioè un deprezzamento, del tasso di cambio reale
implica un aumento di competitività, che può essere determinato o da
movimenti relativi dei prezzi, o da una svalutazione del cambio nominale.
Nel mondo reale, le valute non sono utilizzate soltanto per le transazioni di conto
corrente, ma vengono anche impiegate nelle transazioni di conto capitale.
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Il cambio reale è la determinante chiave nelle quantità di importazione e
esportazione di una economia (es. regime di cambi FLESSIBILI)
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Esempi: E= 1,20 (30.000/36.000) = 1
Se E assume valori > oppure < di 1 significa che il cambio reale tra le due valute si sta
apprezzando o deprezzando.
Caso 1: Apprezzamento dell’€; il cambio da 1,20 passa a 1,30 a prezzi invariati
E= 1,30 (30.000/36.000) = 1,083
L’apprezzamento del cambio reale rende più conveniente il bene prodotto all’estero
(30.000 € = 39.000 $) => Aumento importazioni del Paese € e aumento esportazioni del Paese $
Caso 2: Deprezzamento dell’€; il cambio da 1,20 passa a 1,10 a prezzi invariati
E= 1,10 (30.000/36.000) = 0,916
Il deprezzamento del cambio reale rende più conveniente il bene prodotto all’interno
(36.000 $ = 32.727 €) => Aumento esportazioni del Paese € e aumento importazioni del Paese $
Esempi: E= 1,20 (30.000/36.000) = 1
Se E assume valori > oppure < di 1 significa che il cambio reale tra le due valute si sta
apprezzando o deprezzando.
Caso 3: Inflazione nel Paese €; il prezzo da 30.000 passa a 33.000 a cambio invariato
E= 1,20 (33.000/36.000) = 1,1
L’aumento del prezzo in € rende più conveniente il bene prodotto all’estero
(33.000 € = 39.600$) => Aumento importazioni del Paese € e aumento esportazioni del Paese $
Caso 4: Inflazione nel Paese $; il prezzo da 36.000 passa a 39.000 a cambio invariato
E= 1,20 (30.000/39.000) = 0,923
L’aumento del prezzo in $ rende più conveniente il bene prodotto all’interno
(39.000 $ = 32.500 €) => Aumento esportazioni del Paese € e aumento importazioni del Paese $
Il cambio reale è la determinante chiave nelle quantità di importazione e
esportazione di una economia (es. regime cambi FISSI)
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Regimi di tasso di cambi e economia reale
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Tassi di cambio fissi e l'inflazione variabile
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Tassi di cambio flessibili e l'inflazione variabile
E = e (P/P*) e = (P/P*) / E e = (105/102) / 1 = 1,03
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Quotazione incerto per certo
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Differenziali medi di inflazione Paesi Euro e
Germania
Country 1980-1998 1999-2013
Austria
0,4 0,5
Belgium
0,8 0,6
Finland
2,0 0,3
France
2,0 0,1
Greece
13,1 1,3
Italy
5,2 0,7
Netherlands
-0,1 0,6
Portugal
9,4 0,9
Spain
4,7 1,2
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…….quali conseguenze ……...quali conseguenze ……..
Indici di prezzo nell’eurozonaIndici di prezzo nell’eurozona
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…….quali conseguenze ……sulla competitività?.quali conseguenze ……sulla competitività?
Austria Belgium Finland France Germany Greece Ireland Italy Netherlands Portugal Spain
1999 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
2000 102,3 102,5 103,0 101,7 101,4 103,2 105,6 102,5 102,3 102,9 103,4
2001 105,1 105,1 105,7 103,3 103,4 106,7 110,8 105,4 106,6 107,4 107,1
2002 107,0 106,7 107,4 105,3 104,9 110,6 115,9 108,0 110,1 111,3 110,4
2003 108,5 108,5 108,3 107,5 105,9 114,4 119,9 110,9 112,4 114,9 113,8
2004 110,7 110,7 108,6 109,8 107,7 117,7 122,6 113,4 113,8 117,6 117,2
2005 113,3 113,8 109,2 111,6 109,3 121,9 125,5 115,6 115,7 120,3 121,2
2006 114,9 115,9 111,0 113,5 111,1 125,8 130,4 118,1 117,1 124,0 125,4
2007 117,4 118,0 113,7 115,2 113,6 129,4 136,8 120,2 119,0 127,1 128,9
2008 121,1 123,3 118,4 118,5 116,6 134,8 142,4 124,1 121,9 130,5 134,2
2009 121,7 123,1 118,4 118,6 117,0 136,5 136,0 125,1 123,4 129,4 133,8
2010 123,9 125,9 119,8 120,3 118,2 142,9 134,8 127,0 125,0 131,2 136,2
2011 128,0 130,3 123,9 122,9 120,7 147,6 138,3 130,6 127,9 136,1 140,6
2012 131,2 133,9 127,3 125,3 123,1 149,8 140,6 134,5 131,1 139,9 143,9
2013 133,9 135,4 129,3 126,5 125,0 148,5 141,3 136,1 134,4 140,3 145,9
www.memmt.info 33
34http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
http://memmttoscana.wordpress.com/
Facciamo il punto:
• a partire dalla metà degli anni ’80 i differenziali di inflazione fra paesi partner
dell’eurozona e Germania si sono ridotti;
• questo processo è continuato anche dopo l’entrata nell’euro, che quindi non ha
né causato né amplificato i differenziali di inflazione;
• al contempo, questi differenziali sono sempre rimasti in media positivi, cioè gli
altri paesi hanno continuato ad avere più inflazione della Germania, e quindi non cè
stata convergenza fra tutti i partner dell'eurozona;
• questo ha determinato una svalutazione reale della Germania rispetto a tutti i
partner, se pure in misura variabile (e simmetricamente una rivalutazione reale
dei partner rispetto alla Germania);
• questa svalutazione reale ha contribuito al grande successo delle esportazioni tedesche, successo
che,
è molto più marcato rispetto ai partner dell’eurozona che rispetto al resto del mondo.
Il che è ovvio, visto che il resto del mondo, per difendersi, ha a disposizione lo strumento della
flessibilità del cambio.
Il cambio è fisso mentre l'inflazione è variabile
www.memmt.info 35
Tassi di cambio flessibili e economia finanziaria
www.memmt.info 36
http://memmttoscana.wordpress.com/
Tassi di cambio fissi e economia finanziaria
www.memmt.info 37
http://memmttoscana.wordpress.com/
Il cambio è fisso mentre l'inflazione è variabile. Ne consegue che i
Paesi che riescono a tenerla più bassa di altri, che sono sì
geograficamente vicini ma anche competitori nella dinamica delle
esportazioni e delle importazioni di merci e capitali, in pratica
effettuano una sorta di svalutazione monetaria indiretta. Ed è
quello che sta succedendo a Germania e Francia rispetto a Paesi
come Italia, Spagna e Portogallo.
www.memmt.info 38
39
L’inflazione misura il valore interno della moneta
tramite il potere di acquisto, la svalutazione (o
rivalutazione) serve invece a quantificare il valore
esterno della moneta tramite il tasso di cambio.
http://memmttoscana.wordpress.com/
La svalutazione è la perdita di valore di una moneta nei confronti di una
o più monete, regolate da un regime di cambi fissi, in seguito alla
variazione della parità o al definitivo sganciamento della valuta da
un’altra moneta forte.
E’ un aggiustamento del tasso di cambio coerente ai parametri reali
dell’economia di un Paese.
Quando invece ci si trova in un regime di cambi variabili si parla di
deprezzamento della moneta. Esso avviene in un mercato di cambi
flessibili in cui la domanda e l'offerta di un tipo di moneta regolano il
prezzo della stessa.
www.memmt.info 40
La svalutazione
41http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/
Differenziale di inflazione cumulato e svalutazione
2001 1994 1997 1982 1997 1992
182
19 21
206
La variazione percentuale del tasso di cambio tra due valute, in caso di sganciamento di
una valuta da un’altra moneta forte, tende a coincidere con la differenza tra le variazioni
percentuali dei livelli di prezzo nazionali ovvero con il DIFFERENZIALE DI INFLAZIONE
CUMULATO
42http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/
Differenziali di inflazione Italia - Germania
Time 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Tot
Germany 0,6 1,4 2 1,4 1 1,7 1,5 1,6 2,3 2,6 0,3 1,1 2,1 2 1,5 23,1
Italy 1,7 2,5 2,8 2,5 2,7 2,2 2 2,1 1,8 3,3 0,8 1,5 2,8 3 1,2 32,9
Differenziale 9,8
43http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/
18 settembre del 1992 uscita dell’Italia dallo
SME svalutazione nominale effettiva del 20%
reintroduzione della lira nello SME (1996)
Svalutazione e bilancia commerciale
44http://memmt.info/site/
http://memmt.i
nfo/site/
Il coefficiente di trasferimento (pass-through) è l'intensità con cui una variazione del
tasso di cambio (di solito una svalutazione) si trasferisce sul prezzo dei beni
nazionali: per esempio se in seguito ad una svalutazione del 10% l'inflazione
aumenta del 5%, allora il pass-through è dello 0,5 (ovvero 50%).
Il coefficiente pass-through italiano è stato stimato intorno al 15% nel primo anno
e del 36% nel secondo (Goldfajn e Werlang), per cui ipotizzando una svalutazione
del 20%, solo il 15% di tale svalutazione si tradurrebbe in inflazione l'anno
successivo; ipotizzando un'inflazione del 2%-2,5% il prossimo anno, il 15% del 20% è
uguale al 3%, per cui vuol dire che l'inflazione l'anno successivo all'uscita potrebbe
essere del 5,5% (2,5+3). Si tratta di valori tutto sommato esigui e facilmente
controllabili (anche ipotizzandola fino al 9-10% totale) e che sono comunque
immaginati nel caso di totale assenza di politiche anti-inflazionistiche (impensabile
che il Governo o la Banca Centrale rimangano immobili).
Fonte: http://varieanalisi.blogspot.it
Svalutazione e inflazione
45http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/
Goldfajn – Werlang: The Pass-through from Depreciation to Inflation: A Panel Study1
Il coefficiente pass-through italiano
46http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/
Brigitte Granville
Prof. di Economia Internazionale e
Politica Economica.
Queen Mary University, London
http://www.asimmetrie.org/wp-content/uploads/2013/10/THE-PRETENCE-OF-BARGAINING-POWER-IN-THE-EMU.p
Incremental Annualized Inflation Impact post
EMU Dissolution Based on FX Passthrough
Estimates
47http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/
Una verifica storica… Svalutazione e inflazione
48http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/
Una verifica storica…………
forte rivalutazione della lira del
22% avvenuta nel 1979
inflazione crescente
svalutazione della lira del
20% settembre 1992
inflazione decrescente
49http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/
Dal luglio del 2001 al
febbraio del 2004 la
moneta polacca si svaluta
47%, cosa sarà successo
all’inflazione in Polonia?
Dall’agosto del 2008 al
febbraio del 2009 la
moneta polacca si svaluta
51%, cosa sarà successo
all’inflazione in Polonia?
Le forti svalutazioni avvenute in Polonia
Una verifica moderna …
50http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/
Dall’agosto del 2008 al febbraio
del 2009 l’inflazione in Polonia
diminuisce dal 4% al 3,2%! Ma,
secondo il ragionamento
dell’automa, non sarebbe dovuta
salire tantissimo?
Dal luglio del 2001 al febbraio
del 2004 l’inflazione in Polonia
diminuisce dal 4,2% al 3%! Ma,
secondo il ragionamento
dell’automa, non sarebbe
dovuta schizzare in altissimo?
...e l’inflazione?
Fonte: http://www.indexmundi.com/
51http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/
Lo sapevate che …
Attenzione: noi l’euro non lo avevamo ancora in tasca, ma già lo usavamo negli scambi
internazionali, cioè per comprare i dollari necessari ad acquistare le materie prime.
LA SVALUTAZIONE DELL’EURO
Quale fu l’ammontare della svalutazione che subì l’euro nei
primi 22 mesi di vita (dal gennaio 1999 al novembre 2000)?
52http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/
5 gennaio 1999 €/$ 1,17
27 novembre 2000 €/$ 0,84
L’€ SVALUTA DEL
28,2%
Qualche stato della zona euro non ha più comprato MP?
Vediamo un po’
53http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/
… e l’inflazione?
5 gennaio 1999 1%
Giugno 2001 2,7%
Fonte: Eurostat
54http://memmt.info/site/
http://memmt.i
nfo/site/
In aggiunta a modifiche interne all’azienda (ristrutturazione costi aziendali,
riduzione importazioni, consumi del mercato nazionale), l’uscita dall’Italia dalla
zona euro potrebbe comportare dei cambiamenti istituzionali importanti, come il
recupero della sovranità monetaria e la possibilità per lo Stato Italiano di
diminuire discrezionalmente il livello insostenibile di tassazione che grava sulle
piccole e medie imprese italiane (che oggi arriva a sfiorare cifre impressionanti del
65% della tassazione complessiva in rapporto al reddito imponibile), consentendo
all’imprenditore di mantenere invariato il ritorno economico del suo investimento.
La componente fiscale pesa sul 41% del costo del gasolio al netto dell’IVA contro
una media europea del 34%.
Analoga situazione si verifica per il costo del kWh elettrico e per il gas naturale, con
un forte aggravio sui costi operativi del sistema Italia.
Inoltre…
Fonte: http://tempesta-perfetta.blogspot.it
Così come sarebbe possibile rivedere in modo strutturale le accise che pesano sul
costo dell’energia in Italia.
55
56http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
Importata
Creditizia
Finanziaria
Da profitti
Da costi Da offerta
Da domanda
Aumento del livello generale dei prezzi
Tipologie di inflazioneTipologie di inflazione
57http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
Da domanda
L'inflazione da domanda è quella che deriva dalla
pressione della domanda, che tende a espandersi al di là
dell' offerta disponibile in prossimità della piena
occupazione delle risorse fisiche e umane .
Da offerta
Creditizia
Finanziaria
Inflazione finanziaria e inflazione creditizia sono forme
di inflazione da domanda, innescate, rispettivamente,
da crescita della spesa pubblica finanziata in deficit in
condizioni di prossimità al pieno impiego o da
eccessiva creazione di credito da parte del sistema
bancario.
L'inflazione da offerta si verifica per effetto di shocks
che portano a ridurre l'offerta (calamità naturali,
guerre, necessità di sensibili ristrutturazioni produttive
che nell'immediato riducono la capacità produttiva).
58http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
L'inflazione da costi (cost-push inflation) consiste nel
trasferimento sui prezzi dell' aumento dei costi
dell'impresa (in particolare, dei costi variabili: salari,
materie prime, energia, imposte specifiche).
Da costi
Da profitti
L'inflazione da profitti è connessa con l'aumento del
margine di profitto reso possibile dall'esistenza di
forme di mercato diverse dalla concorrenza perfetta
(oligopoli e monopoli).
Importata
L'inflazione importata è un aumento dei prezzi
causato dall'incremento dei prezzi dei fattori
produttivi importati. L'inflazione importata è stata
osservata nel corso degli shock petroliferi del 1973 e
del 1979.
59http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
60http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
In ambito mainstream è convinzione comune che le masse monetarie
siano controllate dalla banca centrale.
Secondo la Teoria Quantitativa della Moneta (TQM) la sequenza è la seguente: le
banche centrali possono stampare denaro e con esso comprare titoli, privati o
pubblici, dando così alle banche commerciali, o allo Stato, nuova moneta. Inoltre,
agendo sulle riserve obbligatorie delle banche, possono variare la capacità degli
istituti di credito di concedere prestiti, controllando così l'emissione della “moneta
bancaria”, attraverso quello che viene chiamato “moltiplicatore monetario”. Meno
riserve sono richieste, più le banche possono prestare. Se la riserva obbligatoria è il
2% di tutti i depositi posseduti da una banca, allora il moltiplicatore monetario è 50
(1 /0,02).
Secondo la TQM quindi, se la banca centrale stampa troppa moneta (che viene
moltiplicata dalle banche commerciali secondo parametri sotto il controllo della
banca centrale) questa offerta può superare quanto necessario a rappresentare i
beni reali. In tal caso i prezzi saliranno, cioè avremo inflazione.
61http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
Teoria Quantitativa della Moneta
La base teorica della precedente affermazione è una particolare interpretazione della
seguente identità, detta equazione degli scambi di Fisher:
Dove:
M è uguale all’offerta di moneta;
V è la velocità della moneta (o il numero medio di volte che ogni euro viene speso);
P è il prezzo medio delle merci e dei servizi;
T è la quantità totale di merci e servizi venduti durante il periodo di tempo in questione.
In questo modo, se vi erano 100 merci e servizi che erano venduti per €10 ognuno (in
media), si avevano transazioni effettuate per un valore totale di € 1.000. Laddove vi
fossero 200 monete da un euro in quella economia, ciò avrebbe significato che ognuna
di quelle monete era stata utilizzata 5 volte (da qui il fattore della “velocità” della
moneta, o quanto velocemente questa venisse spesa ulteriormente).
62http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
I falsi presupposti della Teoria Quantitativa
M: l’offerta di moneta è una grandezza facilmente definita e identificabile dato
che solo la Banca Centrale può influenzare una variazione dell’offerta, secondo
dei precisi criteri di politica monetaria e lavorando in totale indipendenza e
autonomia.
V: la velocità di denaro è strettamente collegata con le abitudini della gente e con
la struttura del sistema finanziario. E, quindi, in mancanza di grandi stravolgimenti
sociali ed economici, questa variabile è relativamente costante nel breve periodo
P: l'economia è così perfetta, competitiva, concorrenziale che né le imprese né i
lavoratori sono liberi di cambiare il prezzo dei beni e servizi prodotti o pretendere
aggiustamenti salariali, facendo sì che il valore del prezzo dipenda esclusivamente
dall’incontro fra domanda e offerta nel mercato.
T: l’economia automaticamente tende verso il pieno impiego e così T (il volume
esistente di merci e servizi) è grande quanto può esserlo in ogni dato momento
(benché esso cresca nel tempo).
63http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
…cosa accade se la BC raddoppia l’offerta di moneta?
Considerando le assunzioni fatte per ciascuna variabile, ovvero, che P non può
cambiare da sola, T è già piú grande possibile date le tecnologie e risorse
correnti, e V è costante, affinché l’identità contabile sia rispettata, a seguito di
una doppia offerta di moneta, l’unica variabile che si modifica è P.
200 x 5 = 10 x 100
INFLAZIONE!
400 x 5 = 20 x 100
64http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
Velocità e pieno impiego: una verifica nella realtà delle cose
65http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
La correlazione tra M e P: una verifica nella realtà delle cose
M2 [blu] - inflazione [rosso] – Stati Uniti
66http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
La correlazione tra M e P: una verifica nella realtà delle cose
Base monetaria [blu], M2 [verde], inflazione [rosso], Stati Uniti, 1980=100
67http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
…..ed inoltre…...
La Banca centrale, di questa massa di mezzi di pagamento dai quali
dipende l’effettiva domanda di beni, non ha alcun controllo diretto.
Il tasso di crescita della massa monetaria (M3) e l’inflazione nell’Eurozona (1999-2010).
Fonte: Fondo monetario internazionale (2010).
68http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
Non esiste una teoria
accettabile che colleghi in
modo necessario la base
monetaria creata dalle
banche centrali con
l’inflazione.
Vítor Constâncio,
vice presidente della BCE
Alan R. Holmes,
FED di New York
Nel mondo reale, le
banche estendono il
credito, creando i depositi
nel processo, e cercano le
riserve successivamente.
69http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
Le variabili possono variare: P può restare invariato.
In realtà:
M non è determinata dalla BC (esogena), ma dalla domanda di credito
(endogena);
V potrebbe variare (in recessione diminuisce, si detiene più a lungo il cash);
P può restare invariato;
T di solito non è relativo a condizioni di pieno impiego fattori, per cui
potrebbe aumentare.
M V P T
200x5=10x100
400x5=10x200
400x2,5=10x100
AUMENTO PRODUZIONE!
RECESSIONE E DIM. VELOCITÁ
70http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
…..in conclusione…...
TQM
Il livello dei prezzi è causato dalla
quantità di moneta in circolazione.
71http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
L’inflazione è un fenomeno molto complesso che presenta numerose
interconnessioni e ha molta più attinenza con i cambiamenti che avvengono
nell’economia reale rispetto ai processi monetari, siano essi variazioni di
tassi di cambio o aumento di moneta circolante.
In generale possiamo dire che si verifica inflazione quando:
• La domanda di beni e servizi supera l’offerta e nel contempo il tessuto
produttivo non è così elastico da adattarsi al nuovo regime di domanda.
• Ad un aumento dei salari nominali, collegato ad una politica salariale espansiva
o a cambiamenti strutturali nel mercato del lavoro, le imprese tenderanno ad
aumentare i prezzi per mantenere costanti i profitti.
• Un innalzamento repentino e consistente del costo delle materie prime può
anch’esso tradursi in inflazione, come è avvenuto per esempio in Italia nel 1974
(picco di inflazione del 20%), in conseguenza del primo grande shock petrolifero
del 1973, che ha causato un aumento medio del prezzo del petrolio del 258%.
72http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/
“L'inflazione è la più iniqua delle imposte perché danneggia la vedova,
l'orfano, e il proletario “
“….meno male che l'euro ci ha difeso dall'inflazione, perché l'inflazione
erode il potere di acquisto...".
73http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
L'inflazione è la più iniqua delle imposte in quanto abbatte il potere
d'acquisto del povero lavoratore: se i prezzi aumentano, i salari
perdono potere d'acquisto (certo, se non sono aumentati anche loro...)
“Quindi, se quanto detto in precedenza risulta vero, dovremmo aspettarci che nel
momento in cui i prezzi salgono molto e soprattutto quando lo fanno in modo improvviso e
repentino i salari verranno “sopravanzati” dall’inflazione: il livello dei prezzi sale a livelli tali
da superare qualsiasi aumento salariale, facendo così diminuire il potere d’acquisto dei
lavoratori.”
“Ci viene continuamente ripetuto che l’inflazione è il peggiore di tutti i mali, la più iniqua
delle tasse, il fenomeno monetario che danneggia il lavoratore più di ogni altra cosa.
L’argomentazione più utilizzata è questa: se un lavoratore guadagna per esempio il 10%
in più e l’inflazione (la misura della variazione dell’Indice dei prezzi al consumo)
aumenta di 10 allora il suo salario reale e il suo potere d’acquisto restano immutati; se
l’inflazione aumenta di 15 peggio ancora, il suo salario reale risulterà diminuito. Dunque,
questa è la logica conseguenza, bisogna a tutti i costi fermare questo male che si chiama
inflazione e concentrare tutte le energie per il contenimento e la stabilità dei prezzi, che
sono la sola cosa in grado di tutelare i lavoratori e i loro salari.”
74http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
Salari reali Quota salari
Capacità di risparmio Potere d’acquisto delle famiglie
Alcuni semplici indicatori di benessere sociale
Per salario reale si intende il
potere d'acquisto del salario
nominale, cioè la quantità di
beni e servizi che il lavoratore
può ottenere con esso. Di
conseguenza, il salario reale è
pari al salario nominale diviso
per un indice dei prezzi .
La quota salari rappresenta la parte del
reddito nazionale assegnata al fattore
lavoro nell'ottica della distribuzione
funzionale del reddito fra i fattori di
produzione, quali capitale, lavoro e
terra. Rappresenta perciò una delle
componenti più importanti della
distribuzione del reddito a livello
aggregato e non individuale
Il potere d’acquisto esprime la
quantità di beni e servizi che può
essere comprata con un determinato
reddito.
La quota del reddito che non
viene spesa nel periodo in cui il
reddito è percepito, ma è
accantonata per essere spesa in
un momento futuro.
75http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
Dati OCSE
L’inflazione in Italia dal 1970
1974
prima crisi
petrolifera
1978
seconda crisi
petrolifera
76http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
INF 12% ma
SR 6% ma
INF 6% ma
SR 0,5% ma
77http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
Fonte:Ocse(1997),Fondomonetariointernazionale(2010),Istat(2011). Quota salari e tasso di inflazioneQuota salari e tasso di inflazione
31.07.1992
Abolizione scala
mobile
AMATO
14.02.1984
Taglio di 4 punti
della scala mobile
CRAXI
1975
Introduzione della
scala mobile
1963
Lotta operaia
1969
“autunno caldo ‘68”
78http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
Dati OCSE
InflazioneInflazione ee capacità di risparmiocapacità di risparmio
79http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
RD: incremento medio 14%
PA: incremento medio 4%
Totale 200%
CRESCITA STAGNAZIONE
RD: 3,8%
PA: 0,5%
RD: -1,8%
PA: -2,35%
Infl.media 9,43% Infl. media 2,81%
2,3%
80http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
A parte che il potere di acquisto dei lavoratori può essere difeso con i
normalissimi meccanismi di indicizzazione dei salari all’inflazione utilizzati
in quasi tutti i paesi più civili e democratici del mondo, quello che
qualcuno non capisce o fa finta di non capire, per i soliti motivi di
annebbiamento, malafede e collusione, è che l’inflazione mantenuta
artificialmente bassa in Europa serve più che altro a proteggere nel
tempo il valore dei grandi patrimoni finanziari accumulati dagli
oligarchi, dai capitalisti, dagli speculatori, e da tutti coloro che vivono di
rendita senza sapere neppure cosa sia il lavoro. Questa è una colossale
ed epocale lotta di classe che ha come principale obiettivo la
distribuzione iniqua dei redditi a favore di una ristretta minoranza di
rentiers, benestanti, grandi imprenditori e a danno della maggioranza,
che comprende lavoratori, pensionati, piccoli e medi imprenditori,
società civile
In conclusione……
81http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
L’inflazione è una variabile centrale nel conflitto distributivoconflitto distributivo, cioè nella
ripartizione del prodotto nazionale fra le varie classi (imprenditori, lavoratori
dipendenti, eccetera). Ma le sue implicazioni non sono quelle che i giornali ci
ripetono: spesso, le classi più svantaggiate, ci perdono da una minore
inflazione, anziché guadagnarci.
L’inflazione, soprattutto se imprevista, danneggia i creditori e
simmetricamente
avvantaggia i debitori. I primi infatti prestano moneta “buona”, e si vedono però
restituire dai secondi moneta “cattiva”, cioè moneta che compra meno beni,
perché nel frattempo i prezzi sono cresciuti.
Simmetricamente, riducendo il valore reale (cioè depurato dall’effetto dei prezzi)
del debito, l’inflazione favorisce il rimborso del debito ai debitori.
..in definitiva …....in definitiva …..
82http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
In aggiunta a una redistribuzione del reddito, l'inflazione di norma implica anche
una redistribuzione della ricchezza; infatti, il valore di un'obbligazione che sia
fissa in termini nominali si riduce in termini reali: se ne avvantaggiano i debitori
(tipicamente le imprese e, spesso, gli enti pubblici), mentre risultano
svantaggiati i creditori.
Tale fenomeno esiste ogni volta che il debito non è perfettamente indicizzato.
Il debitore, infatti, si impegna contrattualmente a pagare un tasso d’interesse
nominale che, in presenza di inflazione e in assenza di perfetta indicizzazione,
corrisponde però ad un minore interesse reale.
Il principale debitore che si avvantaggia di tale effetto è lo Stato, sugli interessi del
debito pubblico.
..segue…....segue…..
83http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
Impatto percentuale dell’inflazione sul potere d’acquisto della moneta
dopo n anni a un dato tasso di inflazione
INFLAZIONE
Anno 0% 2% 5% 10%
0 € 1.000.000 € 1.000.000 € 1.000.000 € 1.000.000
1 € 1.000.000 € 980.392 € 952.381 € 909.091
2 € 1.000.000 € 961.169 € 907.029 € 826.446
3 € 1.000.000 € 942.322 € 863.838 € 751.315
4 € 1.000.000 € 923.845 € 822.702 € 683.013
5 € 1.000.000 € 905.731 € 783.526 € 620.921
6 € 1.000.000 € 887.971 € 746.215 € 564.474
7 € 1.000.000 € 870.560 € 710.681 € 513.158
8 € 1.000.000 € 853.490 € 676.839 € 466.507
9 € 1.000.000 € 836.755 € 644.609 € 424.098
10 € 1.000.000 € 820.348 € 613.913 € 385.543
84http://memmttoscana.wordpress.com/
http://memmt.info/site/
Non è poi così tantoNon è poi così tanto
spaventoso questospaventoso questo
MOSTRO!MOSTRO!
In sintesi:
Se non siete dei capitalisti, amici cari, con un po'
più di inflazione stavate meglio.
"Ma qualcuno dice il contrario!"
Ma questo qualcuno vi sembra un proletario?

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Regimi di cambio inflazione svalutazione

  • 1. 1 Terza lezione: Regimi di tasso di cambio,Terza lezione: Regimi di tasso di cambio, svalutazione e inflazionesvalutazione e inflazione Associazione culturale Le IdeeAssociazione culturale Le Idee Relatore Pier Paolo FlamminiRelatore Pier Paolo Flammini San Benedetto del TrontoSan Benedetto del Tronto 2 marzo 20152 marzo 2015
  • 2. http://memmttoscana.wordpress.com/ a) Perché e come le economie dei paesi meridionali come Grecia, Spagna e Italia sono state distrutte dal sistema dell’Eurozona; b) perché e come le banche tedesche e francesi hanno realizzato profitti enormi grazie all’Eurozona, per poi scaricare le successive perdite sugli Stati; c) la svalutazione della moneta provoca inflazione? E in che modo? Quanta inflazione ci dovremmo aspettare se l’Italia torna alla lira? d) l’inflazione è davvero “la più iniqua delle tasse” e affama lavoratori, pensionati? Oppure agevola i detentori di grandi ricchezze finanziarie? www.memmt.info 2
  • 3. http://memmttoscana.wordpress.com/ Il tasso di cambio e quotazione La Bilancia dei Pagamenti e il tasso di cambio Tassi di cambio e economia reale www.memmt.info Il tasso di cambio reale I regimi dei tassi di cambio Svalutazione e bilancia commerciale Svalutazione e inflazione La svalutazione
  • 4. http://memmttoscana.wordpress.com/ Il tasso di cambio nominale è il prezzo di una valuta in termini di un’altra. Questo prezzo può essere definito in due modi: • il primo metodo, detto quotazione incerto per certo, definisce il tasso di cambio come quantità di valuta nazionale scambiata per una unità di valuta estera. Se ad esempio diciamo che il tasso di cambio £/$ = 1200 significa che 1200 £= 1 $ Il tasso di cambio nominale: Definizione e metodi di quotazione • il secondo, detto quotazione certo per incerto, definisce il tasso di cambio come quantità di valuta estera scambiata per una unità di valuta nazionale. Se ad esempio diciamo che il tasso di cambio €/$ è oggi a 1,35 significa 1 € = 1.35 $ Si noti che mentre noi in Europa utilizziamo il metodo certo per incerto (1=x), il tasso di cambio del dollaro verso le valute dei paesi emergenti si basa sul metodo contrario, incerto per certo, ossia quante unità di valuta locale si ottengono in cambio di un dollaro (x=1). www.memmt.info 4
  • 5. http://memmttoscana.wordpress.com/ Nel nostro sistema quindi, un aumento del tasso di cambio significa che la valuta si apprezza - con lo stesso euro compreremo una maggior quantità di dollari, mentre nella quotazione incerto per certo un un aumento del tasso di cambio significa che la valuta si deprezza. certo per incerto Quanti $ per 1 € incerto per certo Quante Lire per 1 Ecu/DM www.memmt.info 5 Il tasso di cambio nominale: Definizione e metodi di quotazione
  • 6. http://memmttoscana.wordpress.com/ Il tasso di cambio è determinato dall'incontro della domanda e dell'offerta di valuta nel mercato dei cambi, mercato chiamato Forex (Foreign Exchange Market). Come si determina il tasso di cambio La domanda e l'offerta di una valuta avviene in seguito al cambio da una valuta all'altra necessario per effettuare gli scambi internazionali. Ad ogni esportazione di merci corrisponde un cambio di valuta straniera con valuta nazionale, al fine di pagare le merci del paese, e quindi un acquisto di valuta nazionale. Ad ogni importazione di merci, viceversa, ci sarà una vendita di valuta nazionale per pagare le importazioni in valuta straniera. Quindi se il saldo degli scambi con l'estero è attivo, la forte domanda della valuta ne spingerà in alto il prezzo. Viceversa, la valuta tenderà a perdere valore. Ad ogni importazione di capitali corrisponde un cambio di valuta straniera con valuta nazionale, al fine di pagare le attività finanziarie, e quindi un acquisto di valuta nazionale. Ad ogni esportazione di capitali, ci sarà una vendita di valuta nazionale per pagare le attività finanziarie in valuta straniera. www.memmt.info 6
  • 7. Come si determina il tasso di cambio Il tasso di cambio dipende, in definitiva dalla bilancia dei pagamenti di un paese, e in particolare: • dagli scambi commerciali: importazioni ed esportazioni di beni, compreso il turismo da un paese all'altro; • dagli investimenti finanziari (ad es.: acquisto di buoni del tesoro stranieri) - questo volume di scambio è legato in particolar modo al livello del tasso di interesse che se alto attira capitali alla ricerca di buoni rendimenti. www.memmt.info 7
  • 8. http://memmttoscana.wordpress.com/ La Bilancia dei Pagamenti registra tutti i movimenti di valuta tra un paese e il resto del mondo. www.memmt.info 8
  • 9. http://memmttoscana.wordpress.com/www.memmt.info 9 Lo scopo è quello di stabilire se il saldo fra pagamenti ricevuti e pagamenti effettuati è positivo o negativo (o nullo) Ma se i pagamenti non sono in equilibrio, i casi sono due: 1) c’è stato eccesso di domanda di valuta nazionale (da parte di esportatori di beni o importatori di capitali): e in questo caso il cambio tenderà ad apprezzarsi; 2) c’è stato eccesso di offerta di valuta nazionale (da parte di importatori di beni o esportatori di capitali): e in questo caso il cambio tenderà a deprezzarsi.
  • 10. http://memmttoscana.wordpress.com/ I SALDI INTERMEDI Il saldo della bilancia dei pagamenti dipende, così, in particolare: a) dal saldo del conto corrente e del conto capitale, che varia in particolare in funzione di: - fattori di competitività di prezzo, ossia del tasso di cambio reale; - fattori di domanda, ovvero, livello di reddito interno ed esterno; b) dal saldo dei movimenti di capitale (conto finanziario), che dipende dal differenziale di interesse e dal premio per la copertura del tasso di cambio a termine (parità coperta dei tassi d'interesse). www.memmt.info 10
  • 11. Esportazioni 17.930 Importazion i 18.188 Totale 36.118 Commercio estero mondiale 2012 (mld $) http://www.wto.org/english/res_e/statis_e/its2013_e/its13_world_trade_dev_e.pdf http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2010-12-18/monetario-mercato-4mila-miliardi-1 La maggior parte delle transazioni in valuta non è associata al commercio internazionale, ma alla compravendita di attività finanziarie. www.memmt.info 11
  • 12. http://memmttoscana.wordpress.com/ Media giornaliera scambi Forex April 2013 (mld $) http://www.bis.org/publ/qtrpdf/r_qt1312e.htm www.memmt.info 12
  • 13. http://memmttoscana.wordpress.com/ La stragrande maggioranza delle transazioni internazionali sul Forex, certamente oltre il 90% del volume totale non è direttamente legato alle partite correnti. Il tasso di cambio è determinato dall'incontro della domanda e dell'offerta di valuta sul Forex, pertanto il saldo del conto corrente non riveste il ruolo principale nella determinazione dello stesso. www.memmt.info 13 Tassi di cambio e squilibri delle partite correnti
  • 15. http://memmttoscana.wordpress.com/ A seconda delle circostanze, le autorità monetarie possono preferire che il tasso di cambio segua liberamente le forze della domanda e dell'offerta, oppure possono preferire che esso non si allontani da un determinato valore. Queste diverse possibilità di scelta si esprimono mediante accordi tra autorità monetarie che danno vita al sistema monetario internazionale. REGIMI DI CAMBIO www.memmt.info 15
  • 16. http://memmttoscana.wordpress.com/ Il Fondo Monetario Internazionale classifica i regimi di cambio sulla base della loro flessibilità e sulla presenza di impegni formali o informali a seguire un certo andamento. In ordine crescente di flessibilità i regimi di cambio identificati sono: Dollarizzazione: nel paese viene adottata una moneta emessa da un altro paese (in genere il dollaro). E' un caso estremo di tasso di cambio fisso in cui la politica monetaria è svolta dal paese estero. Classificazione dei regimi di cambio Currency Board: è un regime di cambio basato sull'istituzionalizzazione del vincolo della politica monetaria (attraverso una legge speciale o l'inserimento nella costituzione). Il currency board è un'autorità monetaria che si sostituisce o si affianca alla Banca centrale ed emette valuta soltanto se questa e coperta da un eguale ammontare di valuta estera alla quale la valuta domestica è legata da un cambio fisso. L'operato della banca centrale del paese che adotta il currency board è legato alla condotta della banca centrale del paese verso cui il tasso e stato fissato (con conseguente perdita di autonomia della politica monetaria, Argentina aprile 1991 - gennaio 2002). www.memmt.info 16
  • 17. Tasso di cambio fisso (Peg): il tasso di cambio della valuta domestica è fissato ad un'altra valuta (o ad un paniere di valute) e può oscillare in una banda piuttosto limitata tra -/+ 1-2%. Non c'e alcun impegno legale a mantenere la parità irrevocabilmente, ma la banca centrale si impegna a mantenere la parità centrale attraverso interventi diretti (acquisto/vendita di valuta estera) o indiretti (manovre sui tassi). La flessibilità della politica monetaria, benché limitata, è mantenuta, soprattutto perché le “barriere all'uscita” sono deboli ed un paese può decidere di abbandonare il tasso di cambio o modificare la parità (riallineamento). Si tratta in genere di accordi unilaterali (un paese fissa la propria valuta ad una estera), ma esistono anche accordi multilaterali (come lo SME). www.memmt.info Crawling peg (parità strisciante): il tasso di cambio è ancora ancorato ad una valuta (o ad un paniere di valute), ma la parità viene aggiustata periodicamente (con variazioni ridotte) sulla base di alcuni indicatori prefissati, generalmente il differenziale inflazionistico tra i due paesi. 17 Classificazione dei regimi di cambio
  • 18. http://memmttoscana.wordpress.com/ Fluttuazione all'interno di una banda: il tasso di cambio viene lasciato fluttuare liberamente all'interno di una banda di oscillazione e la banca centrale interviene solo quando il tasso di cambio si avvicina agli estremi. La parità centrale e i margini possono essere fissi (target zone) o aggiustati periodicamente sulla base di alcuni indicatori predeterminati (crawling bands). Il grado di flessibilità del cambio dipende dall'ampiezza della banda. Fluttuazione sporca (managed floating): l'autorità monetaria cerca di influenzare il tasso di cambio attraverso interventi diretti o indiretti, ma senza avere un preciso obiettivo di cambio. Gli interventi sono sporadici e determinati da eventi particolari (ad esempio, un peggioramento non strutturale della bilancia dei pagamenti). Tassi di cambio perfettamente flessibili (independently floating): il tasso di cambio è determinato unicamente dalle forze di mercato, senza alcun intervento delle autorità monetarie mirato a stabilizzare o indirizzare il tasso di cambio. www.memmt.info 18
  • 19. Le autorità si impegnano a mantenere fisso il tasso di cambio e tutte le volte che le forze di mercato, che determinano la domanda e l’offerta di valuta, tendono a modificare il tasso di cambio, o con un apprezzamento o con un deprezzamento, le autorità monetarie intervengono, comprando oppure vendendo valuta nazionale per contrastare le fluttuazioni del mercato. - Il regime a cambi fissi, si realizza quando due o più paesi concordano di mantenere il tasso di cambio tra le loro valute ad un determinato valore ( più frequentemente, entro una certa fascia), o di aderire ad una unione monetaria. - Il regime a cambi fluttuanti, si realizza quando uno o più paesi decidono di lasciare che i tassi di cambio della propria valuta con tutte le altre siano liberamente determinati dalla domanda e dall’offerta, lasciando che il meccanismo di mercato operi liberamente. Principali regimi di cambio www.memmt.info 19
  • 20. 20http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ Il regime dei cambi fissi favorisce gli scambi internazionali grazie alla stabilità del cambio, ma in caso di pressioni sul cambio dovute a uno squilibrio nella bilancia dei pagamenti, in un regime a cambi fissi non si può far scendere il valore della moneta, ma bisogna adottare politiche restrittive per diminuire la domanda e le importazioni, aumentare i tassi di interesse, e insomma il riequilibrio passa necessariamente attraverso una crisi economica interna al paese. In un regime di cambi fluttuanti, il riequilibrio della bilancia avviene automaticamente col deprezzamento della valuta nei confronti delle altre valute che renderà più competitive le esportazioni. Naturalmente se il paese dipende parecchio dalle importazioni ci sarà il rovescio della medaglia, perché le importazioni diventeranno più costose. Regime di cambi fissi e cambi fluttuanti
  • 21. http://memmttoscana.wordpress.com/www.memmt.info 21 Automobile americana ($) e automobile tedesca (€): come decido?
  • 22. http://memmttoscana.wordpress.com/ Come abbiamo detto, il tasso di cambio è il prezzo relativo di due monete. Se astraiamo dalle transazioni di carattere finanziario e in particolare speculativo (ad esempio, le operazioni di arbitraggio), un agente economico che acquista una valuta estera lo fa per perfezionare degli scambi di beni (cioè delle transazioni reali): ad esempio, un importatore acquista dollari per pagare le materie prime o i prodotti finiti che importa, un turista acquista rupie per finanziare la propria vacanza all’estero (dove acquisterà beni e servizi. Questa misura è data dal tasso di cambio reale In tutte queste transazioni sono coinvolti, oltre ai tassi di cambio, anche i prezzi dei beni e dei servizi scambiati. I due elementi (prezzi e tasso di cambio) concorrono nel determinare la convenienza per un operatore economico ad acquistare in un paese piuttosto che in un altro. È quindi utile disporre di una misura del tasso di cambio che tenga conto dell’effetto dei prezzi, o, per dirla in un altro modo, che venga definito come prezzo relativo non fra due valute, ma fra due insiemi di beni. Tasso di cambio reale www.memmt.info 22
  • 23. http://memmttoscana.wordpress.com/ Il tasso di cambio reale www.memmt.info 23 Il tasso di cambio reale é il prezzo relativo dei beni nazionali e dei beni esteri. Il tasso di cambio reale compara i prezzi di un bene nazionale e di uno straniero all’interno di una economia e dipende dal tasso di cambio nominale e dai prezzi del bene nazionale e di quello straniero, misurati nelle valute locali. Il tasso di cambio reale è il rapporto fra il livello dei prezzi interni e il livello dei prezzi esterni, espresso in valuta estera (quotazione certo per incerto).
  • 24. www.memmt.info 24 Per esempio: Se il tasso di cambio EUR/USD é di 1,20 e un’auto in Italia costa 30.000 euro e in USA costa 36.000 dollari, significa che l’automobile ha in realtà lo stesso valore. Questo perché 36.000 dollari hanno lo stesso valore di 30.000 euro. Abbiamo fatto un esempio il cui calcolo si può fare semplicemente a mente, per gli altri casi, ecco la formula E = e (P/P*) dove: E é il tasso di cambio reale e il tasso di cambio nominale P il prezzo dei beni nazionali P* il prezzo dei beni esteri. Quindi, nel nostro esempio: E= 1,20 (30.000/36.000) = 1
  • 25. In particolare, il tasso di cambio reale aumenta, cioè si apprezza, quando: 1 aumentano i prezzi interni , 2 il cambio si rivaluta, 3 diminuiscono i prezzi esteri In tutti questi casi per gli agenti economici residenti nel paese di riferimento diventa più conveniente acquistare beni esteri anziché beni nazionali, o perché i beni nazionali sono più cari, o perché quelli esteri sono meno cari, o perché la valuta estera costa meno; di conseguenza il paese i subisce una perdita di competitività. Viceversa una diminuzione, cioè un deprezzamento, del tasso di cambio reale implica un aumento di competitività, che può essere determinato o da movimenti relativi dei prezzi, o da una svalutazione del cambio nominale. Nel mondo reale, le valute non sono utilizzate soltanto per le transazioni di conto corrente, ma vengono anche impiegate nelle transazioni di conto capitale. www.memmt.info 25
  • 26. Il cambio reale è la determinante chiave nelle quantità di importazione e esportazione di una economia (es. regime di cambi FLESSIBILI) www.memmt.info 26 Esempi: E= 1,20 (30.000/36.000) = 1 Se E assume valori > oppure < di 1 significa che il cambio reale tra le due valute si sta apprezzando o deprezzando. Caso 1: Apprezzamento dell’€; il cambio da 1,20 passa a 1,30 a prezzi invariati E= 1,30 (30.000/36.000) = 1,083 L’apprezzamento del cambio reale rende più conveniente il bene prodotto all’estero (30.000 € = 39.000 $) => Aumento importazioni del Paese € e aumento esportazioni del Paese $ Caso 2: Deprezzamento dell’€; il cambio da 1,20 passa a 1,10 a prezzi invariati E= 1,10 (30.000/36.000) = 0,916 Il deprezzamento del cambio reale rende più conveniente il bene prodotto all’interno (36.000 $ = 32.727 €) => Aumento esportazioni del Paese € e aumento importazioni del Paese $
  • 27. Esempi: E= 1,20 (30.000/36.000) = 1 Se E assume valori > oppure < di 1 significa che il cambio reale tra le due valute si sta apprezzando o deprezzando. Caso 3: Inflazione nel Paese €; il prezzo da 30.000 passa a 33.000 a cambio invariato E= 1,20 (33.000/36.000) = 1,1 L’aumento del prezzo in € rende più conveniente il bene prodotto all’estero (33.000 € = 39.600$) => Aumento importazioni del Paese € e aumento esportazioni del Paese $ Caso 4: Inflazione nel Paese $; il prezzo da 36.000 passa a 39.000 a cambio invariato E= 1,20 (30.000/39.000) = 0,923 L’aumento del prezzo in $ rende più conveniente il bene prodotto all’interno (39.000 $ = 32.500 €) => Aumento esportazioni del Paese € e aumento importazioni del Paese $ Il cambio reale è la determinante chiave nelle quantità di importazione e esportazione di una economia (es. regime cambi FISSI) www.memmt.info 27
  • 28. http://memmttoscana.wordpress.com/ Regimi di tasso di cambi e economia reale www.memmt.info 28
  • 29. http://memmttoscana.wordpress.com/ Tassi di cambio fissi e l'inflazione variabile www.memmt.info 29
  • 30. http://memmttoscana.wordpress.com/ Tassi di cambio flessibili e l'inflazione variabile E = e (P/P*) e = (P/P*) / E e = (105/102) / 1 = 1,03 www.memmt.info 30 Quotazione incerto per certo
  • 31. http://memmttoscana.wordpress.com/ Differenziali medi di inflazione Paesi Euro e Germania Country 1980-1998 1999-2013 Austria 0,4 0,5 Belgium 0,8 0,6 Finland 2,0 0,3 France 2,0 0,1 Greece 13,1 1,3 Italy 5,2 0,7 Netherlands -0,1 0,6 Portugal 9,4 0,9 Spain 4,7 1,2 www.memmt.info 31
  • 32. http://memmttoscana.wordpress.com/ …….quali conseguenze ……...quali conseguenze …….. Indici di prezzo nell’eurozonaIndici di prezzo nell’eurozona www.memmt.info 32
  • 33. http://memmttoscana.wordpress.com/ …….quali conseguenze ……sulla competitività?.quali conseguenze ……sulla competitività? Austria Belgium Finland France Germany Greece Ireland Italy Netherlands Portugal Spain 1999 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 2000 102,3 102,5 103,0 101,7 101,4 103,2 105,6 102,5 102,3 102,9 103,4 2001 105,1 105,1 105,7 103,3 103,4 106,7 110,8 105,4 106,6 107,4 107,1 2002 107,0 106,7 107,4 105,3 104,9 110,6 115,9 108,0 110,1 111,3 110,4 2003 108,5 108,5 108,3 107,5 105,9 114,4 119,9 110,9 112,4 114,9 113,8 2004 110,7 110,7 108,6 109,8 107,7 117,7 122,6 113,4 113,8 117,6 117,2 2005 113,3 113,8 109,2 111,6 109,3 121,9 125,5 115,6 115,7 120,3 121,2 2006 114,9 115,9 111,0 113,5 111,1 125,8 130,4 118,1 117,1 124,0 125,4 2007 117,4 118,0 113,7 115,2 113,6 129,4 136,8 120,2 119,0 127,1 128,9 2008 121,1 123,3 118,4 118,5 116,6 134,8 142,4 124,1 121,9 130,5 134,2 2009 121,7 123,1 118,4 118,6 117,0 136,5 136,0 125,1 123,4 129,4 133,8 2010 123,9 125,9 119,8 120,3 118,2 142,9 134,8 127,0 125,0 131,2 136,2 2011 128,0 130,3 123,9 122,9 120,7 147,6 138,3 130,6 127,9 136,1 140,6 2012 131,2 133,9 127,3 125,3 123,1 149,8 140,6 134,5 131,1 139,9 143,9 2013 133,9 135,4 129,3 126,5 125,0 148,5 141,3 136,1 134,4 140,3 145,9 www.memmt.info 33
  • 35. http://memmttoscana.wordpress.com/ Facciamo il punto: • a partire dalla metà degli anni ’80 i differenziali di inflazione fra paesi partner dell’eurozona e Germania si sono ridotti; • questo processo è continuato anche dopo l’entrata nell’euro, che quindi non ha né causato né amplificato i differenziali di inflazione; • al contempo, questi differenziali sono sempre rimasti in media positivi, cioè gli altri paesi hanno continuato ad avere più inflazione della Germania, e quindi non cè stata convergenza fra tutti i partner dell'eurozona; • questo ha determinato una svalutazione reale della Germania rispetto a tutti i partner, se pure in misura variabile (e simmetricamente una rivalutazione reale dei partner rispetto alla Germania); • questa svalutazione reale ha contribuito al grande successo delle esportazioni tedesche, successo che, è molto più marcato rispetto ai partner dell’eurozona che rispetto al resto del mondo. Il che è ovvio, visto che il resto del mondo, per difendersi, ha a disposizione lo strumento della flessibilità del cambio. Il cambio è fisso mentre l'inflazione è variabile www.memmt.info 35
  • 36. Tassi di cambio flessibili e economia finanziaria www.memmt.info 36
  • 37. http://memmttoscana.wordpress.com/ Tassi di cambio fissi e economia finanziaria www.memmt.info 37
  • 38. http://memmttoscana.wordpress.com/ Il cambio è fisso mentre l'inflazione è variabile. Ne consegue che i Paesi che riescono a tenerla più bassa di altri, che sono sì geograficamente vicini ma anche competitori nella dinamica delle esportazioni e delle importazioni di merci e capitali, in pratica effettuano una sorta di svalutazione monetaria indiretta. Ed è quello che sta succedendo a Germania e Francia rispetto a Paesi come Italia, Spagna e Portogallo. www.memmt.info 38
  • 39. 39 L’inflazione misura il valore interno della moneta tramite il potere di acquisto, la svalutazione (o rivalutazione) serve invece a quantificare il valore esterno della moneta tramite il tasso di cambio.
  • 40. http://memmttoscana.wordpress.com/ La svalutazione è la perdita di valore di una moneta nei confronti di una o più monete, regolate da un regime di cambi fissi, in seguito alla variazione della parità o al definitivo sganciamento della valuta da un’altra moneta forte. E’ un aggiustamento del tasso di cambio coerente ai parametri reali dell’economia di un Paese. Quando invece ci si trova in un regime di cambi variabili si parla di deprezzamento della moneta. Esso avviene in un mercato di cambi flessibili in cui la domanda e l'offerta di un tipo di moneta regolano il prezzo della stessa. www.memmt.info 40 La svalutazione
  • 41. 41http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/ Differenziale di inflazione cumulato e svalutazione 2001 1994 1997 1982 1997 1992 182 19 21 206 La variazione percentuale del tasso di cambio tra due valute, in caso di sganciamento di una valuta da un’altra moneta forte, tende a coincidere con la differenza tra le variazioni percentuali dei livelli di prezzo nazionali ovvero con il DIFFERENZIALE DI INFLAZIONE CUMULATO
  • 42. 42http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/ Differenziali di inflazione Italia - Germania Time 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Tot Germany 0,6 1,4 2 1,4 1 1,7 1,5 1,6 2,3 2,6 0,3 1,1 2,1 2 1,5 23,1 Italy 1,7 2,5 2,8 2,5 2,7 2,2 2 2,1 1,8 3,3 0,8 1,5 2,8 3 1,2 32,9 Differenziale 9,8
  • 43. 43http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/ 18 settembre del 1992 uscita dell’Italia dallo SME svalutazione nominale effettiva del 20% reintroduzione della lira nello SME (1996) Svalutazione e bilancia commerciale
  • 44. 44http://memmt.info/site/ http://memmt.i nfo/site/ Il coefficiente di trasferimento (pass-through) è l'intensità con cui una variazione del tasso di cambio (di solito una svalutazione) si trasferisce sul prezzo dei beni nazionali: per esempio se in seguito ad una svalutazione del 10% l'inflazione aumenta del 5%, allora il pass-through è dello 0,5 (ovvero 50%). Il coefficiente pass-through italiano è stato stimato intorno al 15% nel primo anno e del 36% nel secondo (Goldfajn e Werlang), per cui ipotizzando una svalutazione del 20%, solo il 15% di tale svalutazione si tradurrebbe in inflazione l'anno successivo; ipotizzando un'inflazione del 2%-2,5% il prossimo anno, il 15% del 20% è uguale al 3%, per cui vuol dire che l'inflazione l'anno successivo all'uscita potrebbe essere del 5,5% (2,5+3). Si tratta di valori tutto sommato esigui e facilmente controllabili (anche ipotizzandola fino al 9-10% totale) e che sono comunque immaginati nel caso di totale assenza di politiche anti-inflazionistiche (impensabile che il Governo o la Banca Centrale rimangano immobili). Fonte: http://varieanalisi.blogspot.it Svalutazione e inflazione
  • 45. 45http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/ Goldfajn – Werlang: The Pass-through from Depreciation to Inflation: A Panel Study1 Il coefficiente pass-through italiano
  • 46. 46http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/ Brigitte Granville Prof. di Economia Internazionale e Politica Economica. Queen Mary University, London http://www.asimmetrie.org/wp-content/uploads/2013/10/THE-PRETENCE-OF-BARGAINING-POWER-IN-THE-EMU.p Incremental Annualized Inflation Impact post EMU Dissolution Based on FX Passthrough Estimates
  • 48. 48http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/ Una verifica storica………… forte rivalutazione della lira del 22% avvenuta nel 1979 inflazione crescente svalutazione della lira del 20% settembre 1992 inflazione decrescente
  • 49. 49http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/ Dal luglio del 2001 al febbraio del 2004 la moneta polacca si svaluta 47%, cosa sarà successo all’inflazione in Polonia? Dall’agosto del 2008 al febbraio del 2009 la moneta polacca si svaluta 51%, cosa sarà successo all’inflazione in Polonia? Le forti svalutazioni avvenute in Polonia Una verifica moderna …
  • 50. 50http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/ Dall’agosto del 2008 al febbraio del 2009 l’inflazione in Polonia diminuisce dal 4% al 3,2%! Ma, secondo il ragionamento dell’automa, non sarebbe dovuta salire tantissimo? Dal luglio del 2001 al febbraio del 2004 l’inflazione in Polonia diminuisce dal 4,2% al 3%! Ma, secondo il ragionamento dell’automa, non sarebbe dovuta schizzare in altissimo? ...e l’inflazione? Fonte: http://www.indexmundi.com/
  • 51. 51http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/ Lo sapevate che … Attenzione: noi l’euro non lo avevamo ancora in tasca, ma già lo usavamo negli scambi internazionali, cioè per comprare i dollari necessari ad acquistare le materie prime. LA SVALUTAZIONE DELL’EURO Quale fu l’ammontare della svalutazione che subì l’euro nei primi 22 mesi di vita (dal gennaio 1999 al novembre 2000)?
  • 52. 52http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/ 5 gennaio 1999 €/$ 1,17 27 novembre 2000 €/$ 0,84 L’€ SVALUTA DEL 28,2% Qualche stato della zona euro non ha più comprato MP? Vediamo un po’
  • 53. 53http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/ … e l’inflazione? 5 gennaio 1999 1% Giugno 2001 2,7% Fonte: Eurostat
  • 54. 54http://memmt.info/site/ http://memmt.i nfo/site/ In aggiunta a modifiche interne all’azienda (ristrutturazione costi aziendali, riduzione importazioni, consumi del mercato nazionale), l’uscita dall’Italia dalla zona euro potrebbe comportare dei cambiamenti istituzionali importanti, come il recupero della sovranità monetaria e la possibilità per lo Stato Italiano di diminuire discrezionalmente il livello insostenibile di tassazione che grava sulle piccole e medie imprese italiane (che oggi arriva a sfiorare cifre impressionanti del 65% della tassazione complessiva in rapporto al reddito imponibile), consentendo all’imprenditore di mantenere invariato il ritorno economico del suo investimento. La componente fiscale pesa sul 41% del costo del gasolio al netto dell’IVA contro una media europea del 34%. Analoga situazione si verifica per il costo del kWh elettrico e per il gas naturale, con un forte aggravio sui costi operativi del sistema Italia. Inoltre… Fonte: http://tempesta-perfetta.blogspot.it Così come sarebbe possibile rivedere in modo strutturale le accise che pesano sul costo dell’energia in Italia.
  • 55. 55
  • 56. 56http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ Importata Creditizia Finanziaria Da profitti Da costi Da offerta Da domanda Aumento del livello generale dei prezzi Tipologie di inflazioneTipologie di inflazione
  • 57. 57http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ Da domanda L'inflazione da domanda è quella che deriva dalla pressione della domanda, che tende a espandersi al di là dell' offerta disponibile in prossimità della piena occupazione delle risorse fisiche e umane . Da offerta Creditizia Finanziaria Inflazione finanziaria e inflazione creditizia sono forme di inflazione da domanda, innescate, rispettivamente, da crescita della spesa pubblica finanziata in deficit in condizioni di prossimità al pieno impiego o da eccessiva creazione di credito da parte del sistema bancario. L'inflazione da offerta si verifica per effetto di shocks che portano a ridurre l'offerta (calamità naturali, guerre, necessità di sensibili ristrutturazioni produttive che nell'immediato riducono la capacità produttiva).
  • 58. 58http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ L'inflazione da costi (cost-push inflation) consiste nel trasferimento sui prezzi dell' aumento dei costi dell'impresa (in particolare, dei costi variabili: salari, materie prime, energia, imposte specifiche). Da costi Da profitti L'inflazione da profitti è connessa con l'aumento del margine di profitto reso possibile dall'esistenza di forme di mercato diverse dalla concorrenza perfetta (oligopoli e monopoli). Importata L'inflazione importata è un aumento dei prezzi causato dall'incremento dei prezzi dei fattori produttivi importati. L'inflazione importata è stata osservata nel corso degli shock petroliferi del 1973 e del 1979.
  • 60. 60http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ In ambito mainstream è convinzione comune che le masse monetarie siano controllate dalla banca centrale. Secondo la Teoria Quantitativa della Moneta (TQM) la sequenza è la seguente: le banche centrali possono stampare denaro e con esso comprare titoli, privati o pubblici, dando così alle banche commerciali, o allo Stato, nuova moneta. Inoltre, agendo sulle riserve obbligatorie delle banche, possono variare la capacità degli istituti di credito di concedere prestiti, controllando così l'emissione della “moneta bancaria”, attraverso quello che viene chiamato “moltiplicatore monetario”. Meno riserve sono richieste, più le banche possono prestare. Se la riserva obbligatoria è il 2% di tutti i depositi posseduti da una banca, allora il moltiplicatore monetario è 50 (1 /0,02). Secondo la TQM quindi, se la banca centrale stampa troppa moneta (che viene moltiplicata dalle banche commerciali secondo parametri sotto il controllo della banca centrale) questa offerta può superare quanto necessario a rappresentare i beni reali. In tal caso i prezzi saliranno, cioè avremo inflazione.
  • 61. 61http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ Teoria Quantitativa della Moneta La base teorica della precedente affermazione è una particolare interpretazione della seguente identità, detta equazione degli scambi di Fisher: Dove: M è uguale all’offerta di moneta; V è la velocità della moneta (o il numero medio di volte che ogni euro viene speso); P è il prezzo medio delle merci e dei servizi; T è la quantità totale di merci e servizi venduti durante il periodo di tempo in questione. In questo modo, se vi erano 100 merci e servizi che erano venduti per €10 ognuno (in media), si avevano transazioni effettuate per un valore totale di € 1.000. Laddove vi fossero 200 monete da un euro in quella economia, ciò avrebbe significato che ognuna di quelle monete era stata utilizzata 5 volte (da qui il fattore della “velocità” della moneta, o quanto velocemente questa venisse spesa ulteriormente).
  • 62. 62http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ I falsi presupposti della Teoria Quantitativa M: l’offerta di moneta è una grandezza facilmente definita e identificabile dato che solo la Banca Centrale può influenzare una variazione dell’offerta, secondo dei precisi criteri di politica monetaria e lavorando in totale indipendenza e autonomia. V: la velocità di denaro è strettamente collegata con le abitudini della gente e con la struttura del sistema finanziario. E, quindi, in mancanza di grandi stravolgimenti sociali ed economici, questa variabile è relativamente costante nel breve periodo P: l'economia è così perfetta, competitiva, concorrenziale che né le imprese né i lavoratori sono liberi di cambiare il prezzo dei beni e servizi prodotti o pretendere aggiustamenti salariali, facendo sì che il valore del prezzo dipenda esclusivamente dall’incontro fra domanda e offerta nel mercato. T: l’economia automaticamente tende verso il pieno impiego e così T (il volume esistente di merci e servizi) è grande quanto può esserlo in ogni dato momento (benché esso cresca nel tempo).
  • 63. 63http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ …cosa accade se la BC raddoppia l’offerta di moneta? Considerando le assunzioni fatte per ciascuna variabile, ovvero, che P non può cambiare da sola, T è già piú grande possibile date le tecnologie e risorse correnti, e V è costante, affinché l’identità contabile sia rispettata, a seguito di una doppia offerta di moneta, l’unica variabile che si modifica è P. 200 x 5 = 10 x 100 INFLAZIONE! 400 x 5 = 20 x 100
  • 65. 65http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ La correlazione tra M e P: una verifica nella realtà delle cose M2 [blu] - inflazione [rosso] – Stati Uniti
  • 66. 66http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ La correlazione tra M e P: una verifica nella realtà delle cose Base monetaria [blu], M2 [verde], inflazione [rosso], Stati Uniti, 1980=100
  • 67. 67http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ …..ed inoltre…... La Banca centrale, di questa massa di mezzi di pagamento dai quali dipende l’effettiva domanda di beni, non ha alcun controllo diretto. Il tasso di crescita della massa monetaria (M3) e l’inflazione nell’Eurozona (1999-2010). Fonte: Fondo monetario internazionale (2010).
  • 68. 68http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ Non esiste una teoria accettabile che colleghi in modo necessario la base monetaria creata dalle banche centrali con l’inflazione. Vítor Constâncio, vice presidente della BCE Alan R. Holmes, FED di New York Nel mondo reale, le banche estendono il credito, creando i depositi nel processo, e cercano le riserve successivamente.
  • 69. 69http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ Le variabili possono variare: P può restare invariato. In realtà: M non è determinata dalla BC (esogena), ma dalla domanda di credito (endogena); V potrebbe variare (in recessione diminuisce, si detiene più a lungo il cash); P può restare invariato; T di solito non è relativo a condizioni di pieno impiego fattori, per cui potrebbe aumentare. M V P T 200x5=10x100 400x5=10x200 400x2,5=10x100 AUMENTO PRODUZIONE! RECESSIONE E DIM. VELOCITÁ
  • 70. 70http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ …..in conclusione…... TQM Il livello dei prezzi è causato dalla quantità di moneta in circolazione.
  • 71. 71http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ L’inflazione è un fenomeno molto complesso che presenta numerose interconnessioni e ha molta più attinenza con i cambiamenti che avvengono nell’economia reale rispetto ai processi monetari, siano essi variazioni di tassi di cambio o aumento di moneta circolante. In generale possiamo dire che si verifica inflazione quando: • La domanda di beni e servizi supera l’offerta e nel contempo il tessuto produttivo non è così elastico da adattarsi al nuovo regime di domanda. • Ad un aumento dei salari nominali, collegato ad una politica salariale espansiva o a cambiamenti strutturali nel mercato del lavoro, le imprese tenderanno ad aumentare i prezzi per mantenere costanti i profitti. • Un innalzamento repentino e consistente del costo delle materie prime può anch’esso tradursi in inflazione, come è avvenuto per esempio in Italia nel 1974 (picco di inflazione del 20%), in conseguenza del primo grande shock petrolifero del 1973, che ha causato un aumento medio del prezzo del petrolio del 258%.
  • 72. 72http://memmt.info/site/ http://memmt.info/site/ “L'inflazione è la più iniqua delle imposte perché danneggia la vedova, l'orfano, e il proletario “ “….meno male che l'euro ci ha difeso dall'inflazione, perché l'inflazione erode il potere di acquisto...".
  • 73. 73http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ L'inflazione è la più iniqua delle imposte in quanto abbatte il potere d'acquisto del povero lavoratore: se i prezzi aumentano, i salari perdono potere d'acquisto (certo, se non sono aumentati anche loro...) “Quindi, se quanto detto in precedenza risulta vero, dovremmo aspettarci che nel momento in cui i prezzi salgono molto e soprattutto quando lo fanno in modo improvviso e repentino i salari verranno “sopravanzati” dall’inflazione: il livello dei prezzi sale a livelli tali da superare qualsiasi aumento salariale, facendo così diminuire il potere d’acquisto dei lavoratori.” “Ci viene continuamente ripetuto che l’inflazione è il peggiore di tutti i mali, la più iniqua delle tasse, il fenomeno monetario che danneggia il lavoratore più di ogni altra cosa. L’argomentazione più utilizzata è questa: se un lavoratore guadagna per esempio il 10% in più e l’inflazione (la misura della variazione dell’Indice dei prezzi al consumo) aumenta di 10 allora il suo salario reale e il suo potere d’acquisto restano immutati; se l’inflazione aumenta di 15 peggio ancora, il suo salario reale risulterà diminuito. Dunque, questa è la logica conseguenza, bisogna a tutti i costi fermare questo male che si chiama inflazione e concentrare tutte le energie per il contenimento e la stabilità dei prezzi, che sono la sola cosa in grado di tutelare i lavoratori e i loro salari.”
  • 74. 74http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ Salari reali Quota salari Capacità di risparmio Potere d’acquisto delle famiglie Alcuni semplici indicatori di benessere sociale Per salario reale si intende il potere d'acquisto del salario nominale, cioè la quantità di beni e servizi che il lavoratore può ottenere con esso. Di conseguenza, il salario reale è pari al salario nominale diviso per un indice dei prezzi . La quota salari rappresenta la parte del reddito nazionale assegnata al fattore lavoro nell'ottica della distribuzione funzionale del reddito fra i fattori di produzione, quali capitale, lavoro e terra. Rappresenta perciò una delle componenti più importanti della distribuzione del reddito a livello aggregato e non individuale Il potere d’acquisto esprime la quantità di beni e servizi che può essere comprata con un determinato reddito. La quota del reddito che non viene spesa nel periodo in cui il reddito è percepito, ma è accantonata per essere spesa in un momento futuro.
  • 75. 75http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ Dati OCSE L’inflazione in Italia dal 1970 1974 prima crisi petrolifera 1978 seconda crisi petrolifera
  • 77. 77http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ Fonte:Ocse(1997),Fondomonetariointernazionale(2010),Istat(2011). Quota salari e tasso di inflazioneQuota salari e tasso di inflazione 31.07.1992 Abolizione scala mobile AMATO 14.02.1984 Taglio di 4 punti della scala mobile CRAXI 1975 Introduzione della scala mobile 1963 Lotta operaia 1969 “autunno caldo ‘68”
  • 79. 79http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ RD: incremento medio 14% PA: incremento medio 4% Totale 200% CRESCITA STAGNAZIONE RD: 3,8% PA: 0,5% RD: -1,8% PA: -2,35% Infl.media 9,43% Infl. media 2,81% 2,3%
  • 80. 80http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ A parte che il potere di acquisto dei lavoratori può essere difeso con i normalissimi meccanismi di indicizzazione dei salari all’inflazione utilizzati in quasi tutti i paesi più civili e democratici del mondo, quello che qualcuno non capisce o fa finta di non capire, per i soliti motivi di annebbiamento, malafede e collusione, è che l’inflazione mantenuta artificialmente bassa in Europa serve più che altro a proteggere nel tempo il valore dei grandi patrimoni finanziari accumulati dagli oligarchi, dai capitalisti, dagli speculatori, e da tutti coloro che vivono di rendita senza sapere neppure cosa sia il lavoro. Questa è una colossale ed epocale lotta di classe che ha come principale obiettivo la distribuzione iniqua dei redditi a favore di una ristretta minoranza di rentiers, benestanti, grandi imprenditori e a danno della maggioranza, che comprende lavoratori, pensionati, piccoli e medi imprenditori, società civile In conclusione……
  • 81. 81http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ L’inflazione è una variabile centrale nel conflitto distributivoconflitto distributivo, cioè nella ripartizione del prodotto nazionale fra le varie classi (imprenditori, lavoratori dipendenti, eccetera). Ma le sue implicazioni non sono quelle che i giornali ci ripetono: spesso, le classi più svantaggiate, ci perdono da una minore inflazione, anziché guadagnarci. L’inflazione, soprattutto se imprevista, danneggia i creditori e simmetricamente avvantaggia i debitori. I primi infatti prestano moneta “buona”, e si vedono però restituire dai secondi moneta “cattiva”, cioè moneta che compra meno beni, perché nel frattempo i prezzi sono cresciuti. Simmetricamente, riducendo il valore reale (cioè depurato dall’effetto dei prezzi) del debito, l’inflazione favorisce il rimborso del debito ai debitori. ..in definitiva …....in definitiva …..
  • 82. 82http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ In aggiunta a una redistribuzione del reddito, l'inflazione di norma implica anche una redistribuzione della ricchezza; infatti, il valore di un'obbligazione che sia fissa in termini nominali si riduce in termini reali: se ne avvantaggiano i debitori (tipicamente le imprese e, spesso, gli enti pubblici), mentre risultano svantaggiati i creditori. Tale fenomeno esiste ogni volta che il debito non è perfettamente indicizzato. Il debitore, infatti, si impegna contrattualmente a pagare un tasso d’interesse nominale che, in presenza di inflazione e in assenza di perfetta indicizzazione, corrisponde però ad un minore interesse reale. Il principale debitore che si avvantaggia di tale effetto è lo Stato, sugli interessi del debito pubblico. ..segue…....segue…..
  • 83. 83http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ Impatto percentuale dell’inflazione sul potere d’acquisto della moneta dopo n anni a un dato tasso di inflazione INFLAZIONE Anno 0% 2% 5% 10% 0 € 1.000.000 € 1.000.000 € 1.000.000 € 1.000.000 1 € 1.000.000 € 980.392 € 952.381 € 909.091 2 € 1.000.000 € 961.169 € 907.029 € 826.446 3 € 1.000.000 € 942.322 € 863.838 € 751.315 4 € 1.000.000 € 923.845 € 822.702 € 683.013 5 € 1.000.000 € 905.731 € 783.526 € 620.921 6 € 1.000.000 € 887.971 € 746.215 € 564.474 7 € 1.000.000 € 870.560 € 710.681 € 513.158 8 € 1.000.000 € 853.490 € 676.839 € 466.507 9 € 1.000.000 € 836.755 € 644.609 € 424.098 10 € 1.000.000 € 820.348 € 613.913 € 385.543
  • 84. 84http://memmttoscana.wordpress.com/ http://memmt.info/site/ Non è poi così tantoNon è poi così tanto spaventoso questospaventoso questo MOSTRO!MOSTRO! In sintesi: Se non siete dei capitalisti, amici cari, con un po' più di inflazione stavate meglio. "Ma qualcuno dice il contrario!" Ma questo qualcuno vi sembra un proletario?

Editor's Notes

  1. Lo scopo è quello di stabilire se il saldo fra pagamenti ricevuti e pagamenti effettuati è positivo o negativo (o nullo). Quindi in Italia entra valuta estera se gli italiani vendono merci a non residenti (esportazioni di merci) o vendono titoli a non residenti (importazioni di capitali), mentre esce valuta estera se si acquistano merci da non residenti (importazioni di merci) o si acquistano titoli da non residenti (esportazioni di capitali). Capiamoci: dire “entra valuta estera” significa dire “viene domandata valuta nazionale”. Perché? Perché i casi sono due: l’esportatore italiano o viene pagato in lire (e allora è l’importatore estero che ha domandato lire sul mercato valutario, offrendo la valuta del suo paese), o viene pagato in valuta estera (e allora è l’esportatore italiano che si rivolge alla propria Banca centrale – ovviamente non di persona, ma tramite il sistema bancario – offrendo la valuta estera e domandando valuta nazionale). Quindi ogni operazione che determina un saldo positivo dei pagamenti tende a far salire il cambio della valuta nazionale, perché il saldo positivo è appunto una domanda netta di valuta nazionale. Di converso tutto quello che fa defluire valuta estera dal paese (cioè determina un’offerta di valuta nazionale) tende a far deprezzare il cambio. Esempio: l’importatore italiano che chiede alla propria Banca centrale dollari (quindi domanda valuta estera e offre valuta nazionale) per pagare l’esportatore estero. Insomma, il residente che vuole un bene o un titolo estero, per acquistarlo domanda valuta estera, offrendo valuta nazionale, che quindi si deprezza. Alla fine della giornata, se i pagamenti sono in equilibrio, non ci sarà né offerta né domanda netta di valuta nazionale: tante ne è stata domandata, tanta né è stata offerta: il suo prezzo, cioè il tasso di cambio, rimarrà stabile.
  2. La parità coperta dei tassi d&amp;apos;interesse è una condizione che prevede che il tasso di rendimento sui depositi in dollari deve essere uguale al tasso di rendimento dei depositi in euro più il premio a termine dell&amp;apos;euro nei confronti del dollaro (covered interest parity – CIP). La CIP mette in evidenza la stretta connessione tra il tasso di cambio a termine, il tasso di cambio a pronti e i rendimenti praticati sui depositi nelle due valute. Dato il tasso di interesse estero, attraverso semplici operazioni di politica monetaria sarà possibile in questo caso riportare in equilibrio i movimenti di capitale: in caso di deficit, basterà ridurre la base monetaria e, quindi l’offerta di moneta per ottenere un innalzamento del tasso di interesse interno fino a livello di quello estero; e viceversa in caso di avanzo.
  3. Other financial institutions, altri istituti finanziari. Questa categoria comprende le banche più piccole che non agiscono come rivenditori nel mercato FX, investitori istituzionali, piccole banche, fondi d&amp;apos;investimento, fondi monetari, compagnie assicurative, hedge fund e fondi pensione. Reporting dealers. grandi banche tradizionali attive sul Forex o per conto proprio o per incontrare la domanda di terzi. Non-financial customers: I clienti non finanziari - un gruppo che comprende società, governi e high net worth individuals.
  4. Other financial institutions, altri istituti finanziari. Questa categoria comprende le banche più piccole che non agiscono come rivenditori nel mercato FX, investitori istituzionali, piccole banche, fondi d&amp;apos;investimento, fondi monetari, compagnie assicurative, hedge fund e fondi pensione. Reporting dealers sono grandi banche tradizionali attive sul Forex o per conto proprio o per incontrare la domanda di terzi. Non-financial customers: I clienti non finanziari - un gruppo che comprende società, governi e high net worth individuals.
  5. Abbiamo detto che il regime dei cambi fissi favorisce gli scambi internazionali grazie alla stabilità del cambio, ma in caso uno squilibrio nella bilancia dei pagamenti causato da tassi di inflazione diversi nei rispettivi paesi, in un regime a cambi fissi non si può far scendere il valore della moneta, bisogna adottare politiche restrittive per diminuire la domanda e le importazioni, aumentare i tassi di interesse, e insomma il riequilibrio passa necessariamente attraverso una crisi economica interna al paese, o come è già successo in più occasioni, attraverso lo sganciamento del cambio dalla valuta forte.
  6. Il tasso di cambio non è altro che il prezzo di una valuta espresso in un’altra valuta.Come influisce l’andamento dell’economia reale sui prezzi delle merci? Possibile che un semplice cambio di moneta abbia danneggiato così tanto l’Italia? Facciamo un esempio: Immaginiamo che oggi un frigorifero prodotto in Italia ed uno prodotto in Germania costino esattamente 100 euro. I due frigoriferi sono perfettamente identici in termini di qualità, consumi, estetica, eccetera. Quindi il frigorifero tedesco e quello italiano sono identici ed hanno esattamente gli stessi prezzi. Questo fa sì che per un cittadino qualsiasi sia indifferente acquistare uno dei due frigoriferi e quindi verosimilmente gli italiani compreranno beni italiani e i tedeschi beni tedeschi. Immaginiamo adesso che tutti prezzi in Germania aumentino del 2% in un anno, mentre quelli italiani aumentano del 5%. Ovvero, l’anno prossimo il frigorifero tedesco costerà 102€, mentre quello italiano costerà 105€. Questo fa sì che adesso il frigorifero tedesco costi MENO di quello italiano, e progressivamente i frigoriferi tedeschi verranno acquistati sempre di più di quelli italiani, sia all’estero che in Italia. Se per 5 anni l’inflazione tedesca sarà più bassa del 3% rispetto a quella italiana, i frigoriferi italiani costeranno il 15,59% in più rispetto a quelli tedesche. E in questa situazione, difficilmente i cittadini italiani acquisteranno il frigorifero italiano che costa così tanto di più rispetto a quello tedesco. E se il cittadino non compra, il venditore non vende. E se non si vende, non si produce. E quando non si produce le fabbriche chiudono. E quando le fabbriche chiudono, la gente non ha più lavoro.
  7. Se avessimo avuto monete nazionali con cambi flessibili, la differenza nell’aumento dei prezzi avrebbe fatto sì che la lira si sarebbe deprezzata del 3% (per un marco adesso occorrono 1,03 lire) rispetto al marco con questi effetti. (Ipotizziamo un cambio inziale 1 marco = 1 lira): Prezzo frigorifero tedesco oggi: 100 marchi = 100 lire = prezzo frigorifero italiano. Prezzo frigorifero tedesco tra un anno 102 marchi = 105 lire (102*1,03) = prezzo frigorifero italiano. Come notiamo, i cambi flessibili consentivano di scaricare i differenziali di inflazione (che è la differenza nel livello generale dei prezzi), consentendo al frigorifero italiano di non perdere competitività rispetto al frigorifero tedesco sul mercato italiano, dato che per il consumatore italiano entrambi continuano a costare 105 lire. Quindi, con un sistema a cambi fissi (l’euro), i paesi a più alta inflazione vedranno peggiorare progressivamente la competitività dei propri beni, rispetto a quelli prodotti in paesi a bassa inflazione.
  8. In tutti i paesi dell’eurozona l’inflazione è stata in media più alta che in Germania, prima dell’euro, e dopo l’euro. Unica eccezione, evidente nel grafico, l’Olanda nel periodo pre-euro: del resto, si vede bene che i paesi della cosiddetta area del marco (Austria, Olanda, Belgio) hanno differenziali irrisori rispetto alla Germania (ed è appunto per questo che questi paesi costituivano – e costituiscono – l’area del marco). Dal 1999 gli scarti si sono ridotti, lo si vede bene. Quello della Grecia è passato da 13.1 punti a 1.3 punti, quello del Portogallo da quasi 9.4 a 0.9, ecc.
  9. Naturalmente, visto che l’inflazione è stata sistematicamente più alta nella “periferia”, i prezzi sono cresciuti di meno in Germania che in tutti gli altri paesi, come si vede dal grafico, che riporta gli indici di prezzo dell’eurozona con base 1999=100.i relativi dati sono in questa tabella:
  10. Diciamo che dal 1999 al 2013 i prezzi sono cresciuti, complessivamente, del 25% in Germania, del 48,5% in Grecia, e via dicendo. Quello che conta ai fini della competitività di prezzo di esportazioni e importazioni non è il livello dei prezzi in un determinato paese, ma l’evoluzione del rapporto fra i prezzi di un paese e quelli del suo partner. Questo rapporto, come abbiamo visto in precedenza, si chiama tasso di cambio reale. Vedete bene che se partendo dai dati della Tabella costruiamo i tassi di cambio reali bilaterali fra Germania e “partner” dell’eurozona, cioè se facciamo i rapporti (prezzi tedeschi)/(prezzi partner), il risultato è quello riportato nel seguente grafico:
  11. grafico sui saldi esteri (transazioni correnti) tedesco e dei partner. Questi saldi, vi ricordo, esprimono l’accreditamento (se positivi) o indebitamento netto dell’intero paese (settore pubblico e privato) nei riguardi dell’estero.
  12. Come influisce l’andamento del tasso di cambio sull’indebitamento di uno stato con l’estero? Possibile che un semplice cambio di moneta abbia danneggiato così tanto l’Italia? Facciamo un esempio: In Italia l’inflazione prevista per l’anno in corso è del 5%, ciò significa che “più o meno” ciò che oggi costa 100 euro, l’anno prossimo costerà 105 euro. Quindi, se io Banca italiana voglio prestare soldi a qualcuno, vorrò ALMENO il 5% di interesse in modo da recuperare la perdita di potere d’acquisto. In Germania invece l’inflazione prevista è il 2%, quindi una banca tedesca che presta 100€ vorrà indietro almeno 102€ (tasso del 2%). Se avessimo avuto monete nazionali e cambi flessibili e ipotizzando una situazione di partenza in cui il tasso di cambio era 1:1 (1 marco = 1 lira), , la differenza nell’inflazione avrebbe fatto sì che la lira si sarebbe deprezzata del 3% (per un marco adesso occorrono 1,03 lire). Quindi, al momento del prestito abbiamo un tasso di cambio 1:1, quindi 100 marchi = 100 lire. Alla scadenza del prestito, dato la differenza nelle inflazioni nazionali, il tasso di cambio sarà 1:1,03 , quindi 100 marchi = 103 lire. In questo modo sarebbe stato indifferente per la banca tedesca prestare 100 marchi a un italiano o a un tedesco, perché: Interessi su 100 marchi di prestito a un tedesco (tasso di cambio 1:1): 100*2% = 102 marchi. Interessi su 100 marchi di prestito a un italiano (tasso di cambio 1:1,03): 100*5%/1,03 = 102 marchi. Per la precisione il tasso di cambio sarebbe stato pari a 1,05/1,02= 1,0294.
  13. Ma cosa succede però con tassi di cambio fissi? Poniamo che una banca tedesca (perché sono le banche che prestano, non i cittadini) debba scegliere tra dover fare un prestito a due persone identiche, due persone perfettamente identiche, con stesso lavoro, stesso patrimonio, stessa vita, ma con l’unica differenza di vivere uno in italia e uno in germania.   Prestando soldi in Germania si ottengono 102€, mentre prestando in Italia se ne ricavano 105€, con una differenza netta di 3€, senza sostenere alcun rischio aggiuntivo!!! Mentre l’italiano dovrà chiedere almeno il 5% per recuperare l’inflazione, il tedesco potrà accontentarsi di un interesse appena maggiore del 2%. Questo porta ad un afflusso di capitali esteri (credito facile) in Italia, e prestiti dall’estero sono DEBITI contratti con l’estero. Oggi il denaro entra, ma tra un anno se ne ri-andrà tutto, e maggiorato degli interessi. E indebitarsi troppo con l’estero non è mai un bene per uno stato, esattamente come per un privato non è bene indebitarsi troppo con una banca. Nessuno ti dà niente per niente, detto in termini economici: non ci sono pasti gratis.
  14. come si può vedere già ad occhio nudo non c’è alcuna correlazione diretta fra i movimenti abbastanza ripidi di cambio e l’inflazione, che nonostante i cambiamenti repentini di rivalutazioni e successive svalutazioni della lira continuava a viaggiare per conto suo seguendo un preciso percorso di deflazione
  15. come si può vedere già ad occhio nudo non c’è alcuna correlazione diretta fra i movimenti abbastanza ripidi di cambio e l’inflazione, che nonostante i cambiamenti repentini di rivalutazioni e successive svalutazioni della lira continuava a viaggiare per conto suo seguendo un preciso percorso di deflazione
  16. É importante sottolineare che l’equazione di cui sopra non é affatto soggetta a controversie. Nessun economista è in disaccordo con l’equazione base MV = PT. Difatti essa afferma semplicemente che la spesa totale in termini monetari (M×V) è uguale al valore monetario dei beni scambiati (P×T). Nulla ci dice circa la relazione causale (“cosa causa un&amp;apos;altra cosa”) tra M e P. La polemica sorge quando vengono fatte assunzioni aggiuntive relativamente alla natura delle singole variabili.
  17. Qui, vi è chiaramente un problema che può essere risolto in uno di tre modi diversi (assumendo che non possiamo riportare M a 200): T potrebbe salire a 200, ma naturalmente questo non può accadere perché è già al suo massimo; V potrebbe scendere a 2,5, ma essa è costante (qualcosa che Friedman si prende molta cura di enfatizzare nell’articolo originale); P potrebbe crescere a 20. Naturalmente l’ipotesi che si concretizza agli occhi coloro che propugnano il concetto di “crescita della moneta è inflazione” è la terza.
  18. Entriamo un po’ di più nel dettaglio delle variabili considerate, e analizziamo il loro comportamento REALE. Il grafico mostra l&amp;apos;andamento della velocità dell&amp;apos;aggregato monetario M2 degli Stati Uniti (in verde), calcolata dividendo il PIL nominale per lo stock di M2. La velocità di M2 non è stabile ed è correlata con il tasso di occupazione (in blu), un indicatore della vitalità economica. Sia la velocità di M2, sia il tasso di occupazione diminuiscono in periodi di recessione (rappresentati con le barre grigie). Tale andamento contraddice la teoria quantitativa della moneta, secondo la quale la velocità della moneta è stabile e solo minimamente correlata alle condizioni economiche.[1] M0 (o base monetaria), che comprende la moneta legale, ossia le banconotee le monete metalliche che per legge devono essere accettate in pagamento, e le attività finanziarie convertibili in moneta legale rapidamente e senza costi, costituite da passività della banca centrale verso le banche (e, in certi paesi, anche verso altri soggetti);[1] M1 (o liquidità primaria), che comprende le banconote e monete in circolazione (il circolante), nonché le altre attività finanziarie che possono fungere da mezzo di pagamento, quali i depositi in conto corrente, se trasferibili a vista mediante assegno, e i traveler&amp;apos;s cheque; non vengono fatte rientrare in questo aggregato le banconote e monete depositate, quindi non in circolazione, per evitare il doppio conteggio, una volta come banconote e monete, l&amp;apos;altra come depositi in conto corrente;[2] M2 (o liquidità secondaria), che comprende M1 più tutte le altre attività finanziarie che, come la moneta, hanno elevata liquidità e valore certo in qualsiasi momento futuro (essenzialmente i depositi bancari e d&amp;apos;altro tipo, ad esempio quelli postali, non trasferibili a vista mediante assegno); M3, che comprende M2 più tutte le altre attività finanziarie che come la moneta possono fungere da riserva di valore; si tratta essenzialmente delle obbligazioni e dei titoli di stato con scadenza a breve termine (come i BOTitaliani).
  19. Correlazione tra M e aumento dei prezzi (inflazione) Per verificare le conclusioni della TQM dovremmo quindi prendere in considerazione la correlazione tra M e P, cioè vedere se l&amp;apos;aumento o la diminuzione di una variabile si accompagna allo stesso movimento dell&amp;apos;altra variabile. Conoscere P è semplice poiché gli istituti di statistica monitorano i prezzi mese per mese. Riguardo M, le banche centrali usano gli aggregati monetari “larghi” che comprendono, oltre alle banconote e monete metalliche vere e proprie, una serie di altre attività finanziarie considerate abbastanza “liquide”, cioè immediatamente scambiabili o facilmente convertibili in attività a loro volta immediatamente scambiabili come il denaro, senza costi significativi. Quindi, come dicevamo, all&amp;apos;aumentare di M dovremmo trovare un aumento di P e in particolare dovremmo vedere che la variazione di M è simile a quella di P, cioè all&amp;apos;inflazione. Ma questa correlazione è tutt&amp;apos;altro che evidente guardando alle variazioni annuali di M e P. La supposta correlazione tra M e P non trova conferma nella realtà
  20. Il grafico seguente mostra la crescita della base monetaria (la moneta “stampata” dalla banca centrale) in confronto con l&amp;apos;aggregato monetario M2 e l&amp;apos;indice dei prezzi, negli USA .
  21. Nella storia dell&amp;apos;euro, la BCE non é MAI riuscita ad avere alcun controllo sulla massa monetaria M3 circolante. La moneta é un fattore endogeno del sistema economico (ovvero non controllabile direttamente dalla banca centrale), cioè determinata, in ultima analisi, dalle condizioni “interne” al mercato del credito. Guardate ad esempio cosa sta succedendo oggi. La Bce ha “iniettato” nel sistema svariate centinaia di miliardi di euro attraverso le operazioni di rifinanziamento a lungo termine (Ltro), ma le banche non hanno soldi da prestare. Perché? Per diversi motivi, incluso quello, banale, che preferiscono non erogare credito, in un periodo nel quale i loro bilanci sono fragili, e soprattutto lo sono le condizioni economiche generali, per cui chi presta non sa se rivedrà indietro i soldi. Cosa significa che la moneta è “endogena”? Significa che l’ammontare totale dei mezzi di pagamento a disposizione per finanziare le spese (incluso il credito bancario) dipende in modo complesso dalle condizioni del sistema, inclusa la fiducia dei vari operatori del credito. La figura 35 trasmette bene entrambi i messaggi: si vede come da un lato la Bce abbia regolarmente disatteso, anche nel “medio periodo”, gli obiettivi che si era data (il tasso di crescita della massa monetaria è sempre stato superiore al 4.5 per cento, quindi non c’è media che tenga…), e come dall’altro la crescita della massa monetaria sia stata sostanzialmente sconnessa dall’inflazione, che si è mossa molto di meno, rimanendo sostanzialmente aderente all’obiettivo del 2 per cento nella media dell’Eurozona. I due snodi del ragionamento secondo cui la Banca centrale deve essere indipendente, perché controllando la moneta controlla l’inflazione, sono entrambi fasulli: la Banca centrale non riesce a controllare l’offerta complessiva di moneta, che però non sembra influenzare troppo il livello dei prezzi. Nel 2001, quando la crescita di M3 superò il 10 per cento, l’inflazione non raggiunse nemmeno il 3 per cento. La banca centrale garantisce solo il livello necessario di moneta per non bloccare il credito nel sistema, agendo sulle riserve bancarie.
  22. Del resto anche i BANCHIERI CENTRALI lo affermano!
  23. Quindi, se quanto detto in precedenza risulta vero, dovremmo aspettarci che nel momento in cui i prezzi salgono molto e soprattutto quando lo fanno in modo improvviso e repentino i salari verranno “sopravanzati” dall’inflazione: il livello dei prezzi sale a livelli tali da superare qualsiasi aumento salariale, facendo così diminuire il potere d’acquisto dei lavoratori.
  24. Bene, cerchiamo di capire come stanno realmente le cose. Al fine di individuare una risposta alla domanda “l’inflazione per chi è un problema”, che sia il più coerente possibile con la realtà dei fatti, prendiamo in analisi alcuni indicatori che ho definito come di benessere sociale, confrontandoli con “il mostro” dell’inflazione. Salari reali Quota salari Capacità di risparmio Potere di acquisto delle famiglie
  25. Vediamo quindi come si è evoluta l’inflazione in Italia Come potete ben vedere ci sono stati due grandi picchi d’inflazione nella storia della nostra Repubblica. Il primo nel 1974, l’anno del primo shock petrolifero iniziato nell’ottobre 1973, nel corso del quale il prezzo del petrolio aumentò di circa 4 volte e l’inflazione toccò il 19,4%. Il secondo picco fu invece quello del 1980, quando una nuova ascesa del prezzo del petrolio colpì le economie occidentali: stavolta l’inflazione segnò un picco del 21,28%. Il 1974, inoltre, segna l’avvio degli anni dell’inflazione a due cifre (che tanto spaventava e ancora spaventa tutti quanti), che andarono dal 1973 (10,74%) al 1985 (10,85%). Non va dimenticato però che si trattò di una serie di eventi di natura esterna tanto imponenti quanto inaspettati.
  26. Cosa dice il grafico? Semplice: che tutte le volte che l&amp;apos;inflazione comincia a calare (come dal 1965 al 1969, e dal 1980 ad oggi), i salari reali smettono di crescere. E quindi che da quando siamo nella zona del marco allargata (cioè dal 1980) i salari reali sono stati praticamente fermi, nonostante si sia vinta la guerra contro il nemico pubblico numero uno: l&amp;apos;inflazione (nemica della vedova, dell&amp;apos;orfano, ecc.).&amp;quot;Ehi, amico? Ma mi stai dicendo che i dati dicono il contrario di quello che dice Letta? Lui dice che quando l&amp;apos;inflazione aumenta io perdo potere d&amp;apos;acquisto, cioè il salario reale cala o cresce poco. E siccome lui è di sinistra, e io sono di sinistra, evidentemente è così, perché, sai, è un po&amp;apos; come nel Candide: se lo ha detto Leibniz, io che sono un filosofo...“ Negli anni &amp;apos;70 l&amp;apos;inflazione ha viaggiato a una media del 12% all&amp;apos;anno, e i salari reali (cioè il potere di acquisto dei lavoratori) sono aumentati in dieci anni del 65% (un po&amp;apos; più del 6% all&amp;apos;anno). Dal 1980 a oggi, cioè nel favoloso periodo della zona del marco allargata, cioè da quando l&amp;apos;Italia ha tentato di agganciarsi a una valuta più forte della sua, l&amp;apos;inflazione ha viaggiato in media al 6% all&amp;apos;anno, e i salari reali sono aumentati, in 30 anni, del 17% (un po&amp;apos; più dello 0.5% all&amp;apos;anno). “Aspetta un attimo amico. Un momento. Nemica sì, ma solo se i salari non crescono o meglio se crescono in misura minore, se crescono di più rispetto a quanto cresce il livello dei prezzi allora il potere d’acquisto aumenta e non il contrario.“
  27. Il medesimo fenomeno si può osservare utilizzando quest’altro grafico. Esso rappresenta l’andamento della quota salari e del tasso d’inflazione dal 1960 al 2010. Se la favoletta luogocomunista avesse fondamento, a maggiore inflazione corrisponderebbe una perdita di potere d’acquisto dei lavoratori, e quindi una compressione della quota salari, per cui le due variabili si muoverebbero in senso opposto. Invece si muovono di pari passo. La quota salari si impenna prima nel 1963, a seguito di un primo ciclo di lotte operaie che si associano anche a una fiammata del tasso di inflazione, che raggiunge il 5 per cento. L’inflazione e la quota salari accelerano nuovamente nel 1969, a seguito del noto “autunno caldo”, che porta anch’esso a un aumento Segue, nel 1974, l’esplosione dell’inflazione dovuta al primo shock petrolifero. Nel 1975 fu introdotta la scala mobile, indicizzazione dei salari. Poi, dall’anno successivo, le lotte che portarono il Partito Comunista Italiano al proprio massimo storico in termini elettorali (34 per cento nel 1976) spingono la quota salari fino a un picco del 51 per cento. Dal divorzio in poi è una continua flessione, che porta la quota salari a toccare, all’entrata dell’euro, i valori dell’inizio degli anni Sessanta. Il 14 febbraio 1984 un decreto del Governo Craxi taglia 4 punti percentuale della Scala Mobile, convertendo un accordo delle associazioni imprenditoriali con Cisl e Uil. Al decreto farà seguito la conversione nella legge 219 del 12 giugno 1984. Il 9 e 10 giugno 1985 si svolge il referendum abrogativo sulla scala mobile, promosso dal solo PCI di Enrico Berlinguer, della norma che comporta un taglio di quattro punti della scala mobile. Con un&amp;apos;affluenza alle urne del 77,9%, 45,7% SI all&amp;apos;abrogazione della norma e 54,3% NO all&amp;apos;abrogazione della norma, il taglio rimase. Cosa ci dice questa figura? Una cosa molto semplice: che non è vero che quando c’è più inflazione la distribuzione del reddito diventi svantaggiosa per i salariati, o almeno che in Italia non è stato così.
  28. teoria Monetarista: Riguardo gli effetti che l&amp;apos;inflazione provoca sul sistema economico, essa, innanzitutto, genera incertezza e sfiducia nelle aspettative future. La prospettiva di un livello dei prezzi crescente riduce la propensione al risparmio in quanto i consumatori, per il timore di futuri aumenti dei prezzi, tendono ad acquistare anche quei beni dei quali avranno bisogno solo in futuro, evitando in ogni caso la detenzione prolungata di liquidità che è soggetta, in ultima analisi, a perdita di valore.  Aspettative inflazionistiche: aumento inflazione spendo prima per comprare qualcosa che domani costa di più Dovrebbe essere scoraggiato anche il risparmio perché in futuro si potrà acquistare una quantità minore di beni rispetto al presente.
  29.  Centro Europa Ricerche La curva blu riporta l’andamento, dal 1964 a oggi, del reddito disponibile, ossia della somma che rimane nelle tasche delle famiglie dopo il pagamento delle imposte. La curva rossa illustra invece il potere d’acquisto reale, ottenuto sottraendo il tasso d’inflazione dal reddito disponibile (una misura della quantità di nuovi beni che le famiglie possono acquistare con i loro guadagni, stante l’aumento dei prezzi). Il grafico è suddiviso in tre sezioni, che rappresentano altrettanti periodi storici, nel corso dei quali i redditi sono passati da una fase di crescita accentuata a una di stagnazione e poi di riduzione. Il primo periodo – il più lungo è più lontano nel tempo – va dal 1964 al 1992 ed è caratterizzato da un trend crescente uniforme. In quei 28 anni, il reddito disponibile delle famiglie italiane aumentò a un tasso medio del 14 per cento; al netto dell’inflazione, il potere d’acquisto crebbe complessivamente di quasi il 200 per cento, quasi il 4 per cento all’anno. La crisi finanziaria del 1992, accompagnata dall’avvio del primo, vero programma di ridimensionamento del disavanzo pubblico e dagli accordi sul costo del lavoro, segna l’entrata nella seconda fase, quella della stagnazione. Senza soluzione di continuità, la variazione annua del reddito disponibile scese al 3,8. In termini di potere d’acquisto, l’aumento medio in quel periodo fu appena dello 0,5 per cento. Se si osserva ancora il grafico (linea rossa), si nota un ulteriore fatto: subito dopo il 1992 la capacità di spesa delle famiglie diminuì, perché si decise di comune accordo (l’emergenza lo richiedeva) di eliminare la scala mobile e di rinunciare così al recupero dell’inflazione pregressa (era allora del 5 per cento). Ci vollero otto anni per recuperare quella perdita e solo nel 2000 la capacità di spesa delle famiglie italiane ritornò ad aumentare, ma solo temporaneamente. Nel 2008 prende infatti avvio la terza e ultima fase, quella tuttora in corso. La caratteristica saliente di questo periodo è l’arresto della crescita del reddito disponibile. La curva blu interrompe infatti per la prima volta il suo trend crescente e si appiattisce per il venir meno dei fattori di dinamica intrinseca che, nel tempo e in condizioni normali, dovrebbero sostenere la capacità di spesa delle famiglie (l’aumento delle retribuzioni e dell’occupazione, la stabilizzazione della pressione fiscale e dei flussi di trasferimento pubblico ecc.).