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Corso Referenti EconomiaCorso Referenti Economia
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Quarta lezione: I TASSI DI CAMBIOQuarta lezione: I TASSI DI CAMBIO
Relatore Filippo AbbateRelatore Filippo Abbate
1
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Vantaggi e svantaggi
Il tasso di cambio e
quotazione
La Bilancia dei Pagamenti
e il tasso di cambio
Tassi di cambio
e economia reale
Politiche economiche
e regimi di cambio
Gli stumenti
finanziari
www.memmt.info
Il tasso di cambio
reale
I regimi dei tassi di
cambio
Conclusioni
2
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Il tasso di cambio nominale è il prezzo di una valuta in termini di un’altra.
Questo prezzo può essere definito in due modi:
• il primo metodo, detto quotazione incerto per certo, definisce il tasso di cambio
come quantità di valuta nazionale scambiata per una unità di valuta estera.
Se ad esempio diciamo che il tasso di cambio £/$ = 1200 significa che 1200 £= 1 $
Il tasso di cambio nominale: Definizione e metodi di quotazione
• il secondo, detto quotazione certo per incerto, definisce il tasso di cambio come
quantità di valuta estera scambiata per una unità di valuta nazionale.
Se ad esempio diciamo che il tasso di cambio €/$ è oggi a 1,35 significa 1 € = 1.35 $
Si noti che mentre noi in Europa utilizziamo il metodo certo per incerto (1=x), il tasso
di cambio del dollaro verso le valute dei paesi emergenti si basa sul metodo
contrario, incerto per certo, ossia quante unità di valuta locale si ottengono in
cambio di un dollaro (x=1).
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Nel nostro sistema quindi, un aumento del tasso di cambio significa che la valuta
si
apprezza - con lo stesso euro compreremo una maggior quantità di dollari, mentre
nella quotazione incerto per certo un un aumento del tasso di cambio significa che
la valuta si deprezza.
certo per incerto
Quanti $ per 1 €
incerto per certo
Quante Lire per 1 Ecu/DM
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I mercati dei cambi, similmente ai mercati di talune merci e delle attività finanziarie,
possono essere mercati a pronti (spot market) e mercati a termine (forward
market).
Sui primi vengono contrattate disponibilità di valute da scambiarsi immediatamente
al prezzo (cambio) che si forma sui mercati stessi. Questi mercati servono
normalmente per le operazioni commerciali e per movimenti di capitale non
speculativi o a fini di copertura.
Sui secondi si negozia oggi il prezzo di una valuta che sarà disponibile in futuro (fra 1
o 2 o più mesi); ad esempio, si acquistano oggi 1.000$ che saranno disponibili fra 2
mesi, ad un prezzo che sarà pagato sempre tra 2 mesi, ma che è stabilito oggi.
Le operazioni a termine servono per la copertura dai rischi di cambio, ossia per la
provvista di valuta ad un prezzo prefissato, oltre che ai fini speculativi.
Le transazioni per i tassi di cambio
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GLI STRUMENTI FINANZIARI
Le tipologie di strumenti finanziari comunemente utilizzate nel mercato dei
cambi, Forex (Foreign Exchange Market), sono molteplici:
Contratti spot: una transazione spot è uno scambio caratterizzato dalla scadenza di
due giorni. Questa transazione rappresenta uno "scambio diretto" tra due valute,
ha la durata più breve, e riguarda denaro liquido più che un contratto; e gli
interessi non sono inclusi nella transazione concordata.
Contratti forward: gli scambi non sono necessariamente regolati nell'immediato,
ma possono anche essere regolati a termine. Infatti, un modo per fare fronte al
rischio di cambio è l'utilizzo di un contratto forward. In tale transazione, il denaro
non passa di mano fino ad una data futura prestabilita. Un compratore ed un
venditore si accordano su di un tasso di cambio in una data futura, e la transazione
si verifica in quella data al tasso di cambio stabilito, indipendentemente dai tassi di
cambio di mercato effettivi. La durata di un tale contratto può essere di giorni,
mesi o anche anni.
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GLI STRUMENTI FINANZIARI
Swap: La tipologia più comune di transazione forward è lo swap su valute. In uno
swap, due parti si scambiano valute per un certo periodo di tempo e si
accordano ad invertire la transazione in una data futura. In altre parole, si tratta
di una vendita a pronti combinata con un riacquisto a termine della stessa
moneta (si parla in questo caso di Forex swap). Gli swap non sono contratti
standard e non vengono scambiati in un mercato, ma rappresentano ormai oltre
la metà degli scambi sul forex .
Contratti future: I futures sulle valute estere sono transazioni forward
caratterizzate da importi e scadenze standard. Con un contratto future le parti si
impegnano a scambiare ad una data prestabilita determinate attività oppure, nel
caso di un future su valute, a versare o a riscuotere un importo determinato in
base all'andamento di un indicatore di riferimento.
Opzioni: un'opzione su valuta estera dà al proprietario il diritto di acquistare o
vendere un determinato ammontare di valuta estera ad un certo prezzo in un
qualsiasi momento fino a una data di scadenza prefissata.
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Come abbiamo detto, il tasso di cambio è il prezzo relativo di due monete. Se
astraiamo dalle transazioni di carattere finanziario e in particolare speculativo
(ad esempio, le operazioni di arbitraggio), un agente economico che acquista
una valuta estera lo fà per perfezionare degli scambi di beni (cioè delle
transazioni reali): ad esempio, un importatore acquista dollari per pagare le
materie prime o i prodotti finiti che importa, un turista acquista rupie per
finanziare la propria vacanza all’estero (dove acquisterà beni e servizi), ecc. ecc.
Questa misura è data dal tasso di cambio reale
In tutte queste transazioni sono coinvolti, oltre ai tassi di cambio, anche i prezzi
dei beni e dei servizi scambiati. I due elementi (prezzi e tasso di cambio)
concorrono nel determinare la convenienza per un operatore economico ad
acquistare in un paese piuttosto che in un altro. È quindi utile disporre di una
misura del tasso di cambio che tenga conto dell’effetto dei prezzi, o, per dirla in
un altro modo, che venga definito come prezzo relativo non fra due valute, ma
fra due insiemi di beni.
Tasso di cambio reale
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Il tasso di cambio reale é il prezzo relativo dei beni nazionali e dei beni esteri.
Il tasso di cambio reale
Il tasso di cambio reale compara i prezzi di un bene nazionale e di uno straniero
all’interno di una economia e dipende dal tasso di cambio nominale e dai prezzi
del bene nazionale e di quello straniero, misurati nelle valute locali.
Il tasso di cambio reale è il rapporto fra il livello dei prezzi interni e il livello dei
prezzi esterni, espresso in valuta estera (quotazione certo per incerto).
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Per esempio:
Se il tasso di cambio EUR/USD é di 1,20 e un’auto in Italia costa 30.000 euro e in USA
costa 36.000 dollari, significa che l’automobile ha in realtà lo stesso valore.
Questo perché 36.000 dollari hanno lo stesso valore di 30.000 euro.
Abbiamo fatto un esempio il cui calcolo si può fare semplicemente a mente, per gli
altri casi, ecco la formula:
E = e (P/P*)
dove:
E é il tasso di cambio reale
e il tasso di cambio nominale
P il prezzo dei beni nazionali
P* il prezzo dei beni esteri.
Quindi, nel nostro esempio:
E= 1,20 (30.000/36.000) = 1
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Il cambio reale è la determinante chiave nelle quantità di importazione e
esportazione di una economia
Esempi: E= 1,20 (30.000/36.000) = 1
Se E assume valori > oppure < di 1 significa che il cambio reale tra le due valute si sta
apprezzando o deprezzando.
Caso 1: Apprezzamento dell’€; il cambio da 1,20 passa a 1,30 a prezzi invariati
E= 1,30 (30.000/36.000) = 1,083
L’apprezzamento del cambio reale rende più conveniente il bene prodotto all’estero
(30.000 € = 39.000 $) => Aumento importazioni del Paese € e aumento esportazioni del Paese $
Caso 2: Deprezzamento dell’€; il cambio da 1,20 passa a 1,10 a prezzi invariati
E= 1,10 (30.000/36.000) = 0,916
Il deprezzamento del cambio reale rende più conveniente il bene prodotto all’interno
(36.000 $ = 32.727 €) => Aumento esportazioni del Paese € e aumento importazioni del Paese $
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Esempi: E= 1,20 (30.000/36.000) = 1
Se E assume valori > oppure < di 1 significa che il cambio reale tra le due valute si sta
apprezzando o deprezzando.
Caso 3: Inflazione nel Paese €; il prezzo da 30.000 passa a 33.000 a cambio invariato
E= 1,20 (33.000/36.000) = 1,1
L’aumento del prezzo in € rende più conveniente il bene prodotto all’estero
(33.000 € = 39.600$) => Aumento importazioni del Paese € e aumento esportazioni del Paese $
Caso 4: Inflazione nel Paese $; il prezzo da 36.000 passa a 39.000 a cambio invariato
E= 1,20 (30.000/39.000) = 0,923
L’aumento del prezzo in $ rende più conveniente il bene prodotto all’interno
(39.000 $ = 32.500 €) => Aumento esportazioni del Paese € e aumento importazioni del Paese $
Il cambio reale è la determinante chiave nelle quantità di importazione e
esportazione di una economia
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In particolare, il tasso di cambio reale aumenta, cioè si apprezza, quando:
• aumentano i prezzi interni ,
• il cambio si rivaluta,
• diminuiscono i prezzi esteri
In tutti questi casi per gli agenti economici residenti nel paese di riferimento
diventa più conveniente acquistare beni esteri anziché beni nazionali, o perché i
beni nazionali sono più cari, o perché quelli esteri sono meno cari, o perché la
valuta estera costa meno; di conseguenza il paese i subisce una perdita di
competitività.
Viceversa una diminuzione, cioè un deprezzamento, del tasso di cambio reale
implica un aumento di competitività, che può essere determinato o da
movimenti relativi dei prezzi, o da una svalutazione del cambio nominale.
Nel mondo reale, le valute non sono utilizzate soltanto per le transazioni di
conto corrente, ma vengono anche impiegate nelle transazioni di conto
capitale.
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Come si determina il tasso di cambio
Il tasso di cambio è determinato dall'incontro della domanda e dell'offerta di valuta nel
mercato dei cambi, mercato chiamato Forex (Foreign Exchange Market).
La domanda e l'offerta di una valuta avviene in seguito al cambio da una valuta all'altra
necessario per effettuare gli scambi internazionali.
Ad ogni esportazione di merci corrisponde un cambio di valuta straniera con valuta
nazionale, al fine di pagare le merci del paese, e quindi un acquisto di valuta nazionale.
Ad ogni importazione di merci, viceversa, ci sarà una vendita di valuta nazionale per pagare le
importazioni in valuta straniera.
Quindi se il saldo degli scambi con l'estero è attivo, la forte domanda della valuta ne
spingerà in alto il prezzo. Viceversa, la valuta tenderà a perdere valore.
Ad ogni importazione di capitali corrisponde un cambio di valuta straniera con valuta
nazionale, al fine di pagare le attività finanziarie, e quindi un acquisto di valuta nazionale.
Ad ogni esportazione di capitali, ci sarà una vendita di valuta nazionale per pagare le attività
finanziarie in valuta straniera.
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Come si determina il tasso di cambio
Il tasso di cambio dipende, in definitiva dalla bilancia dei pagamenti di un paese, e in
particolare:
• dagli scambi commerciali: importazioni ed esportazioni di beni, compreso il turismo da un
paese all'altro;
• dagli investimenti finanziari (ad es.: acquisto di buoni del tesoro stranieri) - questo volume
di scambio è legato in particolar modo al livello del tasso di interesse che se alto attira capitali
alla ricerca di buoni rendimenti.
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La Bilancia dei Pagamenti registra tutti i movimenti
di valuta tra un paese e il resto del mondo.
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http://memmttoscana.wordpress.com/
Ma se i pagamenti non sono in equilibrio, i
casi sono due:
1) c’è stato eccesso di domanda di
valuta nazionale (da parte di esportatori di
beni o importatori di capitali): e in questo
caso il cambio tenderà ad apprezzarsi;
2) c’è stato eccesso di offerta di valuta
nazionale (da parte di importatori di beni o
esportatori di capitali): e in questo caso il
cambio tenderà a deprezzarsi.
Lo scopo è quello di stabilire se il saldo fra pagamenti ricevuti e pagamenti
effettuati è positivo o negativo (o nullo).
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I SALDI INTERMEDI
Il saldo della bilancia dei pagamenti dipende, così, in particolare:
a) dal saldo del conto corrente e del conto capitale, che varia in
particolare in funzione di:
- fattori di competitività di prezzo, ossia del tasso di cambio reale;
- fattori di domanda, ovvero, livello di reddito interno ed esterno;
b) dal saldo dei movimenti di capitale, che dipende dal
differenziale
di interesse e dal premio per la copertura del tasso di cambio a
termine (parità coperta dei tassi d'interesse).
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Esportazioni
17.930
Importazion
i 18.188
Totale 36.118
Commercio estero
mondiale 2012 (mld $)
http://www.wto.org/english/res_e/statis_e/its2013_e/its13_world_trade_dev_e.pdf
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2010-12-18/monetario-mercato-4mila-miliardi-1
La maggior parte delle transazioni in valuta non è associata al
commercio internazionale, ma alla compravendita di attività
finanziarie.
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Media giornaliera scambi Forex April 2013 (mld $)
http://www.bis.org/publ/qtrpdf/r_qt1312e.htm
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La stragrande maggioranza delle transazioni internazionali
sul Forex, certamente oltre il 90% del volume totale non è
direttamente legato alle partite correnti.
Ne consegue che non vi è ragione per cui gli aggiustamenti
dei tassi di cambio dovrebbero eliminare gli squilibri di
partite correnti.
Il tasso di cambio è determinato dall'incontro della domanda
e dell'offerta di valuta sul Forex, pertanto il saldo del conto
corrente non riveste il ruolo principale nella determinazione
dello stesso.
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0,825
0,652
0,81
0,50
0,95
0,66
1,047
+ 24%
- 21%
- 38%
- 30%
+ 90%
+ 57%
24
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1,97
1,42
1,69
1,40
2,08
1,40
+ 19%
- 28%
- 17%
+ 48%
- 32%
25
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PercentualedelPIL
Saldo partite correnti Australia – Gran Bretagna (1990-2013)
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LA DOMANDA DI ATTIVITÀ IN VALUTA ESTERA
Per comprendere i movimenti dei tassi di cambio è necessario comprendere
come si determini la domanda per i vari tipi di depositi in valuta estera da parte
dei principali operatori. Come per ogni curva di domanda di strumenti
finanziari, anche i questo caso il fattore principale è il rendimento dell'attività,
in questo caso il suo valore futuro atteso, funzione del tasso di interesse e della
variazione attesa del tasso di cambio.
A parità di altre condizioni, gli individui preferiscono detenere le attività che
forniscono i più alti tassi di rendimento attesi in termini reali.
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LA DOMANDA DI ATTIVITÀ IN VALUTA ESTERA
Per semplicità, ipotizziamo che il rischio e la liquidità dei depositi bancari sul
mercato dei cambi siano gli stessi, indipendentemente dalla valuta di
denominazione. Così, il rischio e la liquidità sono di importanza solo secondaria
nella decisione di acquisto o vendita di valuta.
Ne consegue che gli investitori saranno principalmente interessati ai tassi di
rendimento sui depositi bancari.
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I tassi di rendimento sono determinati da:
• i tassi di interesse che le attività fruttano.
• le aspettative di apprezzamento o deprezzamento.
28
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Supponiamo che il tasso di interesse su un deposito in dollari sia il 2% e che il
tasso di interesse su un deposito in euro sia il 4%.
Un deposito in euro frutta un tasso di rendimento atteso maggiore?
Apparentemente si, ma la risposta dipende anche dalla variazione attesa del
tasso di cambio tra dollaro e euro. Se il dollaro si dovesse apprezzare oltre un
certo valore, allora il deposito in dollari risulterebbe più conveniente.
Il deposito in euro ha un tasso di rendimento atteso in $ inferiore (104€=100,88 =>
0,88%) : tutti gli investitori preferiranno i depositi in dollari e nessuno vorrà
detenere depositi in euro. Il tasso atteso di deprezzamento dell’euro è 3%.
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Supponiamo che oggi il tasso di cambio sia €1/$1 e il tasso atteso a 1 anno sia
€1/$0,97 e calcoliamo il rendimento atteso di un deposito in euro:
· €100 oggi si possono scambiare per $100.
· Questi €100 saranno €104 dopo 1 anno.
· Questi $100 saranno $102 dopo 1 anno.
Considerando il cambio atteso €1/$0,97 , avremo che:
• i 104€ varranno 104x0,97=100,88$
• i 102$ varranno 102/0,97= 105,15 €
29
Mediante il ricorso ai mercati a termine gli investitori possono fissare al tempo t il
valore del cambio al tempo t+1, eliminando in tal modo il rischio di cambio.
L'utilizzo del tasso di cambio a termine, invece di quello atteso, consente di
determinare una condizione di equilibrio, dato che gli operatori saranno
indifferenti tra due investimenti alternativi se e solo se i loro rendimenti sono
uguali.
Supponiamo che il tasso di interesse su un deposito in dollari sia il 2% e che il
tasso di interesse su un deposito in euro sia il 4%.
Supponiamo che oggi il tasso di cambio spot sia €/$=1
Un investitore americano che vuole investire i suoi 100 $ in attività € al 4%, e
nello stesso tempo vuole annullare il rischio di un deprezzamento dell’€, sarebbe
disposto a farlo (e quindi a domandare €) finché il costo dell’acquisto della
copertura (swap) del tasso di cambio a termine €/$=1 sarà inferiore al 2%, che è il
differenziale di rendimento tra le attività in € e quelle in $.
Questa condizione è definita parità coperta dei tassi d'interesse,
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La stragrande maggioranza delle transazioni internazionali
sul Forex, certamente oltre il 90% del volume totale è
direttamente riconducibile alle transazioni di natura
finanziaria.
Ne consegue la domanda e l'offerta di una valuta dipende
prevalentemente dal differenziale di interesse e dal premio
per la copertura del tasso di cambio a termine.
Il tasso di cambio è determinato dall'incontro della domanda
e dell'offerta di valuta sul Forex, pertanto il contributo del
saldo del conto finanziario nella determinazione dello stesso
è prevalente.
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REGIMI DI CAMBIO
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A seconda delle circostanze, le autorità monetarie possono
preferire che il tasso di cambio segua liberamente le forze
della domanda e dell'offerta, oppure possono preferire che
esso non si allontani da un determinato valore.
Queste diverse possibilità di scelta si esprimono mediante
accordi tra autorità monetarie che danno vita al sistema
monetario internazionale.
REGIMI DI CAMBIO
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Gold Standard
Con il gold standard dal 1870 al 1914 e dal 1918 per alcuni paesi, ogni banca
centrale fissava il valore della propria valuta rispetto ad una certa quantità di oro
(in once o in grammi).
Poiché le valute di ogni paese erano tutte definite in termini di una base comune
praticamente omogenea, l’oro, il valore relativo delle valute stesse era
determinato dividendo i contenuti aurei.
Per esempio, se il prezzo dell’oro era fissato a $35 l’oncia dalla Federal Reserve
mentre il prezzo dell’oro era fissato a £14,58 l’oncia dalla Banca d’Inghilterra,
allora il cambio $/£ doveva essere fissato a $2,40 per sterlina.
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Gold Standard
Tuttavia, il sistema aureo aveva la particolarità che le possibili escursioni del
cambio intorno alla parità erano oggettivamente limitate. Infatti, chi deve
effettuare un pagamento all’estero avrà sempre la possibilità di eseguirlo
mediante acquisto e invio all’estero di oro, oltre che mediante acquisto e invio di
valute estere.
Questo rapporto, detto parità monetaria, assumeva il significato di un prezzo
relativo di riferimento. Il prezzo effettivo del dollaro in termini di sterline (cambio
nominale) poteva discostarsi dalla parità monetaria , e quindi essere superiore o
inferiore a essa, in base alla domanda e all’offerta di dollari in termini di sterline.
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Al contrario se il cambio scendesse al di sotto di un valore, detto punto dell’oro
inferiore, uguale alla parità diminuita delle spese di spedizione dell’oro, per
ricevere un pagamento dall’estero sarebbe conveniente farsi inviare oro, anziché
valuta. Poiché le spese di spedizione dell’oro delle quali si è parlato sono
normalmente di entità ridotta, il gold standard è un sistema monetario
sostanzialmente a cambi fissi.
Pertanto, il cambio che nel caso esemplificato è il prezzo della sterlina in termini di
dollari (incerto per certo) non potrà eccedere un valore, detto punto dell’oro
superiore, uguale alla parità aumentata delle spese di spedizione dell’oro: oltre
questo valore infatti invece che acquistare dollari sul mercato diverrebbe
conveniente convertire le sterline in oro e spedire oro all’estero.
Gold Standard
www.memmt.info 36
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Il gold standard non dava alla politica monetaria degli USA o di qualsiasi altro
paese un ruolo privilegiato.
Gold Standard
Il gold standard agiva anche come vincolo automatico all’aumento troppo
rapido dell’offerta di moneta, impedendo politiche monetarie inflazionistiche.
Ma le restrizioni alla politica monetaria limitavano la possibilità delle banche
centrali di aumentare l’offerta di moneta per incoraggiare la domanda
aggregata, la produzione e l’occupazione.
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Gold exchange Standard
Il sistema a cambio aureo (gold exchange standard) , nato nel 1944 a Bretton
Woods, era un sistema nel quale gli USA adottavano il gold standard, mentre gli
altri:
a)fissavano il contenuto aureo della propria moneta ;
b)adottavano il dollaro $ come riserva a fronte dell’emissione della propria
moneta nazionale;
c) consentivano di convertire la propria moneta nella moneta da riserva a un
valore prefissato e costante, che era la parità fra le due monete.
d) intervenire per consentire un’escursione massima del cambio dell’1% in più o
in meno rispetto alla parità;
e) osservare altre regole tendenti a evitare la possibilità di frequenti e diffuse
modifiche della parità;
In tale sistema era garantita la convertibilità del dollaro in oro a favore delle
banche centrali e gli operatori di un paese potevano acquistare valute estere
soltanto per effettuare pagamenti per i non residenti. Tale sistema ha funzionato
fino al 1971
www.memmt.info 38
Gold exchange Standard
Dal 1944 al 1973, ogni banca centrale fissava il valore della sua valuta rispetto al
dollaro USA acquistando o vendendo attività domestiche in cambio di attività in
dollari.
L’arbitraggio assicurava che i tassi di cambio tra ogni coppia di valute
rimanessero fissi.
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○ Supponiamo che la Banca del Giappone fissasse il cambio a 360¥/US$1 e la
Banca di Francia fissasse il cambio a 5 Ffr/US$1
○ Il tasso yen/franco sarebbe stato:
360¥/US$1 / 5Ffr/US$1 = 72¥/1Ffr
○ In caso contrario, i trader di valute avrebbero potuto realizzare facili profitti
acquistando valuta dove era più economica e vendendola dove era cara.
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Gold exchange Standard
Dal 1944 al 1973, ogni banca centrale fissava il valore della sua valuta rispetto al
dollaro USA acquistando o vendendo attività domestiche in cambio di attività in
dollari.
L’arbitraggio assicurava che i tassi di cambio tra ogni coppia di valute
rimanessero fissi.
○ Supponiamo che la Banca del Giappone fissasse il cambio a 360¥/US$1 e la
Banca di Francia fissasse il cambio a 5 Ffr/US$1
○ Il tasso yen/franco sarebbe stato:
360¥/US$1 / 5Ffr/US$1 = 72¥/1Ffr
○ In caso contrario, i trader di valute avrebbero potuto realizzare facili profitti
acquistando valuta dove era più economica e vendendola dove era cara.
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Gold exchange Standard
Poiché la maggior parte dei paesi manteneva un tasso fisso scambiando attività
(estere) denominate in dollari, le loro politiche monetarie erano inefficaci.
La Federal Reserve, tuttavia, non doveva intervenire sul mercato dei cambi,
perciò poteva condurre la politica monetaria per influenzare la domanda
aggregata, la produzione e l’occupazione.
Gli USA erano in una posizione speciale perché erano in grado di usare la politica
monetaria come desideravano.
www.memmt.info 41
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Gold exchange Standard
In effetti, la politica monetaria degli USA influenzava le economie degli altri paesi.
Consideriamo un aumento dell’offerta di moneta negli USA.
○ Ciò avrebbe ridotto i tassi di interesse USA, generando una pressione al ribasso
sul valore del dollaro.
○ Se le altre banche centrali avessero mantenuto fisso il cambio, avrebbero avuto
bisogno di comprare attività (estere) denominante in dollari, aumentando la loro
offerta di moneta.
○ In effetti, le politiche monetarie degli altri paesi dovevano seguire quella USA, che
non sempre era ottimale per il loro livello di produzione e occupazione.
www.memmt.info 42
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Il Fondo Monetario Internazionale classifica i regimi di cambio sulla base della loro
flessibilità e sulla presenza di impegni formali o informali a seguire un certo
andamento. In ordine crescente di flessibilità i regimi di cambio identificati sono:
Dollarizzazione: nel paese viene adottata una moneta emessa da un altro paese (in
genere il dollaro). E' un caso estremo di tasso di cambio fisso in cui la politica
monetaria è svolta dal paese estero.
Classificazione dei regimi di cambio
Currency Board: è un regime di cambio basato sull'istituzionalizzazione del vincolo
della politica monetaria (attraverso una legge speciale o l'inserimento nella
costituzione). Il currency board è un'autorità monetaria che si sostituisce o si
affianca alla Banca centrale ed emette valuta soltanto se questa e coperta da un
eguale ammontare di valuta estera alla quale la valuta domestica è legata da un
cambio fisso. L'operato della banca centrale del paese che adotta il currency board
è legato alla condotta della banca centrale del paese verso cui il tasso e stato
fissato (con conseguente perdita di autonomia della politica monetaria, Argentina
aprile 1991 - gennaio 2002).
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Tasso di cambio fisso (Peg): il tasso di cambio della valuta domestica è fissato ad
un'altra valuta (o ad un paniere di valute) e può oscillare in una banda piuttosto
limitata tra -/+ 1-2%. Non c'e alcun impegno legale a mantenere la parità
irrevocabilmente, ma la banca centrale si impegna a mantenere la parità centrale
attraverso interventi diretti (acquisto/vendita di valuta estera) o indiretti (manovre
sui tassi). La flessibilità della politica monetaria, benché limitata, è mantenuta,
soprattutto perché le “barriere all'uscita” sono deboli ed un paese può decidere di
abbandonare il tasso di cambio o modificare la parità (riallineamento). Si tratta in
genere di accordi unilaterali (un paese fissa la propria valuta ad una estera), ma
esistono anche accordi multilaterali (come lo SME).
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Crawling peg (parità strisciante): il tasso di cambio è ancora ancorato ad una
valuta (o ad un paniere di valute), ma la parità viene aggiustata periodicamente
(con variazioni ridotte) sulla base di alcuni indicatori prefissati, generalmente il
differenziale inflazionistico tra i due paesi.
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Fluttuazione all'interno di una banda: il tasso di cambio viene lasciato fluttuare
liberamente all'interno di una banda di oscillazione e la banca centrale
interviene solo quando il tasso di cambio si avvicina agli estremi. La parità
centrale e i margini possono essere fissi (target zone) o aggiustati
periodicamente sulla base di alcuni indicatori predeterminati (crawling bands).
Il grado di flessibilità del cambio dipende dall'ampiezza della banda.
Fluttuazione sporca (managed floating): l'autorità monetaria cerca di
influenzare il tasso di cambio attraverso interventi diretti o indiretti, ma senza
avere un preciso obiettivo di cambio. Gli interventi sono sporadici e determinati
da eventi particolari (ad esempio, un peggioramento non strutturale della
bilancia dei pagamenti).
Tassi di cambio perfettamente flessibili (independently floating): il tasso di
cambio è determinato unicamente dalle forze di mercato, senza alcun
intervento delle autorità monetarie mirato a stabilizzare o indirizzare il tasso di
cambio.
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Le autorità si impegnano a mantenere fisso il tasso di cambio e tutte le volte che le
forze di mercato, che determinano la domanda e l’offerta di valuta, tendono a
modificare il tasso di cambio, o con un apprezzamento o con un deprezzamento, le
autorità monetarie intervengono, comprando oppure vendendo valuta nazionale
per contrastare le fluttuazioni del mercato.
- Il regime a cambi fissi, si realizza quando due o più paesi concordano di
mantenere il tasso di cambio tra le loro valute ad un determinato valore ( più
frequentemente, entro una certa fascia), o di aderire ad una unione monetaria.
- Il regime a cambi fluttuanti, si realizza quando uno o più paesi decidono di
lasciare che i tassi di cambio della propria valuta con tutte le altre siano liberamente
determinati dalla domanda e dall’offerta, lasciando che il meccanismo di mercato
operi liberamente.
Principali regimi di cambio
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La svalutazione è la perdita di valore di una moneta nei confronti di una
o più monete, regolate da un regime di cambi fissi, in seguito alla
variazione della parità o al definitivo sganciamento della valuta da
un’altra moneta forte.
E’ un aggiustamento del tasso di cambio coerente ai parametri reali
dell’economia di un Paese.
Quando invece ci si trova in un regime di cambi variabili si parla di
deprezzamento della moneta. Esso avviene in un mercato di cambi
flessibili in cui la domanda e l'offerta di un tipo di moneta regolano il
prezzo della stessa.
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I fase del processo di integrazione: ilI fase del processo di integrazione: il
«serpente monetario europeo»«serpente monetario europeo»
 Il primo tentativo di integrazione monetaria (1972) è noto nella storia
monetaria dell’Europa come «serpente monetario europeo».
 Il mantenimento dei margini di oscillazione (± 1,125% tra le valute europee e
± 2,25% tra le valute europee e il dollaro) richiedeva un rigoroso
coordinamento tra le politiche economiche dei paesi comunitari e aiuti
adeguati per consentire il superamento di difficoltà temporanee di BP per i
paesi più deboli
 Shock petrolifero e inflazione molto diversificata tra i paesi europei
 Difficile il mantenimento della fissità dei tassi di cambio in queste condizioni
 Le frequenti crisi valutarie che colpirono i paesi europei durante l’esperienza
del serpente monetario fecero sì che nel serpente restassero solo quei paesi
con stretti legami di integrazione economica e commerciale con la Germania
(Olanda, Benelux).
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 Dopo il fallimento del “serpente monetario” (1974), e dopo il riconoscimento ai
paesi membri del FMI della libertà di scelta del sistema di fluttuazione preferito
(1976) cominciò il processo decisivo di integrazione monetaria con la creazione
dello SME (creato il 5 dicembre del 1978 entrò in funzione nel marzo 1979).
Il sistema monetario europeo
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 Aderirono allo SME dapprima i paesi della Comunità (Italia, Olanda, Germania,
Francia, Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Irlanda) ad eccezione della Gran
Bretagna, successivamente entrarono la Spagna nel 1989, la Gran Bretagna nel
1990, e il Portogallo all’inizio del 1992.
 I pilastri dello SME erano:
1. Gli Accordi Europei di Cambio (ERM – Exchange Rate Mechanism):
accordo opzionale, con griglia di parità bilaterali tra le valute.
 I cambi potevano oscillare entro una banda ristretta del ± 2,25%. All’Italia fu
concesso un margine di fluttuazione del ± 6% (dal 1979 al 1990). Poi anche
Spagna (1989), Regno Unito (1990) e Portogallo (1992)
 Sistema interamente europeo (nessun riferimento al dollaro o all’oro)
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2. L’ECU (European Currency Unit): unità di conto europea formata da un
paniere di valute comunitarie, sulla cui base si stabilivano le parità bilaterali.
 Divenne l’unità di conto ufficiale della Comunità europea, usato per le transazioni
ufficiali e i resoconti contabili (es., il bilancio della Comunità)
 Anche i privati hanno emesso titoli di debito usando questa unità
 L’euro è stato determinato in modo da valere esattamente 1 ECU alla sua prima
quotazione (4 gennaio 1999)
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3. Gli Accordi finanziari tra banche centrali: sistema di cambio pienamente
simmetrico e cooperativo.
 La responsabilità del mantenimento del cambio era esplicitamente condivisa
da entrambi i paesi.
 Obbligo di prestiti illimitati dalla Banca Centrale del paese con pressioni alla
rivalutazione verso la Banca Centrale del paese con pressioni alla
svalutazione.
 Dal 1987 possibilità di prestiti anche prima del raggiungimento del limite
della banda di oscillazione.
 Era possibile modificare le parità bilaterali (riallineamento), ma solo con
decisione congiunta di tutti i paesi.
50
Il funzionamento dello SMEIl funzionamento dello SME
 Lo SME disponeva di un congegno aggiuntivo rispetto al serpente: l’indicatore di
divergenza che segnalava andamenti difformi del tasso di cambio rispetto alla media
comunitaria
 Quando la moneta stava per avvicinarsi alla soglia massima consentita (pari al 75% del
± 2,25%) occorreva porre in essere misure correttive; vi era inoltre l’obbligo di
consultazione con gli altri membri dello SME
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 In caso di persistenti squilibri di bilancia dei pagamenti la parità poteva essere
modificata di concerto con gli altri paesi dello SME
 Lo SME ben presto divenne un regime asimmetrico, in cui il marco tedesco era la
moneta contro la quale tutte le altre monete erano sotto pressione di svalutazione
 Tre periodi nell’esperienza dello SME:
1. 1979-1987: più di dieci riallineamenti, soprattutto nella prima fase
 Il meccanismo dei tassi di cambio permise fluttuazioni più ampie (+/- 6%) per le
valute di Portogallo, Spagna, Gran Bretagna (fino al 1992) e Italia (fino al 1990).
 Le bande più ampie erano pensate per evitare speculazioni causate da diverse
politiche monetarie e fiscali (Questi paesi volevano una maggior flessibilità nella
politica monetaria – differenziali di inflazione)
 Per evitare speculazioni, inizialmente nello SME si applicarono anche dei controlli
valutari per limitare lo scambio di valute (limitazioni ai movimenti di capitali).
51
2. 1987-1992: periodo di stabilità, anche per la possibilità di prestiti prima del raggiungimento
del limite della banda di oscillazione (interventi intramarginali) e la concessione di bande
più ampie (6% per la lira fino al 1990, per la peseta, lo scudo portoghese e la sterlina fino
alla crisi del 1992).
 In effetti, i membri SME erano costretti a seguire le politiche monetarie controllate
della Germania, che tradizionalmente registrava bassa inflazione
 Dopo il 1986, per ridurre l’inflazione interna ogni paese cercava di ancorare la sua
valuta al DM ed i riallineamenti divennero molto rari
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 In assenza di aspettative di svalutazione (riallineamento), afflussi di capitali verso i
paesi con maggiore inflazione (tassi di interesse nominali più elevati)
 Ma perdita di competitività delle merci nazionali – deficit di conto corrente compensati
da surplus in conto capitale
 Con il meccanismo dei tassi di cambio a bande fisse dello SME, la Germania
“esportava” la propria politica monetaria
 Dal 1987 al 1990 i controlli valutari furono progressivamente rimossi per rendere l’UE
un mercato comune anche per il capitale finanziario
3. 1992-1998: crisi del ‘92-93, con abbandono dell’ERM da parte di Italia e Gran Bretagna e
numerosi riallineamenti; nel 1993 ampliamento della banda di oscillazione dal ± 2,25% al ±
15% (non più regime di cambi fissi, ma regime di fluttuazione limitata)
52
Aderendo allo SME l’Italia si impegnò a mantenere il tasso di cambio nominale
entro i parametri di oscillazione stabiliti, mentre quello reale, legato all’inflazione,
rimaneva profondamente squilibrato.
Fissando il tasso di cambio, si rinuncia a uno strumento efficace nella correzione degli
squilibri commerciali e nel controllo del livello di produzione aggregata.
In un sistema di cambi fissi, se un Paese ha, per qualsiasi motivo, una tendenza al
deficit estero, deve difendere il cambio, e può farlo in due modi: o “sparando” le sue
riserve valutarie (cioè usandole per acquistare la propria valuta, difendendone il
corso), o alzando il tasso d’interesse, perché questo invoglia gli investitori esteri a
domandare valuta nazionale per comprare i titoli nazionali che offrono un buon
rendimento.
Ancorandosi a un dato tasso di cambio fisso, si rinuncia anche al controllo del tasso di
interesse interno. Inoltre, il Paese deve seguire l’andamento del tasso di interesse
estero, correndo il rischio di effetti indesiderati sulla propria attività economica.
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L'unificazione tedesca, i tassi di interesse e lo SME
In un sistema di tassi di cambio fissi come lo SME (ignoriamo qui il grado di
flessibilità concesso dalle bande di oscillazione), nessun paese può cambiare il
suo tasso di interesse se anche gli altri paesi non fanno altrettanto.
Come cambiano allora in pratica i tassi di interesse?
Vi sono due possibili tipi di accordo implicito.
Uno prevede che i paesi membri coordinino tutte le variazioni dei tassi di
interesse.
Un altro prevede, invece, che un paese prenda l’iniziativa e gli altri lo seguano a
ruota.
Questo è proprio quello che è successo nello SME, nel quale è la Germania che ha
assunto il ruolo di guida.
Fonte: http://www.mulino.it/aulaweb/risorse/12798/stud/box_cap18.htm
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Nel corso degli anni Ottanta, gran parte delle banche centrali europee
condivideva gli stessi obiettivi ed approvava il fatto che la Bundesbank (la banca
centrale tedesca) prendesse l’iniziativa. Ma nel 1990, l’unificazione tedesca ha
portato con sé una forte divergenza di obiettivi tra la Bundesbank e le banche
centrali degli altri paesi membri.
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Ricordiamo quali fossero gli effetti di ordine macroeconomico dell’unificazione: la
necessità di ingenti trasferimenti alla Germania orientale e la forte espansione
degli investimenti hanno portato entrambe a un significativo aumento della
domanda nel paese. Il timore della Bundesbank di un aumento eccessivo
dell’attività economica l’ha indotta ad adottare una politica monetaria restrittiva.
Il risultato è stato, come abbiamo visto, una forte crescita in Germania
accompagnata da un brusco aumento dei tassi di interesse.
Questo poteva anche essere il giusto mix di politica economica per la Germania.
Ma per gli altri paesi, gli effetti dell’unificazione tedesca non erano convenienti.
Gli altri paesi, infatti, pur non avendo registrato lo stesso aumento della
domanda, hanno comunque dovuto adeguare i loro tassi di interesse a quelli
tedeschi per rimanere nello SME.
55
L’aumento dei tassi d’interesse dovuto all’introduzione con lo SME dei tassi di
cambio fissi, si tradusse rapidamente in un nuovo grave problema per la politica
economica italiana, aumentando il fabbisogno del Tesoro e l’escalation della
crescita del debito.
Difendere il cambio favorendo, tramite alti tassi d’interesse, l’afflusso di capitali,
cioè l’indebitamento estero, rese fragile il Paese e alla fine lo mandò in pezzi.
Nel 1992, un numero crescente di paesi doveva scegliere se difendere la parità,
oppure uscire dallo SME e ridurre i tassi di interesse interni. Preoccupati del rischio
di svalutazioni, i mercati finanziari hanno iniziato a chiedere tassi di interesse
maggiori nei paesi dove la svalutazione era ritenuta più probabile. Ne sono
risultate due gravi crisi valutarie, una nell’autunno del 1992 e l’altra nell’estate del
1993. Alla fine di queste due crisi, due paesi, l’Italia e il Regno Unito, sono usciti
dallo SME.
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/
Lo sganciamento dallo Sme frenò la dinamica dei tassi, e dal 1993 al 2002 la
spesa per interessi prima si stabilizzò e poi andò calando.
La lira esce dallo
SME settembre
1992
Fonte dati: Fondo Monetario Internazionale 57
Il regime dei cambi fissi favorisce gli scambi internazionali grazie alla stabilità del
cambio, ma in caso di pressioni sul cambio dovute a uno squilibrio nella bilancia dei
pagamenti, in un regime a cambi fissi non si può far scendere il valore della moneta,
ma bisogna adottare politiche restrittive per diminuire la domanda e le importazioni,
aumentare i tassi di interesse.
In un regime di cambi fluttuanti, il riequilibrio della bilancia avviene
automaticamente col deprezzamento della valuta nei confronti delle altre valute
che renderà più competitive le esportazioni. Le banche centrali si astengono
dall’intervento sui mercati e lasciano che il tasso di cambio si adegui in modo da
equilibrare domanda e offerta di valuta estera.
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Il cambio è fisso mentre l'inflazione è variabile
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Differenziali di inflazione Paesi Euro e Germania
60
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Differenziali medi di inflazione Paesi Euro e
Germania
Country 1980-1998 1999-2013
Austria 0,4 0,5
Belgium 0,8 0,6
Finland 2,0 0,3
France 2,0 0,1
Greece 13,1 1,3
Italy 5,2 0,7
Netherlands -0,1 0,6
Portugal 9,4 0,9
Spain 4,7 1,2
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Tassi di cambio fissi e economia reale
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Tassi di cambio flessibili e economia reale
E = e (P/P*) e = (P/P*) / E e = (105/102) / 1 = 1,03
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…….quali conseguenze ……...quali conseguenze ……..
Indici di prezzo nell’eurozonaIndici di prezzo nell’eurozona
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…….quali conseguenze ……sulla competitività?.quali conseguenze ……sulla competitività?
Austria Belgium Finland France Germany Greece Ireland Italy Netherlands Portugal Spain
1999 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
2000 102,3 102,5 103,0 101,7 101,4 103,2 105,6 102,5 102,3 102,9 103,4
2001 105,1 105,1 105,7 103,3 103,4 106,7 110,8 105,4 106,6 107,4 107,1
2002 107,0 106,7 107,4 105,3 104,9 110,6 115,9 108,0 110,1 111,3 110,4
2003 108,5 108,5 108,3 107,5 105,9 114,4 119,9 110,9 112,4 114,9 113,8
2004 110,7 110,7 108,6 109,8 107,7 117,7 122,6 113,4 113,8 117,6 117,2
2005 113,3 113,8 109,2 111,6 109,3 121,9 125,5 115,6 115,7 120,3 121,2
2006 114,9 115,9 111,0 113,5 111,1 125,8 130,4 118,1 117,1 124,0 125,4
2007 117,4 118,0 113,7 115,2 113,6 129,4 136,8 120,2 119,0 127,1 128,9
2008 121,1 123,3 118,4 118,5 116,6 134,8 142,4 124,1 121,9 130,5 134,2
2009 121,7 123,1 118,4 118,6 117,0 136,5 136,0 125,1 123,4 129,4 133,8
2010 123,9 125,9 119,8 120,3 118,2 142,9 134,8 127,0 125,0 131,2 136,2
2011 128,0 130,3 123,9 122,9 120,7 147,6 138,3 130,6 127,9 136,1 140,6
2012 131,2 133,9 127,3 125,3 123,1 149,8 140,6 134,5 131,1 139,9 143,9
2013 133,9 135,4 129,3 126,5 125,0 148,5 141,3 136,1 134,4 140,3 145,9
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…….quali conseguenze ……sulla competitività?.quali conseguenze ……sulla competitività?
Tassi di cambio reali bilaterali Germania e partner eurozona
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Tassi di cambio reali bilaterali tra partner eurozona e Germania
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Facciamo il punto:
• a partire dalla metà degli anni ’80 i differenziali di inflazione fra paesi partner
dell’eurozona e Germania si sono ridotti;
• questo processo è continuato anche dopo l’entrata nell’euro, che quindi non ha
né causato né amplificato i differenziali di inflazione;
• al contempo, questi differenziali sono sempre rimasti in media positivi, cioè gli
altri paesi hanno continuato ad avere più inflazione della Germania, e quindi non
cè stata convergenza fra tutti i partner dell'eurozona;
• questo ha determinato una svalutazione reale della Germania rispetto a tutti i
partner, se pure in misura variabile (e simmetricamente una rivalutazione reale dei
partner rispetto alla Germania);
• questa svalutazione reale ha contribuito al grande successo delle esportazioni
tedesche, successo che, è molto più marcato rispetto ai partner dell’eurozona che
rispetto al resto del mondo. Il che è ovvio, visto che il resto del mondo, per
difendersi, ha a disposizione lo strumento della flessibilità del cambio.
Il cambio è fisso mentre l'inflazione è variabile
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Tassi di cambio flessibili e economia finanziaria
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Tassi di cambio fissi e economia finanziaria
www.memmt.info 70
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Il cambio è fisso mentre l'inflazione è variabile. Ne consegue che i
Paesi che riescono a tenerla più bassa di altri, che sono sì
geograficamente vicini ma anche competitori nella dinamica delle
esportazioni e delle importazioni di merci e capitali, in pratica
effettuano una sorta di svalutazione monetaria indiretta. Ed è
quello che sta succedendo a Germania e Francia rispetto a Paesi
come Italia, Spagna e Portogallo.
www.memmt.info 71
Le politiche economiche in regime di cambio
fissi con perfetta mobilità dei capitali
www.memmt.info
72
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La politica monetaria in regime di cambi fissi
La politica monetaria ha effetti profondamente diversi nei due regimi di
cambio. Schematizzando, si può dire che in una situazione in cui vi siano
movimenti internazionali di capitale, se i cambi sono fissi la politica
monetaria è inefficace. Il contrario accade in un sistema di cambi
flessibili.
Supponiamo che la banca centrale decida di condurre una politica
monetaria espansiva aumentando la base monetaria per un ammontare
di 50 tramite l’acquisto di titoli con un’operazione sul mercato in regime
di cambi fissi.
Il bilancio di una banca centrale può essere rappresentato dalla tabella:
www.memmt.info 73
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La base monetaria è aumentata da 400 a 450, mentre il tasso di interesse è
necessariamente diminuito a seguito dell’aumento della domanda di titoli ( un aumento
della domanda dei titoli infatti ne fa aumentare il prezzo, riducendone il rendimento,
ovvero il tasso di interesse).
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Data questa diminuzione del tasso di interesse, gli investitori cercheranno di acquistare
titoli esteri divenuti più attraenti in virtù del maggiore rendimento. Prima di acquistare
titoli esteri, però, devono comprare valuta estera sul mercato dei cambi, vendendo
valuta nazionale in cambio di valuta estera. Se la banca centrale non facesse nulla, il
prezzo della moneta nazionale diminuirebbe e il risultato sarebbe un deprezzamento.
Sotto l’accordo di tassi di cambio fissi, la banca centrale non può permettere il
deprezzamento della valuta. Deve quindi intervenire sul mercato dei cambi e vendere
valuta estera in cambio di valuta nazionale. Vendendo valuta estera e acquistando
valuta nazionale, la base monetaria decresce.
A seguito di questa operazione, il bilancio della banca centrale diventa:
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Tuttavia così facendo la banca centrale ritira dalla circolazione valuta domestica
in cambio di valuta estera che attinge dalle proprie riserve. La variazione delle
riserve deve essere uguale alla iniziale espansione monetaria in modo da
garantire il ritorno del tasso di interesse al valore di equilibrio precedente
l’operazione di mercato aperto. Se così non fosse il differenziale tra il tasso di
interesse domestico ed il tasso di interesse estero determinerebbe flussi di
capitali in uscita ( se negativo) o in entrata (se positivo) che provocherebbero
una variazione delle riserve e della base monetaria sino al completo ripristino
dell’equilibrio. Il regime di cambi fissi obbliga quindi la banca centrale a
compiere una manovra monetaria esattamente opposta a quella intrapresa
inizialmente. Dato questo regime e perfetta mobilità di capitali, la politica
monetaria ha come unico effetto quello di modificare il peso relativo delle
diverse voci nel bilancio della banca centrale senza alterarne i saldi.
www.memmt.info 75
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La politica monetaria in regime di cambi flessibili
Una politica monetaria espansiva, realizzata ad esempio dalla banca centrale
con una operazione di mercato aperto volta all’acquisto di titoli, si rivela più
efficace in regime di cambi flessibili .
Un’espansione monetaria determina un abbassamento del tasso di interesse
e, quindi, una tendenza al peggioramento dei movimenti dei capitale. Questo
deficit tende a fare deprezzare il cambio. Stavolta la banca centrale non ha
assunto alcun obbligo relativamente al tasso di cambio, ragion per cui non
interviene e il cambio si deprezza. Il deprezzamento del cambio ha due effetti.
Da un lato incrementa le esportazioni nette, dall’altro lato riduce le
importazioni.
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Questo processo continuerà sino a quando il tasso di cambio non sarà sceso
tanto da riportare in pareggio la bilancia dei pagamenti (il tasso di cambio
raggiunge un livello talmente basso da generare aspettative di un
apprezzamento).
Alla fine del processo il sistema economico si ritroverà quindi con un livello di
reddito superiore rispetto a prima dell’intervento e tassi di interesse inferiori.
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La politica fiscale in regime di cambi fissi
Consideriamo una manovra di politica fiscale espansiva: ad esempio, un
aumento della spesa pubblica, non finanziato da base monetaria in un regime
di cambi fissi. Ne derivano due effetti sulla bilancia dei pagamenti: il primo, di
peggioramento del saldo dei movimenti dei beni, per l’incremento di reddito
che ne scaturisce, e l’altro in senso contrario, di miglioramento dei movimenti
di capitale, per l’incremento del tasso di interesse conseguente alla vendita di
titoli di Stato. L’effetto netto sarà diverso a seconda della reattività dei vari
mercati.
Considerata l’elevata mobilità dei capitali, vi è un effetto netto positivo sulla
bilancia dei pagamenti. Per evitare un apprezzamento della valuta domestica, la
banca centrale deve acquistare attività estere, aumentando di conseguenza
l’offerta di moneta e diminuendo i tassi di interesse.
E quindi produrrà uno stimolo positivo ulteriore al reddito, rispetto a quello
offerto dalla manovra di politica fiscale espansiva.
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La politica fiscale in regime di cambi flessibili
Un aumento della spesa pubblica finanziato da debito pubblico comporta un
aumento del reddito, che fa peggiorare il saldo dei movimenti dei beni, e un
innalzamento del tasso di interesse, che accresce il saldo dei movimenti di
capitale.
Nel caso di perfetta mobilità dei capitali, essendo l’aumento dovuto al
movimento dei capitali superiore al peggioramento del saldo dei movimenti dei
beni, vi sarà un apprezzamento del tasso di cambio, non più costretto entro
certi limiti come nel caso di cambi fissi. La perdita di competitività che ne
scaturisce tende a ridurre le esportazioni nette e il reddito.
In sintesi, la manovra fiscale espansiva finanziata da debito pubblico risulta del
tutto inefficace. Infatti, in caso di perfetta mobilità la spinta all’apprezzamento
è tanto forte che soltanto una riduzione delle esportazioni nette pari all’iniziale
aumento della spesa pubblica è capace di riportare l’equilibrio.
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Il finanziamento della spesa pubblica con base monetaria è, rispetto al
finanziamento con debito, molto meno costoso o niente affatto costoso.
Non lo è affatto, se realizzato attraverso emissione di moneta, lo è in minima
misura se ottenuto nell’ambito di convenzioni fra Stato e Banca Centrale
(scoperto di c/c di Tesoreria).
Il finanziamento con base monetaria in regime di cambi flessibili
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In questo caso, mentre l’effetto di un aumento del reddito è certo, non può
dirsi a priori ciò che accade ai tassi di interesse. Di norma la variazione di base
monetaria necessaria per mantenere invariati i tassi di interesse sarà maggiore
o minore della spesa pubblica addizionale. Comunque, una politica monetaria
che assicuri tale invarianza viene denominata accomodante.
In tale caso la politica fiscale espansiva esplica appieno i suoi effetti e si
giustifica il ruolo preminente attribuitole da Keynes. Da questo punto di vista,
uno stretto coordinamento della politica fiscale e di quella monetaria si rileva
prezioso per ottenere incrementi di reddito e di occupazione.
Il finanziamento monetario può provocare aumenti di prezzi in presenza di
pieno impiego o di strozzature settoriali.
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Vantaggi dei tassi di cambio fissi
• Riduzione dell’incertezza. In un regime di cambi fissi, il commercio e
l’investimento internazionale diventano molto meno rischiosi, perché i profitti
non sono influenzati dall’andamento del tasso di cambio.
• Speculazione minima o nulla. A condizione che il tasso di cambio sia
assolutamente fisso è del tutto inutile speculare.
• Correzione automatica degli errori di politica monetaria. La Banca centrale è
obbligata ad intervenire per sostenere il tasso di cambio, acquistando/vendendo
valuta nazionale nel mercato dei cambi ,oppure innalzando/abbassando i tassi di
interesse.
• Impedire al governo di perseguire politiche macroeconomiche
“irresponsabili”.
www.memmt.info 80
Svantaggi dei tassi di cambio fissi
• I cambi fissi minano l’efficacia della politica monetaria. Per assicurare un
equilibrio complessivo della bilancia dei pagamenti, le autorità devono agire
sulla leva dei tassi di interesse.
• I tassi di cambio fissi sono in contrasto con il principio del libero mercato.
Perché fissare i tassi di cambio, quando un semplice apprezzamento o
deprezzamento può correggere uno squilibrio?
• I disavanzi della bilancia dei pagamenti possono condurre a una recessione.
• Le strategie di deflazione competitiva possono provocare una depressione
mondiale.
• Speculazione. Se gli speculatori ritengono che un tasso di cambio fisso non potrà
essere difeso a lungo, lanceranno massicci attacchi speculativi contro la valuta
nazionale.
www.memmt.info 81
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Vantaggi dei tassi di cambio flessibili
• Correzione automatica. Anziché intervenire nel mercato valutario, il
governo lascia che il tasso di cambio si aggiusti liberamente verso l’equilibrio.
• Nessun problema di liquidità internazionale e di riserve. Poiché la banca
centrale non interviene nel mercato dei cambi, non è necessario detenere
riserve.
• Isolamento dagli eventi economici esterni. Un paese non è vincolato a un
tasso di inflazione internazionale magari eccessivamente elevato e può
scegliere liberamente il proprio obiettivo di inflazione.
• Liberta di scegliere le politiche economiche interne. In un regime di cambi
fissi, un governo potrebbe essere costretto a deflazionare l’economia pur in
presenza di un’elevata disoccupazione. In un regime di cambi fluttuanti,
invece, il governo può scegliere il livello di domanda interna che ritiene più
opportuno.
www.memmt.info 82
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Svantaggi dei tassi di cambio flessibili
• Incertezza per gli operatori commerciali e gli speculatori. L’incertezza
causata dalle fluttuazioni valutarie può scoraggiare i commerci e gli
investimenti internazionali. In una certa misura, il problema può essere risolto
facendo ricorso al mercato a termine dei cambi.
• Scarsa disciplina economica a livello nazionale. I governi possono
perseguire politiche inflazionistiche irresponsabili.
• Speculazione. In un mondo caratterizzato da incertezza, in cui esistono poche
restrizioni alla speculazione valutaria, le sorti e le politiche dei governi possono
cambiare rapidamente ed enormi volumi di depositi a breve termine si
muovono liberamente da un paese all’altro, la speculazione può avere un
impatto fortemente destabilizzante nel breve periodo, provocando una marcata
iperreazione dei tassi di cambio.
www.memmt.info 83
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Conclusioni
Né i tassi di cambio fissi né quelli liberamente fluttuanti sono esenti da
problemi. Per questa ragione, i governi cercano spesso un compromesso tra i
due, nella speranza che un sistema intermedio possa arrecare i benefici di
entrambi, evitando al contempo la maggior parte degli svantaggi.
Possiamo sicuramente affermare che una moneta fluttuante fornisce più
spazio di politica interna, ovvero la capacità di usare la politica fiscale e
monetaria interna per raggiungere determinati obiettivi di medio e lungo
periodo. Al contrario, un tasso di cambio fisso riduce lo spazio politico di
manovra. Ciò non significa necessariamente che un governo con un tasso di
cambio fisso non può perseguire la sua politica interna, ma è in un certo senso
obbligato e indirizzato innanzitutto da un fattore più importante di tutti gli
altri: accumulare sufficiente valuta estera (o oro) per difendere la sua moneta
nazionale.
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Fixed and Flexible Exchange Rates
and Currency Sovereignty
C. Sardoni L. Randall Wray
Un tasso di cambio flessibile permette una grande indipendenza nelle politiche
interne, fornendo spazio per politiche fiscali e monetarie. Comunque, e ciò deve
essere sottolineato, adottare un regime di tassi di cambio flessibili non è una
panacea. Un regime di tassi di cambio flessibili non può, ovviamente, garantire
che le politiche domestiche siano effettivamente scelte e implementate con
criterio. È solo una condizione necessaria per ottenere indipendenza politica.
Ciò, di per sé, non garantisce un uso illuminato sia di questa indipendenza
politica, sia una facile strada per la crescita e lo sviluppo. Nell’attuale situazione
mondiale, i tassi di cambio flessibili sono necessari, ma non sufficiente
condizione per l’implementazione di politiche in grado di promuovere una
maggior crescita, una maggior occupazione e un maggior stato sociale.
www.memmt.info 85
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Si noti che un regime di tassi flessibili o fluttuanti, non è necessariamente un
sistema di “libera fluttuazione”. Noi lasceremmo spazio ad una forma di
intervento discrezionale. Ciò che raccomandiamo, è un sistema a “moneta
amministrata”,
Le politiche monetarie e fiscali, così come le transazioni ufficiali nei mercati dei
cambi, possono ancora essere utilizzate per “amministrare” i tassi di cambio in
alcune circostanze. In particolare, gli interventi sono previsti nel caso di rapide
rivalutazioni utilizzate per alleggerire la crescente pressione competitiva
derivante da una valuta troppo forte.
Fixed and Flexible Exchange Rates
and Currency Sovereignty
C. Sardoni L. Randall Wray
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I tassi di cambio fluttuanti danno alle nazioni un maggior grado di libertà ma,
ovviamente, esso implica alcuni costi. Tra questi, possono esserci più ampi gradi
di incertezza a causa di una possibile maggiore volatilità dei tassi di cambio e dei
termini di scambio, così come il costo di un possibile innesco di processi
inflazionistici derivanti da un ampio deprezzamento della valuta nazionale, che
conduce ad un incremento dei prezzi delle importazioni. Da questo punto di
vista, una maggior stabilità e indipendenza potrebbero, forse, essere raggiunte
attraverso qualche combinazione dei tassi di cambio flessibili, combinata con
controlli di capitale e politiche commerciali. Questi fattori renderebbero più
semplice adottare tassi di cambio amministrati.
Fixed and Flexible Exchange Rates
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  • 3. http://memmttoscana.wordpress.com/ Il tasso di cambio nominale è il prezzo di una valuta in termini di un’altra. Questo prezzo può essere definito in due modi: • il primo metodo, detto quotazione incerto per certo, definisce il tasso di cambio come quantità di valuta nazionale scambiata per una unità di valuta estera. Se ad esempio diciamo che il tasso di cambio £/$ = 1200 significa che 1200 £= 1 $ Il tasso di cambio nominale: Definizione e metodi di quotazione • il secondo, detto quotazione certo per incerto, definisce il tasso di cambio come quantità di valuta estera scambiata per una unità di valuta nazionale. Se ad esempio diciamo che il tasso di cambio €/$ è oggi a 1,35 significa 1 € = 1.35 $ Si noti che mentre noi in Europa utilizziamo il metodo certo per incerto (1=x), il tasso di cambio del dollaro verso le valute dei paesi emergenti si basa sul metodo contrario, incerto per certo, ossia quante unità di valuta locale si ottengono in cambio di un dollaro (x=1). www.memmt.info 3
  • 4. http://memmttoscana.wordpress.com/ Nel nostro sistema quindi, un aumento del tasso di cambio significa che la valuta si apprezza - con lo stesso euro compreremo una maggior quantità di dollari, mentre nella quotazione incerto per certo un un aumento del tasso di cambio significa che la valuta si deprezza. certo per incerto Quanti $ per 1 € incerto per certo Quante Lire per 1 Ecu/DM www.memmt.info 4
  • 5. http://memmttoscana.wordpress.com/ I mercati dei cambi, similmente ai mercati di talune merci e delle attività finanziarie, possono essere mercati a pronti (spot market) e mercati a termine (forward market). Sui primi vengono contrattate disponibilità di valute da scambiarsi immediatamente al prezzo (cambio) che si forma sui mercati stessi. Questi mercati servono normalmente per le operazioni commerciali e per movimenti di capitale non speculativi o a fini di copertura. Sui secondi si negozia oggi il prezzo di una valuta che sarà disponibile in futuro (fra 1 o 2 o più mesi); ad esempio, si acquistano oggi 1.000$ che saranno disponibili fra 2 mesi, ad un prezzo che sarà pagato sempre tra 2 mesi, ma che è stabilito oggi. Le operazioni a termine servono per la copertura dai rischi di cambio, ossia per la provvista di valuta ad un prezzo prefissato, oltre che ai fini speculativi. Le transazioni per i tassi di cambio www.memmt.info 5
  • 6. http://memmttoscana.wordpress.com/ GLI STRUMENTI FINANZIARI Le tipologie di strumenti finanziari comunemente utilizzate nel mercato dei cambi, Forex (Foreign Exchange Market), sono molteplici: Contratti spot: una transazione spot è uno scambio caratterizzato dalla scadenza di due giorni. Questa transazione rappresenta uno "scambio diretto" tra due valute, ha la durata più breve, e riguarda denaro liquido più che un contratto; e gli interessi non sono inclusi nella transazione concordata. Contratti forward: gli scambi non sono necessariamente regolati nell'immediato, ma possono anche essere regolati a termine. Infatti, un modo per fare fronte al rischio di cambio è l'utilizzo di un contratto forward. In tale transazione, il denaro non passa di mano fino ad una data futura prestabilita. Un compratore ed un venditore si accordano su di un tasso di cambio in una data futura, e la transazione si verifica in quella data al tasso di cambio stabilito, indipendentemente dai tassi di cambio di mercato effettivi. La durata di un tale contratto può essere di giorni, mesi o anche anni. www.memmt.info 6
  • 7. http://memmttoscana.wordpress.com/ GLI STRUMENTI FINANZIARI Swap: La tipologia più comune di transazione forward è lo swap su valute. In uno swap, due parti si scambiano valute per un certo periodo di tempo e si accordano ad invertire la transazione in una data futura. In altre parole, si tratta di una vendita a pronti combinata con un riacquisto a termine della stessa moneta (si parla in questo caso di Forex swap). Gli swap non sono contratti standard e non vengono scambiati in un mercato, ma rappresentano ormai oltre la metà degli scambi sul forex . Contratti future: I futures sulle valute estere sono transazioni forward caratterizzate da importi e scadenze standard. Con un contratto future le parti si impegnano a scambiare ad una data prestabilita determinate attività oppure, nel caso di un future su valute, a versare o a riscuotere un importo determinato in base all'andamento di un indicatore di riferimento. Opzioni: un'opzione su valuta estera dà al proprietario il diritto di acquistare o vendere un determinato ammontare di valuta estera ad un certo prezzo in un qualsiasi momento fino a una data di scadenza prefissata. www.memmt.info 7
  • 8. http://memmttoscana.wordpress.com/ Come abbiamo detto, il tasso di cambio è il prezzo relativo di due monete. Se astraiamo dalle transazioni di carattere finanziario e in particolare speculativo (ad esempio, le operazioni di arbitraggio), un agente economico che acquista una valuta estera lo fà per perfezionare degli scambi di beni (cioè delle transazioni reali): ad esempio, un importatore acquista dollari per pagare le materie prime o i prodotti finiti che importa, un turista acquista rupie per finanziare la propria vacanza all’estero (dove acquisterà beni e servizi), ecc. ecc. Questa misura è data dal tasso di cambio reale In tutte queste transazioni sono coinvolti, oltre ai tassi di cambio, anche i prezzi dei beni e dei servizi scambiati. I due elementi (prezzi e tasso di cambio) concorrono nel determinare la convenienza per un operatore economico ad acquistare in un paese piuttosto che in un altro. È quindi utile disporre di una misura del tasso di cambio che tenga conto dell’effetto dei prezzi, o, per dirla in un altro modo, che venga definito come prezzo relativo non fra due valute, ma fra due insiemi di beni. Tasso di cambio reale www.memmt.info 8
  • 9. http://memmttoscana.wordpress.com/ Il tasso di cambio reale é il prezzo relativo dei beni nazionali e dei beni esteri. Il tasso di cambio reale Il tasso di cambio reale compara i prezzi di un bene nazionale e di uno straniero all’interno di una economia e dipende dal tasso di cambio nominale e dai prezzi del bene nazionale e di quello straniero, misurati nelle valute locali. Il tasso di cambio reale è il rapporto fra il livello dei prezzi interni e il livello dei prezzi esterni, espresso in valuta estera (quotazione certo per incerto). www.memmt.info 9
  • 10. Per esempio: Se il tasso di cambio EUR/USD é di 1,20 e un’auto in Italia costa 30.000 euro e in USA costa 36.000 dollari, significa che l’automobile ha in realtà lo stesso valore. Questo perché 36.000 dollari hanno lo stesso valore di 30.000 euro. Abbiamo fatto un esempio il cui calcolo si può fare semplicemente a mente, per gli altri casi, ecco la formula: E = e (P/P*) dove: E é il tasso di cambio reale e il tasso di cambio nominale P il prezzo dei beni nazionali P* il prezzo dei beni esteri. Quindi, nel nostro esempio: E= 1,20 (30.000/36.000) = 1 www.memmt.info 10
  • 11. Il cambio reale è la determinante chiave nelle quantità di importazione e esportazione di una economia Esempi: E= 1,20 (30.000/36.000) = 1 Se E assume valori > oppure < di 1 significa che il cambio reale tra le due valute si sta apprezzando o deprezzando. Caso 1: Apprezzamento dell’€; il cambio da 1,20 passa a 1,30 a prezzi invariati E= 1,30 (30.000/36.000) = 1,083 L’apprezzamento del cambio reale rende più conveniente il bene prodotto all’estero (30.000 € = 39.000 $) => Aumento importazioni del Paese € e aumento esportazioni del Paese $ Caso 2: Deprezzamento dell’€; il cambio da 1,20 passa a 1,10 a prezzi invariati E= 1,10 (30.000/36.000) = 0,916 Il deprezzamento del cambio reale rende più conveniente il bene prodotto all’interno (36.000 $ = 32.727 €) => Aumento esportazioni del Paese € e aumento importazioni del Paese $ www.memmt.info 11
  • 12. Esempi: E= 1,20 (30.000/36.000) = 1 Se E assume valori > oppure < di 1 significa che il cambio reale tra le due valute si sta apprezzando o deprezzando. Caso 3: Inflazione nel Paese €; il prezzo da 30.000 passa a 33.000 a cambio invariato E= 1,20 (33.000/36.000) = 1,1 L’aumento del prezzo in € rende più conveniente il bene prodotto all’estero (33.000 € = 39.600$) => Aumento importazioni del Paese € e aumento esportazioni del Paese $ Caso 4: Inflazione nel Paese $; il prezzo da 36.000 passa a 39.000 a cambio invariato E= 1,20 (30.000/39.000) = 0,923 L’aumento del prezzo in $ rende più conveniente il bene prodotto all’interno (39.000 $ = 32.500 €) => Aumento esportazioni del Paese € e aumento importazioni del Paese $ Il cambio reale è la determinante chiave nelle quantità di importazione e esportazione di una economia www.memmt.info 12
  • 13. In particolare, il tasso di cambio reale aumenta, cioè si apprezza, quando: • aumentano i prezzi interni , • il cambio si rivaluta, • diminuiscono i prezzi esteri In tutti questi casi per gli agenti economici residenti nel paese di riferimento diventa più conveniente acquistare beni esteri anziché beni nazionali, o perché i beni nazionali sono più cari, o perché quelli esteri sono meno cari, o perché la valuta estera costa meno; di conseguenza il paese i subisce una perdita di competitività. Viceversa una diminuzione, cioè un deprezzamento, del tasso di cambio reale implica un aumento di competitività, che può essere determinato o da movimenti relativi dei prezzi, o da una svalutazione del cambio nominale. Nel mondo reale, le valute non sono utilizzate soltanto per le transazioni di conto corrente, ma vengono anche impiegate nelle transazioni di conto capitale. www.memmt.info 13
  • 14. http://memmttoscana.wordpress.com/ Come si determina il tasso di cambio Il tasso di cambio è determinato dall'incontro della domanda e dell'offerta di valuta nel mercato dei cambi, mercato chiamato Forex (Foreign Exchange Market). La domanda e l'offerta di una valuta avviene in seguito al cambio da una valuta all'altra necessario per effettuare gli scambi internazionali. Ad ogni esportazione di merci corrisponde un cambio di valuta straniera con valuta nazionale, al fine di pagare le merci del paese, e quindi un acquisto di valuta nazionale. Ad ogni importazione di merci, viceversa, ci sarà una vendita di valuta nazionale per pagare le importazioni in valuta straniera. Quindi se il saldo degli scambi con l'estero è attivo, la forte domanda della valuta ne spingerà in alto il prezzo. Viceversa, la valuta tenderà a perdere valore. Ad ogni importazione di capitali corrisponde un cambio di valuta straniera con valuta nazionale, al fine di pagare le attività finanziarie, e quindi un acquisto di valuta nazionale. Ad ogni esportazione di capitali, ci sarà una vendita di valuta nazionale per pagare le attività finanziarie in valuta straniera. www.memmt.info 14
  • 15. Come si determina il tasso di cambio Il tasso di cambio dipende, in definitiva dalla bilancia dei pagamenti di un paese, e in particolare: • dagli scambi commerciali: importazioni ed esportazioni di beni, compreso il turismo da un paese all'altro; • dagli investimenti finanziari (ad es.: acquisto di buoni del tesoro stranieri) - questo volume di scambio è legato in particolar modo al livello del tasso di interesse che se alto attira capitali alla ricerca di buoni rendimenti. www.memmt.info 15
  • 16. http://memmttoscana.wordpress.com/ La Bilancia dei Pagamenti registra tutti i movimenti di valuta tra un paese e il resto del mondo. www.memmt.info 16
  • 18. http://memmttoscana.wordpress.com/ Ma se i pagamenti non sono in equilibrio, i casi sono due: 1) c’è stato eccesso di domanda di valuta nazionale (da parte di esportatori di beni o importatori di capitali): e in questo caso il cambio tenderà ad apprezzarsi; 2) c’è stato eccesso di offerta di valuta nazionale (da parte di importatori di beni o esportatori di capitali): e in questo caso il cambio tenderà a deprezzarsi. Lo scopo è quello di stabilire se il saldo fra pagamenti ricevuti e pagamenti effettuati è positivo o negativo (o nullo). www.memmt.info 18
  • 19. http://memmttoscana.wordpress.com/ I SALDI INTERMEDI Il saldo della bilancia dei pagamenti dipende, così, in particolare: a) dal saldo del conto corrente e del conto capitale, che varia in particolare in funzione di: - fattori di competitività di prezzo, ossia del tasso di cambio reale; - fattori di domanda, ovvero, livello di reddito interno ed esterno; b) dal saldo dei movimenti di capitale, che dipende dal differenziale di interesse e dal premio per la copertura del tasso di cambio a termine (parità coperta dei tassi d'interesse). www.memmt.info 19
  • 20. Esportazioni 17.930 Importazion i 18.188 Totale 36.118 Commercio estero mondiale 2012 (mld $) http://www.wto.org/english/res_e/statis_e/its2013_e/its13_world_trade_dev_e.pdf http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2010-12-18/monetario-mercato-4mila-miliardi-1 La maggior parte delle transazioni in valuta non è associata al commercio internazionale, ma alla compravendita di attività finanziarie. www.memmt.info 20
  • 21. http://memmttoscana.wordpress.com/ Media giornaliera scambi Forex April 2013 (mld $) http://www.bis.org/publ/qtrpdf/r_qt1312e.htm www.memmt.info 21
  • 23. http://memmttoscana.wordpress.com/ La stragrande maggioranza delle transazioni internazionali sul Forex, certamente oltre il 90% del volume totale non è direttamente legato alle partite correnti. Ne consegue che non vi è ragione per cui gli aggiustamenti dei tassi di cambio dovrebbero eliminare gli squilibri di partite correnti. Il tasso di cambio è determinato dall'incontro della domanda e dell'offerta di valuta sul Forex, pertanto il saldo del conto corrente non riveste il ruolo principale nella determinazione dello stesso. www.memmt.info 23
  • 26. http://memmttoscana.wordpress.com/ PercentualedelPIL Saldo partite correnti Australia – Gran Bretagna (1990-2013) www.memmt.info 26
  • 27. LA DOMANDA DI ATTIVITÀ IN VALUTA ESTERA Per comprendere i movimenti dei tassi di cambio è necessario comprendere come si determini la domanda per i vari tipi di depositi in valuta estera da parte dei principali operatori. Come per ogni curva di domanda di strumenti finanziari, anche i questo caso il fattore principale è il rendimento dell'attività, in questo caso il suo valore futuro atteso, funzione del tasso di interesse e della variazione attesa del tasso di cambio. A parità di altre condizioni, gli individui preferiscono detenere le attività che forniscono i più alti tassi di rendimento attesi in termini reali. www.memmt.info 27
  • 28. http://memmttoscana.wordpress.com/ LA DOMANDA DI ATTIVITÀ IN VALUTA ESTERA Per semplicità, ipotizziamo che il rischio e la liquidità dei depositi bancari sul mercato dei cambi siano gli stessi, indipendentemente dalla valuta di denominazione. Così, il rischio e la liquidità sono di importanza solo secondaria nella decisione di acquisto o vendita di valuta. Ne consegue che gli investitori saranno principalmente interessati ai tassi di rendimento sui depositi bancari. www.memmt.info I tassi di rendimento sono determinati da: • i tassi di interesse che le attività fruttano. • le aspettative di apprezzamento o deprezzamento. 28
  • 29. http://memmttoscana.wordpress.com/ Supponiamo che il tasso di interesse su un deposito in dollari sia il 2% e che il tasso di interesse su un deposito in euro sia il 4%. Un deposito in euro frutta un tasso di rendimento atteso maggiore? Apparentemente si, ma la risposta dipende anche dalla variazione attesa del tasso di cambio tra dollaro e euro. Se il dollaro si dovesse apprezzare oltre un certo valore, allora il deposito in dollari risulterebbe più conveniente. Il deposito in euro ha un tasso di rendimento atteso in $ inferiore (104€=100,88 => 0,88%) : tutti gli investitori preferiranno i depositi in dollari e nessuno vorrà detenere depositi in euro. Il tasso atteso di deprezzamento dell’euro è 3%. www.memmt.info Supponiamo che oggi il tasso di cambio sia €1/$1 e il tasso atteso a 1 anno sia €1/$0,97 e calcoliamo il rendimento atteso di un deposito in euro: · €100 oggi si possono scambiare per $100. · Questi €100 saranno €104 dopo 1 anno. · Questi $100 saranno $102 dopo 1 anno. Considerando il cambio atteso €1/$0,97 , avremo che: • i 104€ varranno 104x0,97=100,88$ • i 102$ varranno 102/0,97= 105,15 € 29
  • 30. Mediante il ricorso ai mercati a termine gli investitori possono fissare al tempo t il valore del cambio al tempo t+1, eliminando in tal modo il rischio di cambio. L'utilizzo del tasso di cambio a termine, invece di quello atteso, consente di determinare una condizione di equilibrio, dato che gli operatori saranno indifferenti tra due investimenti alternativi se e solo se i loro rendimenti sono uguali. Supponiamo che il tasso di interesse su un deposito in dollari sia il 2% e che il tasso di interesse su un deposito in euro sia il 4%. Supponiamo che oggi il tasso di cambio spot sia €/$=1 Un investitore americano che vuole investire i suoi 100 $ in attività € al 4%, e nello stesso tempo vuole annullare il rischio di un deprezzamento dell’€, sarebbe disposto a farlo (e quindi a domandare €) finché il costo dell’acquisto della copertura (swap) del tasso di cambio a termine €/$=1 sarà inferiore al 2%, che è il differenziale di rendimento tra le attività in € e quelle in $. Questa condizione è definita parità coperta dei tassi d'interesse, www.memmt.info 30
  • 31. http://memmttoscana.wordpress.com/ La stragrande maggioranza delle transazioni internazionali sul Forex, certamente oltre il 90% del volume totale è direttamente riconducibile alle transazioni di natura finanziaria. Ne consegue la domanda e l'offerta di una valuta dipende prevalentemente dal differenziale di interesse e dal premio per la copertura del tasso di cambio a termine. Il tasso di cambio è determinato dall'incontro della domanda e dell'offerta di valuta sul Forex, pertanto il contributo del saldo del conto finanziario nella determinazione dello stesso è prevalente. www.memmt.info 31
  • 33. http://memmttoscana.wordpress.com/ A seconda delle circostanze, le autorità monetarie possono preferire che il tasso di cambio segua liberamente le forze della domanda e dell'offerta, oppure possono preferire che esso non si allontani da un determinato valore. Queste diverse possibilità di scelta si esprimono mediante accordi tra autorità monetarie che danno vita al sistema monetario internazionale. REGIMI DI CAMBIO www.memmt.info 33
  • 34. http://memmttoscana.wordpress.com/ Gold Standard Con il gold standard dal 1870 al 1914 e dal 1918 per alcuni paesi, ogni banca centrale fissava il valore della propria valuta rispetto ad una certa quantità di oro (in once o in grammi). Poiché le valute di ogni paese erano tutte definite in termini di una base comune praticamente omogenea, l’oro, il valore relativo delle valute stesse era determinato dividendo i contenuti aurei. Per esempio, se il prezzo dell’oro era fissato a $35 l’oncia dalla Federal Reserve mentre il prezzo dell’oro era fissato a £14,58 l’oncia dalla Banca d’Inghilterra, allora il cambio $/£ doveva essere fissato a $2,40 per sterlina. www.memmt.info 34
  • 35. Gold Standard Tuttavia, il sistema aureo aveva la particolarità che le possibili escursioni del cambio intorno alla parità erano oggettivamente limitate. Infatti, chi deve effettuare un pagamento all’estero avrà sempre la possibilità di eseguirlo mediante acquisto e invio all’estero di oro, oltre che mediante acquisto e invio di valute estere. Questo rapporto, detto parità monetaria, assumeva il significato di un prezzo relativo di riferimento. Il prezzo effettivo del dollaro in termini di sterline (cambio nominale) poteva discostarsi dalla parità monetaria , e quindi essere superiore o inferiore a essa, in base alla domanda e all’offerta di dollari in termini di sterline. www.memmt.info 35
  • 36. http://memmttoscana.wordpress.com/ Al contrario se il cambio scendesse al di sotto di un valore, detto punto dell’oro inferiore, uguale alla parità diminuita delle spese di spedizione dell’oro, per ricevere un pagamento dall’estero sarebbe conveniente farsi inviare oro, anziché valuta. Poiché le spese di spedizione dell’oro delle quali si è parlato sono normalmente di entità ridotta, il gold standard è un sistema monetario sostanzialmente a cambi fissi. Pertanto, il cambio che nel caso esemplificato è il prezzo della sterlina in termini di dollari (incerto per certo) non potrà eccedere un valore, detto punto dell’oro superiore, uguale alla parità aumentata delle spese di spedizione dell’oro: oltre questo valore infatti invece che acquistare dollari sul mercato diverrebbe conveniente convertire le sterline in oro e spedire oro all’estero. Gold Standard www.memmt.info 36
  • 37. http://memmttoscana.wordpress.com/ Il gold standard non dava alla politica monetaria degli USA o di qualsiasi altro paese un ruolo privilegiato. Gold Standard Il gold standard agiva anche come vincolo automatico all’aumento troppo rapido dell’offerta di moneta, impedendo politiche monetarie inflazionistiche. Ma le restrizioni alla politica monetaria limitavano la possibilità delle banche centrali di aumentare l’offerta di moneta per incoraggiare la domanda aggregata, la produzione e l’occupazione. www.memmt.info 37
  • 38. http://memmttoscana.wordpress.com/ Gold exchange Standard Il sistema a cambio aureo (gold exchange standard) , nato nel 1944 a Bretton Woods, era un sistema nel quale gli USA adottavano il gold standard, mentre gli altri: a)fissavano il contenuto aureo della propria moneta ; b)adottavano il dollaro $ come riserva a fronte dell’emissione della propria moneta nazionale; c) consentivano di convertire la propria moneta nella moneta da riserva a un valore prefissato e costante, che era la parità fra le due monete. d) intervenire per consentire un’escursione massima del cambio dell’1% in più o in meno rispetto alla parità; e) osservare altre regole tendenti a evitare la possibilità di frequenti e diffuse modifiche della parità; In tale sistema era garantita la convertibilità del dollaro in oro a favore delle banche centrali e gli operatori di un paese potevano acquistare valute estere soltanto per effettuare pagamenti per i non residenti. Tale sistema ha funzionato fino al 1971 www.memmt.info 38
  • 39. Gold exchange Standard Dal 1944 al 1973, ogni banca centrale fissava il valore della sua valuta rispetto al dollaro USA acquistando o vendendo attività domestiche in cambio di attività in dollari. L’arbitraggio assicurava che i tassi di cambio tra ogni coppia di valute rimanessero fissi. www.memmt.info ○ Supponiamo che la Banca del Giappone fissasse il cambio a 360¥/US$1 e la Banca di Francia fissasse il cambio a 5 Ffr/US$1 ○ Il tasso yen/franco sarebbe stato: 360¥/US$1 / 5Ffr/US$1 = 72¥/1Ffr ○ In caso contrario, i trader di valute avrebbero potuto realizzare facili profitti acquistando valuta dove era più economica e vendendola dove era cara. 39
  • 40. Gold exchange Standard Dal 1944 al 1973, ogni banca centrale fissava il valore della sua valuta rispetto al dollaro USA acquistando o vendendo attività domestiche in cambio di attività in dollari. L’arbitraggio assicurava che i tassi di cambio tra ogni coppia di valute rimanessero fissi. ○ Supponiamo che la Banca del Giappone fissasse il cambio a 360¥/US$1 e la Banca di Francia fissasse il cambio a 5 Ffr/US$1 ○ Il tasso yen/franco sarebbe stato: 360¥/US$1 / 5Ffr/US$1 = 72¥/1Ffr ○ In caso contrario, i trader di valute avrebbero potuto realizzare facili profitti acquistando valuta dove era più economica e vendendola dove era cara. www.memmt.info 40
  • 41. Gold exchange Standard Poiché la maggior parte dei paesi manteneva un tasso fisso scambiando attività (estere) denominate in dollari, le loro politiche monetarie erano inefficaci. La Federal Reserve, tuttavia, non doveva intervenire sul mercato dei cambi, perciò poteva condurre la politica monetaria per influenzare la domanda aggregata, la produzione e l’occupazione. Gli USA erano in una posizione speciale perché erano in grado di usare la politica monetaria come desideravano. www.memmt.info 41
  • 42. http://memmttoscana.wordpress.com/ Gold exchange Standard In effetti, la politica monetaria degli USA influenzava le economie degli altri paesi. Consideriamo un aumento dell’offerta di moneta negli USA. ○ Ciò avrebbe ridotto i tassi di interesse USA, generando una pressione al ribasso sul valore del dollaro. ○ Se le altre banche centrali avessero mantenuto fisso il cambio, avrebbero avuto bisogno di comprare attività (estere) denominante in dollari, aumentando la loro offerta di moneta. ○ In effetti, le politiche monetarie degli altri paesi dovevano seguire quella USA, che non sempre era ottimale per il loro livello di produzione e occupazione. www.memmt.info 42
  • 43. http://memmttoscana.wordpress.com/ Il Fondo Monetario Internazionale classifica i regimi di cambio sulla base della loro flessibilità e sulla presenza di impegni formali o informali a seguire un certo andamento. In ordine crescente di flessibilità i regimi di cambio identificati sono: Dollarizzazione: nel paese viene adottata una moneta emessa da un altro paese (in genere il dollaro). E' un caso estremo di tasso di cambio fisso in cui la politica monetaria è svolta dal paese estero. Classificazione dei regimi di cambio Currency Board: è un regime di cambio basato sull'istituzionalizzazione del vincolo della politica monetaria (attraverso una legge speciale o l'inserimento nella costituzione). Il currency board è un'autorità monetaria che si sostituisce o si affianca alla Banca centrale ed emette valuta soltanto se questa e coperta da un eguale ammontare di valuta estera alla quale la valuta domestica è legata da un cambio fisso. L'operato della banca centrale del paese che adotta il currency board è legato alla condotta della banca centrale del paese verso cui il tasso e stato fissato (con conseguente perdita di autonomia della politica monetaria, Argentina aprile 1991 - gennaio 2002). www.memmt.info 43
  • 44. Tasso di cambio fisso (Peg): il tasso di cambio della valuta domestica è fissato ad un'altra valuta (o ad un paniere di valute) e può oscillare in una banda piuttosto limitata tra -/+ 1-2%. Non c'e alcun impegno legale a mantenere la parità irrevocabilmente, ma la banca centrale si impegna a mantenere la parità centrale attraverso interventi diretti (acquisto/vendita di valuta estera) o indiretti (manovre sui tassi). La flessibilità della politica monetaria, benché limitata, è mantenuta, soprattutto perché le “barriere all'uscita” sono deboli ed un paese può decidere di abbandonare il tasso di cambio o modificare la parità (riallineamento). Si tratta in genere di accordi unilaterali (un paese fissa la propria valuta ad una estera), ma esistono anche accordi multilaterali (come lo SME). www.memmt.info Crawling peg (parità strisciante): il tasso di cambio è ancora ancorato ad una valuta (o ad un paniere di valute), ma la parità viene aggiustata periodicamente (con variazioni ridotte) sulla base di alcuni indicatori prefissati, generalmente il differenziale inflazionistico tra i due paesi. 44
  • 45. http://memmttoscana.wordpress.com/ Fluttuazione all'interno di una banda: il tasso di cambio viene lasciato fluttuare liberamente all'interno di una banda di oscillazione e la banca centrale interviene solo quando il tasso di cambio si avvicina agli estremi. La parità centrale e i margini possono essere fissi (target zone) o aggiustati periodicamente sulla base di alcuni indicatori predeterminati (crawling bands). Il grado di flessibilità del cambio dipende dall'ampiezza della banda. Fluttuazione sporca (managed floating): l'autorità monetaria cerca di influenzare il tasso di cambio attraverso interventi diretti o indiretti, ma senza avere un preciso obiettivo di cambio. Gli interventi sono sporadici e determinati da eventi particolari (ad esempio, un peggioramento non strutturale della bilancia dei pagamenti). Tassi di cambio perfettamente flessibili (independently floating): il tasso di cambio è determinato unicamente dalle forze di mercato, senza alcun intervento delle autorità monetarie mirato a stabilizzare o indirizzare il tasso di cambio. www.memmt.info 45
  • 46. Le autorità si impegnano a mantenere fisso il tasso di cambio e tutte le volte che le forze di mercato, che determinano la domanda e l’offerta di valuta, tendono a modificare il tasso di cambio, o con un apprezzamento o con un deprezzamento, le autorità monetarie intervengono, comprando oppure vendendo valuta nazionale per contrastare le fluttuazioni del mercato. - Il regime a cambi fissi, si realizza quando due o più paesi concordano di mantenere il tasso di cambio tra le loro valute ad un determinato valore ( più frequentemente, entro una certa fascia), o di aderire ad una unione monetaria. - Il regime a cambi fluttuanti, si realizza quando uno o più paesi decidono di lasciare che i tassi di cambio della propria valuta con tutte le altre siano liberamente determinati dalla domanda e dall’offerta, lasciando che il meccanismo di mercato operi liberamente. Principali regimi di cambio www.memmt.info 46
  • 47. http://memmttoscana.wordpress.com/ La svalutazione è la perdita di valore di una moneta nei confronti di una o più monete, regolate da un regime di cambi fissi, in seguito alla variazione della parità o al definitivo sganciamento della valuta da un’altra moneta forte. E’ un aggiustamento del tasso di cambio coerente ai parametri reali dell’economia di un Paese. Quando invece ci si trova in un regime di cambi variabili si parla di deprezzamento della moneta. Esso avviene in un mercato di cambi flessibili in cui la domanda e l'offerta di un tipo di moneta regolano il prezzo della stessa. www.memmt.info 47
  • 48. I fase del processo di integrazione: ilI fase del processo di integrazione: il «serpente monetario europeo»«serpente monetario europeo»  Il primo tentativo di integrazione monetaria (1972) è noto nella storia monetaria dell’Europa come «serpente monetario europeo».  Il mantenimento dei margini di oscillazione (± 1,125% tra le valute europee e ± 2,25% tra le valute europee e il dollaro) richiedeva un rigoroso coordinamento tra le politiche economiche dei paesi comunitari e aiuti adeguati per consentire il superamento di difficoltà temporanee di BP per i paesi più deboli  Shock petrolifero e inflazione molto diversificata tra i paesi europei  Difficile il mantenimento della fissità dei tassi di cambio in queste condizioni  Le frequenti crisi valutarie che colpirono i paesi europei durante l’esperienza del serpente monetario fecero sì che nel serpente restassero solo quei paesi con stretti legami di integrazione economica e commerciale con la Germania (Olanda, Benelux). www.memmt.info 48
  • 49.  Dopo il fallimento del “serpente monetario” (1974), e dopo il riconoscimento ai paesi membri del FMI della libertà di scelta del sistema di fluttuazione preferito (1976) cominciò il processo decisivo di integrazione monetaria con la creazione dello SME (creato il 5 dicembre del 1978 entrò in funzione nel marzo 1979). Il sistema monetario europeo www.memmt.info  Aderirono allo SME dapprima i paesi della Comunità (Italia, Olanda, Germania, Francia, Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Irlanda) ad eccezione della Gran Bretagna, successivamente entrarono la Spagna nel 1989, la Gran Bretagna nel 1990, e il Portogallo all’inizio del 1992.  I pilastri dello SME erano: 1. Gli Accordi Europei di Cambio (ERM – Exchange Rate Mechanism): accordo opzionale, con griglia di parità bilaterali tra le valute.  I cambi potevano oscillare entro una banda ristretta del ± 2,25%. All’Italia fu concesso un margine di fluttuazione del ± 6% (dal 1979 al 1990). Poi anche Spagna (1989), Regno Unito (1990) e Portogallo (1992)  Sistema interamente europeo (nessun riferimento al dollaro o all’oro) 49
  • 50. 2. L’ECU (European Currency Unit): unità di conto europea formata da un paniere di valute comunitarie, sulla cui base si stabilivano le parità bilaterali.  Divenne l’unità di conto ufficiale della Comunità europea, usato per le transazioni ufficiali e i resoconti contabili (es., il bilancio della Comunità)  Anche i privati hanno emesso titoli di debito usando questa unità  L’euro è stato determinato in modo da valere esattamente 1 ECU alla sua prima quotazione (4 gennaio 1999) www.memmt.info 3. Gli Accordi finanziari tra banche centrali: sistema di cambio pienamente simmetrico e cooperativo.  La responsabilità del mantenimento del cambio era esplicitamente condivisa da entrambi i paesi.  Obbligo di prestiti illimitati dalla Banca Centrale del paese con pressioni alla rivalutazione verso la Banca Centrale del paese con pressioni alla svalutazione.  Dal 1987 possibilità di prestiti anche prima del raggiungimento del limite della banda di oscillazione.  Era possibile modificare le parità bilaterali (riallineamento), ma solo con decisione congiunta di tutti i paesi. 50
  • 51. Il funzionamento dello SMEIl funzionamento dello SME  Lo SME disponeva di un congegno aggiuntivo rispetto al serpente: l’indicatore di divergenza che segnalava andamenti difformi del tasso di cambio rispetto alla media comunitaria  Quando la moneta stava per avvicinarsi alla soglia massima consentita (pari al 75% del ± 2,25%) occorreva porre in essere misure correttive; vi era inoltre l’obbligo di consultazione con gli altri membri dello SME www.memmt.info  In caso di persistenti squilibri di bilancia dei pagamenti la parità poteva essere modificata di concerto con gli altri paesi dello SME  Lo SME ben presto divenne un regime asimmetrico, in cui il marco tedesco era la moneta contro la quale tutte le altre monete erano sotto pressione di svalutazione  Tre periodi nell’esperienza dello SME: 1. 1979-1987: più di dieci riallineamenti, soprattutto nella prima fase  Il meccanismo dei tassi di cambio permise fluttuazioni più ampie (+/- 6%) per le valute di Portogallo, Spagna, Gran Bretagna (fino al 1992) e Italia (fino al 1990).  Le bande più ampie erano pensate per evitare speculazioni causate da diverse politiche monetarie e fiscali (Questi paesi volevano una maggior flessibilità nella politica monetaria – differenziali di inflazione)  Per evitare speculazioni, inizialmente nello SME si applicarono anche dei controlli valutari per limitare lo scambio di valute (limitazioni ai movimenti di capitali). 51
  • 52. 2. 1987-1992: periodo di stabilità, anche per la possibilità di prestiti prima del raggiungimento del limite della banda di oscillazione (interventi intramarginali) e la concessione di bande più ampie (6% per la lira fino al 1990, per la peseta, lo scudo portoghese e la sterlina fino alla crisi del 1992).  In effetti, i membri SME erano costretti a seguire le politiche monetarie controllate della Germania, che tradizionalmente registrava bassa inflazione  Dopo il 1986, per ridurre l’inflazione interna ogni paese cercava di ancorare la sua valuta al DM ed i riallineamenti divennero molto rari www.memmt.info  In assenza di aspettative di svalutazione (riallineamento), afflussi di capitali verso i paesi con maggiore inflazione (tassi di interesse nominali più elevati)  Ma perdita di competitività delle merci nazionali – deficit di conto corrente compensati da surplus in conto capitale  Con il meccanismo dei tassi di cambio a bande fisse dello SME, la Germania “esportava” la propria politica monetaria  Dal 1987 al 1990 i controlli valutari furono progressivamente rimossi per rendere l’UE un mercato comune anche per il capitale finanziario 3. 1992-1998: crisi del ‘92-93, con abbandono dell’ERM da parte di Italia e Gran Bretagna e numerosi riallineamenti; nel 1993 ampliamento della banda di oscillazione dal ± 2,25% al ± 15% (non più regime di cambi fissi, ma regime di fluttuazione limitata) 52
  • 53. Aderendo allo SME l’Italia si impegnò a mantenere il tasso di cambio nominale entro i parametri di oscillazione stabiliti, mentre quello reale, legato all’inflazione, rimaneva profondamente squilibrato. Fissando il tasso di cambio, si rinuncia a uno strumento efficace nella correzione degli squilibri commerciali e nel controllo del livello di produzione aggregata. In un sistema di cambi fissi, se un Paese ha, per qualsiasi motivo, una tendenza al deficit estero, deve difendere il cambio, e può farlo in due modi: o “sparando” le sue riserve valutarie (cioè usandole per acquistare la propria valuta, difendendone il corso), o alzando il tasso d’interesse, perché questo invoglia gli investitori esteri a domandare valuta nazionale per comprare i titoli nazionali che offrono un buon rendimento. Ancorandosi a un dato tasso di cambio fisso, si rinuncia anche al controllo del tasso di interesse interno. Inoltre, il Paese deve seguire l’andamento del tasso di interesse estero, correndo il rischio di effetti indesiderati sulla propria attività economica. www.memmt.info 53
  • 54. L'unificazione tedesca, i tassi di interesse e lo SME In un sistema di tassi di cambio fissi come lo SME (ignoriamo qui il grado di flessibilità concesso dalle bande di oscillazione), nessun paese può cambiare il suo tasso di interesse se anche gli altri paesi non fanno altrettanto. Come cambiano allora in pratica i tassi di interesse? Vi sono due possibili tipi di accordo implicito. Uno prevede che i paesi membri coordinino tutte le variazioni dei tassi di interesse. Un altro prevede, invece, che un paese prenda l’iniziativa e gli altri lo seguano a ruota. Questo è proprio quello che è successo nello SME, nel quale è la Germania che ha assunto il ruolo di guida. Fonte: http://www.mulino.it/aulaweb/risorse/12798/stud/box_cap18.htm www.memmt.info 54
  • 55. Nel corso degli anni Ottanta, gran parte delle banche centrali europee condivideva gli stessi obiettivi ed approvava il fatto che la Bundesbank (la banca centrale tedesca) prendesse l’iniziativa. Ma nel 1990, l’unificazione tedesca ha portato con sé una forte divergenza di obiettivi tra la Bundesbank e le banche centrali degli altri paesi membri. www.memmt.info Ricordiamo quali fossero gli effetti di ordine macroeconomico dell’unificazione: la necessità di ingenti trasferimenti alla Germania orientale e la forte espansione degli investimenti hanno portato entrambe a un significativo aumento della domanda nel paese. Il timore della Bundesbank di un aumento eccessivo dell’attività economica l’ha indotta ad adottare una politica monetaria restrittiva. Il risultato è stato, come abbiamo visto, una forte crescita in Germania accompagnata da un brusco aumento dei tassi di interesse. Questo poteva anche essere il giusto mix di politica economica per la Germania. Ma per gli altri paesi, gli effetti dell’unificazione tedesca non erano convenienti. Gli altri paesi, infatti, pur non avendo registrato lo stesso aumento della domanda, hanno comunque dovuto adeguare i loro tassi di interesse a quelli tedeschi per rimanere nello SME. 55
  • 56. L’aumento dei tassi d’interesse dovuto all’introduzione con lo SME dei tassi di cambio fissi, si tradusse rapidamente in un nuovo grave problema per la politica economica italiana, aumentando il fabbisogno del Tesoro e l’escalation della crescita del debito. Difendere il cambio favorendo, tramite alti tassi d’interesse, l’afflusso di capitali, cioè l’indebitamento estero, rese fragile il Paese e alla fine lo mandò in pezzi. Nel 1992, un numero crescente di paesi doveva scegliere se difendere la parità, oppure uscire dallo SME e ridurre i tassi di interesse interni. Preoccupati del rischio di svalutazioni, i mercati finanziari hanno iniziato a chiedere tassi di interesse maggiori nei paesi dove la svalutazione era ritenuta più probabile. Ne sono risultate due gravi crisi valutarie, una nell’autunno del 1992 e l’altra nell’estate del 1993. Alla fine di queste due crisi, due paesi, l’Italia e il Regno Unito, sono usciti dallo SME. www.memmt.info 56
  • 57. / Lo sganciamento dallo Sme frenò la dinamica dei tassi, e dal 1993 al 2002 la spesa per interessi prima si stabilizzò e poi andò calando. La lira esce dallo SME settembre 1992 Fonte dati: Fondo Monetario Internazionale 57
  • 58. Il regime dei cambi fissi favorisce gli scambi internazionali grazie alla stabilità del cambio, ma in caso di pressioni sul cambio dovute a uno squilibrio nella bilancia dei pagamenti, in un regime a cambi fissi non si può far scendere il valore della moneta, ma bisogna adottare politiche restrittive per diminuire la domanda e le importazioni, aumentare i tassi di interesse. In un regime di cambi fluttuanti, il riequilibrio della bilancia avviene automaticamente col deprezzamento della valuta nei confronti delle altre valute che renderà più competitive le esportazioni. Le banche centrali si astengono dall’intervento sui mercati e lasciano che il tasso di cambio si adegui in modo da equilibrare domanda e offerta di valuta estera. www.memmt.info 58
  • 59. http://memmttoscana.wordpress.com/ Il cambio è fisso mentre l'inflazione è variabile www.memmt.info 59
  • 61. http://memmttoscana.wordpress.com/ Differenziali medi di inflazione Paesi Euro e Germania Country 1980-1998 1999-2013 Austria 0,4 0,5 Belgium 0,8 0,6 Finland 2,0 0,3 France 2,0 0,1 Greece 13,1 1,3 Italy 5,2 0,7 Netherlands -0,1 0,6 Portugal 9,4 0,9 Spain 4,7 1,2 www.memmt.info 61
  • 62. http://memmttoscana.wordpress.com/ Tassi di cambio fissi e economia reale www.memmt.info 62
  • 63. http://memmttoscana.wordpress.com/ Tassi di cambio flessibili e economia reale E = e (P/P*) e = (P/P*) / E e = (105/102) / 1 = 1,03 www.memmt.info 63
  • 64. http://memmttoscana.wordpress.com/ …….quali conseguenze ……...quali conseguenze …….. Indici di prezzo nell’eurozonaIndici di prezzo nell’eurozona www.memmt.info 64
  • 65. http://memmttoscana.wordpress.com/ …….quali conseguenze ……sulla competitività?.quali conseguenze ……sulla competitività? Austria Belgium Finland France Germany Greece Ireland Italy Netherlands Portugal Spain 1999 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 2000 102,3 102,5 103,0 101,7 101,4 103,2 105,6 102,5 102,3 102,9 103,4 2001 105,1 105,1 105,7 103,3 103,4 106,7 110,8 105,4 106,6 107,4 107,1 2002 107,0 106,7 107,4 105,3 104,9 110,6 115,9 108,0 110,1 111,3 110,4 2003 108,5 108,5 108,3 107,5 105,9 114,4 119,9 110,9 112,4 114,9 113,8 2004 110,7 110,7 108,6 109,8 107,7 117,7 122,6 113,4 113,8 117,6 117,2 2005 113,3 113,8 109,2 111,6 109,3 121,9 125,5 115,6 115,7 120,3 121,2 2006 114,9 115,9 111,0 113,5 111,1 125,8 130,4 118,1 117,1 124,0 125,4 2007 117,4 118,0 113,7 115,2 113,6 129,4 136,8 120,2 119,0 127,1 128,9 2008 121,1 123,3 118,4 118,5 116,6 134,8 142,4 124,1 121,9 130,5 134,2 2009 121,7 123,1 118,4 118,6 117,0 136,5 136,0 125,1 123,4 129,4 133,8 2010 123,9 125,9 119,8 120,3 118,2 142,9 134,8 127,0 125,0 131,2 136,2 2011 128,0 130,3 123,9 122,9 120,7 147,6 138,3 130,6 127,9 136,1 140,6 2012 131,2 133,9 127,3 125,3 123,1 149,8 140,6 134,5 131,1 139,9 143,9 2013 133,9 135,4 129,3 126,5 125,0 148,5 141,3 136,1 134,4 140,3 145,9 www.memmt.info 65
  • 66. http://memmttoscana.wordpress.com/ …….quali conseguenze ……sulla competitività?.quali conseguenze ……sulla competitività? Tassi di cambio reali bilaterali Germania e partner eurozona www.memmt.info 66
  • 67. Tassi di cambio reali bilaterali tra partner eurozona e Germania www.memmt.info 67
  • 68. http://memmttoscana.wordpress.com/ Facciamo il punto: • a partire dalla metà degli anni ’80 i differenziali di inflazione fra paesi partner dell’eurozona e Germania si sono ridotti; • questo processo è continuato anche dopo l’entrata nell’euro, che quindi non ha né causato né amplificato i differenziali di inflazione; • al contempo, questi differenziali sono sempre rimasti in media positivi, cioè gli altri paesi hanno continuato ad avere più inflazione della Germania, e quindi non cè stata convergenza fra tutti i partner dell'eurozona; • questo ha determinato una svalutazione reale della Germania rispetto a tutti i partner, se pure in misura variabile (e simmetricamente una rivalutazione reale dei partner rispetto alla Germania); • questa svalutazione reale ha contribuito al grande successo delle esportazioni tedesche, successo che, è molto più marcato rispetto ai partner dell’eurozona che rispetto al resto del mondo. Il che è ovvio, visto che il resto del mondo, per difendersi, ha a disposizione lo strumento della flessibilità del cambio. Il cambio è fisso mentre l'inflazione è variabile www.memmt.info 68
  • 69. Tassi di cambio flessibili e economia finanziaria www.memmt.info 69
  • 70. http://memmttoscana.wordpress.com/ Tassi di cambio fissi e economia finanziaria www.memmt.info 70
  • 71. http://memmttoscana.wordpress.com/ Il cambio è fisso mentre l'inflazione è variabile. Ne consegue che i Paesi che riescono a tenerla più bassa di altri, che sono sì geograficamente vicini ma anche competitori nella dinamica delle esportazioni e delle importazioni di merci e capitali, in pratica effettuano una sorta di svalutazione monetaria indiretta. Ed è quello che sta succedendo a Germania e Francia rispetto a Paesi come Italia, Spagna e Portogallo. www.memmt.info 71
  • 72. Le politiche economiche in regime di cambio fissi con perfetta mobilità dei capitali www.memmt.info 72
  • 73. http://memmttoscana.wordpress.com/ La politica monetaria in regime di cambi fissi La politica monetaria ha effetti profondamente diversi nei due regimi di cambio. Schematizzando, si può dire che in una situazione in cui vi siano movimenti internazionali di capitale, se i cambi sono fissi la politica monetaria è inefficace. Il contrario accade in un sistema di cambi flessibili. Supponiamo che la banca centrale decida di condurre una politica monetaria espansiva aumentando la base monetaria per un ammontare di 50 tramite l’acquisto di titoli con un’operazione sul mercato in regime di cambi fissi. Il bilancio di una banca centrale può essere rappresentato dalla tabella: www.memmt.info 73
  • 74. http://memmttoscana.wordpress.com/ La base monetaria è aumentata da 400 a 450, mentre il tasso di interesse è necessariamente diminuito a seguito dell’aumento della domanda di titoli ( un aumento della domanda dei titoli infatti ne fa aumentare il prezzo, riducendone il rendimento, ovvero il tasso di interesse). www.memmt.info Data questa diminuzione del tasso di interesse, gli investitori cercheranno di acquistare titoli esteri divenuti più attraenti in virtù del maggiore rendimento. Prima di acquistare titoli esteri, però, devono comprare valuta estera sul mercato dei cambi, vendendo valuta nazionale in cambio di valuta estera. Se la banca centrale non facesse nulla, il prezzo della moneta nazionale diminuirebbe e il risultato sarebbe un deprezzamento. Sotto l’accordo di tassi di cambio fissi, la banca centrale non può permettere il deprezzamento della valuta. Deve quindi intervenire sul mercato dei cambi e vendere valuta estera in cambio di valuta nazionale. Vendendo valuta estera e acquistando valuta nazionale, la base monetaria decresce. A seguito di questa operazione, il bilancio della banca centrale diventa: 74
  • 75. http://memmttoscana.wordpress.com/ Tuttavia così facendo la banca centrale ritira dalla circolazione valuta domestica in cambio di valuta estera che attinge dalle proprie riserve. La variazione delle riserve deve essere uguale alla iniziale espansione monetaria in modo da garantire il ritorno del tasso di interesse al valore di equilibrio precedente l’operazione di mercato aperto. Se così non fosse il differenziale tra il tasso di interesse domestico ed il tasso di interesse estero determinerebbe flussi di capitali in uscita ( se negativo) o in entrata (se positivo) che provocherebbero una variazione delle riserve e della base monetaria sino al completo ripristino dell’equilibrio. Il regime di cambi fissi obbliga quindi la banca centrale a compiere una manovra monetaria esattamente opposta a quella intrapresa inizialmente. Dato questo regime e perfetta mobilità di capitali, la politica monetaria ha come unico effetto quello di modificare il peso relativo delle diverse voci nel bilancio della banca centrale senza alterarne i saldi. www.memmt.info 75
  • 76. http://memmttoscana.wordpress.com/ La politica monetaria in regime di cambi flessibili Una politica monetaria espansiva, realizzata ad esempio dalla banca centrale con una operazione di mercato aperto volta all’acquisto di titoli, si rivela più efficace in regime di cambi flessibili . Un’espansione monetaria determina un abbassamento del tasso di interesse e, quindi, una tendenza al peggioramento dei movimenti dei capitale. Questo deficit tende a fare deprezzare il cambio. Stavolta la banca centrale non ha assunto alcun obbligo relativamente al tasso di cambio, ragion per cui non interviene e il cambio si deprezza. Il deprezzamento del cambio ha due effetti. Da un lato incrementa le esportazioni nette, dall’altro lato riduce le importazioni. www.memmt.info Questo processo continuerà sino a quando il tasso di cambio non sarà sceso tanto da riportare in pareggio la bilancia dei pagamenti (il tasso di cambio raggiunge un livello talmente basso da generare aspettative di un apprezzamento). Alla fine del processo il sistema economico si ritroverà quindi con un livello di reddito superiore rispetto a prima dell’intervento e tassi di interesse inferiori. 76
  • 77. La politica fiscale in regime di cambi fissi Consideriamo una manovra di politica fiscale espansiva: ad esempio, un aumento della spesa pubblica, non finanziato da base monetaria in un regime di cambi fissi. Ne derivano due effetti sulla bilancia dei pagamenti: il primo, di peggioramento del saldo dei movimenti dei beni, per l’incremento di reddito che ne scaturisce, e l’altro in senso contrario, di miglioramento dei movimenti di capitale, per l’incremento del tasso di interesse conseguente alla vendita di titoli di Stato. L’effetto netto sarà diverso a seconda della reattività dei vari mercati. Considerata l’elevata mobilità dei capitali, vi è un effetto netto positivo sulla bilancia dei pagamenti. Per evitare un apprezzamento della valuta domestica, la banca centrale deve acquistare attività estere, aumentando di conseguenza l’offerta di moneta e diminuendo i tassi di interesse. E quindi produrrà uno stimolo positivo ulteriore al reddito, rispetto a quello offerto dalla manovra di politica fiscale espansiva. www.memmt.info 77
  • 78. http://memmttoscana.wordpress.com/ La politica fiscale in regime di cambi flessibili Un aumento della spesa pubblica finanziato da debito pubblico comporta un aumento del reddito, che fa peggiorare il saldo dei movimenti dei beni, e un innalzamento del tasso di interesse, che accresce il saldo dei movimenti di capitale. Nel caso di perfetta mobilità dei capitali, essendo l’aumento dovuto al movimento dei capitali superiore al peggioramento del saldo dei movimenti dei beni, vi sarà un apprezzamento del tasso di cambio, non più costretto entro certi limiti come nel caso di cambi fissi. La perdita di competitività che ne scaturisce tende a ridurre le esportazioni nette e il reddito. In sintesi, la manovra fiscale espansiva finanziata da debito pubblico risulta del tutto inefficace. Infatti, in caso di perfetta mobilità la spinta all’apprezzamento è tanto forte che soltanto una riduzione delle esportazioni nette pari all’iniziale aumento della spesa pubblica è capace di riportare l’equilibrio. www.memmt.info 78
  • 79. Il finanziamento della spesa pubblica con base monetaria è, rispetto al finanziamento con debito, molto meno costoso o niente affatto costoso. Non lo è affatto, se realizzato attraverso emissione di moneta, lo è in minima misura se ottenuto nell’ambito di convenzioni fra Stato e Banca Centrale (scoperto di c/c di Tesoreria). Il finanziamento con base monetaria in regime di cambi flessibili www.memmt.info In questo caso, mentre l’effetto di un aumento del reddito è certo, non può dirsi a priori ciò che accade ai tassi di interesse. Di norma la variazione di base monetaria necessaria per mantenere invariati i tassi di interesse sarà maggiore o minore della spesa pubblica addizionale. Comunque, una politica monetaria che assicuri tale invarianza viene denominata accomodante. In tale caso la politica fiscale espansiva esplica appieno i suoi effetti e si giustifica il ruolo preminente attribuitole da Keynes. Da questo punto di vista, uno stretto coordinamento della politica fiscale e di quella monetaria si rileva prezioso per ottenere incrementi di reddito e di occupazione. Il finanziamento monetario può provocare aumenti di prezzi in presenza di pieno impiego o di strozzature settoriali. 79
  • 80. http://memmttoscana.wordpress.com/ Vantaggi dei tassi di cambio fissi • Riduzione dell’incertezza. In un regime di cambi fissi, il commercio e l’investimento internazionale diventano molto meno rischiosi, perché i profitti non sono influenzati dall’andamento del tasso di cambio. • Speculazione minima o nulla. A condizione che il tasso di cambio sia assolutamente fisso è del tutto inutile speculare. • Correzione automatica degli errori di politica monetaria. La Banca centrale è obbligata ad intervenire per sostenere il tasso di cambio, acquistando/vendendo valuta nazionale nel mercato dei cambi ,oppure innalzando/abbassando i tassi di interesse. • Impedire al governo di perseguire politiche macroeconomiche “irresponsabili”. www.memmt.info 80
  • 81. Svantaggi dei tassi di cambio fissi • I cambi fissi minano l’efficacia della politica monetaria. Per assicurare un equilibrio complessivo della bilancia dei pagamenti, le autorità devono agire sulla leva dei tassi di interesse. • I tassi di cambio fissi sono in contrasto con il principio del libero mercato. Perché fissare i tassi di cambio, quando un semplice apprezzamento o deprezzamento può correggere uno squilibrio? • I disavanzi della bilancia dei pagamenti possono condurre a una recessione. • Le strategie di deflazione competitiva possono provocare una depressione mondiale. • Speculazione. Se gli speculatori ritengono che un tasso di cambio fisso non potrà essere difeso a lungo, lanceranno massicci attacchi speculativi contro la valuta nazionale. www.memmt.info 81
  • 82. http://memmttoscana.wordpress.com/ Vantaggi dei tassi di cambio flessibili • Correzione automatica. Anziché intervenire nel mercato valutario, il governo lascia che il tasso di cambio si aggiusti liberamente verso l’equilibrio. • Nessun problema di liquidità internazionale e di riserve. Poiché la banca centrale non interviene nel mercato dei cambi, non è necessario detenere riserve. • Isolamento dagli eventi economici esterni. Un paese non è vincolato a un tasso di inflazione internazionale magari eccessivamente elevato e può scegliere liberamente il proprio obiettivo di inflazione. • Liberta di scegliere le politiche economiche interne. In un regime di cambi fissi, un governo potrebbe essere costretto a deflazionare l’economia pur in presenza di un’elevata disoccupazione. In un regime di cambi fluttuanti, invece, il governo può scegliere il livello di domanda interna che ritiene più opportuno. www.memmt.info 82
  • 83. http://memmttoscana.wordpress.com/ Svantaggi dei tassi di cambio flessibili • Incertezza per gli operatori commerciali e gli speculatori. L’incertezza causata dalle fluttuazioni valutarie può scoraggiare i commerci e gli investimenti internazionali. In una certa misura, il problema può essere risolto facendo ricorso al mercato a termine dei cambi. • Scarsa disciplina economica a livello nazionale. I governi possono perseguire politiche inflazionistiche irresponsabili. • Speculazione. In un mondo caratterizzato da incertezza, in cui esistono poche restrizioni alla speculazione valutaria, le sorti e le politiche dei governi possono cambiare rapidamente ed enormi volumi di depositi a breve termine si muovono liberamente da un paese all’altro, la speculazione può avere un impatto fortemente destabilizzante nel breve periodo, provocando una marcata iperreazione dei tassi di cambio. www.memmt.info 83
  • 84. http://memmttoscana.wordpress.com/ Conclusioni Né i tassi di cambio fissi né quelli liberamente fluttuanti sono esenti da problemi. Per questa ragione, i governi cercano spesso un compromesso tra i due, nella speranza che un sistema intermedio possa arrecare i benefici di entrambi, evitando al contempo la maggior parte degli svantaggi. Possiamo sicuramente affermare che una moneta fluttuante fornisce più spazio di politica interna, ovvero la capacità di usare la politica fiscale e monetaria interna per raggiungere determinati obiettivi di medio e lungo periodo. Al contrario, un tasso di cambio fisso riduce lo spazio politico di manovra. Ciò non significa necessariamente che un governo con un tasso di cambio fisso non può perseguire la sua politica interna, ma è in un certo senso obbligato e indirizzato innanzitutto da un fattore più importante di tutti gli altri: accumulare sufficiente valuta estera (o oro) per difendere la sua moneta nazionale. www.memmt.info 84
  • 85. http://memmttoscana.wordpress.com/ Fixed and Flexible Exchange Rates and Currency Sovereignty C. Sardoni L. Randall Wray Un tasso di cambio flessibile permette una grande indipendenza nelle politiche interne, fornendo spazio per politiche fiscali e monetarie. Comunque, e ciò deve essere sottolineato, adottare un regime di tassi di cambio flessibili non è una panacea. Un regime di tassi di cambio flessibili non può, ovviamente, garantire che le politiche domestiche siano effettivamente scelte e implementate con criterio. È solo una condizione necessaria per ottenere indipendenza politica. Ciò, di per sé, non garantisce un uso illuminato sia di questa indipendenza politica, sia una facile strada per la crescita e lo sviluppo. Nell’attuale situazione mondiale, i tassi di cambio flessibili sono necessari, ma non sufficiente condizione per l’implementazione di politiche in grado di promuovere una maggior crescita, una maggior occupazione e un maggior stato sociale. www.memmt.info 85
  • 86. http://memmttoscana.wordpress.com/ Si noti che un regime di tassi flessibili o fluttuanti, non è necessariamente un sistema di “libera fluttuazione”. Noi lasceremmo spazio ad una forma di intervento discrezionale. Ciò che raccomandiamo, è un sistema a “moneta amministrata”, Le politiche monetarie e fiscali, così come le transazioni ufficiali nei mercati dei cambi, possono ancora essere utilizzate per “amministrare” i tassi di cambio in alcune circostanze. In particolare, gli interventi sono previsti nel caso di rapide rivalutazioni utilizzate per alleggerire la crescente pressione competitiva derivante da una valuta troppo forte. Fixed and Flexible Exchange Rates and Currency Sovereignty C. Sardoni L. Randall Wray www.memmt.info 86
  • 87. I tassi di cambio fluttuanti danno alle nazioni un maggior grado di libertà ma, ovviamente, esso implica alcuni costi. Tra questi, possono esserci più ampi gradi di incertezza a causa di una possibile maggiore volatilità dei tassi di cambio e dei termini di scambio, così come il costo di un possibile innesco di processi inflazionistici derivanti da un ampio deprezzamento della valuta nazionale, che conduce ad un incremento dei prezzi delle importazioni. Da questo punto di vista, una maggior stabilità e indipendenza potrebbero, forse, essere raggiunte attraverso qualche combinazione dei tassi di cambio flessibili, combinata con controlli di capitale e politiche commerciali. Questi fattori renderebbero più semplice adottare tassi di cambio amministrati. Fixed and Flexible Exchange Rates and Currency Sovereignty C. Sardoni L. Randall Wray www.memmt.info 87
  • 88. 88

Editor's Notes

  1. La Bilancia dei Pagamenti è composta di tre conti: Conto Corrente: registra le esportazioni e le importazioni di merci e servizi (che sono beni non tangibili, si tratta dei servizi bancari, assicurativi o di trasporto, ma ci rientra anche il turismo. Ad esempio il servizio alberghiero pagato da un tedesco è un&amp;apos;esportazione di servizi dell&amp;apos;Italia verso la Germania). Nonché i redditi (redditi da capitale, come dividendi e ad esempio gli interessi sui titoli del debito pubblico, e redditi da lavoro, come i redditi pagati ai lavoratori stranieri, nella misura in cui non vengono consumati in loco ma spediti alle famiglie a casa), e i trasferimenti, ossia quella valuta che entra o esce senza contropartita di beni o servizi - come ad es. aiuti e doni all&amp;apos;estero fatti dai privati; o fatti dallo Stato, come gli stanziamenti alle organizzazioni internazionali, ad es. le quote di finanziamento del bilancio dell’Unione Europea . Conto Capitale: include i trasferimenti unilaterali in linea capitale (ad esempio, remissione di debiti) e acquisti e vendite di attività intangibili (licenze, brevetti, diritti d’autore). Conto Finanziario: L&amp;apos;altra parte della Bilancia corrisponde al Conto finanziario. La distinzione più importante di questa sezione è questa:gli Investimenti diretti. Ossia gli acquisti o vendite di attività produttive reali, come ad esempio l&amp;apos;impianto di una fabbrica all&amp;apos;estero o l&amp;apos;acquisto della maggioranza azionaria di un&amp;apos;impresa all&amp;apos;estero.Gli Investimenti di portafoglio, ossia acquisti o vendite di attività a lungo termine come azioni (incluse quote di fondi comuni), obbligazioni o altri strumenti finanziari.Un&amp;apos;altra voce particolare del Conto finanziario è costituita dalle Riserve Ufficiali detenute dalla Banca centrale; si tratta di oro, valute estere, diritti speciali di prelievo (che sono riserve presso il Fondo Monetario Internazionale) o crediti internazionali in valuta detenuti dalla Banca Centrale.Le riserve ufficiali sono lo strumento tramite il quale la Banca centrale compensa gli squilibri della bilancia dei pagamenti: se la bilancia dei pagamenti presenta un saldo attivo, e quindi é a credito col resto del mondo, la Banca centrale acquisirà riserve ufficiali dagli altri paesi in pagamento; al contrario, la Banca cederà riserve in caso di saldo negativo. Dato che risulta spesso difficile quantificare con esattezza gli scambi, la misurazione della BdP include una voce, spesso anche molto rilevante, detta &amp;apos;errori e omissioni&amp;apos;.
  2. Lo scopo è quello di stabilire se il saldo fra pagamenti ricevuti e pagamenti effettuati è positivo o negativo (o nullo). Quindi in Italia entra valuta estera se gli italiani vendono merci a non residenti (esportazioni di merci) o vendono titoli a non residenti (importazioni di capitali), mentre esce valuta estera se si acquistano merci da non residenti (importazioni di merci) o si acquistano titoli da non residenti (esportazioni di capitali). Capiamoci: dire “entra valuta estera” significa dire “viene domandata valuta nazionale”. Perché? Perché i casi sono due: l’esportatore italiano o viene pagato in lire (e allora è l’importatore estero che ha domandato lire sul mercato valutario, offrendo la valuta del suo paese), o viene pagato in valuta estera (e allora è l’esportatore italiano che si rivolge alla propria Banca centrale – ovviamente non di persona, ma tramite il sistema bancario – offrendo la valuta estera e domandando valuta nazionale). Quindi ogni operazione che determina un saldo positivo dei pagamenti tende a far salire il cambio della valuta nazionale, perché il saldo positivo è appunto una domanda netta di valuta nazionale. Di converso tutto quello che fa defluire valuta estera dal paese (cioè determina un’offerta di valuta nazionale) tende a far deprezzare il cambio. Esempio: l’importatore italiano che chiede alla propria Banca centrale dollari (quindi domanda valuta estera e offre valuta nazionale) per pagare l’esportatore estero. Insomma, il residente che vuole un bene o un titolo estero, per acquistarlo domanda valuta estera, offrendo valuta nazionale, che quindi si deprezza. Alla fine della giornata, se i pagamenti sono in equilibrio, non ci sarà né offerta né domanda netta di valuta nazionale: tante ne è stata domandata, tanta né è stata offerta: il suo prezzo, cioè il tasso di cambio, rimarrà stabile.
  3. La parità coperta dei tassi d&amp;apos;interesse è una condizione che prevede che il tasso di rendimento sui depositi in dollari deve essere uguale al tasso di rendimento dei depositi in euro più il premio a termine dell&amp;apos;euro nei confronti del dollaro (covered interest parity – CIP). La CIP mette in evidenza la stretta connessione tra il tasso di cambio a termine, il tasso di cambio a pronti e i rendimenti praticati sui depositi nelle due valute. Dato il tasso di interesse estero, attraverso semplici operazioni di politica monetaria sarà possibile in questo caso riportare in equilibrio i movimenti di capitale: in caso di deficit, basterà ridurre la base monetaria e, quindi l’offerta di moneta per ottenere un innalzamento del tasso di interesse interno fino a livello di quello estero; e viceversa in caso di avanzo.
  4. Other financial institutions, altri istituti finanziari. Questa categoria comprende le banche più piccole che non agiscono come rivenditori nel mercato FX, investitori istituzionali, piccole banche, fondi d&amp;apos;investimento, fondi monetari, compagnie assicurative, hedge fund e fondi pensione. Reporting dealers. grandi banche tradizionali attive sul Forex o per conto proprio o per incontrare la domanda di terzi. Non-financial customers: I clienti non finanziari - un gruppo che comprende società, governi e high net worth individuals.
  5. Other financial institutions, altri istituti finanziari. Questa categoria comprende le banche più piccole che non agiscono come rivenditori nel mercato FX, investitori istituzionali, piccole banche, fondi d&amp;apos;investimento, fondi monetari, compagnie assicurative, hedge fund e fondi pensione. Reporting dealers sono grandi banche tradizionali attive sul Forex o per conto proprio o per incontrare la domanda di terzi. Non-financial customers: I clienti non finanziari - un gruppo che comprende società, governi e high net worth individuals.
  6. Se il cambio Yen Franco fosse stato di 80Y/1Ffr avrei potuto convertire inizialmente 360 Y in 1 $, poi 1$ in 5Ffr, e quindi 5Ffr in 400 Y finali (guadagno da arbritaggio).
  7. Se il cambio Yen Franco fosse stato di 80Y/1Ffr avrei potuto convertire inizialmente 360 Y in 1 $, poi 1$ in 5Ffr, e quindi 5Ffr in 400 Y finali (guadagno da arbritaggio).
  8. Abbiamo detto che il regime dei cambi fissi favorisce gli scambi internazionali grazie alla stabilità del cambio, ma in caso uno squilibrio nella bilancia dei pagamenti causato da tassi di inflazione diversi nei rispettivi paesi, in un regime a cambi fissi non si può far scendere il valore della moneta, bisogna adottare politiche restrittive per diminuire la domanda e le importazioni, aumentare i tassi di interesse, e insomma il riequilibrio passa necessariamente attraverso una crisi economica interna al paese, o come è già successo in più occasioni, attraverso lo sganciamento del cambio dalla valuta forte.
  9. Osserviamo il grafico dei differenziali di inflazione. Si vede bene che, a parte una breve parentesi attorno allo sconquasso del 1992-93, solo l’Olanda (più o meno fra 1986 e 1990, spezzata violetta) e la Finlandia (fra 2004 e 2006, spezzata verde) sono riuscite a scostarsi per brevi periodi verso il basso, cioè ad avere inflazione inferiore a quella tedesca.
  10. In tutti i paesi dell’eurozona l’inflazione è stata in media più alta che in Germania, prima dell’euro, e dopo l’euro. Unica eccezione, evidente nel grafico, l’Olanda nel periodo pre-euro: del resto, si vede bene che i paesi della cosiddetta area del marco (Austria, Olanda, Belgio) hanno differenziali irrisori rispetto alla Germania (ed è appunto per questo che questi paesi costituivano – e costituiscono – l’area del marco). Dal 1999 gli scarti si sono ridotti, lo si vede bene. Quello della Grecia è passato da 13.1 punti a 1.3 punti, quello del Portogallo da quasi 9.4 a 0.9, ecc.
  11. Il tasso di cambio non è altro che il prezzo di una valuta espresso in un’altra valuta.Come influisce l’andamento dell’economia reale sui prezzi delle merci? Possibile che un semplice cambio di moneta abbia danneggiato così tanto l’Italia? Facciamo un esempio: Immaginiamo che oggi un frigorifero prodotto in Italia ed uno prodotto in Germania costino esattamente 100 euro. I due frigoriferi sono perfettamente identici in termini di qualità, consumi, estetica, eccetera. Quindi il frigorifero tedesco e quello italiano sono identici ed hanno esattamente gli stessi prezzi. Questo fa sì che per un cittadino qualsiasi sia indifferente acquistare uno dei due frigoriferi e quindi verosimilmente gli italiani compreranno beni italiani e i tedeschi beni tedeschi. Immaginiamo adesso che tutti prezzi in Germania aumentino del 2% in un anno, mentre quelli italiani aumentano del 5%. Ovvero, l’anno prossimo il frigorifero tedesco costerà 102€, mentre quello italiano costerà 105€. Questo fa sì che adesso il frigorifero tedesco costi MENO di quello italiano, e progressivamente i frigoriferi tedeschi verranno acquistati sempre di più di quelli italiani, sia all’estero che in Italia. Se per 5 anni l’inflazione tedesca sarà più bassa del 3% rispetto a quella italiana, i frigoriferi italiani costeranno il 15,59% in più rispetto a quelli tedesche. E in questa situazione, difficilmente i cittadini italiani acquisteranno il frigorifero italiano che costa così tanto di più rispetto a quello tedesco. E se il cittadino non compra, il venditore non vende. E se non si vende, non si produce. E quando non si produce le fabbriche chiudono. E quando le fabbriche chiudono, la gente non ha più lavoro.
  12. Se avessimo avuto monete nazionali con cambi flessibili, la differenza nell’aumento dei prezzi avrebbe fatto sì che la lira si sarebbe deprezzata del 3% (per un marco adesso occorrono 1,03 lire) rispetto al marco con questi effetti. (Ipotizziamo un cambio inziale 1 marco = 1 lira): Prezzo frigorifero tedesco oggi: 100 marchi = 100 lire = prezzo frigorifero italiano. Prezzo frigorifero tedesco tra un anno 102 marchi = 105 lire (102*1,03) = prezzo frigorifero italiano. Come notiamo, i cambi flessibili consentivano di scaricare i differenziali di inflazione (che è la differenza nel livello generale dei prezzi), consentendo al frigorifero italiano di non perdere competitività rispetto al frigorifero tedesco sul mercato italiano, dato che per il consumatore italiano entrambi continuano a costare 105 lire. Quindi, con un sistema a cambi fissi (l’euro), i paesi a più alta inflazione vedranno peggiorare progressivamente la competitività dei propri beni, rispetto a quelli prodotti in paesi a bassa inflazione.
  13. Naturalmente, visto che l’inflazione è stata sistematicamente più alta nella “periferia”, i prezzi sono cresciuti di meno in Germania che in tutti gli altri paesi, come si vede dal grafico, che riporta gli indici di prezzo dell’eurozona con base 1999=100.i relativi dati sono in questa tabella:
  14. Diciamo che dal 1999 al 2013 i prezzi sono cresciuti, complessivamente, del 25% in Germania, del 48,5% in Grecia, e via dicendo. Quello che conta ai fini della competitività di prezzo di esportazioni e importazioni non è il livello dei prezzi in un determinato paese, ma l’evoluzione del rapporto fra i prezzi di un paese e quelli del suo partner. Questo rapporto, come abbiamo visto in precedenza, si chiama tasso di cambio reale. Vedete bene che se partendo dai dati della Tabella costruiamo i tassi di cambio reali bilaterali fra Germania e “partner” dell’eurozona, cioè se facciamo i rapporti (prezzi tedeschi)/(prezzi partner), il risultato è quello riportato nel seguente grafico:
  15. Cosa dice questo grafico? Dice che nonostante i differenziali di inflazione fossero tutto sommato esigui (nell’età dell’euro il più alto era quello della Grecia a 1.3, come abbiamo visto sopra), la loro persistenza (cioè la mancata convergenza) ha consentito alla Germania una svalutazione reale rispetto a tutti i partner dell’eurozona (solo la Finlandia ha tentato di resistere), svalutazione in alcuni casi notevole, oltre al 15% a fine periodo (per Grecia e Spagna). Cosa significa “svalutazione reale”? Significa che in rapporto ai beni dei partner, quelli tedeschi hanno progressivamente ridotto il loro prezzo.
  16. Ovviamente se ci poniamo dal punto di vista dei partner, e quindi calcoliamo i loro cambi bilaterali rispetto alla Germania, cioè i rapporti (prezzo partner)/(prezzo Germania), assisteremo a una rivalutazione (è strano come una svalutazione reale vista dall’estero somigli a una rivalutazione reale): Cosa significa “rivalutazione reale”? Significa che i beni dei partner sono diventati sempre più cari rispetto a quelli dei beni tedeschi. E le conseguenze sul commercio le abbiamo viste: un saldo delle transazioni correnti negativo e sempre più ampio.
  17. Come influisce l’andamento del tasso di cambio sull’indebitamento di uno stato con l’estero? Possibile che un semplice cambio di moneta abbia danneggiato così tanto l’Italia? Facciamo un esempio: In Italia l’inflazione prevista per l’anno in corso è del 5%, ciò significa che “più o meno” ciò che oggi costa 100 euro, l’anno prossimo costerà 105 euro. Quindi, se io Banca italiana voglio prestare soldi a qualcuno, vorrò ALMENO il 5% di interesse in modo da recuperare la perdita di potere d’acquisto. In Germania invece l’inflazione prevista è il 2%, quindi una banca tedesca che presta 100€ vorrà indietro almeno 102€ (tasso del 2%). Se avessimo avuto monete nazionali e cambi flessibili e ipotizzando una situazione di partenza in cui il tasso di cambio era 1:1 (1 marco = 1 lira), , la differenza nell’inflazione avrebbe fatto sì che la lira si sarebbe deprezzata del 3% (per un marco adesso occorrono 1,03 lire). Quindi, al momento del prestito abbiamo un tasso di cambio 1:1, quindi 100 marchi = 100 lire. Alla scadenza del prestito, dato la differenza nelle inflazioni nazionali, il tasso di cambio sarà 1:1,03 , quindi 100 marchi = 103 lire. In questo modo sarebbe stato indifferente per la banca tedesca prestare 100 marchi a un italiano o a un tedesco, perché: Interessi su 100 marchi di prestito a un tedesco (tasso di cambio 1:1): 100*2% = 102 marchi. Interessi su 100 marchi di prestito a un italiano (tasso di cambio 1:1,03): 100*5%/1,03 = 102 marchi. Per la precisione il tasso di cambio sarebbe stato pari a 1,05/1,02= 1,0294.
  18. Ma cosa succede però con tassi di cambio fissi? Poniamo che una banca tedesca (perché sono le banche che prestano, non i cittadini) debba scegliere tra dover fare un prestito a due persone identiche, due persone perfettamente identiche, con stesso lavoro, stesso patrimonio, stessa vita, ma con l’unica differenza di vivere uno in italia e uno in germania.   Prestando soldi in Germania si ottengono 102€, mentre prestando in Italia se ne ricavano 105€, con una differenza netta di 3€, senza sostenere alcun rischio aggiuntivo!!! Mentre l’italiano dovrà chiedere almeno il 5% per recuperare l’inflazione, il tedesco potrà accontentarsi di un interesse appena maggiore del 2%. Questo porta ad un afflusso di capitali esteri (credito facile) in Italia, e prestiti dall’estero sono DEBITI contratti con l’estero. Oggi il denaro entra, ma tra un anno se ne ri-andrà tutto, e maggiorato degli interessi. E indebitarsi troppo con l’estero non è mai un bene per uno stato, esattamente come per un privato non è bene indebitarsi troppo con una banca. Nessuno ti dà niente per niente, detto in termini economici: non ci sono pasti gratis.
  19. Le attività sono costituite da riserve ufficiali e da titoli, le passività dal circolante e dai depositi delle banche commerciali presso la banca centrale7 Dato questo schema, la banca centrale, per l’ipotetico aumento di base monetaria, acquista sul mercato titoli per un ammontare di 50 e li paga emettendo un assegno su sé stessa, ovvero incrementando il circolante.
  20. Quanto tempo impiegano queste operazioni? In presenza di perfetta di mobilità dei capitali, tutto questo può accadere nei minuti successivi all’operazione di mercato aperto iniziale. I titoli sono aumentati di ΔB, le riserve di valuta estera sono diminuite di ΔB e la base monetaria è rimasta invariata, poiché è aumentata di ΔB per l’operazione di mercato aperto espansiva ed è diminuita di ΔB per la vendita di valuta estera sul mercato dei cambi.Riassumendo, in presenza di tassi di cambio fissi e perfetta mobilità di capitali, l’unico effetto di un’operazione di mercato aperta è la variazione della composizione del bilancio della banca centrale, ma non la base monetaria, né del tasso di interesse.
  21. Riduzione dell’incertezza. In un regime di cambi fissi, il commercio e l’investimento internazionale diventano molto meno rischiosi, perché i profitti non sono influenzati dall’andamento del tasso di cambio. Speculazione minima o nulla. A condizione che il tasso di cambio sia assolutamente fisso – e che gli individui ritengano che resterà tale – è del tutto inutile speculare. Per esempio, tra il 1999 e il 2001, quando le vecchie valute dei paesi dell’area dell’euro erano ancora in circolazione ma irrevocabilmente ancorate all’euro, nessuno speculava sul fatto che il marco tedesco, poniamo, si sarebbe apprezzato rispetto al franco francese o alla lira italiana. Correzione automatica degli errori di politica monetaria. Se la banca centrale non si oppone a un’espansione troppo rapida dell’offerta di moneta, l’aumento della domanda aggregata e il calo dei tassi di interesse tenderanno a provocare un disavanzo della bilancia dei pagamenti. Questo costringerà la banca centrale a intervenire per sostenere il tasso di cambio, acquistando valuta nazionale nel mercato dei cambi e causando in tal modo una contrazione dell’offerta di moneta (sempre che l’acquisto di valuta non venga sterilizzato), oppure innalzando i tassi di interesse. In entrambi i casi, l’intervento delle autorità monetarie avrà l’effetto di correggere l’errore. Impedire al governo di perseguire politiche macroeconomiche “irresponsabili”. Se un governo, in maniera deliberata, espande eccessivamente la domanda aggregata – magari nel tentativo di riguadagnare popolarità presso l’elettorato – il conseguente squilibrio della bilancia dei pagamenti lo costringerà presto o tardi ad attuare politiche restrittive (a meno che non ricorra a controlli delle importazioni).
  22. I cambi fissi minano l’efficacia della politica monetaria. Per assicurare un equilibrio complessivo della bilancia dei pagamenti, le autorità devono agire sulla leva dei tassi di interesse. Di conseguenza, l’offerta di moneta deve poter variare in linea con la domanda di moneta per mantenere i tassi di interesse al livello necessario. Pertanto la politica monetaria non può essere utilizzata a scopi interni. L’inflazione dipende dai tassi mondiali, che potrebbero essere elevati e inaccettabili a livello nazionale. Se la banca centrale mira a ridurre l’inflazione attuando una contrazione dell’offerta di moneta e innalzando i tassi di interesse, il conto corrente e il conto finanziario registreranno un avanzo. Ne consegue che l’offerta di moneta tornerà ad aumentare finché l’inflazione interna non raggiungerà nuovamente i livelli mondiali. I tassi di cambio fissi sono in contrasto con il principio del libero mercato. Perché fissare i tassi di cambio, quando un semplice apprezzamento o deprezzamento può correggere uno squilibrio? Secondo la visione del mondo neoclassica, nella quale i mercati pervengono sempre all’equilibrio e la domanda e l’offerta sono relativamente elastiche, perché non trattare i mercati valutari come qualsiasi altro mercato e non lasciare che i tassi di cambio siano determinati dalle forze della domanda e dell’offerta? I disavanzi della bilancia dei pagamenti possono condurre a una recessione. La bilancia dei pagamenti può andare in disavanzo anche in assenza di un eccesso di domanda, per esempio, a causa un tasso di inflazione diverso da quelli dei partner commerciali, una domanda di importazioni più elastica al reddito della domanda di esportazioni e così via. Per evitare di ricorrere a misure protezionistiche il governo sarà costretto a ridurre il tasso di crescita della domanda aggregata. Questo, sua volta, provoca un aumento della disoccupazione e potenzialmente una recessione. Le strategie di deflazione competitiva possono provocare una depressione mondiale. Se i paesi in disavanzo attuano politiche deflazionistiche e quelli in avanzo politiche reflazionistiche, non si genera un problema di deflazione o di reflazione a livello mondiale. Ma molti paesi potrebbero mirare a mantenere la bilancia dei pagamenti in avanzo, al fine di accumulare riserve; di conseguenza, potrebbero attuare strategie di deflazione competitiva, al fine di conseguire un avanzo della bilancia dei pagamenti. Ma queste politiche finiscono inevitabilmente per danneggiare altre nazioni. Speculazione. Se gli speculatori ritengono che un tasso di cambio fisso non potrà essere difeso a lungo, lanceranno massicci attacchi speculativi contro la valuta nazionale. In presenza di un cospicuo disavanzo, non vi è alcuna probabilità di una rivalutazione: pertanto, il tasso dovrà essere svalutato oppure restare invariato. Gli speculatori, quindi, venderanno la valuta nazionale. Dopo tutto, si tratta di una facile scommessa: testa vincono (svalutazione), croce non perdono (nessuna svalutazione). Le vendite speculative avranno l’effetto di aggravare il disavanzo, e potrebbero persino costringere il governo a svalutare. Operazioni speculative come queste hanno avuto effetti disastrosi su alcune valute del Sud-Est asiatico nel 1997
  23. Correzione automatica. Anziché intervenire nel mercato valutario, il governo lascia che il tasso di cambio si aggiusti liberamente verso l’equilibrio. In questo modo, gli squilibri della bilancia dei pagamenti vengono corretti in maniera automatica e istantanea senza la necessità di specifiche politiche pubbliche, che in un regime dei cambi differente potrebbero essere gestite incorrettamente. Nessun problema di liquidità internazionale e di riserve. Poiché la banca centrale non interviene nel mercato dei cambi, non è necessario detenere riserve. Una valuta è automaticamente convertibile in un’altra al tasso di cambio di mercato vigente, in modo da finanziare il commercio internazionale. Isolamento dagli eventi economici esterni. Un paese non è vincolato a un tasso di inflazione internazionale magari eccessivamente elevato e può scegliere liberamente il proprio obiettivo di inflazione. Inoltre, il paese è protetto in qualche misura dalle fluttuazioni e dagli shock economici mondiali, a cui abbiamo accennato all’inizio del paragrafo. Liberta di scegliere le politiche economiche interne. In un regime di cambi fissi, un governo potrebbe essere costretto a deflazionare l’economia pur in presenza di un’elevata disoccupazione. In un regime di cambi fluttuanti, invece, il governo può scegliere il livello di domanda interna che ritiene più opportuno e lasciare che eventuali squilibri della bilancia dei pagamenti siano corretti dalle fluttuazioni del tasso di cambio. Questo è un vantaggio non da poco, soprattutto se l’efficacia della deflazione è smorzata dalla vischiosità al ribasso di prezzi e salari e se i paesi adottano strategie di deflazione competitiva che possono sfociare in una recessione mondiale.
  24. Incertezza per gli operatori commerciali e gli speculatori. L’incertezza causata dalle fluttuazioni valutarie può scoraggiare i commerci e gli investimenti internazionali. In una certa misura, il problema può essere risolto facendo ricorso al mercato a termine dei cambi. In questo caso gli operatori commerciali pattuiscono oggi con una banca un tasso di cambio da applicarsi a una data futura (poniamo, tra sei mesi). In tal modo, le imprese possono pianificare l’acquisto futuro di beni di importazione o la vendita futura di prodotti da esportazione a un tasso di cambio noto. Le banche, ovviamente, richiedono una commissione per questo servizio, perché assumono su di sé il rischio di una variazione sfavorevole del tasso di cambio. Speculazione. Scarsa disciplina economica a livello nazionale. I governi possono perseguire politiche inflazionistiche irresponsabili. Analogamente, imprese e sindacati possono spingere al rialzo prezzi e salari, senza lo stesso timore di perdere quote di mercato all’estero o che il governo introduca politiche deflazionistiche. Il deprezzamento risultante da questa inflazione alimenta a sua volta la spirale inflazionistica, innalzando il prezzo delle importazioni.