Con i nuovi picchi di benzina e gasolio per autotrazione, torna a riaccendersi il dibattito su quale sia l\'effettiva posizione dell\'Italia nel confronto internazionale, e quali passi intraprendere per migliorare il sistema di approvvigionamento e distribuzione dei carburanti.
In allegato, si propone un confronto Italia vs. Europa su dati mutuati dal sito dell\'Unione Petrolifera e di fonte DG Energy della Commissione Europea (cfr. anche all\'interno della rubrica "Grafici e Schede per Capire").
Benzina verde a gasolio costano di più in Italia, sia rispetto all\'Ue-15 che rispetto all\'Europa allargata.
MA DOVE NASCE LO "STACCO" ITALIA?
Rispetto all\'Europa allargata, lo stacco deriva in primo luogo dal prezzo industria (il prezzo alla pompa, al netto delle componenti fiscali). Nelle rilevazioni del 1° di Marzo 2011 (le più recenti disponibili per la comparazione internazionale) il prezzo industria sovrasta la media Ue di oltre 6 centesimi di Euro/litro per la benzina, e di oltre 4 centesimi per il gasolio.
Rispetto all\'Ue-15, invece, lo stacco origina esclusivamente nel prezzo industria, dal momento la componente fiscale (accise e Iva) è inferiore alla media di quasi 4 centesimi di Euro/litro per la benzina, e di oltre 3 centesimi per il gasolio.
Il maggior costo dei carburanti per autotrazione non è da imputare al peso della fiscalità, ma ai margini di ricavo richiesti dalla filiera, dal produttore, al grossista, al distributore al dettaglio.
Due domande:
Quanto pesa questo stacco sui bilanci delle famiglie, sulle imprese e sullo sviluppo?
Come mai sul sito di Eurostat (parte public domain) non sono più disponibili, come solo qualche mese fa, le serie storiche dei prezzi dei carburanti per autotrazione, con spaccato per la parte industria e la parte fiscale, e sia in Euro nominali che in Euro corretti per la PPP?
Sulla base di quei dati Eurostat, CeRM ha già proposto tempo fa una riflessione sull\'andamento dei prezzi dei carburanti, in prospettiva comparata internazionale. Il documento di allora viene riproposto allegato in calce.
Emergeva la stessa evidenza rinvenibile nei dati giornalieri del 1° di Maggio 2011.
LE CINQUE PROPOSTE DI POLICY che allora si sono lanciate al dibattito conservano tutt\'affatto la loro validità, e potrebbero entrare a far parte di quell’agenda di riforme strutturali "a costo zero" cui il Programma Nazionale delle Riforme affida il rilancio dell\'economia e del Paese:
In primo luogo, alleggerire i vincoli amministrativi sull’apertura dei punti vendita e sui comportamenti dei distributori al dettaglio (delle pompe di rifornimento), mantenendo solo quelli effettivamente necessari a perseguire l’interesse generale. In particolare, il contingentamento numerico dovrebbe capovolgersi in un obiettivo di copertura territoriale minima;
Poi, migliorare la compatibilità tra la normativa che presiede alla distribuzione dei carburanti e quella riguardante la GDO (a cominciare dagli orari di servizio), per dare impulso alla penetrazione della GDO nel mercato;
Quindi rafforzare (lungo il tracciato già imboccato dall’articolo 5 del D. Lgs. n. 32 dell’11 Febbraio 2008) le previsioni normative che obblighino le società petrolifere e i titolari dei servizi di logistica (nella maggior parte dei casi de facto coincidenti) a riservare a distributori non verticalmente integrati (la GDO o le cosiddette “pompe bianche”) una quota del prodotto raffinato e della capacità di approvvigionamento. L’esperienza insegna che schemi di product/service release non sono semplici da disegnare e da far funzionare (contrastano con gli incentivi individuali), ma proprio su questo fronte potrebbe risultare doppiamente utile l’impegno della GDO e lo sviluppo di catene distributori al dettaglio di massa tale da avere sufficiente potere contrattuale o addirittura da affacciarsi sui mercati internazionali, anch
Short Summary SaniRegio2011 Bb CeRM (Pammolli e Salerno)Nicola_C_Salerno
Nel complesso, emergono quattro considerazioni in chiave di policy, coerenti con il benchmarking tra Regioni sulla base dei profili di spesa pro-capite per fasce di età (l’altro approccio sviluppato da CeRM accanto alla modellizzazione econometrica):
1.
I profondi gap di efficienza e di qualità tra Regioni hanno natura strutturale e trovano conferma impiegando metodologie di analisi diverse. Le cinque Regioni più devianti potrebbero liberare risorse per circa 9,4 miliardi/anno, più del 77% delle risorse, oltre 12 miliardi equivalenti a circa lo 0,8% del Pil, che si libererebbero a livello Paese se tutte le Regioni si posizionassero sulla frontiera efficiente e condividessero le stesse performance dell’Umbria, la Regione che si qualifica come benchmark;
2.
La sfida di policy è quella di disegnare i percorsi di convergenza delle varie Regioni verso il benchmark. È una sfida complessa, perché per alcune Regioni il percorso da compiere è particolarmente lungo e difficile. Leve essenziali saranno: piena responsabilizzazione fiscale; maggior responsabilizzazione di mandato/ufficio per politici e amministratori; deospedalizzazione; integrazione socio-sanitaria; prevenzione; riforma della distribuzione al dettaglio dei farmaci e sviluppo delle farmacie dei servizi; universalismo selettivo. Lungo queste dimensioni dovranno impostarsi ed essere valutati i programmi di convergenza delle Regioni verso gli standard;
3.
La coerenza tra i risultati dell’approccio econometrico e quelli dell’approccio per profili di spesa avvalora l’impostazione generale che i decreti attuativi della Legge n. 42-2009 stanno seguendo, con gli standard di spesa corrente da ricavare tramite benchmarking sulle Regioni più virtuose e, in parallelo, l’azione di perequazione/rafforzamento infrastrutturale dei Ssr;
4.
Nella difficoltà di dare copertura finanziaria certa e a medio-lungo termine alle risorse per gli investimenti infrastrutturali, dovrebbe essere opportunamente considerata anche la possibilità di una soluzione endogena, che riallochi in conto capitale una quota delle risorse che i guadagni di efficienza mano mano liberano sul fronte corrente.
Ma nell’immediato, l’attuale situazione di finanza pubblica, unitamente all’alto stock di debito e alle prospettive di basa crescita che accompagneranno il Paese nei prossimi anni, potrebbe suggerire di dedicare una parte dei guadagni di efficienza al consolidamento dei conti. Alcune Regioni (Campania e Lazio in testa) hanno, attraverso successivi disavanzi di gestione, accumulato uno stock di debito nel comparto sanitario che ha assunto dimensioni tali da attirare l’attenzione della società internazionali di rating. La magnitudine delle risorse liberabili con l’efficientamento dei Ssr è tale da permettere di vagliare loro riallocazioni multiple, in grado di portare avanti, in maniera equilibrata e consapevole, innalzamenti di adeguatezza/qualità delle prestazioni, rafforzamento dell’infrastrutturazione e consolidamento dei conti.
13 Giugno 2011
La regolamentazione delle farmacie in Italia (Fabio Pammolli e Nicola C. Sale...Nicola_C_Salerno
All’indomani dell’audizione del Presidente dell’Agcm Antonio Catricalà in Commissione Igiene e Sanità del Senato, questo Wp fa il punto sullo stato della distribuzione al dettaglio del farmaco in Italia.
Si ripercorre l’evoluzione normativa e regolamentare di settore, dal “Bersani-1” sino alle ipotesi, ancora in via di definizione, di multiservice e di fee-for-service, passando per il Ddl “Tomassini-Gasparri” che ad oggi sembra essere il testo base per i lavori parlamentari da cui dovrebbe prendere forma il riordino del sistema di distribuzione.
Emergono chiaramente gli snodi di natura corporativistica e le difficoltà e le contraddizioni del Legislatore nell’affrontarli.
Al di là delle ultime evoluzioni normative, sono direttamente questi snodi a impedire che multiservice e fee-for-service possano, se realizzati, esprimere appieno le loro potenzialità. Nell’attuale contesto di chiusura e protezione per gli incumbent, queste due innovazioni si prestano a distorsioni a danno della concorrenza, dei professionisti outsider, e dei cittadini.
L’augurio è che l’introduzione dell’esercizio multiservice e il passaggio alla fee possano essere parti di una riflessione più ampia e complessiva sulle diverse dimensioni rilevanti: pianta organica, bundling di proprietà e gestione, divieto di incorporation, divieto di catene, pianificazione degli orari, etc..
Senza una visione di insieme, multiservice e fee-for-service difficilmente sarebbero all’altezza di generare gli effetti positivi che ci si attende e anzi, al contrario, aprirebbero altri fronti di criticità, sia sul piano economico che su quello del diritto.
In particolare, si desidera sollecitare riflessioni sul contenuto dei due capitoli “Verso la farmacia dei servizi” e “L’ipotesi di fee-for-service”.
Data = 12 NOvembre 2010
Autori: Fabio Pammolli e Nicola C. Salerno
L’integrazione pubblico-privato nel finanziamento della sanità e dell’assiste...Nicola_C_Salerno
Il Quaderno contiene una dettagliata ricostruzione dell’evoluzione del quadro normativo relativo agli strumenti di copertura della spesa privata per sanità e assistenza alla persona: dall’out-of-pocket, ai fondi sanitari vecchi e nuovi, alle società di mutuo soccorso, alle assicurazioni.
Le conclusioni si svolgono attorno a tre questioni su cui si vorrebbe sollecitare il dibattito:
(1) L’introduzione di fondi welfare, che perseguono nel contempo finalità previdenziali sia in ambito pensionistico che sanitario;
(2) La razionalizzazione della fiscalità agevolata, facendo perno sullo schema della detrazione “a piramide”;
(3) La distinzione “doc” / “non doc” di cui si stanno, forse, sottovalutando alcune problematicità, attuali e prospettiche.
Assieme al Quaderno (liberamente scaricabile su www.cermlab.it), si rendono disponibili le slide della presentazione sullo stesso tema tenuta da in Ania il 16 Giugno 2010. Queste slide sono utili anche per una visione sintetica dei contenuti del Quaderno.
Presentazione di Nicola Salerno a Simposio AFI, Rimini, 10 Giugno 2011Nicola_C_Salerno
Il giorno 14 Giugno 2011, a Rimini, Nicola C. Salerno rappresenta il CeRM al Simposio AFI - Associazione Farmaceutici Industria. Nel suo intervento, Salerno descrive le argomentazioni e le posizioni maturate nel corso del lavori CeRM sulla trasformazione federalista e sulla standardizzazione dei fabbisogni sanitari. Come si collocherà la governance della farmaceutica nel nuovo assetto federalista? In occasione del convegno, saranno rese disponibili le slide dell\'intervento.
Riparto del Fsn 2011: Il gioco è valso la candela? (21 Aprile 2011, Cerm)Nicola_C_Salerno
Le previsioni fatte da CeRM nei giorni scorsi sembrano esser state lungimiranti. Ieri (20 Aprile 2011)la Conferenza Stato-Regioni ha espresso consenso sul riparto del Fondo Sanitario Nazionale per il 2011. Sono stati suddivisi tra le Regioni 104,867 miliardi di Euro come risorse non vincolate, oltre a 1,6 miliardi di Euro come risorse vincolate agli obiettivi di Piano Sanitario 2011.
Nell’ultima Tavola in allegato (pagina 6) si descrive il confronto tra le quote (%) concordate per il riparto delle risorse complessive (non vincolate e vincolate), e le quote che sarebbero emerse se si fossero utilizzati, come pesi per il riparto, i rapporti di fabbisogno pro-capite per fascia di età rilevabili nelle Regioni benchmark.
Le differenze tra le quote spettanti alle varie Regioni (19 Regioni più 2 Province Autonome) appaiono molto contenute. Addirittura, dieci differenze restano nell’ordine di centesimi di punto percentuale, con tre Regioni (Sardegna, Valle d’Aosta, Veneto) che di fatto non vedono nessun cambiamento nelle loro quote di riparto. La differenza massima è quella della Campania, con un miglioramento di 0,76 p.p., seguita dalla Toscana, con un peggioramento di 0,34 p.p.. I rimanenti nove scarti sono, in valore assoluto, al di sotto dei tre decimi di punto percentuale.
La domanda è quella già proposta nei giorni scorsi: “Il gioco è valso la candela?”. Mesi di interazione tra Regioni, faticosa, costosa, per molti versi anche non perfettamente trasparente, sostituibili con una regola di riparto codificata ex-ante, chiara e che, oltre alla proprietà di efficienza che le deriva dal benchmarking, mette in atto una strutturale perequazione tra territori. Questa qualità redistributiva è già stata commentata in vari lavori CeRM (l’ultimo segnalato in nota in calce) e, adesso, trova conferma nei valori sui quali si è assestato l’equilibrio tra le diverse esigenze delle varie Regioni.
Questa regola potrebbe essere adottata subito e mantenuta nel medio periodo (con manutenzione ordinaria ogni 5-7 anni); e gli sforzi di Stato e Regioni concentrati sulla perequazione infrastrutturale, sul riassorbimento dei gap di efficienza di gestione corrente, e sul rientro dalle posizioni debitorie esistenti nei Ssr.
21 Aprile 2011
Short Summary SaniRegio2011 Bb CeRM (Pammolli e Salerno)Nicola_C_Salerno
Nel complesso, emergono quattro considerazioni in chiave di policy, coerenti con il benchmarking tra Regioni sulla base dei profili di spesa pro-capite per fasce di età (l’altro approccio sviluppato da CeRM accanto alla modellizzazione econometrica):
1.
I profondi gap di efficienza e di qualità tra Regioni hanno natura strutturale e trovano conferma impiegando metodologie di analisi diverse. Le cinque Regioni più devianti potrebbero liberare risorse per circa 9,4 miliardi/anno, più del 77% delle risorse, oltre 12 miliardi equivalenti a circa lo 0,8% del Pil, che si libererebbero a livello Paese se tutte le Regioni si posizionassero sulla frontiera efficiente e condividessero le stesse performance dell’Umbria, la Regione che si qualifica come benchmark;
2.
La sfida di policy è quella di disegnare i percorsi di convergenza delle varie Regioni verso il benchmark. È una sfida complessa, perché per alcune Regioni il percorso da compiere è particolarmente lungo e difficile. Leve essenziali saranno: piena responsabilizzazione fiscale; maggior responsabilizzazione di mandato/ufficio per politici e amministratori; deospedalizzazione; integrazione socio-sanitaria; prevenzione; riforma della distribuzione al dettaglio dei farmaci e sviluppo delle farmacie dei servizi; universalismo selettivo. Lungo queste dimensioni dovranno impostarsi ed essere valutati i programmi di convergenza delle Regioni verso gli standard;
3.
La coerenza tra i risultati dell’approccio econometrico e quelli dell’approccio per profili di spesa avvalora l’impostazione generale che i decreti attuativi della Legge n. 42-2009 stanno seguendo, con gli standard di spesa corrente da ricavare tramite benchmarking sulle Regioni più virtuose e, in parallelo, l’azione di perequazione/rafforzamento infrastrutturale dei Ssr;
4.
Nella difficoltà di dare copertura finanziaria certa e a medio-lungo termine alle risorse per gli investimenti infrastrutturali, dovrebbe essere opportunamente considerata anche la possibilità di una soluzione endogena, che riallochi in conto capitale una quota delle risorse che i guadagni di efficienza mano mano liberano sul fronte corrente.
Ma nell’immediato, l’attuale situazione di finanza pubblica, unitamente all’alto stock di debito e alle prospettive di basa crescita che accompagneranno il Paese nei prossimi anni, potrebbe suggerire di dedicare una parte dei guadagni di efficienza al consolidamento dei conti. Alcune Regioni (Campania e Lazio in testa) hanno, attraverso successivi disavanzi di gestione, accumulato uno stock di debito nel comparto sanitario che ha assunto dimensioni tali da attirare l’attenzione della società internazionali di rating. La magnitudine delle risorse liberabili con l’efficientamento dei Ssr è tale da permettere di vagliare loro riallocazioni multiple, in grado di portare avanti, in maniera equilibrata e consapevole, innalzamenti di adeguatezza/qualità delle prestazioni, rafforzamento dell’infrastrutturazione e consolidamento dei conti.
13 Giugno 2011
La regolamentazione delle farmacie in Italia (Fabio Pammolli e Nicola C. Sale...Nicola_C_Salerno
All’indomani dell’audizione del Presidente dell’Agcm Antonio Catricalà in Commissione Igiene e Sanità del Senato, questo Wp fa il punto sullo stato della distribuzione al dettaglio del farmaco in Italia.
Si ripercorre l’evoluzione normativa e regolamentare di settore, dal “Bersani-1” sino alle ipotesi, ancora in via di definizione, di multiservice e di fee-for-service, passando per il Ddl “Tomassini-Gasparri” che ad oggi sembra essere il testo base per i lavori parlamentari da cui dovrebbe prendere forma il riordino del sistema di distribuzione.
Emergono chiaramente gli snodi di natura corporativistica e le difficoltà e le contraddizioni del Legislatore nell’affrontarli.
Al di là delle ultime evoluzioni normative, sono direttamente questi snodi a impedire che multiservice e fee-for-service possano, se realizzati, esprimere appieno le loro potenzialità. Nell’attuale contesto di chiusura e protezione per gli incumbent, queste due innovazioni si prestano a distorsioni a danno della concorrenza, dei professionisti outsider, e dei cittadini.
L’augurio è che l’introduzione dell’esercizio multiservice e il passaggio alla fee possano essere parti di una riflessione più ampia e complessiva sulle diverse dimensioni rilevanti: pianta organica, bundling di proprietà e gestione, divieto di incorporation, divieto di catene, pianificazione degli orari, etc..
Senza una visione di insieme, multiservice e fee-for-service difficilmente sarebbero all’altezza di generare gli effetti positivi che ci si attende e anzi, al contrario, aprirebbero altri fronti di criticità, sia sul piano economico che su quello del diritto.
In particolare, si desidera sollecitare riflessioni sul contenuto dei due capitoli “Verso la farmacia dei servizi” e “L’ipotesi di fee-for-service”.
Data = 12 NOvembre 2010
Autori: Fabio Pammolli e Nicola C. Salerno
L’integrazione pubblico-privato nel finanziamento della sanità e dell’assiste...Nicola_C_Salerno
Il Quaderno contiene una dettagliata ricostruzione dell’evoluzione del quadro normativo relativo agli strumenti di copertura della spesa privata per sanità e assistenza alla persona: dall’out-of-pocket, ai fondi sanitari vecchi e nuovi, alle società di mutuo soccorso, alle assicurazioni.
Le conclusioni si svolgono attorno a tre questioni su cui si vorrebbe sollecitare il dibattito:
(1) L’introduzione di fondi welfare, che perseguono nel contempo finalità previdenziali sia in ambito pensionistico che sanitario;
(2) La razionalizzazione della fiscalità agevolata, facendo perno sullo schema della detrazione “a piramide”;
(3) La distinzione “doc” / “non doc” di cui si stanno, forse, sottovalutando alcune problematicità, attuali e prospettiche.
Assieme al Quaderno (liberamente scaricabile su www.cermlab.it), si rendono disponibili le slide della presentazione sullo stesso tema tenuta da in Ania il 16 Giugno 2010. Queste slide sono utili anche per una visione sintetica dei contenuti del Quaderno.
Presentazione di Nicola Salerno a Simposio AFI, Rimini, 10 Giugno 2011Nicola_C_Salerno
Il giorno 14 Giugno 2011, a Rimini, Nicola C. Salerno rappresenta il CeRM al Simposio AFI - Associazione Farmaceutici Industria. Nel suo intervento, Salerno descrive le argomentazioni e le posizioni maturate nel corso del lavori CeRM sulla trasformazione federalista e sulla standardizzazione dei fabbisogni sanitari. Come si collocherà la governance della farmaceutica nel nuovo assetto federalista? In occasione del convegno, saranno rese disponibili le slide dell\'intervento.
Riparto del Fsn 2011: Il gioco è valso la candela? (21 Aprile 2011, Cerm)Nicola_C_Salerno
Le previsioni fatte da CeRM nei giorni scorsi sembrano esser state lungimiranti. Ieri (20 Aprile 2011)la Conferenza Stato-Regioni ha espresso consenso sul riparto del Fondo Sanitario Nazionale per il 2011. Sono stati suddivisi tra le Regioni 104,867 miliardi di Euro come risorse non vincolate, oltre a 1,6 miliardi di Euro come risorse vincolate agli obiettivi di Piano Sanitario 2011.
Nell’ultima Tavola in allegato (pagina 6) si descrive il confronto tra le quote (%) concordate per il riparto delle risorse complessive (non vincolate e vincolate), e le quote che sarebbero emerse se si fossero utilizzati, come pesi per il riparto, i rapporti di fabbisogno pro-capite per fascia di età rilevabili nelle Regioni benchmark.
Le differenze tra le quote spettanti alle varie Regioni (19 Regioni più 2 Province Autonome) appaiono molto contenute. Addirittura, dieci differenze restano nell’ordine di centesimi di punto percentuale, con tre Regioni (Sardegna, Valle d’Aosta, Veneto) che di fatto non vedono nessun cambiamento nelle loro quote di riparto. La differenza massima è quella della Campania, con un miglioramento di 0,76 p.p., seguita dalla Toscana, con un peggioramento di 0,34 p.p.. I rimanenti nove scarti sono, in valore assoluto, al di sotto dei tre decimi di punto percentuale.
La domanda è quella già proposta nei giorni scorsi: “Il gioco è valso la candela?”. Mesi di interazione tra Regioni, faticosa, costosa, per molti versi anche non perfettamente trasparente, sostituibili con una regola di riparto codificata ex-ante, chiara e che, oltre alla proprietà di efficienza che le deriva dal benchmarking, mette in atto una strutturale perequazione tra territori. Questa qualità redistributiva è già stata commentata in vari lavori CeRM (l’ultimo segnalato in nota in calce) e, adesso, trova conferma nei valori sui quali si è assestato l’equilibrio tra le diverse esigenze delle varie Regioni.
Questa regola potrebbe essere adottata subito e mantenuta nel medio periodo (con manutenzione ordinaria ogni 5-7 anni); e gli sforzi di Stato e Regioni concentrati sulla perequazione infrastrutturale, sul riassorbimento dei gap di efficienza di gestione corrente, e sul rientro dalle posizioni debitorie esistenti nei Ssr.
21 Aprile 2011
L'articolo a colonna sul lato destro, con titolo evidenziato in verde, riporta alcuni commenti degli esperti. Tra questi, anche il mio (Nicola Salerno, CeRM), riguardante il contributo applicabile alle pensioni per riassorbire, almeno in parte, i generosi vantaggi elargiti dalle regole di calcolo retributive.
Vi racconto perchè ho votato FARE-FiD alla Camera e M5S al Sento.
Me lo chiedono in tanti.
A tutti rispondo con queste poche righe, mano alla coscienza.
Non è stato un voto facile.
Che viva l'Italia! nicola
Tra il Gennaio 2001 e il Settembre 2012, sono poste a confronto le seguenti tre serie:
1) Commercio al dettaglio a valori nominali;
2)Prezzi al consumo (indice armonizzato Europa, HICP);
3) Commercio al dettaglio in termini reali (depurato dalla dinamica dei prezzi).
Ne emerge una forbice impressionante, con in mezzo le famiglie.
Le serie sono quelle Istat destagionalizzate. Valori del Gennaio 2011 normalizzati all\'unita\'.
::: IL VIAGGIO ::: Una versione moderna dell\'ippogrifo. Un po\' vascello un po\' lampara, un po\' macchina fuoristrada un po\' pullman a più piani, un po\' casa semovente un po\' Carro della Bruna. Ce n\'è per tutti i gusti. Sembra lì lì per collassare su di sè, ma poi dura finchè va. Più o meno è così la mia valigia quando parto. Un grazie all\'immaginazione e alla mano di Paolo Freuli.
1) Long term projections show healthcare spending as a percentage of GDP could double or more than double by 2060 in industrialized countries due to new drugs and technology.
2) In Italy, governance of spending on cancer drugs remains incomplete, with regulation fragmented between the national, regional, and hospital levels.
3) This leads to unequal access to drugs for citizens depending on where they live, and differences in how therapies are monitored and costs managed between regions and hospitals.
Ipotesi di riduzione dei contributi pensionistici al primo pilastro. Una prim...Nicola_C_Salerno
La prima quantificazione di una ipotesi di riduzione dei contributi pensionistici obbligatori per gli under 40 lavoratori dipendenti regolari (pubblici e privati, full time e part time).
Le elaborazioni sono descritte passo passo.
CeRM, Settembre 2012
L'articolo a colonna sul lato destro, con titolo evidenziato in verde, riporta alcuni commenti degli esperti. Tra questi, anche il mio (Nicola Salerno, CeRM), riguardante il contributo applicabile alle pensioni per riassorbire, almeno in parte, i generosi vantaggi elargiti dalle regole di calcolo retributive.
Vi racconto perchè ho votato FARE-FiD alla Camera e M5S al Sento.
Me lo chiedono in tanti.
A tutti rispondo con queste poche righe, mano alla coscienza.
Non è stato un voto facile.
Che viva l'Italia! nicola
Tra il Gennaio 2001 e il Settembre 2012, sono poste a confronto le seguenti tre serie:
1) Commercio al dettaglio a valori nominali;
2)Prezzi al consumo (indice armonizzato Europa, HICP);
3) Commercio al dettaglio in termini reali (depurato dalla dinamica dei prezzi).
Ne emerge una forbice impressionante, con in mezzo le famiglie.
Le serie sono quelle Istat destagionalizzate. Valori del Gennaio 2011 normalizzati all\'unita\'.
::: IL VIAGGIO ::: Una versione moderna dell\'ippogrifo. Un po\' vascello un po\' lampara, un po\' macchina fuoristrada un po\' pullman a più piani, un po\' casa semovente un po\' Carro della Bruna. Ce n\'è per tutti i gusti. Sembra lì lì per collassare su di sè, ma poi dura finchè va. Più o meno è così la mia valigia quando parto. Un grazie all\'immaginazione e alla mano di Paolo Freuli.
1) Long term projections show healthcare spending as a percentage of GDP could double or more than double by 2060 in industrialized countries due to new drugs and technology.
2) In Italy, governance of spending on cancer drugs remains incomplete, with regulation fragmented between the national, regional, and hospital levels.
3) This leads to unequal access to drugs for citizens depending on where they live, and differences in how therapies are monitored and costs managed between regions and hospitals.
Ipotesi di riduzione dei contributi pensionistici al primo pilastro. Una prim...Nicola_C_Salerno
La prima quantificazione di una ipotesi di riduzione dei contributi pensionistici obbligatori per gli under 40 lavoratori dipendenti regolari (pubblici e privati, full time e part time).
Le elaborazioni sono descritte passo passo.
CeRM, Settembre 2012
Ipotesi di riduzione dei contributi pensionistici al primo pilastro. Una prim...
Prezzi di Benzina e Gasolio: l\'Anomalia dell\'Italia e Cinque Proposte di Policy
1. Grafico n. 24 del 12/09/08
Fabio Pammolli e Nicola C. Salerno
I prezzi dei carburanti per autotrazione: dov’è
l’anomalia italiana?
Un confronto su dati EUROSTAT e cinque proposte di policy
I dati EUROSTAT (database online) consentono di confrontare, a parità dei poteri di acquisto, i prezzi alla
pompa di benzina e diesel, nella parte industria e in quella fiscale. L’analisi comparativa rivela alcuni
dati di fatto inequivocabili.
1
Tra il 1998 e il primo semestre 2008, i prezzi industria italiani della benzina e del diesel sono stati
stabilmente più alti della media dell’Europa dei 15, con uno scarto medio di oltre l’11 per cento. Nella
media degli ultimi tre anni la differenza è minore, ma ancora ampia: pari al 7,3 per cento per la benzina,
e a quasi l’8,7 per il diesel. Più marcate sono le differenze rispetto ai principali Partner. Se si guarda al
primo semestre del 2008, in Francia i prezzi sono più bassi del 14,4 e del 15,6, in Germania del 17,2 e del
9,6, nel Regno Unito del 7,1 e del 7,2; con il risultato che la media UE‐15 ponderata per i volumi di
consumo presenterebbe uno scarto ancora più pronunciato, con un differenziale di prezzo, nel primo
semestre 2008, prossimo o addirittura superiore al 10 per cento, sia per la benzina che per il diesel.
Lo stacco dei prezzi industria italiani arriva allo stesso ordine di grandezza dello stacco della
componente fiscale, che in Italia pesa più che nella media europea. Ma questo dato non deve trarre in
inganno, e nasconde alcune fondamentali differenze tra i due mark‐up, che risaltano nel confronto con i
principali Partner UE. Germania e Regno Unito mostrano componenti fiscali significativamente
superiori a quella italiana, sia per la benzina (nel primo semestre 2008, +9,8 e +12,9) che per il gasolio
(+5,9 e +30,9); ma nel contempo fanno registrare prezzi industria significativamente inferiori. La Francia
ha sì componenti fiscali inferiori a quelle italiane, ma anche prezzi industria che sono significativamente
inferiori a quelli italiani.
La vera anomalia del mercato dei carburanti per autotrazione italiano risiede nei prezzi industria, che
mantengono margini di ricavo troppo elevati lungo tutta la filiera e indipendenti dai cicli del petrolio.
Nelle due recenti Segnalazioni del 2007, la AS379 e la AS436, l’Antitrust ha sottolineato le criticità della
normativa che regola l’attività di distribuzione al dettaglio. Allo stato attuale e nonostante le riforme
negli anni 1998‐2001, la distribuzione mantiene forti rendite di posizione e amplifica i problemi di
concorrenza a monte, a livello di produzione/raffinazione e stoccaggio/approvvigionamento (la
Grafico CERM n. 24 del 12/09/08
2. logistica), molti dei quali trascendono le possibilità di intervento del Legislatore nazionale e si
configurano come problemi di livello internazionale.
Per superare questo equilibrio negativo, nelle due Segnalazioni del 2007, l’Antitrust
suggerisce di approfondire alcune linee di policy:
(1) In primo luogo, alleggerire i vincoli amministrativi sull’apertura dei punti vendita e sui
comportamenti degli operatori, mantenendo solo quelli effettivamente necessari a perseguire
l’interesse generale. In particolare, il contingentamento numerico dovrebbe capovolgersi in
un obiettivo di copertura territoriale minima1.
(2) Poi, migliorare la compatibilità tra la normativa che presiede alla distribuzione dei
carburanti e quella riguardante la GDO (a cominciare dagli orari di servizio), per dare
impulso alla penetrazione della GDO nel mercato.
(3) Quindi rafforzare (lungo il tracciato già imboccato dall’articolo 5 del D. Lgs. n. 32 dell’11
Febbraio 2008) le previsioni normative che obblighino le società petrolifere e i titolari dei
servizi di logistica (nella maggior parte dei casi de facto coincidenti) a riservare a distributori
non verticalmente integrati (la GDO o le cosiddette “pompe bianche”) una quota del prodotto
raffinato e della capacità di approvvigionamento. L’esperienza insegna che schemi di
product/service release non sono semplici da disegnare e da far funzionare (contrastano con gli
incentivi individuali), ma proprio su questo fronte potrebbe risultare doppiamente utile
l’impegno della GDO e lo sviluppo di catene distributori al dettaglio di massa tale da avere
2
sufficiente potere contrattuale o addirittura da affacciarsi sui mercati internazionali, anche
dotandosi, col tempo, di logistica o parti della logistica in house.
(4) Infine, lavorare alla costruzione di un corpus normativo settoriale chiaro e omogeneo, al
posto di quello attuale troppo frammentato tra Stato, Regioni e Province, e privo di indirizzi
unitari su tematiche di interesse nazionale come la concorrenza e la qualità del servizio. È,
questo, un punto che rileva anche per portare a termine la riorganizzazione federalista su cui
il Paese è impegnato.
A queste quattro linee per la policy se ne può aggiungere un’altra, anche se non direttamente
citata dall’Antitrust. (5) In alternativa a schemi di product/service release, se dovessero
perdurare le difficoltà dei distributori new enter non integrati ad approvvigionarsi a
condizioni non discriminatorie, potrebbero valutarsi soluzioni di unbundling, muovendo
verso forme di separazione funzionale e societaria delle fasi in filiera, e richiedendo che
operatori impegnati nella produzione/raffinazione non controllino punti di distribuzione né
vi siano indirettamente collegati, oppure che essi non possano detenere, direttamente o
indirettamente, oltre una certa percentuale del numero complessivo dei punti vendita. I
produttori integrati a valle sarebbero chiamati a cedere sul mercato punti vendita delle loro
reti.
1 Questa indicazione è speculare a quella che lo stesso Antitrust da anni ripropone per la riforma della distribuzione
al dettaglio dei farmaci.
Grafico CERM n. 24 del 12/09/08
3. Sono questi cinque gli snodi strutturali da affrontare, guardando alle esperienze
internazionali e riprendendo le fila del disegno di legge n. 1.644 della scorsa Legislatura (il
cosiddetto “Bersani‐ter”) che, agli articoli 1 e 8, aveva cominciato a muoversi nella giusta
direzione.
Finché a questi snodi non saranno date risposte adeguate, sarà sempre troppo facile
lamentarsi del ciclo internazionale del petrolio e del Fisco esoso. Mentre i problemi sono
nostri e non di natura fiscale.
12 Settembre 2008
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3
Grafico CERM n. 24 del 12/09/08
4. Prezzo industria alla pompa per litro di benzina senza piombo (Euro correnti‐PPP) 0,06
0,62
0,06
0,52
0,05
0,05
0,42
0,04
0,32
0,04
0,03
0,22
0,03
0,12 0,02
4
ITALIA Francia Germania Spagna Regno Unito UE‐15 scarto ITA ‐ media UE (scala dx)
Fonte: elaborazioni di CERM su EUROSTAT (database online)
Grafico CERM n. 24 del 12/09/08
5. 0,06
0,62
Prezzo industria alla pompa per litro di diesel (Euro correnti ‐PPP)
0,06
0,52 0,05
0,05
0,42
0,04
0,32 0,04
0,03
0,22
0,03
0,12 0,02
5
ITALIA Francia Germania Spagna Regno Unito UE‐15 scarto ITA ‐ media UE (scala di dx)
Fonte: elaborazioni di CERM su EUROSTAT (database online)
Grafico CERM n. 24 del 12/09/08