1. Vivere il territorio acqua e
terra
Istituto comprensivo Rocco
Montano
A . S 20142015
1B
2. Vivere il territorio acqua e terra
1. Italiano
poesie, detti popolari e
racconti
2.Storia e Geografia
il Tevere e la sua storia
3. Scienze
Estrazioni petrolifere acqua e
terra
4. Strumento musicale
Brani sull’acqua
5. Arte
disegni
6.Religione
la pesca miracolosa
7.Lingua francese
Cartellone
3. MI PRESENTO
Ciao io mi chiamo acqua, molti mi chiamano H2O.
Mi trovo dappertutto: al mare, in montagna, in collina, ai
poli e anche nei deserti. Quando sono fredda sono
ghiaccio, quando sono naturale sono liquida.
Tutte le persone hanno bisogno di me per vivere.
Posso essere molto utile ma anche molto pericolosa e
causare molte frane. Posso trasformarmi in acqua
gassata, distillata, potabile, anche acqua inquinata, ma
nessuno può riprodurmi.
Non sprecatemi.
4. ACQU D’STGHIAN
L’acqu d’ stghian
Scennej da la fntan
Scennej chiara chiara
E scennej cara cara
Nger l’fntoneil
Ca s’chiamav l’muel
Da l’femmn scin a pghia l’acqu
E nda l’worrech la prtavn
La feil avvin fa
S’ l’acqu bon vluin pghia
C’era un castello
C’era un castello,
che era proprio bello,
ora non c’è più,
ed è finito tutto giù.
Il principe Colonna ci abitava,
che da Napoli arrivava.
A Stigliano è arrivato
e il drago ha scacciato.
Fiumi e campi ha liberato
e i santarcangiolesi l’hanno ricompensato,
il fiume Sauro gli hanno donato
Le fontane di Stigliano
A Stigliano ci sono fontane con
tanti nomi,
una di queste è la fontana dei” tre
cannoni”.
Getta acqua chiara,
utile a chi beve e chi ara.
C’ è anche quella del Labruto
e la imbottigli con l’imbuto.
Singhiozza molto forte
L’acqua che arriva dal monte
ma non sono stati attenti,
e quanti spaventi
gli alberi ha buttato tutti giù
e Stigliano non c’ è più.
5. L’ ACQUA
L’ ACQUA E’ UNA OPPORTUNITA’, COGLILA
L’ ACQUA E’ UN DOVERE, COMPILO
L’ ACQUA E’ PREZIOSA, ABBINE CURA
L’ ACQUA E’ VITA, ACCOGLILA
L’ ACQUA E’ BELLEZZA, AMMIRALA
L’ ACQUA E’ MISTERO, SCOPRILO
L’ ACQUA E’ AMORE, GODINE
L’ ACQUA E’ NATURA
L’ ACQUA E’ SALVEZZA, ABBINE CURA
L’ ACQUA E’ FELICITA’, MERITALA
L’ ACQUA E’ SPERANZA, ABBI FIDUCIA
L’ ACQUA E’ UN SOGNO, REALIZZALO
L’ ACQUA E’ ACQUA, DIFENDILA
L’ACQUA E’ NATURA.
L’acqua
L’acqua è purezza, non inquinarla.
L’acqua è bellezza, disegnala.
L’acqua è preziosa, non sprecarla.
L’acqua è energia, sfruttala, ma non troppo.
L’acqua è musica, ascoltala.
L’acqua è vitalità, vivila.
L’acqua è l’onda, che si infrange sullo scoglio.
L’acqua è il torrente, che scorre e rumoreggia.
L’acqua è il rumore di un sasso gettato in un lago.
L’acqua è la fontana che zampilla, gorgoglia.
L’acqua è la pioggia che cade e mi bagna.
L’acqua è il pesce che nuota a pelo d’acqua.
L’acqua è il principio di tutto e di tutti.
L’acqua è ciò di cui ognuno ha bisogno.
L’acqua è il diamante liquido del mondo
L’acqua
L’ acqua è preziosa, rispettala
L’ acqua è bellezza, ammirala
acqua è felicità, proteggila
L’ acqua è una ricchezza, abbine cura
L’ acqua è un opportunità, coglila
L’ acqua è un sogno, realizzalo
L’ acqua è amore, accoglila
L’ acqua è un mistero, scoprilo
L’acqua è acqua, difendila
L’ acqua è un’ immagine, ammirala
L’acqua è un inno, cantalo
L’ acqua è vita, amala
L’acqua è di tutti, dividila
L’acqua è salute,bevila
L’acqua è libera, non bloccarla
L’acqua è habitat, non demolirla
L’acqua è incolore, non annerirla
L’acqua è avventura, rischiala
L’acqua è tristezza, superala
L’acqua è una lotta, accettala
L’acqua è una tragedia, affrontala corpo a corpo.
6. In un bosco tranquillo
c’è uno zampillo,
finisce nelle fontane
quelle vicine e quelle lontane.
L’acqua è anche nel mare
e i bambini vanno a giocare.
L’acqua è in tutto il mondo,
che gira sempre intorno.
L’acqua è poesia!
La mia poesia
ACQUA RAGIONE DI VITA
LAGHI, MARI, FIUMI, GHIACCIAI,
SORGENTI, PALUDI, CASCATE,
LUOGHI INCANTATI DOVE ABITANO LE
FATE.
SORGENTI:
SCHIZZI D’ ACQUA PENDENTI.
FIUMI:
DI NOTTE SEMBRANO LUMI.
MARI:
PER I BAMBINI SONO I PIU’ CARI.
LAGHI:
ALL’ INTERNO SI CREDE CHE CI SIANO
MAGHI.
GHIACCIAI:
DOVE FA PIU’ FREDDO CHE MAI.
PALUDI:
QUELLI CHE NE SOPRAVVIVONO
RESTANO NUDI.
LAGHI, MARI, FIUMI, GHIACCIAI,
SORGENTI, PALUDI, CASCATE
IMPORTATI SIETE VOI PER NOI
OVUNQUE VOI SIATE.
7. Tanti anni fa a Stigliano nelle abitazioni non c’era l’acqua si è dovuto aspettare gli anni sessanta per
averla in tutte le case. Non era facile approvvigionarsi e questo compito spettava alle donne, spesso
anche bambini, che andavano più volte al giorno alle fontane a prenderla. Le fontane erano numerose e
distribuite in varie parti del paese, si andava con il barile (l’worrécchj’), un recipiente cilindrico di legno o
con quello di creta (homml’). Il barile veniva trasportato sulla testa protetta dalla (spar’) una ciambella di
stoffa. In casa la si teneva nei contenitori in cui era stata trasportata, di solito vi era un piccolo angolo di
parete (poteva diventare un vero e proprio armadio a muro nelle abitazioni più agiate) dove venivano
inserite zanche di metallo sulle quali si poggiava il barile per poter far scorrere l’acqua nei recipienti
sottostanti, stando attenti a non farla disperdere. I più fortunati possedevano negli scantinati il pozzo di
acque sorgive, altri ancora si fornivano di tinozze, o anche piccole cisterne, per raccogliere quella
piovana.
Per fare il bucato le donne si recavano alle piccole sorgenti o al lavatoio pubblico dove erano costrette a
lavare, anche in pieno inverno, con l’acqua fredda, oppure dovevano trasportarne grandi quantità a casa e
riscaldarla al fuoco del camino in capienti caldaie. Ai lavatoi o alle sorgenti si cercava di arrivare sempre
presto, prima della altre, altrimenti si era costrette a lavare con l’acqua già usata dalle altre. Bisognava
stare attente a chi faceva un bucato con panni colorati, soprattutto neri, perché l’acqua avrebbe potuto
tingere tutti quelli bianchi. Spesso si era costrette a fare file interminabili che duravano anche ore e molto
spesso si giungeva al litigio quando qualche furbetta voleva oltrepassare le altre senza rispettare il
proprio turno. Le donne che avevano partorito da poco o con bambini piccoli, avevano la precedenza per
poter lavare la biancheria, vestitini e pannolini, rapidamente. Non esistevano i moderni detersivi e per il
bucato era necessario preparare la (l’ssej’). Si procedeva in questo modo: si metteva l’acqua nella caldaia
con la cenere e si portava a bollore, dopo un po’ si toglieva dal fuoco e si faceva riposare per permettere
alla cenere di depositarsi sul fondo. La mattina dopo, in quell’ acqua filtrata, si immergeva il bucato e
dopo averlo strofinato si risciacquava. Veniva usato anche il sapone fatto in casa con il grasso di maiale
unito alla soda caustica.
8. Intervista ai nonni
Dove andavi a prendere l’acqua?
Al fontanile, ce ne erano parecchi nel paese.
Quante fontane c’erano,più o meno?
Più o meno 10.
Ti ricordi dove erano?
Si, una ogni rione.
Con cosa trasportavi l’acqua?
O con il secchio,o con il barile in testa,detto “vorrechj”, e per bere un fiasco di creta
grande, detto “omml”.
Quante volte andavi a prendere l’acqua al giorno?
Due volte, una la mattina e una la sera, quando c’era. A volte il flusso dell’acqua
cessava a mezzogiorno. C’era anche una fila lunghissima. (Parlando di acqua potabile).
Questa acqua la usavi per bere… Ma se dovevi fare il bucato?
Alla fontana dei Tre cannoni, al paese, mentre quando ero in campagna al Sauro.
E come la conservavate?
“N’dal omml”, oppure in un pozzo, come la cisterna che abbiamo in campagna.
E dove erano questi pozzi?
C’era chi lo aveva in casa, sotterraneo, altri che abitavano lungo i corsi d’acqua la
prendevano lì.
9. Quann chiov dai l’acq a l’ ghaddein, (Quando piove
dai l’acqua alle galline,cioè fai cose inutili.)
Acq,fuc e pan’ non s neg’n’ manc’ a l’ can! (Acqua,
fuoco e pane non si negano neanche ai cani,tutti
hanno diritto al minimo.)
Sop a l’ cutt, l’acqua v’ddéut (Sopra la scottatura
metti l’acqua bollente, cioè metti il dito nella piaga).
T’annich’ nda n’ b’ccuir’ d’acq (Affoghi in un
bicchiere d’acqua).
10. Dovevo andare a prendere l’acqua
Sono Caterina,ho 12 anni e siamo nel 1952,ho una sorellina che sta per nascere,di nome Angela,e
una sorella gemella di nome Addolorata. “Catarè vaj a pgghjà l’acqu ala fnton d l tre canneun!”
strilla mia madre. “Mà non pot sce addlrot?” rispondo scocciata. “jedd je già sceut l’ata vot.” “eh
vabbù,semp je!.” Allora prendo “l’ vorrecchj” e mi incammino canticchiando una canzoncina che
avevo imparato da piccola:
p me l’acqu je l cuant dmamm
l’mar d l panza jeu,dong cresc.
L tobb che m fac mangià m fac cresc.
Pccnenn d l’acqu, so nda sta panz.
P me l’acqu je n mracul na storia long.
E to pccnenn chadda nasc,
deicm d l’acqu ca visc,
l’acqu ca ten e ca t’abbagn
arrivata alla fontana,ho poca fila da fare(fortunatamente!poco dopo però arriva una signora che mi
sorpassa dicendo: “ jà famm passà ca to non tin nint ce fa!”. E allora la faccio passare,però molte
altre signore fanno lo stesso,sono infuriata,sono le due e fa molto caldo e da una fila cortissima
devo ancora prendere l’acqua, sono stanchissima e decido di non far passare più nessuno,però
arriva una signora che mi spinge con molta prepotenza e mi fa cadere,infuriata,vado da dietro e la
spingo facendole cadere “l’vorrecchj”,passo davanti,finalmente riesco a prendere l’acqua e .mentre
lei mi maledice,scappo a casa. Nel pomeriggio,mentre aiuto a lavare i piatti,mi ritrovo a casa
quell’antipatica vecchia. “fegghjt je scstmot, m’ha fatt azzppo l’vorrecchj, mo l vogghj nuv!” mia
madre,con pazienza, mi chiede: “Catarè pcchè hai scassiat l’vorrecchj a cmpo marej?” allora io
rispondo: “ ohi Mà, je stei p pgghja l’acqu da nu suacc d timp,e jedd m’ava spent!” mia madre rivolta
alla signore,le dice: “ Marè, la vu sapè na cos?” la signora: “ce cos?” mia madre: “vatenn a codd
poies o grand o pccnenn l torn s rspett, e mo vaten da quò ca già mhai rott!” la signora,indignata,se
ne và. Io,felice di aver avuto la mia piccola vendetta chiamo mia sorella Addolorata e andiamo a
11. Le fate maldestre
C’erano una volta due fate, una dell’acqua e una della terra, che erano sempre in
conflitto fra di loro a causa dei loro possedimenti. Avevano molti territori,ma uno in
comune , quello di Stigliano . Un giorno la fata della terra per avere tutto il paese scacciò
la fata dell’acqua che si arrabbiò, dichiarando vendetta. Passarono anni e la fata dell’
acqua ritornò più arrabbiata di prima e più vendicatrice e scatenò una forte pioggia ,la
fata della terra si accorse che era ritornata e scoppiò una guerra. A causa di questa
guerra incominciarono a crollare edifici : il centro sociale , il castello ,strade e campagne.
Gli abitanti erano molti scossi e spaventati , soprattutto quelli che vivevano al centro
sociale e avevano paura che la frana li avrebbe portati via . Ma madre natura decise di
finirla con questa guerra , il danno era già stato fatto e la frana continuava a mangiare il
terreno, il centro sociale ogni giorno che passava crollava sempre di più. All’inizio il
sindaco provò a fare qualcosa , ma la situazione continuava a peggiorare . I cittadini e
madre natura si allearono e con le loro forze ripararono il centro sociale che era uno dei
più importanti edifici di Stigliano e fermarono altre frane; le due fate si riappacificarono e
capirono che non dovevano fare più guerra fra di loro.
12. La “fndan d la
meul” la fontana
della mula
“la fndan d Sant
Spert”
La fontana di Santo
Spirito
“la fndan d l tre canneun”
La fontana dei tre cannoni
13. “la fndan d la meul “ risale agli anni 40 veniva utilizzata per irrigare i campi e
fare il bucato . Negli anni 70 la frana della serra la distrusse e il comune di
Stigliano negli anni 90 la ricostruì ed ancora oggi è esistente.
14. Queste fontane sono state costruite dal comune in varie contrade del paese per
far si che i proprietari terrieri potessero usufruire dell’acqua potabile prendono
nome della contrada in cui sono situate.
15. Questa è la fontana “d l tre canneun” è una delle fontane più antiche del
paese, la popolazione la usava per fare il bucato e abbeverare gli animali il
nome deriva dalle tre uscite delle acque.
16. Questo è un abbeveratoio per le galline formato da un serbatoio e una
bacinella.
17. Questa è una mangiatoia per pecore e capre da parte superiore paglia e fieno è
quella inferiore avena e mangime.
Mangiatoia per pecore e capre
18. Questo è un abbeveratoio per maiali formato da un serbatoio e un biberon
all’estremità per far si che l’acqua sia sempre pulita.
Abbeveratoio per suini
19. Questo è “l scuan” sgabello in legno a tre piedi utillizato principalmente per
mungere.
20. Questa è la “pled” abbeveratoio in pietra per cani
21. Condizioni climatiche
Condizioni ambientali
Conquiste dell’ uomo
Zone favorite dai grandi fiumi
Sviluppo dell’ agricoltura
Aumento della popolazione
Organizzazione sociale
Organizzazione del lavoro
Nascita delle città
CIVILTA’
CINESE
Fiume Giallo
CIVILTA’
INDIANA
Indo
CIVILTA’
EGIZIA
Nilo
CIVILTA’
MESOPOTAMICA
Tigri ed Eufrate
22. ╠ ث LE GRANDI CIVILTA’ FLUVIALI ث ╣
Questa trasformazione avviene soprattutto in alcune aree della terra, là dove sono presenti grandi fiumi, come in
Egitto,lungo il Nilo, in Mesopotamia, lungo il Tigri e l’Eufrate, in India sulle rive dell’Indo ed in Cina lungo il corso
del fiume Giallo. Tutti questi fiumi erano soggetti a periodiche alluvioni, perciò le acque straripavano e coprivano
grandi tratti di terreno depositandovi il limoche, una volta ritiratesi le acque, lasciavano il suolo molto fertile.
Non sempre però le alluvioni avvenivano al momento giusto e le inondazioni potevano rappresentare un grave
pericolo per i raccolti e quindi per le comunità. Era necessario perciò trovare il modo di sfruttare al massimo
l’acqua al momento della piena, ma impedirne nello stesso tempo gli effetti disastrosi. Ciò era possibile solo
costruendo gli argini, canali e dighe.
Questi sistemi cominciarono ad apparire già nell’ottavo millennio a.C., permettendo alle comunità residenti lungo i
fiumi di raggiungere benessere e alti livelli di civiltà. Anche la costruzione di sistemi di irrigazione avranno
importanti conseguenze politiche. La realizzazione di canali, dighe ed argini rappresentava un’opera molto
complessa che non solo una singola famiglia, ma neppure un singolo villaggio erano in grado di realizzare; da qui
discende la necessità di unire gli sforzi di più villaggi in un lavoro coordinato che richiede, oltre a una grande
quantità di manodopera, anche competenze tecniche e capacità decisionale.
E’ in questo contesto che nasce lo Stato, cioè un organismo che prende le decisioni che riguardano l’intera
comunità e si serve di funzionari per dirigere e controllare.
Il potere non è più gestito dagli anziani della comunità, depositari delle conoscenze, ma da un unico individuo,
cioè il re, che si occupa anche della difesa della città. Ed infatti in città si sono intanto trasformati i villaggi più
importanti, spesso quelli nella posizione migliore, cioè vicino al fiume. L’acqua appare determinante per lo
sviluppo delle civiltà, in quanto il fiume non rappresenta solo l’indispensabile riferimento di acque per gli uomini ed
i campi, ma anche la via di comunicazione migliore attraverso cui dalla città vengono esportati i prodotti dei
laboratori artigiani, attraverso cui si spostano uomini ed oggetti in quanto la navigazione fluviale è più rapida e
sicura di quella terrestre.
23. ROMA
CAPUT MUNDI
Antico Santuario
di Giove Laziale Economia
Posizione
Circondato
Dai 7 colli
Vicino al
Mar Tirreno
Per via terra e
per mare
TEVERE
e
Isola Tiberina
Religione
Sviluppo
notevole,
dall’agricoltura
e pastorizia
al commercio:
24. CIVILTA’ DI ROMA : IL TEVERE
“Un insieme di villaggi in posizione
strategica dà vita a una potente città”
“La città di Roma nacque dall’unione di alcuni villaggi
di pastori e coltivatori, costruiti su sette colli
vicini uno all’altro. Poi, grazie all’intensa attività
di scambi che interessava quella zona, bagnata dal
Tevere e molto vicina al mare, crebbe economicamente,
divenendo un importante centro commerciale. Si
ponevano, così, le basi per un futuro grandioso”
Gli scavi archeologici e i molti ritrovamenti nel territorio romano e nel Lazio permettono oggi una ricostruzione della nascita di Roma più aderente
alla realtà.
I sette colli romani, fra i quali il più frequentato era il Palatino, furono abitati da nuclei di pastori e coltivatori già a partire dal X
secolo a.C. Numerose tombe e resti delle caratteristiche capanne rotonde dei pastori del Lazio sono stati ritrovati nell’attuale Foro
romano e sul colle Palatino, di fronte al Campidoglio. Altri scavi hanno dimostrato l’esistenza di nuclei di città piuttosto evolute
risalenti al VII e VI secolo a.C.
E’ molto probabile quindi che Roma facesse parte di un gruppo di villaggi riuniti in una lega religiosa, il più antico santuario fu quello
di Giove Laziale sul monte Cavo.
Alba Longa era la città più importante della lega e la stessa Roma ne riconosceva la supremazia. Ma la felice posizione geografica
di Roma, infatti, sorgeva presso l’isola Tiberina, che era da sempre il principale luogo di attraversamento del Tevere fra il nord e il
sud del Lazio. Inoltre, grazie alla vicinanza del mare, il villaggio divenne sicuro della zona. Così, lentamente, la città divenne un
importante centro commerciale sia per gli scambi via terra, sia per quelli via mare.
IL TEVERE
Fiume dell’Italia Centrale, tributario del mar Tirreno con 405 Km di corsa (che interessa soprattutto Umbria e Lazio) è il terzo fiume
d’Italia per lunghezza, dopo il Po e l’Adige, ma è il secondo per estensione del bacino idrografico (17.169 Km2). La portata ha due
massimi, in autunno (più marcato) e in primavera, e un valore minimo d’estate. Il fiume nasce in Emilia Romagna a 1268 m di quota,
dal monte Fumaiolo (nell’Appennino Tosco-emiliano e, con l’andamento prevalente verso sud, solca l’estrema sezione nord-
orientale della Toscana, entrando subito in Umbria.
Attraversa interamente la regione, percorrendo la Val Tiberina, bagnando Città di Castello e ricevendo la maggior parte dei suoi
affluenti, tra cui il Chiascio (82 Km), da sinistra, e il Paglia (67 Km), da destra; segue poi per un tratto il limite tra l’Umbria e il
Lazio. Entra quindi nel Lazio, dove quasi al confine riceve da sinistra la Nera (116 Km), assai ricca d’acqua, quindi, sempre da
sinistra, il non meno importante Aniene o Teverone (99 Km), poco dopo quest’ultima confluenza bagna Roma, sfociando poi nel mar
Tirreno con un delta, formato da due rami di Fiumara e Fiumicino, separati dall’isola Sacra. Il corso del Tevere corrisponde a una
delle principali direttrici di movimento che percorrono la penisola italiana in senso meridiano ma il suo primo ruolo storico è legato a
Roma, al suo mito di principale centralità tirrenica.
25. Marco Tullio Cicerone, celere oratore e uomo politico vissuto nel I sec. a.C., illustra nella sua
opera LA REPUBBLICA i vantaggi naturali della posizione geografica di Roma.
“Romolo previde che questa città sarebbe diventata un giorno la sede e il centro di un immenso impero. Nessuna città costruita in altre parti
d’Italia, infatti, avrebbe potuto diventare più facilmente una così grande potenza. E chi mai è così poco intelligente da non rendersi conto quanto
la città fosse protetta dalle sue difese naturali?
L’accortezza di Romolo e dei re che vennero dopo di lui, la circondò tutto intorno di una cinta ininterrotta di mura, delimitata dai monti impervi e
scoscesi. L’unico passaggio che si apriva tra l’Esquilino e il Quirinale che sorto sbarrato da un’enorme muraglia, e la rocca poggiava sui massi
di pietra tagliati a picco e su dirupi inaccessibili da rimanere incolume e intatta anche al tempo della terribile invasione gallica. Il luogo da lui
prescelto era anche ricco di acque salubre, mentre tutto intorno la regione era malsana: i colli infatti erano ventilati e affioravano ombre dalle
valli”.
Il territorio tra il Tevere e i colli Albani è abitato dai latini.
Agli inizi del primo millennio a.C. il Tevere, nei pressi della foce, scorreva in una pianura acquitrinosa e malarica. Su di essa si innalzavano
alcuni colli coperti da una fitta macchia mediterranea. Ai margini dei boschi si estendevano degli spazi aperti, adatti alla pastorizia e
all’agricoltura.
Questo territorio era abitato dai latini. Per sfuggire alla malaria che infestava le paludi e difendersi dalle razzie delle tribù vicine, essi avevano
costruito i propri villaggi sulle alture poste fra la riva del Tevere e i Colli Albani.
Roma in origine è un piccolo villaggio situato in prossimità del Tevere.
Secondo la leggenda, Roma fu fondata sul colle Palatino il 21 aprile del 753 a.C. da Romolo; lontano discendente dell’eroe troiano Enea,
approdato sulle rive del Tevere dopo la caduta di Troia. In realtà una fondazione vera e propria della città non avvenne mai, perché nel luogo in
cui sorse Roma si era da tempo formato un villaggio di pastori e agricoltori. Situato nei pressi dell’isola Tiberina, che rendeva agevole il guado
del Tevere, questo villaggio, a cui fu dato il nome di Roma, divenne ben presto un punto di passaggio obbligato sia per i mercanti sia per le
greggi transumanti tra i pascoli invernali della costa tirrenica e quelli estivi delle alture interne.
Di li passava inoltre la pista del sale (la futura via Salaria), che dalle spiagge di Ostia veniva portato alle popolazioni appenniniche.
A Roma quindi fiorì pian piano un ricco mercato di prodotti agricoli, bestiame e sale. Questo mercato attrasse non soltanto gli abitanti dei luoghi
vicini, ma anche Fenici, Greci ed Etruschi, che alla foce del Tevere scaricavano dalle navi le loro merci (ceramiche, armi, spezie, olio, tessuti)
per ricollocarle su barche adatte a risalire il fiume.
Grazie alla favorevole posizione geografica, Roma diventa una città.
Durante l’VIII e il VII sec. a.C., il piccolo insediamento del Palatino si ampliò assorbendo gli altri villaggi situati sui colli vicini (
Esquilino, Celio, Vicinale, Quirinale, Capitolino, e più tardi Aventino), anche per meglio resistere alla pressione degli Etruschi,
insediatisi al di là del Tevere.
26. Roma si trasformò così, a poco a poco, in una vera e propria città, fu posta
sotto il governo di un re e mutò la propria fisionomia , vennero tracciate
strade, costruite case e templi in muratura, innalzata una cerchia di mura.
Inoltre, fu avviata la lavorazione della ceramica, dei laterizi e dei metalli,
utilizzati soprattutto per fabbricarne armi ed utensili.
Per saperne di più.
Piccole e grandi città erano dotate di bagni pubblici o “THERMAE”, dotate
di acqua corrente, che in epoca repubblicana erano costituite da una serie
di spogliatoi e di locali
(FRIGIDARIA, TEPIDARIA, e CALIDARIA) e da una PALESTRA.
Nel periodo imperiale le terme divennero sempre più grandi e lussuose:
quelle di CARACALLA (215 d.C.) a Roma comprendevano le biblioteche e
grandi spazi pubblici coperti, riccamente decorati da statue, mosaici,
affreschi e rilievi in stucco.
I romani realizzarono un efficace sistema viario e di ponti che facilitava
fortemente i collegamenti all’interno dell’impero, e realizzarono lunghi
acquedotti, che approvvigionavano le città con le acque provenienti da
sorgenti anche lontane (come nel caso del Pont du Gard, costruito nel 19
a.C. vicino a Nimes in Francia).
36. TORRI DI TRIVELLAZIONE
Per estrarre il metano e il petrolio dai
giacimenti è necessario trivellare il suolo
per mezzo di una specie di enorme
trapano,si formano pozzi profondi migliaia
di metri.
44. petrolio 50.000 barili /giorno
Gas naturale 230.000 m3
GPL 240 ton/giorno
Zolfo 80 ton/ giorno
45. Lo zolfo liquido viene trasportato con autobotti
e utilizzato per la produzione di fertilizzanti. Lo
zolfo liquido non è pericoloso per l’ ambiente, se
rilasciato accidentalmente in acque o sul suolo
si solidifica rapidamente. Anche in forma solida
non presenta pericolo di inquinamento.
46. LE ACQUE DI PRODUZIONE
Le acque di produzione sono le acque che si ottengono dal
processo di separazione realizzato dopo l’ estrazione del
petrolio. Il fluido estratto dal pozzo è una miscela di gas, olio
e acqua che deve essere separata. L’acqua separata deve
essere trattata per eliminare componenti oleose e impurità,
in modo da poter essere riutilizzata nell’ impianto e in parte
immessa in corpi idrici superficiali nel rispetto delle severe
norme di legge per scongiurare pericoli di inquinamento
idrico.
47.
48.
49.
50.
51. TRA AGRI E SAURO:
il territorio degli antichi Lucani
52. Alcuni siti archeologici di grande importanza
tra cui: Aliano, Armento, Roccanova e Guardia
Perticara, hanno fornito significative
informazioni sulle antiche forme di
occupazione del territorio. In particolare i
reperti risalenti all’età del bronzo (XVI e XV
secolo a.C. )presente a Corigliano nei pressi
di Missanello.
53. La Basilicata è una delle principali aree
petrolifere dell’ Europa occidentale. Nel
2013 il 72 % della produzione nazionale di
greggio su terra ferma è arrivato dalla
Basilicata e il 16% della produzione italiana
di gas è stata garantita dagli impianti della
nostra Regione.La produzione è
concentrata in Val d’Agri e si prevede che
nel 2016 si aggiungeranno attività estrattive
nella Valle del Sauro nel progetto di sviluppo
del giacimento chiamato Tempa Rossa.
54. Durante l’attività non sono
previsti scarichi in corpi idrici
superficiali o in fognature
pubbliche. Tutte le acque
meteoriche che vengono a
trovarsi sulla piazzola e le
acque di lavaggio dell’impianto
sono raccolte e convogliate in
apposite vasche per poi essere
opportunamente trattate e
smaltite da ditte autorizzate.
55. Ambiente e sicurezza
La tutela della salute,
dell’ambiente e della
sicurezza dovrebbero essere
i principi ispiratori delle
compagnie petrolifere che in
Basilicata, come in ogni altra
parte del mondo, si occupano
di tutte le operazioni di
estrazione e gestione
successiva del petrolio.
56. Nel corso del 2013 ,in fase
di site preparation per il
corso TR2 sono stati
utilizzati circa 4.470 barili di
acqua
57. Un’ attenzione particolare
viene posta all’ideazione di
misure idonee di
contenimento dei consumi,
ad esempio con un
parziale riciclo in corso di
side track e per evitare
eventuali rischi di
contaminazione.
58. - Sicurezza delle operazioni;
- Minimizzazioni degli impatti ambientali;
-Salute dei lavoratori e dei cittadini;
- Informazioni e dialogo con le istituzioni e la
società civile ;
- Rispetto delle normative vigenti.
59. È il giudizio complessivo di compatibilità di un’
opera dal punto di vista del impatto sulle
diverse componenti dell’ ambiente : aria , acqua
superficiale e sotteranea , suolo, sottosuolo, flora
e fauna. Considera i possibili effetti su ogni
aspetto del ambiente : emissioni solide ,liquide,
gassose , inquinamento acustico , impatto visivo.
61. A tutela dell’ ambiente devono essere allestiti
sistemi anti-inquinamento, sia a livello di
superficie (drenaggio del piazzale per deflusso e
raccolta delle acque piovane, analizzazione e
stoccaggio delle acque di lavaggio, stoccaggio
ermetico e invio al trattamento dei detriti) che all’
interno del pozzo (utilizzo di fanghi stabilizzanti,
isolamento con cemento delle formazioni
attraversate, valvole di sicurezza)
62. Sono composti aggiungendo all’acqua
additivi come: Barite, Bentonite, Mica o
ancora residui di lavorazione del
cotone,della canapa, della juta, della
segatura e dei trucioli di legno.
63. Procedura in più fasi, ognuna delle quali deve
essere controllata con scrupolo e
professionalità. Un campione viene inviato ad
un laboratorio specializzato per essere
analizzato e caratterizzato con l’apposito
Codice CER, che permette di conoscerne la
composizione, per poter garantire un corretto
smaltimento.
64. Il codice CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti) è
una sequenza numerica di 6 cifre che identifica
un rifiuto. Viene applicato a tutti i rifiuti, sia quelli
da smaltire che da recuperare.
65. Lo smaltimento di qualsiasi rifiuto viene eseguito
tramite apposita registrazione e compilazione di un
formulario quando viene avviato a smaltimento
(discarica o recupero). Il formulario viene prodotto
in 4 copie:
1)Copia per il produttore. Le altre 3,fornite al
trasportatore, accompagnano il rifiuto fino al
destinatario,che le vidima.
2)Copia che resta al trasportatore.
3)Copia trattenuta presso l’impianto di trattamento.
4)Copia che torna al produttore come garanzia del
corretto trattamento finale.
66.
67.
68. Le acque di lavaggio dell’ impianto e delle
attrezzature confluiscono in una vasca e
vengono smaltite con fluidi e detriti
risultanti dall’ attività così come le acque
meteoriche raccolte attraverso un sistema
di canaline perimetrale alla piazzola .
94. Cosa abbiamo fatto?
Per il progetto vivere il territorio acqua e
terra, in lingua francese abbiamo fatto un
ricerca sulle parole che si riferiscono
all’acqua.
Le parole che ci hanno colpito sono state
quelle riguardanti la grandezza dei
fenomeni atmosferici.
Infatti il titolo del lavoro è: la grandeur de
l’eau.
Ognuno di noi ha “adottato” una parola
che ha illustrato o con un disegno o con
una foto.
Abbiamo incollato il materiale raccolto su
un cartellone.