PROJECT WORK
EMBA SERALE 2015
ITALIANI ED EXPORT VERSO GLI USA. DUE ECCELLENZE DEL
MADE IN ITALY A CONFRONTO:
EATALY E CONSORZIO FRANCIACORTA
1
Il Made in Italy
 Il «Made in Italy» comincia a muovere i primi
passi già a partire dagli anni cinquanta, con la
progressiva emancipazione della moda italiana
dal modello parigino, affiancato dal graduale
sviluppo di arredamento e design.
 Dai primi anni sessanta il settore alimentare
ottiene la maggiore visibilità e riconoscimento.
2
Domanda estera netta
 È costituita da export meno import
 È stata l’unica componente di spesa ad aver fornito un contributo al
sostegno del PIL nella recessione
3
22.90%
20.10%
Relazione di Banca D’Italia su
variazioni nel quadriennio 2009-2013
Esportazioni di beni
Mercati di sbocco
Domanda estera netta
(continua)
 La relazione di Banca d’Italia evidenzia che le esportazioni di beni a
prezzi costanti sono aumentate nell’ultimo quadriennio (+22,9% tra
il 2009 e il 2013) più dei mercati di sbocco (+20,1%), determinando,
dopo diverso tempo, un guadagno di quote in volume delle merci
italiane
 I mercati del nostro Paese (per il 40% costituiti dalle economie
appartenenti all’area euro) sono, però, cresciuti meno del
commercio mondiale (+28%), talché la quota italiana in volume
commisurata al totale dei traffici internazionali ha subito
un’erosione
4
INQUADRAMENTO GENERALE DEL
SETTORE ALIMENTARE IN ITALIA
 Con un fatturato che nel 2012 si è attestato su 130
miliardi di euro l’Industria alimentare è un comparto
trainante dell’economia italiana
 Offre al consumatore prodotti competitivi e garantiti in
termini di sicurezza, gusto e qualità, rispondendo alle
esigenze del mercato in continua evoluzione e
sperimentando nel rispetto della tradizione, le tecnologie
più avanzate
5
INQUADRAMENTO GENERALE DEL
SETTORE ALIMENTARE IN ITALIA
(continua)
 L’Industria è generalmente riconosciuta come l’ambasciatrice
del Made in Italy nel mondo
 Quasi l’80% dell’export agroalimentare italiano è rappresentato
da prestigiose realtà ma di dimensione piccola e media
 Le esportazioni dell’agroalimentare vedono 10 Paesi detenere il
50% della quota mondiale in valore, con gli Stati Uniti in testa
(10%)
6
Paesi che hanno incrementato di più le
proprie importazioni nell’agroalimentare
7
17%
13.60%
11.90%
0%
2%
4%
6%
8%
10%
12%
14%
16%
18%
Cina
India
Russia
Paesi che hanno incrementato di più le proprie
importazioni nell’agroalimentare
(continua)
 I Paesi che rimangono principali importatori (esclusa l’Italia) sono*:
 Stati Uniti
 Germania
 Giappone
 Cina
 Paesi Bassi
 Regno Unito
 Francia
 Belgio
 Spagna
 Russia
 Canada
*dati del Check up di luglio 2012 di Ismea - Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare - che analizza il mercato agroalimentare negli ultimi 10 anni.
8
Paesi che hanno incrementato di più le proprie
importazioni nell’agroalimentare
(continua)
 La quota italiana al 2010 è del 3,3% e posiziona il nostro
Paese al 10° posto tra gli esportatori mondiali
 Nel 2012 la quota italiana nei prodotti dell’agricoltura è
stata dell’1,7% e nei prodotti alimentari, bevande e
tabacco del 3,8%*
* Dati Agenzia ICE, Rapporto Annuale 2013.
9
Italian Sounding:
Definizione
 Si definisce come l’utilizzo di denominazioni
geografiche, immagini e marchi che evocano il
mondo italiano per promuovere e
commercializzare prodotti in realtà non italiani
 Vale oltre 54 miliardi di Euro
10
Inquadramento generale del settore vitinicolo
in Italia
Rappresenta il 10% del fatturato del settore alimentare.
Analisi SWOT del settore vitivinicolo italiano:
11
Punti di forza:
-Elevata varietà
-Più vini di qualità
-Alto valore aggiunto produzione
-Alto contenuto simbolico produzioni
-Posizionamento consolidato
Punti di debolezza:
-Elevata frammentazione tessuto
produttivo
-Elevato potere contrattuale del trade
-Scarsa incidenza di politiche
promozionali comuni
Minacce:
-Riduzione dei consumi interni
-Crescente concorrenza da parte di nuovi Paesi
-Perdita di quote di mercato nei tradizionali mercati
di sbocco
-Utilizzo improprio delle denominazioni nazionali
Opportunità:
-Ingresso nel settore vinicolo di grandi gruppi del
beverage
-Protezione e alla valorizzazione del Made in Italy
-Apporto di nuovi capitali di investimento
-Sviluppo del turismo legato ai territori di produzione
Il caso Eataly e il concetto di
Country Origin of Effect:
 Il concetto di COO è collegato al fatto che un consumatore attribuisce
un differenziale di valore – positivo o negativo – ad un prodotto o
servizio per il semplice fatto di essere stato realizzato in un
determinato Paese o di essere comunque associato alle sue tradizioni
 Eataly nasce per rappresentare un incontro nel settore
agroalimentare tra le piccole botteghe artigianali e la Grande
Distribuzione Organizzata (GDO)
 Di fatto è una catena di punti vendita di medie e grandi dimensioni
specializzati nella vendita e nella somministrazione di generi
alimentari italiani di alta qualità
12
Il caso Eataly e il concetto di Country Origin of Effect
(continua)
Le aziende acquisite nel corso degli anni, a partire dal 2004, risultano essere ad oggi 19,
per la cui selezione è stato sfruttato il network di Slow Food, tra le quali:
 Pastifico Afeltra di Gregnano
 Vini San Romano
 Vini Cantine del Castello di Santa Vittoria
 La Granda, carni bovine
 Acqua Lurisia
 Salumi Antica Ardenga
 Luca Montersino per Eataly, pasticceria
 Vini azienda agricola Brandini
 Vini Serafini e Vidotto
 Birra Lurisia
 Azienda Agricola e caseificio Agrilanga
13
Il caso Eataly e il concetto di Country Origin of Effect
(continua)
Le caratteristiche alla base della scelta sono sostanzialmente tre:
 Qualità dei prodotti valutata attraverso degustazioni comparate e cieche
 Sostenibilità ed aderenze all’artigianalità delle tecniche produttive
 Capacità di garantire qualità elevata e continuità nel rifornimento (elemento
chiave dato che il problema risiede nell’incapacità della catena distributiva)
 Le aziende acquisite da Eataly forniscono circa il 25% dei prodotti che la stessa
rivende, il rimanente 75% è fornito da circa 2000 produttori
 L’intento è stato raggiunto, ed è stato quello di colmare il gap delle deficienze
del sistema distributivo italiano
14
Mercati esteri
 9 punti vendita nel mercato giapponese e diverranno un franchising.
 Nel mercato USA sono presenti 2 punti vendita di proprietà di EATALY,
entrambi tramite il controllo di una Joint Venture con i partners locali,
tra i quali la B&B restaurants, posseduta da Batali e Bastianich
 EATALY NEW YORK, aperto il 31 agosto 2010 al numero 200 della
Quinta Strada
 EATALY CHICAGO, aperto il 2 dicembre 2013 nella east Ohio Street di
Chicago
 La strategia di penetrazione in un mercato straniero è varia a secondo
del luogo: nel territorio nazionale tutti i negozi sono posseduti dalla
società Eataly Distribuzione Srl; all’estero l’entrata non risulta quasi
mai essere diretta, ma mediata da accordi strategici quali Joint
Ventures e Franchising
15
Il fattore Country of Origin del settore agroalimentare
italiano
16
Sulla base di un’indagine effettuata nel 2011 da Futurebrand risulta essere il secondo
al mondo, inferiore solo alla Francia:
Mission e Vision
La Mission e la Vision dell’eat, shop, learn, enfatizza il ruolo della
didattica alimentare all’interno del negozio, cioè educare la clientela e
permettere un processo di acquisto conscio ed indipendente per mezzo:
 Della comunicazione all’interno del negozio, attraverso manifesto,
slogan e specializzazioni che si trovano prevalentemente sugli scaffali
 Delle cosiddette scuole (aule didattiche in cui vengono realizzate una
serie di lezioni frontali di cucina)
 Di eventi spot (cooking shows)
 Del reparto vendita libri
17
Problematiche e principali
soluzioni
I prezzi nella categoria freschi (poiché portano maggiori problematiche per
il passaggio della dogana). Si affrontano con:
 Ricerca di alternative locali artigianali valide sia di gradimento al
pubblico che coerenti con la Mission di EATALY
 Inserimento di prodotti che in Italia sono considerati da grande
distribuzione (es. Barilla) ma che all’estero tornano ad essere visti come
prodotti di nicchia e rappresentativi del Made in EATALY
 L’importatore di fiducia è ATALANTA CORPORATION, caratterizzato da
maggiore know-how e capacità di abbattere i costi attraverso un utilizzo
intelligente dei containers (che possono essere sempre pieni)
18
CONSORZIO FRANCIACORTA:
CARATTERISTICHE ED ANALISI STRATEGICA
 Il Consorzio per la tutela del Franciacorta è una società
consortile che ha lo scopo di valorizzare e tutelare la
crescente produzione vitivinicola del territorio
franciacortino
 È prodotto con uve Chardonnay e/o Pinot nero
 È consentito anche l’uso del Pinot bianco fino ad un
massimo del 50% dell’uvaggio
19
CONSORZIO FRANCIACORTA: CARATTERISTICHE ED ANALISI
STRATEGICA
(continua)
Dall'indagine 2014 emerge un generale rafforzamento del posizionamento di alto
livello del Franciacorta dal punto di vista:
 Enogastronomico (gusto, abbinamenti, eccellenza del prodotto)
 Valoriale, per cui Franciacorta è sinonimo di qualità e prestigio. Per notorietà
del marchio Franciacorta è al primo posto, secondo gli italiani.
20
89%
86%
70%
45%
33%
9%
95.30%
0%
100%
200%
Indagine AstraRicerche 2014
Asti
Champagne
Prosecco di Conegliano Valdobbiadene
Oltrepo DOC
Trento DOC
Altalanga
Franciacorta
La Mission e la Vision del Franciacorta:
scelte relative all’internazionalizzazione
 Marketing strategico: rendersi preferibile rispetto allo Champagne,
diretto concorrente
 Puntare agli Stati Uniti d'America, secondo le annate, quarto o il quinto
produttore del mondo. In particolare la California, che da sola arriva ad
oltre il 90% della produzione totale del Paese. Ma anche lo stato
dell'Oregon e di Washington.
21
Conclusioni
Strategia in 10 punti:
 Chiarire la propria mission e vision, coltivando la propria unicità ed eliminando i
competitors con formule innovative o cercando i vantaggi competitivi sui medesimi non
Made in Italy
 Capire quando è il momento di consorziarsi per sfruttare sinergie e punti di forza comuni
per la difesa del marchio, della qualità del prodotto e la promozione attraverso
l'organizzazione di eventi e fiere
 Scegliere mercati in cui la redditività è superiore. Vincere la sfida diversificata!
 Comprendere a fondo come il mercato in questione percepisce l' Italian Flavour
 Fare massa critica, allargando il proprio raggio d'azione verso GDO, fornitori,
consumatori e integrarsi a valle o a monte, acquisendo il controllo di pezzi di filiera
 Difendere la qualità con disciplinari e valutazioni/degustazioni comparate e cieche che
possano dimostrare gli investimenti effettuati e preservare il valore aggiunto della
produzione, enfatizzandone l'artigianalità
22
Conclusioni
Strategia in 10 punti:
 Creare partnership strategiche con chi è già presente nel mercato e lo conosce attraverso
joint ventures o franchising
 Sviluppare la conoscenza del territorio di provenienza della propria produzione,
legandolo all'immaginario che il consumatore straniero ha dell'Italia o di quella
determinata zona. Attuare politiche di promozione e di commercializzazione adeguate
 Sfruttare il Country of Origin Effect e cercare di capire come il mindset del Paese in
questione percepisce il prodotto
 Impostare un'adeguata strategia comunicativa cercando di capire quali siano gli
strumenti più adatti per il target di consumatori ideali. Forzare la brand recognition
(Facebook, Twitter, Instagram) e la vendita tramite web
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PROJECT WORK

  • 1.
    PROJECT WORK EMBA SERALE2015 ITALIANI ED EXPORT VERSO GLI USA. DUE ECCELLENZE DEL MADE IN ITALY A CONFRONTO: EATALY E CONSORZIO FRANCIACORTA 1
  • 2.
    Il Made inItaly  Il «Made in Italy» comincia a muovere i primi passi già a partire dagli anni cinquanta, con la progressiva emancipazione della moda italiana dal modello parigino, affiancato dal graduale sviluppo di arredamento e design.  Dai primi anni sessanta il settore alimentare ottiene la maggiore visibilità e riconoscimento. 2
  • 3.
    Domanda estera netta È costituita da export meno import  È stata l’unica componente di spesa ad aver fornito un contributo al sostegno del PIL nella recessione 3 22.90% 20.10% Relazione di Banca D’Italia su variazioni nel quadriennio 2009-2013 Esportazioni di beni Mercati di sbocco
  • 4.
    Domanda estera netta (continua) La relazione di Banca d’Italia evidenzia che le esportazioni di beni a prezzi costanti sono aumentate nell’ultimo quadriennio (+22,9% tra il 2009 e il 2013) più dei mercati di sbocco (+20,1%), determinando, dopo diverso tempo, un guadagno di quote in volume delle merci italiane  I mercati del nostro Paese (per il 40% costituiti dalle economie appartenenti all’area euro) sono, però, cresciuti meno del commercio mondiale (+28%), talché la quota italiana in volume commisurata al totale dei traffici internazionali ha subito un’erosione 4
  • 5.
    INQUADRAMENTO GENERALE DEL SETTOREALIMENTARE IN ITALIA  Con un fatturato che nel 2012 si è attestato su 130 miliardi di euro l’Industria alimentare è un comparto trainante dell’economia italiana  Offre al consumatore prodotti competitivi e garantiti in termini di sicurezza, gusto e qualità, rispondendo alle esigenze del mercato in continua evoluzione e sperimentando nel rispetto della tradizione, le tecnologie più avanzate 5
  • 6.
    INQUADRAMENTO GENERALE DEL SETTOREALIMENTARE IN ITALIA (continua)  L’Industria è generalmente riconosciuta come l’ambasciatrice del Made in Italy nel mondo  Quasi l’80% dell’export agroalimentare italiano è rappresentato da prestigiose realtà ma di dimensione piccola e media  Le esportazioni dell’agroalimentare vedono 10 Paesi detenere il 50% della quota mondiale in valore, con gli Stati Uniti in testa (10%) 6
  • 7.
    Paesi che hannoincrementato di più le proprie importazioni nell’agroalimentare 7 17% 13.60% 11.90% 0% 2% 4% 6% 8% 10% 12% 14% 16% 18% Cina India Russia
  • 8.
    Paesi che hannoincrementato di più le proprie importazioni nell’agroalimentare (continua)  I Paesi che rimangono principali importatori (esclusa l’Italia) sono*:  Stati Uniti  Germania  Giappone  Cina  Paesi Bassi  Regno Unito  Francia  Belgio  Spagna  Russia  Canada *dati del Check up di luglio 2012 di Ismea - Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare - che analizza il mercato agroalimentare negli ultimi 10 anni. 8
  • 9.
    Paesi che hannoincrementato di più le proprie importazioni nell’agroalimentare (continua)  La quota italiana al 2010 è del 3,3% e posiziona il nostro Paese al 10° posto tra gli esportatori mondiali  Nel 2012 la quota italiana nei prodotti dell’agricoltura è stata dell’1,7% e nei prodotti alimentari, bevande e tabacco del 3,8%* * Dati Agenzia ICE, Rapporto Annuale 2013. 9
  • 10.
    Italian Sounding: Definizione  Sidefinisce come l’utilizzo di denominazioni geografiche, immagini e marchi che evocano il mondo italiano per promuovere e commercializzare prodotti in realtà non italiani  Vale oltre 54 miliardi di Euro 10
  • 11.
    Inquadramento generale delsettore vitinicolo in Italia Rappresenta il 10% del fatturato del settore alimentare. Analisi SWOT del settore vitivinicolo italiano: 11 Punti di forza: -Elevata varietà -Più vini di qualità -Alto valore aggiunto produzione -Alto contenuto simbolico produzioni -Posizionamento consolidato Punti di debolezza: -Elevata frammentazione tessuto produttivo -Elevato potere contrattuale del trade -Scarsa incidenza di politiche promozionali comuni Minacce: -Riduzione dei consumi interni -Crescente concorrenza da parte di nuovi Paesi -Perdita di quote di mercato nei tradizionali mercati di sbocco -Utilizzo improprio delle denominazioni nazionali Opportunità: -Ingresso nel settore vinicolo di grandi gruppi del beverage -Protezione e alla valorizzazione del Made in Italy -Apporto di nuovi capitali di investimento -Sviluppo del turismo legato ai territori di produzione
  • 12.
    Il caso Eatalye il concetto di Country Origin of Effect:  Il concetto di COO è collegato al fatto che un consumatore attribuisce un differenziale di valore – positivo o negativo – ad un prodotto o servizio per il semplice fatto di essere stato realizzato in un determinato Paese o di essere comunque associato alle sue tradizioni  Eataly nasce per rappresentare un incontro nel settore agroalimentare tra le piccole botteghe artigianali e la Grande Distribuzione Organizzata (GDO)  Di fatto è una catena di punti vendita di medie e grandi dimensioni specializzati nella vendita e nella somministrazione di generi alimentari italiani di alta qualità 12
  • 13.
    Il caso Eatalye il concetto di Country Origin of Effect (continua) Le aziende acquisite nel corso degli anni, a partire dal 2004, risultano essere ad oggi 19, per la cui selezione è stato sfruttato il network di Slow Food, tra le quali:  Pastifico Afeltra di Gregnano  Vini San Romano  Vini Cantine del Castello di Santa Vittoria  La Granda, carni bovine  Acqua Lurisia  Salumi Antica Ardenga  Luca Montersino per Eataly, pasticceria  Vini azienda agricola Brandini  Vini Serafini e Vidotto  Birra Lurisia  Azienda Agricola e caseificio Agrilanga 13
  • 14.
    Il caso Eatalye il concetto di Country Origin of Effect (continua) Le caratteristiche alla base della scelta sono sostanzialmente tre:  Qualità dei prodotti valutata attraverso degustazioni comparate e cieche  Sostenibilità ed aderenze all’artigianalità delle tecniche produttive  Capacità di garantire qualità elevata e continuità nel rifornimento (elemento chiave dato che il problema risiede nell’incapacità della catena distributiva)  Le aziende acquisite da Eataly forniscono circa il 25% dei prodotti che la stessa rivende, il rimanente 75% è fornito da circa 2000 produttori  L’intento è stato raggiunto, ed è stato quello di colmare il gap delle deficienze del sistema distributivo italiano 14
  • 15.
    Mercati esteri  9punti vendita nel mercato giapponese e diverranno un franchising.  Nel mercato USA sono presenti 2 punti vendita di proprietà di EATALY, entrambi tramite il controllo di una Joint Venture con i partners locali, tra i quali la B&B restaurants, posseduta da Batali e Bastianich  EATALY NEW YORK, aperto il 31 agosto 2010 al numero 200 della Quinta Strada  EATALY CHICAGO, aperto il 2 dicembre 2013 nella east Ohio Street di Chicago  La strategia di penetrazione in un mercato straniero è varia a secondo del luogo: nel territorio nazionale tutti i negozi sono posseduti dalla società Eataly Distribuzione Srl; all’estero l’entrata non risulta quasi mai essere diretta, ma mediata da accordi strategici quali Joint Ventures e Franchising 15
  • 16.
    Il fattore Countryof Origin del settore agroalimentare italiano 16 Sulla base di un’indagine effettuata nel 2011 da Futurebrand risulta essere il secondo al mondo, inferiore solo alla Francia:
  • 17.
    Mission e Vision LaMission e la Vision dell’eat, shop, learn, enfatizza il ruolo della didattica alimentare all’interno del negozio, cioè educare la clientela e permettere un processo di acquisto conscio ed indipendente per mezzo:  Della comunicazione all’interno del negozio, attraverso manifesto, slogan e specializzazioni che si trovano prevalentemente sugli scaffali  Delle cosiddette scuole (aule didattiche in cui vengono realizzate una serie di lezioni frontali di cucina)  Di eventi spot (cooking shows)  Del reparto vendita libri 17
  • 18.
    Problematiche e principali soluzioni Iprezzi nella categoria freschi (poiché portano maggiori problematiche per il passaggio della dogana). Si affrontano con:  Ricerca di alternative locali artigianali valide sia di gradimento al pubblico che coerenti con la Mission di EATALY  Inserimento di prodotti che in Italia sono considerati da grande distribuzione (es. Barilla) ma che all’estero tornano ad essere visti come prodotti di nicchia e rappresentativi del Made in EATALY  L’importatore di fiducia è ATALANTA CORPORATION, caratterizzato da maggiore know-how e capacità di abbattere i costi attraverso un utilizzo intelligente dei containers (che possono essere sempre pieni) 18
  • 19.
    CONSORZIO FRANCIACORTA: CARATTERISTICHE EDANALISI STRATEGICA  Il Consorzio per la tutela del Franciacorta è una società consortile che ha lo scopo di valorizzare e tutelare la crescente produzione vitivinicola del territorio franciacortino  È prodotto con uve Chardonnay e/o Pinot nero  È consentito anche l’uso del Pinot bianco fino ad un massimo del 50% dell’uvaggio 19
  • 20.
    CONSORZIO FRANCIACORTA: CARATTERISTICHEED ANALISI STRATEGICA (continua) Dall'indagine 2014 emerge un generale rafforzamento del posizionamento di alto livello del Franciacorta dal punto di vista:  Enogastronomico (gusto, abbinamenti, eccellenza del prodotto)  Valoriale, per cui Franciacorta è sinonimo di qualità e prestigio. Per notorietà del marchio Franciacorta è al primo posto, secondo gli italiani. 20 89% 86% 70% 45% 33% 9% 95.30% 0% 100% 200% Indagine AstraRicerche 2014 Asti Champagne Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Oltrepo DOC Trento DOC Altalanga Franciacorta
  • 21.
    La Mission ela Vision del Franciacorta: scelte relative all’internazionalizzazione  Marketing strategico: rendersi preferibile rispetto allo Champagne, diretto concorrente  Puntare agli Stati Uniti d'America, secondo le annate, quarto o il quinto produttore del mondo. In particolare la California, che da sola arriva ad oltre il 90% della produzione totale del Paese. Ma anche lo stato dell'Oregon e di Washington. 21
  • 22.
    Conclusioni Strategia in 10punti:  Chiarire la propria mission e vision, coltivando la propria unicità ed eliminando i competitors con formule innovative o cercando i vantaggi competitivi sui medesimi non Made in Italy  Capire quando è il momento di consorziarsi per sfruttare sinergie e punti di forza comuni per la difesa del marchio, della qualità del prodotto e la promozione attraverso l'organizzazione di eventi e fiere  Scegliere mercati in cui la redditività è superiore. Vincere la sfida diversificata!  Comprendere a fondo come il mercato in questione percepisce l' Italian Flavour  Fare massa critica, allargando il proprio raggio d'azione verso GDO, fornitori, consumatori e integrarsi a valle o a monte, acquisendo il controllo di pezzi di filiera  Difendere la qualità con disciplinari e valutazioni/degustazioni comparate e cieche che possano dimostrare gli investimenti effettuati e preservare il valore aggiunto della produzione, enfatizzandone l'artigianalità 22
  • 23.
    Conclusioni Strategia in 10punti:  Creare partnership strategiche con chi è già presente nel mercato e lo conosce attraverso joint ventures o franchising  Sviluppare la conoscenza del territorio di provenienza della propria produzione, legandolo all'immaginario che il consumatore straniero ha dell'Italia o di quella determinata zona. Attuare politiche di promozione e di commercializzazione adeguate  Sfruttare il Country of Origin Effect e cercare di capire come il mindset del Paese in questione percepisce il prodotto  Impostare un'adeguata strategia comunicativa cercando di capire quali siano gli strumenti più adatti per il target di consumatori ideali. Forzare la brand recognition (Facebook, Twitter, Instagram) e la vendita tramite web 23